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l. Il volume XIII della Seconda Serie dei Documenti Diplomatici Italiani riguarda il periodo dal 3 maggio 1880 al 28 maggio 1881. La documentazione che viene in esso pubblicata può essere raggruppata in due grandi temi: la questione tunisina e l'applicazione dei Trattati di Berlino. Considerati nell'insieme, questi documenti offrono un contributo rilevante alla conoscenza della politica estera italiana di quell'anno e allo stretto intrecciarsi di questa con la creazione e lo sviluppo del sistema diplomatico bismarckiano in Europa. Infatti tale documentazione mostra come, pur restando tutti i governanti italiani tenacemente legati al presupposto della piena intesa con la Gran Bretagna, gradatamente avvertissero la crescita del peso tedesco in Europa, la difficoltà delle relazioni con la Francia e la necessità di partecipare in posizione non periferica all'insieme delle relazioni di potenza che l'Impero germanico attuava, in vista del consolidamento della pace in Europa, ma di una pace caratterizzata dalla supremazia dell'intesa austro-tedesca.
All'interno di questo quadro acquistano senso i documenti riguardanti la questione tunisina. Di questa vengono poste in evidenza sia le connessioni con gli sviluppi della politica interna italiana, sia la vera natura, di scontro a fondo per evitare che la Tunisia cadesse sotto il controllo esclusivo della Francia, secondo le promesse e gli impegni assunti da gran parte della diplomazia europea verso il governo di Parigi, durante il Congresso di Berlino, del 1878, promesse e impegni ben noti a Roma ma, proprio per questa ragione, tali da sospingere il governo verso forme di attivismo persino frenetiche. Le vicende legate alla proprietà della ferrovia Tunisi-La Goletta, quelle relative alle comunicazioni telegrafiche fra la Tunisia e la Sicilia; quelle riguardanti le quotidiane occasioni di scontro vissute a Tunisi fra italiani e francesi servono solo come indice di un'azione diplomatica punteggiata da un impegno tutt'altro che marginale e distratto, anzi frenetico e, a tratti, quasi spasmodico: quale solo motivazioni interne e motivazioni legate al senso della difficoltà che l'isolamento creava alla posizione internazionale dell'Italia possono spiegare. Su queste premesse si colloca il preciso delinearsi delle prime battute del prenegoziato per un avvicinamento all'Austria-Ungheria, cioè dell'azione che sarebbe poi sfociata nella stipulazione della Triplice Alleanza. Ma questa documentazione consente di cogliere ben più in profondo le radici delle reazioni italiane al Trattato del Bardo, che avrebbe istituito il protettorato francese sulla Tunisia.
Altrettanto rilevante è l'insieme della documentazione riguardante direttamente l'applicazione del Trattato di Berlino sia per quanto concerneva i confini del Montenegro, sia per quanto riguardava i confini della Grecia. A questo proposito, pur lasciando alla documentazione il compito di mettere in evidenza i caratteri particolari del negoziato e della questione, è necessario osservare come anche in questo caso l'azione italiana tendesse a tutelare il paese rispetto ai rischi di un ulteriore indebolimento dell'influenza italiana nella penisola balcanica. Sono, qui, in nuce, presenti tutti gli aspetti che anni dopo saranno
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legati sia alle trasformazioni della Triplice alleanza, sia alla politica italiana in Albania.
Accanto a questi due temi maggiori, il volume presenta anche una serie di documenti riguardanti aspetti non ancora maturati o al momento marginali, ma importanti, per la conoscenza del carattere globale che il governo di Roma cercava di dare alla sua politica estera. La volontà di essere presente in modo attivo in conflitti come quello fra il Cile e il Perù ne costituisce la riprova più evidente. Ma anche affiorano le diffidenze suscitate dall'attivismo italiano, come tutta la corrispondenza riguardante i limiti della presenza italiana a Assab e in Eritrea confermano.
2. I documenti pubblicati in questo volume sono tratti principalmente dall'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri, dalle serie seguenti:
I. Gabinetto e Segretariato Generale:
a) corrispondenza telegrafica; b) carteggio confidenziale e riservato.
II. Divisione Politica:
a) registri copialettere in partenza; b) rapporti degli agenti diplomatici e consolari all'estero.
III. Archivi delle Ambasciate a Berlino, Londra e Vienna.
Alcuni interessanti documenti provengono anche da Archivi privati, quali le Carte Cairoli, conservate presso il Museo Civico di Pavia e le Carte Crispi conservate nell'Archivio Centrale dello Stato.
3. Varii documenti erano già editi, integralmente o in parte, nelle seguenti pubblicazioni (tra parentesi l'abbreviazione usata nel testo):
Libro Verde 28, Documenti Diplomatici presentati dal Presidente del Consiglio Ministro degli Affari Esteri Cairoli nella tornata del 15 novembre 1880, Conferenza di Madrid per le protezioni al Marocco (1880) (LV 28);
Libro Verde 29, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Presidente del Consiglio, Ministro degli Affari Esteri (Cairoli) nella tornata del 15 novembre 1880, Conferenza di Berlino per la questione turco-ellenica (1880) (LV 29);
Libro Verde 30, Documenti Diplomatici relativi alla guerra tra la repubblica del Chilì e le repubbliche del Perù e di Bolivia presentati dal Presidente del Consiglio, Ministro degli Affari Esteri (Cairoli) nella tornata del l o febbraio 1881
<LV30);
Libro Verde 31, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Mancini) con lettera alla Presidenza in data del 15 settembre 1881, Questione turco-ellenica (1881) (LV 31);
Libro Verde 33, Documenti Diplomatici relativi alla guerra tra la repubblica del Chili e le repubbliche del Perù e di Bolivia (Seconda Serie) presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Mancini) nella tornata del 7 dicembre 1881 (LV 33);
Libro Verde 34, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Mancini) nella tornata del 12 giugno 1882 (Assab) (LV 34);
L. CHIALA, Pagine di storia contemporanea, fase. 2, Tunisi, Torino, 1895;
L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo II, a cura di C. Giglio, Roma, 1959.
4. La pubblicazione di questo volume non sarebbe stata possibile senza I?t preziosa collaborazione alle ricerche archivistiche della dott. Maria Laura .Piano Mortari e senza la supervisione attenta e perspicace della dott. Emma Ghisalberti, con la quale hanno lavorato per la collazione dei testi, per la compilazione dell'indice dei nomi e per la correzione delle bozze anche la dott. .t>aola Amadei e le signore Fiorella Giordano e Livia Maccarone che qui mi è grato ringraziare tutte calorosamente.
Ringrazio anche la signora Piera Ottaviani per la trascrizione di numerosi aocumenti manoscritti in francese di difficile lettura e la signora Licia La Cono per le altre trascrizioni.
ENNIO DI NOLFO
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 235. Roma, 3 maggio 1880, ore 15,40.
Je vous ai écrlt hier dépeche officielle (l) vous chargeant des fonctions de délégué itallen près la conférence pour les protections au Maroc. Vous recevrez incessamment instructions. J'ai prié M. Scovasso de venir, avant la conférence, vous apporter le dossier complet de cette affaire ainsi que toute explication verbale qui vous serait utile. Il est cependant bien entendu que vous avez seui qualité de délégué et que M. Scovasso pour ne pas donner de l'ombrage à qui que ce soit quittera Madrid avant l'ouverture de la conférence. Un élève interprète M. Gianatelli, actuellement à Tunis, viendra directement à Madrid et restera à votre disposition pendant la confér,ence (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A SANTIAGO, SANMINIATELLI
T. 238. Roma, 3 maggio 1880, ore 16,45.
Protestez collectivement contre méthode guerre Chilì d'accord avec collègues France Angleterre (3).
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1267. Vienna, 3 maggio 1880 (per il 7).
A pronto riscontro del dispaccio dell'E. V. della presente serie 27 aprile
n. 956 (4), relativo alla questione della disuguaglianza di trattamento nei
passaggi di frontiera per parte di militari italiani ed austriaci, pregiomi sottopor1e il seguente mio parere sul modo di trattare la questione col Governo Imperiale.
Nel regolamento sulle licenze dell'Esercito austro-ungar[co leggesi una determinazione ministeriale del 5 agosto 1878 in cui fra le altre cose è prescritto che... «i militari dell'Esercito attivo o della Riserva, in ritiro o fuori servizio, che durante la loro dimora all'estero vogliono far uso dell'uniforme devono l'ichiederne l'autorizzazione al Ministero, a meno che trattisi di missione per servizio ~. In base a ciò, potrei far osservare al Governo Imperiale, che quella prescrizione non è sempre osservata dai militari austriaci che transitano e soggiornano in Italia, ed accennando gli inconvenienti che potrebbero risultare dall'infrazione a quella provvida disposizione, farei sentire l'opportunità di più precisi ordind al riguardo. Se l'E. V. approva tal mio divisamento piacciale farmene cenno, e non mancherò di tosto procurarmi una conversazione al riguardo col Barone Haymerle.
Riferendomi poi ancora al precitato dispaccio, devo confessare che non riesco ad afferrare ciò di cui si lagnerebbe il Generale Pianell accennando il fatto «osservato pure in questi ultimi tempi che vari ufficiali austriaci si trattennero per ragioni di famiglia od altre a Venezia senz'altro riguardo che quello di non clichiarare la loro qualità di ufficiale). Per conto mio non so vedere in ciò elementi qualsiasi per presentare delle osservazioni al Governo Imperiale. Infatti gli ufficiali che viaggiano all'estero, senza declinare la loro qualità sono cittadini come tutti gli altri, non tenuti a nessun speciale obbligo; e ciò che gli ufficiali austriaci fanno è conforme al procedere sempre del pari seguito dai nostri. Suppongo quindi che nel fatto lamentato dal comandante il III Corpo d'Armata possa esservi una qualche speciale circostanza che ne cambi il carattere, e di cui non è fatto menzione nel succitato dispaccio (1).
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 500. Scutari, 4 maggio 1880, ore 21 (per. ore 10 del 5).
Dans cet après midi, Prenk Doda est entré à Scutari avec deux mille cinq cent mirdites, armés de quelques vieux fusils. On attend encore ceux de Pouka, un milller dit-on.
Tale stato di cose, osserva infine S. E. 11 Ministro della Guerra, costl•tulsce ·appunto, in tesi generale, la disparità di trattamento che fu oggetto di uno scambio di vedute fra l due Ministeri e codesta R. Ambasciata, scambio di idee che cl condusse a ravvisare la opportunità di giungere nel modo e al momento che alla E. V. sembrano C"nvenienti a trattare la conclusione di un modus vivend1 informato ai criteri della reciprocità,.,
(l) Con d. 995 del 2 giugno Malvano comunicò a di Robilant: «Il Generale Pianell, nel fare la comunicazione a cui si allude, non ha già inteso di rilevare un fatto che possa, per se stesso, dar luogo a presentare oss~rvazionl al Governo austro-ungarico, ma ha solamente voluto far ulteriormente constare con nuovo esempio, uno stato di cose già più volte segnalato, la frequenza cioè e la libertà con cui ufficiali austriaci passano e si trattengono nel nostro territorio. E ciò mentre uguale libertà di transito e eli soggiorno non si può dire concessa a militari italiani sul territorio austro-ungarico.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (l)
D. 852. Roma, 4 maggio 1880.
Col mio telegramma del 26 decorso mese (2) che qui le confermo, mi affrettai ad informare la E. V. che il ministro egiziano degli Affari Esteri aveva testè diretto alla R. agenzia in Cairo una nota colla quale quel Governo sostiene che il diritto di sovranità sulla baia di Assab spetta esclusivamente all'Egitto. A quanto m'è stato riferito, il Governo egiziano avrebbe pur nominato un governatore per la costa del Mar Rosso, e il Governo inglese avrebbe destinato ad Assab il console britannico di Gedda.
Confrontando insieme questi due atti e tenendo conto d'altra parte, delle interrogazioni che ci rivolse testè sir Augustus Paget * circa la Baia di Assab *, ci pare che si possa da ciò dedurre che il Governo inglese *insospettito della nostra presenza in quella regione, avesse cercato di spingere il governo egiziano a far,e tali* (3) atti che potrebbero complicare la situazione.
Non volli adunque indugiare ad aprire l'animo mio all'E. V., perché con la perfetta conoscenza che Ella ha del presente affare, e oon l'autorità della sua influenza, s'adoperasse in guisa che il Governo ingiese si trattenesse dallo incoraggiare divisamento, o fatto qualsiasi, che, turbando le attuali condizioni di possesso di Assab, pregiudichi lo stato della questione.
È nostro fermo proposito di sottopone ad una imparziale ed accurata disamina le ragioni che potrebbero essere messe innanzi per sostenere la tesi della sovranità dell'Eg:itto sul territorio di Assab. Come ebbi pure a dirlo all'ambasciatore di S. M. la Regina, noi ci presteremmo ben volentieri ad una amichevole discussione su questo terreno. Ma a noi preme sovra ogni altra cosa che non si turbi lo stato attuale di possesso.
Queste sono le nostre idee, a cui l'E. V. potrà dare la forma che più Le parrà acconcia, perché codesto Governo faccia buon viso a ciò che è nei nostri desideri.
*In questo ordine di idee reputo utile di trasmettere, qud unito, copia di un Rapporto in data 12 decorso Aprile del Comm. De Martino* (4).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (5)
R. 395/561. Londra, 4 maggio 1880 (per. il 7).
In risposta al telegramma di V. E. in data di ieri (6), ed in conferma del mio * n. 452 *, di quest'oggi (7), diretto a codesto Ministero, mi pregio di ricor
(-4) Cfr. Serie II, vol. XII, n. 841.dare che in seguito al dispaccio ministeriale del 17 aprile ultimo * (Serie politica
n. 834) * (l) io, allorché il nuovo Gabinetto sembrava sostanzialmente costituito, mi recai al Foreign Office per partec,ipare l'intenzione di V. E. di prendere l'iniziativa affine di promuovere un accordo col Governo britannico, per protestare contro i procedimenti barbari usaM dal Governo chHeno nella guerra contro H Perù, a danno degli interessi europei ed a spregio del diritto delle genti.
Il signor Lister, * solo Under Secretary che in quel ~iorno trovai al Foreign Qff,ice *, mentre concordava nel condannare tali procedimenti, non poté darmi una risposta esplicita intorno alla iniziativa anzi accennata, come ne resi conto all'E. V. *col mio telegramma n. 443 * (2). Successivamente, il giorno 28 aprile, mandai al Foreign Office un promemoria intorno alla stessa proposta.
Non avendo ricevuto risposta, ieri, prima che mi fosse pervenuto l'ultimo telegramma di V. E., io m'era recato per chiederla aJ Foredgn Office, dove vidi lord Tenterden, il quale mi disse che la questione era stata sottoposta al giureconsulto del Ministero, sir Julian Pauncefote.
Questo funzionario, essendo tuttora indisposto, non aveva potuto esaminarla; ma si sperava che sarebbe tosto ristabilito, e sua prima cura sarebbe quella d'occuparsi dell'argomento.
Benché lord Tenterden non si sia spiegato esplicitamente in proposito, ho ragione di credere che, ove il diritto d:nternazionale non faccia ostacolo, il Governo della Regina aderirà alla nostra proposta.
IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. R. Trieste, 4 maggio 1880 (per. il 7).
In questi ultimi g,iorni ho avuto occasione di poter constatare che le mie supposizioni, che questo Luogotenente signor Barone De Pretis avesse ad essere ritenuto come l'autore indiretto delle avanie a cui fu assoggettato l'on. signor Cavallotti, non erano senza fondamento.
Mi risulta difatti che egli, prima di partire per la Contea di Gorizia, aveva impartito ordini positivi per lo sfratto del Cavallotti basandosi sulla legge del 1871, e che il Direttore locale di polizia ebbe a scambiare con lui frequenti corrispondenze telegrafiche nei due giorni in cui il Cavallotti si trovava a Trieste. Eg1i è pertanto molto probabile che si debba pure ascrivere al Luogotenente se l'ordine di revoca dello sfratto non è stato comunicato all'On. Cavallotti prima che egli partisse da questa città, imperocché mi consta in modo non dubbio che egli si è !agnato acerbamente dell'ordinata revoca sostenendo che questa era
. (3) An_notazione a margine di Malvano: «Ringraziare, confermando il telegramma 11 maggiO con cu1 se ne segnò ricevuta». A questa istruzione fu dato corso con D. 143 del 20 maggio,
non pubblicato.
illegale perché contraria al disposto della citata legge del 1871 sulla polizia. Secondo il suo avviso il decreto di sfratto emanato dal Direttore di polizia non poteva essere revocato che dalla Luogotenenza e la decisione di questa sarebbe stata inappellabile senza che il Ministero dell'Interno avesse il diritto di mutarla. Egli espresse inoltre l'opinione che se la questione fosse portata innanzi il Tribunale supremo di Stato, questo non potrebbe, senza violare la legge, dispensarsi dall'annullare il decreto di revoca emanato dal Ministero dell'Interno.
Premessi questi cenni a conferma delle supposizioni da me fatte col mio rapporto confidenziale del 16 aprile corrente (l) reputo mio dovere di riferire all'E. V. altri fatti che vennero a mia cognizione da parte degna di fede.
Il Direttore di polizia ha ricevuto da qualche suo confidente l'avviso che alcuni capi o membri dei comitati dell'Italia irredenta, d quali sono nel tempo stesso Deputati (mi furono citati i nomi di Bovio Zuppetta ed altri di cui non rammento il nome) si propongano di venir in Trieste e che anche l'onorevole Cavallotti conta di fare qui ritorno. Egli fece pertanto su di ciò apposita relat:ione alla Luogotenenza e questa l'ha accompagnata con apposita nota al Conte Taaffe domandando istruzioni sul contegno a tenersi nel caso si avverasse quanto era stato riferito.
Dopo quanto è qui successo all'an. Signor Cavallotti io non posso indurmi a credere che altri soci dell'Irredenta, anche quando siano membri della Camera dei deputati, possano indursi a venire in questa città, ma se fosse vero che detti signori hanno il proposito loro attribuito, come è vero che questo Direttore di Polizia ne fu prevenuto da qualche suo confidente, bisognerebbe ammettere che essi siano consigliati a commettere una si grande imprudenza dal desiderio di creare imbarazzi al Governo del Re e di disturbare le buone relazioni esistenti tra i due Governi, ciò che del resto è il sogno dorato di talund, come l'Imbriani, i quali non vedono la salute della patria altrove che lin una guerra coll'AustriaUngheria.
P.S. Avverto che questa mia lettera verrà spedita con occasione particolare nel Regno e prego me ne sia segnato il ricevimento per mia tranquillità.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
T. 242. Roma, 5 maggio 1880, ore 17.
Les représentants des grandes Puissances à Constantinople ont présenté à la Sublime Porte, le 3 de ce mais, une note collective énergique déclarant qu'ils ne considèrent pas camme satisfaisante la première réponse du Gouvernement ottoman, et demandant, d'ordre de leurs Gouvernements que la Sublime Porte
6 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII
fasse savoir les mesures qu'elle se propose de prendre pour exécuter le memorandum (1). Il ne nous résulte pas que la Porte adt déjà répondu à cette note collective. L'ambassadeur de Russie nous communique maintenant un télégramme de son Gouvernement en date d'hier dont la conclusion est cene-ci: « Vu les hésitations du Gouvernement turc, l'urgence de la situation et le danger d'agression albanaise contre le Monténégro, nous proposons une déclaration collective des Cabinets à Constantinople, portant que si la conventdon du 12 avril n'est pas loyalement exécutée sans autre délai, les Puissances sont décidées à se concerter sur moyens efficaces pour protéger le Mont<2négro, empécher conflit et assurer exécution des engagements qu'elles ont sanctionné ».
(Per tutti meno Pietroburgo) Je vous prie de me faire connaitre le plus tòt possible l'accueil que va faire à la proposition russe le Cabinet auprès du quel vous étes accrédité {2).
(Per Pietroburgo) Je me suis empressé de demander l'avis des différents Cabinets sur cette proposition du Cabinet de Saint Pétersbourg.
(l) Non pubbl!cato nel vol. XII della serle II.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 503. Scutari, 5 maggio 1880, ore 17,09 (per. ore 7,40 del 6).
Les chefs des montagnes ont présenté aux consulats une nouvelle adresse par laquelle se déclarant prets tous à mourir pour leur terre, et repousser par la force les monténégrins, ils demandent de nouveau aux Puissances d'etre conservés à l'Empire d'après le traité de Berlin.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2534. Berlino, 5 maggio 1880 (per. il 9).
J'ai donné lecture au Secrétaire d'Etat du télégramme de V. E. relatif à la crise parlementaire (3). Il a pris note du passage où il est dit que le Ministère se présente aux élections avec un programme de sages réformes à l'intérieur et d'apaisement et de conciliation à l'extérieur, programme qui répond au désir de la grande majorité du pays.
En faisant cette communication verbale, j'ai bien accentué que notre politique étrangère continuait à etre un gage de paix en Europe. Comme de raison,
dans mon entretien je me suis abstenu de toute considération sur notre poldtique intérieure, question dont la compétence nous appartient exclusivement. Le Prince de Hohenlohe, a'insi que je m'y attendais, ne s'est pas engagé non plus sur ce terrain. Il se bornait à prendre ma communication ad referendum.
Les journaux n'étaient pas tenus à la méme réserve. Ils se montrent assez unanimes à r,econnaìtre que, en présenc:; de la funeste diviston qui se manifestait dans le Parlement, 1a solution la plus 1ogique était un appel aux électeurs. Cette décision du Roi ne s'écartait d'ailleurs en rien des règles les plus strictes du régime constitutionnel. Mais les principaux organes de La presse critiquent très sévèrement ces crises vraiment trop fréquentes, et dont aucun autre Etat ne fournit l'exemple. Ils vont jusqu'à la,isser entendre que, par une pente fatale, nous glissons vers l'anarchie, vers une situation qui rappellera les plus mauvais jours de J'Espagne. Il me revient indirectement que, dans 'les régions officiel1es, on émet le jugement que bientòt on ne pourra plus compter sur l'Italie où, malgré ses efforts, le Gouvernement ne réussit pas, grace à l'indiscipline des partis, à avoir une majoJ:'Iité stable.
Tout bon patriote doit former des voeux pour que les élections prochaines tournent à l'avantage de la Couronne et du pays, en amenant une Chambre formée d'éléments plus gouvernables que ne l'était celle qui vient d'etre dissoute par décret royal.
J'ai l'honneur d'accuser réception des documents diplomatiques qui m'ont été remis par le courrier Pozza, arrivé hier et reparti aujou~·d'hui pour St. Pétersbourg. Je joins ic'i le récépissé d'usage.
IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 46. Bucarest, 5 maggio 1880 (per. il 26).
Fece il giro dei giornali di Europa l'articolo della Presse di Vienna, nel quale, accrescendo ~mportanza alle voci di malcontento esistente 1n Moldavia, prendeva&i argomento per conchiudere non essere ancora chiuso il periodo in cui l'Europa dovrà occuparsi della sorte di questi Pr1ncipati Danubiani.
Sta in fatto che in Moldavia esiste deJ malumore. Alcuni vogliono sia questo uno strascico di quello grandissimo che vi avea suscitato la questione israelitica. n Parlamento rumeno sentì egli stesso il bisogno di offrire alla città di Jassy una riparazione ed il sussidio di dieci milioni, promesso fin da quando quella città cessava di essere sede di governo autonomo, fu votato nelle ultime tornate della sessione. Siffatte larghezze sogliano indicare, nei gabinetti che le propongono, non meno che nei Parlamenti che le votano, il sentimento della necessità d'i frenare il malcontento sovra un punto importante del territorio. Non potrei dunque dividere l'ottimismo eccessivo di questi governanti i quali negano che in Moldavia lo spirito pubblico lasci qualcosa da desiderare. Rliterrei invece assai più vicina al vero la opinione che se alcuno volesse in quel fuoco sofHare, apparirebbe più di una favilla mal spenta sotto ,le cenerL Non vi fu però pericolo imminente per l'ordine pubblico e ciò che in proposito narra la Presse di Vienna pare artificiosamente architettato per trovare l'occasione di conchiudere all'instabilità dell'attuale ordinamento politico del principato rumeno.
Nell'articolo del diario viennese, parmi pertanto dover notare uno di quei sintomi che, sebbene lontanamente, rivelano però resistenza di vagheggiati progetti.
La condizione della Rumania non potrà, come già ebbi più volte occasione di scl'livere al R. Governo, dirsi assicurata contro ogni pericolo fintanto che ill Gabinetto di Pietroburgo perdura verso Io Stato rumeno in un contegno che potrebbe nascondere secondi fdni.
Allorché io penso che le cause apparenti del dissidio esistente fra la Russia ed il principato sono di quelle che un ministro imperiale a Bucarest potrebbe, vo11endoJ.o il suo Governo, comporre in brevissdm'ora, non posso discacciare da me il sospetto che nell'atteggiamento del Gabinetto di Pietroburgo si nasconda una minaccia per l'esistenza politica della Rumania. Non è cosa agevole il presag,ire quale potrà essere la politica di un governo che, sebbene non totalmente sottratto all'influenza della pubblica opinione, non ne riceve tuttavia l'impulso e non ne sente il freno per . mezzo dei suoi organi costituzdonali. Ma io non credo di allontanarmi troppo dal vero, se, tenendo conto della forza che nei governi personali acquistano le tradizioni, r·avviso nell'atteggiamento della Russia verso Ja Rumania, non dirò g-ià la prova, ma un sintomo de'l pericolo che sovrasta a questo paese. Non bisogna dimenticare che con mal ammo il Gabinetto di Pietroburgo ha veduto formarsi alle sue frontiere Io Stato unitario rumeno. Ancor meno noi possiamo aver dimenticato che, in tempi non remoti, la diplomazia europea non escludeva la possdbilità di compensare la monarchia austroungarica in questi paesi danubiani di altre perdite che le ci.rcostanze fa·cevano inevitabili. Dippoi il sentimento pubblico in Occidente si è fatto più giusto per la nazione rumena, né io crederei vi sia oggi alcun Gove.rno deJl'Europa occidentale che potrebbe meditare progetti che non tenessero conto del sentimento stesso. Ma nei paesi dove la forza delle tradizioni di Governo può ancora prev·alere alla influenza della pubblica opinione, una diversa politica è ancora possibile, né crederei fuori di proposito il ritenere che il partaggio della nazione
·rumena possa essere nei d-isegni dei loro gabinetti. Per dire tutto H pensier mio, io temo che, quando ·la Russia vedesse di non poter più evitare la querela tedesca, il partaggio della Rumania con l'AustJr·ia potrebbe divenire l'esca con cui distaccare quest'ultima dalla alleanza germanica. A me non lice il ragionare dei vari partiti che al Gabinetto di Vienna si potrebbero affacciare in certe eventualità. Ma non dispLaccia a V. E. che io emetta il semplice dubbio che dalla monarchia austro-ungherese possa essere seguita ad occhi chiusi una politica di cui la conseguenza immediata sarebbe di prestare la mano a fiaccare la potenza .russa, per trovarsi l'indomani in faccia da sola alla strapotenza germanica. A Pietroburgo come a Vienna debbono essere non pochi coloro che queste cose sentono ·e dicono perché esse sono nella logica stessa degli avvenimenti possibili. E di qui alla ricerca di un !interesse comune che costituisca fra le due mona·rchie un nuovo vincoJo, potrebbe non essere lungo il passo. Il mutamento di ministero in Inghilterra ha certamente modificato assai la situazione in questo senso che il momento di una lotta fra Russia e Germania si ritiene ora da tutti allontanato. E anche qui ciò si sente e ne risulta la preoccupazione che in molti si palesa che il Gabinetto Bratiano si sia impegnato più del dovere ed inopportunamente verso la Germania. Ma checchenesia, se veramente la venuta al potere dei liberali in Inghilterra deve segnare un periodo di sosta in una politica che accennava purtroppo ovunque a voler far rivivere il sistema che delle aspirazioni nazionali non teneva alcun conto, sarebbe saggezza e previdenza di governo lo approfittarne per ricondurre possibilmente le cose in una via pacifica in cui i popoli si sentano rassicurati dai pericoli d'intervenzioni e di partaggi.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 243. Roma, 6 maggio 1880, ore 11,10.
J'attendrai issue de la nouvehle consultation de M. Santillana et je me réserve de faire parvenir à ce dernier les instructions qu'H demande pour le cas où une action légale ne serait pas jugée possible. M. Rubattino télégraphie à son représentant à Tunis de faire opposition, s'il ne l'a déjà faite, auprès du Gouvernement du Bey. v. E. ne croirait-t-elle pas possible, vu spéciaH.té du cas, une action du Gouvernement britannique .en faveur des intérets de
M. Rubattino? (1).
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 508. Parigi, 6 maggio 1880, ore 14,20 (per. ore 17,50).
Réponse au télégramme chiffré de hier (2). Cabinet français n'est pas d'avis de bombarder la Sublime Porte de démarches continuelles. mconvient d'a.ttendre la réponse à la note du 3 courant et d'examiner attentivement la situation. H faudrait peut-etre meme tenir compte des difficultés matérielles qu'éprouveraient les tures à réoccuper Ies positions. Le concert des Puissances est établi
aux yeux cle la Porte. Il ne faudrait pas risquer de l"ébranler par de nouvelles propositions qui ne rencontreraient pas de tous còtés un assentiment uniforme. En somme le chargé d'affaires de F'rance à Constantinople a déjà instructions de se concerter avec les représentants des grandes Puissances. Les démarches déjà fadtes ont été comminatoires; elles ont e n vue de protéger le Monténégro, d'empecher conflits ed d'assurer exécution des engagements sanctionnnés. De nouvelles instructions sont inutiles ou dépasseraient le but. En résumé n ne faut pas de précipitation. Voici dans quel sens M. de Freycinet répondra aujourd'hui au chargé d'affaires russe qui a remis hier copie du télégramme de son Gouvernement. Je dois encore signaler que Ie directeur politique du Cabinet ne se montre pas très effrayé de l'éventualité d'un conflit entre les albanais et les monténégrins.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 507. Vienna, 6 maggio 1880, ore 15,35 (per. ore 16,55).
A la communication du télégramme de Saint Pétersbourg du 4 (l) faite hier par Oubril, Haymerle a répondu que démarche proposée par Cabinet de Saint Pétersbourg lui semblait prématuréc, étant de nature à dégager la Sublime Porte de la responsabilité qui lui incombe en conséquence du mémorandum et qu'il est de grand intérét qu'elle conserve entière. Il a ajouté qu'Autriche-Hongrie est disposée à employer moyens nécessaires pour obtenir exécution engagement pris par la Porte, mais qu'il ,lui semblait uttle connaitre d'avance quels seraient ceux que la Russie aurait en vue par son télégramme adressé aux Puissances. Communication de cette réponse sera donnée aujourd'hui aux ambassades d'Autriche-Hongrie auprès des grandes Puissances.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 509/456. Londra, 6 maggio 1880, ore 18,32 (per. ore 21,15).
J'ai fait part aujourd'hui à Granville du télégramme d'hier (l) par lequel
V. E. me communique la proposttion faite par la Russie pour contraindre la Porte à exécuter mémorandum relatif au Monténégro. Le noble lord m'a dit qu'il ne pouv!liit me donner une réponse à ce sujet avant d'avoir vu l'ambassadeur
'
de Russie et conféré avec ses collègues. Demain probablement il pourra nous faire connaitre la détermination du Cabinet à ce sujet (1). J'ai vu peu après l'ambassadeur de Turquie qui attribue au mémorandum lui meme la cause prdncipale du fàcheux incident albanais. Ce mémorandum dit-il prescr·ivait que les troup.es turques auraient évacué le territoire à céder en donnant préalable avis au Monténégro, tandis qu'il aura-it du prescrire que le territoire aurait été remis entre les mains des monténégrins c'est à dire que les troupes monténégrines auraient du immédiatement remplacer les tures. Musurus ne croit pas maintenant que la Turquie puisse employer la violence oontre les aJbanais. Cela provoquerait une révolte générale.
(l) Cfr. 11. 8.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
D. Roma, 6 maggio 1880.
Questo Ambasciatore d'Austria-Ungheria mi ha testé partecipato che il suo Governo non insistendo piu oltre sull'avvertenza da esso fatta antecedentemente circa la convenienza di definire anzitutto anche il confine bulgarorumeno verso la Dobruscia acconsente a procedere alla ratilicazione degli atti già eJ:aborati dalle varie Commissioni europee di deùimi.tazione. Quanto al metodo da seguire per tale ratincazione, il Governo Austro-Ungarico des.idererebbe, trattandosi di atti importanti, che invece dello scambio di note circolari proposto non ha guarì dal Governo Ottomano, si adotti la forma più solenne di dichiarazioni ministeriali, secondo il qui unito modulo (2) comunicatomi dal Conte Wimpffen, e che ogni singolo governo rilascerebbe agli atti munito dena firma del rispettivo Ministro degli AffM"i Esteri.
Dal canto nostro, non esitiamo a dichiararci pronti a procedere senz'altro ano scambio delle ratificazioni in discorso, e, quanto al metodo suggerito dallo stesso Governo austro-ungarico per l'adempimento di tale formalità ben volentie!l"i lo accettiamo. Solo, pi'iima di tradurlo in atto, noi desideriamo di conoscere se le altre Potenze S•iano egulclmente disposte sta a procedere sin da ora a tale scambio, sia ad adottare la forma suggerita dal Governo Austro-Ungarico.
(Per Parigi, Londra, Berlino, Pietroburgo e Costantinopoli) Nell'informare l'E. V. di quanto precede, Le sarò grato se vorrà farmd sapere quali sono in proposito le disposizioni di codesto Governo.
(Per Vienna) Nel comunicarle quanto precede per sua tnformazione...
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AI MINISTRI AD ATENE, CURTOPASSI, A BRUXELLES DE BARRAL, A COPENAGHEN, DELLA CROCE, A L'AJA, BERTINATTI, A LISBONA, OLDOINI, A MADRID, GREPPI, A STOCCOLMA, SPINOLA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE
D. Roma, 6 maggio 1880.
Come Ella non ignora, l'Italia insieme alla Germania, l'Inghilterra, la Francia e l'Austrd.a-Ungheria acconsentì alla nomina di una Commissione europea di liquidazione, incaricata di dare stabile assetto alle finanze egiziane. Mercé la dichia;razione collettiva, con la qua,le i Governi precitati accettarono il Decreto Khediviale del 31 decorso marzo, concernente l'istituzione della Commissione predetta, fu pure stabilito che le Potenze soscrittrici non solo avrebbero riconosciuto come obbligatorie le decisioni prese dai Commissarii, ma ezlandio · sd. sarebbero collettivamente impegnate a farle accettare come tali dagli altri Stati meno direttamente interessati all'assetto delle finanze egiziane.
Avendomi ora questo Ambasciatore di Francia comunicato una Nota di cui Le unisco copia (l), colla quale ril Governo francese esprime il desiderio di ottenere la nostra adesione all'invito collettivo da indirizzarsi agU altri Stati per indurii ad accettare essi pure l'operato della predetta Commissione, ho risposto al Marchese di Noailles che io accoasentivo ben volentieri alla richiesta da lui fattami a nome del suo Governo e che avrei impartito ai R. R. Rappresentanti residenti in quegli Stati l'istruzione di associarsi ai passi che rin proposito il Rappresentante francese era autorizzato a fare d'accordo coi Rappresentanti d'Austria-Ungheria, di Germania e d'Inghilterra.
Pr,ego quindi la S. V. Illustrissima di volere unitamente a quei colleghi suoi fare le pratiche ,necessarrie per ott.enere che cotesto Gabinetto accetti per parte sua come obbligatorie le decisioni della precitata Commissione di liquidazione.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 512. Vienna, 7 maggio 1880, ore 14,05 (per. ore 15,35).
Une conversation que j'ai eu hier au soir avec Haymerle au sujet de la question turco-monténégrine, m'a laissé l'impression que dans l'état d'incertitude où l'on est en Orient, l'Autriche-Hongr·ie répugne à toute mesure qui pourrait
(l} Non si pubblica.
amener complications nouvelles et produire une lutte armée à ses frontières. Haymerle me disait que le Monténégro est épuisé de forces et ne peut songer à attaquer les albanais qui ne pourront pas garder longtemps les positions qu'Hs ont occupées devant penser à cultiver leurs champs pour vivre. L'apaisement devra doric se faire tout naturellement. II faut laisser cuire les uns et les autres dans leur bouillon. C'est là le mot qu'dl répète depuis plusieurs jours.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 515. Berlino, 7 maggio 1880, ore 17,22 (per. ore 18,07).
Hier et aujourd'hui j'ai eu au ministère des affaires étrangères un entretien sur le Monténégro. Il n'y a pas encore de réponse déflnitiv·e. On veut évidemment ici éviter de se prononcer sur proposition russe avant de savoir ce que pensent les autres Puissances et surtout l'Autriche. Celle-ci se tient eLle aussi sur la réserve et voudrait préalablement mieux se rendre compte de ce que l'on entend à Pétersbourg au sujet des moyens eff.icaces à adopter.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 517/457. Londra, 7 maggio 1880, ore 19,50 (per. ore 20,30).
L'avocat consulté par le sollicitor de Hambro est d'avis qu'il n'y a point de contrat avec la compagnie et qu'une action légale, quoiqu'elle pourrait embarrasser momentanément la compagnie, n'aboutiratt à aucun résulta,t pratique. Santi1lana a tenté alors quelques démarches auprès des actionnaires, mais il s'est assuré que la majorité ne pourrait pour nous etre acquise, la plupart des actions ayant été achetées récemment par les directeurs, d'accord avec le sollicitor. II a vu alors Hodges et doit le voir demain de nouveau pour rouvrir, s'il est possible, des négociations avec compagnie. Il est essentiel de savoir immédiatement ce qu'on serait disposé à offrir à la compagnie. Cette offre, pour avoir chance de succès doit etre supérieure à celle des français et etre payable comptant ou à très bref délai. En cas d'insuccès, SantHiana partira immédiatement, attendu qu'il n'y auradt plus rien à espérer. A mon avis, un appel au Gouvernement anglais, camme le suggère le dernier télégramme de
v. K (l) est tout à fait impossible, et serait certainement repoussé. L'interven
tion du Gouvernement serait considérée camme une atteinte à la liberté des transactions et une usurpation aux prérogatives de la magistrature, à qui seul appartient le droit de juger une telle question.
D'autre part, quand méme le Cabinet anglais aurait le pouvoir d'agir camme
V. E. en exprime le désir, il est très douteux qu'il voulut s'entremettre dans une affaire dans laquelle la France se trouve directement intéressée.
(l) Ctr. n. 12.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 518/458. Londra, 7 maggio 1880, ore 19 (1).
J'arrive du lever du prince de Galles où j'ai rencontré lord Granville, qui m'a dit que le conseil des ministres avait décidé d'attendre pour le moment que la Porte ait répondu aux injonctions des Puissances pour l'exécution de la convention du 12 a·<'ril. Le Cabinet pense qu'avant de se lancer clans une vaie qui poul'rait conduire aux plus graves complications, il est opportun de bien approfondir la question et de calculer les conséquences d'une action directe et efficace telle que la propose la Russie. Gladstone que j'ai vu dans cette méme occasion, m'a dit que la question du Monténégro, telle qu'elle est posée actuellement est pleine de dangers. Je profite de ce té!égramme pour annoncer à V. E. que sur les inst.ance, rP.itérées du Cabinet et après le refus de lord Carlingford, Goschen v,ient d'accepter pour un temps limité le poste d'ambassadeur à Constantinople.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 244. Roma, 7 maggio 1880, ore 23,55.
M. Rubattino vous prie de dire en son nom à M. Ravasini de vouloir bien énoncer auprès du Gouvernement P,u Bey, dans l'intérét de sa compagnie, une réserve formelle en opposition contre l'éventualité du transfert de possession du chemin de fer. Vous pouvez donner sur la forme de l'acte à M. Ravasini tout conseil dont. celui-ci aurait besoin. Mais il est bien entendu que le consulat ne doit figurer que tout au plus, si cela est nécessaire, camme intermédiaire naturel en matière de juridiction.
(l) Manca l'indicazione dell'ora d'arri\•o.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 524. Scutari, 8 maggio 1880, ore 21,30 (per. ore 2 del 9).
Avant hier au soir quatre bataillons tures, qudillze cent hommes en tout, sont arrivés à Medua. Un bataillon ira à Ale, deux à Scutari, un à Dulcigno. On comprend par cela que la Porte n'a aucune intentivn de ·réprimer l'insurrection; peut-etre à présent elle veut l'aider. Etan.t par conséquent la guerre i:névitable, il faut se préparer aux conséquences probables selon l'issue; défaite veut dire anarchie et éventueUe invasion des monténégrins en Albanie; victoire, ·invasion dans le Monténég•ro et proclamation de l'autonvmie albanaise. Les mirdites sont partis ce matin pour le camp; camme sur la route, ils ont observé la plus grande discipline durant leur demeure à Scutari. Prenk Doda est à leur tete, une faule nombreuse assistait à leur départ. Cent environ avaient des Martind à eux; une partie ont renvoyé leurs vieux fusils aux foyers; à Tonsi on en donnera de bons à qui n'en a pas. On a fait courir le bruit que qui.nze cent sont venus de Goussinijé. On croit à leur existence, non pas à leur provenance.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1270. Vienna, 8 maggio 1880 (per. il17).
Non vi ha dubbio che il risultato delle recenti elezioni inglesi e particolarmente la presenza a Capo del Gabinetto britannico del signor Gladstone danno molta probabilità al .ripristinamento dell'Alleanza dei Tre Imperatori. Certamente la cosa non è ancora un fatto compiuto, ma a parer mio, i Gabinetti di Berlino e di Vienna ne preparano dal canto loro l'attuazione pel caso la ravvisassero una necessità e la Russia dal canto suo si mostrasse disposta alle opportune transazioni occorrenti a ristabilire l'accordo. Il primo passo in proposito fu indubbiamente mosso da Berlino, e ne è prova 'la missione affidata al Conte Lehndorf, Aiutante di Campo dell'Imperatore di Germania, venuto a Vienna per proporre a Sua Maestà Francesco Giuseppe H contemporaneo invio a Pietroburgo delle deputazioni r:1ilitari incaricate di felicitare l'Imperatore Alessandro in occasione del suo anniversario natalizio. Quella proposta trovò qui favorevole accoglienza, e sebbene si sia v·oluto dare al fatto Un carattere esclusivamente di cortesia personale da Sovrano a Sovrano l'importanza politica non ne è scemata. Ad avvalorare quest'apprezzamento concorrono molte circostanze che se sono di minor apparenza non possono però sfuggire a chi si trova in giornaliero contatto d'affari col Gabinetto Imper.iale. L'attitudine marcatamente ostile verso la Russia che il Gabinetto di Vienna manifestava In ogni occasione in questi ultimi anni ha fatto posto ad una, ben si può dire, riguardosa riserva, dimostrata anche con ostentazione, per chi ha presente quanto diverso era il linguaggio che qui si usava ancora poco tempo fa in ogni incontro neH'apprezzare gli atti del Gabinetto di Pietroburgo e dei suoi Agenti. La stampa stessa .in passato cosi unanimamente ostile alla Russia comincia ad ammettere la possibilità di venir con essa ad accordi a scanso di peggiori mali. Non è poi a darsi grande importanza ad un articolo del Pester Lloyd. che accennerebbe a smentire quelle tendenze da parte almeno del Gabinetto di Vienna, poiché lo scopo di quelle dichiarazioni potrebbe essere di far intendere al,la R!Ussia, che all'uopo l'alleanza dell'Austria colla Germania facendosi anco,ra più stretta, le due potenze saprebbero far a meno della terza, ove questa credesse dover far pagare a troppo caro prezzo il suo ingresso nel concerto. Intanto però non si hanno qw indizi che dal canto suo il Gabinetto di Pietroburgo faccia passi alquanto marc.ati per riavvicinarsi a Vienna ed a Berlino.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA
T. 251. Roma, 9 maggio 1880, ore 10.
Les renseignements qui nous sont parvenus portent que tous les Cabinets sont unanimes à penser que la démarche proposée par la Russie est prématurée, qu'il convient avant tout d'attendre la réponse que la Sublime Porte doit encore faire à la note collective du 3 mai, et qu'il importe enfin de bien considérer la situation avant d'engager l'Europe da·ns une action qui pourrait mener à de graves conséquences. Ge point de vue nous parait sage et opportun, et c'est dans ce sens que je me suis exprimé avec l'ambassadeur de Russie qui est venu hier m'interroger sur ce sujet (1).
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 528. Cettigne, 9 maggio 1880, ore 15 (per. ore 16,40).
Gouvernement de San Altesse nous a fait aujourd'hui communication suivante avec instance de la transmettre aux Gouvernements respectifs: << Prenk
Dada s'est rendu hier à Tonsi avec deux mille cinq cent hommes qui ont été tous publiquement armés à Scutari avec les fusils nouveau système. Au camp de Tonsi se trouvent actueUement quatorze mille cinq cent hommes. Ali pacha de Goussinjé viendrait augmenter ce chiffre de douze mille. Le cinq du courant ont débarqué à Medua quatre bataillons régu1iers et une grande quantité d'armes et de munitions de guerre, avec un certain Osman pacha et un aide-de-camp du pacha. Un de ces quatre bataillons s'est rendu à Dulcigno et de là à la frontiere entre le lac et la mer; les trois autres sont arrivés à Scutari. Ceci n'est qu'une réserve aux albanais ».
(l) Questo telegramma venne comunicato in pari data a Vienna, Berlino, Parigi, Costantinopoli e alla legazione in Montenegro col n. 252.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 253. Roma, 9 maggio .1880, ore 23,30.
Veuillez dire à M. Santillana qu'après les détails que nous venons de recevoir de Tunis sur le contrat formellement stipulé le 16 avril dernier entre la Tunisienne .et la société française, et en face des difficultés insurmontables que présenterait pour nous l'obligation du payement immédiat, en vue surtout de la situation parlementaire actuelle, nous croirions tout-à-fait inopportun et méme dangereux de renouer en ce moment de nouvelles négociations avec Hodges. Mais nous pensons d'autre part, quelque minces que soient pour nous les chances d'un procès, qu'il est indispensable et urgent de nntente:r auprès des t:ribunaux anglais, ne fùt-ce que pour :régulariser, après les déclarations de
M. Rubattino, notre situation morale, vis-à-vis soit de l'opinion publique, soit du Gouvernement tunisien luJ. méme. Nous prions donc M. Santillana de faire immédiatement donner cours aux poursuites judiciai,res dans la f01rme qui serait jugée la plus efficace. Une circonstance importante est venue maintenant à notre connaissance. C'est que la Tunisi:enne a donné a son solicitor Mr. Heritage les pouvoirs pour négocier avec la compagnie française, par un acte reçu le 9 avril par Mr. John Bridges, notaire à Londres. Avec cette procuration dont
M. Santillana peut se procurer facilement une copie, et avec la lettre Hodges du 12 avril constatant que, méme d'après l'aveu de la compagnie, la négociation était encore ouverte avec M. Rubattino, il est aisé d'établir la preuve péremptoire que la Tunisienne a violé la promesse écrite et formelle de ne négocier avec personne, tant que la négociation avec Rubattino n'était pas arrivée a son terme. M. Santillana devrait appeler sur ce point l'attention spéciale du légal chargé d'ouvrir les poursuites. Celles-ci, quand bien méme elles n'aboutiraient pas à un succès, auraient toujours, ce nous semble, pour effet de créer des embarras à la compagnie, de retarder peut-étre la livraison effective de la ligne, et de nous donne·r ainsi plus tard le moyen de reprendre une négociation qui serait aujourd'hui impossible.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
D. 682. Roma, 9 maggio 1880.
Mi pregio di qui acchiudere copia di tre rapporti (l) che mi sono pervenuti in questi ultimi giorni dalla R. Agenzia in Tunisi. Si riferiscono essi alla singolare ed inaspettata opposizione che una nostra domanda, intesa ad ottenere l'assenso del Bey allo stabilimento di una diretta comunicazione telegrafica 'era la Sicilia e la Reggenza, ha suscitato da pa;rte dei rappresentante francese.
I documenti che le trasmetto dimostrano all'evidenza quanto sia incontrastabile il nostro buon diritto e quanto siano, per l'opposto, infondate le obbiezioni che, al dire del Governo del Bey, sarebbero state enunciate dal signor Roustan. Naturalmente, la trattazione officiale della vertenza deve da noi continuarsi col Governo tunisino; e noi siamo risoluti a far vaJere con efficacia presso i Ministr.i di Sua Altezza le ragioni nostre. Nondimeno desideTo che la S. V. Illustrissima ne intrattenga officiosamente codesto signor Ministro degli Affari Esteri. Noi non possiamo indurci a credere che il signor Freyc.inet, dal quale avemmo, anche di recente, le più schiette dichiarazioni di buon volere, voglia autorizzare il rappresentante della Francia .in Tunisi a persiste·re in un contegno che, in difetto di un titolo qualsiasi a sostegno della sua singolare pretesa, autorizza i più spiacevoli apprezzamenti. Certo non può giovare al Governo della Repubblica che lo si additi, a Tunisi, come avverso ad una intrapiresa manifestamente utile agli interessi economici della Reggenza, oppure che gli si attribuisca intendimenti sistematicament2 ostili, nella Tunisia, ad ogni nostro desiderio per quanto sia legittimo e conciliabile cogli interessi francesi.
Noi confidiamo quindi che il s-ignor Roustan non tarderà a 'ricevere acconcie istruzioni, e tali da rimuovere ogni ostacolo alla soddisfacente conclusione del presente affare.
A migrliore intelligenza delle spiegazioni verbali che ella potrà fornire in base ai carteggi del comm. MACCIÒ, ella potrà lasciare a titolo confidenziale, nelle mani di S. E. il signor Freycinet la breve memoria di cui Le invio, qui uniti, due esemplari (2).
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT
D. 971. Roma, 9 maggio 1880.
Riferiva il R. Console Generale a Trieste, tempo fa, a questo Ministero una conversazione che egli aveva avuta col Direttore di Polizia signor De Pichler,
nella quale, il funzion!l!rio austriaco, accennando alla notizia a lui giunta della pubblicazione fatta a Napoli sulla fine di Marzo di un articolo relativo a.U'Italia Irredenta, sogg.iungeva come fossero pur giunti a sua cognizione, i dettagli relativi ad un congresso, che parimenti in marzo, sarebbesi tenuto a Monza coll'intervento delle rappresentanze di 54 comitati repubblicani. Entrambi questi fatti, l'articolo accennato cioè, e Je conclusioni del supposto congresso, avrebbero, egli disse, prodotto non lieve impressione a Vienna!
Non mancai di portare, dal canto mio, le informazioni trasmesse dal Gomm. Bruno a cognizione del Ministero dell'Interno, perché esso fosse in grado di sapere e di chiarire quanto e fino a qual punto, potessero essere attendibili le asserzioni del Direttore di Polizia a Trieste.
L'On. mio collega al predetto Dicastero, mi fa ora conoscere (l) di aver chiamato sull'articolo di cui è caso, la particolare attenzione dell'autorità giudiziaria, soggiungendo però che il periodico in cui si inseriva l'articolo accennato, non ha molta diffusione, né ha credito alcuno presso la gente seria e ben pensante; essere in massima pa·rte redatto solo dall'Imbriani, il quale travasi in opposizione colla maggioranza del partito democratico italiano; non meritava quindi il foglio cui si alJude, un'importanza ond'è in realtà sfornito, così in Italia come aU'estero (2).
Per quanto riguarda poi il Congresso, le più accurate indagini dimostrarono, che tanto a Monza come in altre località di quel circondario, non f.urono tenute riunioni repubblicane.
Benché io c.reda di lieve importanza l'argomento trattato in questo dispaccio, non mi sembrò, a vero dire, inutile di farne cenno, ad ogni buon fine, all'E. V. pel caso in cui Ella fosse, per avventura chiamato a dissipare su ciò qualsiasi malinteso, e lo potesse fare, in tal caso, con cognizione di causa.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
D. 77. Roma, 9 maggio 1880.
I rapporti di lei in data del 22 aprile scorso, n. 168 e 169 (3), trattano della questione relativa al progettato telegrafo sottomarino tra l'Italia e Tunisi, e fanno seguito al precedente carteggio d'a:ltra serie, nel quale figura da ultimo il rapporto n. 24 commerciale, in data del 22 aprile ( 4).
"Mi era noto il contenuto del giornale l'Italia degli Italiani, unico esemplare pubblicato il 26 Marzo, e l'ho voluto rileggere, ma nulla ritrova! che autorizzasse un provvedimento di sequestro. Sono !e solite declamazioni accademiche, che non oltrepassando i limiti di una discussione, non possono fornire base a reato" ».
Non saprei nasconderle la penosa meraviglia che io provai nello scorgere contrastato H nostro legittimo desiderio da una opposizione che, mancando di ogni ragionevole base, non può altrimenti interpretarsi che come effetto di sistematica ostilità da parte di codesto rappresentante fra;ncese.
