IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E LA QUESTIONE EBRAICA 1938-1943

Il Ministero degli Affari Esteri e la questione ebraica 1938-1943

LA QUESTIONE EBRAICA NEL PERIODO BELLICO Oltre il dovere - i diplomatici italiani in Grecia e a Salonicco

La guerra italo-greca del 1940-1941 si concluse nell’aprile 1941 con l’intervento armato del Terzo Reich, che determinò la sconfitta della Grecia e la sua divisione in tre zone di occupazione: italiana (con Atene), bulgara, tedesca (con Salonicco). La persecuzione antisemita nazista si indirizzò contro la comunità ebraica di Salonicco, raggiungendo il suo culmine tra il marzo e l’agosto del 1943. Nella città, che veniva chiamata la «Gerusalemme dei Balcani» o anche «Madre d’Israele», gli ebrei erano circa 55 mila, quasi la metà della popolazione. Meno di 2 mila sarebbero sopravvissuti. Tra loro gli ebrei italiani messi al sicuro dal Console Guelfo Zamboni. Per strapparli alla deportazione, Zamboni scrisse numerosissimi telegrammi al Ministero degli Esteri, e, con il pieno appoggio di Pellegrino Ghigi e Eugenio Prato della Rappresentanza d’Italia per la Grecia, riuscì a procurare documenti di identità (certificati di cittadinanza italiana provvisoria) a 280 ebrei, permettendo loro di sfuggire al controllo tedesco, e quindi alla deportazione. Il numero degli scampati raggiunse alla fine circa le 350 unità.Zamboni lasciò Salonicco il 18 giugno 1943 per tornare a Roma, ma il suo lavoro per salvare gli ebrei fu continuato dal suo successore, Giuseppe Castruccio, che riuscì in seguito ad organizzare un treno di soccorso per trasportare gli ebrei con passaporto italiano ad Atene.

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