MOSTRA VIRTUALE ONU

L'Italia con l'ONU: 1945 - 2015

L'Italia e la centralità dell'Onu negli anni della "grande distensione"

Negli anni Settanta, la distensione e il progressivo inserimento del PCI nell'area di governo ampliarono in Italia il consenso su alcune scelte di fondo della sua politica estera e si rafforzò ulteriormente la politica societaria, anche se l'azione del paese sul piano internazionale si indebolì a causa delle vicende interne, caratterizzate dalla crisi economica e sociale e dall'emergenza del terrorismo. Tra i maggiori protagonisti della politica estera fu allora Aldo Moro, ministro degli Esteri dal 1969 al 1974, con le brevi parentesi Medici e Nenni, e presidente del Consiglio dal 1974 al 1976. La sua visione delle relazioni internazionali era basata sull'ancoraggio alla Nato, ma, al tempo stesso, sul prudente e costante tentativo di superamento dei blocchi attraverso una politica di dialogo e cooperazione internazionale, di cui l'Onu era uno degli strumenti principali, insieme al processo di integrazione europea. Moro illustrò tale visione all'Assemblea Generale del 1969, la nota "strategia globale per il mantenimento della pace", un vero e proprio manifesto programmatico per una distensione incentrata sulle Nazioni Unite, sull'uguaglianza e sull'integrità degli stati, non sul "concerto delle potenze". Egli sollecitò a liberarsi dai "vecchi schemi della politica di potenza" e a eliminare le cause più profonde delle guerre, gli squilibri sociali, economici e tecnologici. Per Moro, la distensione non poteva essere "solo una politica diretta a stabilizzare la convivenza internazionale, si tratta[va] di passare ad una fase attiva di cooperazione tra gli Stati, alla ricerca di una nuova forma di condotta di tutte le relazioni internazionali e quindi non solo dei rapporti Est-Ovest". Particolarmente forte fu allora da parte dell'Italia il richiamo all'Onu nella varie fasi della crisi mediorientale; sollecitando il ricorso all'organizzazione i responsabili italiani miravano anche ad evitare prese di posizione troppo nette nei confronti dei due principali contendenti e dei loro sostenitori sul piano nazionale e internazionale. Moro ricordò nel 1974 il "carattere globale, non parziale," della ris. n. 242 e la conseguente necessità dell'abbandono di tutti i territori occupati da parte di Israele; chiarì anche che i palestinesi non cercavano "assistenza, ma una patria" e il paese manifestò allora una crescente attenzione alle ragioni degli arabi. Nel 1979, dopo l'intervento israeliano nel sud del Libano, Roma partecipò con uno squadrone interforze di 4 elicotteri, con relativi equipaggi, alla missione United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil I). Negli anni Settanta proseguì l'impegno italiano per la pace in Vietnam e i responsabili del paese denunciarono ripetutamente e con amarezza l'impotenza dell'Onu al riguardo, manifestazione, a loro avviso, di una concezione "conservatrice" della distensione. L'Italia favorì l'ammissione, nel 1971, della Repubblica Popolare Cinese alle Nazioni Unite, superando per l'occasione anche le resistenze americane all'espulsione di Formosa e appoggiò l'azione diplomatica dell'Onu per la soluzione della crisi di Cipro e la sua forza di pace nell'isola (UNIFICYP). In seno all'Assemblea Generale tentò di conciliare la solidarietà occidentale con le ragioni dei paesi in via di sviluppo, specie in materia di commercio internazionale. Nel 1970 e nel 1974 l'Italia fu eletta membro non permanente del Consiglio di Sicurezza per i bienni successivi; mai nessun paese ricoprì tale incarico per due volte in un intervallo di tempo così breve, un riconoscimento non da poco da parte dell'intera comunità internazionale.

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