Mi sono affrettato a riferire ogni cosa alla R. Ambasciata in Pf>.rigi (1), e confido che le pratiche officiose del R. Incaricato d'affari indurranno il Governo della Repubblica ad impartire al Signor Roustan istruzioni meglio conformi al nostro buon diritto e.d a;lla cordialità dei rapporti esistenti tra i due paesi.
Intanto mentre approvo il linguaggio da Lei tenuto con S. A. il Bey, ed il tenore deUa nota diretta all'Altezza Sua il 26 aprile, La prego di insistere ancora, con la maggiore efficacia di azione, affinché l'affare sia sollecitamente condotto a conclusione per noi soddisfacente.
Avverto ad ogni buon fine, in relazione col rapporto del 28 aprile, n. 169 che, di fronte a;l testo preciso della convenzione franco-.tunisina, qualunque stipulazione che ora volesse stipularsi tra le due pa·rti contraenti, non potrebbe considerarsi come avente carattere di mera interpretazione e per conseguenza un valore retroattivo. Sarebbe invece un patto nuovo che non varrebbe menomamente ad infirmare i diritti acquisiti con la istanza da noi presentata ed in massima già accolta dal Governo de·l Bey.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2537. Berlino, 9 maggio 1880 (per. il 17).
L'envoi des députations militadres de Beruin et de Vienne à Pétersbourg à l'occasion du 62.ème anniversaire da la naissance de l'Empereur Alexandre, a été combiné d'après une impulsion donnée par le Prince de Bismarck. C'était, ou du moins il convenait de le faire e.:::wisage•r camme te·l, un indice de retour vers la confiance réciproque entre les trois Empereurs et leurs Gouvernements. Avec Lord Beaconsfield à la téte du Ministère, il n'y avait rien à douter de .J'exécution complète du Traité de Berlin, aucune difficulté nouve1le ne pouvlliit étre soulevée par la Russie surveillée avec vigilance et réduite à l'iso~ement. La sécurité était donc assurée quant aux relations inte.rna.tionales. Un changement de Ministère, en faisant passer la direction de la politique anglaise aux mains d'hommes animés d'un autrre esprit, pouvait tout remettre en question et susciter des complications imprévues. Le Cabinet de Londres ne s'était pas encore fait scrupule de retirer ou d'atténuer les doctrines que queùques uns de ses membres avaient émises dans la lutte électorale, .Jes accusations dirigées contre l'Autriche, les sympathies exprimées pour une conféde.ration d'Etats dans les Provinces de la Turquie d'Europe. Dans ces conditions, il était dane habile de cher
cher à démontrer que les liens entre les trois Cours du Nord n'étaient pas relàchés au point de ne pouvoir etre renoués. Si l'Autriche-Hongrie, dont ici on s'est un peu rendu solidaire, devait aller au devant de graves embarras, J'Allemagne, à titre de réciprocité, ne pourrait se dispenser de lui venir en aide. Mais c'est ·là une éventualité à laquelle le Cabinet de Berlin ne voudrait pas se voir exposé, et il tàche, pour autant qu'il dépend de lui, de l'éloigner. En d'autres termes, il a tout intérèt au maintien de la paix, en manoeuvrant en sorte de prévenir que les ckconstances ne favorisent une coalition contre le programme qui a prévaJ.u dans le Congrès.
Cette manifestation de bon vouloir produira-t-elle l'effet que l'on a eu en vue? L'avenir le démontrera. Il est permis cependant de faire dès à présent quelques réserves. Le nouveau Cabinet anglais par sa récente circulaire, demandant que les questions encore en suspens du Monténégro, de la Grèce, et de l'Arménie soient résolues, s'est appliqué à calmer les appréhensions dont il rencontrait ici et à Vienne l'expression assez accentuée. Mais les fonctions aecordées à M. Chamberlain, et surtout à Sir Charles Dilke, laissent supposer que des influences moins modérées que celles de Lord Granville se feront jour dans la conduite des affaires extérieures.
Quant à la Russie, tout en profitant de l'occasion de pouvoir se rapprocher, ne fut ce qu'en apparenee, de l'Autriche et de l'Allemagne, elle se contentera du résultat obtenu, sans trop s'en exagéretr la valeur. Le sentiment de la confiance ne s'improvise pas, et il aura beaucoup de peine à renaitre après le retentissement qui a été donné au voyage du Pri:nce de Bismarck à Vienne en octobre dernier.
Il semble plutòt que la défiance est la note dominante dans les relations des deux Cabinets de Berlin et de Vienne avec Péte,rsbourg. Je ne puis que me référer à ce qui m'a été dit ·le 13 Mars dernier par le Chancelier de l'Empire (annexe au rapport 2502) (1). Il ne rompra pas avec la Russie, il redoublera méme de ménagements pour écarter une provocation. Mais par mesure de précaution et pour ne pas étre pris au dépourvu, il aura un revolver à portée de sa main. De cette manière les deux anciens amis peuvent continuer à marcher bras dessus bras dessous.
Telle était la situation il y a environ deux mois. Ainsi que j'ai pu le vérifier, elle ne s'est pas sensiblement modifiée depuis lors. Son Altesse convient sans doute que, de part et d'autre, Ies deux Etats échangent des protestations d'amitié. Les dehors sont parfaitement observés. Mais le Prince a soin d'ajouter: c peut-on se fier à l'entourage de l'Empereur Alexandre? La dernière guerre ne lui a-t-elle pas été imposée contre son désir, et malgré les avertissements, qui n'ont pas manqué, qu'en faisant le jeu des panslavistes, il déchainerait les passions révolutionnaires? ~.
V. E. aura lu le discours que le Chancelier à prononcé hier au Reichstag. Il trahit une grande irritation en suite des difficultés et des échecs qu'il rencontre dans sa politique intéri:eure. Jamais H ne l'a pris sur un ton aussi haut avec les opposants, les confondant tous dans ses critiques, qu'ils s'appellent natio
7 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
naux-Jibéraux, fraction du centre et meme libre échangistes. Pour expliquer ce,t état nerveux, je pense qu'on ne s'écarterait pas trop de la vérité, en l'attribuant en grande partie aux préoccupations que lui imposent les conditions actuelles de l'Europe. L'avènement du Cabinet Gladstone a dérangé ses calcu~s. Il ne compte plus que dans une mesure très restreinte sur l'Angleterre, soit pour contenir au besoin la France, soit pour servir d'appui à l'Allemagne et à l'Autriche, relativement à l'exécution du traité de Berlin non seulemen~ dans sa lettre, mais dans l'esprit qu'il lui attribuait d'accord avec Lord Beaconsfield, à savok de favoriser l'Autriche camme sentinelle avancée contre la Russie dans la presqu'ile des Baicans.
(l) Cfr. n. 28.
(l) Cfr. serie II, vol. XII, n. 734.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 530. Cettigne, 10 maggio 1880, ore 10 (per. ore 11,10).
Confidentiellement j'ai l'honneur de porter à la connaissance de V. E. ce qui suit: Son Altesse a reçu un rapport de son chargé d'affaires à Constantinople, où l'on connrme presque la certitude de la connivence de l'Autriche avec la Turquie, afin de créer au Monténégro la plus dangereuse situation et on ajoute que les préparatifs de guerre pour renforcer les albanais se poursuivent rigoureusement par la Sublime Porte. Le pdnce Nicolas se plaignant que le Monténégro, qui ne demande que l'exécution de stipulations formelles, soit abandonné pa.r l'Europe, vient de s'adresser à l'Empereur de Russie, lui demandant protection dans sa détresse O).
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 531. Cettigne, 10 maggio 1880, ore 11 (per. ore 13,20).
Chargé d'affaires d'Angleterre résidant à Scutari s'est rendu dernièrement à Cettigne pour proposer au prince une treve entre les monténégrins et la ligue albanaise offrant de se servir du commissaire anglais comme intermédiaire. Le prince Nicolas répondit qu'il ne reconnaissait aucune ligue, mais seulement la Turquie, qui ,lui créait les dangers du moment. Son Altesse est étonnée du procédé de l'agent diploma.tique d'Angleterre et ne sait comprendre si c'est une proposition du Gouvernement britannique ou une suggestion irrégulière et toute personnelle du chargé d'affaires (2).
V. -E. de chercher, si pos8ible, à éclaircir le fait signalé par le chevalier Durando >>. Per la risposta di Menabrea cfr: n. 42.IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
D. 684. Roma, 10 maggio 1880.
Con dispaccio del 21 aprile n. 669 (l) le feci conoscere l'adesione nostra alla proposta della Sublime Porta di deferire alla Commissione per la Rumelia orientaJe, a termini dell'art. 23 del trattato di Berlino, l'esame dei Regolamenti speciali per le provincie della Turchia d'Europa. Tornai indi sullo stesso argomento quando con dispaccio del 28 aprile n. 673 (1), ebbi a comunicarle copia di un dispaccio diretto al R. Ambasciatore in Pietroburgo, nel quale erano esposte le ragioni per cui non sembravano opportune le modificazioni del primitivo programma proposto a tale riguardo dal Governo russo.
L'Ambasciatore di Francia mi ha ora comunicato un dispaccio del suo Governo da cui apparisce che il Governo della Repubblica partecipa interamente alla nostra opinione. Ne risulta inoltre che il gabinetto di Pie,troburgo non insiste neHa sua proposizione e limitasi solo a suggerire che la Commissione europea non abbia più a pigliare il suo titolo dalla Rumelia Orientale. Su questo punto il Governo francese non fa difficoltà di sorta, e noi siamo pure del suo avviso, imperocché anche a noi come al Governo fTancese, sembra indifferente che la commissione incaricata di esaminare i regolamenti per le provincie della Turchia di Europa conservi, o non, il titolo che ebbe finora purché rimanga ben inteso che essa prosegue la missione affida,tale dal Congresso e conserva puramente e semplicemente la competenza definita dal Trattato di Berlino.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 261. Roma, 11 maggio 1880, ore 18.
L'ambassadeur d'Angleterre m'a remis copie d'une dépéche de lord Granville nous proposant de donner au représentant du Roi à Constantinople instruction d'adresser à la Sublime Porte, d'accord avec les représentants des autres Puissances, une note identique et simultanée invitant le Gouvernement ottoman à remplir immédiatement les obligations qu'il a contractées par le traité de Berlin à l'égard de la Grèce, du Monténégro et des réformes en Arménie. J'ai répondu à sir Augustus Paget que nous étions, pour notre part, tout prets à nous joindre à la démarche suggérée par le Cabinet de Londres.
J'ai seulement ajouté, en ce qui concerne le Monténégro que la proposition actuelle de l'Angleterre peut se considérer comme ayant été mise d'avance à exécution par la note collective que les représentants des Puissances ont présentée le trois de ce mois à la Sublime Porte. J'attendrai les communications ultérieures du Cabinet de Londres au sujet de la teneur de la note ddentique qu'il propose pour
{per Costantinopoli) vous donner
(per gli altri) donner au chargé d'affaires du Roi à Constantinople
(per tutti) d es instructions définitives et formelles.
(l) Non pubbllcato nel vol. XII, serie II.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 2540. Berlino, 11 maggio 1880 (per. il 17).
Dans l'entretien que j'ai eu aujourd'hui avec le Secrétaire d'Etat (rapport
n. 2539) (1), il me demandait si, d'après mes nouvelles, H me résultait que l'Albanie eut réclamé son autonomie, ou meme son indépendance. Si ce fait était ou devenait exact, serait-ce un accroc au Traité de Berlin? Cette question passionnait-elle nos journaux? Les partisans de la ligue albanaise exerçaient-ils quelque influence en Italie? Il prévoyait l'immense diUiculté de trouver une solution. Où commencent, où finissent les frontières de ce Pays? etc. etc.
J'ai répondu que, jusqu'ici, je n'avais lu que dans .!es journaux la nouvelle d'un programme aussi accentué de la ligue albanaise, qui constitue aujourd'hui une force imposante grace à la complicité ou à la faiblesse de la Sublime Porte. Une trouée dans le traité de Berlin n'aurait lieu, que si le Monténégro n'obtenait pas les terdtoires qui lui ont été accordés ou une compensation équitable. Si à Constantinople on consent, ou si l'on ne peut empecher l'autonomie ou l'indépendance, il n'était guère probable que les puissances parviennent à se concerter sur des moyens effLcaces pour réintégrer la Turquie dans ses droits. Il serait seulement à craindre que cet exemple ne trouvat des imitateurs. Comme à l'époque du Congrès, on pourrait élever des doutes sur l'aptitude des différentes populations des Balkans à se gouverner elles-memes. L'antagonisme de race est encore un obstacle puissant. Le Traité de Berlin, oeuvre avant tout de conciliation et de patx, visait à créer un état de choses intermédiaire entre la situation antérieure, qui laissait tant à désirer, et les meilleures conditions de vie réservées à l'avenir. Il contient des éléments qui, avec le temps, offriront des mei:lleures conditions pour les combinaisons ultérieures. Ce n'est certes pas l'Italie qui se mettrait en travers de tout ce qui peut contribuer à assurer à ces peuples un self government. Mais il faudrait que ce fut à leur profit, et qu'aucune grande Puissance n'empiète sur eux, avec détriment de la tranquillité géné
rale et d'un juste équi1ibre. Au reste, c'est là une ques>tion qui ne passionne nullement l'opinion publique chez nous, et c'est bien à tor·t qu'on nous attribuail des vues ambitieuses dans ces régions. Je me souvenais que, en 1877 et en 1878, avant le Congrès, lorsqu'il y avait peut-·etre lieu de supposer qu'on allait en venir à un partage de la Turquie d'Europe, le Prince de Bismarck avai,t prononcé les mots: «l'Italie ne nous trouvera pas sur son chemin, si elle a des projets sur l'Albanie ». Je n'avais pas manqué d'en référer à Rome. Ainsi, s'il y a eu initiative dans cet ordre d'idées, elle par>tait de Be.rlin. Je ne pouvais d'ailleurs que me référer aux déclarations très explicites de V. E., notamment à Pavie en 1878, et à l'occasion des débats sur notre budget des Affairres Etrangères, sur notre ferme volonté d'observer le traité de Berlin. Il va sans dire que c'est aussi à la condition qu'il soit respecté par autrui.
Le Secrétaire d'Etat laissait alors entendre que, du moment où nous n'avions aucune visée sur l'Albanie, et qu'à son tour le Cabinet de Vienne déc1are ne désirer en aucune manière d'élargir les droits ooncédés à l'Autriche par le traité de Berlin, car une extension de ces droits nuirait à la Monarchie AustroHongroise, le problème qui se pose maintenant dans ces régions serait de plus en plus difficile à résoudre.
Il devenait trop délicat de continue.r l'entretien. Je l'ai donc rompu, en ayant bien soin de laisser comprendre que je n'avais parlé qu'à un point de vue tout à fait particulier.
Le Prince de Hohenlohe, dans la dernière partie de notre entretien, faisait évidemment allusion à la lettre de M. Gladstone au comte Karolyi (1), dont copie a été communiquée à Vienne, lettre pa·r laquelle le Premie.r ministre d'Angleterre se donne un démenti. Le fait est des plus étranges et ne manquera pas de fournir aux 'I1ories matière à de vives critiques. L'Autriche peut se vanter de cette satisfaction, et ne plus prendre aussi au sérieux le «Hands off, Austria! ». Cependant, dans sa lettre d'excuse, M. Gladstone prend en quelque sorte acte de la déclaration du comte Karolyd, de ne pas vouloir aller au delà de la Bosnie et de l'Herzégovine. Cette assurance va-t-elle au gré du Prince de Bismarck, qui, d'accord avec lord Beaconsfield et avec la France, avait assigné à l'Antriche une occupation ou une possession dans la péninsule des Balkans qui lui permettrait de remplir le ròle d'une sentinelle vigilante? On prétend meme qu'àl se réservait de la pousser plus en avant, dans le cas où Ies aspira.tions panslavistes se présenteraient sous un aspect menaçant. Mais alors il ne saurait approuver que le Cabinet de Vienne se regimbe à servir ses desseins secrets. Les Albanais n'obéissent certes pas à un mot d'ordre de St. Pétersbourg, mais s'ils triomphent, les jugo-slaves se mettront eux-aussi de la partie. Conviendrait-U au Chancelier de nous induire à opérer une diversion à nos risques et péri1s?
P~>nt-etre que je vais trop loin dans mes supnositions. Peut-etre que 18 conversation du Prince de Hohenlohe n'avait qu'un caractère académique. Quoi qu'il en soit, la plus g.rande réserve est de mise. Je ne m'explique pas trop d'ailleurs l'intéret que nous aurions à mettre le doigt dans un véritable guepier,
sans profit réel. Ce n'est pas en Albanie, qu'il nous conviendrait de chercher une extension de territoire, en nous écartant du principe des nationalités. Si ce peuple parvient à se constituer, à faire prévaloir ses aspirations, on le retrouvera les armes à la main lorsqu'il s'agira de rectifier les frontières de la Grèce. Alors le moment viendra peut-è.tre, si nous reussissions à nous assurer un «lascia-passare» du Cabinet Gladstone, de chercher à jeter notre dévolu sur quelque port de l'Adriatique vers le détroit de Corfou, la véritable clef de ce.tte mer, où nous avons tant d',intérèts à sauvegarder. Une autre politique dans ces régions me semblerait aventureuse, sans avantage réel, et nous exposerait à ne jouer que le jeu de telle ou telle autre puissance.
En accusant réception du télégramme de V. E. en date d'aujourd'hui (1) ...
(l) Non pubblicato.
(l) Cfr. n. 37 allegato.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 427/578. Londra, 11 maggio 1880 (per. il 16).
Ho l'onore di trasmettere qui acclusa all'E.V. una copia in istampa d'un dispaccio di Lord Granville a Sir E. Elliot, Ambasc~iatore d'Inghilterra a Vienna, contenente una lettera dell'Onorevolissimo Gladstone al Conte Karoly, Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Londra.
Con questa lettera, ch'è stata presentata al Parlamento, il Primo Lord della Tesoreria porge spiegazione di talune espressioni da lut usate nei suoi discorsi elettorali a Midlothian contro la politica estera dell'Impero AustroUngarico.
Tale documento ha svegliato l'attenzione dell'opinione pubblica ed è quest'oggi commentato in vari modi dalla stampa, principalmente dai giornali dell'opposizione che lo giudicano con severità.
Un esemplare di questa pubblicazione è stato da me spedito oggi alla Camera dei Deputati.
ALLEGATO GRANVILLE A ELLIOT
L. Foreign O!fice, May 6, 1880.
I forward to your Excellency, by Mr. Gladstone's request, a copy of a letter written in consequence of previous oral and written communications with Count Karolyi.
ANNESSO
GLADSTONE A KAROLYI
L. London, May 4, 1880.
I thank your Excellency for your letter, which, uniting frankness with kdndness, renders my task an easy one.
{l) Cfr. n. 35.
Without cLiscussing .the accuracy of certain expressions in the report you have forwarded, I proceed at once to the subject. At the moment when I accepted from the Queen the duty of forming an Administration, I forthwith resolved that I would not, as a Minister, either repeat, or even defend in argument, polemica! language in regard to more than one foreign Power which I had used individually when in a position of greater freedom and less responsibility.
Two points have been raised by your Excellency. I will dispose of the first by expressing my regret that I should even have seemed to impute to His Imperia! Majesty language which he did not use.
Your Excellency says that His Imperia! Majesty e~pressed, in conversation with Sir H. Elliot, « his deep regret a t my hostile disposition towards Austria». Permit me to say I have no such dispositions towards any country whatever, and that I at all times have particularly and heartily wished well to Austria in the performance of the arduous task of consolidating the Empire. I feel a cordial respect for the efforts of the Emperor, and I trust that their complete success may honourably and nobly mark his reign.
With respect to my animadversions on the foreign policy of Austria in times when it was active beyond the borders, I will not conceal from your Excellency that grave apprehensions had been excited in my mind lest Austria should play a part in the Balkan Peninsula hostile to the freedom of the emancipated populations, and to the reasonable and warranted hopes of the subjects of the Sultan. These appreliensions were founded, it is true, upon secondary evidence, but it was not the evidence of hostile witnesses, and it was the best at my command.
Your Excellency is now good enough to assure me that your Government has no desire whatever to extend or add to the rights it has acquired under the Treaty of Berlin, and that any such extension would be actually prejudicial to Austria-Hungary.
Permit me "'t once to state to your Excellency that, had I been in possession of such an assurance as I have now been able to receive, I never would have uttered any one of the words which your Excellency justly describes as of a painful and wounding character. Whether it was my misfortune or my fault that I was not so supplied I will not now attempt to determine, but will at once express my serious concern that I should, in default of it, have been led to refer to transactions of an earlier period, or to use terms of censure which I can now wholly banish from my mind.
I think that the explanation I now tender should be made not less public than the speech which has supplied the occasion for it, and as to the form of such publicity I de&ire to accede to whatever may be your Excellency's wish. I have only to thank your Excellency alike for the matter and the manner both of your oral and of your written communications.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1273. Vienna, 11 maggio 1880 (per. il 17).
Ringrazio vivamente l'E. V. pel suo dispacoio del 30 scorso mese n. 961 (1), che bene si può dire chiude l'incidente Cavallotti. Le sono particolarmente grato, signor Ministro, per l'approvazione che con tanta lealtà e cortesia di forma anche le piacque impartirmi pel mio operato in quella spinosa vertenza. L'E.V. esprime la speranza che nell'interesse di tutte le pa,rti non si sollevi
più una questione da ritenersi oramai come definita. Per conto mio non dubito che da parte del Gabinetto di Vienna non se ne riparlerà più. L'assicurare questo risultato, era precisamente lo scopo ch'io mi proponevo nell'insistere presso il Barone di Haymerle onde mi desse un documento che, constatando il ritiro dell'ordine di sfratto, ponesse pure in sodo ch'esso era stato emanato incond1zionalmente. QueHa comunicazione mi fu fatta in verità sotto forma di lettera particolare, ma a mia precisa richiesta, senza che io assumessi impegni sull'uso che farei di quel documento. Abbenché il Barale Haymerle non ponesse in dubbio la mia deHcatezza e fosse persuaso che non si sarebbe fatto poco prudente uso della sua lettera, pure bastò ch'egLi avesse dato fuori quello scritto, perché la stampa officiosa s'astenesse da quel momento in modo assoluto, dal discutere le dichiarazioni fatte in proposito dall'E. V. alla Camera e dal commentare anche le accuse lanciate dall'Onorevole Cavallotti al Governo Imperiale. Ed a questo proposito devo ancora notare che quel silenzio deve avere non poco costato al Ministro Imperiale, poiché mi consta che pel modo col quale quella vertenza, stando alle relazioni datene dai giornali, fu da Lui condotta, toccògli sottostare a non lievi pungenti accuse, da parte di un partito, qui, che ben si può dire nulla ha dimenticato ndente ha imparato ma che è potentissimo sempre.
Riconfermando la mia speranza di non aver più a ritornare su questo disgustoso incidente ...
(l) Non pubbl!cato nel vol. xn serie II.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 44. Gravosa, 12 maggio 1880 (per. il 17).
Sul pDincipio di questo maggio il Ministro a:esidente d'Austria in Cettigne propose al governo montenegrino uno scambio di territorio, il quale consisterebbe nella cessione all'Austria della maggior parte dei distretti erzegovesi, che il trattato di Berlino aggiudicò al Montenegro, mediante il compenso del piccolo cantone di Grhvica situato nel territorio di Siva.
Il signor Csezo Petrovich, che per ·la malattia del signor Gradonich regge il Ministero per gli Affari Esteri, rispose al colonnello Thoemel che non vedeva utilità pel Montenegro di aderire alla proposta.
L'Agente austriaco insisté dicendo che il Governo di Vienna teneva assaissimo alla permuta e che certamente gli avrebbe dato ordine di ritornare sull'argomento.
Il signor Petrovich, affine di acquistare tempo, pregò il Ministro austriaco di riferire al suo governo che il Principe, deferente come fu sempre all'Austria, ne avrebbe preso in considerazione il desiderio, ed avrebbe messo tutto il suo buon volere ad appagarlo, ma .che Sua Altezza trovandosi ora gravemente impacciato per gli affani di Albania bramava di rimandare la trattativa dello scambio proposto quando quelli fossero regolarmente composti.
Non è a dire quanto penosa sia stata l'impressione prodotta dalla proposta austriaca, sopratutto per essere fatta in momenti così difficili .pel Montenegro. Ed i commenti che se ne fanno in Cettigne sono tali che esplicano maggiormente ·la diffidenza che ivi si nutre contro l'Austria, a cui si imputavano già gli ostacoli per la conclusione del memorandum del 12 aprHe, ed a cui si imputa di eccitare e sostenere la Turchia nel creare gli attuali impicci dell'Albania.
Tuttavia il governo montenegrino sente la necessità di non lasciare tra-' spar,ire coteste sue convinzioni, ed è perciò che ordinando testé ai suoi Delegati di rdtirarsi dalla Commissione di delimitazione sino a tanto che il memorandum 12 aprile non sia eseguito (seduta 11 maggio corrente), fece dichiarare ad un tempo che verso la frontiera di Erzegovina eravi pieno accordo coll'Austria; e che a suo tempo si sarebbe poi sottomesso alla Commissione il tracciato concordato.
Forse può essere che lo scambio territoriale che l'Austria imporrà al Monteneg.ro sarà per esso di minor danno, di quanto il Ministro austriaco deJ.ineò ora in grosso; ma il prinèipio può essere pericoloso.
Vorrei ingannarmi, ma [o temo assai che le cose dn cotesti pa·esi minaccino di prendere tutt'altro indirizzo, a cui si mirò col trattato di Berlino (1).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 268. Roma, 13 maggio 1880, ore 19.
Le comte Dubsky reçoit instructdons de se mettre d'accord avec ses collègues pour engager la Sublime Porte à se servir des troupes qui vont etre débarquées en Albanie pour intercepter toute communication avec les bandes albanaises et empecher ainsi qué celles-ci ne reçoivent encore des renforts et des nouvelles ressources. Si le comte Dubsky vous en fait la demande et si tous les autres représentants sont d'accord, vous etes autorisé à vous joindre à la recommandation que le Cabinet de Vienne suggère de faire à la Porte (2).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 546/464. Londra, 13 maggio 1880, ore 20 (per. ore 23,55).
Nos conclusions dans 1'affaire Rubattino ont été portées au ròle et sont venues devant la cour de chancellerie aujourd'hui. La compagnie a demandé du
temps pour répondre et la cour a accordé l'ajournement à huitaine. En attendant il faudrait obtenir par l'entremise du tribuna! de Rome copie authentique des télégrammes échangés entre Hodges et la compagnie.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 547/465. Londra, 13 maggio 1880, ore 22,28 (per. ore 2,45 del 14).
J'ai vu aujourd'hui Granville qui m'a dit avoir confidentiellement écrit au chargé d'affaires anglais à Scutari de faire en sorte d'éviter les hostìlités entre le Monténégro et les albanais, mais il ne lui avait pas donné ordre de proposer une tréve dont l'initiative appartient au chargé d'affaires. Il parait que la réponse du prince a été telle que la rapporte Durando. Demain soir probablement arrivera à Rome la proposition annoncée dans mon télégramme d'hier (l) pour réunir e n conférence à Berlin ou à Paris I es ambassadeurs des Puissances pour régler le différend greco-turc dans le cas où la Porte ne se conformerait immédiatement au projet déjà élaboré à ce sujet. Chaque ambassadeur devra etre accompagné d'un délégué technique. J'ai fait connaitre à Granville le télégramme de V. E. qui se réfère à la communication de Paget relative aux instructions à donner aux représentants des Puissances à Constantinople (2). Il me charge de remercier V. E. et m'a dit que bientòt il pourvoira pour les instructions dont il s'agit. J'ai remis à Granville mon mémorandum sur Assab. Après Iui avoir exposé l'état de la question, il m'a promis d'examiner attentivement cette affaire à la quelle il ne me parait pas de prime abord vouloir donner, au point de vue anglais, l'importance que le prècédent Ministère semblait lui attacher.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1274. Vienna, 13 maggio 1880 (per. il 17).
L'E. V. compiacevasi con suo telegramma dell'11 corrente (3) comunicarmi copia di notizie confidenziali pervenutele da Cettigne, da cui emergerebbe che S. A. il principe Nicola sarebbe stato informato dal suo Incaricato d'Affari a Costantinopoli, risultargii quasi con certezza, la connivenza dell'Austria colla Turchia onde creare al Montenegro la più pericolosa situazione.
A dir il vero non è intieramente estranea al pensier mio l'idea, che l'Austria abbia avuto non lieve parte nel far andar a vuoto l'accordo turcomontenegrino, e nel creare l'attuale situazione in Albania. L'aZJione spiegatadall'Italia in quei negoziati, non convien dissimularselo, spiacque vivamente a Vienna, a malgrado si abbia voluto far credere che il Gabinetto imperiale assecondava quella nostra conciliante intromissione. Però parmi non si abbia poi neppure a dar troppo peso a dicerie, che possono anche poggiare unicamente su fantastici racconti di agenti subalterni, che facilmente si lasciano dominar dalle passioni proprie. Credo quindi abbiasi ad accogliere con molta riserva le informazioni tutte che non provengono da veramente provate e spassionate fonti. Con tutto ciò non intendo escludere che qualche cosa vi sia di vero nelle notizie pervenute a Cettigne, e ciò che mi confermerebbe in quell'opinione, si è la tendenza manifesta che esiste qui ad insinuare, che il movimento albanese trovi il suo principale appoggio in Italia. Quasi ogni giorno leggesi nei giornali di Vienna corrispondenze e telegrammi che chiaramente esprimono il suespresso concetto e ciò non sarebbe ancora molto ai miei occhi; ma ho luogo di credere che anche nelle sfere governative si creda all'attendibilità di quelle notizie, o per lo meno si voglia mostrare di prestarvi fede. Infatti alcuni giorni fa il barone Haymerle parlandomi degli affari d'Albania, chiedevami se sapevo cosa ne scrivesse il signor Zerboni, e tosto soggiungevami: «dovreste scrivergli voi, affinché s'adoperasse con tutti l mezzi che ha a sua disposizione onde pacificar gli animi». In quelle parole eravi un'insinuazione troppo chiara perché non l'afferrassi, evidentemente mi si voleva far capire che al Gabinetto di Vienna risultava che il R. Console a Scutal'ii spiegava un'azione contraria a quella che mi si dimostrava desiderio io gl'inculcassi di seguire. A me non parve però opportuno mostrare d'aver inteso il recondito sentimento che quelle parole mal coprivano; e mi limitavo a rispondere, che non ero in corrispondenza alcuna con quel R. Agente che però, ben mi risultava, spiega la sua azione prec.isamente in senso conciliativo, a seconda degl'intendimenti del R. Governo che non possono essere a riguardo di quella regione meno pacifici di quelli del Governo imperiale; e troncai così il discorso onde evitare di !asciarmi trascinare a dire ciò che avevo sulle labbra, ma che sarebbe stato assai inopportuno il !asciarmi sfuggire: cioè che precisamente dalle notizie che il signor Zerboni ebbe a trasmettere al R. Governo, emergerebbe che sarebbero gli agenti austriaci quelli che in Albania soffierebbero nel fuoco.
Evidentemente l'allusione a me fatta troverà più esplicita espressione nel>le conversazioni del barone Haymerle cogl'Ambasciatori delle altre Potenze e quindi in tal maniera si mantiene quell'atmosfera di diffidenza contro l'Italia, che a un dato momento può giovar non poco al Gabinetto di Vienna, essenzialmente per eliminare il pericolo sempre qui temuto di un possibile intervento militare dell'Italia in Albania. Io non dubito che il R. Governo non ha nessuna intenzione di quel genere, poiché un nostro intervento militare in Albania potrebbe condurci a complicazioni gravissime, ed anzi tutto ad una aperta rottura coll'Austria, certo non desiderabile nell'attuale situazione euro
pea. Siccome però vi ha chi, con tutti i mezzi, cerca far credere sia nostrodesiderio di farci dare mandato dalle potenze di occupare quella regione colle nostre armi onde ristabilire la quiete, ed assicurarvi l'esecuzione dei Trattati, cosi parmi necessario che dal canto nostro non si lasci sfuggire l'occasione ove si presenti, di far conoscere esplicitamente il nostro ben preciso proposito di non lanciarci in simili avventure, respingendo a priori qualsiasi proposta insinuatrice che in tal senso potrebbe venirci fatta da qualche potenza, uni-camente forse per scandagliare i nostri intendimenti. Più che mai parmi infatti che per quanto ha tratto all'Albania dobbiamo in modo asso1uto propugnare il non intervento e non esitar anche a dichiararci a priori contrari ad esso, ogni qualvolta saremo chiamati a discutere i mezzi atti ad assicurare .in quelle contrade I'eseguimento del Trattato di Berlino.
(l) T. 545/463, non pubbllcato.
(2) Cfr. n. 35.
(3) Cfr. n. 32, nota l.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 548. Parigi, 14 maggio 1880, ore 9,05 (per. ore 12).
Lord Lyons a été pour quelques jours à Londres et était attendu hier, porteur d'explications relatives à la proposition dont traite télégramme de V. E. du 11 (1). Cabinet français est extrémement sobre d'appréciations; il a été informé par le chargé d'affaires d'Angleterre des bonnes dispositions du Gouvernement de Sa Majesté. L'ayant su, j'ai parlé à M. de Freycinet dans le sens du télégramme. Ministre des affaires étrangères pa,rait de l'av.is de V. E. pour le Monténégro et disposé à trouver que l'affaire g.recque est elle aussi en danger. Relativement à la dépèche politique n. 679 du six mai (2), Cabine"t français est dési,reux de procéder à l'échange des ratifications, dès que l'Autriche-Hongrie et la Russie se seront mises d'accord sur la forme de sanction définitive.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO RESIDENTE A SANTIAGO, SANMINIATELLI (l)
D. 44. Roma, 14 maggio 1880.
Le accuso ricevuta dei suoi pregiati rapporti di questa serie, che mi pervennero regolarmente fino al n. 180 inclusivamente, e La ringrazio per la premura colla quale ha tenuto informato rl R. Governo dell'andamento della guerra e degli intendimenti del Gabinetto di Santiago.
Col telegramma del 3 maggio (l) io invitava la S. V. a concertarsi coi suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra per indirizzare a cotesto Governo una protesta collettiva contro le devastazioni che le forze chilene andrebbero commettendo sul territorio peruviano.
Mi auguro che le formali rimostranze delle principali potenze marittime europee riescano ad indurre a miglior,i consigli il Governo chileno sul quale pesa una ben grave responsabilità per la patente violazione dei più elementari princLpii del diritto internazionale. È necessar,io che il Gabinetto di Santiago sia ben persuaso che gli enormi danni causati, per fatto delle sue truppe, alle coionie straniere residenti al Perù, che formano la gran maggioranza della classe abbiente, dovranno pure essere -indennizzati dal Tesoro chileno e che continuando una guerra di distruzione, più che al nemico egli ,recherebbe danno ai suoi propri interessi.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1275. Vienna, 14 maggio 1880 (per. il 17).
La lettera di Mr. Gladstone al Conte Karoly (2), che la Wiener Zeitung (edizione della sera) pubblicava anch'essa ieri, ha prodotto sull'opinione pubblica in Austria-Ungheria, come di leggeri si comprende, una impressione di soddisfazione grandissima. Quella solenne ritrattazione del Primo Ministro Britannico, è ,infatti uno di quegli atti di sottomissione, di cui la storia conta forse pochi precedenti, e che quindi è ben fatto per sol'leticare l'orgoglio degli Austro-Ungheresi.
Passata però la gioia del primo momento, non sono pochi a Vienna che riflettendo alle dichiarazioni che H Conte Karoly dovette fare per iscritto anche, onde provocare dal signor Gladstone quella risposta, in cui prendendo atto di dette esplicite dichiarazioni, fa dal canto suo una sì larga ritrattazione delle sue precedenti manifestazioni cosi recisamente ostili all'Austria ed al suo Sovrano, provano forse più amarezza che giubilo.
A mio avviso si avrebbe torto a dare soverchio peso alle dichiarazioni formolate in quelle due lettere. Le assicurazioni date da'l Conte Karoly, ancorché Egli abbia avuto preciso ordine d'esprimersi in tal senso locché è ragionevole credere, nulla possono mutare alle tendenze della politica austriaca il di cui ulteriore svolgimento dipenderà unicamente dalle circostanze. Le dichiarazioni del signor Gladstone poi hanno quel valore solo che ad ognuno piacerà dargli, tenendo conto del modo col quale ebbe ad esprimersi quell'eminente
uomo di Stato, allorché ancora pochi giorni prima, era libero di manifestare senza reticenze i suoi sentimenti.
Ad ogni modo però non conviene neppure togliere ogni importanza al pur sempre notevole fatto che il Gabinetto di Vienna fece quanto era in suo potere onde mantenere col nuovo Gabinetto inglese corrette ed anzi amichevoli relazioni, e che dal canto suo Mr. Gladstone non indietreggiò, per conservar i buoni rapporti coll'Austria, dal compiere uno di quegli atti al cui riguardo il giudizio dei più sarà sempre se non recisamente sfavorevole ben incerto almeno.
Merita inoltre di essere notato, che il Governo austriaco desidera che a quello scambio di lettere sia dato un carattere del tutto personale; ed a ciò avvalorare la Politische Correspondenz di ieri sera pubblica sotto la sigla che indica i comunicati ufficiali un brano della lettera del Conte Karoly in data 1° Maggio che credo opportuno qui riportare in traduzione.
«Nutro massima gratitudine per la gentilezza sua espressami di voler corrispondere al mio desiderio dicendo, nella prima occasione che si presenterà, parole rassicuranti e spiegative, riguardo all'idea ch'Ella ebbe nel profferire accuse contro di noi. Ripeto che questo mio desiderio è vivissimo; benché sia desiderio solamente mio particolare.
Quelle sue parole avrebbero certamente l'influenza migliore sulla posizione mia qui, e sull'opinione pubblica nel paese mio».
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 552. Cettigne, 15 maggio 1880, ore 9 (per. ore 11).
Si la dernière proposition autrichienne (l) avait chance de succès, je pense que pour en obtenir quelque résultat, il faudrait faire accepter en méme temps qu'une commission européenne soit envoyée à Scutari et de là sur les lieux, afin de veiller que les troupes interceptent réellement les communications aux bandes albanaises et leur empéchent de se renforcer et se ravitailler. Différemment pourraient se renouveler les faits de Goussinjé, c'està-dire que la résistance ne fut vraiment sérieuse que lorsque la Sublime Porte envoya en novembre passé ses troupes près des frontières de ce district sous le prétexte d'assurer le meme but auquel proposition autrichienne parait viser. La commission que je propose pourrait étre formée des délégués de l'actuelle commission de délimitation qui sont à présent ici sans occupation.
(l) Cfr. n. 40. nota 2.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTTI, AD ATENE, DE FORESTA, E A COSTANTINOPOLI, COLWBIANO
T. 271. Roma, 15 maggio 1880, ore 15.
Le Cabinet de V·ienne accepte proposition anglaise pour note identique simultanée à adresser à la Sublime Porte, mais il pense que la rédaction de cette note, au lieu d'étre confiée aux ambassadeurs à Constantinople, devrait former l'objet d'un accord préalable entre les Cabinets. Le baron Haymerle a fait prier Granville de vouloir bien exprimer ses vues à cet égard. Quant à nous j'ai dit au comte Wimpffen qui me communiquait ce qui précède que nous n'avions pas d'objections contre le modus procedendi suggéré par son Gouvernement.
L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FORESTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 553. Atene, 15 maggio 1880, ore 17,45 (per. ore 19,15).
Dans une réunion des représentants des cinq puissances intéressées on a convenu aujourd'hui d'adresser lundi dix sept courant au ministre des affaires étrangères une note identique rédigée en confo.rmité de la circulaire frança.ise, pour demander l'adhésion du gouvernement grec aux décisions de la commission de liquidation egyptienne. Il me revient de très bonne source que notre démarche ne sera pas agréée, au moins tout d'abord (1). Leurs Majestés voyageant en strict incognito, partiront jeudi prochain, Athènes, Corfou samedi, de là se dirigeant vers l'Italie. On parle dans les cercles bien informés d'une proposition anglaise de réunir pour le quinze juin une conférence, dans une capitale d'Europe, de représentants des grandes puissances à l'effet de faire une détermination préliminaire sur la carte de la nouvelle frontière turcogrecque.
(l) La previsione negativa fu confermata con t. 575 del 19 maggio, dove si riferiva che il rifiuto era motivato come segue: «Aux termes de l'ariicle 3 du décret du 15 novembre 1879 auquel le gouvernement grec a donné son adhésion, cette commission devaii etre constituée en vertu d'accord lnternatlonal; le Gouvernement du Roi n'ayant pas été appelé à particlper à cet accord ni à se falre représenter dans la commlssion, croit devoir réserver son avis sur !es déclsions des l!qu!dateurs et ne se prononcer qu'à mesure que ces décis!ons parviendront à sa connaissance ».
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 554. Berlino, 15 maggio 1880, ore 18,10 (per. ore 20).
Le Cabinet de Berlin répond aujourd'hui à Londres qu'il trouve acceptables les trois points proposés dans la circulaire anglaise comme devant former l'objet d'une note à Constantinuple. Il espère que les autres Cabinets seront du meme avis, auquel cas le Cabinet de Berlin s'associera à une démarche commune. Le Cabinet de Berlin autorise aujourd'hui l'ambassadeur à Constantinople à appuyer auprès de ses collègues proposition autrichienne concernant emploi des troupes turques en Albanie. Allemagne est prete à s'associer à la recommandation à fai:re à la Porte, pourvu qu'elle ne soit pas seule à se joi:ndre à l'Autriche.
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 556. Costantinopoli, 15 maggio 1880, ore 22,20 (per. ore 23,50).
J'ai insistè aujourd'hui pour obtenir réponse à la note collective, et je me suis associé à la demande faite par l'ambassade d'Autriche dans le sens du télégramme de V. E. (1). Le chargé d'affaires de Russie a cru devoir attendre instructions de Saint Pétersbourg. Le premier ministre m'a fait savoir que sous peu on recevrait une note collective et qu'on avait tardé pour pouvoir se mettre à méme de satisfai:re à la demande des Puissances. En attendant, ordre formel avait été donné à Scutari et à Muktar pacha d'empecher communication avec les insurgés.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 273. Roma, 15 maggio 1880, ore 22,30.
Veui:llez dire à M. Santillana qu'il recevra mardi soir une lettre que
M. Rubattino adresse à l'éditeur du Times, en réponse à celle des solicitors de la compagnie, que ce journal vient de publier. M. Rubattino reproduisant en bas de sa lettre le texte de celle que M. Hodges lui a écrite le 12 mars dernier et contenant l'engagement forme! de la compagnie, M. Santillana devrait, pour gagner du temps, préparer la copie de cette pièce dont il a emporté l'originai avec les autres à Londres.
(l) Cfr. n. 40.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)
R. CONFIDENZIALE 436/581. Londra, 15 maggio 1880 (per. il 20).
A conferma del mio telegramma del 12 corrente n. 465 (2), ho l'onore d'informare l'E. V . che, giovedì ultimo, io ebbi col conte Granville un breve colloquio intorno all'affare d'Assab. Non mi sembrò ancora molto informato della questione, ed io procurai di metterlo succintamente in conoscenza delle diverse fasi dello stabilimento italiano d'Assab, dalla sua origine fino agli ultimi incidenti che diedero luogo a scambi d'osservazioni tra codesto Ministero e l'Ambasciatore d'Inghilterra, sir A. Paget. Pregai poscia il nobile Lord di porgere qualche attenzione al promemoria che gli consegnai in proposito *e del quale trasmetto qui unita una copia aH'E. V.* (3).
Egli senza darmi alcuna risposta esplicita, mi promise di esaminare l'anzidetto documento colla massima cura, e mi parve scorgere nelle di lui parole un sentimento di benevole disposizioni * poco comune negli inglesi quando si viene a toccare qualche argomento di stabilimenti marittimi i quali destano ognora, più o meno, le loro. prevenzioni*..
L'E. V. potrà scorgere che il promemoria di cui si tratta venne compilato in base ai dispacci ministeriali del 10, del 21 aprile scorso (4) e del 4 maggio corrente (5) nn. 835, 839 e 852 di questa serie, e dei documenti annessi. Nella parte storica aggiunsi alcuni fatti nei quali ebbi qualche parte, affine di dimostrare che l'Italia pensava ad uno stabilimento sulle coste del Mar Rosso, in vista dell'apertura del canale di Suez, assai prima che, in Inghilterra, si avesse piena fiducia in quella impresa.
Accennai semplicemente di volo che l'Inghilterra aveva, non ha guad, a nostra insaputa, esteso sopra Assab la giurisdizione del suo console a Gedda, ma credei ad un tempo necessario di protestare contro il recente procedere del Governo d'Egitto, che, mentre reclama il diritto di sovranità sopra Assab, crea la carica di governatore della costa occidentale del Mar Rosso, come se tale diritto fosse incontestabile.
Rilevai con insistenza l'opinione più volte emessa dagli agenti inglesi, ed accolta dal Governo stesso della Regina, cioè che la sovranità della Porta, e meno ancora quella dell'Egitto, non si era mai effettivamente estesa, in passato, al di là dell'isola di Massaua.
Non era il caso di fare alcuna dichiarazione comminatoria; ma nel promemoria io mi sono anzi rivolto ai sentimenti di lealtà del conte Granville, affinché la questione sia equamente ponderata, riservando però in pari tempo i nostri diritti e la nostra libertà d'azione. L'ho pregato inoltre perché si valga della sua influenza sul Governo egiziano per indurlo a prescindere intanto
8 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
dal rinnovare le pretese di una sovranità che non ha mai potuto esercitare di fatto, e che non è mai stata riconosciuta neppure dal Governo inglese ed infine ho espresso la speranza che il nobile Lord concorrerà a far cessare opposizioni che contrastano colla buona armonia che desideriamo di mantenere con tutte le potenze, e sono di ostacolo allo svolgimento del nostro stabilimento d'Assab, che, in fine dei conti, sarà utile non solo per l'Italia, ma ugualmente per tutte le nazioni (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AD ATENE, DE FORESTA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 277. Roma, 16 maggio 1880, ore 17.
(Per tutti) V o ici résumé de la réponse de la Sublime Porte à la note collective du 3 mai: «La Sublime Porte dit que si les Puissances n'ont pas été satisfaites des premières explications, c'est parce que les faits qui ont accompagné l'évacuation ont été altérés à leurs yeux, et propose que préalablement à toute décision, on fasse sur les lieux une enquéte, dont elle laisse aux Puissances le soin de déterminer la forme et les conditions. Après cette enquéte, la Sublime Porte avisera, après délibération avec les Puissances, aux mesures propres à aplanir les difficultés actuelles sans donner lieu à des nouveaux conflits et à une nouvelle effusion de sang » (2).
(Per le cinque ambasciate) Je désirerais connaitre le plus tòt possible l'accueil que la réponse ottomane va t rom er auprès du Cabinet de... (3).
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA
D. 535. Roma, 16 maggio 1880.
Facendo seguito al mio dispaccio di ieri n. 534 (4) mi pregio d'informare l'E. V. che, come mi ha riferito questo Ambasciatore di Russia, il Governo russo ha accettato la proposta inglese d'indirizzare, d'accordo cogli altri Gabinetti, una nota identica e simultanea alla Porta per l'esecuzione immediata
t. -558 pari data.del trattato di Berlino, insistendo specialmente sull'urgenza di definire la vertenza relativa al Montenegro. Il Barone d'Uxkull ha inoltre soggiunto che il Gabinetto di Pietroburgo ha chiesto se il Gabinetto di S. Giacomo non credeva necessario di comunicare alle Potenze iiJ. progetto della nota in discorso affine di intendersi di comune accordo sui termini in cui essa dovrebbe essere concepita. Secondo il giudizio del Governo russo, le Potenze dovrebbero pure stabilire fra loro preventivamente in che modo esse avranno ad esercitare la loro ulteriore azione, laddove la Sublime Porta non volesse o non potesse soddisfare alla domanda collettiva dei varii Gabinetti.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 626. Parigi, 16 maggio 1880 (per. il 27).
Mi pervenne regolarmente il pregiato dispaccio n. 682 de'l 9 maggio (1), relativo alla opposizione che la nostra domanda intesa ad ottenere l'assenso del Bey allo stabilimento di una diretta comunicazione telegrafica tra la Sicilia e la Reggenza di Tunisi ha suscitata da parte del rappresentante francese.
Mi recai quindi al Ministero ave nell'assenza del signor Freycinet trovai il signor de Courcel, ed esposi i fatti; ma egli finse di non essere al corrente della cosa, di non ben capire di che si trattasse, di averne vagamente sentito a parlare dal suo collega alla Direzione commerciale e dal signor Cochery etc.
Onde meglio farmi comprendere pregai i'l Barone di leggere la memoria che la E. V. mi trasmetteva. Giunto alla parola « l'entrée en franchise de droit du matériel », «Vedete, mi disse, che si tratta di più che del diritto appartenente alla Reggenza di mettersi in comunicazione telegrafica con altri Stati! Questa facoltà la riconosciamo alla Tunisia come a tutti i paesi del mondo, ma nessuno Stato indipendente può permettere l'impianto di ufficj stranieri sul suo territorio. L'esercizio francese degli uffizj telegrafici della Reggenza è provvisoriamente affidato all'Amministrazione francese. Immaginate dunque che l'Italia avesse per motivi finanziarj ceduto l'esercizio dei suoi telegrafi ad una Società, questa certo si opporrebbe a che altri intraprenditori le facciano concorrenza ecc. ecc.».
Io sostenni risolutamente che il diritto del Bey di aderire alla nostra domanda non può essere impugnato e rammentai la presentazione che fece il Governo tunisino nel 1864 d'un progetto di Convenzione telegrafica analoga a quella che ora presentiamo.
Osservai pure che quei telegrafi non sono francesi ma tunisini che la cessione dell'esercizio non si applicava ai cavi da stabilirsi nell'avvenire ecc.
Il signor de Courcel sostiene invece che durante l'esercizio ferroviario tutti telegrafi presenti e futuri sono essenzialmente ed esclusivamente franco-tunisini.
Sarebbe veramente superfluo di ripetere qui le vane obbiezioni che m'oppose il Direttore politico. Io ebbi cura di basare il mio linguaggio sul dispaccio dell'E. V. e sulle riflessioni che fa il signor MACCIÒ nella sua corrispondenza.
Gli dissi inoltre quanto ci duole di dover constatare la frequente opposizione che ci fa il rappresentante francese a Tunisi, e rammentando quanto mi aveva detto il signor de Freycinet « qu'il y avait place pour l'Italie et la France dans la Méditerranée » mi meravigliai di vedere ora invece che si pretende contrastare perfino il posto per un filo italiano. Dissi che se la stampa s'impadronisse di quel soggetto, ciò ecciterebbe gli animi in Italia in. senso antifrancese.
Ma non ottenni dal mio interiocutore neppure una parola che mi permettesse di sperare un esito favorevole della discussione. Capii solo che se si trattasse di riunire l'Italia alla Tunisia mediante un cavo che andrebbe a far capo all'ufficio francese già stabilito, il signor Roustan riceverebbe istruzioni di cessare l'opposizione ai nostri progetti ma in quel caso il Gabinetto francese pretenderebbe perfino di averci fatta una concessione col rinunciare al suo progetto di ristabilire il cavo tra Biserta e Marsala!
Ora siccome nella sovr'accennata memoria l'E. V. risolutamente dichiara che l'Italia intende profittare della riserva espressa all'articolo IX della Convenzione del 19 aprile 1861, e nel relativo dispaccio osserva che la trattazione ufficiale della vertenza continuerà col Governo tunisino, io, temendo che il prolungare la mia insistenza provocasse una formale dichiarazione diametralmente contraria ai nostri intendimenti, posi termine alla discussione e dissi al signor de Courcel che, ad onta delle sue obbiezioni che una più matura riflessione forse distruggerebbe, lo pregavo di rimettere la memoria a titolo confidenziale nelle mani del signor de Freycinet. Espressi altresì la speranza che, rispettando le nostre ragioni, il Ministro darebbe al signor Roustan istruzioni favorevoli alla soddisfacente conclusione del presente affare.
Nel confermare il mio telegramma d'oggi (l) ...
(l) Cfr. n. 28.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 564. Parigi, 17 maggio 1880, ore 15,45 (per. ore 17,25).
La proposition turque d'enquéte (2) sera à peine prise au sérieux. On la considère camme un moyen dilatoire. Le Cabinet français ne prendra aucune initiative et s'empressera d'autant moins d'y répondre que la question du Monténégro sera traitée dans la note identique proposée par l'Angleterre.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 563. Berlino, 17 maggio 1880, ore 17,50 (per. ore 18,25).
