MOSTRA VIRTUALE ONU

L'Italia con l'ONU: 1945 - 2015

La coesistenza competitiva e l'apertura dell'Italia ai nuovi orizzonti mondiali

Dopo l'ammissione all'Onu, la scelta societaria dell'Italia si rafforzò, grazie anche alla politica "neoatlantica" e alla successiva nascita dei governi di centro-sinistra e l'organizzazione divenne sempre più uno degli ambiti privilegiati della sua azione internazionale. Favorirono tale scelta anche la nuova collocazione geopolitica dell'Italia, paese di frontiera, posto al confine tra est e ovest e tra nord e sud, la sua natura di media potenza e la coscienza sempre più diffusa della crescente interdipendenza tra i vari paesi e di una comune responsabilità verso la sicurezza. L'Organizzazione inoltre consentiva all'Italia di allargare i propri spazi d'azione e di muoversi con qualche autonomia rispetto agli alleati maggiori, offrendo al paese maggiori opportunità per contribuire alla soluzione delle crisi internazionali. Collaborare con l'Onu, valorizzarne il ruolo, significava per l'Italia rafforzare il proprio ruolo sulla scena internazionale. I suoi interessi coincisero quindi in un certo senso con quelli dell'Organizzazione.Già nel 1956, durante la sua prima partecipazione ai lavori dell'Assemblea Generale, l'Italia si trovò ad affrontare due gravi crisi internazionali, quella ungherese e quella di Suez, e in entrambi i casi si disse favorevole all'intervento delle Nazioni Unite. Nel 1960 – 1961, Roma difese con successo davanti all'Assemblea Generale la sovranità italiana sull'Alto Adige, rimessa in discussione dall'Austria, anche se il problema altoatesino avrebbe condizionato ancora per qualche tempo la politica societaria italiana. L'Onu divenne allora uno degli ambiti principali in cui l'Italia manifestò il suo favore per l'indipendenza dei paesi sotto regime coloniale, alle motivazioni ideali si aggiunsero quelle dettate dalle sue esigenze economiche e commerciali (necessità di materie prime e di sbocchi all'esportazione). Nel 1960 votò a favore dell'abolizione del colonialismo e nell'estate dello stesso anno, allorché scoppiò la crisi congolese, sia pure con qualche incertezza, appoggiò l'azione del Segretario Generale, Dag Hammarskjöld, e fornì un supporto logistico alle operazioni dell'Onu nel paese africano. Sempre nel 1960, giunse a termine l'AFI della Somalia, a cui l'Italia aveva dedicato notevoli risorse. La fiducia manifestata allora dal paese verso le Nazioni Unite e il suo impegno nelle stesse gli meritarono l'elezione, quasi all'unanimità, a membro non permanente del Consiglio di Sicurezza per il biennio 1959 - 1960.Tra il 1964 e il 1968 l'attenzione dell'Italia per l'Onu toccò forse l'apice. I suoi rappresentanti si distinsero per una notevole capacità propositiva, che si evidenziò, ad esempio, nel tentativo di avviare a soluzione il problema del seggio cinese, nelle discussioni sul disarmo, specie sul TNP, nel progetto di moratoria nucleare presentato dal ministro degli Esteri, Amintore Fanfani, nell'azione per favorire la pace in Vietnam. Dopo la guerra dei Sei Giorni fra Israele e i paesi arabi, i responsabili italiani si attestarono su una linea di equidistanza tra i contendenti e sollecitarono la soluzione del problema "umano, sociale e politico" dei palestinesi; l'Italia votò quindi a favore della nota risoluzione n. 242 del 22 novembre 1967 del Consiglio di Sicurezza e appoggiò l'azione del Segretario Generale per riportare la pace nell'area. L'elezione di Fanfani, alla presidenza della XX sessione dell'Assemblea Generale, il 21 settembre 1965, con 110 voti a favore su 114 votanti, fu un esplicito riconoscimento dell'impegno societario dell'Italia.

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