Peu importe au Cabinet de Berlin que la note identique et simultanée proposée par l'Angleterre soit concertée entre les Gouvernements ou entre leurs représentants à Constantinople. Il se ralliera à l'avis qui prévaudra chez les Puissances. Le résumé de la réponse turque à la note collective pour le Monténégro a été communiqué ici hier. On ne saurait la prendre au sérieux. Le remplaçant du prince Hohenlohe, absent pour quelques jours, n'a pas encore pris les ordres du prince de Bismarck, mais il laisse entendre qu'on pourrait la considérer comme non avenue, puisque les Puissances sont en train de se concerter sur une démarche à faire en commun auprès de la Sublime Porte, en suite de l'invitation du Cabinet anglais.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 562. Pietroburgo, 17 maggio 1880, ore 18,50 (per. ore 23,50).
Interrogé sur l'accueil fait par le Gouvernement russe à la réponse de la Sublime Porte à la note du trois mai, M. de Giers m'a fait savoir que cette réponse ne lui parait guère satisfaisante.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AD ATENE, DE FORESTA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 280. Roma, 17 maggio 1880, ore 19.
L'ambassad~r d'Angleterre m'a remis mémoire proposant de soumettre à la Sublime Porte à l'égard des frontières grecques dans la note simultanée et identique suggerée par le Gouvernement de la Reine une proposition alternative, à savoir que dans le cas où le Gouvernement ottoman ne consentirait pas à la réunion sur son territoire d'une commission de délimitation, ou ne
serait pas en mesure d'en garantir la sécurité, on réunisse à Paris ou à Berlin avant la fin de juin, une conférence, pour examiner et décider à la majorité la ligne à adopter pour la rectification de la frontière. Le Gouvernement britannique nous demande si nous consentons à comprendre cette proposition alternative dans la demande collective qu'il a proposée. Je me suis réservé de répondre à la communication de sir A. Paget.
(Per Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo) Je prie V. E. de me dire le plus tot possible le sentiment du Cabinet auprès duquel elle est accréditée (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
T. 281. Roma, 17 maggio 1880, ore 23,30.
Il est assez singulier qu'on ignare à Paris l'opposition que M. Roustan a faite à notre démarche concernant le té!égraphe (2). C'est le Bey lui méme qui a fait connaitre cette opposition à M. MACCIÒ après que celui-ci avait déjà été informé que notre demande était admise et qu'il restait seulement à décider sur l'introduction du matériel en franchise douanière. La convention que M. MACCIÒ a présentée au Gouvernement du Bey et que ce dernier était, je le répète, tout prét à accepter, porte, en effet, que notre fil télégraphique sera prolongé jusqu'à Tunis et qu'un bureau italien sera établi dans la capitale pour ce service spécial. Mais du moment où le Bey ne fait pas de difficultés, nous ne voyons pas pourquoi ni comment celles-ci pourraient étre soulevées par une tierce puissance, par la France surtout qui exploite à Tunis, à titre provisoire il est vrai, le réseau télégraphique tout entier. Entre la France et nous la question est bien simple. Y a-t-il, dans les engagements existants entre la Tunisie et la France, une clause quelconque autorisant celle-ci à s'opposer à notre demande? Notre mémoire prouve que non. Nous ne saurions donc admettre que le Gouvernement français, dont les sentiments amicaux à notre égard nous sont connus, veuille persister dans une attitude que rien ne peut justifier. Je vous prie de faire en ce sens les plus pressantes démarches mercredi prochain auprès de M. de Freycinet. Mais si ce dernier ne faisait pas mine de se rendre à nos observations, je vous prie de ne pas pousser les choses jusqu'à une conclusion, car je me propose de faire ancore jouer d'autres influences officieuses auprès du Cabinet français. J'aurai prochainement à vous écrire sur le projet français d'établir entre Biserte et Marsala un nouveau cable au lieu de celui qui a dù étre abandonné depuis plusieurs années.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO (l)
D. 339. Roma, 17 maggio 1880.
Re,cevant, par votre télégramme du 25 avril dernier (2), l'avis que, sous la date du meme jour, une note venait de vous etre adressée par le ministre des affaires étrangères de Son Altesse au sujet de l'affaire d'Assab, je me suis empressé de vous répondre que notre intention était de prendre le contenu de cette pièce dans la plus sérieuse considération (3). Rien n'est, en effet, plus loin de notre pensée que de nous départir, en cette conjoncture, de cet esprit amicai et de haute équité qui a toujours présidé à nos rapports avec le viceroyaume.
La note égyptienne du 25 avril est maintenant sous mes yeux, ainsl que ·le rapport, en date du 26 (4), par lequel vous avez bien voulu m'en accompagner l'envoi. S. E. Moustapha Fehmi pacha, je dois franchement le déclarer, ne me parait pas avoir rappelé avec une parfaite exactitude les précédents de la question.
D'après la teneur de sa note, les faits se seraient ainsi passés:
La compagnie Rubattino aurait acheté, en 1870, un terrain, dans la baie d'Assab, à quelques nomades n'y ayant aucun droit de propriété quelconque. Le Gouvernement égyptien aurait, à son tour, notifié au Gouvernement italien la nullité de cette cession. Le Gouvernement italien se serait, enfin, borné à formuler des réserves en prévision de I'installation, à Assab, d'une station commerciale.
Ce n'est pas ainsi, vous le savez, M. l'agent et consul général, que la question s'est posée, en 1870-71, entre les deux Gouvernements (5).
M. Rubattino a operé, il est vrai, pour son propre compte, soit en 1870, soit encore tout dernièrement, les acquisitions territoriales formant l'établissement actuel d'Assab. Mais le Gouvernement égyptien, qui affirme aujourd'hui, camme il l'a affirmé en 1870, que les vendeurs n'étaient que des pecheurs nomades, n'ayant, sur la cote, ni sur les iles de la baie d'Assab, aucun droit de souveraineté, ni meme aucun droit de simple propriété, n'a jamais été en mesure d'alléguer une preuve quelconque à l'appui de son affirmation. Les agents de
M. Rubattino, les officiers de la marine royale qui ont visité ces parages, des voyageurs ayant une renommée européenne, MM. le marquis Doria et Beccari entre autres, ont été, au contraire, dans le cas de constater, de leurs propres yeux, que ces prétendus pecheurs nomades sont des chefs indigènes, prenant le titre de sultans, dont personne n'a jamais contesté l'autorité, et qui n'ont jamais fait le moindre acte laissant supposer qu'ils relèvent du Gouvernement égyptien ou de la Sublime Porte. Ce ne sont, dane, pas des réserves en vue d'un projet de station commerciale que le Gouvernement du Roi a énoncées en 1870.
(-4) Non pubblicato nel vol. XII serie II.Nos réserves, formulées dans la note du 26 juin 1870, concernaient les dommages effectifs qui auraient pu résulter, pour,la société Rubattino, d es faits de violence commis par l'équipage du "Kartum ". Mais mon prédécesseur, M. Visconti Venosta, a eu soin d'ajouter, dans sa note, qu'il n'entendait point, en se préoccupant avant tout du désagréable incident qui venait de se produire, porter préjudice aux questions concernant les droits de souveraineté et de propriété invoqués par l'Egypte.
La question est restée en suspens après la note italienne du 26 juin 1870,
M. Rubattino n'ayant pas cru de son intéret de donner une suite immédiate aux projets se rattachant, pour lui, à I'achat de la baie d'Assab. Mais elle n'a pas subì, par le seul fait du temps qui s'est écoulé depuis cette époque, une modification quelconque.
Ainsi que j'ai eu l'occasion de le dire, il y a quelques semaines, dans notre Chambre des députés, la question se présente encore, en droit, avec la plus grande clarté; et c'est précisément pour cela qu'il nous convient d'apporter, dans l'examen que nous sommes tout prets à en faire de concert avec le Gouvernement égyptien, une entière franchise.
Les pièces que je vous ai successivement fournies, l'aide-mémoire, notamment, que je vous ai transmis par une dépeche du 23 avril dernier (1), et dont je joins ici une autre copie, afin que vous puissiez la communiquer au Gouvernement égyptien, établissent, d'après nous, d'une manière irrécusable, que, ni la SubUme Porte, ni l'Egyrpte n'ont jamais exercé, au moins depuis plusieurs siècles, des droits de propriété ou de souveraineté quelconques sur le territoire dont il s'agit. Les fìrmans de 1866 et de 1873, aìnsi qu'il est démontré dans l'aide -mémoire, n'ont rien à faire avec la question actuelle; car ce que nous n'admettons point, ce n'est pas l'efficacité de l'investiture, que le Khédive a reçue, du caimacamat de Massawah, mais tout simplement l'extension arbitraire aux limites de ce ·caimacamat. En un mot, nous devons, jusqu'à preuve du contraire penser que les sultans indigènes, avec lesquels M. Rubattino a nègocié, avaient, sur la còte et les iles d'Assab, non pas seulement des droits de propriété, mais encore des droits de souveraineté. Tout le reste n'est qu'une conséquence juridique des événements. M. Rubattino est devenu, par le fait de l'achat, le propriétaire du territoire. De son còté, le Gouvernement italien est venu se trouver, à l'égard d'Assab, dans une situation qui est réglée, elle aussi, par les principes memes du droit des gens. De cette situation spéciale, nous l'affirmons d'une manière péremptoire, nous ne nous prévaudrons jamais, en ce qui concerne l'oeuvre gouvernementale, qu'en vue de desseìns d'un caractère purement commerciai et scientifique; je n'ai, à cet égard, rien à retrancher aux déclarations de 1870. Mais elle nous crée, envers nous mémes, et envers la représentation nationale, Ies obligations inhérentes à tout exercice de souveraineté, et que nous ne saurions enfreindre sans encourir la plus grave des responsabilités.
La question étant ainsi posée dans ses véritables termes, nous n'avons nullement la prétention de la considérer comme étant définitivement résolue par le seui fait de notre conviction. Nous reconnaissons, au contraire, qu'il y a lieu,
pour le Gouvernement égyptien, de la considérer comme n'étant pas encore préjugés en droit, dans un sens ni dans l'autre. Nous renouvelons mème, au Gouvernement de Son Altesse, la prière de vouloir bien nous soumettre (ce qui n'a pas été fait jusqu'ici) toute pièce de nature à fournir une base juridique à ses prétentions. Mais ce que nous demandons, ce que nous nous croyons fondés à demander, c'est que, notre point de vue étant bien entendu formellement réservé, on s'abstienne de compliquer la situation de droit par des actes qui troubleraient le statu qua actuel de possession. Un centre de civilisation et d'activité s'étant désormais formé à Assab, le Gouvernement du Roi pourra ainsi s'acquitter, sans préjudice de la question de droit, de la tàche de protection qui lui incombe, et qui ne cesserait pas de lui incomber, vis-à-vis de ses nationaux intéressés dans l'entre:prise d'Assab, dans le cas mème où l'Egypte réussirait à établir la légitimité de ses réclamations.
Je vous prie, M. l'agent et consul général, de vouloir bien donner lecture de cette dépeche à S. E. M. le ministre des affaires étrangères, et lui en laisser une copie s'il le désire (l).
(l) Non pubblicato nel vol. XII serle II.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO (2)
D. 340. Roma, 17 maggio 1880.
Coll'altro dispaccio in data d'oggi (3) rispondo, in termini officiali, alla nota che, circa l'affare di Assab, Le fu diretta il 25 aprile scorso da codesto signor ministro degli affari esteri, e che la S. V. mi trasmise col rrapporto del dì successivo (4). Nulla ho da aggiungere, rispetto alla sostanza della questione, a ciò che in quel mio dispaccio già si contiene, e che Ella ha istruzione di recare testualmente a notizia di codesto Governo. Però, riferendomi alle note che Ella scambiò da ultimo con codesto signor ministro degli affari esteri, e di cui ébbi copia coi rapporti del 30 aprile e del 5 maggio (5), mi preme di ben chiarire il nostro pensiero rispetto al mantenimento dello statu qua di fatto nella baia di Assab.
È cosa incontrastabile che ad Assab, dove nulla esisteva che accennasse a convivenza socia'le o ad attività economica, è sorto ora un centro civile, che potrà acquistare uno sviluppo sempre maggiore. Ciò che a noi preme soprattutto è che mentre la controversia diplomatica si viene dibattendo tra il R. Governo e il Governo vicereale nelle forme consuete tra Potenze amiche, nulla sopravvenga che possa turbare la condizione attuale delle cose.
Qusto era l'obbiettivo dell'avvertenza che, per istruzione del R. Governo, Ella presentò a codesto signor Ministro degli affari esteri con la nota del 29
aprile. S. E. Mustafà Fehmi, rispondendo con la nota del 4 maggio, dichiara che il Governo vice-reale si vuole riservare piena libertà d'azione circa l'oppor tunità delle misure atte alla salvaguardia dei suoi diritti. Non vorremo certo oppugnare tale dichiarazione, che non è punto in contrasto con l'amichevole osservazione da lei enunciata in nostro nome. E neppure è il caso che, su questo terreno, Ella continui una discussione che sarebbe senza pratica utilità. Ma, presentandosi l'opportunità, Ella vorrà esprimere a S. A. il Khedive e ai suoi ministri la nostra fiducia che codesto Governo non vorrà fare, della libertà di · azione che intende riservarsi, tale uso che non sia conforme alle buone relazioni esistenti tra i due paesi, o che possa creare, con grave responsabilità sua, spia
cevoli complicazioni.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 570. Cettigne, 18 maggio 1880, ore 14,50 (per. ore 19,45).
Prince Nicolas de Monténégro croit que la proposition faite par la Sublime Porte en réponse à 'la note trois du courant est: 1°) inutile, parce que la non exécution du mémorandum étant incontestable, il n'y a pas avantage pratique à examiner les faits passés et si la faute appartient aux autorités locales ou bien au Gouvernement ottoman. 2°) Elle est dangereuse, parce qu'elle n'est qu'un moyen dilatoire pour la Turquie, afin de compléter la résistance en Albanie. Elle a pour but d'épuiser le Monténégro, faire constater par l'Europe la soi-disant impossibilité de la Porte à exécuter le mémorandum, le supprimer avec le concours européen, comme elle fit pour la dispositlon du traité de Berlin concernant Goussinjé; enfin rompre l'accord européen, provoquer d'éternelles dissensions et se libérer de sa responsabilité. En transmettant ces appréhensions de Son Altesse, les agents diplomatiques de Russie, de France et moi pensons que si les Puissances acceptent la réponse dilatoire et l'enquète, elles pourraient en conjurer les dangers en nommant une commission non seulement pour faire l'enquète proposée par la Porte, mais pour trottver les moyens de mettre fin à la situation actuelle des choses en Albanie et faire exécuter la convention de Constantinople.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 571. Vienna, 18 maggio 1880, ore 17,12 (per. ore 21).
Haymerle n'a pas encore répondu à la proposition du Cabinet de Londres, mais en demandant l'avis de celui de Berlin il a exprimé l'opinion de l'accepter. Il m'a ajouté que dans le cas que la conférence devait se réunir, le choix des Puissances serait Berlin. Parlant aujourd'hui à l'ambassadeur de Turquie de la réponse de la Porte, il lui a dit lui trouver caractère dilatoire; que cependant on pourrait peut etre l'étudier si la Sublime Porte s'engageait pendant l'enquete à empecher communication des insurgés avec autres populations de l'Albanie. Il m'a dit que l'avis semblait préva'loir d'introduire dans la note proposée par le Cabinet de Londres une réponse à la dernière note turque.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 569. Berlino, 18 maggio 1880, ore 17,59 (per. ore 18,55).
Ambassadeur d'Angleterre s'est exprimé ici verbalement sur proposition alternative à soumettre à la Porte à l'égard de la frontière grecque (1). Il lui a été répondu que si l'entente s'Hablit entre les Puissances et qu'elles expriment ici le désir forme! que Berlin soit éventuellement désigné camme siège de la conférence, le Cabinet impérial ne soulèvera pas d'objections et il se réserverait, le cas échéant, d'adresser lui-meme les lettres d'invitation. C'est ce que je viens d'apprendre au ministère des affaires etrangères. Il me revient indirectement que le Gouvernrcnent français aurait cherché à écarter le choix de Paris pour réunion de la conférence.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 574/467. Londra, 18 maggio 1880, ore 22,30 (per. ore 1 del 19).
Granville m'a dit aujourd'hui avoir reçu la réponse de la Porte à la note collective du 3 mai. Il la considère camme un des moyens dilatoires habituels de ce Gouvernement. Il n'en a pas parlé à ses collègues, mais il semble peu disposé à a·ccepter cette note. Le noble lord m'a dit encore que M. de Freycinet avait adhéré à la proposition anglaise d'une conférence des ambassadeurs à Berlin ou à Paris, pour déterminer définitivement la frontière greco-turque.
M. de Freycinet était méme de cet avis, qu'il était inutile d'inviter auparavant de nouveau la Porte à prendre une décision et que le mieux serait de passer outre; mais Granville pense que ce serait un manque de procédé. J'ai demandé à ce dernier comment une fois la frontière tracée sur le papier, on l'aurait ensuite tracée et maintenue sur le terrain. Il me répondit que c'était une autre
question à résoudre. J'ai vu également au Foreign Office M. Say qui allait partir pour Paris et lui fis la mème question qu'à Granville. Il me répondit que la France était bien décidée à ne pas bruler une amorce pour faire donner à la Grèce la frontière qui aurait été désignée. C'était à celle-ci de la prendre et de la garder en montrant au besoin qu'elle savait se servir de ses armes.
(l) Cfr. n. 60.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
D. 690. Roma, 18 maggio 1880.
,
Già si contiene, nel mio carteggio telegrafico, un cenno del progetto dell'amministrazione francese di ristabilire il cavo telegrafico che in addietro esisteva tra Marsala e Biserta, e venne, parecchi anni or sono, abbandonato. Questo progetto ha, come apparisce dal rapporto del R. Agente a Tunisi che le comunicai con dispaccio del 9 maggio corrente (l), una visibile connessione con gli ostacoli che si vogliono suscitare contro la domanda nostra, testé presentata al Bey, per lo stabilimento di una comunicazione telegrafica diretta fra la Sicilia e la Tunisia.
Mentre le confermo circa questo soggetto le istruzioni che ieri sera le impartii col telegrafo (2), le comunico oggi, per sua notizia quattro documenti relativi al progetto francese; cioè:
l) Una lettera diretta dal Ministero francese dei telegrafi e delle poste alla nostra direzione generale dei telegrafi in data 8 maggio 1880;
Il) Una lettera della H. Direzione generale dei telegrafi in data 2 novembre 1864, da cui apparisce l'indole dell'accordo intervenuto tra la Francia e l'Italia circa il cordone Biserta-Marsala;
Il!) Una nota da me scritta oggi stesso, al R.. Ministero dei Lavori Pubblici su questo argomento; IV) Un dispaccio, pure in data d'oggi, diretto al R. Agente e Console Generale in Tunisi ( 3) .
Noi opiniamo, in sostanza, che, trattandosi di riparare non già un cordone esistente, ma di stabiÌirne un nuovo, la domanda deve esserci fatta in via diplomatica, e che, rispetto a questa domanda, non potrebbe eventualmente essere senza influenza il fatto che, già da più mesi, abbiamo stretto accordi preliminari con una compagnia costruttrice, e iniziato pratiche presso il Governo del Bey per lo stabilimento di un nostro filo telegrafico fra la Sicilia e la Tunisia.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
D. 79. Roma, 18 maggio 1880.
Dalla corrispondenza ufficiale che ebbi colla S. V. intorno al progettato cavo sottomarino fra la S~cilia e la Tunisia, è lecito di desumere come, da parte del Governo francese, in più modi si facevano pratiche presso il Governo del Bey, allo scopo di attraversare questo nostro progetto e di renderlo ineseguibile.
Una noLa, che qui in copla Le accludo (1), del Ministero delle Poste e dei Telegrafi della Repubblica, verrebbe ora ad avvalorare le informazioni di lei. In questa nota:, come la S. V. potrà rilevare, si annuncia l'intenzione del Governo Francese di ristabilire la sua linea telegrafica, interrotta da più anni fra Biserta e Marsala e si domanda a ciò il nostro pecuniario concorso.
Benché la cosa sia presentata sotto l'aspetto di una semplice riparazione di un cordone già posto nel 1865, è evidente che qui si tratta invece di una nuova e totale costruzione di linea, poiché il detto cordone, interrotto e raggiustato più volte, venne dopo un ultimo tentativo di riparazione completamente abbandonato già da parecchi anni. Così essendo, cade da sé ogni fondamento a favore dell'amministrazione francese per pretendere il nostro consenso, anzi il nostro concorso, al ristabilimento della vecchia linea, come forse nel caso di una semplice riparazione si sarebbe potuto domandare. Le gioverà di consultare a questo riguardo la nota qui pure acclusa (1) in copia della R. Direzione dei Telegrafi in data 2 novembre 1864.
Per tali considerazioni io ed il mio On. Collega dei Lavori Pubblici abbiamo, d'accordo, incaricato la R. Direzione Generale dei Telegrafi di rispondere alla lettera del Ministero Francese, facendo a questi conoscere che, per poter dare una risposta al riguardo si desidererebbe anzitutto che il medesimo volesse far pervenire al Governo del Re per via diplomatica e nella consueta forma la relativa domanda per l'appoggiamento sul nostro territorio del cavo; che però il Governo italiano in vista appunto della mancanza di una linea telegrafica fra Tunisi e la Sicilia, ha già da più mesi presentato un progetto per la costruzione della stessa al Bardo, firmando in pari tempo un preliminare contratto con una impresa assuntrice dei necessari lavori.
Mentre mi riservo di portare a conoscenza della S. V. ogni ulteriore comunicazione che mi potrà essere fatta sull'argomento, le confermo le istruzioni già impartitele col precedente mio dispaccio di questa serie in data del 9 corrente (2) e La interesso vivamente a volere colla sua prudenza e fermezzà abituale spingere le sue sollecitazioni presso il Governo del Bey allo scopo di ottenere la definitiva conclusione dell'accordo in progetto, così assicurandoci l'intero ed esclusivo esercizio della nuova linea, non solo per la parte sottomarina, ma anche per la terrestre con ufficio italiano a Tunisi, come appunto è previsto nella convenzione a firmarsi.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1276. Vienna, 18 maggio 1880 (per. il 21).
Ragionando ieri incidentalmente delle cose dell'Albania con S.E. il barone Haymerle, credetti opportuno far cenno delle voci poste in giro dai giornali austriaci di macchinazioni italiane in quella regione, e dell'idea, che a quanto, con tendenziosa insistenza, si asserisce, l'Italia accarezzerebbe di farsi dar mandato di occupare con R. Truppe quella provincia turca. Gli dissi toccar quel tasto senza averne incarico di sorta, ma poterlo fare in base alla perfetta conoscenza elle ho del modo di vedere in proposito tanto del R. Governo come di tutti gli uomini politici serii del mio paese. Non mancai così di affermare essere mio assoluto convincimento, che un'idea simile non esiste affatto da noi nelle sfere competenti e mi lusingo di essere riuscito a persuadere entro certi limiti almeno il mio egregio interlocutore. Non omisi poi di aggiungere, che colla stessa franchezza non doveva dissimulargli, che l'opinione pubblica in Italia non avrebbe però accettato che una simile occupazione venisse compiuta dalle armi austriache, che troppo facilmente cederebbero alla tentazione di stabilirsi nelle posizioni in tal maniera acquistate sull'Adriatico in faccia alle nostre coste, e che un tal fatto ove venisse a compiersi, altererebbe inevitabilmente e gravemente le relazioni fra i due Stati. Rlspondendomi sullo stesso tono di amichevole conversazione ch'io aveva dato al mio linguaggio, S. E. dissemi: trovar giusti gli apprezzamenti da me svoltigli anche sulla non convenienza per l'Austria-Ungheria d'intervenire colle armi in Albania, ed intendere benissimo non poter garbare all'Italia un simile fatto, essendo evidentemente contrario ai nostri interessi lo stabilimento in faccia a noi di una grande Potenza. Meglio ancora chiariva poi egli il suo concetto con queste parole; « l'Italia come l'Austria devono volere il mantenimento inalterato dello sta tu quo sulle sponde dell'Adriatico». Parvemi opportuno prendere atto di queste parole dicendo che precisamente ciò è quanto l'Italia desidera.
Sebbene, come dissi, questa conversazione abbia avuto unicamente il carattere d'uno scambio d'idee affatto personale fra il barone Haymerle e me, sembrami però non inutile per le eventuali contingenze dell'avvenire, che l'E. V. ne abbia conoscenza, e che ne rimanga traccia nel mio carteggio con codesto Ministero.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 576. Scutari, 19 maggio 1880, ore 0,55 (per. ore 7,25).
Le comité de la ligue a présenté aujourd'hui aux consulats des grandes puissances une adresse en langue italienne, il proteste au nom de l'Albanie et du principe des nationalités contre la cession des deux districts albanais aux monténégrins, cession qu'on dit fondée sur l'ignorance des sentiments des populations et contraire au traité de Berlin. Il déclare que toute l'Albanie, déterminée à repousser par les armes toute domination étrangère, rejete sur le... (l) toute la résponsabilité du sang qu'on ne pourra pas éviter de répandre sous peu. Il invoque enfin l'intervention des grandes puissances pour empecher le malheur d'une guerre sanglante et injuste. Le méme comité a hier au soir adressé à Gladstone un télégramme de félicitation pour son avènement au pouvoir, et il fait appel à sa protection dans la défense de l'intégrité du territoire albanais. Le consul anglais s'est chargé de transmettre le télégramme en chiffre à sa destination par la poste d'aujourd'hui. Je me suis empressé de transmettre à V. E. des copies des deux documents.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 580. Pietroburgo, 19 maggio 1880, ore 15,05 (per. ore 18).
D'après la réponse qui vient de m'étre donnée par M. de Giers, le Gouvernement russe n'a pas d'objection à l'insertion dans la note de la clause proposée par le Cabine t anglais (2), mais il pense que Berlin ayant été le siège du Congrès, devrait aussi étre celui de la conférence. Le Cabinet de Pétersbourg désirerait, dans cette éventualité que la méme conférence prit aussi en considération la nécessité d'assurer exécution du traité de Berlin pour tous les autres points, où la Sublime Porte ne donnerait pas satisfaction au voeu collectif des Puissances, conformément aux décisions qu'elles auraient prises en commun.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 286. Roma, 19 maggio 1880, ore 19,20.
J'approuve votre projet d'écrire une nouvelle note pour l'affaire du télégraphe (3). Veuillez cependant ne pas oublier que notre demande, n'a en ce qui concerne le parcours terrestre et le bureau à Tunis, d'autre fondement que les rapports amicaux entre les deux Gouvernements et les assurances verbales qu'on nous avait déjà données. Nous ne pourrions pas à l'égard de ces deux points, invoquer un titre strictement légal. Ceci n'empéche pas que notre note ne soit aussi digne et ferme que la situation le comporte.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 287. Roma, 19 maggio 1880, ore 23,55.
Je prie V. E. de déclarer à lord Granville que nous consentons à ce que la proposition alternative que le Cabinet de Londres suggère à l'égard de la question héllénique soit comprise dans la note identique et simultanée qui doit étre présentée à la Sublime Porte (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 289. Roma, 19 maggio 1880, ore 23,55.
Veuillez dire à lord Granville que la réponse ottomane à la note collective du 3 mai ne nous paraissant guére satisfaisante, nous pensons qu'il y a lieu de comprendre l'affaire du Monténégro dans la note identique et simultanée qui d'après la proposition anglaise, acceptée par toutes les Puissances doit étre présentée à la Sublime Porte. Tous les Cabinets pensent d'ailleurs, camme nous, que la réponse ottomane n'est au fond qu'un expédient dilatoire (2).
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 583. Vienna, 20 maggio 1880, ore 13,20 (per. ore 14,10).
Baron de Haymerle me fait savoir: « qu'il vient de télé.graphier à Londres que le Cabinet autrichien accède au désir de Granville que la rédaction de la note identique doit étre laissée aux représentants à Constantinople » (3).
L'AMBASCIATORE DI SPAGNA A PARIGI, DE MOLINS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 586. Parigi, 20 maggio 1880, ore 15,15 (per. ore 18).
'En date d'hier je viens de recevoir la dépéche suivante: «Ouverture de la conférence aujourd'hui. M. Canovas del Castillo plénipotentiaire espagnol élu président. Bureau constitué; pouvoirs présentés. Représentant Maroc annonce intention modifier quelques unes propositions Tanger. Prie rédiger. Signé Greppi» (1).
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 589. Cettigne, 21 maggio 1880, ore 15,10 (per. ore 16,15).
Ayant communiqué au prince Nicolas le télégramme de V. E. du 19 courant (2), So n Altesse remercie et me charge de faire connaitre au Gouvernement du Roi la confiance qu'elle a en lui pour amener prompte solution de la question du Monténégro. A ce sujet, le prince prie le Gouvernement de Sa Majesté d'intercéder auprès des autres Cabinets afin de traiter la question monténégrine séparément et avant tous les autres points du traité qui restent à exécuter, car Son Altesse est convaincue qu'une différente procédure amènera des retards qui ne pourront qu'aggraver davantage la situation en Albanie, épuiser les dernières ressources du Monténégro, et elle pense qu'alors il serait peut-étre mieux tenter le sort des armes, afin de conjurer la ruine de la Principauté (3).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 596/473. Londra, 22 maggio 1880, ore 16,45 (per. ore 19,40).
Hier au soir a eu lieu à la Chambre des Pairs une vive attaque, principalement de Salisbury, soutenu par Beaconsfield contre le ministère à propos
9 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
de la lettre de Gladstone au comte Karoly, mais il leur a été répondu avec succès par lord Kimberley, Granville, Argyll. Il résulterait du discours de ce dernier que la politique de Salisbury tendait à soumettre à l'Autriche toutes ou presque toutes les provinces du Balkan. Celle de Gladstone, au contraire, a pour but de soustraire ces memes provinces à la Russie aussi bien qu'à l'Autriche et de leur donner des institutions libres, régulières et indépendantes. D'après ce qu'a dit Granville, il ne parait pas qu'on doive publier la lettre du comte Karoly qui a donné lieu à celle de Gladstone (l) que ses amis mémes trouvent trop obséquiente, mais qui a eu pourtant pour effet de dissiper du moins ostensiblement les griefs de l'Empereur d'Autriche, en meme temps que par cette mème lettre, il est pris acte de la déclaration faite par Karoly que l'Autriche ne dépasserait en Herzégovine et en Bosnie limites tracées par le traité de Saint Stefano.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 598/475. Londra, 22 maggio 1880, ore 16,45 (per. ore 19,40).
La lettre Rubattino (2) avec son annexe a été publiée dans le Tirnes de ce matin. M. Santillana a reçu la copie des télégrammes et sommation vient d'ètre adressée par nous à la compagnie tunisienne d'avoir à produire à la prochaine audience de la chancellerie toutes les lettres et les télégrammes échangés entre Hodges et la compagnie depuis le 1•r jusqu'au 12 avril, ainsi que le texte du contrat avec les français. L'audience de la chancellerie sera fixée probablement pour mercredi.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 630. Parigi, 22 maggio 1880 (per. il 27).
Ebbi occasione d'incontrare il signor de Courcel, dopo ricevuto il telegramma in data del 18 maggio (3) ove l'E. V. sviluppa nuovamente le ragioni che militano a favore della nostra domanda per ottenere l'assenso del Governo del Bey allo stabilimento d'una diretta comunicazione telegrafica tra la Sicilia e la Reggenza di Tunisi.
Entrando il primo in materia, il Direttore mi disse di aver rimesso il promemoria al Ministro degli Affari Esteri il quale divide pienamente il suo
modo di vedere (ch'ebbi l'onore di riferire nel mio precedente rapporto
n. 626) (1).
In questa seconda nostra conversazione, trovai il signor Courcel più sincero antagonista del nostro desiderio che non lo fosse nella prima, avendomi egli sostenuto che l'interpretazione francese della Convenzione del 1861 si oppone alla nostra domanda; risposi che l'articolo IX invece la giustifica pienamente, che del resto appena se ne presenterebbe l'occasione ne avrei parlato col Ministro stesso, e feci capire che il negoziato essendo ufficialmente intavolato col Bey, non domandavamo un permesso al Governo francese, ma invece l'amichevole favore di cessare la sua opposizione ai nostri desiderj.
Presi quindi la libertà di telegrafare all'E. V. (2) per prevenirLa della mia convinzione che se insistiamo più vivamente ancora arrischiamo di accentuare l'opposizione ufficiale di questo governo in modo da impacciare maggiormente la nostra libertà di azione.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, R. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 5. Sofia, 22 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
Sebbene il Ministro per gli Affari Esteri, Signor Zankoff, abbia negato all'Agente inglese averne conoscenza alcuna, par certo che questo Governo, organizzi attivamente l'agitazione rivoluzionaria e in Macedonia e in Rumelia. Le bande che scorrono quella provincia turca limitrofa non sarebbero se non foriere d'altre maggiori sollevazioni preparate nel Principato. Preti bulgari sarebbero venuti a prendere la parola dal Vescovo metropolitano di Sofia e tornati con gli ordini di mantener vivo il fuoco nazionale, predicare e concertare una imminente riscossa. E in Rumelia le cose sarebbero già così disposte che l'unione di quella con questa parte della Bulgaria avverrebbe istantaneamente (e assieme alla dichiarazione d'indipendenza assoluta) dato che fosse il segnale. Per ora, a dare questo segnale, aspettansi torbidi, non soltanto sperati, ma creduti certi e vicini in Costantinopoli, provocati dallo stato di dissoluzione che vi si dice esistere e dall'odio contro il Sultano.
Anche il signor Lascelles ha potuto raccogliere queste medesime notizie; e mi diceva che sono .confermate in up. rapporto diretto al Foreign Office dall'Ambasciatore della Regina in Costantinopoli; e quel rapporto aggiunge essere il Consolato russo di Salonicco centro maggiore e più attivo delle trame per la Macedonia. Il Principe Alessandro affermava all'agente inglese come la quistione sia tra breve per essere ridotta a sapere s'egli dovrà recarsi a Filippopoli o Aleko Pascià a Sofia.
Se l'opportunità di tanto tentativo vorrà presentarsi o se l'azione non succederà alle preparazioni, egli è nondimeno evidente che questo Governo,
impotente e incapace d'ordinare lo Stato (e il paese è privo di quelle classi dirigenti per censo e per coltura che pur possiede la Rumelia), schiavo d'una camera unica senza concetti e cognizioni, scorgendosi smarrito fra la confusione generale, fallite le sue prove e soverchiato dalla cattiva amministrazione, cerca dalle insuperabili sue difficoltà rifugio e diversione.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 599/476. Londra, 23 maggio 1880, ore 11,50 (per. ore 14,15).
Granville à qui j'ai communiqué le contenu du télégramme de V. E. du 22 courant relatif au prince du Monténégro (1), me répond qu'il est impossible de proposer dans cette affaire de nouvelles démarches de l'Angleterre jusqu'à l'arrivée à Constantinople de M. Goschen qui doit y étre sous peu de jours (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 298. Roma, 23 maggio 1880, ore 15.
L'ambassadeur d'Angleterre vient de me faire parvenir une communication ainsi conçue: «Le Gouvernement français insiste vivement afin qu'en vue du long retard de la Porte à répondre définitivement à la proposition concernant une commission chargée de régler sur les lieux la question de la frontière héllénique, on substitue à cette proposition celle d'une conférence des ambassadeurs à Berlin (3) au lieu de la présenter à la Sublime Porte camme une alternative, et afin que les termes de la note identique destinée à étre présentée au Sultan soient modifiés en cette conformité. Le Gouvernement de la Reine est disposé à donner son adhésion si toutes les autres Puissances en font autant, mais seulement en ce.cas, et par conséquent je suis chargé de vérifier et de référer le plus tòt possible l'opinion du Gouvernement italien à l'égard de la proposition française ~. J'ai répondu à sir A. Paget que nous n'avons, en ce qui nous concerne, aucune difficulté à admettre la proposition qui vient de nous étre faite.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA E A VIENNA, DI ROBILANT, AI MINISTRI A BRUXELLES, DE BARRAL, A LISBONA, OLDOINI, E A MADRID, GREPPI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
T. 299. Roma, 23 maggio 1880, ore 16.
Le Cabinet de Vienne nous Jait savoir que le Saint Père s'adresse aux puissances catholiques afin que celles-ci cherchent à faire sanctionner pour le Maroc par la conférence actuelle de Madrid, le principe de liberté religieuse que l'art. LXII du traité de Berlin a proclamé pour les sujets du Sultain. Nous acceptons avec empressement cette initiative (Per Madrid) et je vous autorise à vous joindre à toute démarche qui serait faite en ce sens dans la conférence.
(Per tutti meno Madrid) Des lnstructions conçues en ce sens vont etre immédiatement expédiées au représentant italien dans la conférence.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 603. Berlino, 24 maggio 1880, ore 17,06 (per. ore 17,50).
Cabinet impérial accepte substitution que la France demande (l) pour autant que !es autres Cabinets consentent également (2).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 612/477. Londra, 25 maggio 1880, ore 15,17 (per. ore 18,15).
Lord Granville auquel j'ai communiqué hier le contenu du télégramme de
V. E. en date du 23 courant (1), relatif à la réunion d'une conférence des ambassadeurs pour régler la question des frontières helléniques, m'a dit que l'adhésion de l'Italie à cette proposition était la première qu'il recevait. En
méme temps qu'il me chargeait de remercier V. E., il a relevé lui-méme l'erreur que le télégramme d'hier a rectifié (1), en indiquant Berlin comme lieu de la réunion de la conférence au lieu de Constantinople.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 613/478. Londra, 25 maggio 1880, ore 15,21 (per. ore 18,20).
Ayant vu hier Granville je lui ai parlé génériquement de l'opportunité de prendre l'occasion de la réunion à Madrid de la conférence marocaine pour régler la qucsti?n de la liberté religieuse camme elle est établie par le traité de Berlin pour l'Empire ottoman, question qui est l'objet du télégramme de
V. E. du 23 courant (2). Lord Granville m'a dit qu'il serait disposé à accéder à cette idée, mais qu'il fallait avant tout régler la question de la protection, objet spécial de la conférence et qu'après la question religieuse pourrait étre introduite.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1279. Vienna, 25 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
L'esser passato da Vienna il signor Goschen per recarsi al suo posto a Costantinopoli allungando così d'assai la sua strada, fu cosa assai gradita qui, com'è naturale, dovendosi scorgere in quel fatto per lo meno apparente dimostrazione del desiderio del Governo britannico di procedere di buon accordo con quello Austro-Ungarico nell'ulteriore svolgimento della questione d'Oriente.
L'Ambasciatore straordinario d'Inghilterra ebbe durante la sua fermata di due giorni in questa capitale, lunghi colloqui col Ministro Imperiale degli Affari Esteri, e fu anche ricevuto in udienza da Sua Maestà.
I giornali essendosi assai occupati del prefato personaggio in questi giorni, credetti non esser indiscreto chiedendo al Barone Haymerle quali fossero le sue impressioni in conseguenza delle conversazioni seco lui avute. S. E. non mostrò difficoltà a dirmi quali fossero in sostanza le idee svoltegli da quell'Alto Agente d'Inghilterra.
Il signor Goschen avrebbe anzitutto dichiarato con molta insistenza, essere fermo volere del suo Governo di procedere in ogni questione in Oriente in pieno e completo accordo con tutte le altre Potenze sulla base del Trattato di Berlino, e di questo completo accordo, essere anzitutto necessario persuadere la Porta in maniera da togliergli ogni dubbio al riguardo.
Disse, l'Inghilterra far questione principalissima dell'eseguimento delle riforme, di cui la Turchia ha assunto l'obbligo e non nascose che al suo Governo ciò sta molto più a cuore che non la conservazione dell'Impero Ottomano. Come base per le riforme, egli avrebbe accennato ad un largo discentramento, senza in verità toccare in proprii termini la questione della creazione di nuove autonomie nelle Provincie Balkaniche, ma però adombrando quell'idea come mezzo onde raggiungere quel risultato disse che l'Inghilterra consiglierebbe alla Porta la riconvocazione del Parlamento che a suo dire non avrebbe fatto cattiva prova nella sua prima riunione.
Della questione finanziaria poi non avrebbe fatto cenno di sorta.
Essendo venuto a parlare in modo più particolareggiato delle riforme a introdursi in Armenia, il Barone Haymerle, a quanto egli stesso mi disse, troncava il discorso osservando che al riguardo di tal speciale questione, il Gabinetto di Vienna non intendeva immischiarsi e desiderava anzi lasciar la mano completamente libera all'Inghilterra, siccome la sola potenza direttamente interessata. Ma il signor Goschen dichiaragli tosto ciò non essere intendimento del suo Governo il cui fermo volere si è che in ogni questione in Oriente e quindi anche in quella dell'Armenia, si mantenga il fascio delle Potenze. Questa così esplicita dichiarazione è, a mio avviso, prova che il Gabinetto di Londra non ammetterebbe a sua volta che per talune altre delle questioni orientali, altre potenze accampassero la pretesa di risolverle indipendentemente dal comune concerto in base a speciali predominanti interessi che ad esse potesaero avere.
Desiderando farmi un'idea quanto più possibile chiara dell'impressione prodotta sull'animo del Barone Haymerle dall'avvenuto scambio d'idee col diplomatico inglese, mi feci a seco lui discutere nelle linee generali le varie questioni ch'Egli dicevami avec seco lui toccato. Il risultato delle indagini in tal maniera da me fatte si fu d'ingenerarmi il convincimento che il Primo Ministro Imperiale non rimase gran che soddisfatto delle sue conversazioni col signor Goschen. Se apparentemente il Gabinetto presieduto dal signor Gladstone mostra il miglior buon volere di procedere in amichevole accordo col Gabinetto di Vienna, chiaro appare però che i due Governi seguono strade che difficilmente si potranno incontrare per riunirsi effettivamente.
Assai spiacevole poi anche riuscì qui, e ciò si vede assai chiaramente, la iniziativa che in ogni questione relativa all'Oriente mostra in oggi voler prendere l'Inghilterra a danno di quella che fino ad ora col più esplicito appoggio della Germania e con quello indiretto, se vuolsi, ma pur effettivo anche del Gabinetto di Lord Beaconsfield, tendeva ad esercitar in modo preponderante l'Austria.
Convien del pari tener conto che se la lettera del signor Gladstone al Conte Karoly (l) poté far sparire la causa di una formale ostilità fra i due Governi e raggiungere lo scopo di mantenere fra di essi regolari relazioni, la cordialità di queste non sarà mai sempre dalle due parti che a fior di labbra. Un vero leale amichevole accordo dell'Austria con un Gabinetto Whig non si è stabilito fin qui, né a parer mio riuscirà a stabilirsi in seguito.
(l) Cfr. n. 37, allegato.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 617/479. Londra, 26 maggio 1880, ore 15,10 (per. ore 20,10).
L'affaire Rubattino a été discutée hier matin à la cour de chancellerie. La ~ompagnie a prétenté une réponse écrite où elle nie tout, et soutient méme qu'elle n'a pas pris l'engagement de ne pas traiter avec d'autres et qu'elle n'a pas fixé son dernier prix à quatre vingt dix mille livres. L'avocat de Rubattino a été antendu ainsi que le plaidoyer de l'avocat de la compagnie. La décision de la Cour sera renvoyée à jeudi prochain. On lira alors copie des télégrammes Hodges. L'impression produite par les agissements de la compagnie a été très-défavorable à cette dernière.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 615. Parigi, 26 maggio 1880, ore 17,40 (per. ore 20,15).
Je viens de parler à M. de Freycinet au sujet de l'affaire de Tunis, mais il a éludé la conversation en disant qu'il en avait écrit récemment à M. de Noailles.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 616. Madrid, 26 maggio 1880, ore 19,20 (per. ore 20,20).
Dans la séance d'aujourd'hui, on a discuté demandes Maroc jusqu'au numéro 10. On a introduit modifications qui, bien que pas très importantes, répondent intéréts européens. Ainsi il a été admis en principe droit d'accréditer agents consulaires dans l'intérieur de l'Empire Maroc. Prochaine séance vingt huit.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2553. Berlino, 26 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
Il conflitto fra Chiesa e Stato, che ebbe principio in Prussia sino dal 1871, fu l'origine di una situazione la quale, mentre divenne assai penosa per queste popo
!azioni cattoliche, non poteva tornar gradita allo stesso Governo. Se infatti le prime per effetto delle leggi di maggio lamentano la vacanza di molte sedi vescovili ed in talune diocesi sono quasi prive di clero, il Governo non poteva a meno di preoccuparsi del malcontento che si andò manifestando e del partito che all'occorrenza possono trarne per interesse politico alcune frazioni del Parlamento e gli avversarii dell'Impero. Era quindi naturale che esso prendesse l'iniziativa, od almeno si prestasse volentieri alle trattative che ebbero luogo con la Santa Sede per riuscire ad un modus vivendi, quale era stato definito in una lettera del Principe Imperiale di Germania: ad un accordo cioè che, senza toccare le quistioni di principio sulle quali non si può o non si vuoi transigere dall'una e dall'altra parte, permettesse nella pratica di seguire una via di conciliazione e di pace. Siffatte trattative rimasero però sempre avvolte in profondo mistero, ed i rapporti che in questi ultimi anni diressi a tal riguardo al R. Governo, non furono se non l'eco di voci poco certe, delle speranze che gli uni fondavano sulla eventualità di una conciliazione tra Io Stato e la Chiesa, e delle inquietudini che ad altri ispirava una simile prospettiva.
La decisione presa ora da questo Governo di regolare la quistione mediante un atto legislativo senza previo accordo con la Santa Sede, le parole con le quali il Ministro del Culto accompagnò la trasmissione del suo progetto di legge al Presidente della Camera, ed il commento che ne fece il giorno stesso la Norddeutsche Allgemeine Zeitung dimostrano chiaramente che i negoziati con la Santa Sede non ebbero alcun risultato e che il Governo non nutre più speranza di poterli riprendere con frutto. Nel mentre infatti il Ministro del Culto dichiarava che il suo disegno di legge aveva lo scopo di recare alle popolazioni cattoliche quel giovamento che principii irreconciliabili facevano disperare di ottenere mediante negoziati, la Norddeutsche Allgemeine Zeitung scriveva che l'iniziativa presa dal Governo era la miglior prova della buona volontà della quale esso era animato di offrire alle popolazioni cattoliche un modus vivendi favorevolissimo per la Chiesa. Lo stesso foglio aggiungeva che se l'offerta era respinta, l'intiera colpa ne ricadrebbe sui capi del partito ultramontano, se invece era accolta verrebbe per ciò stesso riconosciuto il diritto e la forza dello Stato, nel grado cui quest'ultimo pretende. Secondo la N.D.A. Zeitung, la quistione era posta fra il Governo ed i tedeschi cattolici e non fra esso e la Santa Sede.
I giudizi che i fogli più autorevoli dei varii partiti recarono sulla proposta del Ministro del Culto, si possono riassumere in poche parole. I giornali cattolici, pur riconoscendo gli incontestabili vantaggi immediati della nuova legge, stimano doversi essa respingere, siccome quella che è fondata unicamente sulla onnipotenza dello Stato e che non tien conto dei diritti della Santa Sede. I progressisti la respingono del pari, perché non hanno fiducia bastante nel Governo per accordargli un potere discrezionale così largo in materia di tanta importanza: aderirebbero al desiderio del Governo se il portafoglio del Culto, invece di essere nelle mani del signor di Puttkamer, fosse tuttora affidato al Dr. Falk. I nazionali-liberali sono oppressi da grave scrupolo costituzionale: non credono che il potere legislativo possa abdicare in tal modo, lasciando all'arbitrio del Governo l'esecuzione di una legge di tal fatta. Una parte di essi
si piegherà tuttavia, come i conservatori, alle ragioni di interesse politico esposte dal Governo. Si crede che quest'ultimo, a meno di incidenti i quali sieno tali da mutare lo stato delle cose, potrà contare sulla maggioranza della Camera.
Gli incidenti sembrano tuttavia esistere, ed assumere anzi una certa gravità.
Il primo di essi è anteriore alla presentazione della legge, ma merita di essere notato perché altre manifestazioni vennero a dargli attualmente maggiore importanza. Esso consiste nelle decisioni che furono votate il 13 corrente in Dortmund da una assemblea di tremila cattolici della Germania. Quell'assemblea, in previsione delle proposte che il Governo stava per fare alla Camera, dichiarò fra le altre cose di ravvisare in un potere discrezionale che si volesse concedere al Governo una approvazione delle Leggi di maggio, una concessione irreparabile all'assolutismo, un annientamento dei diritti che Dio diede alla Chiesa, una restrizione della libertà dei cittadini cattolici, e protestò che si sottometterebbe alle decisioni che la Santa Sede fosse eventualmente per prendere allo scopo di ristabilire l'accordo fra l'Autorità religiosa e l'Autorità civile della Prussia. La stessa assemblea trasmise al Cardinal Nina un telegramma nel quale esprimeva la sua devozione alla Santa Sede.
Il Santo Padre poi, se sono bene informato, avrebbe per mezzo di Monsignor Jacobini fatto esprimere al Principe di Bismarck il desiderio che venisse ritirata la legge proposta alla Camera Prussiana; ma ne avrebbe avuto in risposta la dichiarazione che questo Governo non poteva più rinunziare alla sua decisione, dopo di aver constatato che la Santa Sede non era disposta da parte sua a consentire veruna base che valesse a fondare un accordo pratico con lo Stato.
Ora poi è sopravvenuto un fatto assai più grave, qualora la notizia telegrafica pubblicata ierl'altro dalla Kolnische Zeitung sia conforme al vero. Il Santo Padre avrebbe djchJ[<ratJ di ritirare la lettera diretta in ultimo all'Arcivescovo di Colonia, Monsignor Melchers, nella quale Sua Santità autorizzava h notificazione a questo Governo delle nomine che si farebbero per cura d'anime ed altre funzioni ecclesiastiche. Il contegno di alcuni fogli cattolici induce a credere che in ogni caso qualche decisione di tal genere sia stata realmente presa.
A suo tempo ebbi a riferire a V. E. quanta importanza si diede qui alla lettera diretta a Monsignor Melchers, e come essa fu interpretata quale sintomo di disposizioni concilianti da parte di Leone XIII. La notizia recata dalla Kolnischc Zeitung produsse pertanto vivissima impressione, e tale da far cred~re ad alcuni che il Principe di Bismarck ritirerebbe senz'altro il disegno di legge presentato alla Camera, ritenendolo ormai senza scopo pratico.
La discussione di tal legge incomincierà probabilmente nella seduta del 28 corrente, ed avrò cura di riferirne l'esito. Da quanto esposi sin qui, sembra però che il conflitto politico-ecclesiastico, piuttosto di calmarsi sia presso a divenire più acerbo (l).
(l) Cfr. il seguente brano del r. confidenziale 1277 di Robilant del 22 maggio: «Il progetto di legge testé presentato dal Cancelliere Germanico al Parlamento prussiano onde far cessare il cosidetto «Kulturkampf » senza però ritirare le Leggi di maggio, è argomento
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 2554. Berlino, 26 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
Dans son dernier discours au Reichstag, le Prince de Bismarck donnait
un aperçu très net des embarras intérieurs de l'Allemagne. Il les a m~me
exagérés à dessein pour réchauffer le sentiment national, qui semble s'attiédir,
en présence des menées particularistes. Mais l'Empire nouvellement créé n'est
pas à la veille de se défaire. Sans doute l'oeuvre d'assimilation est loin d'~tre
achevée, néanmoins elle est déjà arrivée à un point où les tentatives pour
l'interrompre, surtout si elles partaient de l'étranger, ne serviraient qu'à
l'accélérer en réveillant les forces vives de la nation. C'est surtout la lutte
entre l'Eglise et l'Etat qui cause en ce moment le plus de soucis au Cabinet
de Berlin. Je ne puis que me référer aux rapports n. 2552 (l) et 2553 (2)
de cette Série.
Ces préoccupations sur la question intérieure ne se reportent pas, au m~me degré, sur les affaires étrangères. Le Chancelier se montre satisfait des relations entre toutes les Puissances, la Russie y comprise. Il n'y a dane rien à craindre pour le maintien de la paix générale. On pourrait objecter, il est vral, que ce qui se passe en Orient n'est pas sans quelque gravité. Mais, du moment où les Cabinets européens manifestent la ferme intention de marcher en parfait accord, il n'y a plus lieu de s'inquiéter outre mesure du contre-coup des événements dans la Péninsule des Balkans. En ce qui concerne entre autres le Monténégro et l'Albanie, une occupation militaire autrichienne préviendrait peut-~tre un conflit et mettrait un frein aux aspirations autonomes. A tort ou à raison, le Cabinet de Vienne laisse entendre que ce ròle ne saurait lui convenir. Il ne lui reste dane, et c'est san affaire, qu'à veiller l'arme au
qui di molti e diversi apprezzamenti. MI risulta da sicura fonte che il Cardinale Jacobini che ebbe a condurre col Principe Reuss l ne;soziatl fra la Santa Sede ed il Cancelliere Imperlale, sarebbe personalmente d'avviso si abbia a fare per intanto buona accoglienza a quel primo passo sulla via della paciflcazione. Sembra però che il Vaticano sia di diverso parere. Infatti Sua Eminenza ch'lo rincontrai Ieri in una serata venne con me in discorso su quel soggetto. Evidentemente parlando meco di questione sì delicata, il Nunzio esprimevaml gli apprezzamenti della Santa Sede e non l suoi particolari che al mattino aveva manifestato alla persona di sua piena fiducia con cui si era trattenuto su quell'argomento. Sua Eminenza dlcevami quindi essere ben poco sostanziale il tcmperantento a ~ui il Cancelliere si è appigliato, e poco corrispondente anche ai lunghi faticosi negoziati cond•>tti durante sei mesi per arrivare a si magro risultato; nessuna base solida esistere in quel progetto di Legge che dia guarentigie sicure per l'avvenire. Tutto il suo linguaggio insomma, accennava all'intendimento della Curia Romana di mantenere un'attitudine passiva a fronte del passo fatto dal Principe di Bismarck, a meno che, a seconda di quanto Egli lasciavami I-ntendere, qualche emendamento che per avventura potrebbe introdursi nella precitata Legge durante la sua discussione, venisse a modiflcarne alquanto il carattere in un senso più conforme ai desideri del Santo Padre».
bras pour prémunir contre toute atteinte les posltions où il se trouve en vertu du Traité de Berlin. Une occupation italienne serait aussi une barrière sérieuse entre les Monténégrins et les Albanais mais ceux-ci ne la désirent nullement. une telle intervention serait au reste fort mal accueillie par les italiens euxmémes. Il se produira peut-étre d'autres expédients pour amener une solution.
Pour ce qui regarde la Grèce, quand ses frontières auront été rectifiées par la volonté de l'Europe, la Turquie y pensera à deux fois avant de refuser son assentiment. Elle a un intérét majeur à ne pas s'aliéner le bon vouloir des Puissances, qui elles-mémes ne demandent pas mieux que de prolonger autant que faire se pourra son existence, à la condition qu'on ne rende pas leur tàche impossible. On devrait bien se persuader à Constantinople que, pour empécher un nouveau démembrement de l'Empire, le meilleur moyen c'est précisément de se préter à l'exécution scrupuleuse et complète du Traité de Berlin. C'est ce que les Puissances ont le droit de prétendre. Elles ne recherchent aucun avantage particulier, elles ne visent à aucune action séparée. Il ne faudrait pas que le Gouvernement Ottoman, par ses faux fuyants, par sa force d'inertie, vint troubler l'entente qui existe aujourd'hui. Il s'exposerait alors à de rudes mécomptes.
La Russie nommément fait parvenir ici les assurances les plus pacifiques. Ses rapports se sont sensiblement améliorés avec les Cabinets de Vienne et de Berlin. Le bienfait de l'accord entre tous les Cabinets se reflétera, dit-elle, tout aussi bien dans les affaires de la Turquie, que dans l'Asie centrale. Elle déclare vouloir s'abstenir d'encourager les entrainements intempestifs des populations chrétiennes dans les Balkans. Il serait impossible de les satisfaire en ce moment, sans provoquer des complications dont l'issue pourrait étre une catastrophe. Sous les ruines d'un effondrement prématuré de l'Empire ottoman pourraient disparaitre pour ces mémes populations des espérances qui, avec le bénéfice du temps, auraient des chances de succès. Dans ces conjonctures, le Cabinet de St. Pétersbourg préche le calme et la modération, et en donne lui méme l'exemple. Le Prince de Bismarck accueillait cependant sous bénéfice d'inventaire ces déclarations de la Russie.
C'est dans cet ordre d'idées que le Chancelier, pour autant qu'il me résulte,
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juge la situation générale. Il est dans le vrai en affirmant, comme M. Gladstone, que, si des questions graves s'agitent en Europe, on possède un instrument efficace pour les résoudre, à savoir le concert des Grandes Puissances. Mais combien durera-t-il? L'Autriche et la Russie ont-elles renoncé à leurs arrièrepensées? La Sublime Porte, en admettant qu'elle vienne à résipiscence, n'est-elle pas impuissante à gouverner les Provinces qui lui restent dans la Turquie d'Europe? Il me parait que les appréciations du Prince de Bismarck, prises dans leur ensemble, ont une couleur optimiste qui ne rend pas exactement la réalité des choses. C'est peut-étre une manoeuvre pour masquer le désappointement produit ici par le changement de Cabinet en Angleterre. Le Chancelier n'aurait d'ailleurs aucun motif plausible de combattre les vues de M. Gladstone, lorsque lui auss'i a pour programme l'exécution du Traité de Berlin.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2555. Berlino, 26 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
Toutes les Puissances ayant adhéré à la proposition de l'Angleterre, avec l'amendement désiré par la France, il ne reste plus qu'à attendre l'arrivée à Constantinople de M. Goschen, chargé de se concerter avec ses collègues sur la rédaction d'une note identique et simultanée à présenter à la Porte. Après la remise de cette note, dans laquelle notification sera donnée d'une conférence à Berlin des ambassadeurs, ayant mandat de s'occuper de la rectification de la frontière hellénique, cette conférence ne tardera pas à etre convoquée.
Le Prince de Bismarck n'en a pas recherché la réunion dans cette capitale, mais il n'a soulevé aucun obstacle, parcequ'à son avtis il se trouve encore ici, pour me servi.r de sa propre expression, plusieurs des rameurs du congrès, lesquels ont ainsi qualité pour en poursuivre l'oeuvre éminemment pacifique et conciliante.
Le mandat de la conférence serait pour le moment limité à la Grèce. Sera-t-il étendu plus tard au règlement des territoires que le Sultan doit céder au Monténégro et que les Albanais ne veulent pas livrer, qu'ils défendent les armes à la main, et à l'exécution des réformes en Arménie? Cela dépendra en partie de la réponse que la Porte fera à la note identique, qui comprendra aussi ces deux dernières questions. Il faudrait en outre le consentement des autres Puissances. Pour son compte, la Russie a déjà fait pressentir le Cabinet de Londres, en voie confidentielle, sur l'utilité qu'il y aurait à ce que toutes les affaires en suspens fussent traitées de la meme manière. Lord Granville n'avait encore, pour autant qu'on le sait ici, donné aucune réponse. Une pareille insinuation, ou proposition, a-t-elle des chances de succès? Il ne semble pas que l'Autriche soit disposée à l'accepter.
Sans parler de l'Arménie, où ne sont engagés en première ligne que les intérets de l'Angleterre et de la Russie, il se pourrait, en ce qui concerne le Monténégro et ses a:dversaires, que l'Autriche courut le risque de se trouver en minorité, si une conférence prenait en main cette question avec la faculté de la résoudre à la majorité des voix. La combinaison d'une Albanie autonome sourirait peut-etre à l'Italie, à l'Angleterre, à la France et à la Russie. Il est vrai, assure-t-on, que la Turquie la favorise secrètement, avec l'arrière-pensée d'opposer ainsi une barrière aux tendances du Cabinet de Vienne ou plutòt d'un parti influent à cette Cour, de s'étendre au delà de la Bosnie et de l'Herzégovine. Mais en laissant la Turquie directement aux prises avec cet imbroglio, on gagnerait du temps, on ajournerait une solution trop radicale; l'avenir offrirait quelque expédient qui permettrait de tourner les difficultés d'aujourd'hui.
Si le Gouvernement ottoman comprenait mieux ses convenances, il serait encore en mesure de détourner une intervention de l'Europe. Il devrait prendre les devants, et s'entendre sans intermédiaires avec le Monténégro et la Grèce. Mais, soit manque de bonne foi, soit impuissance, il n'inspire confiance à personne.
Dans le cas, dès lors très probable, où la conférence se réunirait, il nous conviendrait de provoque;: sans délai un échange d'idées, de combiner un plan de conduite avec le Cabinet de Londres, dont les vues sont maintenant plus rapprochées des nòtres pour ce qui a trait à la Grèce, au Monténégro, et à la ligue albanaise. Janina sera-t-il compris dans la nouvelle frontière, au risque de provoquer un conflit sanglant? Un appui sera-t-il preté à une autonomie des Albanais, malgré le danger de les rencontrer de nouveau quand il s'agira de règler ce qui touche à la Grèce? Les populations albanaises sontelles jugées aptes à se gouverner elles-memes? Si on leur accorde une position privilégiée, les autres provinces non émancipées dans la Turquie d'Europe, ne réclameront-elles pas le meme traitement? Sera-t-on à meme de le refuser? Enfin, le Sultan prouvant de plus en plus son irrémédiable faiblesse, telle ou telle autre Puissance ne travaillera-t-elle pas à gagner un lot dans la succession? L'Autriche, après avoir convoité et obtenu la Bosnie et l'Herzègovine fait aujourd'hui la dédaigneuse, fait bonne mine à mauvais jeu, depuis la chute de Lord Beaconsfield. Mais, meme à contre-coeur, meme en pleurant comme Marie Thérèse lors du partage de la Pologne, elle voudra faire une seconde étape vers l'Orient, quand l'heure de l'halali aura sonné.
Malgré l'accord présumé des Puissances pour exclure toute action séparée, toute politique de conquetes, il est prudent de se tenir sur ses gardes et de ne pas rester isolés.
C'est avec l'Angleterre qu'il convient, je le répète, de continuer des rapports de confiance réciproque, et de chercher à nous entendre pour nous mettre à couvert des surprises. Ce serait en meme temps la meilleure vaie à suivre, à l'effet de nous rendre dans notre pays l'opinion publique plus favorable, et j'ose ajouter plus juste qu'elle ne l'a été à l'époque du Congrès. Il y aurait aussi des pourparlers à ouvrir avec la France. C'est avec elle que nous avons pris au Congrès une initiative généreuse pour la Grèce. A Paris on s'en attribue trop la paternité. Nous ne saul'ions nous laisser distancer. Une entente avec l'Angleterre, ramènerait le Gouvernement français à des sentiments plus équitables envers nous. Dans cette question, le Cabinet de Berlin votera avec la France. Il s'y est engagé. Nous le trouverons aux còtés de l'Autriche dans les questions du Monténégro et de l'Albanie.
Il ne s'agit pour le moment que d'une action purement diplomatique. Admettons que tout marche pour le mieux, que d'un commun accord les frontières soient indiquées, qu'une commission de délimitation parvienne à les tracer sur place au point de vue technique, de quels moyens les Puissances disposeront-elles pour la mise en possession des Etats en cause? On risque beaucoup d'échouer avant d'arriver au port, à moins qu'une intimation adressée à la Turquie ne soit suivie de mesures coercitives, auxquelles, au Congrès déjà, chaque Puissance se dérobait soigneusement lorsque la Russie y faisait allusion. Il se pourrait que, à défaut d'une entente commune, l'Europe dut se borner à émettre un arret, en laissant aux Parties intéressées le soin de l'exécuter elles mémes, et d'en bénéricier dès que !es circonstances deviendraient plus propices. Ce serait, il est vrai, une atteinte au prestige des Puissances.
En attendant, il serait opportun de ne rien négUger pour éclairer les Chambres et l'opinion publique, pour les préparer à envisager la réalité des choses. De la sorte, elles ne s'engareront pas une seconde fois dans la voie des illusions accompagnées souvent de déceptions.
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1809. Costantinopoli, 26 maggio 1880 (per. il 31).
Il 24 corrente S. E. il signor Novikow, ambasciatore di Russia, è stato ricevuto in udienza solenne dal Sultano per la presentazione delle sue credenziali.
Furono pronunciati in tale circostanza i discorsi d'uso, i quali però non vennero finora pubblicati. L'Ambasciatore assicurò S. M. il Sultano che il suo Sovrano desiderava mantenere buone relazioni coll'Impero Ottomano, ma che nel tempo stesso vedrebbe con soddisfazione eseguite le disposizioni del Trattato di Berlino che Hnora non furono ancora attuate.
Nella visita che feci al signor Novikow, egli mi disse di avere per istruzione dal suo Governo di agire d'accordo cogli altri rappresentanti in tutto ciò che concerne l'esecuzione del Trattato di Berlino, ma che il Gabinetto di Pietroburga era d'avviso che conveniva adottare provvedimenti efficaci per poter indurre la Porta ad eseguire le obbligazioni da essa contratte, le esortazioni essendo ormai rimaste infruttuose.
All'infuori di questa dichiarazione, conforme alle aperture fatte dal Gabinetto di Pietroburgo di cui V. E. mi diede notizia, il signor Novikow tenne con me e con i miei colleghi un linguaggio assai temperato, e non pare che voglia prendere, per ora, un atteggiamento troppo ostile alla Sublime Porta.
È pure giunto ieri il signor Tissot, chiamato a reggere l'Ambasciata di Francia, e si attende domani l'Ambasciatore straordinario d'Inghilterra, il signor Goschen.
Intanto nulla trasparisce delle intenzioni della Porta circa alle diverse quistioni per le quali le Potenze reclamano una soluzione, ed è assai difficile il prevedere il modo d'azione che essa sceglierà.
Dalle notizie dell'Albania apparisce che le autorità ottomane vanno man mano cedendo il posto alla Lega, mi risulta da fonti sicure che le relazioni fra Scutari, Prisrend ed il Palazzo sono assai frequenti, e che nelle aUe sfere non si dimostra alcun timore delle velleità di autonomia che si manifestarono ultimamente in quelle contrade.
Riferisco per debito d'informazione queste notizie a V. E., ciò potendo dar luce sull'azione ulteriore del Governo ottomano in quanto concerne l'Albania.
L'importanza di quanto succede ora in Albania e le conseguenze che ne potranno derivare non sfuggono certamente aH' osservazione di V. E.
Mentre il R. Governo unisce ia sua azione a quella delle altre Potenze per l'esecuzione degli obblighi contratti dalla Porta, converrà prendere in considerazione che il Governo ottomano non avendo attuato a tempo opportuno il Memorandum del 12 aprile, è, e diventa ogni dì più nolente ed impotente ad eseguirlo. Il Sultano ed i Ministri non celano punto questo stato di cose. Essi sono confortati nei loro propositi dal sentimento che, rLmosso per ora il pericolo di un ulteriore espandimento dell'Austria, nessuna potenza potrà forzarli di cedere i territori in litigio.
Seppi che fu ventilato nel Consiglio dei Ministri il progetto di proporre al Montenegro la cessione di un territorio al Nord verso l'Erzegovina, ed un giornale ufficioso emise già quest'idea per assaggiare gli animi.
La condizione delle cose diventa quindi assai delicata, sovratutto per l'Italia, ed è perciò che credo mio dovere di ben chiarire a V. E. i propositi del Governo ottomano purtroppo già evidenti al momento dei negoziati pel Memorandum.
Segno ricevuta e ringrazio l'E. V. pei dispacci di questa serie dal n. 1042, in data del 10 maggio, al n. 1048, in data del 15 maggio, (1) ...
P. S. -Debbo avvertire l'E. V. che due dei dispacci di serie politica furono segnati col n. 1047, di cui l'uno porta la data del 14 e l'altro del 15 corrente. Contraddistinsi il secondo coll'indicazione n. 1047 bis.
L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 313. Washington, 26 maggio 1880 (per. l'11 giugno).
Giorni sono Sir E. Thornton Ministro d'Inghilterra mi informò che egli aveva ricevuto istrut'lioni dal suo Governo di intendersi con i Rappresentanti di Francia, di Austria, di Germania e di ItaUa, i quali dovevano ricevere analoghe istruzioni dietro accordi presi dai rispettivi Governi, allo scopo di indirizzare una nota identica e simultanea a questo Governo per indurlo a non insistere sulla pretesa accampata di nominare un membro della Commissione di Liquidazione in Egitto e ad accettare le decisioni che dalla Commissione fossero prese.
Sir E. Thornton mi chiese se avevo ricevuto ordini in proposito ed io dovetti rispondere negativamente, il dispaccio di questa Serie n. 71 (6 corrente) (2) essendomi giunto solo avant'ieri.
Il Ministro di Francia benché abbia avuto ripetutamente ordine di opporsi alla pretesa del Governo Americano di essere rappresentato ne1la Commissione,
pure fino a pochi giorni fa non aveva ricevuto istruzioni di fare pratiche in comune coi suoi colleghi, ma non dubitava di riceverle; attualmente è assente da Washington. Il Ministro d'Austria è esso pure in viaggio nell'interno e si ignora se abbia oppur no ricevuto istruzioni. L'Incaricato d'Affari di Germania, assente, deve averle ricevute, da quanto mi è stato detto.
Abbenché nel dispaccio già citato di V. E. n. 71, si parli solo di fare le pratiche necessarie per ottenere che questo Governo accetti per parte sua come obbligatorie le decisioni della Commissione di liquidazione e non si faccia parola della pretesa degU Stati Uniti di nominare un Commissario, nondimeno credevo di interpretare correttamente il pensiero dell'E. V. associandomi ai rappresentanti delle altre quattro Potenze in quei passi che avranno istruzioni di fare collettivamente così per l'una cosa come per l'altra.
A dire di Sir Thornton e di M. Outrey la pretesa di nominare un Commissario sarebbe stata suggerita a questo Governo dal Console Generale degli Stati Uniti al Cairo, il qua,le avrebbe acquistato a vil prezzo parecchi crediti di privati verso il Governo Egiziano nella speranza, quando fosse egli stesso nella Commissione o vi avesse un amico fidato, di farli accettare per buoni, realizzando un notevole beneficio.
M. Outrey mi diceva che in seguito alla opposizione delle cinque Potenze, questo Governo non insisterà ulteriormente in questa pretesa ma declinerà recisamente di accettare fin d'ora collie obbligatorie le decisioni della Commissione e si riserverà di accettarle oppur no in seguito quando ne abbia avuto conoscenza.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 620. Cettigne, 27 maggio 1880, ore 11,20 (per. ore 12,30).
Le prince Nicolas de Monténégro vient d'ordonner à san chargé d'affaires à Constantinople de solliciter auprès du nouvel envoyé extraordinaire et ministre plénipotentiaire d'Angleterre que l'affaire monténégrine soit traitée avant tout autre point de la question de Turquie. Prince serait :reconnaissant si V. E. voulait donner instructions à la légation du Roi à Constantinople d'appuyer les sollicitations du chargé d'affaires monténégrin auprès de l'ambassade anglaise.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÙ
T. 305. Roma, 27 maggio 1880, ore 16,35.
Le Gouvernement français nous fait nettement déclarer par san ambassadeur qu'il s'oppose à l'établissement par l'Italie d'une ligne terrestre et d'un
IO -Do~umenti diplomatici -Serle II -Vol. Xlii
bureau à Tunis. Son opposition se fonde d'une part sur le fait que, le Gouvernement du Bey n'ayant jamais payé le prix des lignes construites en vertu des conventions de 1861 et de 1865, tout le réseau tunisien constitue en ses mains un gage de sa créance, et que d'autre part notre concurrence amoindrirait la valeur de ce gage. Mon intention étant de répondre le plus tòt possible à l'argumentation française, je vous prie de me fournir immédiatement par rapport spécial toutes données utiles sur les deux points ci-dessus, à savoir si le Gouvernement français est fondé à soutenir que le réseau tunisien tout entier est pour lui un gage de sa créance et si l'ouverture de notre ligne aurait bien réeUement pour effet de diminuer la recette du réseau actuellement desservi par l'administration française.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINLSTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 306. Roma, 27 maggio 1880, ore 23,55.
Le prince de Monténégro insiste pour une prompte solution de la question qui concerne sa principauté (1). Nous ne pouvons plus dans la nouvelle phase de la question prendre une initiative isolée. Mais je vous autorise à vous exprimer, si l'occasion se présente, dans le sens de l'opportunité de traiter cette question d'urgence, et s'il est nécéssaire, séparément des autres visées dans la note identique projétée (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, PANSA
T. 309. Roma, 27 maggio 1880, ore 23,55.
J'ai autorisé notre agent a Sophia à se joindre à son collègue anglais qui a reçu instruction de conseiller au Gouvernement princier de ne pas précipiter solution de la question concernant la naturalisation des bulgares originaires des territoires cédés à la Serbie et à la Roumanie.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1280. Vienna, 27 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
Il Parlamento Austriaco dopo di aver in questi ultimi giorni dato termine all'approv::tzione dei Bilanci dell'anno in corso, venne prorogato e la sua riconvocazione succederà in autunno. Nel frattempo pare fuori di dubbio che il Ministero si modificherà; è però generale il convincimento che il Conte Taaffe a malgrado non abbia l'appoggio di nessun partito, tanto neU'una che nell'altra Camera, pure conserverà la Presidenza del Gabinetto, godendo Egli in questo momento la piena fiduciosa simpatia del Sovrano.
Lo spiccato avviamento ad un indirizzo ultra-conservatore federativo che caratterizzò fino ad ora la politica del Ministero attuale, avrebbe in altri tempi gravemente nociuto alle relazioni della Monarchia coll'Impero Germanico, venendosi in tal maniera ad inaugurare un sistema, che tende a dare la preponderanza agli elementi di nazionalità slava sulla razza tedesca, che quasi sempre fin qui ebbe l'egemonia nell'Impero. Nelle attuali circostanze generali dell'Europa però al Gabinetto di Berlino preme anzitutto di conservarsi l'alleanza dell'Impero Austro-ungarico, e quindi il Principe di Bismarck non solo non mostra in maniera alcuna dispiacimento per l'indirizzo politico che qui va ogni giorno più accentuandosi, ma anzi non tralascia di manifestare le sue simpatie pel Conte Taaff.e come ne è prova un recente articolo della Nord Deutsche Zeitung che ebbe a produrre nel partito tedesco liberale di qui notevole impressione.
Il così largo e completo appoggio che l'Austria trova presso la Germania nella sua politica estera, gli guarantisce la pace e la continuazione di quel prestigio che il Conte Andrassy favorito dalle circostanze seppe ridonargli in questi ultimi anni. All'interno la volontà del Sovrano è più che mai legge per tutti i popoli al di qua della Leytha; quindi a malgrado la talvolta abbastanza viva opposizione che il suo Governo incontra nello svolgimento della sua azione, che se è manifestamente osteggiata dagl'uni è favorita dagl'altri che non la trovano sufficientemente a loro favorevole, non è a ritenersi abbiano a succedere qui troppe gravi scosse.
In verità vi ha attualmente in Austria ben si può dire con grande verità di parola la confusione delle lingue: ma se ciò può apparire fatto gravissimo a chi giudica le cose dal di fuori, diversamente deve apprezzarsi da chi sopra luogo è spettatore imparziale. Sono bufere queste che passano in Austria senza lasciar gravi tracce fintantoché la Monarchia non ha a soffrire urti provenienti dall'estero; ed a guarantirla da questi procede per intanto efficacemente la stretta alleanza cona Germania.
Parvemi non inopportuno porgere all'E. V. questo sommario cenno della situazione qui, allo scopo di chiarire il vero stato delle cose intorno al quale gl'appassionati apprezzamenti dei giornali potrebbero per avventura dar luogo a meno fondate impressioni.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 48. Gravosa, 27 maggio 1880 (per. il 3 giugno).
Dopoché ebbi l'onore d'inviare a V. E. l'ultimo mio rrupporto (19 ma,ggio corrente n. 47 di questa serie) (l) ebbi visione dell'indirizzo che il Comitato Albanese presentò testé ai Consoli in Scutari. Credo inutile di unirne qui la copia, avendola cotesto Ministero già per certo ricevuta da quel R. Console (2).
Il contenuto dell'indirizzo rafforza a mio parere il valore delle considerazioni che mi sono fatto dovere di esporre nel suddetto rapporto in ordine all'attuale moto albanese.
Gli interessati a creare una questione aUermano con ogni mezzo che il moto ha per iscopo di ottenere l'indipendenza o quanto meno l'autonomia.
Nell'indirizzo invece non si fa verun cenno né dell'una né dell'altra aspirazione. Il Comitato albanese, è vero, domanda l'annullamento del protocollo 18 aprile, ma per insistere sull'applicazione pura e semplice del trattato di BerUno: dunque ammette per conseguenza l'annessione di Gussinje al Montenegro.
Ora è a chiedersi se questo Comitato sia differente da quello che impediva l'esecuzione del detto trattato rifiutando appunto l'annessione di Gussinje al Montenegro. Eppure tutti e due i Comitati parlano a nome di tutti gli Albanesi. La contraddizione è tale che prova quanto poco entrino gli albanesi nell'indirizzo, e quale sia il vero scopo del ritrovato dei comitati.
Il nuovo Comitato assicura che l'Albania «non soffrirà mai una domina
zione straniera e tanto meno slava». Forse che la dominazione della Turchia
è la vera nazionale? Così deve essere poiché a d essa non si contraddice anzi
la si ammette chiaramente affermandosi nell'indirizzo che la convenzione
dell'ultLma cessione territoriale sia stata fatta involontariamente dal Governo
ottomano. Si afferma poi che la detta convenzione non fu contrastata dalle
Potenze mediatrici perché probabilmente male istruite sulla disposizione degli
animi dei popoli albanesi. Io tengo per fermo che se i popoli albanesi fossero
davvero animati dalle aspirazioni di nazionalità non farebbero l'avvocato al
Governo Ottomano, che è pure forestiero; e non domanderebbero l'applica
zione del Trattato di Berlino che pocanzi rigettavano per l'affare di Gussinje.
L'indirizzo è forse fattura di tutta altra gente che l'albanese, e i dodici
soscrittori mussulmani (che de' sei cattolici non vale pregio il parlarne) uomini
zotici ignoranti sconosciuti e senza influenze in paese prestarono il loro nome
a' piedi d'un atto scritto in una lingua che non capiscono e che forse mai
sentirono parlare.
Si vocifera, e me lo riferirono anche alcuni de' miei colleghi che l'indirizzo
fu esteso in uno dei Consolati in Scutari. Sul che io non saprei pronunziarmi:
ma porto quasi certa opmwne che l'indirizzo in ogni modo fu o inteso o riveduto nell'Uffizio del governatore generale. A confermare la poca attendibilità di cotesto indirizzo riferirò alcuni fatti che mi furono or ora raccontati da un collega.
II Vali Izzet Pascià ad uno che gli rimproverava di essersi assunto grave responsabilità per la inesecuzione del protocollo 18 aprile rispose: «alla fin fine se mi vi forzeranno svelerò i maneggi d'un'estera Potenza a sollevare il moto attuale; per cui all'ultimo estremo si fu obbligati, onde non essere soverchiati, di spingere i mussulmani a prendervi parte ». Si rimprovera alla Porta la presenza nel campo albanese di alcuni funzionari, e specialmente di Hodo Bey, Colonnello della gendarmeria in Scutari. Ma essi sono là appunto per sorvegliare.
Lo stesso mio collega mi affermò che testé sono giunte lettere a Scutari dal Palazzo del Sultano, nelle quali si ordina di continuare la resistenza.
Un altro mio antico collega mi narrò che un prete albanese gli diceva non ha guari « noi cattolici siamo sicuri che al momento opportuno i nostri amici interverranno, e saremo sbarazzati dai turchi».
Si vede da ciò il doppio fomite dei torbidi albanesi. Da una parte un'influenza estera secondata da altre mal consigliate; e dall'altra parte la Turchia che tenta approfittare dei torbidi per esimersi dagli obblighi assunti.
Intanto sembra, a quanto mi viene riferito, che tra gli agitatori e gli agitati comincino gli screzi. Gli agitatori vorrebbero spingere gli Albanesi ad un attacco contro i Montenegrini se non altro per affermare la propria esistenza davanti l'Europa, come scriveva testè un Console in Scutari cui si imputa di pigliare parte attiva nel moto sebbene rappresenti un Governo disinteressato nella questione e interessato all'osservazione dei patti scritti. Ma agli Albanesi non commoda di arrischiarsi in combattimenti.
Altri screzi cominciano al campo tra i mussulmani e i cattolici. Costoro male provvisti, ingannati nelle promesse avute di denaro e di regali, e pensierosi del danno che soffrono nel rimanere lontani dane loro case vorrebbero partirsene. Ma i mussulmani per ordine di chi li dirige vi si oppongono.
È la confusione che si fa strada; ed io· temo, servendomi d'una frase usata nell'indirizzo albanese, che probabilmente le Potenze male istruite del motivo e dei termini di questa confusione adotteranno un partito che non sarà quello che la vera situazione delle cose invece consiglierebbe. Io temo di vedere rinnovata in Albania la soluzione che fu data agli affari di Bosnia e di Erzegovina. I torbidi che in coteste due province avevano avuto una causa puramente economica, furono creduti insurrezione politica; e questa fu fatta credere essere avvenuta per desiderio di libertà, d'indipendenza, di autonomia. E siccome ciò non era, né è possibile che fosse si lasciò che ne approfittasse chi aveva contribuito a confondere la natura di quei torbidi.
Ancora è da osservarsi che in quelle due provincie la maggioranza degli abitanti era cristiana: si trattava pertanto fino ad un certo punto d'impedire che i più fossero tiranneggiati dai meno. In Albania, per contro, e propriamente nell'ibrido moto attuale cattolico mussulmano, la maggioranza essendo mussulmana mancherebbe persino la ragione del numero.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 311. Roma, 28 maggio 1880, ore 15.
Me réservant de vous faire connaitre le plus tòt possible notre décision, je transcris ici le projet d'instructions qui devraient etre données aux représentants à Constantinople pour le point de la note identique qui concerne la question hellénique: «A l'égard de la question de la rectification de la frontière grecque, le Gouvernement de la Reine est d'accord avec les autres Puissances à penser que le retard de la Porte à répondre à la proposition de lord Salisbury doit etre considéré comme un refus, et que par conséquent, comme il est désirable dans l'intéret soit de la Turquie, soit de la Grèce, de mener cette affaire à une prompte issue, les ambassadeurs doivent annoncer à la Porte qu'une conférence des représentants des Puissances médiatrices, assistés d'officiers possédant les connaissances techniques, aura à se tenir à Berlin, et à y etre convoquée pour aborder effectivement sa tàche avant la fin de juin, à l'effet de considérer et de délibérer à la majorité sur la meilleure ligne de frontière à adopter, et que les Gouvernements de Turquie et de Grèce seront invités à envoyer des délégués pour soumettre à la conférence les arguments de leurs Gouvernements respectifs. Aussitòt qu'une décision sera prise par la conférence, une commission se rendrait sur les lieux pour régler les détails (1).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 476/598. Londra, 28 maggio 1880 (per. il 1° giugno).
Col mio rapporto del 15 maggio n. 581 di questa serie (2), io aveva l'onore di trasmettere all'E. V. copia del pro-memoria che consegnai a lord Granville relativamente alla questione d'Assab, la quale faceva oggetto di parecchi dispacci di codesto Ministero e specialmente di quelli del 21 aprile scorso (3) e del 4 maggio corr. (4) n. 839 e 852 di questa serie.
Come io lo diceva nel mio rapporto, lord Granville aveva accolto con benevolenza l'esposizione verbale che io gli feci di quell'affare, ma si riservava di darmi una risposta dopo che l'avrebbe esaminato, imperocché desso gli giungeva affatto nuovo.
Dopo quell'epoca, non avendo avuto risposta alcuna dal nobile Lord, l'interpellai di nuovo; egli mi rispose che si stava preparando al Foreign Office un lavoro in proposito; ma io m'accorsi che il suo desiderio di esserci favorevole era alquanto inceppato dagli ufficii del suo Ministero, che, come ben lo sa l'E. V., si mostrarono se non direttamente, almeno indirettamente a noi contrarli quando reggeva il Gabinetto Beaconsfield.
Ciò udendo io credei opportuno di parlare di quell'affare col signor Gladstone, che anche lui ignorava che esistesse una questione d'Assab, il che proverebbe che le opposizioni che abbiamo incontrato provengono piuttosto da sorgenti inferiori, anziché dall'alto.
Il signor Gladstone si fece da me bene spiegare la cosa, e da ciò che egli mi disse, senza compromettersi però, mi parve che trovi tutto naturale che in Assab, dove non esiste Governo regolare di sorta, il nostro vi stabilisca quella autorità necessaria per mantenervi l'ordine. Egli sembrò molto interessarsi al nostro servizio di vapori tra l'Italia e le Indie, sull'origine e lo sviluppo del quale io gli diedi parecchie informazioni.
Mentre io mi trovava in conferenza col signor Gladstone, entrò nel suo Gabinetto il conte Granville, ed io stimai opportuno di cogliere quella occasione per pregare il nobile Lord di comunicare il mio promemoria al signor Gladstone, imperocché, attese le pretenzioni testé inalberate dall'Egitto, la questione d'Assab prendeva un carattere assai esteso, per cui dessa non mancherebbe di essere recata in Consiglio dei Ministri.
Giudicando dalla mia prima impressione, il signor Gladstone mi parve persuaso che eravamo nel nostro diritto nel mantenere il possesso di Assab, senza ammettere qualsiasi sovranità per parte dell'Egitto e di altri, salvo a ricercare pacatamente chi sia il vero Sovrano, tuttora incognito, di quella locaUtà.
Intanto pregai quei due Ministri di occuparsi di quell'affare per mettere un termine alle difficoltà che ci sono suscitate dal Governo egiziano.
Avremo certamente ancora da lottare col Foreign Office, che trovasi legato dai suoi precedenti, se non patenti, però accertati, per incagliare lo stabilimento Rubattino in Assab; ma non la daremo facilmente per vinta.
Intanto è ovvio uti possessionis.
IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 54. Bucarest, 28 maggio 1880 (per. il 3 giugno).
Ho l'onore di qui unito trasmettere a V. E. un articolo in cifra.
ALLEGATO ANNESSO CIFRATO.
M. Simich, Directeur Général des Affaires Politiques au Ministère des Affaires Etrangères de Serbie a été ici dernièrement. Le but réel et avoué de son voyage était la vente d'une propriété qu'il possède en Roumanie, mais il parait que M. Ristich avait chargé son alter-ego de profiter de l'occasion de son séjour à Bukarest pour amener une entente entre la Serbie et la Roumanie en vue de la· proclamatfOn simultanée du titre Royal pour les deux Couronnes princières. M. Simich a eu une conversation à ce sujet avec M. Boeresco et on se vante ici de l'avoir éconduit de la bonne façon. La démarche du Cabinet de Belgrade témoigne de sa connaissance imparfaite des sentiments que l'on nourrit ici pour les populations slaves de la péninsule des Balkans. Il est malheureusement un fait avéré qu'il n'existe aucune sympathie ici pour les serbes et encore moins pour les bulgares. [Avec] ce3 derniers on en est arrivé à une des ces sttuations tendues qui engendrent toute sorte d'incidents fàcheux entre des états limitrophes. Ces incidents dont on m'a dit que le Cabinet de Bukarest a saisi tout récemment les Grandes Puissances par une circulaire adressée à ses Légations à l'étranger, ne sont, pour ainsi dire, que les symptòmes secondaires de la tension des rapports dont les causes réelles appartiennent à un ordre politique plus général. C'est à mon avis aux mémes causes qu'il faut attribuer la répugnance que ont toujours rencontré ici les ouvertures réitérées de la Serbie pour établir entre les deux Principautés les règles d'une conduite commune sur la base de la solidarité de leur intérét. Tout ceci de méme que le triste spectacle qu'offre le Gouvernement de la Bulgarie est fort regrettable au point de vue de la substitution éventuelle d'un système d'états secondaires à la puissanee ottomane dans la péninsule des Balkans. S'il p1ait aux roumains de se résigner au ròle de satellite d'un astre majeur, libre à eux de choisir l'attitude qui leur convient. Les adorateurs de la force ne sont déja que trop nombreux de nos jours, mais on ne peut que déplorer que le parti libéral en Roumanie manque ainsi à sa mission cn rendant les plus mauvais services à la cause de l'autonomie des peuples de la péninsule des Balkans; non seulement il néglige les occasions favorables dont des hommes d'Etat aux vues larges 'et élevèes saw:aient tirer le plus grand parti pour l'avenir de la Roumanie, mais il prend le coeur léger une responsabilité des plus graves vis-à-vis de toute l'Europe libérale en contribuant par leur attitude à repousser les Principautés slaves dans les bras de la Russie, ce qui arrivera infailliblement le jour où celles-ci devront de plus en plus constater que sous les auspices de l'Allemagne la Roumanie n'emboite les pas que derrière l'Autriche. Cette politique mesquine pourrait en dernier lieu réussir fatale à la Roumanie elle-mème, dont éteint l'essor de l'esprit si nécessaire aux entités politiques récemment constituées.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 627. Madrid, 29 maggio 1880, ore 16 (per. ore 21).
Dans la séance d'hier on s'est occupé des demandes du Maroc jusqu'au
n. 13 sans difficulté, mais j'ai du me convaincre que notre droit de protection sera vivement combattu par mes collègues. Il importe que Gouvernement du Roi intervienne auprès des principaux Cabinets pour les décider à modifier instructions à leurs représentants dans un sens plus conforme à nos vues, ce que peuvent faire sans abdiquer leurs intérèts. Autrement au moment opportun il nous conviendrait de déclarer qu'en vue attitude contraire, nous ne
pouvons plus soumettre question droit de protection à l'examen de la conférence. Je me tiendrai en attendant rigoureusement aux instructions données qui ne permettent pas transiger sur notre droit, vaillamment défendu par Scovasso à Tanger.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT
T. 314. Roma, 29 maggio 1880, ore 16,30.
Ainsi que votre rapport du vingt cinq (l) nous le laissait prévoir, le baron Haymerle nous a fait exprimer par Wimpffen l'opinion du Cabinet de Vienne à savoir que la conférence projetée ne devrait s'occuper que de la question hellénique. Nous partageons, au fond, ce méme avis.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 626. Berlino, 29 maggio 1880, ore 17,20 (per. ore 18,50).
Cabine t de Berlin approuve projt~. démarche concernant question hellénique; mais sans en faire condition de son acceptation il trouve que mieux vaudrait s'abstenir pour le moment d'inviter Gouvernements turc et grec à envoyer délégués à la conférence pour exposer arguments. Notre discours de la Couronne a produit ici une bonne impression.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 630. Tunisi, 29 maggio 1880, ore 17,45 (per. ore 23,35).
Je viens d'apprendre de bonne part que ministre tunisien a fait remettre au consul français ma note du 25 courant. Ainsi après avoir constamment refusé communication protestation française méme à titre d'information, notre correspondance se discute ave·c consul français pour combiner avec lui réponse à y donner. Je ne crois pas que Gouvernement de Sa Majesté voudra laisser son agent exposé à une conduite si inconvenante et déloyale qui blesse notre dignité et me t nos intéréts sous la dépendance d'un age n t étranger (2).
IL MINISTRO RESIDENTE A TANGERI, SCOVASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 268. Madrid, 29 maggio 1880 (per. il 6 giugno).
Sono molti mesi che in iscritto e verbalmente ho l'onore di manifestare all'E. V. la mia convinzione che l'affare dell'abolizione delle protezioni nel Marocco tendeva ad uno scopo diverso da quello che appalesava.
Le protezioni erano il pretesto, lo scopo vero era di distruggere l'influenza che l'Italia poco a poco, e profittando degli errori di coloro che l'osteggiavano e superando tutti gli ostacoli che sin qui le frapposero, seppe guadagnarsi in quell'Impero nel periodo di undici o dodici anni, influenza che ingelosisce non solo l'Inghilterra ma anche la Spagna come prima d'ora ebbi più volte occasione di constatare.
Ora, ciò che succede alla Conferenza quasi mi fa temere che si cerchi di contentare la Francia nelle sue domande per isolare l'Italia.
La Francia credo domandi in sostanza la conservazione della convenzione o, piuttosto regolamento delle protezioni fatto tra il suo Rappresentante in Marocco, Signor Beklard, ed il Commissario del Sultano nel 1863, al quale hanno aderito le altre potenze rappresentate in Marocco, meno l'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America, e, da quanto ho potuto congetturare, l'Italia; stipulazione che non ha nessuno dei requisiti che costituiscono un regolare trattato, e che il Ministro Britannico Hay, nelle Conferenze tenutesi in Tangeri nel 1877 ne proponeva l'abolizione, e dop<t di lui il Ministro Bargas nelle domande presentate alla Conferenza che ebbe luogo in detta città nel 1879, ne domandava anch'egli l'annullazione. La Francia dunque vuole i sensali o agenti di Commercio e vorrà sceglierli nei luoghi che più le piaccia e coprirli di protezione la più efficace; ed è su questi due punti che il suo Ambasciatore si troverà in disaccordo col Plenipotenziario Sceriffiano Bargas, perché questi domanderà che non si possa proteggere la persona di questi agenti né i loro beni, ma si proteggano soltanto gli interessi Europei che sono nelle loro mani; che essi agenti siano scelti fra gli abitanti delle città del litorale e non fra quelli dell'interno del paese.
Su questo argomento dunque vi saranno grandi contestazioni e dal contegno che osserveranno i membri della Conferenza nelle medesime si potrà meglio giudicare se le mie apprensioni siano fondate o meno. Ma intanto un indizio che i membri della medesima sono poco favorevoli all'Italia lo si ha nelle conversazioni particolari che il Conte Greppi ebbe con loro, sulle quali egU deve aver intrattenuto l'E. V. ed allorché il Rappresentante francese ha domandato che si confermasse il diritto di protezione ereditario che aveva la famiglia Ben-Chimol interprete indigeno della Legazione di Francia in Tangeri, domanda questa che è stata accordata senza alcuna opposizione, questo degno Rappresentante dell'Italia, fondato sulla clausola di potenza la più favorita che abbiamo nei nostri trattati, avendo voluto riservare eguale privilegio alla famiglia Toledano, interprete indigeno presso la Legazione d'Ita.Lia, privilt-gio che già gode da 17 anni, si udirono da ogni parte contestazioni, ognuno voleva la stessa cosa e forse non tutti vi avevano gli stessi diritti, che vi abbiamo noi; gli opponenti dicevano che questo privilegio lo abbia l'Interprete francese sta bene perché è inscritto nel regolamento suddetto del 1863 ma se lo dovesse aver pure quello d'Italia allora lo reclameremmo anche per i nostri Interpreti indtgeni; eppure questi interpreti non hanno mai goduto né mai domandato sin ora tal privilegio. Il Conte Greppi poscia per mostrarsi conciliante, ed anche perché veramente non valeva il pregio di sostenere questo punto, ha saviamente ceduto.
Se in queste piccole scaramucce i membri della Conferenza lasciano indovinare l'attitmiinP poco favorevole all'Italia, quale sarà la loro opposizione, nell'ora della battaglia, quando il suo Rappresentante domanderà risolutamente il rispetto dei suoi diritti?
Vi è ancora la grossa questione dei sudditi marocchini che ottengono la nazionalità straniera, e che ritornano a dimorare negli Stati del loro antico Sovrano.
Io credo che la Francia sosterrà il principio che l'Imperatore del Marocco, appoggiato dal Ministro Inglese, e forse anche da quello di Germania e di Spagna, non ammette cioè quello di riconoscere la loro nazionalità straniera e conseguentemente di considerarli come se tale cambiamento di nazionalità non fosse avvenuto.
Se si risolve questa questione diversamente da quello che pretende S. M. Sheriffiana, la facilità di ottenere la nazionalità francese che vi è in Algeria, in Portogallo, nel Brasile ed in altre parti può divenire un elemento di debolezza per l'Impero. Ma d'altronde essendo ormai manifesto che il bene del Marocco non è che l'obiettivo apparente delle Conferenze, mentre lo scopo vero mira a tutt'altro; che questo scopo lo si vuol conseguire malgrado i fatti ineluttabili, e le ragioni evidenti ed incontestabi1i che ci contendono di abbandonare protetti e diritto di protezione, abbenché quest'abbandono non ebbe ancor luogo in Tunisi, e che non può aver luogo in Marocco perché qui le tenebre della barbal'ie vi sono ben più fitte che altrove; che insomma l'abolizione di tale diritto e l'abbandono dei protetti sarebbe una flagrante violazione dei principii di giustizia senza tener conto dei doveri di umanità; che tale abolizione non è comandata da nessuna causa imperiosa, tanto più che si devono estJirpare gli abusi. Essendo ormai manifesto, dico, tutto ciò, non rimane altro mezzo all'Italia per combattere questa per noi dannosa coalizione che quello di sostenere la Francia qualora sia avversata nelle sue pretese.
Di questo modo noi potremo, se l'E. V. lo crede opportuno, domandare in l'icambio alla Francia di sostenerci nei nostri diritti, ed il Governo Italiano potrà anche, all'evenienza del caso, profittare della facilità d'accordare la nazionalità italiana ai sudditi del Sultano del Marocco quando essa non possa venir contestata da S. M. Sceriffiana neppure a quei marocchini cne ritornano a dimorare nel suo Impero.
Del resto si vede chiaramente che la politica che ci osteggia in Egitto ed in Tunisi vuole anche danneggiarci in Marocco; ma se il Governo del Re si dimostrerà irremovibile nella risoluzione di mantenere i protetti che ha attuai
mente in Marocco ed il diritto consuetudinario la, per noi, detestabile politica dei nostri avversari non potrà nuocerei nell'Impero ove sono accreditato.
L'E. V. giudicherà se sia o no il caso far valere, non alla Conferenza, la quale sembra aver preso il suo partito, ma presso i diversi Governi che sono del tutto ostili alla nostra influenza in Marocco, questa determinazione del R. Governo ed il diritto sulla quale è appoggiata.
A me sembra che potrebbe per anentura giovare alla nostra causa una interpellanza alla Camera dei Deputati relativamente alla Conferenza di Madrid, nella quale l'Interpellante esprimesse la convinzione che il Governo del Re saprà nella stessa tutelare i nostri interessi in Marocco.
Io sottometto confidenzialmente e rispettosamente queste mie riflessioni al savissimo giudizio dell'E. V. per quel poco, o nulla che possano valere.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 317. Roma, 30 maggio 1880, ore 18.
Le procédé que vous me signalez (l) est inqualifiable mais il ne nous convient pas de présenter une réclamation à laquelle, les faits ne nous résultant pas de source officielle, on répondrait par une fin de non recevoir ou par un démenti. Nous devons poursuivre fermement notre chemin sans nous arréter à de pareils incidents. J'attends votre rapport pour continuer la négociation avec Paris.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, AI MINISTRI A BRUXELLES, DE BARRAL, A COPENAGHEN, DELLA CROCE, A L'AJA, BERTINATTI, E A STOCCOLMA, SPINOLA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROGCHETTI
T. 321. Roma, 30 maggio 1880, ore 18 (2).
Greppi nous télégraphie (3) que la majorité de ses collègues parait ne pas vouloir admettre notre manière de voir, c'est-à-dire qu'il n'y a pas lieu de renoncer au droit coutumier de protection et que tout ce qu'on doit faire, à cet égard, est d'écarter les abus en réservant aux Gouvernements la faculté, que maintenant exerçaient les représentants à Tanger, d'accorder les protections,
et en déclarant que la protection n'implique point l'exemption des impòts. Les protégés actuels seraient bien entendu maintenus dans la situation qu'ils possèdent. Nous sommes convaincus que ce serait une grande et déplorable erreur d'abandonner ce terrain. Le Maroc n'a jamais été jusqu'ici en mesure, ni de prouver les inconvénients qu'il affirme étre la conséquence du présent état de choses, ni de fournir, en fait, la certitude qu'on peut désormais compter sur l'efficacité de ses lois et sur l'impartialité de ses fonctionnaires. Des incidents récents démontrent jusqu'à l'évidence que les protections sagement et régulièrement accordées sont, aujourd'hui encore, au Maroc la seule garantie sérieuse, soit pour les besoins du commerce étranger soit pour les exigences de la civilisation. Le jour où le Maroc aura témoigné de sa maturité civile et sociale nous serons les premiers à abandonner un droit dont nous reconnaissons la caractère exceptionnel.
(Per Parigi) Nos vues coincidant, en cette matière, avec celles du Cabinet français, nous serions heureux de le voir agir, camme nous le faisons, auprès des autres Cabinets, pour les amener à modifier les instructions de leurs répresentants à Madrid.
(Per Londra) C'est une question d'ordre élevé qui mérite, selon nous, d'attirer la sollicitude personnelle de M. Gladstone et de lord Granville. V. E. en connait tous les détails. Je suis persuadé que si elle a une conversation avec le ministre des affaires étrangères, celui-ci ne saurait ne pas étre impressionné par nos arguments dont la valeur nous parait d'une évidence élémentaire.
(Per gli altri) Vous connaissez les détails de la question par l es pièces diplomatiques qui vous ont été communiquées. Tàchez d'obtenir du ministre des affaires étrangères l'envoi à Madrid d'instructions conformes à notre point de vue, qui seui permet de donner à la question une solution, ne compromettant aucun des intéréts qui y so n t engagés (l).
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. P. Madrid, 30 maggio 1880 (per. il 4 giugno).
Col mio telegramma d'jeri (2) ho giudicato necessario di attirare l'attenzione dell'E. V. sull'atteggiamento ostile de' miei colleghi, membri della Conferenza, alla conservazione del nostro diritto di protezione nel Marocco, quale fu validamente difeso dal commendatore Scovasso nelle conferenze di Tangeri.
(l} Con t. 318, pari data, Greppi venne avvertito dell'invio di questo telegramma. Per le risposte cfr. nn. 115, 121, 124, 128, 157. Non si pubblica la risposta deli'Aja (R. 237 dell'll giugno).
Benché non sia imminente l'istante in cui la conferenza dovrà occuparsi di tale questione, mi pare assai conveniente sin d'oggi, porre innanzi agli occhi dell'E. V. lo stato delle cose, acciò in tempo opportuno Ella prenda nell'alta sua saviezza quei concerti che giudicherà necessarii, e si compiaccia poscia di farmi pervenire o la conferma delle primitive istruzioni o le modificazioni da introdursi in esse.
Con sorpresa iscorgo tra i più avversi al nostro assunto il Ministro di Portogallo il quale si è fatto in questa circostanza l'avvocato del Marocco. Naturalmente quanto espongo non è che l'estratto delle cose da me rilevate in confidenziali e famigliari colloquii coi colleghi, ma questo mi bastò per convincermi che tutti sono ostili al nostro concetto, e che, portata la questione nella conferenza, è da prevedersi che mi troverò completamente isolato. Non mi sembra che nemmeno l'ambasciatore di Francia sia disposto ad appoggiarci benché il punto ch'egli stesso si propone di vincere nella conferenza sia assai più grave del nostro, cioè quello di costringere il Marocco a considerare formalmente come nazionali francesi, tutti quei marocchini che, anche dopo breve soggiorno nell'Algeria, fanno ritorno alle loro terre natie, provveduti d'un brevetto di nazionalità francese. La opposizione mi sembra di tal natura, che le eccellenti ragioni, di cui sono armato in difesa del nostro assunto, non saranno prese in considerazione, perché ad ogni costo non si vuole che noi conserviamo, col mezzo delle protezioni, la nostra influenza, sempre crescente, nel Marocco.
Ciò che più mi preme ora di conoscere si è sino a qual punto posso spin-· gere la mia resistenza nella conferenza cioè se sino a quello di ritirarmi dalla conferenza nel caso si persista nella opposizione violenta che prevedo ci verrà fatta. Stante che il nostro atteggiamento nelle conferenze potrà offendere ta suscettibilità di qualche governo, col quale per altri riguardi non ci convenisse di risvegliarne il malcontento, io mi sono permesso di suggerire all'E. V. d'intavolare diretti accordi coi principali governi per indurii a voler dare ai loro rappresentanti a Madrid l'istruzione di non opporsi al mantenimento delle nostre protezioni nel Marocco, mantenimento che vogliamo circondare da quelle garantie che ne impediscono l'abuso, come fu proposto dal commendator Scovasso nelle conferenze di Tangeri, almeno sino a che il Marocco riuscirà a convincerci che le popolazioni non musulmane saranno rispettate e che l'impero non cadrà sotto l'esclusiva influenza d'una potenza che tende a dominare in quelle regioni, ed a farsi signora dello stretto.
Parmi che la nostra dignità è vivamente interessata a non permettere che venga menomamente intaccata la legittima influenza nostra nel Marocco, influenza che mercé l'abile ed energico contegno del nostro rappresentante colà, è in via di aumento, come già notai, e che in tempo si sventino quelli stessi tentativi che già su altri punti della costa d'Africa si fecero per annientare la secolare influenza dell'Italia nel Mediterraneo.
Oso insistere presso l'E. V., a cui stanno tanto a cuore le sorti del nostro paese, e che tanto gagliardamente sa difendere i nostri interessi, a farmi conoscere gli ordini suoi a riguardo d'una questione che interessa la grandezza d'Italia e le sorti di malmenate popolazioni.
(2) T. 627, del 29 maggio, non pubblicato.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 636. Vienna, 31 maggio 1880, ore 16,06 (per. ore 17,45).
Je viens de remettre au baron Haymerle un aide-mémoire dans le sens du télégramme de V. E. d'hier soir (l) relatif à la conférence de Madrid pour le Maroc. Le ministre m'a promis de faire étudier la question, mais il ne m'a pas caché que le Gouvernement austro-hongrois n'ayant presque pas d'intérétls dans ce pays, le comte Ludolf a pour instructions de se rallier constamment à la manière de voir du représentant anglais, vu que la Grande Eretagne a de tout temps eu la protection des sujets austro-hongrois au Maroc.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 323. Roma, 31 maggio 1880, ore 22,40.
L'ambassadeur d'Angleterre me communique que la France, l'Autriche-Hongrie et l'Allemagne recommandent d'omettre, dans l'instruction pour les représentants à Constantinople concernant la question hellénique, la phrase invitant la Grèce et la Turquie à envoyer leurs dé1égués pour etre entendus par la conférence. Le Cabinet de Londres nous demandant ce que nous pensons à cet égard, j'ai répondu que nous n'y avons pas d'objection, d'autant plus que les grandes Puissances seront toujours libres d'adresser plus tard aux deux parties intéressées l'invitation qu'on trouve aujourd'hui prématurée (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT
T. 324. Roma, 31 maggio 1880, ore 23,45.
Wimpffen m'a dit aujourd'hui qu'il avait, à son regret, dù signaler à Vienne, un discours que le député Baratieri aurait, d'après un compte rendu
publié par le chroniqueur du Diritto, dans le numéro du 28, prononcé dans un diner d'amis offert à lui et à un autre député originaire de Trente. Le Diritto de ce soir publie une lettre de M. Baratieri, dans laquelle ce dernier déclare qu'il n'a jamais prononcé le discours politique qu'on lui attribue.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
D. 879. Roma, 31 maggio 1880.
Fin dal marzo u.s. V. E. aveva additato il provvedimento preso dal Gabinetto di S. James di estendere la giurisdizione del Consolato in Gedda al territorio di Assab.
Ci è stato ora proposto il quesito (l) del come debba comportarsi il Comandante del R. Legno, e gli stessi residenti italiani in Assab nel caso in cui quel Console britannico volesse esercitare atti di giurisdizione dopo aver chiesto l'exequatur, per quel territorio, a Costantinopoli od al Cairo, anziché a Roma.
Questa, per verità, sarebbe una naturale conseguenza del modo di vedere di codesto Governo il quale considera il territorio di Assab come dipendente dalla sovranità della Porta, mentre il Governo del Re crede di essere nel vero sostenendo che il territorio di Assab apparteneva a sultani indigeni indipendenti tanto dal Viceré d'Egitto che dal Sultano di Costantinopoli e che in seguito alla cessione dei diritti di sovranità fatta da quei capi ad un R. suddito quel territorio è divenuto italiano.
Fedele ai principi più volte enunciati il R. Governo non crede dovere scostarsi dalla linea di condotta che si è tracciata in questa delicata questione e se realmente il Gabinetto di Londra chiederà alla Porta l'exequatur per il Consolato inglese ad, Assab, noi ci asterremo dal muovere alcuna opposizione, !imitandoci ad enunciare contro l'effettivo servizio in Assab di funzioni consolari non autorizzate da un regio exequatur, quelle riserve che crederemo necessarie a salvaguardia dei nostri diritti (2).
Non posso però nasconderle che un simile passo da parte del Governo inglese, che nessuna ragione di necessità o di urgenza varrebbe a giustificare, non potrebbe non essere considerato in Italia come una dimostrazione di malvolere alla quale ci attenderemo tanto meno in quanto che leale ed amichevole fu costantemente la condotta da noi tenuta verso il Gabinetto di Londra in questo affare.
Presentandosele l'occasione sarebbe quindi opportuno che V. E. facesse presentire la penosa impressione che il R. Governo e l'opinione pubblica in Italia
risentirebbero qualora si avverasse la emergenza più sopra indicata e si appalesasse, mercé pubblico atto, un contegno meno benevolo del Governo inglese a nostro riguardo in una questione nella quale gli interessi e l'influenza dell'Inghilterra non sono in alcun modo impegnati.
IL REGGENTE LA DIREZIONE GENERALE PUBBLICA SICUREZZA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, BOLIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
N. R. 3118. Roma, 31 maggio 1880 (per. il 1° giugno)
Reputo conveniente comunicare all'E. V., in relazione a precedente carteggio, il seguente rapporto del Prefetto di Verona.
«Da tutte le notizie che mi pervengono dal Trentina, mi risulta che è cessato quello stato di ansietà che s'era sollevato negli abitanti di quella regione, per gli straordinari provvedimenti militari presi dall'Austria, ansietà che si era naturalmente ripercossa nei nostri paesi ed aveva dato luogo a così lunghi ed esagerati commenti. Ora si è constatato che il movi:..nento militare, sebbene inusitato non sortiva però dai limiti delle disposizioni portate dalle nuove leggi militari austriache, e non poteva attribr.irsi a propositi ostili deliberati, sebbene quel movimento consigliasse a noi una previdente cura per sollecitare le corrispondenti misure di vigilanza e di difesa. Ora segnalo con molta soddisfazione questo spirito di pace che si diffonde in questo territorio a noi confinante, e che di là estende una salutare influenza sul nostro; il che è tanto più notevole e riesce veramente opportunissimo in questo momento in cui, sia per parte del nostro esercito, sia per parte delle truppe austriache incominciano le esercitazioni militari che per evidente ragione di studio, devono principalmente svilupparsi nelle località montuose del confine. Di questa situazione tranquillante ha ragione di averne compiacenza il nostro Governo, in quanto che è in gran parte il frutto delle sue chiare ed energiche dichiarazioni, espresse in ogni opportuna occasione al Parlamento Italiano ».
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 698. Cairo, 31 maggio 1880 (per. il 6 giugno).
In questo momento mi perviene una circolare di questo ministero degli Affari Esteri per dimandare la convocazione di una commissione internazionale per introdurre nel regolamento organico giudiziario e nelle disposizioni stesse dei codici della riforma, quelle modificazioni che l'esperienza avrebbe dimostrato esser necessarie.
Il -Documenti diplomatici. -Serie II -Vol. XIII
Mi premura rimetterne una copia all'E. V. col postale francese che parte per Napoli (1).
La commissione sarebbe composta, secondo la circolare egiziana, dei rappresentanti delle potenze che hanno aderito alla riforma, e di commissari aggiunti con voto consultivo, che naturalmente sarebbero i rispettivi magistrati, e primi i consiglieri della corte d'appello.
Non si può ammettere che la commissione si riunisca nei mesi estivi. Alcuni magistrati incominciate le vacanze, sono già partiti in congedo, ed altri si accingono a partire, e la maggior parte dei miei colleghi partiranno alla fine di giugno, sicché è opinione generale, e dello stesso Governo egiziano, che soltanto nella prima quindicina d'ottobre potrà incominciare i suoi lavori.
È probabile però che possa prevalere l'idea, alla quale parteciperei, che la commissione possa subito riunirsi per constatare la sua istituzione, e per sua decisione rimandare ad ottobre il suo installamento definitivo. In questo caso sarebbe indispensabile di attenerne i poteri necessari per mezzo telegrafico, come fu fatto per la firma della dichiarazione che ha preceduto la promulgazione del decreto vicereale per l'istituzione della commissione di liquidazione.
Debbo però osservare esser assolutamente indispensabile, ed è questione gravissima, di assicurarsi che l'esercizio dei tribunali delle riforme non sia per qualsiasi causa interrotto allo spirare del primo quinquennio di prova. La commissione che s'intende istituire potrà esser sicura di terminare i suoi lavori all'epoca determinata del 31 gennaio 1881? Non si tratterebbe di modificare soltanto il regolamento organico giudiziario, ma la circolare egiziana allude a modificazioni nelle disposizioni stesse dei codici vigenti. E non s'ignorano alcune intenzioni del Governo egiziano, come per esempio quella di voler estendere la competenza dei tribunali sull'intera giurisdizione correzionale sugli stranieri, e particolarmente quella di modificare l'articolo II del regolamento d'organizzazione giudiziaria che garantisce da atti arbitrari i diritti acquisiti dagli stranieri.
Il Governo egiziano non deve incolpare che se stesso di aver tanto ritardato a rivolgersi alle potenze, e noi ed altri governi, non abbiamo cessato di usar vera pressione perché ne prendesse l'inizi,ativa. E le potenze debbono, a parer mio, !asciargliene la responsabilità, ed esigere che l'esercizio dei tribunali della riforma non possa essere interrotto, lo che porterebbe delle conseguenze di una gravità incalcolabile. Per la maggior parte delle potenze inoltre, trattandosi di modificazioni ai codici, approvati e sanzionati dai rispettivi Parlamenti, io credo necessaria la stessa approvazione delle rappresentanze nazionali, e non è perciò possibile risolvere precipitosamente questioni di tal natura.
A scongiurare questa pericolosa eventualità, le potenze nell'aderire alla istituzione della commissione, debbono esigere una prolungazione della prima prova quinquennale, qualora la commissione non portasse a termine i suoi lavori al 31 gennaio 1881.
Ho ragione di credere che questa precauzione sia già preveduta dal Gabinetto di Vienna. E dirò di più, che il signor Kremer, delegato austriaco della cassa del debito pubblico, chiamato al ministero come direttore della divisione politica per l'Oriente, la crede tanto più necessaria, che è partito convinto che tanto il Governo egiziano, quanto i due controllori sperino che possa aver luogo la sospensione dell'esercizio dei tribunali della riforma, per emanare nell'interregno con decreti vicereali leggi da manomettere i diritti acquisiti, garantiti dall'art. 11 del regolamento d'organizzazione giudiziaria.
(l) Non si pubblica.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 640. Parigi, 1° giugno 1880, ore 9,50 (per. ore 11,48).
J'ai obtenu du Cabinet français la promesse d'envoyer à ses agents auprès des différents Cabinets instructions de se joindre à l'action des leurs collègues d'Italie conformément aux suggestions du Gouvernement du Roi relatives aux protections au Maroc; et sur la demande du directeur des affaires politiques je lui ai laissé à cet effet un résumé du télégramme d'avant hier (1).
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. CONFIDENZIALE 644. Parigi, 1° giugno 1880, ore 15,50 (per. ore 18).
Le directeur politique affectant le ton de l'intimité, vient de me demander si j'ai reçu des nouvelles de l'affaire de Tunis; comme j'exprimais l'espoir que nous nous entendrions, il m'a déclaré que nous ne nous entendrions jamais, à moins qu'il ne s'agisse de relier le cable italien aux bureaux déjà existants. Il s'est plaint du langage de notre presse à propos de Tunis et m'a dit que je devais faire connaitre à mon Gouvernement l'intimité de la Tunisie avec les intéréts français. Je lui ai observé que des còtes de la Sicile nous voyons Tunis et que je ne me chargerais certainement pas de cette commission. Il m'a répliqué que c'est camme si la France disait que des còtes de la Bretagne on voit l'Angleterre. Je dois signaler à V. E. la tendance croissante du Gouvernement français à dévoiler ses prétentions autoritaires sur Tunis. Il est possible que le poste de Londres soit offert au marquis de Noailles.
(l) Cfr. n. 113.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 646. Vienna, 1° giugno 1880, ore 16,40 (per. ore 18,50).
Haymerle vient de me dire qu'il a reçu de Rome nouvelle Journal Ofjiciel d'hier publié décret royal qui prescrit conversion titres nominatifs propriété immobilière Propaganda Fide pour le dix juin. Il s'est montré très impressionné de cette mesure qu'à son dire rien ne faisait prévoir. Il a ajouté que la susdite institution a un caractère international qui aurait du l'exclure des mesures prises par rapport à d'autres institutions religieuses purement italiennes. Il fait observer que le jour ou la Propaganda n'aura plus libre disposition de ses biens, les fidèles cesseront d'envoyer de l'argent et qu'elle s'éteindra en Italie. Il m'a exprimé désir que je prie V. E. faire suspendre exécution décret. J'ai répondu ignorer complètement la chose ne pas ètre dans le cas de soutenir une discussion à ce sujet n'y étant préparé d'aucune manière; ne pouvoir pas non plus transmettre désir mesure soit suspendue si effectivement décret royal est émané mais j'ai consenti à rapporter à V. E. discours que Haymerle m'a tenu ainsi que pénible impression que ce fait a produit sur lui. Je croirais nécessaire que des explications quelconques soient données à ce sujet au Gouvernement impérial, en réponse aux observations qui m'ont été présentées (1).
IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 647. Bruxelles, 1° giugno 1880, ore 18,56 (per. ore 22).
Comme suite à mon télégramme d'hier au soir (2), je m'empresse de vous informer que, d'après ce que me fait connaitre à l'instant le ministre des affaires étrangères, ce Gouvernement est d'avis maintenir les protections au Maroc, mais qu'il faut absolument les restreindre et en écarter les nombreux abus. Ce sont là les instructions générales envoyées au ministre belge qui d'autre part devra strictement conformer sa conduite à celle du ministre d'Angleterre.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1281. Vienna, 1° giugno 1880 (per. il 4).
Nella visita di congedo da me fatta ieri al Barone Haymerle, toccammo assieme press'a poco tutte le questioni pendenti in Oriente in conseguenza del Trattato di Berlino avendogli io manifestato il desiderio di conoscere il più che possibile i suoi apprezzamenti al riguardo ond'essere in grado di esporli al mio Governo in occasione della mia imminente andata a Roma.
S. E. mostrassi lieta del parere espresso dall'E. V. in maniera conforme al suo, sulla convenienza di limitare assolutamente alla questione del Confine ellenico i lavori della Conferenza a riunirsi a Berlino, dicendo poter essere assai pericoloso il lasciar aperta la via acché questioni d'ogni genere, gridi di dolore etc. trovino mezzo di farsi discutere con grave pericolo di occasionare dissidi fra le Grandi Potenze che è di massimo comune interesse evitare.
Il Barone Haymerle venendo in seguito a parlare della questione turcomontenegrina dicevami esservi grandi ragioni per credere che dietro gli Albanesi vi sia la Porta. Mantenne più fermo il suo punto di vista già altre volte manifestatomi, cioè le Potenze non doversi incaricare altrimenti della cosa, che a mezzo dell'azione diplomatica da esercitarsi a Costantinopoli. La conversazione essendo caduta su quest'argomento S. E. tornò a farmi un'indiretta allusione su di un intervento militare italiano in Albania !asciandomi nuovamente chiaramente intendere che la presenza della nostra bandiera in tanta prossimità dei territori sui quali sventola quella imperiale non potrebbe essere considerata con occhio indifferente dal Gabinetto di Vienna. A ciò io credetti rispondere che già avevo avuto occasione di esprimergli il mio particolare apprezzamento sul modo di vedere del mio Governo in proposito, non poter quindi che riferirmi alla nostra precedente conversazione su quell'argomento di cui ebbi a render conto all'E. V. col mio rapporto del 18 maggio scorso n. 1276 (1). Ragionando poi in tesi generale, S. E. esprimevasi meco in modo assai recisamente contrario a qualsiasi intervento militare di qualunque natura, onde procurare l'eseguimento delle stipulazioni di Berlino: dicevami la questione di guarentire in una qualche maniera l'adempimento delle prescrizioni di quel Trattato, essere stata ventilata durante il Congresso e respinta in modo assoluto, non potersi quindi riprendere ulteriormente in considerazione. Tenuto conto delle presenti circostanze generali d'Europa non ho difficoltà a credere che realmente il Gabinetto di Vienna abbia su quella questione il modo di vedere che mi manifestava il Barone di Haymerle.
(l) Cfr. n. 70.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1283. Vienna, 1° giugno 1880 (per. il 4).
Discorrendo ieri col Barone Haymerle su varie questioni, la conversazione cadde pure sugl'intendimenti che si continua ad attribuire alla Rumania d'innalzarsi al rango di Regno.
Senza manifestar per conto mio nessun apprezzamento mi studiai d'indagare il meglio che possibile gl'intendimenti in proposito del Primo Ministro Imperiale. S. E. dissemi non risultargli l'esistenza a Bukarest in questo momento di un simile progetto. Non esitò però ad esprimersi in maniera da farmi capire che ravviserebbe molto inopportuno da parte del Governo rumeno il tentare un passo simile, essendo esso di natura ad adombrare alcune potenze. Finì poi il suo dire coll'accennarmi, che d'altronde il Congresso di Aquisgrana aveva stabilito che nessun Stato potesse cambiar titolo senza l'assenso delle Grandi Potenze. Mi limitai a rispondere con un sorriso a quell'evocazione ad una disposizione di cui l'Italia non ha fatto calcolo per conto suo, e la conversazione su quell'argomento finì cosi. Ho però dovuto constatare che il Gabinetto di Vienna si opporrebbe energicamente acché il Principe Carlo assumesse il titolo di Re, ed evidentemente il concorso della Germania non gli verrebbe meno anche in questa circostanza. Nelle presenti condizioni dell'Europa sarebbe dunque assai imprudente da parte del Governo rumeno il tentare un passo che potrebbe restare lettera morta.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 654. Madrid, 2 giugno 1880, ore 10,50 (per. ore 18).
Dans la conférence d'hier, plénipotentiaire du Maroc déclarait retirer les demandes 14, 15, 16 concernant traitement des courtiers se confiant au bon sens membres de la conférence. Tout de suite après que plénipotentiaire anglais eut présenté des propositions sur plusieurs points plus rigoureuses de celles rétirées par Maroc, français combatit alors vivement présentation de ces nouvelles propositions déclarant que son Gouvernement lui ayant donné instructions pour discuter celles du Maroc tout de meme pouvait pas en discuter d'autres avant que celles-ci fussent connues à Paris. Plénipotentiaire allemand et moi avons appuyé manière de voir plénipotentiaire français. Les autres plénipotentiaires donnèrent avis favorable plénipotentiaire anglais. Nouvelle séance différée jusqu'à réponse Gouvernement français.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 660/484. Londra, 2 giugno 1880, ore 15,58 (per. ore 18,40).
N'ayant pas rencontré Granville, j'ai vu hier lord Tenterden auquel j'ai fait part des considérations émises par V. E. dans son télégramme du 30 mai dernier (l) au sujet du droit de protection au Maroc. Lord Tenterden m'a dit que le Gouvernement britannique partageait à ce sujet l'opinion de V. E., c'est à dire qu'il ne fallait aucunement se dessaisir du droit de protection, mais qu'il fallait simplement en régler l'application de manière à faire disparaitre les abus auxquels il donnait lieu, en ne maintenant que les dispositions qui peuvent etre utiles au commerce et aux rapports internationaux en général.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA
T. 328. Roma, 2 giugno 1880, ore 16.
Je m'empresse de fournir au baron Haymerle les explications qu'il désire (2) et nous sommes d'autant plus heureux de le faire qu'il n'est évidemment pas bien renseigné. La Gazette Officielle a publié non pas un décret royal mais un simple avis portant qu'une enchère de biens appartenant à la Propaganda Fide aura lieu le dix de ce mais. Il s'agit de l'exécution de 1873 relative aux corporations religieuses de Rome. La Propaganda Fide reçoit au fond un traitement analogue à ce lui d es corporations religieuses étrangères; elle n'est point assujettie à suppression. Elle est seulement astreinte à se soumettre à la règle générale de la démobilisation de la propriété immobilière. Le produit de la vente sera sans aucune détraction à quelque titre que ce soit, intégralement investi en rente nominative italienne, ce qui aura pour effet certain d'augmenter très considérablement le revenu de la Propaganda. Il est bon d'ajouter, qu'il y a quelques années, un immeuble de cette institution a été vendu sans opposition de sa part dans les memes conditions des prochaines enchères et avec un profit très notable. On avait espéré de pouvoir continuer avec la meme méthode d'accords amicaux entre le Domaine et la Propaganda. C'est ce qui a fait différer de plusieurs années l'exécution d'une loi qu'il ne dépend pas de nous de ne pas faire observer. Mais nos pourparlers poursuivis avec une pa:tience toute exceptionnelle, n'ayant pas abouti, on a diì, à la fin laisser libre cours à la loi. Je prie V. E. de soumettre ce qui précède au baron Haymerle en lui faisant remarquer que le patrimoine de la Propaganda, sauf l'augmen
tation effective du revenu, et sauf la conversion en rente, ne change point de nature, ni de destination, car aujourd'hui meme l'institution est loin d'avoir une entière disponibilité de san bien.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA
T. 331. Roma, 2 giugno 1880, ore 23,35.
D'après une communication de l'ambassadeur d'Angleterre, toutes les Puissances ayant annoncé leur adhésion, j'ai prié le chargé d'affaires du Roi à Constantinople (l) de considérer camme lui ayant été formellement adressées les instructions concernant la question de la frontière hellénique dont le texte résulte de mes télégrammes des 28 et 31 mai (2).
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
D. CONFIDENZIALE 1017. Roma, 2 giugno 1880.
Mi pregio di segnar ricevuta alla E. V. del suo rapporto n. 2540 di questa serie, in data degli 11 decorso mese (3), col quale Ella mi riferisce un colloquio che ebbe testé con codesto Segretario di Stato circa le cose dell'Albania.
Le considerazioni da Lei svolte per dimostrare al suo interlocutore quanto siano assurde le voci, poste in giro dalla stampa austriaca, con le quali si attribuiscono all'Italia mire ambiziose sull'Albania, corrispondono pienamente alle idee ed ai propositi del R. Governo. Non posso quindi, se non approvare il linguaggio da Lei tenuto testé col principe Hohenlohe ed esprimergliene tutti i miei ringraziamenti.
A questo proposito stimo opportuno di comunicare all'E. V. un rapporto che il R. Ambasciatore in Vienna m'indirizzò in data del 18 decorso mese (4) intorno al medesimo argomento. L'E. V. scorgerà che il conte di Robilant tenne col barone di Haymerle un linguaggio analogo a quello da Lei tenuto col principe Hohenlohe; e noterà pure che il Ministro imperiale degli Affari Esteri non si è mostrato alieno dal riconoscere che l'intervento delle armi austriache nell'Albania non potrebbe esser veduto con indifferenza dall'Italia, e che sarebbe quindi da desiderarsi da ambo i due Stati che il mantenimento dello statu qua sulle coste dell'Adriatico rimanesse inalterato.
Malgrado le affermazioni ufficiali del Gabinetto di Vienna, a me importa però di richiamare l'attenzione della E. V. sulle notizie che continuamente ci pervengono dal R. Consolato in Scutari circa la propaganda austriaca, che si prosegue in Albania con crescente attività. Se noi non ci esageriamo il fondamento, che possono avere tali notizie, non possiamo negare loro però un valore, che non hanno certamente le voci di occupazione italiana messe in giro dalla stampa austriaca.
Nel trasmetterle qui unito, per particolare sua informazione oltre alla copia del precitato rapporto della R. Ambasciata in Vienna, copia di alquanti brani tolti dai rapporti del R. Console in Scutari (l) ...
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT
D. 996. Roma, 2 giugno 1880.
Debbo esprimere in particolar modo alla E. V. i miei ringraziamenti per il contenuto del Suo Rapporto n. 1276, di questa serie, in data 18 decorso maggio (2), col quale Ella mi riferisce il tenore di un colloquio, che ebbe testé con codesto Ministro degli Affari Esteri intorno a certi disegni attribuitici dalla stampa austriaca per una occupazione dell'Albania da parte delle truppe italiane. Mi è grato di significarle, innanzi tutto, che .il linguaggio da Lei tenuto col barone di Haymerle ha incontrato la mia piena approvazione, in quanto che esso C?rrisponde perfettamente alle nostre idee ed al nostro fermo proposito di concorrere cioè al mantenimento della pace. D'altra parte non è stato minore il nostro compiacimento nell'udire che l'Austria Ungheria non si nasconde che l'Italia potrebbe difficilmente guardare con occhio indifferente l'intervento delle armi austriache nell'Albania e che sia quindi da desiderarsi, per il reciproco vantaggio dei due Stati di mantenere intatto lo statu quo sulle sponde dell'Adriatico. Al pari di Lei, penso 'anch'io che gioverà per l'avvenire lo aver preso atto delle esplicite parole del Ministro degli Affari Esteri.
Se non che di fronte alle manifestazioni ufficiali dei sentimenti del Governo austro-ungarico, non mi sembra fuor di luogo di richiamare l'attenzione della E. V. sulle notizie che continuamente ci provengono dal R. Consolato in Scutari e che ci fanno manifesto quanto la propaganda austriaca in Albania sia vivace e come essa si :prosegua con un certo sistema prestabilito, al quale è lecito attribuire un valore ben più reale che non sia quello inerente a semplici invenzioni da giornalisti.
Stimo quindi opportuno di trasmetterle qui unito, per sua particolare informazione, alquanti brani estratti da varii rapporti del R. Console in Scutari relativi a tale argomento (l).
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DE'L CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 663. Terapia, 3 giugno 1880, ore 0,17 (per. ore 2,15).
L'ambassadeur de Russie proposera que dans la rédaction de la note on accentue spécialement le point relatif à la question monténégrine. Les autres représentants ne partagent pas cette opinion et veulent se teni:r aux termes de la circulaire Granville. Je prie V. E. de me faire connaitre pour ma gouverne les intentions du Gouvernement du Roi à ce sujet (1). M. Goschen est reçu aujourd'hui par le Sultan.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 669. Vienna, 3 giugno 1880, ore 16,25 (per. ore 18,20).
Je viens de donner connaissance au ministre des affaires étrangères du contenu de la dépéche de V. E. en date d'hier (2). S. E. me charge d'exprimer à V. E. ses remerciemens pour !es renseignements qu'elle lui a fournis. Elle admet que la Propaganda n'a pas, méme aujourd'hui, entière disponibilité de son bien, mais elle observe que par le fait de la conversion de sa propriétè immobilière en rente de l'Etat, la disponibilité méme partielle de son bien cesserait, car la rente étant vincolata, l'institution ne pourrait désormais compter que sur les intéréts et verrait par là en réalité amoindris les moyens dont elle peut disposer. Haymerle me prie de faire de nouveau appel au nom du Gouvernement austro-hongrois aux sentiments de V. E. afin que, en considération du caractère humanitaire et universel de la Propaganda on sursoie à l'exécution de la mesure. S. E. croit cette suspension d'autant plus possible que l'enchère n'a pas été annoncée par décret royal.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 333. Roma, 3 giugno 1880, ore 16,40.
J'ai reçu votre télégramme concernant la question du Maroc (3). Nous sommes avec l'Angleterre tout-à-fait d'accord qu'il faut faire cesser les abus en matière de protection. Mais nous croyons que le but serait dépassé si on
allait au delà de la double restriction que nous avons proposée et que j'ai sommairement reproduite dans mon télégramme du 30 mai (1). Le représentant anglais est bien loln de rester sur ce terrain. Il supprime toutes les protections, meme celles accordées par le passé, qui ne sont pas entièrement conformes à la lettre des traités récents. Dans la séance d'avant hier, le représentant marocain ayant retiré certaines propositions, le représentant anglais les a reprises pour son compte en aggravant encore la teneur. Cette tendance est d'autant plus grave que la plupart des Puissances secondaires, ainsi que nous venons de l'apprendre, ont donné à leurs représentants à Madrid pour instruction de se rallier toujours au vote du représentant anglais. V. E. sait qu'il ne s'agit ici pour nous d'aucun intéret particulier, il faut biert insister sur ce point. C'est une question d'humanité et de civilisation, car nous avons, surtout depuis les incidents douloureux dont l'opinion publique s'est émue avec raison, la conviction profonde que le maintien du statu quo en matière de protection, sauf les deux restrictions ci dessus rappelées, est tout-à fait indispensable au Maroc. Sans cela l'Europe assumerait une bien lourde responsabilité dont la plus grf!.nde partie pèserait sur l'Angleterre. C'est pour cela que, connaissant l'élévation d'esprit des hommes qui dirigent aujourd'hui la politique britannique, je renouvelle à V. E. la prière de vouloir bien appeler sur ce sujet l'attention personnelle de lord Granville et de M. Gladstone. Mon impression que je vous communique d'une manière confidentielle est que le représentant anglais à Madrid suit encore l'impression des idées personnelles du ministre britannique à Tanger, idées diamétralement contraires aux notres et que le Cabinet Tory avait trop facilement admises.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 670/485. Londra, 3 giugno 1880, ore 22,46 (per. ore 11,55 del 4).
La cour de chancellerie a entendu ce matin affaire Rubattino. Le chancelier Malins s'est abstenu de résoudre la question de fond après avoir caractérisé dans les termes les plus sévères la conduite de la compagnie. Il a dit qu'il regrette de ne pas pouvoir ordonner à cette dernière de ne point se dessaisir de la ligne. Notre demande est ainsi repoussée mais sans dépenses. La compagnie ayant annoncé qu'elle présenterait demain le contrat français, le chancelier a répondu que probablement il ne l'aurait pas approuvé et aurait attendu de nouvelles offres. Nos avocats estiment que si demain nous faisons une offre ferme de cent dix mille livres en renonçant à l'option la Cour pourrait nous adjuger la ligne de préférence aux français. Prière de répondre sans délai (l). Le mieux serait de donner p}eins pouvoirs à M. Santillana qui me prie de recommander vivement sa proposition à v. E.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 334. Roma, 3 giugno 1880, ore 23,55.
L'ambassadeur de France est venu me dire que dans une première conversation entre MM. Goschen et Tissot l'idée a surgi de faire acte de bienveillance et d'impartialité envers la Sublime Porte, au moment où on va lui faire des communications d'un caractère pénible pour elle, en témoignant de l'intéret pour les musulmans de la Roumélie orientale qui auraient, parait-il, à se plaindre de l'autorité de leurs compatriotes chrétiens. Il s'agirait de faire à cet égard une enquete.
(Per le cinque ambasciate) J'ai répondu au marquis de Noailles que j'allais télégraphier à notre chargé d'affaires à Constantinople de se joindre aux démarches qui seraient faites dans ce but.
(Per Costantinopoli) Je vous autorise à vous joindre aux démarches qui seraient faites dans ce but.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 672/486. Londra, 4 giugno 1880, ore 9,35 (per. ore 13,30).
Granville m'a fait part en secret pour ètre communiqué à V. E. d'un nouveau projet pour régler la question du Monténégro. Le Cabinet de Saint James avait d'abord proposé d'abandonner le tracé du comte Corti et une partie du tracé russe et de remplacer Goussigne par un territoire qui aurait été pris sur la bande de terre qui sépare le Monténégro de la Serbie, mais Autriche-Hongrie à qui le projet a été communiqué s'y est opposée. Alors le cabinet anglais a proposé un nouveau tracé qui est le suivant, tel qu'il résulte du memorandum que vient de me communiquer le Foreign Office et dont voici la traduction: «La frontière suivrait vers le ouest la ligne votée par la commission, depuis le lac de Scutari jusqu'environ à l'onzième point Malyan. Là elle se réunirait à la ligne russe et continuerait jusqu'à son extrème point sud est, à partir duquel elle rejoindrait la Bojana au confluent de la petite rivière qui sort du lac Soj, et suivrait le cours de la rivière principale jusqu'à la mer. Depuis la cote du lac de Scutari, la frontière suivrait la ligne votée par la commission et de là jusqu'au vingt quatrième point elle continuerait le long de la ligne rouge, sur laquelle les votes ont été également partagés. De là elle suivrait de près tracé russe et rejoindrait celui de la commission à Sonkajrada. Le nouveau litoral qui serait ajouté au Monténégro devrait et:·e soumis aux memes conditions qui ont été imposées par l'article XXIX du traité de Berlin au litoral cédé à cette époque à la Principauté. Les Puissances devraient employer leur influence pour obtenir en faveur de la province de Scutari une administration autonome suffisante pour satisfaire les désirs légitimes des albanais du nord tout en maintenant leur liens avec la Porte». Granville pense que l'Autriche acceptera ce nouveau tracé si toutes les autres Puissances y adhèrent. A cet effet il compte sur le concours de l'Italie.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 336. Roma, 4 giugno 1880, ore 12,20.
La situation parlementaire est telle que je ne puis prendre sur moi la responsa'bilité d'une offre ferme et sans réserve d'option (1). Veuillez dire à Santillana de télégraphier en clair à Rubattino le texte de l'ordonnance rendue par la Cour. Le texte que nous ferons connaìtre à Tunis pourra atténuer l'effet du rejet de notre demande. Enfin je prie M. Santillana de me tenir au courant de ce que la Cour va décider à l'égard de la demande de la compagnie tunisienne.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 677/487. Londra, 4 giugno 1880, ore 17,10 (per. ore 20,35).
La compagnie tunisienne a présenté aujourd'hui à l'approbation de la Cour de chancellerie son contrat avec les français. Le chancelier Malins a déclaré qu'il n'aurait point approuvé ce contrat sans avoir, au préalable, donné à M. Rubattino l'opportunité de faire une offre de son còté; il a ajouté que si vous offriez la somme de 106 mille livres sterling, ferme, aux memes conditions que celles consenties par les français, cest-à-dire dépòt de dix mille livres sterling, et paiement du solde pour le 25 juin, vous auriez la préférence. Répondez de suite et en cas affirmatif, donnez dispositions banquier Londres faire dépot, à peine Santillana lui aura donné avis. Il me paraìt qu'au point où en sont les choses, on ne peut guère hésiter à accepter l'offre du chancelier Malins. A mon avis, un refus de notre part compromettrait notre considération aux yeux du public anglais, et donnerait le dernier coup à notre influence en Tunisie. Je pense qu'en refusant le ministère assumerait envers l'Italie, dont le sentiment de dignité a été vivement excité dans cette question, une responsabilité bien plus
grande, peut-etre, que celle qui lui incomberait par l'acceptation de la proposition inespérée qui nous est faite et qui se traduit en définitive par une simple affaire de finance qui se réduit à une garantie d'intérets pour une somme rélativement peu considérable (1).
(l) Cfr. n. 136.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 340. Roma, 4 giugno 1880, ore 22,50.
Veuillez remercier lord Granville d'avoir bien voulu nous confier son nouveau projet d'arrangement pour le Monténégro (2), et lui dire que notre assentiment est acquis dès aujourd'hui à toute combinaison qui, étant agréée par les deux parties intéressées, le serait également par les grandes Puissances. L'essentiel pour nous est qu'on arrive le plus tòt possible à assurer la tranquillité du pays albanais. Le comte Corti étant à Londres j'aimerais à connaitre son avis (3) sur ce nouveau projet que je prie V. E. de lui communiquer confidentiellement.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 341. Roma, 4 giugno 1880, ore 22,50.
Vous pourriez prendre ad referendum la rédaction que l'ambassadeur de Russie proposerait pour l'affaire du Monténégro (4), et me référer, avec ce texte, l'opinion qui serait émise, à cet égard, par les autres représentants.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (5)
R. 397. Madrid, 4 giugno 1880 (per. l'B).
Ho ricevuto a suo tempo il telegramma ed il dispaccio n. 123 di questa Serie (23 maggio ultimo) (6) che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi impartendomi le
istruzioni acciò io mi adoperi, d'accordo coi miei colleghi, in mira di promuovere ed adottare nella conferenza, una risoluzione intorno alla libertà religiosa in pro degli abitanti del Marocco, simile a quella sanzionata dall'art. LXII del trattato di Berlino, e questo in conseguenza dell'invito fatto dal Santo Padre alle Potenze cattoliche.
Mi è grato di poter annunziare all'E. V. che ricevettero questo invito non solo i rappresentanti delle Potenze cattoliche in Madrid, ma anche quelli delle Potenze acattoliche, tranne, almeno sinora, il plenipotenziario inglese.
Non si venne tuttavia ad un accordo sul modo di presentare la proposta della Santa Sede, né sulla persona del rappresentante che debba far questo, cioè se il plenipotenziario d'Austria conte Ludolf o se il plenipotenziario di Spagna signor Canovas del Castillo, come presidente della conferenza.
*Non mi parve quest'ultimo appieno soddisf1atto della pratica che vuolsl iniziare a favore della libertà religiosa nel Marocco, forse nutrendo esso timore di dovere appoggiare nella conferenza delle teorie in contraddizione con quelle da lui sostenute allorché si discusse nel parlamento spagnolo se nella nuova costituzione doveva prevalere il principio di tolleranza o quello della libertà religiosa *.
Trovansi qui i signori Veneziani e Netter come rappresentanti dell'alleanza israelitica universale e si adoperano nell'intento d'interessare i membri della conferenza a voler sostenere la causa degli israeliti tanto malmenati nel Marocco. Deposero nelle mani del presidente della conferenza numerose petizioni a questo effetto, e dobbiamo sperare che esse verranno prese in seria considerazione, benché vi sieno alcuni tra i miei colleghi, i quali sostengono che la conferenza deve puramente restringersi all'eSiame delle domande marocchine.
*Ho l'onore di qui acchiudere i protocolli definitivi della terza e quarta seduta ed il protocollo della seconda (l) che venne ristampato per la correzione di un errore tipografico*.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 342. Roma, 5 giugno 1880, ore 11,45.
J'apprécie tout ce qu'il y aurait de grave dans notre refus d'accepter la combinaison que la Cour de chancellerie nous offre (2). Mais la situation parlementaire est telle que pour le moins un délai de quelques jours nous est indispensable pour prendre les arrangements nécessaires d'une part avec M. Rubattino et les banquiers et d'autre part avec les chefs de parti. Je prie donc
V. E. de faire demander par M. Santillana un sursis jusqu'à samedi prochain, justifié par le besoin où M. Rubattino se trouve de se concerter avec ses coin
téressés au sujet du cantrat qu'il est appelé à signer. Si V. E. le crait canvenable, je la prierais d'intervenir elle meme auprès de lard Malins, à titre afficieux, paur abtenir le délai dant natre campa!triate fait la demande paur des matifs d'une légitimité taut-à-fait évidente.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 684/490. Londra, 5 giugno 1880, ore 16,45 (per. ore 20,15).
Après avair interpellé Santillana et répandant au télégramme de V. E. en date d'aujaurd'hui (l) je m'empresse de dire qu'il est impassible de demander un délai au chanceller Malins qui a déjà assumé une grave respansabilité en différant l'apprabatian du cantrat français paur danner à M. Rubattina l'appartunité de se... (2). Un nauveau délai engagerait la respansabilité persannelle du magistrat, en présence à la situatian absalument incertaine dans laquelle il p1acerait les actiannaires et qui l'expaserait lui rneme à des revendicatians pécuniaires sérieuses. Quant à l'interventian dans cette affaire, sait de l'ambassade, sait du pauvair exécutif anglais, elle est impassible, elle aurait le caractère d'une pressian cantraire à l'esprit d'indépendance absalue dant juit la magistrature et qui ne paurrait etre que très sévèrement jugée. Il faut danc prendre dès à présent une résalutian et surtaut ne pas campter sur un nauveau délai qui ne paurrait etre demandé par le sallicitar à l'audience de mercredi déjà fixée par la chancellerie paur la résalutian de la cause, car paur les raisans ci dessus énancées, il est taut-à-fait imprabable qu'il puisse etre accardé. Il ne faut pas perdre de vue que dans ce pays d'affaires le délai cancédé par le magistrat est déjà cansidéré camme un acte de bienveillance, vaire meme de faveur inusité.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 686/491. Londra, 5 giugno 1880, ore 17 (per. ore 22).
Faisant suite à man télégramme d'aujaurd'hui (3), je me permets d'exprimer une idée relativement au chemin de fer de Tunis. Camme cette affaire n'est pas une questian de parti, mais une questian d'intéret natianal, le ministère paur se cancilier le parlement paurrait pracéder camme il a déjà fait avec succès dans d'autres circanstances. Dans ce but il réunirait les chefs plus influents des
divers groupes de la Chambre et leur exposerait confidentiellement l'état de cette affaire en faisant appel à leur patriotisme pour aider le Gouvernement à la résoudre. Je suis persuadé que cet appel serait entendu et que les divers groupes se rangeraient à l'avis de leurs chefs. Ainsi le Ministère n'aurait plus à craindre les conséquences de l'incertitude qui règne dans l'état des partis.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFF'EI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA (l)
D. 998. Roma, 5 giugno 1880.
L'Ambasciatore austro-ungarico mi ha manifestato il desiderio del suo Governo di conoscere quali pratiche l'Italia d'accordo colla Francia e l'Inghilterra, abbia intraprese presso il Gabinetto di Santiago a tutela dei numerosi interessi delle colonie straniere stabilite al Perù, ed ha esternato l'intenzione del Gabinetto di Vienna di associarsi ai passi concertati fra le tre Potenze.
Ho risposto al Conte Wimpffen che fin dal primo cominciare delle ostilità il
R. Governo, preoccupato dei serii pericoli cui erano esposti i regii sudditi dimoranti sul litorale del Paeitico, avea dato istruzioni ai proprii rappresentanti a Lima e a Santiago di formulare le più ampie riserve per i danni che dalle operazioni di guerra avrebbero potuto derivare a quei nostri connazionali; che in seguito avendo i Comandanti delle forze chilene manifestato apertamente il proposito di muover guerra crudele e devastatrice affrancandosi dalle leggi che il progresso e la civiltà dei tempi impongono ai belligeranti, i Rappresentanti di Francia, d'Inghilterra, degli Stati Uniti e del Belgio accreditati a Santiago decisero d'indirizzare separatamente a quel Ministro degli Affari Esteri cortesi ma formali rimostranze contro le annunziate determinazioni, riservando in modo speciale i diritti e le ragioni dei neutrali; e che finalmente quandc le minacciate misure di rigore vennero tradotte in. atto col bombardamento e col saccheggio di Mollendo e di altre località del litorale peruviano, il Governo del Re ha dato per telegrafo istruzione al suo Agente a Santiago di porsi d'accGrdc coi suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra ai quali si aveva ragione di credere sarebbero pervenute analoghe istruzioni di presentare al Gabinetto di Santiago una protesta collettiva contro l'operato delle forze chilene ed a salvaguardia dei diritti e degli interessi dei rispettivi nazionali.
Ha infine espresso all'Ambasciatore austro-ungarico tutta la soddisfazione del
R. Governo per l'intenzione manifestata dal Gabinetto di Vienna di associarsi alle rimostranze indirizzate a quello di Santiago, facendo voti perché l'accordo stabilitosi fra le principali Potenze europee che hanno interessi in quelle contrade, valga ad indurre a miglior consiglio il Governo chileno, e lo faccia persuaso della necessità di por fine ad uno stato di cose lesivo dei diritti che lo jus delle genti sanziona a favore dei non belligeranti.
!2 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII
(l) Ed., con alcune varianti, In LV 30, pp. 224-225.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 346. Roma, 6 giugno 1880, ore 16,04.
Je crois que demain je serai en mesure de vous faire parvenir une réponse sur l'affaire tunisienne et j'espère qu'elle pourra etre favorable. Conformément à l'idée de V. E. (l) j'avais déjà pensé à nous mettre d'accord avec les chefs de partis. Je les verrai demain. En attendant M. Rubattino prend toutes les mesures pour qu'un banquier à Londres tienne au moment opportun les dix mille livres à la disposition de M. Santillana.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 690/492. Londra, 6 giugno 1880, ore 17,23 (per. ore 18,45).
En conformité du télégramme de V. E. en date d'hier (2), j'ai communiqué au comte Corti le dernier projet de l'Angleterre pour définir la question des frontières entre le Monténégro et la Turquie. Voici textuellement la réponse qu'il m'a donné à ce sujet: «Le comte Corti est d'avis qu'il convient maintenant de laisser à l'Angleterre l'initiative et par conséquent la majeure responsabilité de la solution de la question du Monténégro ».
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 349. Roma, 6 giugno 1880, ore 23,30.
Le Russie propose que l'enquéte sur la situation des musulmans dans la Roumélie orientale soit faite d'abord par le Gouvernement local sous le contrale séparé et privé des représentants étrangers. Selon les résultats les Cabinets s'entendraient sur une démarche commune. Nous n'avons, quant à nous, aucune objection contre ce modus procedendi.
L'INGEGNER GIORDANO AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO
L. P. Roma, 6 giugno 1880.
Jeri sera voleva andarla a vedere anche tardi, ma poi non ho più .potuto, e le scrivo questo biglietto. Ebbi occasione di parlare due volte con Sella, ed ancora jeri sera, dell'affare ferrovia Tunisi nello stadio del momento, stadio insperato, e la sua opinione è che il Ministero faccia, o faccia fare immediatamente e recisamente l'acquisto come lo propone Menabrea -e come fece il Ministero inglese per le azioni di Suez ·-presentando poi la cosa fatta e finita al Parlamento.
Qualunque altro ritardo, o rigiro sarebbe fatale àlla nostra influenza e prestigio: mentre dopo qua:nto già avvenne, l'ottenere tale vittoria non potrebbe che riscuotere l'approvazione del Parlamento. Jeri io avevo detto a Sella che sarebbe stato interpellato da Cairoli (così mi aveva detto Rubattino), ed esso era pronto a consigliare per il sì, ma poi seppi che non fu interpellato, e mi rincrebbe molto.
Pensiamo all'importanza del momento che ci si presenta e che il tribunale inglese ci offre! Le conseguenze di un rifiuto sarebbero il più gran disastro!
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 351. Roma, 7 giugno 1880, ore 11,30.
Je suis heureux de vous annoncer que les hommes politiques influents des différents pal'ltis, consultés par moi, ont été unanimes à recommander vivement l'.acceptation de l'offre qu'on nous fait pour le chemin de fer tunisien. M. Rubattino télégraphiera dane demain en clair à Santillana l'autorisation à faire déclarer par le sollicitor son acceptation formelle. En attendant il prend ses mesures pour faire trouver depuis demain à la disposition de M. Santillana chez un banquier de Londres les dix mille livres sterling. Le nom de ce banquier sera· indiqué dans le télégramme en clair. Nous espérons maintenant que rien n'entravera l'issue favorable de cette affaire à laquelle, sous la directive de
v. E., M. Santillana a travaillé d'une manière si distinguée.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 694. Berlino, 7 giugno 1880, ore 17,21 (per. ore 18,05).
Pour la conférence des pleins pouvoirs me sont nécessaires. Le prince de Hohenlohe me prie de dire à V. E. que lors meme que les délégués techniques ne sont pas explicitement mentionnés dans les lettres d'invitation, il va de soi qu'ils sont aussi convoqués pour la date du 16. Hohenlohe me dit en outre relativement à l'idée d'une enquete dans la Roumélie orientale et à la contreproposition russe, que l'Allemagne, tout en reconnaissant qu'il est juste que la situation des musulmans dans cette province soit sauvegardée, ne s'est encore prononcée d'une manière définitive, mais il espère que les puissances parviendront à une entente à laquelle il ne manquerait pas alors de s'associer.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 698/493. Londra, 7 giugno 1880, ore 23,20 (per. ore 1,35 dell' 8).
Santillana me dit qu'il est indispensable que Rubattino lui donne sa procuration générale pour l'autoriser à este.r en jugement, à prendre tout engagement, signer tout acte, en un mot à accomplir en son lieu et piace toutes formalités jugées nécessaires pour conduire à bonne fin l'affaire du chemin de fer avec faculté de substituer en cas d'absence un autre mandataire. Cette procuration devrait etre légalisée par le consul anglais. On prévoit une résistance opiniatre de la part de la compagnie Tunis, qui interjetera appel contre le refus de la chancellerie d'approuver le contrat français. On compte sur fermeté du chancelier Malins. En cas de refus formel de la société, ce magistrat ne pourrait pas obliger celle-ci à céder la ligne à Rubattino, mais il pourrait la contraindre à capituler, en persistant à refuser sa sanction au dit contrat français.
L'accertamento dei conti per gli effetti del precedente articolo, avrà luogo in conformità delle prescrizioni e norme speciali da determinarsi d'accordo tra il R. Governo e la Società R. Rubattino e c. ·in esecuzione della presente Convenzione.
Qualora il reddito come sopra depurato venisse a superare 1'8 % tutto il di pm andrà a vantaggio del Governo in deduzione, senza interessi, di quanto avesse pagato la Società negli esercizli precedenti per effetto dell'assunta gManzia. E qualora, a mezzo di tali deduzioni il Governo venisse ad essere totalmente rifuso dei fatti esborsi, il maggior reddito di che sopra verrà ripai'!Uto ~n porzioni eguali fra esso e la Società.
La Società R. Rubattino e C. si obbliga di fare il serv1z10 della strada ferrata ili cui si rese acquirente colla maggior possibile diligenza, adotbando, compatibilmente colle leggi e costumi locali e coi vincoli del capitolato di concessione, tutti quei provvedimenti e miglioramenti di cui fosse suscettibile; di procurare la coincidenza dei treni cogli arrivi dei piroscafi, di coordinare un servizio cumulativo fra questi e la ferrovia ed infine di agevolare con ogni altro mezzo possibdle il maggior sviluppo del commercio italiano in quelle regioni, ma con la sollecitudine, sia con facilitazioni nei trasporti, a seconda delle intelligenze .a prendersi col R. Governo.
E' vietato alla Società R. Rubattino e C. di cedere in qualunque tempo e caso ad altri né in tutto né in parte, sia la proprietà, sia l'esercizio della strada ferrata e sue dipendenze senza il previo formale consenso del R. Governo, sotto penale, in caso diverso dei danni e della U!lmediata cessazione della garanzia del reddito come sopra convenuta.
La Società R. Rubatbino, per altro, si riserva, con~ente fin d'ora H Governo, di costituire, per quanto riflette la strada ferrata di cui la presente convenzione, rma speciale Società anonima avente sede e la dtrezione nei R. Stati.
Il Consiglio d'amministrazione di questa Società e il personale, tanto dell'ammiIllistrazione, quanto quello tecnico e dell'esercizio, dovrà, compatibilmente colle pre~ scrizioni del capitolato di concessdone, essere composto per quattro quinti almeno di sudditi italiana.
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Il R. Governo assume ad esuberanza e per ogni buon fine, impegno d'interporre
i. suoi buoni officii presso quello di S.A. il Bey di Tunisi affinché non venga frapposto ostacolo alla piena esecuzione della cessione fatta dalla « Tunisian Railway Company Limited » alla Società R. Rubattino e C.
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Nella legge d'approvaZJ1one a cura del R. Governo sarà inserito apposito articolo pel quale tutti gli atti contrari di qualsivoglia natura che la Società R. Rubattino e C. o la sooietà anonima che in sua sostituzione avesse costituita saranno per stipulare o dovessero far valere nei R. Stati relativamente all'acquisto della strada ferrata, ai lavori da farsi nella medesima, alla menutenzione, amministrazione, esercizio ed altri, andranno esenti dalla tassa proporzionale di registro e soggetti soltanto alla tassa fissa di lire una.
I patti contenuti nella presente Convenzione sono espressamente subordinati alla approvazione del Parlamento cui sarà tosto sottoposto apposito progetto di legge.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, R. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE R. 16. Sofia, 7 giugno 1880 (per. il 18) (1).
Nei miei precedenti rapporti ho scritto alcuni cenni sulle condizioni di questo paese che potrebbero forse parere troppo negligenti di quella considerazione che è dovuta ai tentativi e agli errori di uno Stato fanciullo. Ma per quanto sia vero che la libertà debba curare se stessa, e che ogni possibile condizione sia del giogo finora patito incomparabilmente migliore, non è meno innegabile essere il Principato di Bulgaria, comè stato fissato e constituito, privo di quegli elementi che potrebbero ordinare le instituzioni civili e politiche e fondare una incipiente ma vitale democrazia.
Di fronte allo spettacolo a cui debbono assistere, alcuni tra i miei colleghi, e specialmente quello d'Austria, eccedono invero nei loro giudizi, né tacciono in pubblico le critiche, le accuse e gli acerbi rimproveri con mal celato disprezzo. Sono le rimostranze di chi quasi si compiaccia delle cose che biasima e desideri che il male si volga in peggio.
E che nell'intimo del pensiero esista nell'austriaco questa speranza m'è parso scorgere dalla frase ch'egli mi rivolse quando i miei colleghi principiarono a consigliare la conciliazione coi Principati limitrofi nella vertenza sulla legge di naturalità: «conciliare codesti Stati equivale a voler effettuare il programma di Gladstone pei popoli di questa penisola! :. e codesta espressione rammenta, per quanto siano diverse le scene e mutati i tempi, l'antica politica di chi temeva popoli avversi affratellati assieme. Né hanno minore significazione l'altre parole del medesimo mio collega quando io gli chiesi, a lui che avvocava l'assoluta necessità della modificazione in senso restrittivo allo statuto di questo Principato per cacciar di seggio gli attuali «agitatori~. se ben peggiori effetti non avverrebbero dal porre le cose dello Stato nelle mani a un numero più ristretto degli stessi elementi che pur sono i soli esistenti, né si possono mutare, e ad una consorteria. Il Conte di Khevenhuller mi rispose che avevo ragione, e pertanto essere solo rimedio «sottoporre questo Stato al reggimento di una Commissione Europea ~
Siffatte opinioni, manifestatemi nella intrinsichezza dei nostri rapporti, ma senza veruna raccomandazione di silenzio, non gli saranno inspirate dal suo Governo; ma Le indicheranno, ad ogni modo, quali siano la condotta e le tendenze politiche del Rappresentante del vicino Impero, inviperito dall'ascendente più che mai assoluto della Russia.
Sin da principio egli volse ogni sua cura ad impossessarsi dell'animo del Pr1ncipe. Palesava questo intento senza reticenze: «è necessità che il Principe si persuada non esservi per lui salvezza fuorché nell'Austria; e, opponendosi, suggellerebbe la propria perdita :.. E il Principe è vinto.
Ma le speranze fondate sul Capo dello Stato andarono smarrite al ritorno dell'Altezza Sua da Pietroburgo, imperocché la accresduta autorità Sua era base a quelle speranze; e però non trova il Conte di Khevenhuller più rimedio alla condizione delle cose se non che nella sospensione d'ogni esercizio della vita politica in questa Nazione. L'Agente Diplomatico dello Csar Signor Cumany, intento a mantenere incontrastata l'influenza al predominio russo, ha voluto in pari tempo evitare la nimicizia del partito panslavista al quale invano s'oppose il suo predecessore e fu la causa per cui dovette partire. Il Signor Cumany sembra assai più l'Agente del Milousine e di Aksakoff di Moscova che non già dell'Imperatore; e il Signor Cumany che ha profonda conoscenza dell'Oriente, è l'anima dell'attuale Amministrazione bulgara, da lui diretta con mille modi che, secondo le nostre idee, si direbbero obliquj. Nella quistione tuttora pendente con la Francia egli assunse le parti di avvocato pel Ministero bulgaro, ma dovette prontamente desistere dinnanzi all'accoglienza con la quale quelle entrature vennero accolte dal suo collega francese; e costui asserisce aver le prove come da lui fosse redatta la Nota che altri Agenti credono avrebbe dovuta essere restituita al Signor Zankoff. Dal Signor Cumany avvengono non solo radunanze segrete di noti capi del partito panslavista ma pure (non avendo potuto il reggimento libero correggere ancora i sistemi a cui ricorrono i popoli oppressi) conferenze, anch'esse segrete, dei principali rettori dell'Assemblea nazionale, e coi Ministri medesimi.
E se al Signor Zankoff (Sir A. Layard e il Conte Dubsky si pronunciarono a lui favorevoli) furono attribuiti, se non tendenze anti-russe, per lo meno desideri di maggiore indipendenza, ben può dirsi di questo Presidente del Consiglio che egli è il Capo purché di seguire, né può credersi che con inutile opposizione, vorrebbe ma:i compromettere la sua posizione o scuotere le basi del suo potere.
Il Principe, intanto, che commise l'errore di non saper celare essere scopo precipuo del suo viaggio a Pietroburgo, negli scorsi mesi di Febbraio e Marzo, il mutamento dello Statuto, fallito quello scopo (se anche l'abbia potuto tentare seriamente) è tornato con una Autorità ancora più scossa e scemata. Giovane dalle generose intenz·ioni, egli è privo di quella sperienza che potrebbe dar peso alle sue opinioni, e di quella forza di ·carattere che ,potrebbe inspirare fiducia agli uni e piegare gli altri. Fra l'influenza austriaca che gli dimostra come ogni ·cosa vada in rovina senza speranza di salute e l'attitudine disdegnosa e il procedere del partito russo, egli si dimostra ognora più scorato, ed
è travagliato dall'impotenza di reagire e l'incapacità, conviene pur si dica, d'agire entro i limiti che gli sono tracciati. Al mio collega d'Austria, che prima di partire per Vienna si recò da lui li 29 del mese andato, disse: «fate sapere al Barone di Haymerle ch'io mi trovo nell'alternativa o di diventare completamente lo strumento e zimbello dei Comitati occulti, o d'abdicare». Ma questa minaccia d'abdicare, già fatta altra volta, non è più temuta e con me stesso non esitò, giorni sono, come suol dirsi, a sfogare; e dopo aver adoperate parole di sprezzo pel Principe Dondukoff e discorso con amarezza della amministrazione e dell'opera di costui, soggiunse: << per quanto sia grande la nostra riconoscenza pei russi e sebbene ci abbiano liberato, può dirsi non l'abbiano fatto
per un obietto disinteressato; e sorge spontaneo il dubbio se anzi non sia pre
meditato e con obietto interessato che constituirono il retaggio che mi hanno
lasciato; e questo retaggio è troppo pesante».
All'E. V. sono troppo note le ambizioni rivali e gli intenti avversi dell'Au
stria e della Russia in queste regioni perch'io mi avventuri d'esporli; ma ho
creduto fosse debito mio d'abbozzare questo quadro dei mezzi coi quali si scon
trano e della situazione che n'è, in parte l'effetto.
Aggiungerò, soltanto, non essere solitaria opinione che, se il Principato di Bulgaria dovesse durare negli attuali limiti etnografici che gli furono imposti, l'Austria s'imbaserebbe anche qua mercè la forza delle cose e la lenta ma costante opera sua che pure ha fatto un cotale progresso in Serbia. Ma egli è vero che di fronte al predominio politico della Russia, sta l'Austria padrona del Danubio e, terminate che sieno, delle ferrovie; e che un avvenire, più o meno remoto, potrà dare lo spettacolo di questa posizione strategica e di questo predominio dei Russi intangibile e sicuro. Hanno in mano il sedicente esercito bulgaro, e sono russi gli ufficiali dal Ministro della Guerra ai sergenti istruttori; dalla Russia pervengono le forniture e il materiale da guerra; e la gratitudine per la guerra liberatrice, non che la spada di Damocle dei 32 milioni per le spese della occupazione, assicurano alla Russia l'assoluto ascendente, se anche avesse minor potenza il convincimento che la causa nazionale ha nell'Impero affine il grande suo protettore.
(l) n 9 giugno l'agenzia a Sofia avvertì elle questo rapporto sarebbe arrivato in ritardo perché spedito con occasione particolare.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 354. Roma, 8 giugno 1880, ore 15,15.
Launay me télégraphie (l) que le plénipotentiaire allemand a des instructions analogues aux votres et qu'il va etre invité à se concerter avec vous pour les détails. Nous continuerons d'agir auprès des autres Cabinets, à Londres surtout. Pour éviter tout malentendu, je crois utile de compléter mes instructions en vous disant explicitement que, dans notre pensée, les protègés actuels devront, en toute hypothèse, garder leur position.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 356. Roma, 8 giugno 1880, ore 15,30.
La question monténégrine figure dans la note identique que les représentants à Constantinople vont remettre à la Sublime Porte. Cette note annonce ègalement la convocation de la conférence à Berlin, le 16 juin, pour traiter exclusivement la question de la frontière hellénique.
(l) Con t. 696 del 'l giugno, non pubblicato.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 699. Vienna, 8 giugno 1880, ore 16,05 (per. ore 18,30).
Le ministre des affaires étrangères vient de me dire qu'il a accepté la réunion de la conférence à Berlin pour le seize courant. Quant à la proposition de la Russie relativement à l'enquete dans la Roumélie orientale, S. E. a répondu à l'ambassadeur de Russie qui lui en a fait aujourd'hui meme la communication, qu'il ne saurait se prononcer avant de savoir si l'enquete proposée par M. Goschen doit porter seulement sur quelques villages, ainsi qu'il paraissait d'abord décidé, ou bien avoir un caractère général.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 704/496. Londra, 8 giugno 1880, ore 19,18 (per. ore 21,05).
Granville m'a dit aujourd'hui que toutes les Puissances avaient accepté la proposition de l'Angleterre au sujet du Monténégro (1). L'Autriche-Hongrie toutefois, avant d'y adhérer avait un peu hésité par la crainte que l'extension du territoire monténégrin le long du litoral, ne nuise à la suprématie qu'elle prétend exercer sur la còte orientale de l'Adriatique.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
D. 710. Roma, 8 giugno 1880.
Secondochè la S.V. Ill.ma mi faceva presentire con un suo recente rapporto, il Marchese di Noailles venne, parecchi giorni or sono, ad intrattenermi della questione relativa al nostro progetto di telegrafo diretto tra la Sicilia e Tunisi. L'ambasciatore di Francia aveva incarico di svolgere le considerazioni per le quali al Governo della Repubblica sembra di poter fare legittima opposizione alla domanda da noi presentata, a tale intento, al Governo del Bey.
Non starò a ripetere le cose dette, di v-iva voce, dal Marchese di Noailles. Questi ebbe la cortesia di consegnarmi, a titolo strettamente confidenziale ed officioso, il dispaccio con cui gli erano state impartite, a norma del suo linguaggio, precise istruzioni. Epperò, comunicandole, del pari a titolo riser
11 o
vato, copia del dispaccio stesso (1), metto la· S. V. Ill.ma in grado di conoscere e
di apprezzare l'argomentazione del Governo francese.
In base alla comunicazione del Governo francese, abbiamo ora ripreso
in esame la questione e siamo venuti alle conclusioni stesse del nostro primo
studio. La S. V. III. ma, troverà qui acchiusi due esemplari della Memoria (2),
che, per meglio esprimere il nostro pensiero, ho fatto compilare. Ella potrà
rimetterne, a titolo ufficioso, una copia a S. E. il Ministro degli Affari Esteri,
esprimendo la nostra viva fiducia che il Governo della Repubblica, ricono
scendo il buon fondamento delle ragioni da noi addotte, vorrà desistere da
una opposizione che, mancando di base giuridica, assumerebbe un carattere
poco conforme agli amichevoli rapporti fortunatamente esistenti tra i due paesi.
(l) Cfr. n. 138.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 513/611. Londra, 8 giugno 1880 (per. il 13).
Ieri io ebbi in questa R. Ambasciata l'onore di una visita di S. M. il Re dei Greci che si trattenne piuttosto lungamente con me. Naturalmente la conversazione si portò sulla Conferenza che sta per riunirsi a Berlino affine di regolare la quistione delle frontiere turco-elleniche.
Sua Maestà mi fece sentire che faceva assegnamento sulle buone disposizioni delle potenze le quali riconosceranno che un allargamento del cerchio delle frontiere, in cui è attualmente stretto il regno ellenico, è indispensabile per la vita di quel paese e per il mantenimento della pace.
Il Re fece eziandio allusione alla determinazione in cui sembra essere la Grecia di occupare anche colla forza il nuovo territorio che le sarebbe assegnato dalla Conferenza.
S.M. Ellenica mi disse èhe, nel ritornare in Atene, Essa passerà per l'Italia e si fermerà a Roma; ma ciò non avrà luogo prima del mese d'ottobre.
Intanto Sua Maestà si mostrò grata per i sentimenti di benevolenza manifestati dall'Italia verso la Grecia, e mi espresse i suoi ringraziamenti per il concorso prestato dal nostro Governo in favore di quel paese.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1288. Vienna, 8 giugno 1880 (per. il 12).
A conferma del telegramma che ebbi poco fa l'onore di spedire a V. E. (3) mi fo premura d'informarla che quest'ambasciatore di Germania comunicò ieri
lll
al Ministro I.R. degli Affari Esteri l'invito alla Conferenza che si aprirà il giorno 16 di questo mese a Berlino per regolare la vertenza del confine turco-greco (1). Il barone Haymerle ha accettato l'invito, ed ha nominato quali delegati tecnici alla Conferenza il signor Swiedenek, già console austro-ungarico a Janina ed il barone Ripp colonnello di stato maggiore nell'I.R. esercito, quello stesso che fu delegato dell'Austria-Ungheria nella Commissione di limitazione della Bulgaria.
Il Ministro degli Affari Esteri, che mi favoriva oggi questi ragguagli, dichiaravami, da me interpellato in proposito, ignorare completamente quale dei Governi sarebbe incaricato di presentare la questione alla Conferenza e di formulare un ·progetto che abbia a servire di base alla discussione. Egli riteneva che una previa intesa fosse necessaria a tal proposito. Dicevami S. E. che sembrava si volesse indurre il Governo del Re ad assumere l'iniziativa in questo negozio. A suo credere la mozione partirà probabilmente dall'Inghilterra o dalla Francia.
Il barone di Haymerle si mostrò meco lieto che l'E. V. siasi espressa nel senso dell'opinione emessa dal Governo austro-ungherese che la Conferenza di Berlino abbia ad occuparsi esclusivamente della vertenza turco-greca.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 711. Pietroburgo, 9 giugno 1880, ore 17 (per. ore 18,55).
Les représentants des grandes puissances accrédités ici me demandent si j'ai reçu des instructions pour me joindre à eux dans le but de décider la Russie à accepter résultat de la commission de liquidation en Egypte. Je prie V. E. de me donner à cet égard ses instructions (2). Le Gouvernement russe a accepté invitation du Cabinet de Berlin pour la réunion de la conférence des ambassadeurs dans cette ville le 16 juin.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 712/501. Londra, 9 giugno 1880, ore 20,20 (per. ore 22,30).
La discussion du contrat français a été reprise ce matin. Les avocats de la compagnie se sont mis sur le terrain de la légalité stricte, d'après laquelle la chancellerie ne peut pas disposer de la propriété des actionnaires contre leur gré. Ils ont refusé l'offre de Rubattino et insisté vivement pour l'approbation
du contrat français. Nous avons alors demandé le renvoi à l'assemblée générale des actionnaires dont quelques-uns ont promis des appuis. Le chancelier Malins a de nouveau résumé l'affaire en insistant sur la loyauté de M. Rubattino et sur la conduite de la compagnie qu'il a taxée de duplicité et de mauvaise fai. Il a ajouté qu'il n'avait jamais compris et qu'il comprenait moim encore aujourd'hui le refus de nos offres, et que, sans doute, il y avait là des motifs inavouables tout personnels au directeur. Toutefois considérant d'une part avec regret qu'il ne pouvait 'pas contraindre la compagnie à céder sa propriété à Rubattino, de l'autre qu'il lui était impossible de sanctionner les agissements malhonnets qui avaient amené le contrat français, il croyait devoir s'abstenir de toute intervention en laissant au liquidateur Hodges la responsabilité de le mettre à exécution sans l'approbation du tribunal. Le contrat français devient ainsi nul par le fait, attendu que d'après l'article 5, l'approbation de la chancellerie est essentielle pour lui donner vigueur. La compagnie ira probablement en appel.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 315/613. Londra, 9 giugno 1880 (per. il 12).
In seguito al dispaccio di V. E. in data del 31 maggio ultimo (Serie' Politica n. 879) (l) io ebbi ieri col conte Granville una lunga conversazione sulla estensione data sino ad Assab della giurisdizione del Console inglese di Gedda. Io dissi al nobile Lord che senza voler pregiudicare la questione di sovranità sollevata intorno a quella località, era però necessario di regolare la posizione di quel Console rispetto all'autorità del Governo italiano, ora ivi rappresentata dal Comandante della Nave da guerra preposta alla sicurezza del nascente stabilimento del comm. Rubattino. Se l'Inghilterra non rica.nosceva la sovranità del Re d'Italia acquistata nei modi esposti nel mio promemoria, noi, per parte nostra potevamo meno ancora riconoscere quella del Kedive, oppure quella del Sultano di Costantinopoli, le quali ambedue erano state sempre contestate anche dagli Inglesi, e non erano state mai esercitate in quelle località. In conseguenza se il Console inglese si presentasse con un exequatur della Porta o del Kedive, non potremmo riconoscerlo nell'esercizio delle sue attribuzioni. Io faceva osservare al conte Granville che Assab era una spiaggia quasi deserta, raramente frequentata se non da tribù erranti sottoposte alla autorità più nominale che reale di qualche Sultano locale; che non vi era nemmeno un embrione di governo quando vi ci siamo stabiliti; che la necessità di mantenere l'ordine e di tutelare le persone e le proprietà ci aveva costretti a stabilirvi (in seguito a regolare cessione di quel territorio per parte del Sultano locale), una autorità la quale a nome del Governo italiano vi esercita effettivamente attribuzioni emananti dalla sovranità di esso. Intanto, siccome non
possiamo ammettere l'intromissione di qualsiasi altra sovranità, tuttora da noi contestata, sarebbe necessario che il Console inglese, o tutt'altro che volesse esercitare le sue funzioni ad Assab, sia riconosciuto dalla sola autorità che vi esiste di fatto, cioè dall'italiana. In conseguenza io stimava opportuno che il nostro Governo fosse informato dal Governo inglese che la giurisdizione del suo Console a Gedda era estesa ad Assab. Una informazione data in tal modo, non avendo per iscopo che di rendere possibile a quel Console l'adempimento del suo mandato, non pregiudicava alcuna delle questioni rimaste in sospeso, ed ognuno poteva fare le proprie riserve al riguardo. Abbiamo un esempio di una simile condizione di ·cose ad Aden, la cui sovranità di diritto non appartiene all'Inghilterra, che però ve la esercita di fatto. Lo stesso si può dire dell'Isola di Cipro per gli Inglesi, nonché della Bosnia e dell'Erzegovina rispetto all'Austria-Ungheria.
Il nobile Lord prese nota degli argomenti che io gli aveva svolti; nutro speranza che egli li prenderà in considerazione e che si atterrà a qualche temperamento quale è quello che ho suggerito, che non pregiudicando la questione principale, sulla quale siamo in discordanza, ci permetterà di sviluppare il nostro stabilimento senza ulteriore disturbo. Io penso intanto che sarebbe opportuno di stabilire ad Assab una autorità giudiziaria e di polizia ad un tempo, per appianare le contestazioni individuali e mantenervi l'ordine con tutto il corredo degli installamenti correlativi, per ben prendere possesso del luogo.
Sarebbe anche utile che la nave da guerra che vi abbiamo di stazione sia di sufficiente potenza per imporre rispetto e poter resistere all'uopo ai tentativi che si meditassero contro il nostro tranquillo possesso, non dico per parte degli Inglesi, ma dell'Egitto stesso, o direttamente od indirettamente provocando contro di noi qualche spedizione ostile dal lato di mare o dal lato di terra.
(l) Cfr. n. 118.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 536. Pietroburgo, 9 giugno 1880 (per. il 20).
Fra i princLpi appartenenti a famiglie sovrane estere che vennero ad assistere alle esequie della fu Imperatrice Maria, sono specialmente da notarsi il Principe Imperiale di Germania e l'Arciduca Guglielmo d'Austria. Quanto al primo, era cosa molto naturale, essendo egli cugino germano dello Czar, che venisse ad assistere alla sepoltura d'una stretta parente di suo padre e sua. Ma la presenza dell'Arciduca Guglielmo si presta a considerazioni d'altra natura. Esso era alle esequie il solo Principe estero, che non fosse parente della Casa Imperiale di Russia. È difficile il non vedere nell'invio dell'Arciduca a Pietroburgo, in quest'occasione, un nuovo tentativo del Gabinetto Austriaco di riannodare colla Russia gli antichi vincoli d'amicizia che in questi ultimi tempi. si erano andati rallentando. Altri indizi del resto tendono a confermare quest'induzione. È evidente che il cambiamento di Ministero in Inghilterra fece rinascere a Berlino e a Vienna il desiderio d'un riavvicinamento colla Russia. Per quanto spetta alle relazioni personali dell'Imperatore di Russia coi due Imperatori di Germania e d'Austria, esse sono, si può dire, assai amichevoli, specialmente col primo, col quale anzi non cessarono mai d'essere affettuose. Ma per quanto spetta alle relazioni del Governo russo con quelli di Germania e d'Austria, e particolarmente con quest'ultimo, esse subirono negli ultimi tempi, come l'E. V. sa, un raffreddamento notevole, e finora non si può dire che malgrado i tentativi partiti da Berlino e da Vienna, esse si siano ristabilite come erano prima dell'ultima guerra, benché però non siano più cosi tese come erano pochi mesi or sono. Il. Governo russo pur mostrandosi non insensibile a questo procedere dei due Gabinetti alleati, si tiene però in una certa riserva.
Non è forse inutile che io informi l'E. V., che, essendo io andato ad iscrivermi, come suolsi fare, presso il Principe Imperiale di Germania, e presso l'Arciduca, entrambi mi restituirono la visita immediatamente.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 703. Cairo, 9 giugno 1880 (per. il 16).
Con telegramma in data del 7 (l) ho avuto l'onore di informare l'E. V. che tutti i rappresentanti delle potenze che hanno aderito alla riforma giudiziaria, riunitisi da me in seguito alla circolare egiziana che dimanda la riunione di una commissione internazionale per introdurre nel regolamento organico e nei codici delle modificazioni che l'esperienza ha provate necessarie, si sono impegnati, sulla proposta dell'agente francese, a sollecitare dai rispettivi governi dei poteri necessari in conformità alla detta circolare, ed istruzioni che li autorizzino: 1° a non costituirsi in commissione che il lo novembre prossimo; 2° a decidere, in una delle prime sedute, che il regolamento organico giudiziario ed i codici vigenti siena prorogati per un anno, se i lavori della commissione non potess~o essere terminati in tempo utile (2).
Unanime fu anche un'opinione non troppo favorevole sulle forme della circolare. Il Governo egiziano avrebbe dovuto limitarsi a chiedere la commissione, e non imporne l'organizzazione. Non sono indicati i commissari aggiunti, che propone con solo voto consultivo; ma è ben intendimento di ognuno che qualora le potenze aderischino a nominare i loro agenti come commissari effettivi, questi debbano avere il concorso dei rispettivi magistrati, consiglieri alla Corte d'appello. La posizione che ad essi creerebbe la circolare egiziana non sarebbe di certo un attestato di fiducia, ed è a mia certa scienza che nessuno di essi l'accetterebbe. Rifiutando i consiglieri della corte, sarebbero i magi
strati del tribunale di Cairo, i quali essendo giudici di prima istanza, accetterebbero la posizione secondaria che è proposta. Un tale risultato riuscirebbe ad essere non solo un atto di sfiducia, ma un'offesa pei consiglieri della corte. Ed inoltre motivi di prudenza consigliano a garantirsi contro qualsiasi sorpresa.
Con miei colleghi non si è creduto poter prendere nessun reciproco impegno a questo riguardo; riserbarne libero il giudizio dei rispettivi governi.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 359. Roma, 10 giugno 1880, ore 12,15.
Scovasso a écrit plusieurs lettres à Malvano proposant déférer question de principe au conseil du contentieux. Ceci n'est guère possible vu l'urgence d'une solution. Mais je pense que le plan suggéré en vie subordonnée par Scovasso est praticable. Vous devriez donc d'abord insister jusqu'au dernier moment pour le maintien du statu quo avec les deux restrictions dont il a été question à plusieurs reprises dans notre correspondance. Si ce résultat ne peut étre obtenu, vous devriez tàcher de vous mettre d'accord avec quelques uns de vos collègues, ceux de France et d'Allemagne entre autres, pour dresser une liste des catégories de personnes auxquelles la protection pourrait étre accordée à l'avenir. Rien ne serait, bien entendu, changé quant aux protégés actuels (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA
T. 362. Roma, 10 giugno 1880, ore 12,15.
Après la déclaration que le Cabinet de Saint Pétersbourg nous a faite, ainsi qu'aux autres puissances en avril dernier, et que je vous ai communiquée par ma dépéche du 18 avril (2), je croyais qu'il n'y avait pas lieu d'insister ultérieurement afin que la Russie accepte dès aujourd'hui le travail quel qu'il soit de la commission de liquidation en Egypte. C'est pour cela que je n'ai pas compris l'ambassade de Saint Pétersbourg dans ma dépéche circulaire du 6 mai (3) qui figure dans le recueil au n. 667 de la série XXX. Si ccpendant
les autres ambassadeurs ont instruction de faire au Cabinet de Saint Pétersbourg la communication indiquée dans cette circulaire, V. E. est autorisée à se joindre à leur démarche.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA
T. 363. Roma, 10 giugno 1880, ore 14,30.
Cherchez l'occasion de voir Haymerle et dites lui que nous sommes heureux de lui apprendre que l'affaire de Propaganda est en bonne voie d'arrangement. On a, moyennant des pourparlers directs avec le Vatican, convenu, d'abord, un sursis et il y a maintenant tout espoir d'arriver, en poursuivant ces pourparlers, à un résultat également satisfaisant pour les deux parties.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 74. Atene, 10 giugno 1880 (per. il 14).
Abbenché, per l'esclusione dei Delegati turchi e greci dalla Conferenza indetta pel 16 corrente in Berlino, i Gabinetti di Costantinopoli e di Atene non siano ad essere ascoltati neanche a titolo consultivo, il signor Tricoupi ha reputato utile provvedere i signori Rangabè e Brailas di istruzioni speciali siccome guida ai passi ufficiosi e personali che quei diplomatici non mancheranno di fare presso gli ambasciatori componenti l'alta assemblea.
Siffatte direzioni delle quali il signor Ministro Presidente si è compiaciuto riepilogarmi il senso accennano anzi tutto alle disposizioni sommamente favorevoli che i diplomatici greci avranno ad incontrare presso i rappresentanti di Francia, Inghilterra e Italia; sono quindi fatti accorti, se non della ostilità, almeno delle difficoltà che saranno per essere sollevate probabilmente dall'Austria la quale saprà tirare a rimorchio la Germania e si raccomanda loro finalmente di insistere in particolare modo sull'Ambasciatore di Russia, il cui voto dovrà assicurare il successo della Conferenza nel senso degli interessi ellenici. Si fa molto assegnamento sulla influenza che S. M. la regina Olga potrà spiegare alla Corte di Pietroburgo, ma per completare l'opera ed i mezzi di persuasione, affidasi nell'azione dei signori inviati greci.
A questi ammaestramenti tien dietro l'indicazione della frontiera che dovrebbesi conseguire; essa, rinnovando le pretensioni affa·cciate in sulle prime alla Conferenza di Costantinopoli muove da Butrinto (a rincontro di Corfù),
13 -Documenti diplomatici • Serle II • Vol. XIII
passa al nord di Janina e Metzovo per Krania e risale fino a Petra d'onde con leggera inflessione a Dian sul mare Egeo. È data facoltà ai diplomatici ellenici di fare concessioni sempre che, per evitare meandri e serpeggiamenti, convenga allontanarsi dalla linea dello spartiacqua dei monti che sovrastano al Kalamas ed al Salamvria, ma questo e non altro dovrà essere il tracciato della nuova delimitazione tra Turchia e Grecia.
Sarà ben difficile fare corrispondere la teoria dello spartiacqua con i confini indicati; a tal segno che ebbi ad interpellarne amichevolmente il signor Tricoupi, il quale non esitò a rispondermi «La ligne de frontière que je viens de vous indiquer n'est pas le maximum de nos aspirations, mais la seule qui puisse nous convenir, en dehors de ceil.e-ci, toute concession scrait illusoire et j'aimerais mieux que la question fù.t laissée en suspens ».
Dei documenti e delle ragioni per dimostrare la convenienza etnologica di aggregare al Reame ellenico le terre agognate non farò cenno perché troppo numerosi e già più volte presentati nella conferenza di Costantinopoli dai plenipotenziari del Re Giorgio.
Tutte queste notizie potranno essere di giovamento al rappresentante di S. M. il Re in Berlino e, per ciò, non frappongo indugio a recarle a conoscenza dell'E. V., persuaso del resto, malgrado il linguaggio soverchiamente altero del signor Tricoupi, che il Gabinetto di Atene non saprebbe né potrebbe rifiutare quell'ingrandimento territoriale che la Conferenza di Berlino sarà per pronunciare.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 367. Roma, 11 giugno 1880, ore 12.
Voici l'exacte vérité. La cour de chancellerie a déclaré ne pas étre, a san regret, en mesure de rendre exécutoire le contrat Rubattino, mais elle a refusé d'approuver le contrat français, de sotte que ce dernier, en vertu de l'article. 5, se trouve nul par le fait. La compagnie tunisienne parait vouloir interjeter appel. Il est possible maintenant que ces messieurs ne pouvant obtenir l'approbation du contrat français, acceptent l'offre que M. Rubattino vient de leur faire, en conformité de l'avis émis par la cour, d'accepter pour san propre compte le contrat français, avec mille livres d'augmentation sur le prix. Mais, en tout cas, le langage du président de la cour a été si sévère, si flétrissant pour la compagnie tunisienne, que le succès moral nous est assuré dès aujourd'hui. Camme l'affaire poursuit san cours régulier devant le tribuna!, je pense qu'il ne nous convient pas de trop accentuer l'avantage de notre position actuelle, ce qui pourrait amcner les français à prendre des mesures extrémes pour ne pas se laisser échapper le chemin de fer. Je vous prie dane de régler votre langage d'après cette considération que vous étes plus que personne en mesure d'apprécier.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. CONFIDENZIALE 369. Roma, 11 giugno 1880, ore 16.
Un nouvel arrangement pour la question du Monténégro dont l'Angleterre a pris l'initiative vient d'etre agréé par toutes les Puissances, l'Autriche comprise. Cet arrangement impliquerait la renonciation, de la part du Monténégro, à la partie du territoire des Grudi et de Hoti qu'on lui a attribuée par le memorandum du 12 avril. La Principauté recevrait en compensation le territoire compris, du còté de la mer entre la frontière actuelle et la Bojana. Le régime maritime stipulé à Berlin pour Antivari serait é1lendu à ce territoire. La négociation a été tenue secrète jusqu'ici. Je viens maintenant à la demande de l'ambassedeur d'Angleterre, d'autoriser le chargé d'affaires du Roi à Constantinople (l) à se joindre à toute démarche qui devrait etre faite auprès de la Sublime Porte pour lui faire accepter le nouvel arrangement.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 373. Roma, 11 giugno 1880, ore 23,55.
Merci de votre télégramme (2). Veuillez demander à M. Santillana si, dans l'état actuel des choses, il n'y a rien à faire, à Tunis, pour empecher la remise du chemin de fer. On nous télégraphie que M. Williamson a déjà donné instructions aux employés pour que la compagnie française soit mise en possession de la ligne quelle que soit l'issue du procès (3).
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLWBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 730. Costantinopoli, 12 giugno 1880, ore 12,38 (per. ore 15,40).
M. Goschen m'a communiqué ses instructions au sujet de la question monténégrine et je lui ai répondu dans le sens du télégramme de V. E. (1). M.
Goschen est d'avis qu'il n'est pas opportun d'entamer maintenant cette question. La note identique ayant été présentée aujourd'hui, il a télégraphié dans ce sens à son Gouvernement. Gouvernement anglais parle aussi à M. Goschen d'un projet de constitution province autonome de l'Albanie du nord.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 732/503. Londra, 12 giugno 1880, ore 18,50 (per. ore 22).
La cour d'appel a ce matin confirr.:6 à l'unanimité la décision prise par le chancelier Malins et refusé d'approuver le contrat français. La situation juridique est donc la suiyante: ni contrat Rubattino ni contrat français ne sont valables parce que conseil des directeurs n'engage pas les détenteurs. Il n'y a que deux offres en présence, et c'est au liquidateur Hodges de se prononcer pour l'une d'elles. II ne saurait sans assumer une grave responsabilité matérielle et morale, accepter le contrat français en présence d'une offre supérieure et de la décision des deux cours. C'est lundi qu'il devra se prononcer et la cour nous a demandé d'opérer un dépòt de 10 mille livres sterling pour ce jour. Santillana s'est déjà entendu à cet égard avec Heath. La cour nous demande aussi de fournir la garantie d'un banquier pour le solde de 100 mille livres sterling au 25 juin. Nous avons pour ce faire un délai jusqu'à vendredi prochain, mais nous devrons déclarer lundi si nous sommes préts à accomplir cette condition. Le ministère des finances pourrait facilement s'entendre à ce sujet avec Hambro. On ne peut rien faire pour empécher Williamson de livrer la ligne, mais il n'est pas probable qu'il le fasse dans la situation plus qu'incertaine où la compagnie se trouve aujourd'hui. Nous venons de demander que défense soit faite à la compagnie de se dessaisir de la ligne jusqu'à la décision de l'affaire en cour d'appel et qu'un liquidateur adjoint soit nommé: ce qui annulerait complètement l'action de Hodges (1).
COMPITO DELLA CONFERENZA
Il compito della conferenza è definito dalle istruzioni che per iniziativa del Gabinetto britannico furono impartite ai rispettivi rappresentanti in Costantinopoli per la compilazione di quella parte della Nota identica e collettiva che deve riferirsi alla controversia turco-ellenica. «Ufficio della Conferenza (cosi è detto in quelle istruzioni, riprodotte nel Doc. N. 4088 LX) dovrebbe essere quello di discutere e deliberare, a maggioranza di voti, circa la linea di frontiera che sarà da adottarsi come la più atta a soddisfare gli interessi della Turchia e della Grecia; terminati i lavori della Conferenza e presa in proposito una decisione definitiva, una Commissione di delegati tecnici si recherebbe sui luoghi per dare pratica esecuzione all'operato della Conferenza, non che per regolare e definire ogni altra questione secondaria».
Da quanto precede apparisce che la Conferenza ha un programma esclusivamente limitato alla ricerca della più acconcia frontiera turco-ellenica. Non solo è bandita ogni altra questione, secondoché, del resto, ne fu fatta esplicita e perentoria dichiamzione dal Gabinetto austro-ungarico, ma parrebbe altresì dovetrsi coosiderare come sottratto alla competenza della conferenza lo studio dei modi coi quali si avranno a tradurre in atto le comuni deliberazioni. Nondimeno qualora la discussione fosse portata sopra questo terreno, il rappresentante italiano non dovrà prendere la iniziativa di una questione pregiudiziale. Bensì dovrà tenersi, a questo riguardo, in grande riserbo, limitandosi, qualora dovesse di necessità pronunciarsi, ad osservare che i principi da noi professati escludono ogni pensiero di coazione che non sia d'indole meramente morale, e soprattutto escludono la contingenza di un intervento armato.
PARTECIPAZIONE DELLA TURCHIA E DELLA GRECIA AI LAVORI DELLA CONFERENZA
La prima formala della proposizione britannica relativa alla conferenza includeva anche l'invito, alla Turchia ed alla Grecia, di assistere, a titolo consultivo, alla conferenza. La proposizione fu indi emendata con la soppressione della frase che alludeva a quell'invito. La conferenza essendo considerata come una continuazione dell'opera di mediazione, è, per verità, naturale che non vi piglino parte le due potenze interessate nella controversia. Ciò non toglie, però, che, a tempo opportuno, si possano
rivolgere domande dri schiardmenti a quei due Gabinetti, e che ln conseguenza possa tornare utile la presenza a Berlino dei loro delegati. Il Governo greco ha già risoluto d'ilnviare a Berlino il signor Brailas Armeni, con incarico di r:imanervi a disposizione della conferenza. Tanto al delegato ellenico, quanto al delegato ottomano che fosse nominato, il rappresentante italiano vorrà sempre fare benigna accoglienza, mostrando cosi quanto sia vivo il nostro desiderio di procedere con imparzialità e con equanime benevolenza.
III. TRACCIATO DELLA FRONTIERA
Non è probabile che la conferenza voglia occuparsi minutamente dei molteplici t11acc:iati di frontiera che finora si vennero escog;itando. Parrà, invece, più pratico di risalire senz'altro allo spirito cui si informa l'Articolo XXIV del Trattato di Berlino e alle idee consegnate nel protocollo XIII del Congresso. Il Congresso di Berlino volle sopra tutto. fare opera di pacificazione. Epperò, ponderate le ragioni di varia natura che potevano influire sul suo giudizio, si venne a questa conclusione: la linea del Kalamas e quella del Salambria sembravano alle grandi potenze le più acconcie a r,egnare la frontiera fra i due Stati contendenti; e, qualora questi non si potessero mettere d'accordo direttamente sopra siffatta base, le grandi potenze si impegnavano ad offrir loro la propria mediazione.
Duplice sarà dunque il quesito che la conferenza dovrà proporre a se stessa: se debba mantenersi il voto espresso dal Congresso di Berlino circa la linea del Kalamas e del Salambria, e quale sia, sul terreno, la più corretta ed equa applicazione di quella linea.
Per quanto concerne il primo punto, non pare verosimile che la presente conferenza voglia disdire il Congresso del 1878. Benché la linea del Kalamas e del Salambria non figuri tra i patii del Trattato di Berlino, né quindi si tratti di obbligazione che vincoli in modo assoluto le varie potenze, è però evidente che senza ragioni gravissime non sarebbe il caso di annullare un voto autorevolissimo per i personaggi ehe furono unanimi nello enunciarlo, e nel quale vuolsi ravvisare un giusto contemperamento delle considerazioni geografiche, etnografiche. economiche, militari e politiche, che si r:acchiudono nell'importanlte problema.
Dal canto nostro, noi reputeremmo eminentemente pericoloso se l'analisi di quel problema si volesse ora riassumere sotto questo o quell'aspetto speciale; imperocché la conclusione sarebbe necessariamente fallace, e l'errore sarebbe, in così grave materia, fecondo di incalcolabili conseguenze. In ur;:t parola, nostra opinione è che il mantenimento della linea del Kalamas e del Salambria allora soltanto sia da rimettere in discussione quando ad alcuna potenza sembrasse di poter addurre obbiezioni tali che, abbracciando ogni lato della questione, possano veramente infirmare il convincimento che si manifestò unanime nella XIII seduta del Congresso.
In quanto al secondo punto, certo non possono dissimularsene le difficoltà. Anche senza discorerre della opinione secondo la quale il bacino chiuso di Janina dovrebbe considerarsi come non compreso nella linea del Kalamas (la quale opinione, dato pure che sia sostenibile da un punto di vista strettamente geografico, non può certamente affermarsi conforme agli intendimenti espressi nel XIII protocollo di Berlino) noi abbiamo veduto, nel corso dei recenti negoziati di Costantinopoli, ed anche nel corso degli scambii confidenziali di idee tra i varii Gabinetti enunciarsi disparatissime
interpretazioni della locuzione « linea del Kalamas e del Salambria ». Per i Greci questa significa il lembo settentrionale delle due vallate; per i Turchi il rembo meridionale, e in altre circostanze furono additate linee varie, senza contare quella che fondandosi sopra la interpretazione più consueta della parola linea, equivarrebbe al Thalweg stesso delle due riviere. A nostro avviso, è sopra questo terreno che la conciliazione dovrebbe l'licercars:l; e per questa ragione appunto sarebbe inopportuna una troppo precis:1 istruzione che vincoli di soverchio la libertà d'azione del Rappresentante italiano. Negli elementi di fatto da esso posseduti, sia nell'ordine politico, sia nell'ordine militare, sia nell'ordine topografico, sia infine nell'ordine etnografico, nei suggerimenti pratici che i delegati tecnici potranno fornirgli, nella opm10ne del colleghi che saprà accortamente presentire, il rappresentante italiano vorrà attingere la norma della sua condotta. La iniziativa, poi, di una proposta, in così delicato argomento, è da evitarsi, ammenoché al rappresentante italiano consti, in modo non dubbio, che la proposizione stessa sarebbe per incontrare unanime favore.
IV.
ATTEGGIAMENTO DEGLI ALBANESI
Un lato del problema che agli occhi nostri ha singolarissima importanza è quello che si riferisce all'atteggiamento eventuale degli Albanesi. Non è qui il luogo di ricercare se, e in qual misura, sieno esagerate le voci che sono corse in questi ultimi tempi circa il movimento albanese. Egli è cexto che la rettificazione della frontiera, qualunque essa sia per essere, avrà pur sempre nell'Epiro, ove le razze sono grandemente confuse e frammiste, per effetto di aggregare al regno ellenico popolazioni di razza albanese. Sarebbe quindi puerile il disconoscere che la situazione potrebbe, senza acconci rimedi, farsi, a questo riguardo, pericolosa. E neppure è da dimenticarsi che l'Italia è più di ogni altra potenza, forse anzi esclusivamente inrteressa;ta a che non sopravvengano in Albania agitazioni che possano provocare più gravi complicazioni. A noi sembra che, ad ovviare a simili contingenze, si abbia a provvedere, sia col procedere con molta equità, dal punto di vista etnografico, e per quanto gli altri elementi del problema lo consentano, alla r;recisa definizione del tracciato dd. frontiera, sia col 11icercare a beneficio dell'Albania, compensi d'altra natura, e guarentigie tali che valgano a farle parere men grave il sacrificio e renderle accetta la nuova condizione territoriale. Il rappresentante italiano già possiede, sopra questo soggetto, indicazioni confidenziali, di cui, a tempo propizio, potrebbe utilmente giovarsi.
v.
AVVERTENZE GENERALI
I concetti brevemente qui riassunti non debbono riguardarsi dal rappresentante italiano come aventi un valore assoluto. L'Italia adempie in questa circostanza, un obbligo contrattuale, e nel tempo stesso è lieta di seguire, nell'esercizio della mediazione tra la Turchia e la Grecia, l'impulso della sua politica nazionale. Però noi siamo e vogliamo essere elemento di conciliazione. Più di ogni altra cosa noi desideriamo che l'accordo fra le potenze sia pronto, sinceramente deliberato, fermamente voluto e tale da aver la massima probabilità di riuscire accetto alle due parti contendenti. Noi non vogliamo quindi escludere a priori qualsivoglia altra combinazione che, nei limiti degli impegni contratti e senza offesa ai principii fondamentali della nostra politica, sembri alla maggioranza delle potenze la più acconoia a risolvere il problema. Ciò che particolarmente ci sta a cuore è cl1e, nella conferenza, l'Italia non abbia ad essere, o anche soltanto parere, senza legittima causa che giustifichi il nostro contegno, un ostacolo all'unanime concordia fra le varie Potenze.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
D. 35. Roma, 12 giugno 1880.
Mi pregio di segnar ricevuta alla S. V. illustrissima del suo rapporto n. 48 in data del 27 dello scorso mese (1).
Le porgo i miei ringraziamenti per le notizie da Lei fornitemi e nell'unire un foglio in cifra...
ALLEGATO
ANNESSO CIFRATO.
Dans votre rapport n. 48 du mOiis échu, d.l y a un passage :ayant t11ait aux d~veTgences de vues qui. se manifestent déjà parmi les albanais e:t les chefs agitS~teu:rs qui fini t par les mots suivants: «d'après ce qu'écrivait dernièrement un consul résidant à Scutari à qui l'an impute de prendre une part active dans le mouvement albanais, quoiqu'il représente un Gouvernement désintéressé dans la question et intéressé seulement au respect des stipulations écrites ».
Veuillez vous expliquer plus clairement au sujet de ce consul en me transmettant en mème temps tous les détails qui sont à votre disposition et qui seraient de nature à m'éclairer complètement sur san compte et sur la portée de ses informations. Vu l'importance de la question, il est pour nous d'une grande utilité de savoir avec tous les détails possibles ce qui se passe en Albanie (1).
(l) Cfr. n. 103.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. RR. 534/617. Londra, 12 giugno 1880 (per. il 15).
Ultimamente io ebbi col signor Say una conversazione sulle cose di Tunisi, della quale credo opportuno di rendere succintamente conto all'E. V.
Il signor Say mi disse di aver letto la corrispondenza scambiata tra il nostro Governo e quello della Repubblica, a proposito dell'ostacolo opposto dalla Società francese allo stabilimento d'un ufficio telegrafico italiano in Tunisi per la corrispondenza diretta tra quella Reggenza e l'Isola di Sicilia. Egli si mostrava dolente di quell'incidente, ed i sentimenti da lui espressi in proposito tendono piuttosto ad un benevolo accomodamento.
Egli però soggiungeva che la Francia non poteva abbandonare la sua influenza preponderante in Tunisi, attesa l'importanza delle reciproche relazioni tra quel paese e la contigua Algeria.
A ciò io risposi che noi non avevamo nessuna idea di dominazione sulla Tunisia ma che, mentre trovavamo naturàle che la Francia esercitasse una equa influenza non potevamo ammettere che i nostri rilevanti interessi economici fossero da essa soffocati. I nostri rapporti colla Reggenza sono molteplici e vi hanno delle radici secolari; essa sta a poca distanza ed in vista della Sicilia e sarebbe una esorbitanza il pretendere che da noi si rinunziasse ad una posizione acquistata da tempo, e dettata dalla nostra situazione geografica
stessa. Il signor Say non disconobbe queste considerazioni e soggiunse che il suo Governo, per parte sua, non cerca l'annessione della Tunisia all'Algeria; che lo
R. -54 del 27 giugno. Il console !n questione era quello d'Inghilterra.avrebbe già fatto se l'avesse voluto, imperocché, al Congresso di Berlino, tanto lord Beaconsfield che il marchese di Salisbury fecero istanze affinché la Francia se la pigliasse, probabilmente per farsi condonare la singolare conquista dell'isola di Cipro. Ma la Francia resistette alla tentazione e persiste tuttora nel medesimo pensiero.
Si parlò inoltre dei rappresentanti dei nostri rispettivi governi presso il Bardo; il signor Say riconosceva che il signor Roustan, agente francese è uomo poco trattabile ed impegnoso. Io ignoro se lo stesso si possa dire del nostro cav. MACCIÒ. Ma è probabile che se vi fosse un poco più di reciproca arrendevolezza fra questi agenti, i nostri rapporti col Governo francese in Tunisi potrebbero diventare meno tesi.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 2565. Berlino, 13 giugno 1880 (per. il 20).
Le Comte de Saint Vallier m'a dit aujourd'hui qu'il avait reçu ses instructions de Paris. Aux yeux du Gouvernement Français il est de toute nécessité de comprendre Janina dans les nouvelles frontières helléniques. San plénipotentiaire se prononcera très nettement dans ce sens. C'est là le point principal des délibérations qui s'ouvriront le 16 Juin. Un instant M. Waddington, pour ména•ger les scrupules du Ministère Br:-consfield, a vai t consenti à ne plus favoriser une frontière aussi septentrionale pour la Grèce, mais ce mouvement de recul avait produit un très mauvais effet en présence du courant très sympathique de l'opinion publique française pour les Hellènes. M. de Saint Vallier me laissait entrevoir que, dès la première séance de Mercredi, il présenterait une proposition dont il ne m'a pas indiqué autrement le sens, mais que je suppose devoir se rattacher à la première partie de ses confidences.
Comme l'Italie et la France, dans une pensée d'intérèt général, dans un esprit de paix et de conciliation, ont pris une initiative dans cette question de rectification de frontières, il est indiqué qu'elles continuent à marcher de front. Il serait dane urgent, sans faire allusion à ce que j'ai appris ici, de nous concerter avec le Cabinet de Paris pour que l'initiative, et par conséquent toute proposition essentielle, restassent communes entre l'Italie et la France. S'il y a tendance de la part de cette dernière à nous distancer, nous devons nous mettre en garde autant qu'il peut dépendre de nous.
C'est en m'inspirant de cet ordre d'idées, que je viens de télégraphier à
V. E. (1).
Lord Odo Russell n'avait pas encore de directions. Mais il avait le sentiment, qu'il croyait partagé à Londres, que la domination ottomane dans la Turquie d'Europe, un spectre plus qu'une réalité, marchait à grands pas vers sa fin. Il importait de se prémunir autant que possible contre les dangers de
l'effandrement. Fartifier la Grèce de manièrc à mieux assurer san indépentlance, ce serait paser un jalan très utile paur l'avenir. Man callègue anglais ne dautait pas que dès lars san Gauvernement s'assacierait à taute matian pratique paur un agrandissement raisannable de la Grèce.
V. E. sait que l'Allemagne, à mains qu'elle ne change d'avis au dernier mament, se ralliera dans cette questian au vate de la France.
En accusant réceptian des dépéches palitiques nn. 101~, 1018, 1019, 1020 et 121 (l) ...
(l) Con t. 735, pari data, non pubblicato.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 383. Roma, 14 giugno 1880, ore 18.
M. Rubattina s'est mis d'accard avec la Banque Natianale paur la garantie. La Banque Natianale écrit ce sair à M. Heath and Campany de préter cette garantie que M. Rubattina leur demande par une lettre également en date d'aujaurd'hui. La banque déclare garantir à san taur la maisan Heath. Je prie V. E. de prendre dès aujaurd'hui, d'accard avec Santillana, les arrangements nécessaires paur les farmalités à remplir en temps utile.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 740. Scutari, 11 giugno 1880, ore 18 (per. ore 6 del 15).
Les membres du camité allés à Tusi sant revenus hier soir. On les avait appelés paur leur faire signer une nauvelle adresse de sujectian au Sultan. Hado bey les y engageait vivement; il avait déjà gagné tous les chefs de la montagne à sa cause. Les délégués chrétiens se sant résalument appasés, niant d'en avoir le mandat et faisant noter que leurs votes donnés au milieu du camp aurant l'air d'avair été vialentés; ils se sant limités à référer. On discutera aujourd'hui la question dans le sein du comité. En attendant, on a définitivement résalu de se tenir strictement à la défensive; cependant est entrée au camp la méfiance à l'égard de Hado b.eY et d'armée turque. On y no•te du décauragement; un certain nombre d'insurgés se sant évadés. Les mirdites menacent s'en aller aussi, et avec tout cela 50 gendarmes de la Mirditie bien armés sant hier partis pour Tusi après étre restés une journée à Scutari. Je crais que le but caché de cette expéditian est de mettre à disposition de Hodo bey une force sure pour sa défense personnelle.
(l) Cfr. n. 131. Gli altri dispacci non sono pubblicati.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 742. Berlino, 15 giugno 1880, ore 13,30 (per. ore 15,45).
Pansa, porteur je suppose de mes instructions, n'arrivera que dans cette nuit, après minut. J'ai besoin de savoir avant huit heures ce soir, si et avec quelles Puissances vous vous étes mis d'accord pour la conférence et si l'Italie est pour la cession de Janina et Metzovo à la Grèce. Veuillez, je vous prie, télégraphier réponse (l). Le Général Sironi est arrivé.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
T. 387. Roma, 15 giugno 1880, ore 18.
Nous étant mis d'accord avec France et Angleterre, je vous prie de vous rallier au tracé que ces deux Puissances proposent. Ce tracé suit en Epire le cours du Calamas jusqu'à sa source, comprenant Janina et Metzovo. En Thessalie elle suit la crete des monts qui relient le massif du Pinde à celui de l'Olympe (2).
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 745. Vienna, 15 giugno 1880, ore 18,20 (per. ore 19,15).
Le ministre des affaires étrangères vient de me dire qu'il a également envoyé au ministre d'Autriche à Constantinople instructions de se joindre aux démarches a faire à la Porte par l'ambassadeur d'Angleterre concernant nouvel échange territoire avec Monténégro. Ce dernier adhère à l'arrangement projeté. Une circulaire est partie hier d'ici aux représentants auprès des grandes Puissances pour proposer nouvel arrangement relativement affaire ArabTabia, par lequel il serait laissé un peu plus d'espace entre Silistrie et la nouvelle route du Pont. Il parait que ce projet est fait avec assentiment de la Russie. L'ambassadeur de France vient de demander au ministre des affaires étrangères de faire appuyer par le représentant d'Autriche à la conférence de
Berlin la ligne suggérée de concert avec la France et l'Angleterre pour la frontière turco-grecque. Cette ligne suivrait le Calamas, donnerait Janina et Metzovo à la Grèce et aboutirait par le Pinde et l'Olympe à la mer Egée. Haymerle m'a paru disposé à y adhérer.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 746. Londra, 15 giugno 1880, ore 22,05 (per. ore 2,25 del 16).
La requète annoncée par mon télégramme du 13 (l) a été présentée ce matin à la chancellerie. Elle contenait une double demande d'interdition à la compagnie de livrer la ligne et de nomination d'un liquidateur adjoint. Camme résultat final d'un débat très-vif où Malins nous a rigoureusement soutenus, la compagnie a dO. prendre l'engagement de ne pas livrer la ligne (2), de ne vendre qu'avec l'assentiment de la cour et de donner avis à Rubattino trois jours à l'avance si de nouvelles offres ~ui étaient faites, Rubattino ayant toujours la priorité dans le cas où il voudrait accepter. Sur quoi nous avons retiré la demande pour la nomination d'un liquidateur adjoint. La cour d'appel a reçu ensuite le dépòt de 20.000 livres sterling et la compagnie devra d'ici à vendredi nous déclarer ses intentions: elle ne peut maintenant que se rendre et il est probable que dans quelques jours on pourra signer le contrat définitif. Il est toutefois possible que la société française fasse une surenchère; dans ce cas, nous aurons toujours trois jours pour nous décider. J'ai communiqué à M. Santillana le dernier télégramme de V. E. (3).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 389. Roma, 15 giugno 1880, ore 23.
Je pense que pour ne pas aigrir nos différends actuels avec la France, il nous convient, maintenant, de ne pas mettre l'Angleterre à part de la question du télégraphe, ni de celle du chemin de fer à Tunis. Mais, pour le cas où la France, échouant sur le terrain juridique, voudrait faire acte de violence, V. E. pourrait prendre dès aujourd'hui les mesures auprès du Cabinet anglais, afin que celui-ci se trouve, le cas échéant, préparé à apprécier notre attitude et à empècher, par la sienne, que des complications désagréables ne se produisent entre I'Italie et la France. V. E. sait et, s'il est nécessaire, peut prouver que nous désirons à Tunis le maintien du statu quo, et que nos visées à Tunis sont
(-3) Cfr. n. 182.limitées à ce qu'on ne nous conteste pas notre part légitime d'influence et d'activité économique.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 52. Gravosa, 15 giugno 1880 (per. il 20).
V. E. si compiacque informarmi, col telegramma dell'll corrente (1), del progetto pel nuovo scambio territoriale, che io ebbi l'onore di riferire in anticipazione col mio rapporto dell'8 detto (2).
Questo scambio a mio avviso se è più utile economicamente al Montenegro che quello regolato col memorandum del 12 aprile, politicamente è più svantaggioso. Avvegnachè la frontiera fissata dal memorandum nella valle della Zeta assicurasse pienamente il Principato a sud di Podgoritza.
Nel mio rapporto del 15 dicembre u.s. n. 25 (2) di questa serie, e perciò assai prima che si iniziasse il negoziato che terminò col detto memorandum, io aveva già suggerito uno scambio presso a poco consimile a quello che ora si propone, ma ebbi cura di accennare alla rettificazione da farsi a valle di Podgoritza. Col nuovo progetto invece si ritorna verso questa parte al confine del trattato di Berlino; quindi si discoprono di bel nuovo le linee difensive del Montenegro; Io si indebolisce, e si crea ad un tempo su questo Iato del territorio montenegrino una situazione precaria di cose che condurrà in un non lontano avvenire a contestazioni a torbidi a incursioni vicendevoli tra confinanti.
Questo motivo dell'indebolimento è forse appunto uno di quelli che l'Austria ,V.a in vista per far annullare il patto del memorandum. Dico l'Austria, perché fu accertato da fonte che ritengo sicura che il progetto, di cui si tratta, partì da Vienna; e onde meglio riuscire a farlo accettare si pregò il gabinetto di Londra ad assumere l'iniziativa.
n Principe Nicolò, siccome ebbi l'onore di telegrafare a V. E. (3), aderì al progetto; e le Potenze, siccome V. E. mi avvisa, lo hanno approvato. Sta bene. Ma come si provvederà per l'esecuzione? Se la lega albanese si oppose alla cessione del Distretto di Gussinje perché abitato da maggioranza musulmana, ::t quella dei territori di Gruda e Rotti perché terra albanese come potrà acconsentire alla cessione del Distretto di Dulcigno che è abitato quasi da soli musulmani albanesi ed è terra albanese assai più che i magri territori di Hotti e Gruda? La Turchia, supponendo vera la lega albanese che fu impotente a fare osservare il trattato di Berlino, il protocollo del 18 aprile, sarà più forte per fare eseguire l'accordo che sarà inteso col progetto austro-inglese?
E se non si provvede all'esecuzione la questione montenegrina non muoverà passo, e rimarrà continua minaccia per la pace in Oriente. Ammenoché non si scelga il partito, e che il Montenegro vi si adatti, di esperimentare nuovi
accordi ad accordi non eseguiti nel qual modo potrà avverarsi pel Montenegro il caso di colui che girando da cambiavalute a banchiere tante volte barattò un marengo che in fine della giornata se lo vidde sparire. Anche questa potrebbe essere una soluzione.
Può ancora avvenire che la Turchia non più sostenuta sottomano a resistere da un'estera potenza come lo fu per il negoziato del memorandum, ma stretta dalle valide pressioni dei proponenti il nuovo scambio si decida ad eseguire. E tal cosa è più probabile che avvenga ora che fu chiamato a far parte del governo della Porta Abeddin Pascià il capo virtuale della cosidetta Lega albanese; essendo possibile che in Costantinopoli s'avvegghino, un po' meglio che nel 1877, essere necessario qualche sacrifizio onde stornare i maggiori che sovrastanno. E se ciò si capirà in Costantinopoli, la Lega albanese non farà difficoltà, avvegnachè questa Lega sia stata una creazione della stessa Sublime Porta, Lega essenzialmente ed esclusivamente musulmana escogitata per resistere alla marea cristiana esterna ed interna; fatta apparire albanese per la circostanza del luogo ove i pericoli di danno sono i più imminenti, per colorirla d'una idea simpatica alì'Europa quella della nazionautà, per disimpegnare infine il governo del Sultano dalla responsabilità della resistenza. È vero i maggiori capi della Lega e la gran parte dei gregari sono albanesi, ma sono tutti musulmani. Cotestoro, gente ardita, intelligente sebbene non istruita, avida negli interessi, fanatica in religione, non accasciata come la restante musulmana delle altre parti dell'Impero, sono i capisaldi del musulmanesimo assai più che non lo siano stati per lo passato: sono, per C'?Si dire, l'ultimo sostegno del regime ottomano in Europa. E vi si sono messi a sostenerlo colla vigoria della giovinezza costituendo quell'associazione che sotto il nome dei Pomati tentò reagire nella Rumelia; sotto quello di Lega albanese minacciò l'Austria che voleva occupare sino a Mitrovitza, si oppose all'accomodamento della questione montenegrina per salvare l'altra più importante della Grecia; e sotto altro nome, aneora a trovarsi, resisterà alle riforme amministrative nell'impero, alle innovazioni nell'Armenia e nell'Asia minore.
Dal che ne viene che il credere la Lega aLbanese l'espressione d'una aspirazione nazionale conduca a sconoscere i termini della questione, e ingeneri erronei giudizi sui rimedi alle attuali difficoltà orientali.
D'un simile erroneo giudizio ne è già un portato la proposta Inglese per costituire autonoma l'Albania; proposta di cui ebbi l'onore di riferire ne' miei ultimi due rapporti dell'S e del 9 corrente (l).
Se non che il suggerimento dell'autonomia essendo venuto primamente dall'Austria, siccome essa già fece per l'Erzegovina e per la Bosnia, importa rintracciare lo scopo a cui tende e non è certo all'Austria, che si può imputare erroneità di giudizio sulle cose d'Oriente, e specialmente dell'Albania e paesi circonvicini: sibbene essa si prevale dell'erroneità altrui pel proprio vantaggio.
Mi san fatto dovere di riferire in un antecedente rapporto che non vi è in Albania ombra di aspirazione nazionale nel senso politico di unità: che tra le popolazioni albanesi di differente culto gli interessi sono opposti: e che la
grandissima maggioranza di quelle essendo musulmana l'autonomia non può essere fatta:~ che a favore di questa: il che si risolve a lasciare sempre turca l'Albania, e a rinnovare nulla in realtà. Soltanto saranno inevitabili le disillusioni dei cattolici, i quali furono in cotesti tempi così eccitati e lusingati con tante promesse. Quindi nasceranno torbidi, e al caso si fomenteranno; ed è su questi torbidi che si specula per un intervento più o meno militare e amministrativo.
La pubblica opinione in Europa ritiene la popolazione albanese come un popolo solo, animato dall'istessa aspirazione e dall'istesso interesse; e più specialmente si compiace nella speranza che sia rialzata un'Albania cattolica come già quella effimera dei Castriota. Il Vaticano influito da pochi mestatori e da alcuni preti interessati lavora a dar corpo all'idea. La quale sarebbe certamente buona se attuabile. Ma essa puossi mai fare con un insieme di 20 a 30 mila cattolici contro oltre un milione di dissidenti; dei quali gli otto decimi musulmani'? Ancora se quelli avessero qualche preminenza, ma sono i più poveri di tutti gli albanesi, e se non più barbari . e ignoranti dei musulmani, certo non migliori.
Durante le guerre del 1876 e 1877 io ebbi occasione di vedere al campo del Principe Nicolò la maggior parte dei capi di quei cattolici (Malissori e Mirditi); e l'impressione che ne ricevetti fu miserissima. Si erano recati dal Principe per aiuti a sollevarsi contro il giogo musulmano comprendendo con questa frase la soggezione non tanto della Sublime Porta, quanto quella dei loro compatrioti musulmani albanesi. Possibile che in due anni l'idea nazionale abbia fatto si grande progresso da accomunare oppressi ed oppressori in uno scopo di unità'? Ma se tra essi e nella loro lingua manca ancora perfino un appellativo comune! Essi sono Shipetari, Gheghi, Toschi, Mirditi ed altri, ma il termine generico di albanese è solamente conosciuto ed usato dagli europei, come quello di arnauti dai Turchi!
Io non posso che temere da questo nuovo indirizzo che si vuol dare alle cose turche in Albania. Si crea una questione che non ha ragione di esistenza. Si danno speranze e lusinghe per aumentare la confusione e della confusione ne approfitta sempre il più abile.
(l) R. 50 e 51, non pubblicati.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 58. Scutari, 15 giugno 1880 (per. il 24).
Da qualche giorno travasi a Scutari padre Apollonia da Bibbiena, parroco a Hotti. Da fonte sicura so, che egli è stato richiamato per qualche tempo dalla sua missione per ordine della Curia di Roma dietro istanza del rappresentante apostolico a Costantinopoli come quello fra i francescani, che più avrebbe animati i montanari alla rivolta.
So pure da fonte sicura, che il 24 di Maggio l'Ambasciatore austriaco presso Sua Santità ha sporto reclami contro un buon numero di francescani di qui, accusati da questo Consolato austriaco come i principali promotori della attuale agitazione albanese e come agenti segreti d'Italia. A capo degli accusati sta il padre Giampiero da Bergamo, Superiore di quest'ospizio, e tutti sono denunciati di tener segrete intelligenze con questo Consolato.
V. E. conosce dai miei rapporti quale opinione invece io abbia sulla partecipazione di alcuni di questi religiosi nell'attuale rivolgimento, ed in tale opinione mi conferma maggiormente appunto il fatto, che non mai, come dopo scoppiati i torbidi attuali, i francescani si tennero lontani dalla mia abitazione.
Padre Apollonia, venuto a farmi visita mi raccontò, che qualche tempo avanti che spirasse il termine della consegna di Gruda ed Hotti al Montenegro, recatisi alcuni capi di quelle tribù dal Console austriaco, questi li consigliò a far stendere dal loro parroco un indirizzo all'Imperatore nel quale, al motto di Dio e indipendenza, lo supplicassero a proteggerli ed a riceverli sotto il suo manto. Padre Apollonia, non prestando intera fede ai detti di que' capi, volle venire a chiarirsi egli stesso della verità di quanto gli era stato riferito. Con lui ritornarono i medesimi capi. Entrò egli dapprima dal Console austriaco con padre Giampiero ma il signor Lippich, il quale non si fidava di quest'ultimo, che odia di cuore, non disse parola sull'affare principale. Allora padre Apollonia vi rivenne coi capi della montagna, ed ammesso ad udienza separata, poté sentire ,confermarsi quanto gli era stato riportato. Esci-tone egli, entrarono i capi e stettero ben due ore a confabulare col Console. Fu in questa occasione che il signor Lippich, secondoche i montanari palesarono subito dopo al loro parroco, gli animò ad opporre resistenza ai Montenegrini, assicurandoli, che ove potessero sostenersi solamente tre ore, l'Austria sarebbe venuta in loro soccorso. Così confortato dalle parole del Console austriaco, Padre Apollonia stese in italiano l'indirizzo, di cui conserva la copia. E, poiché quanto fa Hotti considerata l'antesignana delle altre montagne cattoliche, è da queste accettato, così egli allestì una copia del medesimo indirizzo per ognuna di esse, che firmata dai maggiorenti di ciascuna tribù fu in sette esemplari, corrispondenti alle sette montagne rimessa al Consolato d'Austria. Egli è per questo, che il 22 aprile animosi corsero in folla i montanari a Tusi, convinti d'avere alle spalle una grande potenza che li appoggerebbe. Intorno a quel tempo cadde il ministero tory in Inghilterra, e la politica austriaca in queste parti fu cambiata come per incanto: nessuno più del Consolato austriaco disapprovava le mosse degli Albanesi, nessuno più di esso accusava il clero e soprattutto i francescani di aver promossa la rivoluzione. Non tardarono i montanari ad avvedersi d'essere stati ingannati, e neppure ignorano l'ingiusta accusa che ai religiosi vien ora dai rappresentanti dell'Austria mossa presso la Curia di Roma: e nulla v'ha ch'essi ora tanto esecrino quanto il nome austriaco.
Padre Giampiero sta adesso facendo la sua apologia da inviare al Generale dell'Ordine, ed egli saprà restituire al suo posto una parte della responsabilità dell'agitazione albanese; quello, che poi merita nota, si è che gli sforzi del signor Lippich, il quale ha già potuto ottenere dal suo Governo che fossero troncati i sussidj accordati in passato ai francescani italiani per le scuole, tendono manifestamente ad attenerne lo sfratto dall'Albania e a soppiantarli con religiosi di sudditanza austriaca, come già da sudditi austriaci potevano essere occupate alcune sedi episcopali.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 747. Berlino, 16 giugno 1880, ore 3,27 (per. ore 5).
En suite du télégramme de V. E. annonçant notre entente avec France et Angleterre (1), il m'a paru qu'au lieu de me borner à me rallier après coup au tmcé, mieux valait, en vertu de ce qui s'est passé au congrès, que la résolution relative à la frontière hellénique fftt présentée à la conférence sous une forme analogue à celle adoptée pour la motion Waddington. Je me suis dane mis en rapport avec mes collègues de France et d'Angleterre et il a été convenu que l'ambassadeur de France, en introduisant aujourd'hui à la conférence la résolution dont il s'agit, dira qu'il la soumet d'accord avec les ambassadeurs d'Angleterre et d'Italie. Le comte de Saint Vallier s'est empressé d'en prévenir san Gouvernement. Je pense qu'on ne soulevera pas de difficultés à Paris, si cependant ,ce cas se produisait, notre Gouvernement est à couvert, car j'ai bien eu soin de déclarer qu'en invoquant ce modus procedendi, j'agissais de mon propre mouvement. Les renseignements que je me suis procurés de bonne source portent que l'Allemagne ne prendra pas d'initiative, mais se ralliera aux trois puissances précitées. L'Autriche-Hongrie ne proposera aucun tracé, mais se réservera de choisir celle des lignes qui lui parattra la meilleure. Au reste, il est à présumer qu'on ne se séparera pas de l'Allemagne. Quant à la Russie, san représenta:nt n'arrive que ce matin de Pétersbourg. On a toutefois lieu de croire qu'elle ne fera pas d'opposition. Dans ce cas, la cause d'une rectification rationnelle des frontières de la Grèce serait en quelque sorte gagnée, avant d'étre plaidée. Le président de la conférence nous demandera le secret sur nos délibérations. La Grèce a envoyé ici M. Brailas, pour fournir au besoin des éclaircissements à la conférence. Il serait peut-etre le cas d'inviter la Porte à déléguer aussi de san còté un représentant dans le méme but. Le Gouvernement ottoman semble se poser en boudeur: il ne faut pas lui fournir une raison ou prétexte de justifier san attitude, en ayant l'air de l'ignorer complètement. Pansa est arrivé.
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 748. Costantinopoli, 16 giugno 1880, ore 15,55 (per. ore 16,20).
J'ai reçu le télégramme de V. E. relatif au tracé de la frontière turco-grecque (2). Le ministre des affaires étrangères et le premier ministre ont déclaré hier à l'ambassadeur d'Angleterre que la Porte n'accepterait pas la cession de Janina et de Larissa. Abedin pacha a été très-explicite dans ses déclarations.
14 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETII, A VIENNA, GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 393. Roma, 16 giugno 1880, ore 16,30.
Le ministre de Turquie m'a communiqué la réponse que la Sublime Porte fait à la note identique et simultanée du 11 juin (1). Cette réponse ne concerne pour le moment que la frontière hellénique. Après s'ètre justifiée de ne pas avoir fait une réponse définitive à la proposition Salisbury, la Sublime Porte ajoute qu'elle ne fait d'objection à ce que la médiation prévue par l'article XXIV du traité de Berlin s'exerce au moyen d'une conférence. Mais camme la note du 11 juin annonce qu'une commission doit, après la conférence, se rendre sur les lieux pour régler les questions de détail concernant le tracé, la Sublime Porte fait remarquer que, d'après les usages les plus constants, cette commission ne pourrait avoir d'autre mandat que celui d'appliquer sur les lieux la ligne qui serait convenue entre les puissances et l'état qui est appelé à céder des territoires. J'ai répondu à Turkhan bey, en prenant acte de ce que la Sublime Porte accepte que la médiation s'exerce au moyen d'une conférence, dont elle déclare, d'ailleurs, vouloir faciliter la tache. Quant à la réserve concernant la commission qui devra se rendre sur les lieux, j'ai dit à Turkhan bey que, comme il devait le comprendire, l'Italie, représentée au sein de la conférence, ne saurait plus prendre en cette matière une délibération isolée.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 750. Atene, 16 giugno 1880, ore 18,10 (per. ore 19,55).
Chargé d'affaires de France vient d'exprimer verbalement au Cabinet d'Athènes le pénible étonnement de son Gouvernement de ce que la Grèce persiste à refuser son adhésion aux décisions de la commission de liquidation en Egypte, dans un moment où des considérations majeures devraient faire taire des questions d'amour propre froissé ou d'intérèt de moindre importance. M. Tricoupis, tout en tenant ferme dans son refus, a laissé comprendre qu'il cèderait pourtant à une demande formelle de la France, exigeant en quelque sorte un équivalent du grand service qu'elle est sur le point de rendre à la Grèce à la conférence de Berlin. Ministre d'Angleterre aussi a informé son Gouvernement de la démarche française.
(l) Il contenuto della nota turca era stato già comunicato da Collobiano con t. 741 del 15 giugno, non pubblicato.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 753. Parigi, 16 giugno 1880, ore 18,10 (per. ore 19,30).
Le ministre des affaires étrangères me dit que l'Allemagne et l'Autriche viennent d'accepter le tracé dont traite le télégramme chiffré d'hier (1), et !'adhésion de la Russie est considérée ici camme acquise d'avance, d'après ce <lUe déclare le chargé d'affakes russe.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 757/506. Londra, 16 giugno 1880, ore 22,17 (per. ore 2,10 del 17).
En réponse à mon mémorandum du 28 avril dernier (2) concernant la proposition d'une protestation commune des puissances intéressées contre le système adopté par le Chili dans la guerre avec le Pérou, Granville vient de me communiquer ce qui suit: «Le seul document officiel du Gouvernement chilien à la connaissance du Gouvernement de la Reine, relatif à cette guerre, consiste en deux lettres adressées de Pisagna, l'une en date du 28 janvier, l'autre du 3 février, par le colonel Sotomayor au ministre de la guerre du Chili. Bien que le Gouvernement anglais ne se croie pas en position de dire que les termes de ces lettres puissent justifier des représentations diplomatiques, le ministre britannique à Lima a reçu des rapports récents sur le mode de procéder des commandants militaires chiliens et sur la conduite de leurs troupes à Mollendo, qui commettent de violents excès. Dans l'opinion du Cabinet anglais, ces procédés exigent des rémontrances immédiates de la part des puissances étrangères, non seulement au point de vue de l'humanité, mais aussi pour la protection des droits des neutres. En effet il résulte des compte-rendus du consul britannique à Mollendo, que les troupes chiliennes avec l'assentiment de leurs officiers ont non seulement commis des crimes contre les habitants non combattants et sans défense, mais ont pillé les douanes qui, à la connaissance de tous, contenaient des propriétés méme neutres. Le Gouvernement anglais est par conséquent tout prét à s'unir au Gouvernement italien et à tout autre Gouvernement étranger pour adresser au Gouvernement du Chili soit collectivement, soit séparément des remontrances contre le mode de procéder des troupes chiliennes à Mollendo, et une protestation contre un renouvellement des actes commis en violation des usages de la guerre entre pays civilisés, en méme temps qu'un avertissement qu'une indemnité sera demandée pour les actes de
(ZJ crr. serie II, vol. XII, n. 866.destruction gratuitement comr.1is contre la vie et les propriétés des neutres ». Je prie v. E. de vouloir bien me mettre, aussitòt que possible, à méme de présenter à lord Granville une réponse relativement à la suite à donner à cet accord préliminaire (1).
(l) Cfr. n. 185, nota 2.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. s. 756. Berlino, 17 giugno 1880, ore 0,20 (per. ore 1,50).
Proposition française a été introduite aujourd'hui à la première conférence, dans la forme indiquée dans mon télégramme de la nuit dernière (2). Odo Russell et moi, nous avons confirmé accord des trois puissances. J'ai terminé mon discours en disant que je formais à mon tour des voeux pour l'acceptation unanime du tracé, lorsque il aurait été miìrement examiné en tenant compte dans une mesure équitable des aspirations nationales de la Grèce et des objections de la Turquie, dont nous admettrions le bien fondé, consignées les unes et les autres dans des protocoles dont chacun de nous a connaissance. J'ai eu l'honneur d'inviter mes collègues à inaugurer nos travaux par un tribut d'hommage à l'Empereur et par quelques mots flatteurs de souvenir à l'adresse de Bismarck, l'ancien président du congrès. Le plénipotentiaire autrichien a déclaré qu'il ne croyait pas que son Gouvernement soulèverait des objections, mais que pour les détails il prendrait ad referendum. Le plénipotentiaire russe se réjouissait qu'un pas en avant fiìt fait en faveur de la Grèce et qu'il fiìt établi un précédent en faveur des populati.ons chrétiennes de la Turquie. Il en référerait à Saint Pétersbourg. Le président a laissé entendre que son Gouvernement n'aurait pas de difficulté à se rallier à la ligne suggérée. Elle a dès lors la majorité, si non l'unanimité des suffrages. Hohenlohe nous a communiqué proposition présentée par l'ambassadeur turc au nom de son Gouvernement. La ligne partirait de Keramiti du còté de la mer Egée, se dirigerait au dessous de Larissa vers Phanari et Arta pour aboutir à l'embouchure du Patamia. La Sublime Porte dit vouloir conserver le Golfe d'Arta. La Grèce a fait une proposition d'une nouvelle frontière, partant sur la mer Jonienne du point de Saint Georges pour aboutir à la mer Egée, suivant un tracé plus septentrional que celui proposé pa,r la France. La deuxième séance est fixée pour vendredi ou samedi. En attendant, les commissaires techniques sont chargés d'étudier les tracés. Nous nous sommes engagés au secret pour nous et nos Gouvernements. Bismarck m'a confirmé aujourd'hui langage tenu à la conférence par le président. J'aurai soin de me conformer aux instructions de V. E. (3).
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 760. Costantinopoli, 17 giugno 1880, ore 11,20 (per. ore 16,05).
Hier, dans une réunion des représentants, il a été décidé qu'il ne serait pas opportun de traiter du nouvel arrangement relatif au Monténégro, tant que la Porte n'a pas répondu à ce point de la note identique.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 395. Roma, 17 giugno 1880, ore 16,30.
L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie est venu me communiquer le projet d'une légère modification au tracé de la frontière établi par la commission inte!I'nationale, à l'unanimité sauf le délegué de Russie, du còté de Silistrie entre la Bulgarie et la Dobroutcha. D'après cette modification, le point d'attache au Danube ne serait pas changé, et Arab Tabia continuerait d'etre attribuée à la Dobroutcha. Mais la ligne subirait une légère courbe de façon à laisser au territoire bulgare la route qui mène à Osman Bazar. J'ai répondu au comte de Wimpffen que si toutes les puissances, la Russie surtout, étaient d'accord, nous serions heureux de voir ainsi définitivement réglée la délimitation de la Bulgarie.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
T. 397. Roma, 17 giugno 1880, ore 23.
Sans ,rien changer à vas instructions, je dois vous prévenir que Turkhan bey est venu me lire un télégramme confidentiel où il est dit que l'agitation croit toujours, en Albanie surtout, et qu'une conflagration est inévitable si la conférence comprend Arta Prevesa et Janina d'un còté, Larissa de l'autre dans le pays à annexer à la Grèce. La conférence étant maintenant saisie de la question, j'ai répondu à Turkhan que je ne pouvais que prendre note de sa communication.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 398. Roma, 17 giugno 1880, ore 23.
Je prie V. E. de remercier lord Granville (l) et de lui dire que, comptant sur l'adhésion de l'Angleterre, nous avons depuis quelques semaines déjà télégraphié au ministre du Roi à Santiago de protester d'accord avec ses collègues d'Angleterre et de France contre la méthode de guerre pratiquée par le Chili.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA
T. 400. Roma, 17 giugno 1880, ore 23.
Le Cabinet anglais nous communique, ainsi qu'aux autres puissances, le projet d'une réplique à faire à la Sublime Porte. Il s'agirait de déclarer à celle-ci que les puissances ont décidé que le seui moyen d'aboutir à un résultat était de se concerter sur la ligne de frontière qu'elles considèrent juste et opportune, et de la porter à la connaissance des Gouvernements turc et grec, dans la confiance que l'expression de l'opinion de l'Europe serait accueillie par ces deux puissances camme conclusive. On ajouterait que conférence est prete à recevoir et à prendre en considération tout argument que les deux parties intéressées croiraient lui soumettre.
Je me suis réservé de faire connaitre le plus tòt possible la réponse du Gouvernement du Roi. J'aimerais à connaitre l'accueil que fait à la proposition anglaise le Cabinet auprès duquel V. E. est accréditée (2).
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 765. Atene, 18 giugno 1880, ore 14 (per. ore 15,30).
Mon collègue d'Angleterre vient de me communiquer télégramme suivant: « Lord Granville à M. Corbett (traduction littérale): le chargé d'affaires de France me dit que son Gouvernement a appris de son représentant à Athènes que le Gouvernement grec est disposé, pour donner une preuve de sa bonne vo
lonté à l'Angleterre et à la France vis-à-vis desquelles il se sent sous le coup d'une obligation, dans les circonstances actuelles, d'accéder au décret égyptien de liquidation. Si une pression est à exercer concertez-vous avec collègue de France pour faire une démarche commune, à l'effet de hàter l'adhésion du Gouvernement grec ». Nayant reçu aucune réponse à mon télégramme du 16 (1), je ne me suis pas cru autorisé à m'associer à cette démarche, malgré l'invitation de mes collègues de France et d'Angleterre. Il serait urgent que je reçusse des instructions dans ce sens (2), si nous ne voulons pas laisser exclusivement à la France et à l'Angleterre le beau ròle, d'autant plus que par l'accord établi entre les puissances occidentales sur le tracé à soutenir à Berlin, l'obligation de la Grèce envers les Gouvernements français et anglais ne saurait etre autre que celle que l'on devra au Gouvernement du Roi. Les chargés d'affaires d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie ont aussi refusé ~e s'associer à la démarche en questi o n.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 767. Berlino, 18 giugno 1880, ore 18 (per. ore 19,25).
Cabinet de Berlin est d'avis qu'une correspondance entre les Puissances et la Turquie n'est pas utile pendant la conférence. Il vaudrait mieux réserver à celle-ci la faculté d'aviser. Le prince de Hohenlohe s'inspirant de ce point de vue, croit qu'il sera autorisé à répondre dans ce sens, verbalement, à l'ambassadeur d'Angleterre. Il se réserve de me dire si une réponse sera donnée par écrit au projet de réplique transmis de Londres en suite des observations présentées par la Sublime Porte à la note identique du onze juin. En attendant, le pd.nce s'est exprimé comme V. E. (3) avec mon collègue de Turquie, soit prenant acte de sa communication, soit au sujet de la commission qui devra plus tard délimiter sur piace. Le prince a aussi dit à l'ambassadeur de Turquie, qu'il n'avait rien à répondre touchant le télégramme confidentiel sur l'agitation en Albanie, tant qu'il n'en aurait pas parlé à la conférence. Demain celleci tiendra la seconde séance.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 768. Atene, 18 giugno 1880, ore 19 (per. ore 21,35).
M. Tricoupis ayant demandé que la démarche franco-anglaise, dont il est question dans mon télégramme de ce matln (4), soit faite par écrit, mes deux
(-4) Cfr. n. 203.collègues sont convenus de lui adresser demain une note identique, qui ne falsant aucune allusion à la question de la nouvelle frontière, demandera au Gouvernement grec son adhésion comme une marque de bienveillance et de confiance envers les deux puissances. Si je dois m'y associer, je prie V. E. de vouloir bien me télégraphier le plus tot possible (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI
T. 408. Roma, 18 giugno 1880, ore 22,30.
Il n'est pas douteux que la Grèce nous doit de la .reconnaissance tout autant qu'à la France et à l'Angleterre pour ce que la conférence de Berlin va probablement décider en sa faveur. Mais, du moment que personne jusqu'ici ne nous a demandé une nouvelle intervention, il nous paraitrait peu généreux de faire pression sur le Cabinet d'Athènes pour le faire céder dans une question où son attitude est, au fond, assez justifiée. Bien loin de laisser aux autres le beau role, nous croyons qu'on apprédera à Athènes tout ce qu'il y a de bienveillant et de désintéressé dans notre conduite. Tout ceci, bien entendu, est pour votre information personnelle.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 775. Parigi, 19 giugno 1880, ore 15,25 (per. ore 18,50).
Le chargé d'affaires d'Autriche a fait ici la communication dont traite le télégramme de V. E. du dixsept courant (2). Comme l'Autriche favorise plutot la Roumanie et la Russie, de son coté, la Bulgarie, le Cabinet français s'est borné à témoigner en termes conciliants du désir que les puissances spécialement intéressées arrivent à s'entendre.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 774. Parigi, 19 giugno 1880, ore 16 (per. ore 18).
Hier à la Chambre des députés à propos du budget des affaires étrangères,
M. De La Posse a provoqué une vi:ve approbation en observant que les livres jaunes ne contenaient pas de renseignements «sur l'incident qui a entrainé,
après un refus bruta!, presque blessant, la retraite du général Cialdini, un véritable ami de la France». Il a ajouté: «On peut se demander pourquoi l'ambassade laissée vacante par la retraite du général Cialdini n'est pas encore occupée ». M. de Freycinet a répondu que l'incident relatif au général Cialdini est antérieur aux publications faites par le ministère actuel.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 777. Atene, 19 giugno 1880, ore 19,50 (per. ore 20,05).
M. Tricoupis est venu me voir pour me dire, dans un langage très-amical, qu'il lui revient de très-bonne source que l'Italie, s'opposant probablement à ce que la nouvelle frontière sur la mer Jonienne arrive jusqu'au thalweg du lac Livari, au nord de Butrinto, les autres Pui:ssances n'osent pas s'écarter de l'embouchure du Kalad. Je lui ai fait observer que son renseignement ne me paraissait pas exact, vu que le tracé avait été convenu entre les trois Puissances occidentales, ainsi qu'il en avait eu connaissance par le ministre d'Angleterre. Quoi qu'il soit, il m'a prié vivement de recommander au Gouvernement du Roi d'appuyer cette modification du tracé. Il prétend meme que si l'Italie en prenait l'initiative, toutes les autres puissances l'accepterai-ent sans difficulté. Il fait aussi les instances les plus pressantes pour que le district de Zagori ne soit pas coupé en deux. Le chargé d'affaires de Grèce a reçu ordre d'entretenir V. E. sur ce meme sujet.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 776. Pietroburgo, 19 giugno 1880, ore 20,30 (per. ore 20,45).
M. de Giers m'informe qu'àyant pris les ordres de Sa Majesté, il va annoncer au Cabinets de Londres et de Vienne que la Russie adhère à leurs propositions, l'une concernant la réplique à faire à la Sublime Porte et l'autre au sujet de la délimitation bulgaro-roumaine (l).
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 784. Berlino, 20 giugno 1880, ore 0,57 (per. ore 2).
Aujourd'hui le plénipotentiaire russe a recommandé dans la séance camme amendement au tracé convenu entre l'Italie la France et l'Angleterre adoption,
pour la partie occidentale, du système des cretes des montagnes, pareillement à celui proposé pour la frontière orientale. En se guidant autant que possible, sur le dernier projet hellénique, on irait de la pointe Saint Georges, sur la còte de l'Epire, au nord du lac de Butrinto, jusqu'à l'endroit où le tracé hellénique rejoint tracé précité des trois Puissances aux environs et au sud-est de Paraplana. Cette proposition, inspirée par le désir du Gouvernement russe de se montrer plus grec que les trois promoteurs sus énoncés et de faire une trouée au traité de Berlin pour s'en prévaloir dans d'autres parties de la Turquie d'Eurape, a produit dans le sein de la conférence une pénible impression. Il en résulterait une cause de plus d'irritation chez les albanais. Trois Puissances qui se sont déjà entendues pour une délimitation qu'elles estiment la plus conforme à l'esprit du traité de Berlin, ne sauraient modifier leurs vues, à moins de vouloir accroitre les embarras que les grecs ont déjà en perspective. Ce serait trop empiéter sur des territoires de l'Empire, où les populations ne manifestent aucun désir de passer sous la domination de leur voisin. Pour ce qui nous concerrfe· spécialement, nous n'avons aucun motif de pousser au mécontentement et à la révolte des pays où l'élément albanais se trouve enchevetré et exerce une nota,ble influence. La proposition russe n'a qu'un bon còté, et c'est de montrer aux tures où se trouve une modération relative et combien il serait sage de leur còté de faire preuve de condescendance aux désirs des autres Puissances. Ligne principale et amendement seront discutés lundi. Amendement n'aura que l'avis de son auteur. Le plénipotentiaire autrichien a confirmé adhésion donnée en principe dans la séance précédente, en ajoutant que son Gouvernement ne s'y serait pas décidé si la ligne des trois puissances se fùt écartée de l'esprit du traité de Berlin. L'Allemagne votera de meme. Je tiens à savoir si V. E. partage mes vues, notamment sur le point suivant. Si nous pouvions, en sondant adroitement le terrain, trouver un appui dans la commission technique, nous pourrions peut-étre chercher à obtenir un léger accroissement à la Grèce sur le territoire au nord du mont Olympe, mais à l'ouest nous n'avons aucun intérèt réel à l'agr.andir au delà du Calamas. Cette ligne dépasse peut-ètre déjà juste mesure. J'attends les instructions de V. E. pour demain soir O·). Dans la sé ance, j'ai indiqué sous l'influence de quelles considérations générales nous réglions notre attitude. Mon langage a été bien accueilli et il sera inséré dans le pratocole. Des pétitions sont arrivées au Cabinet de Berlin contre cession de Prevesa, Janina et Arta à la Grèce. Elles n'ont donné lieu à aucune discussion dans la conférence, à laquelle elles ont été communlquées.
(l) L'adesione del Governo di Berlino a quesL'ultima proposta era stata comunicata da Launay con t. 766 del 13 giugno, non pubblicato.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI
T. 412. Roma, 20 giugno 1880, ore 14,30.
M. Paparigopoulos est venu hier me faire la communication que vous m'annonciez par votre télégramme (1). Je lui ai répondu que nous n'avions jamals
eu l'occasion de nous prononcer sur le tracé dont M. Tricoupis nous parle, et que par conséquent toute supposition à cet égard est gratuite. J'ai ajouté que l'entente peut maintenant étre considérée camme faite, à Berlin, sur la proposition dont l'Italie, la France et l'Angleterre ont pris I'initiative, et qu'il n'était par conséquent pas correct, ni conforme aux intéréts de la Grèce, de rouvrir par un amendement quelconque une question dont la conférence est saisie · et qui se trouve désormais en bonne voie de solution.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI. AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA
T. 413. Roma, 20 giugno 1880, ore 15,10.
L'.ambassadeur d'Angleterre me fait savoir que par suite des opinions exprimées par qualques unes des Puissances, le Gouvernement de la Reine est d'avis qu'il convient de suspendre, pour le moment, toute réplique à la réponse concernant la question de la frontière hellénique.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
T. 414. Roma, 20 giugno 1880, ore 20.
Merci de votre télégramme (1). J'approuve entièrement votre langage au sein de la conférence, et je m'associe complètement à votre manière de voir. Seulement je crois qu'il ne nous convient pas de prendre, pour un élargissement ultérieur de la frontière au profit de la Grèce, une initiative qui pourrait nous exposer à des commentaires facheux. L'ambassadeur d'Angleterre m'a communiqué très confidentiellement un télégramme dont il résulte qu'à Londres et à Vienne on commence à se préoccuper de l'attitude que la Russie vient de prendre. Je vois, d'ailleurs, dans le télégramme de V. E. qu'elle pense, comme moi, que nous devons plus que toute autre Puissance nous montrer scrupuleux dans le respect du traité de Berlin. J'ajouterai encore que le chargé d'aff.aires de Grèce étant venu nous demander de prendre l'initiative d'une ligne allant jusqu'à Butrinto et comprenant le district de Zagori tout entier, je lui ai répondu qu'il ne nous paraissait pas correct ni conforme aux véritables intéréts de la Grèce, de rouvrir une question à l'égard de laquelle la conférence est saisie d'une proposition faite par nous de concert avec l'Angleterre et la France, et dont le succès parait désormais assuré.
(l) Cfr. n. 211.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 791. Atene, 21 giugno 1880, ore 15,40 (per. ore 17,20).
Les représentants de France et d'Angleterre s'étant écartés, dans la rédaction du projet de note identique concernant l'adhésion de la Grèce au mode de liquidation des finances egyptiennes, des termes convenus avec
M. Tricoupis celui-ci persiste dans san refus. Pour mieux préciser la chose le ministre des affaires étrangéres leur à déclaré qu'il se rendrait au désir des deux puissances, si on lui demandait l'adhésion, camme un faveur sans condition. Mes collègues ont demandé des instructions à leurs Gouvernements.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 790. Atene, 21 giugno 1880, ore 15,45 (per. ore 17).
M. Tricoupis me prie de faire parvenir à V. E. les plus vifs remerciements pour la réponse bienveillante et amicale faite à san chargé d'affaires (1), au sujet du tracé qu'il prétendait ne pas etre conforme aux vues de l'Italie. Tout en me disant qu'il a chargé Paparigopoulos d'insister pour que l'initiative soit prise par le plénipotentiaire italien, il m'a confié d'avoir fait aussi demander au Cabinet de Saint James un pareil service.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI
T. 421. Roma, 21 giugno 1880, ore 19,25.
M. Paparigopoulos a en effet insistè auprès de mai (2), mais j'ai dft lui répondre qu'il nous était impossible de prendre une initiative. J'ai cependant ajouté que si l'initiative était prise dans la conférence par une tierce Puissance, et les autres représentants adhéraient, ce n'est certainement pas du représentant italien que les objections viendraient.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 792. Berlino, 22 giugno 1880, ore 0,38 (per. ore 3,15).
Dans la séance d'aujourd'hui la conférence a écarté à l'unanimité ligne turque et grecque. L'ambassadeur de Russie se réservait discussion de son amendement. Le prince de Hohenlohe nous annonçait ensuite que la commission technique avait voté à l'unanimité la ligne française dans son parcours de la mer Egée jusqu'à la Kolinaki, au sud de Vissianè, sauf légères modifications au versant de l'Olympe, mais qu'amendement russe avait été rejeté par tous les délégués, à l'exception du russe qui s'était abstenu de voter. L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie a demandé l'ajournement de la discussion pour nous laisser le temps d'entendre nos experts. Sa proposition a été accueillie. L'ambassadeur de Russie nous a exposé, en attendant, sans faire une motion formelle, les motifs pour lesquels il convenait d'attribuer à la Grèce les villages de Zagori et de lui donner une meilleure frontière vers l'Olympe. Il a été entendu d'accord avec le plénipotentiaire russe que le premier point serait signalé à nos Gouvernements pour recommander à Constantinople le maintien de l'immunité des privilèges de ce village: quant au second point on s'est borné à convenir que nous en référerions également à nos Gouvernements en vue d'obtenir que Grèce et Turquie se mettent d'accord pour faciliter répression du brigandage dans ces contrées. J'ai dit que pour ce qui regarde le Zagori le Gouvernement du Roi ne pourrait que se préter à tout ce qui contribuerait à alléger les populations et à améliorer leur sort. J'ai ensuite constaté que par le langage que nous venions d'entendre l'ambassadeur de Russie avait facilité notre tàche. La situation s'est sensiblement détendue dans le sein de la conférence; on prévoit qu'après le rejet de son amendement le plénipotentiaire russe se ralliera à la ligne française. Je remercie V. E. de son télégramme d'hier soir (1).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA
T. 423. Roma, 22 giugno 1880, ore 17,30.
A la demande de l'ambassadeur d'Angleterre, je viens d'autoriser le chargé d'affaires du Roi au Monténégro (2) de se joindre aux démarches des autres représentants pour faire hàter, dans l'intérét de la pacification, l'acceptation du nouvel arrangement proposé par l'Angleterre.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 801/512. Londra, 22 giugno 1880, ore 20,29 (per. ore 23).
La compagnie nous a informé qu'elle n'était pas disposée à contracter avec nous et que les français ayant offert 110.000 livres sterling, M. Hodges eonclura la vente avec eux à l'expiration des trois jours à partir d'aujourd'hui. La vente est subordonnée à l'approbation de la chancellerie. Nous avons répondu que nous enverrons décision Rubattino et qu'en attendant nous faisions réserve pour droit de priorité. Nous sommes informés que commission de
5.000 livres sterling a été promise secrètement au solicitor de la compagnie. Rubattino est-il disposé à pousser cent dix mille livres sterling? (l)
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 2579. Berlino, 22 giugno 1880 (per. il 29).
Le quatrième point de mes instructions, qui forment une annexe à la dépeche de V. E. n. 1030 (2), a particulièrement fixé mon attention. A ce sujet je me suis ménagé un entretien av.ec le prince de Bismarck, le jour meme de l'ouverture de la conférence.
J'ai dit que la rectification des frontières de la Grèce vers l'Epire, en attribuant à ce Royaume des populations peu homogènes, aurait pour èffet immanquable d'augmenter l'effervescence des esprits et de provoquer des luttes sanglantes, ou du moins un état de choses camme vers le Monténégro qui n'a pu encore entrer en possession des territoires adjugés avec le consentement de la Porte, elle-meme. Ne serait-il pas opportun de rechercher, au bénéfice de l'Albanie, quelques concessions ou garanties de nature à la prédisposer à la condescendance, à lui faire accepter moins à contre-coeur les nouvelles conditions de frontières?
Le Chancelier répondait qu'il convenait de distinguer entre les questions à l'état de maturité et celles don t il faut réserver la solution à l'avenir. «Le fruit n'est pas encore mur en Albanie ».
Je répliquais qu'il ne s'agissait pas de le cueillir, mais de chercher à prévenir que l'agitation déjà existante ne prit des proportions de plus en plus dangereuses. Pour ce qui concerne l'Italie, si par notre position géographique nous avons dans ces contrées des intérets de premier ordre, nous ne visons
à aucune annexion, mais nous tenons à ce que le status-quo territorial n'y soit pas modifié au profit d'aucune autre Grande Puissance, à ce que ces populations prospèrent sous un sage régime de self government approprié à leurs circonstances. Nous avons en outre, sous le rapport économique un intérèt majeur au développement de leurs ressources, à des rapports commerciaux réguliers et stables à l'abri des contre-·coups, qui entravent et ruinent mème les opérations commerciales entre deux pays si rapprochés l'un de l'autre. Je me demandais s'il ne serait pas indiqué de fixer l'attention de la conférence sur de telles conjonctures. L'article XXIII du Traité de Berlin stipule que des règlements, (analogues à ceux e n vigueur dans l'ile de Creta), seront également introduits dans les autres parties de la Turquie d'Europe pour lesquelles une organisation spéciale n'avait pas été prévue. La Sublime Porte devait prendre l'avis de la Commission européenne de la Roumélie Orientale sur les travaux y relatifs des Commissions locales chargées d'élaborer les projets de réorganisation. Il est vrai que la Commission européenne s'est reconstituée pour procéder à un examen, mais il ne résulte pas, en ce qui régarde l'Albanie, que la Commission locale dans laquelle l'élément indigène devait etre largement représenté, ait déjà préparé un rapport. Ne serait-il pas utile que les Puissances agissent à Constantinople pour qu'on émane au plus tòt des lois «conçues de manière à rendre égale justice à toutes les classes de la communauté, avec une aussi large mesure d'autonomie locale que les conditions le permettront et avec des garanties suffisantes contre la neutralisation des réformes? ». C'est dans ces termes que lord Granville s'exprimait dans une dépèche du 18 mai échu à M. Goschen, dépèche contenant les instructions de ce nouvel ambassadeur. Ne serait-il pas à propos de conseiller une démarche ad hoc en
faveur de l'Albanie directement affectée par la rectification des frontières, afin de lui marquer que tout en reconnaissant la nécessité au point de vue général de fixer un meilleur tracé des confins de la Grèce, l'Europe veille avec sollicitude sur les conditions de I'Albanie? Si je me décidais à parler dans ce sens à la Conférence, je ne soumettrais pas une proposition formelle, mais j'abandonnerais à la sagesse de mes collègues d'aviser pour le mieux et de conseiller à leurs Gouvernements d'exercer à Constantinople une influence au profit des justes aspirations de la Albanie.
Le prince de Bismarck craignait que par là on sortirait un peu des limites de notre mandat. Il disait au reste que tous les détails de la question n'étaient p(ls présents à sa mémoire, et m'engageait à m'entretenir avec le prince de Hohenlohe.
Je l'ai fait dès le lendemain, 17 Juin. Notre Président m'a écouté avec beaucoup d'attention, n'a pas soulevé d'objections, mais on voyait qu'il lui répugnait de discuter sur un pareil sujet. Bref, il ne m'a donné aucun encouragement.
Mon collègue de France, à qui j'en touchais quelques mots dans le meme but de sonder le terrain, cherchait à me détourner de ces idées. Je m'exposerais, en les mettant sur le tapis, méme avec la plus grande circonspection, à m'attirer du Président l'observation que je m'écartais du programme de la conférence.
V. E. comprendra que, dans ces conditions, je m'abstienne de prendre une initiative. Mais je me demande s'il ne serait pas d'une sage politique de tourner la question, que je ne puis et ne dois aborder de front. Ne nous appartiendrait-il pas de prendre cette meme initiative de Cabinet à Cabinet? Notre sphère d'action lègitime dans un pays placé à proximité de notre territoire, et dont il nous importe de cultiver les sympathies, ne pourrait qu'y gagner. Notre démarche, à laquelle on pourrait donner une certaine publicité, ne manquerait pas de produire un excellent eHet sur les populations, quand e1les sauraient que c'est l'Italie qui prend en main leur cause dans la mesure du possible, lorsque le reste de l'Europe avait presque l'air de les passer sous silence.
V. E. aura remarqué le froid accueil fait à mes ouvertures. Il est d'autant plus si:gnificatif, lorsque nous nous souvenons du langage du prince de Bismarck, de M. de Biilow et de M. de Radowitz, qui vers l'époque du Congrès et encore après sa réunion, nous poussaient de leur propre mouvement à accentuer notre politique vers l'Albanie. Il est évident que l'Allemagne s'est mise d'accord avec l'Autriche pour soustraire à la Conférence toute question en déhors de la frontière entre la Turquie et la Grèce. Le Cabinet de Berlin a d'ailleurs eu beaucoup de peine à amener l'Autriche à consentir pour sa part à englober Janina dans les nouvelles limites, et à se mettre avec l'Allemagne sur le meme alignement que la France et l'Angleterre. Si on s'y est décidé à Vienne, on aura catégoriquement donné l'exclusion à toute autre question impliquant l'Albanie. C'est ce qui expliquerait le changement de front du Cabinet de Berlin. Dans la séconde séance, le prince de Hohenlohe se montrait préoccupé en sachant que je prendrais la parole. Et il s'est montré très satisfait quand il a vu que je n'avais pas traité d'un sujet à ses yeux aussi délicat.
Quant à l'accueil que les autres Puissances feraient à une suggestion éventuelle de notre part; il me semble à présumer que M. Gladstone ne pourra qu'en éprouver de la satisfaction. Dans tous les cas, meme si nous n'obtenions pas tout l'effet désirable, nous nous mettrions à l'abri des critiques sur une abstention au détriment de l'Albanie, et ses populations sauraient où se trouvent ses meilleurs amis.
Si V. E. entre dans mes vues, il conviendrait de nous mettre en mesure de faire la démarche aussitot après la cloture de la conférence.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 804. Madrid, 23 giugno 1880, ore 8,15 (per. ore 14,45).
Hier mardi j'ai eu un long entretien avec M. Canovas del Castillo, pour lui expliquer les intentions du Gouvernement du Roi à l'ègard de la question de la protection. Le président du conseil m'a dit qu'il ne croyait pas que le maintJien de nos protégés actuels piìt donner lieu à des sérieuses difficultés dans le sein de la conférence, pour le respect du principe non rétractif, et que dans tous les cas il promettait son influence pour vaincre ce point. Mais il n'a pas hésité à déclarer qu'il ne pouvait pas me donner la meme assurance pour vaincre l'opposition que soulève notre proposition concernant le maintien du droit coutumier de protection pour l'avenir, quand m~me il serait entouré des garanties que V. E. m'a indiquées. Il insiste beaucoup sur la nécessité d'un accord, disant que nos exigences jeteraient le Maroc dans les bras de l'Angleterre, fruit extrèmement regrettable autant pour l'Italie que pour l'Espagne.
M. Canovas del Castillo voudrait que nous renoncions au droit coutumier, car le Maroc annoncera solennellement sa résolution d'introduire réformes comme en Turquie. J'ai expr1mé au président du conseil mes vifs regrets de ne pouvoir le seconder, mes instructions étant trop précises pour me permettre le moindre écart. Dans la prochaine séance, qui aura lieu le 24, j'exposerai sous la forme d'un memorandum les intentions du Gouvernement du Roi.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 424. Roma, 23 giugno 1880, ore 10,50.
Rubattino télégraphie en clair à Santillana acceptant contrat pour cent dix milles livres st·erl!ing. Il fait, à toute bonne fin, mettre à la disposition de Santillana, chez Heath, une nouvelle somme de dix mille livres. Cependant, nous pensons que la chancellerie trouvera juste de ne plus continuer une espèce d'enchère qui va toute au profit de la mauvaise foi, et qu'après offre actuelle de Rubattino, il ne sera plus permis à la compagnie de chercher encore une surenchère.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 806. Parigi, 23 giugno 1880, ore 14,20 (per. ore 16,55).
Je viens de remettre mes lettres de créance au président de la république avec lequel j'ai eu un entretien de trois quarts d'heure. J'ai été reçu hier par le président du conseil. J'ai rubordé avec tous les deux la question de Tunis en termes .généraux; je les ai trouvés très disposés à étudier les moyens d'aplanir d'une façon satisfaisante ce déplorable différend. Demain au soir je dois avoir une entrevue avec M. Gambetta qui par le discours prononcé avant hier à la Chambre a repris tout son ancien ascendant. Par le courrier de Cabinet je vous enverrai après demain une lettre (l) devant soumettre au Roi entretien avec les trois personnages de la situation.
15 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII
(l) Cfr. n. 249.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 808. Berlino, 23 giugno 1880, ore 19,25 (per. ore 21).
L'ambassadeur de Russie est disposé à se rallier à la ligne française, pourvu qu'elle soit modifiée de manière à donner à la Grèce district ·de Kurinsta sur la partie supérieure du cours du Kalamas, à peu près entre les deux affluents, le Lunitjirs et le... (1). Ce distrlct est habité, dit-on, par des grecs. L'Allemagne est favorable à cet arrangement qui aurait l'avantage d'assurer l'unanimité, mais elle ne prendra l'initiative d'en faire la proposition à la conférence, sans s'etre assurée de l'assentiment des autres Puissances, dont elle ne veut pas se séparer, malgré son désir d'accorder une certaine satisfaction à la Russie. L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie est également bien disposé, mais il prend ad referendum. Les ambassadeurs de France et d'Angleterre en informent, comme moi, leurs Gouvernements. Je prie V. E. de vouloir bien se concerter avec France et Angleterre, et de me donner instructions par télégraphe, lors meme qu'elles ne puissent etre que de continuer à marcher d'accord avec France et Angleterre (2). Il s'agirait en effet de modifier le tracé que ces deux Gouvernements ont proposé d'accord avec l'Italie. Le rapport qui devait etre présenté à la conférence par la commission technique n'étant pas encore terminé, la séance fixée à aujourd'hui, a été ajournée à vendredi. Nos délégués techniques sont d'avis que modification proposée par la Russie, n'altère pas sensiblement conditions militaires réciproques. L'ambassadeur de Turquie a présenté une nouvelle proposition, qui conserverait à la Porte Larissa, Metzovo, Janina et Pr.evesa.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, E A VIENNA, GALVAGNA
T. 427. Vienna, 23 giugno 1880, ore 19,30.
Turkhan bey m'a lu un télégramme de son Gouvernement déclarant que jamais la Sublime Porte ne consentira à la cession de Janina, Prevesa, Metzovo et Larissa, mais qu'en dehors de ces quatre points, elle se preterait à tout arrangement qui lui serait proposé et à faciliter ainsi la tàche de la méddation. Le télégramme ajoute que la cession de ces quatre points amènerait des compUcations fàcheuses pour la paix générale. J'ai fait comprendre à Turkhan bey que nous ne pouvions pas nous engager dans une discussion isolée au sujet d'une question dont la conférence est maintenant saisie.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 428. Roma, 23 giugno 1880, ore 19,30.
Je crois utìle de vous prévenir, à toute bonne fin, qu'on prétend à Tunis que la livraison du chemin de fer se fera à tout prix demain à la compagnie française (1). L'agent de M. Rubattino a reçu ordre de protester, si cela arrive, auprès du Bey et des consulats de France et d'Angleterre.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 429. Roma, 23 giugno 1880, ore 20.
Le ministre d'Espagne vient de nous faire une communication analogue (2). Tout ce que nous pouvons faire, si le droit coùtumier n'est pas intégralement maintenu, c'est de vous autoriser à formuler une nouvelle liste des catègories de personnes aux quelles la protection peut etre accordée. Les deux catégories, dont il a été jusqu'ici question dans la conférence, c'est-à-dire ceux qui sont au servdce des légations ou consulats et ceux qui sont au service des commerçants, ne suffisent pas. Il y a encore d'autres catégories dignes de considération. Sur ce point, une fois le principe admis, des concessions mutuelles seraient possibles. Tachez de vous mettre d'accord à cet égard avec vos collègues, dont les instructions approchent des notres. Les protégés actuels seraient, bien entendu, maintenus. J'ai télégraphié à Paris, Londres, Vienne et Berlin, en vue de faciliter l'entente (3).
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 813. Pietroburgo, 23 giugno 1880, ore 21 (per. ore 6 del 24).
Lord Dufferin a informé le Gouvernement russe que M. Goschen propose de substituer à l'enquete collective et aux investigations séparées dans la Rumélie orientale une enquete anglaise conférée au colone! Wilson et il a demandé à cet égard le concours du Cabinet de Saint Pétersbourg. M. de Giers a répondu en demandant de suspendre exécution d'une telle enquete faite par une seule puissance, jusqu'à ce que la question soit élucidée par de mutuelles
explications entre les Cabinets; et il a fait ressortir les inconvénients d'une semblable procédure, qui a pour effet d'exclure le concert des puissances.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 810/513. Londra, 23 giugno 1880, ore 22,48 (per. ore 3 del 24).
Notre offre de 110 mille livres sterling a été communiquée à la compagnie. D'autre part, les français viennent de lancer une sommation au liquidateur Hodges, lui défendant de contracter avec nous sans leur en avoir donné avis trois jours d'avance. Ils ont engagé, nous assure-t-on, les services du solicitor generai et ils font dire qu'ils iront jusqu'à 120 mille livres sterling, s'il le faut. Le débat aura lieu demain et comme la compagnie, qui est d'accord avec eux, n'oppose la liberté du liquidateur sans nuire aux actionnaires, nous ferons le possible pour provoquer un débat définitif sur le droit de priorité de Rubattino afin de sortir d'une situation qui devient désormais intolérable... (l) aucune résistance, la chancellerie devra leur ac·corder le délai de trois jours. Ce qui prédomine aux yeux de la justice angla,ise, c'est l'intéret des actionnaires et le chancelier Malins, convaincu qu'il soit de notre bon droit, ne peut entraver.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 548. Pietroburgo, 23 giugno 1880 (per. il 4 luglio).
L'ambasciatore di Turchia a Pietroburgo, Chakir Pascià, rimise oggi al Signor de Giers una nota colla quale il Governo ottomano dichiara fin d'ora che esso non consentirà mai alla cessione di Janina e d'altre località, specialmente designate, alla Grecia, ed invoca a tal fine l'equità e l'appoggio del Governo russo in seno alla conferenza. La nota della Sublime Porta è probabilmente una circolare diretta egualmente ai Gabinetti delle altre Grandi Potenze (2).
Il Signor de Giers rispose a Chakir Pascià che la Conferenza dei rappresentanti delle Grandi Potenze essendo riunita a Berlino in questo momento, spetta ad essa di decidere la questione di delimitazione, e che per conseguenza egli si limiterebbe a comunicare la nota turca al Signor Saburov, plenipotenziario russo, a titolo di ragguaglio.
In quest'occorrenza, il Signor de Giers nù. disse che il Governo russo perseverava in generale nel suo proposito più volte manifestato di dare la sua approvazione a tutte le proposte più favorevoli alla Grecia. Però soggiunse che
il Signor Saburov era stato autorizzato in caso di dissenso a pronunziarsi, in ultimo luogo, nel senso della maggioranza.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 820. Gravosa, 24 giugno 1880, ore 15,40 (per. ore 17,10).
Ayant communiqué à Cettigne que, sollicité par le Cabinet de Saint James, le Gouvernement du Roi m'a autorisé à me joindre aux autres représentants, aflin d'engager Son Altesse à accepter le nouvel arrangement (1), le prince Nicolas m'a répondu qu'il avait déjà donné son adhésion, depuis douze jours, à la proposition anglaise, et que dans la sollicitation portée par le Gouvernement anglais à Rome, il devait y avoir un malentendu.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 819/814. Londra, 24 giugno 1880, ore 18,13 (per. ore 20,15).
La chancellerie a admis ce matin la requete française. Le soLicitor generai a comparu pour la compagnie française et Jervy lui meme était présent. Par suite de la décision de ce matin, le liquidateur ne peut pas disposer de la ligne en faveur soit de Rubattino, soit de la compagnie française sans en avoir donné avis à l'autre partie trois jours d'avance. La question n'est pas maintenant une question de procédure, mais d'argent, et la ligne restera au plus offrant. En prononçant jugement, le chancelier a remarqué que les deux puissantes compagnies qui étaient en présence, étaient évidemment appuyées par leurs Gouvernements et qu'il devait dans l'intérèt des actionnaires laisser la question ouverte. Sur l'avis de notre avocat, Santillana a fait séance tenante une surenchère de 500 livres sterling, à laquelle les français n'ont pas jusqu'ici répondu.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO
T. 432. Roma, 24 giugno 1880, ore 19,30.
Déchiffrez vous meme. Dans la supposition que la légation de Turqule va étre élevée au rang d'ambassade, je vous prie de faire comprendre que le titu
laire actuel est fort agréé à la Cour et dans les régions gouvernementales. Nous pensons que personne mieux que Turkhan bey n'est en mesure de continuer la tache, à laquelle celui-ci s'est appliqué avec succès, de resserrer les bons rapports d'amitié entre les deux pays (1).
(l) Cfr. n. 219, nota 2.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 821. Madrid, 24 giugno 1880, ore 20 (per. ore 1 del 25).
Dans la séance d'aujourd'hui j'ai lu discours pour soutenir nos intentions, qui a produit bonne impression. Mes collègues se sont réservés d'étudier. Après la levée séanc·e, dans une conversation officieuse, j'ai pu observer que nous n'avons point été d'accord sur non rétroactivité dans la protection et sur le maintien du principe coutumier. Canovas del Castillo fit appel esprit conciliant du Gouvernement italien pour m'induire à lui faciliter les moyens d'un accord final. Je lui ai fait observer but de nos restrictions. J'ai dit Hre pret à toute proposition qui n'entamerait nos droits. Le plénipotentiaire d'Autriche-Hongrie proposa alors que les motifs pour lesquels on accordera désormais protection coutumière, devraient etre préalablement indlqués au ministre des affaires étrangères du Maroc, pour lui laisser l'opportunité de faire ses observations, le cas échéant. Cependant résolution définitive resterait toujours acquise au Gouvernement auquel ... (2) accorder refuser ... (2). M. Canovas del Castillo fit ajouter que les protections ainsi accordées ne dépasseraient en aucun cas le nombre de trois Slimultanément. Tous les collèg•ues sont disposés à accepter proposition autrichienne; mais M. Canovas del Castillo n'approuve pas cette restriction numérative et il étudie autre moyen conciliant. Les plénipotentiaires de France Allemagne ... (2) de Portugal, de Hollande, m'ont particulièrement appuyé. Je prie V. E. de donner instructions sur proposition autrichienne et addition espagnole (3).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
T. 435. Roma, 24 giugno 1880, ore 20,15.
Si l'amendement russe (4) est admis par tout le monde, nous serions heureux de voir ainsi assurée l'unanimité des Puissances pour le tracé de la frontière. Mais nous tenons surtout à continuer de mar·cher d'accord avec la France et l'Angleterre. Veuillez donc vous concerter avec les représentants de ces deux Puissances.
L'AVVOCATO SANTILLANA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO
L. P. Londra, 24 giugno 1880.
Le trasmetto copia della lettera (l) che il liquidatore Hodges ci ha mandato oggi, e di cui ho riassunto il contenuto nel telegramma che l'ambasciata le trasmette in questo momento (2). Non ho il tempo di aggiungere particolari, perché la posta ci aspetta: noto solo che qualunque sia l'esito di questa lotteria, il successo morale nostro è completo. Se i francesi otterranno la linea, essl l'avranno per un mero caso; essi brancolano al buio, sulle nostre intenzioni, come noi siamo al buio sulle loro. Se dunque essi danno una somma maggiore della nostra, sarà un mero caso, da cui non si potrà tirare verun partito, mentre sotto l'aspetto legale e morale, noi abbiamo avuto la vittoria la più decisiva. È bene di far osservare quest'aspetto delle cose per mezzo della stampa.
Rimane ora da sapere che cosa il Governo può offrire; qui si crede che i francesi daranno 115 mila sterline, ma è una mera supposizione. Tutto dipende dal mantenere il segreto sulle nostre intenzioni, ma bisognerebbe che la nostra offerta sia la più forte possibile, se si vuole la linea. Noti che il Cancelllere Malins ha parlato dei due Governi francese ed italiano, e che oggi non è più dubbio per nessuno, malgrado le nostre denegazioni, che si tratti di un affare politico. È quindi affare d'amor proprio, e siamo andati così lontano, che una miseria di qualche migliaio di lire di più non deve essere una ragione di rinunziare: che il Cielo perdoni a tutti noi lo strazio che andiamo facendo delle tasche dei contribuenti italiani.
Troverà accluso un estratto del Times, che contiene un resoconto accuratissimo della seduta di jeri (l) manderò domani il resoconto stenografico. Ai francesi, che alla cosa hanno dato un'importanza inusitata, tutto ciò sarà ostico. Tant mieux, e speriamo che pel lo luglio, il liquidatore metterà la mano sur le bon pli.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 826/515. Londra, 25 giugno 1880, ore 20,11 (per. ore 22,10) (3).
Le liquidateur Hodges nous informe que, suivant la décision de la chancellerie, il recevra jusqu'au premier juillet les offres qui seront faites par nous et par les français. La mise à prix est de cent onze mille livres sterling; chaque offre devra etre faite par pli cacheté qui ne sera ouvert que le premier juillet à midi en présence des parties, et la ligne sera adjugée au plus offrant. Aux
(2} Cfr. n. 238.conditions du contrat français, le prix sera payable à la signature du contrat. Nous garderons le silence sur nos intentions et ne nous prononcerons que le premier juillet à la dernière heure. Rubattino doit auparavant indiquer le maximum de la somme qu'il entend offrir. En attendant, il faudrait se procurer soit à Tunis, soit à Paris, des données mème approximatives sur ce que les français ont l'intention d'offrir (1). O dit ici que ce ne sera pas moins de cent quinze mille livres sterling. C'est ainsi une espèce de tirage au sort qu'on vient d'établir, et le succès des français et le notre dépend d'une chance. Santillana envoie par la poste copie de la lettre de Hodges. La compagnie nous écrira aujourd'hui sur notre demande, pour démentir les bruits relatifs à la mise en possession des français, qu'on disait avoir lieu aujourd'hui.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 436. Roma, 25 giugno 1880, ore 20,30.
Nous pouvons admettre la transaction projetée (2), à la condition qu'on lui donne formule qui sui t: «La protection peut aussi ètre accordée pour services signalés rendus à l'état qui l'accorde, ou pour d'autres motifs exceptionnels. Elle ne peut, cependant, pas etre accordée pour plus de trois individus à la fois. Au moment d'accorder la protection pour services ou autres motifs exceptionnels, le Gouvernement qui l'accorde fait connaitre ces services ou motifs au Gouvernement marocain, afin que celui puisse faire, s'il y a lieu, ses observations. Il est bien entendu toutefois qu'il appartient au Gouvernement étranger d'apprécier en toute liberté la valeur de ces observations. Rien ne sera changé dans la situation des protégés actuels :.. Cette dépeche indique la dernière limite de concessions à laquelle nous croyons pouvoir arriver.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 827-828. Berlino, 25 giugno 1880, ore 23,35 (per. ore 2,40 del 26).
Aujourd'hui dans notre quatrième séance, après avoir éliminé comme insuffisante dernière proposltion turque, nous avons discuté amendement russe au projet français. L'ambassadeur de Russie a couvert de son mieux retraite, il a déclaré qu'en présence d'une majorité contraire, il était autorisé à se rapprocher éventuellement à la ligne qui se rapprocherait le plus de sa proposition; pour le tracé occidental il s'est seulement réservé d'en référer à Saint Péter
sbourg (1). Il a ensuite énoncé que, sous cette réserve, son amendement, était de fait retiré. Nous avons alors voté projet français dans son entier. J'ai pris deux fois la parole pour soutenir ce qui doit étre considéré camme ligne de concilia:tion. J'ai intercalé quelques mots indiquant nos principes en faveur des populations et impliquant réserve contre intervention armée. Commission militaire est chargée de nous ébaucher sur les cartes de l'état major autrichien tracé général de la frontière, d'émettre son avis sur l'envoi de commissaires spéciaux sur place, et sur quelles places, ainsi qu'à l'égard des instructions à donner à ces commissaires spéciaux. Il y aurait quelque question subordonnée à si.gnaler à l'attention de nos Gouvernements respectifs pour mettre à couvert des revendications éventuelles des propriétaires actuels des biens confisqués lors des premières luttes pour l'indépendance hellénique, pour assurer continuation des droits de paturage dans les nouveaux territoires attribués à la Grèce et la liberté de navigation dans le canal de Corfou. Il s'agirait aussi de régler question de dettes afférentes aux territoires annexés et celle des propriétés vacoujs. Il s'agirait enfin de garantir aux individus qui passeraient sous la domination hellénique jouissance pleine et entière des droits civils et politiques. C'est moi qui ai pris l'initiative de ce dernier point.
Il a été convenu que nous nous réunirions de nouveau lundi, et que dans l'intervalle nous consulterions nos Gouvernements s'ils sont d'accord avec nous sur l'utilité que la conférence leur si.gnale ces différentes questions pour les élucider nous memes, ou bien pour les mettre en mesure de les traiter de Cabinet à Cabinet. Haymerle croit qu'un voeu exprimé par la conférence serait trop peu, et qu'un verdict proprement dit dépasserait la mesure, mais elle pourrait préparer elle mème le texte de la note, par laquelle les Gouvernements respectifs demanderaient à la Sublime Porte et à la Grèce d'accepter le tracé que la conférence a unanimement reconnu conforme à l'esprit et à la lettre du trai·~é de Berlin et du protocole XIII. Il a été convenu que nous solliciterions sur ces divers points des instructions télégraphiques, afin d'ètre à mème de reprendre lundi nos dèliberations. Je prie V. E. de vouloir me télégraphier (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (3)
D. 902. Roma, 25 giugno 1880.
Col suo pregiato rapporto del 16 corrente (4) V. E. mi comunicava la risposta di lord Granville al promemoria da Lei rimessogli, concernente la nostra proposta per una rimostranza collettiva contro il sistema di guerreggiare adottato dalle forze chilene.
Come ebbi l'onore di telegrafarlo a V. E. (5), il Governo del Re, non appena ebbe notizie del saccheggio e dell'incendio di Mollendo, ha dato ordine telegra
fico al suo rappresentante a Santiago (l) di unirsi a quelli, fra i suoi colleghi, che avessero ricevute analoghe istruzioni, e di concertare con essi una protesta collettiva da indirizzarsi al Gabinetto chileno contro la violazione degli usi di guerra, ed a tutela degli interessi dei rispettivi connazionali.
Benché si abbia ragione di ritenere che simile protesta abbia già avuto il suo corso, il R. Governo è oltremodo lieto di potere intendersi col Gabinetto di Saint-James per un'azione più precisa e concordata in ogni suo particolare. A tale azione, ne siamo certi, non mancherebbero di associarsi i Gabinetti di Parigi e di Vienna, coi quali, come l'E. V. non ignora, già abbiamo avuto uno scambio di idee in proposito.
Gli interessi rilevantissimi, che hanno le principali potenze marittime europee sulle sponde del Pacifico, impongono loro il dovere di nulla negligere di ciò che possa giovare a mettere un termine ad uno stato di cose che puèi condurre alla completa rovina delle numerose e già cosi fiorenti colonie colà stabilite.
L'imminenza di maggiori pericoli e considerazioni di umanità hanno indotto in questi tempi il R. Governo a nuovamente considerare se per avventura non sia giunto il momento di interporsi fra i belligeranti ed offrire loro un'amichevole mediazione.
La pronta cessazione delle ostilità è infatti il solo mezzo di proteggere efficacemente gli interessi europei, mentre nessuna indennità, posto anche che le condizioni finanziarie del Chilì gli permettano di concederla, varrebbe mai a compensare i neutrali dei danni provenienti dalla completa cessazione di ogni commercio.
Fin dal principio della guerra i rappresentanti del Re, così a Lima come a Santiago, ebbero istruzione di cogliere la prima opportunità, che fosse per presentarsi propizia all'offerta dei loro buoni uffici per la pacificazione. Le circostanze non parvero finora permettere l'attuazione di un simile pensiero. Ma i successi riportati dall'una parte, e le sconfitte patite dall'altra, hanno ora mutato la situazione, e forse gli animi si troveranno pres.entemente meglio preparati ad accogliere la intromissione delle potenze neutrali.
Amerei che, nel farsi interprete presso lord Granville del sentimenti del
R. Governo, e nel ringraziarlo in mio nome per la fattale comunicazione, V. E. volesse prenderne argomento per indagare fino a quale punto il Gabinetto di Salnt-James sarebbe disposto a spingere l'azione collettiva delle potenze verso n Chilì, e se un progetto di mediazione, alla quale non si era mostrato molto favorevole il passato Gabinetto, avrebbe probabilità di venire accolto dall'attuale Ministero britannico.
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1836. Terapia, 25 giugno 1880 (per. il 1° luglio).
Ho potuto procurarmi da fonte sicura la circolare, di cui unisco copia, diretta da S. E. Abedine Pascià ai capi della Lega albanese.
Questo documento è assai importante perché conferma ciò che ebbi più volte a far noto nella mia corrispondenza, la connivenza, cioè, e le strette relazioni della Porta colla Lega albanese.
Con Abedine Pascià l'indirizzo della Porta a giovarsi della Lega si rafforzerà ancor più.
A Palazzo gli Albanesi hanno sempre grande influenza. Il Sultano è persuaso che in quella razza trova un baluardo sicuro al suo trono e gli uomtm politici della Porta sperano di giovarsene per far nascere difficoltà le quali valgano ad incagliare l'azione delle potenze sulla definizione delle questioni della Grecia e del Montenegro.
Nella nota del 24, la Porta ha insistito sulle resistenze degli Albanesi e, per espresso volere del Sultano vennero ripetute le dichiarazioni che il Governo ottomano mai userà la violenza verso i suoi sudditi fedeli.
L'autorità del documento che trasmetto a V. E. mi è confermata dall'Ambasciatore di Francia il quale mi disse che messi di fiducia erano partiti per diffonderlo in Albania.
ALLEGATO
ABEDIN PASCIÀ AI CAPI DELLA LEGA ALBANESE
CIRCOLARE CONFIDENZIALE (traduzione). Istambul, 4 redget 1297.
Le Gouvernement de S. M.I. le Sultan m'a rélevé de mes fonctions de Gouverneur de Salonique que j'occupais depuis peu de temps gràce à la haute sollicitude de notre auguste maitre le Sultan, à l'égard de notre nation albanaise plutòt que pour mon modeste mérite.
Vous avez déjà été informés de mon départ de cette dernière ville et de ma nomination à Constantinople comme ministre des Affaires Etrangères, poste que je n'espérais jamais atteindre. Mais j'avais toujours désiré le voir occuper si non par un albanais, du moins par un ami sincère de l'Albanie appréciant à leur valeur la situation politique et géographique de ce pays afin qu'il puisse exposer en toute conviction à l'Europe les causes de ses convulsions périodiques.
Mais par une faveur exceptionnelle de la DiV'ine Providence mes voeux ont été exaucées bien au délà de mes espérances, en m'appelant à gérer ce poste si important dans le moment actuel, si décisif et si critique à la fols pour notre cause nationale.
Que le Très-Haut m'accorde l'intelligence necéssaire pour accomplir ma tàche en respectant nos aspirations nationales. Je sais que votre confiance m'est acquise à la suite des preuves nombreuses que je vous ai données de mon attachement à la commune patrie; de méme que mes frères et mes autres parents toujours dévoués à la bonne cause. J'ai fait serment de consacrer ma vie entière à travailler pour la félicité et le bonheur de l'Albanie. Vous connaissez donc les sentiments qu:i m'antment et de mon còté j'a>i foi en votre patriotisme et en votre dévouement que je sais ètre à la hauteur des circonstances. Je vous adjure donc d'écouter mes conseils. Ils sont aussi ceux du Gouvernement paternel de S. M.I. le Sultan et ont pour but de vous prémunir contre les intrigues de l'étranger et contre les provocations de nos adversaires dont le but est de compromettre la cause de l'Albanie aux yeux de l'Europe et à ceux du Gouvernement Ottoman.
Une conférence se réunit à Berlin pour résoudre définitivement la question hellénique. Gràce aux sages mesures prises par le Gouvernement Impérial, j'ai quelques redsons de croire que ses résolutions ne seront pas préjudiciables aux intérèts de l'Albanie.
Le concours des Puissances qui trouvent avantages à la conservation intacte de la vieille Albanie ne nous fera pas défaut. Mais tout en étant rassuré sur l'issue finale de la question hellénique, si menaçante pour notre pays, je dois en meme temps vous conseil1er de ne pas rester inactifs vis-à-vis des négociations de Berlin. Lorsqu'un dernier mot va etre prononcé sur le point essentiel de la nation Albanaise, vous devez songer à la défense de nos droits. Et s'il vous manque le temps de préparer et d'envoyer à Berlin une délégation spéciale chargée des vos pouvoirs, il faut au moins que vous vous assembliez en conseil général pour rédiger des petJi,tions exposant nos voeux et nos droits légitimes, et d'en transmettre aussitòt et télégraphiquement le texte à Berlin. Vous seconderez ainsi ceux qui voudraient plaider notre cause devant ce haut tribuna! Européen. De mon còté j'ai déjà reuni !es notables albanais de Constantinople qui ont préparé la pétition dont je vous joins ici une copie.
Les convoitises que !es Monténégrins nourcissent contre !es territoires albanais ont heureusement été abandonnés à l'entente ultérieure des Puissances. Je suis persuadé qu'aussi de ce còté la question sera résolue à notre grand avantage. Mais je me réserve de vous édifier à ce sujet dans une communication ultérieure.
Le principal désir de S. M.I. le Sultan en m'appelant aux fonctions de Ministre du Kardjié était de vous donner un aperçu nouveau de l'immense et éclatant intéret que ce magnanime souverain porte à l'Albanie que des liens vitaux attachent à tous !es intéréts de l'Empire. L'existence de la Turquie en Europe est, en effet, intimement liée à l'existence de l'Albanie. C'est une question de vie qui est identique pour toutes !es deux. Tous les efforts du Gouvernement Impérial tendront donc à rendre l'Albanie grande et forte, marchant ainsi de front avec !es Puissances intéressées au maintien de l'Empire Ottoman en Europe. La Sublime Porte vous rnettra à l'abri des convoitises de vos voisins pour que vous formiez à votre tour, dans l'avenir, une barrière infranchissable contre l'ambition d'un. ennemi qui cherche à s'agrandir à nos dépens. L'Albanie doit étre grande et forte parce que le ròle qui lui est destiné est grand.
Marchez unis et fermes, d'accord surtout avec vos compatriotes chrétiens. Ils sont aussi !es enfants de la méme patrie. Telle est la logique de la situation et la volonté supreme de notre magnanime souverain. Le moindre désaccord parmi vous, le moindre écart ou indifférence aux décisions du Sultan sera une faute irréparable et compromettra la cause des Albanais en favorisant !es espérances des ennemis de la Turquie.
Je prie constamment la Divine Providence de vous accorder faveurs et prospérité. Priez-la de votre còté de rn'accorder la force nécessaire pour travailler avec succès à la cause nationale et aux intéréts généraux de l'Empire.
(l) Cfr. n. 2.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 829. Madrid, 26 giugno 1880, ore 7,10 (per. ore 10,20).
Pour éviter malentendus sur l'interprétation de la dépèche de V. E. d'hier soir (1), je dois vous demander si vous entendez que l'on ne puisse accorder plus de trois protections circonstanciées pour le meme motif, ou bien si vous consentez que chaque puissance, en vertu du droit coutumier, ne puisse avoir plus que trois protégés en tout, ainsi que l'entend l'auteur de la proposition. Je prie V. E. d'une prompte réponse (2), car la séance a lieu aujourd'hui.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 438. Roma, 26 giugno 1880, ore 15,55.
J'ai entendu dire qu'on ne peut pas accorder simultanément et dans la meme circonstance la protection à plus de trois individus. Mais nous ne saurions admettre que chaque puissance doit avoir seulement trois protégés de cette catégorie. Ce serait une faculté tout-à-fait illuso ire.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 836/516. Londra, 26 giugno 1880, ore 16,56 (per. ore 19,15).
Granville m'a dit que Goschen devait avoir ce jour meme une entrevue importante avec le Sultan, dans laquelle il serait question de l'opposition que la Sublime Porte semble vouloir susciter contre les décisions de la conférence. Le noble lord se plaint de l'attitude de la Russie qui soulève des difficultés au sujet du Monténégro. Il trouve qu'en général l'affaire des délimitations ne se présente pas aussi facile qu'il serait à dési1rer. Mais il espère que si toutes les Puissances, ou du moins la presqu'unanimité se met fermement d'accord, leurs déterminations finiront par etre acceptées par la Porte elle-meme. Je lui ai fait part des télégrammes de V. E. en date du 22 et 23 courant (l) relatifs au Monténégro et à la déclaration que vous a faite Turkhan bey contre la cession de Janina, Metzovo et Larissa. Granville est parfaitement d'accord sur ces points avec V. E., qu'il me charge de remercier de sa part. Il ne m'a pas fait d'objection à la légère modification de tracé proposée par l'Autriche pour la frontière entre la Bulgarie et la Dobroutcha près d'Arab-Tabia (2). Sur ce point il semble aussi d'accord avec V. E.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A TIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 439. Roma, 26 giugno 1880, ore 17.
Le ministre de Turquie m'a communiqué la réponse de la Sublime Porte à la partie de la note identique du 11 juin qui concerne le Monténégro. La Sublime
Porte se déclare prete, si on lui laisse le temps nécessaire, à exécuter le memorandum du 12 avril, offrant de rembourser à la Principauté les impòts qu'elle percevrait, dans l'intervalle, sur le territoire à céder. La Sublime Porte ajoute qu'elle est aussi disposée à prendre en considération tout autre arrangement visant à la pacification. Je n'ai rien dit à Turkhan bey, les représentants à Constantinople s'occupant déjà d'étudier si et quelle réplique doit etre faite à la Sublime Porte.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 442. Roma, 26 giugno 1880, ore 17,40.
Santillana recevra en temps utile les instructions de M. Rubattino. Nous chercherons, de notre còté, de nous renseigner à Tunis (1). A Paris la chose me parait impossible. Mais c'est surtout M. Santillana lui-méme qui pourrait pt!Ut-etre découvrir quelque chose à Londres méme.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 601/631. Londra, 26 giugno 1880 (per. il 2 luglio).
In seguito al dispaccio di V. E. del 15 corrente n. 895 (2) di questa serie, ed: al di Lei telegramma in data del 24 (3), intrattenni jeri il conte Granville dei procedimenti della Conferenza di Madrid sulle protezioni al Marocco.
Il nobile Lord anzitutto si lamentò perché, contrariamente alle intelligenze prestabilite, il nostro rappresentante a Tangeri si fosse recato a Madrid ed avesse influenzato sulle deliberazioni della Conferenza per allargare indefinitamente il campo delle protezioni (4). Io risposi che ignorava quale influenza il nostro Rappresentante al Marocco avesse potuto esercitare a Madrid, ma che, se da una parte l'Inghilterra trovava che l'Italia voleva troppo allargare la facoltà di concedere protezioni, da sua parte l'Italia em convinta che il Rappresentante inglese aveva voluto restringere tale facoltà in limiti troppo stretti ed inaccettabili, nell'interesse del commercio e della sicurezza delle persone. In conseguenza, mentre l'Italia, tuttoché mantenendo i diritti acquisiti, era disposta ad esaminare nuovamente d'accordo colle altre potenze, le categorie di persone alle quali era utile e conveniente di poter concedere le protezioni, era desiderabile
che l'Inghilterra recedesse alquanto dalle sue idee troppo ristrette in proposito, e si accostasse a quelle delle altre potenze, in modo da stabilire una norma comune accettabile.
Il nobile Lord mi promise d'esaminare la questione, e quindi di dare le occorrenti istruzioni in proposito. Non debbo tacere che ho trovato lord Granville sotto l'impressione del pensiero che la insistenza di parecchi consoli per largheggiare nella facoltà di accordare protezioni, avesse per movente assai meno gli interessi del commercio e della sicurezza che non interessi personali e fruttiferi ad essi. Amo di pensare che il nobile Lord sia stato indotto in errore su tale soggetto. Ad ogni modo mi pare utile che sia dissipato ogni sospetto a quel riguardo.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. P. R. Parigi, 26 giugno 1880.
Fui ricevuto martedì 22 dal Ministro degli Affari Esteri, mercoledì dal Presidente della Repubblica e giovedì sera dal signor Gambetta. Mi trattenni a lungo con tutti e tre, ma coi due primi il colloquio ebbe naturalmente forma e carattere ufficiale; col terzo amichevole.
Rimproverato in modo cortese delle mie esitanze a riprendere questa am:basciata addussi a spiegazione della mia condotta le difficoltà sorte a proposito di Tunisi, le quali, a parer mio, minacciavano di alterare tardi o tosto i buoni rapporti dell'Italia colla Francia. E così potei entrar subito e di pieno nella quistione tunisina, trattandola però ad un punto di vista generale e prescindendo dal toccare i due fatti speciali della ferrovia Rubattino e del cavo sottomarino, giacché il conte Maffei mi aveva prevenuto di non parlarne per ora, essendo cose d'indole apparentemente privata, a cui i due Governi potevano considerarsi stranieri.
Il signor Grévy e Freycinet, colla misura imposta dalla loro rispettiva posizione, si mostrarono spiacentissimi d'ogni malinteso fra noi; si dissero solleciti della nostra amicizia e disposti a darcene prova, quantunque non arrivassero a comprendere il fondamento, né la giustizia delle lagnanze e delle pretese nostre: e molto meno poi quello stato di sospettosa diffidenza nel quale sembrava trova-rsi l'Italia rispetto alla Francia. Non ignari, né dimentichi delle dichiarazioni a me fatte il 16 agosto 1878 (l) dal signor Waddington entrambi sostennero nulla esservi di mutato nella quistione di Tunisi.
Il signor Gambetta forse fu più franco e certamente più chiaro. Egli mi rammentò come all'indomani del trattato di Berlino la Francia fosse consigliata dal Principe di Bismarck, fosse spinta, eccitata da lord Beaconsfield a prendersi Tunisì senza che la Germania e l'Inghilterra si preoccupassero punto
né poco delle aspirazioni e delle convenienze italiane. Sembrargli dunque strano e spiacevole che l'Italia non tenga conto della grande prudenza e moderazione, di cui diede mostra la Francia astenendosi. Sembrargli inaccettabile che l'Italia pretenda opporsi oggi alla legittima influenza che la Francia, per mezzo di capitali, industrie ed imprese private esercita in quel paese che poteva, volendo, assorbire con l'annuenza quasi generale delle potenze europee.
Disse l'occupazione di Tunisi cosa lontana dal pensiero del Governo francese, più lontana ancora di quanto lo fosse due anni or sono. Dell'avvenire non poteva rispondere, né reputava saggio di prendere impegni in vista di una sempHce ipotesi. Desiderando però sinceramente l'esistenza di rapporti amichevoli e cordiali coll'Italia e di allontanare ogni più remota eventualità di dissapori e di sospetti ci consigliava a formulare chiaramente le nostre viste, le nostre lagnanze, le nostre brame persuaso che il Governo della Repubblica si presterebbe a prenderle in considerazione e cercherebbe di esaudire l'Italia nei limiti del possibile e sin dove lo consentissero gli interessi Francesi. Dal canto mio, soggiunse, sarò lieto di adoprarmi in questo senso.
Con tali parole i signori Grévy, Freycinet e Gambetta rispondevano alle rimostranze da me fatte per la politica troppo esclusiva della Francia a Tunisi. Dichiarai loro apertamente che l'Italia non potrebbe rassegnarsi a vivere prigioniera nel bacino del Mediterraneo senza una via per le sue industrie crP.scenti, senza uno sfogo pe,r i suoi commerci antichi, senza un campo per la sua risvegliata operosità. Ch'essa non potrebbe abbandonare i suoi conna.:. zionall all'arbitrio altrui, né rinunciare al compito naturale di proteggere gl'interessi e le persone della sua numerosa colonia a Tunisi e molto meno pJi lasciarsi spogliare della tradizionale e proporzionata influenza che vi fruiva. Che attenevasi la nostra amLcizia a questi patti, a questo prezzo. Che qualora noi fossimo esclusi da Tunisi, come lo fummo dall'Egitto, l'Italia dovrebbe convincersi non esservi comunanza d'interessi, né possibilità di amichevoli accordi colla Francia; dovrebbe prendere il doloroso, ma necessario partito di dare alla sua politica un indirizzo diverso. Tutto ciò fu detto con somma calma e con tono di amichevole rammarico.
Le dichiarazioni e le parole dei tre predetti personaggi, in ispecie del signor Gambetta, proverebbero, a parer mio, che la Francia se non si vede provocata, non pensa per ora almeno ad occupa-re materialmente la Tunisia, né ad unirla alla Repubblica; ma che si limita e si contenta di esercitarvi un'influenza omnimoda ed esclusiva. Nello stato acuto, a cui giunse la quistione di Tunisi, ritengo indispensabile anzitutto di guadagnar tempo e di calmare la funesta e pericolosa irritazione degli animi.
Il cambiamento dei due consoli MACCIÒ e Roustan, da me indicato come cosa mia, ben accolto da Grévy, Freycinet e Gambetta, se V. E. mi autorizza a proporlo formalmente, gioverebbe allo scopo suddetto di guadagnar tempo e calmare le ire locali delle colonie che trovano un'eco terribile nella rispettiva «madre-patria:..
Conviene poi che l'E. V. abbia la bontà di accennarmi le sue viste e darmi istruzioni precise relativamente alle domande da farsi al Governo f["ancese e che presuppongo moderate, se si vuole evitare un inesorabile rifiuto. Ritengo
che il mantenimento dello statu qua a Tunisi e la riconferma delle dichiarazioni a me fatte dal signor Waddington il 16 agosto 1878 siano tra le prime cose da chiedersi.
La quistione è grave. Il Principe di Bismarck consigliando alla Francia di occupare Tunisi intendeva indiS'porla sagacemente coll'Italia; ed è probabile che vi riesca. Ma l'Inghilterra, e sopratutto il Gabinetto Gladstone, può desiderarne altrettanto?
Il signor Gambetta ha rkonquistato la sua onnipotenza e le elezioni dell'anno venturo potrebbero forse anticipare la sua elevazione alla p,residenza della Repubblica. Bisogna dunque fare i conti con Lui.
Perdoni, Eccellenza, le molte chiacchiere che mi parvero non affatto inutili a titolo d'informazione. In attesa dei suoi riveriti ordini...
(l) Cfr. serle II. vol. X, n. 439.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)
R. 406. Madrid, 26 giugno 1880 (per. il 30).
All'aprirsi della seduta di jeri si riprese la interrotta discussione sulla naturalizzazione dei Marocchini. Sid Mohamed Vargas presentò la seguente proposizione: cioè che era libero ai sudditi del Sultano d'acquistare la naturalizzazione straniera, ma in questo caso coloro che dorpo acquistata tale naturalizzazione facessero ritorno al Marocco, non potrebbero sottrarsi alla giurisdizione del Sultano e delle autorità locali. Questa proposta fu energicamente combattuta da tutti i colleghi e quindi il plenipotenziario marocchino si diè premura di ritirarla. Alla proposta marocchina successe la francese che il plenipotenzia,rio di Spagna, presidente della conferenza, s'appropriò per assicurarne il trionfo. Questa proposta tuttoché calcata su quella ch'ebbi l'onore d'inserire nel mio ultimo rapporto di questa Serie (2), venne completata con un'aggiunta presentata dal plenipotenziario del Portogallo, quindi giudico conveniente di ·qui riferirla di nuovo: «Tout sujet marocain naturalisé à l'étranger qui reviendra au Maroc, devra après un temps de séjour égal à celui qui lui aura été régulièrement nécessaire pour obtenir la naturalisation, opter entre la soumission entière aux lois de l'empire et l'obligation de quitter le Maroc, à moins qu'il ne soit constaté que la naturalisation étrangère a été obtenue avec l'assentiment du Gouvernement ma,rocain. La naturalisation étrangère acquise jusqu'à présent par des sujets marocains, suivant les règles établies par les lois de chaque pays, leur est maintenue pour tous les effets sans restriction aucune ~.
L'aggiunta del plenipotenziario di Portogallo si relaziona col principio di non retroattività, principio che la conferenza volle qui venisse constatato in
16 -Documenti diplomatici -Serle U -Vol. XIII
modo solenne a vantaggio di tutte le disposizioni che furon prese nel suo seno, e questo dietro il benefico pensiero di predisporre il terreno alla conservazione dei nostri protetti particolari. * Dopo quanto ebbi l'onore d'esporre nel mio ultimo rapporto l'articolo così redatto, che concerne la naturalizzazìone, spalanca la porta della Francia nel Marocco, tanto più che ora tutti i mawcchini che già presero la naturalizzazione francese possono soggiornare senza restrizione di tempo sul suolo marocchino e senza timore d'essere molestati, stando difesi in oggi dalle disposizioni prese dalla conferenza*.
Si accettarono in seguito due articoli, l'uno per confermare l'approvazione già espressa dai plenipotenziari alle conferenze di Tangeri per limitare l'intervento abusivo consolare presso i tribunali locali, e l'altro dietro proposta del * plenipotenzia,rio francese, accettata dal* plenipotenziario del Marocco per dichiarare che S. M. Sceriffiana accordava alle potenze rappresentate nella conferenza il trattamento della nazione più favorita.
Arrivato a questo punto dei nostri lavori, il presidente disse che eransi esaurite le domande presentate dal plenipotenziario del Marocco, ma al seguito di queste trovavasi quella con cui invitava i plenipotenziari a congedare i protetti tutti che non erano compresi nelle categorie esaminate e già ammesse dalla conferenza ed a rinunziare al diritto consuetudinario di inscrivere nuovi protetti fuori delle già citate categorie, prometJtendo la speciale protezione del Sultano a favore di coloro che più non godrebbero di quella delle legazioni.
Fu in allora che mi si diede la pa;rola per dimostrare la necessità di conservare la classe dei protetti a cui aveva alluso il plenipotenziario del Marocco e di conservare il diritto nostro consuetudinario di is·criverne dei nuovi con quelle restrizioni che mi sembravano suffticienti per impedire il rinnovamento degli abusi, disposto però ad associanni ai colleghi per rintracciare altri rimedi contro gli eYentuali abusi, sempre che sortif'se incolume il nostro diritto consuetudinario. Naturalment;e dovetti nel mio discorso presentare un quadro poco lusinghiero, ma vero, della presente situazione del Marocco ed illustrarlo con fatti.
Farmi che il mio discorso abbia prodotto favorevole impressione se debb<l giudicare dal contegno serbato dalla conferenza. Il signor Cano;vas del Castillo s'accinse a fare qualche critica sulle cose da me asserit,e e per contestare la veracità di alcune cifre da me accennate relative al!la quantità dei protetti nostri. Ma ebbe poi a convincersi della fedeltà delle mie parole. Mi fece osservare eziandio che, benché tenessi il diritto di fare inserire in tutta la sua i.ntegrità il mio discorso nel processo verbale, pure credeva amichevolmente avvertirmi che alcuni passaggi contenendo degli apprezzamenti alquanto severi sul Marocco, recati che fosse,ro a conos'cenza officiale del plenipotenziario del Marocco potevano suscitare da parte sua reclami, i quali avrebbero per lo meno portato assai in lungo i lavori della conferenza. Acconsentii che il processo V'erbale darebbe quegli estratti del mio discorso che potevansi comu,nicare senza ferire la suscettibilità del Marocco. Tanto più mi mostrai pieghevole, che mi era già possibile di rilevare che non avevo più a temere una seria opposizione all'assunto che difendevo, per parte della conferenza. Alcuni esemplari stampati del mio intiero discorso verranno però da me distribuiti
privatamente ai miei colleghi. *Mi permetto qui unito di trasmettere tuttora in bozze di stampa il discorso da me pronunziato (l). Ho marcato coll'inchiostro rosso i passaggi che non appariranno nel processo verbale*.
1!1 presidente dopo questo avendo dichiarato chiusa la parte officiale della s·eduta, invitò i plenipotenziari a scambiare le loro idee sulle mie proposte, in mira di facilitare il lavoro della prossima seduta.
Ebbi la soddisfazione di convincermi in allora delle buone disposizioni dei miei colleghi, sen:ila eccezioni, a favorire il mio intento e mi sembrò che gli uni e gli altri si scambiassero la loro sorpresa per trovarsi a loro reciproca insaputa, nella istessa corrente d'idee, cioè in quella di sostenermi anche per l'interesse che per ognuno di essi aveva l1a mia proposta. Più riservato fra tutti fu il presidente, il quale appoggiato dal teìegramma che poc'anzi aveva ricevuto dal rappresentante di Spagna a Roma, relativo alla conversazione avuta colla
E. V., sosteneva che io doveva fare delle concessioni dopoché era ammesso che per hl dogma legale della non retroattività, l'Italia conserv,ava tutti i suoi ,Protetti e che si accettava in principio il nostro diritto coosuetudinario di inscriverne dei nuovi. Dissi che infatti io pure aveva ricevuto un simile telegramma dalla E. V. (2), quindi ero disposto ad ammettere quelle concessioni che non turbassero il concetto nostro fondamentale.
In allora si accilnsero i plenipotenzi:ari di Francia e d'Austria a studiare un progetto d'articolo che ponesse d'accordo il nostro concetto con quello espresso dal presidente e mi fu posto sotto gli occhi lo schema seguente:
«Aucune protection irrégu'loière ne pourra etre accordée à l'a venir. Toutefois l'exercic·e du droit consuétudinaire de prote.ction sera exceptionnellement ré-: servé au seul cas où il s'agirait de récompense'r des services éclatants rendus à, un Gouvernement étranger par un marocain. La nature des services et l'intention de les récompenser par la protection seront préalablement notifiés au mi:ndstre des affaires étrangères à 'I1amger, afin qu'i.l puisse, au besoin, présenter ses observations; la résolution définitive restera néanmo·ins réservée au Gouvernement auquel le service aura été rendu. Le nombre des pa:otégés ainsi créés ne pourra jamais dépasser celui de trois par Puissance ».
La designa:ilione del numero dei protetti che in forza del diritto consuetudinario spetterebbe d'ora in avanti ad ogni Potenza di accordare, fissato a tre, fu un'aggiunta del nostro presidente. All'invero la mia prima impressione non fu guarì favorevole, non t!llnto perché trovassi e&iguo iJl numero, l'esperienza avendo dimostrato che in dodid anni, ed allorché non v'erano limiti, il ministro d'Itali:a a Tangeri non accordò la protezione che ad un solo individuo, ma perché presentavasi come cosa poco dignitosa. Alcuni dei miei colleghi sembrav.amo disposti a divLdere questo mio apprezzamento, altri invece trovano \11antaggioso il limite proposto dal signor Canovas del Castillo. All'invero la speranza da cui erano animati tutti i mLei colleghi di vedere approssilmarsi il termine dei nostri complicati lavori, unita all'interesse assai limitato che essi portavano a questo punto della nostra questione, non tardò a disporli di con
sigliarmi l'accettazione della proposta da me sopra riferita. Non mancai subito di osservare loro che la prossima s·eduta non dovendo tenersi che il 26, senza incomodo nessUJno, poteva io compiere il mio dovere, quello di recar telegraficamente La proposta a not·izia deUa E. V. e di richiederne le istrumoni, trattandosi d'un assunto tc·oppo importante per avventurarmi ad una mia propria risolm'lione.
*Qui unito mi pregio acchiudere i protocolli definitivi nn. 8 e 9 * (l).
L'AVVOCATO SANTILLANA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO
L. P. Londra, 26 giugno 1880.
Siamo giunti ora alla crisi deoisiva in quest'affare imbrogliato e faticoso che resterà negli annali g'iudiziarj ingiJ.esi come « The Tunisian Railways Co. » ed aggiungo alcune righe alle poche parole scritte jeri (2) per precisare la nostra situazione.
I nostri avvocati, come me, credono che insomma non abbiamo ragione di lagnrurci del risultato. Siamo entrati in campagna rassegnati ad una disfatta, senZJa titolo legale, senz'a locus standi, siamo riusciti malgrado ciò a far annullare per due volte il co1ntratto francese, poi ad acquiSitare un locus standi, quindi a limitare gU sconfinati po;teri del liquidatore, in ultimo a costringerlo a metterei in assoluta ugUJag1ianm coi frr-ancesd. Ogg.i la parità è comp~eta fra noi, né l'intesa segreta che esiste f:ra il liquidatore e 1a Compagnia Bona Guelma può influire sul risuitato: se la nostra offerta, la quale non sarà conosciuta se non all'apertura dei pieghi sigHlati, risulterà maggiore dell'offerta francese, no1n foss'a1tro che di cinque lire, l'Hodges dovrà ,consegna-rci la ferrovia.
I francesi annettono a quest'affar.e un'dmrportanza grandissdma. Comprendo perfettamente la loro solllecitudine ad offrire tutto ciò che si vuole, e l'ansietà con cui seguono lo svolgimento della questione. Non si tratta soltanto di vanità nazionale, sentimento sempre fortissimo nei francesd, né 13olo di gelosia locale. Pe,rdere la hlnea da Tunisi alla Goletta significa perdere il primo anello della rete ferroviaria che dovrà allacciare un giorno tutti gli stati dell'Africa del Nord, da Tunisi fiJno al Sahara, e costituire così di fatto l'Impero Afrkano, sogno di Napo'leone III, che la repubblica non ha abbandonato. Venuta in altre mand. la linea della Goletta, il gunde « Chemin ~e Fer Saharien » .non sarebbe più esclusivamente francese, anzi la tete de ligne 13arebbe posseduta da una pote.nza che la Fmncia, a torto od a ragione, considera, dappertutto, come sua rivale presente e futura. Inde irae, e quindi i sagrUi2li enormi che la Francia farebbe per quest'acquisto, e il Géry in per
sona mandato a Londra a sorvegliare l'andamento delle cose, e l'opera del .Solicitor Generai impiegata a 100 ghinee per seduta, e le molte lire sterline passate e da passarsi ai Direttori, ai Soìicitors, a tutti quelli che in un modo od ·in un a-ltro, possono far riuscire l'affare nel senso francese. Se si fosse trattato d'en1Jrare apertamente in lizza, e di concorrere colla Francia in una specie d':incanto pubblico, avrei dubitato moltissimo del successo, perché i francesi sono più ricchi di noi. Non è dunque piccolo successo l'avere eliminato questo pericolo. Oggi siamo di fronte ai francesi in condizioni perfetta)nente uguali. Essi ignorano ciò che possiamo offrire, come noi ignoriamo ciò ch'essi offriranno; e il nostro tender, come il loro, rimarrà segreto fino all'ultimo momento.
Il Vlalore della fel'l"ovia n01n può più servire di dato fisso, poiché abbiamo già oltrepassato, fdn troppo, ogni limite ragionevole. Per quanto è possibile formar& un giudizio, non mi pare che i francesi possano dare meno di
115.000 lire, né più di 120; non meno di 115, perché fu questa l'ultima offerta da noi fatta all'Hodges quando i negoziati furono rotti fra noi, ed io non dubito ch'egli l'abbia comunie~ata aJ nostTi buond amid; non più di 120.000 perché bisogna tener conto della parsimonia naturale ai francesi, e perché oltre questa cifra, si entra nel regno fantastico dei prix d'amateur, in cui tutto è possibile, e la prev-isione umana s'acresta.
Io non ardisco dare un'opinione sulla somma che a noi converrebbe offr,ire: abbiamo il tempo di riflettere da qui fino al lo luglio, ma qualunque sta la nostra cifra, bisognerà mantenenla perfettamente segreta, e prendere le misure necessar·ie affinché io sia messo in grado di paga:rla nelle 24 ore, in caso d'esito favorevole. Intanto ella avrà osservato che la proposta del-1'Hodges di prendere per base il contratto francese dà luogo a varie obie,zioni; per la sua stessa data e molte altre disposizioni, quel contratto non è più applicabile aUo stato attuale delle cose, e rdchiede perciò delle modifica,zio:n1 che abbiamo esposte in una lettera all'Hodges, di cui le accludo copia (1). f3e l'Ho.cig•es non f:acesse ragione alle nostll"e osservazioni, domanderemo alla phancery di dargli una piccola lezione di logica, di cui il Malins s'incaricherà volentieri.
Dei resto l'Hodges mostra f:~n dal 24 una docilità, esemplare: egH fu talmente maltrattato dal Malins in queH'udienza, che fu costretto ad alzarsi, ed a domrundargli in voce supplichevole il permesso di fare un'osservazione personale. Iil Malins, avendolo permesso, egU dichiarò solennemente che si sottometteva, fin da quel momento, agli ordini della Corte, e si sarebbe conformato a1le istruzioni che gli sarebbero date. Ma se il Ma1ins fu contento, l'avvocato 1dell'Hodges non lo fu niente affatto, perché la sua teoria era stata fin'a quel ,momento che la Canc·elleria non avesse in nessun modo il diritto d'ingerirsi negli aff:ani del suo chlente. Egli ra;ccolse in un fascio le carte del p1rocesso, e le gettò in faccia all'Hodges, dicendogli che non si voleva più brigare delle .oose sue. Incidente drammatico che diminuì di molto la solennità data alla
udienza dalla presenza del So1icitor Generai, ed ha avuto per effetto dii re:ndere l'Hodges docile come un agnemo, au moLns jusqu'à aujourd'hui. '
Come prova di dociUtà citerò la lettera che ricevo in questo momento dall'Heritage, Solicitor della Compagnia, in cui smentisce formalmernte le voci relative alla consegna della Ferrovia a,i francesi, qualunque slia l'esito de[ processo, e dichiara che La linea apparterrà a chi farà la maggiore offerta.
La prego dire mille cose al signor Rubattirno...
(l) Non rinvenuta.
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 839. Terapia, 27 giugno 1880, ore 0,50 (per. ore 2,45).
D'accord avec M. Goschen et les autres ambassadeurs, j'ai signé aujourd'hui une note identique, en réponse à celle de la Porte relativemelflt au Monténégro. Dans oette communication on décline la demarnde de délai et on propose comme alternative à la Sublime Porte, ou d'exécuter le mémorandum, ou d'accepter immédiatement le nouvel arrangement proposé par le Gouvell.'nement britannique. On a fait mention d'accorder à la province de Scutari des institutions administratives pour donner sati.sf,action sufHsante aux aspirations des populatiOlfls (l).
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 843. Tunisi, 27 giugno 1880, ore 11,50 (per. ore 18,55).
Je considère comme impossib[e découvrdr ici quelle somme offrira la compagnie française à Londres (2). Il ne reste donc à M. Rubattino pour etre sur d'avoor chemin de fer que la ressource de déc1arer dans le p1i cacheté qu'il donne une somme fixe; et si eJle se trouve etre inférieure à celle de so n compétiteur, une somme égale à l'offre de ce1ui-ci avec un suJ:1P].us de tant de centaine's de livres sterling, pourvu toutefois qu'une off.re dans ces termes soit admise comme valabie par la loi ang1aise. Il n.e faut pas en outre oublier, selon moi, que dans la séance de la cour du quinze on a mentionné que la compagnie anglaise pourrait obtenir 120 mille livres sterling (3).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
T. 444. Roma, 27 giugno 1880, ore 14,30.
Je vous remercie et vous approuve entièrement. Je ne suis pas en mesure de vous donner instructions détaiJlées pour les ddfférentes questions spéciales que V. E. m'a signalées, et parmi lesquelles celle concernant l'égali.té civile et politique sams dist~nction de religion, daiilS le pays à annexer, a été avec raison soulevée ,par vous (1). Mais V. E. ne s'écarrtera certainement pas des intentions du Gouvernement du Roi en s'inspirant, d'une part, de notre désir de marcher, autant que 'POISsible, d'a·ccord avec la ma.jordté deiS Puissances, et d'autre part des .principes d'équité et de respect aux diroit:B acquis qui forment 'la base de notre droit public. Nous croyons, d'ailleuriS, que toutes ces questions pourmient bien plus utilement etre traitées au sein de la conférence qu'au moyen d'un écha;ng.e de vues entre les Cabinets, par lequel, à part la considération du temps qui f,ait absolument défaut, il serait peut-etre ddfficile d'aboutir à une entente. Quant, ennn, à la méthode à su-iwe pour mettre à exécution la délibération de la conférence, nous pencherions dès aujourd'hui, pour la proposition du baron Haymerle, d'autant pJU8 que cene-ci coYncide, au fond, avrec l'esprrit de la proposition de réplique à aclresser à la Sublime Porte que l'Angleterre avait d'abord mise en avant et retiré'e ensuite pour le moment. Mais je prie V. E. de vouloir bien, avant de se prononcer d'une manière définitive, sonder le terrain auprès de ses collègues.
L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 842. Costantinopoli, 27 giugno 1880, ore 17,25 (per. ore 20).
J'ai sondé les intentions de la Sublime Porte au sujet de Turkhan bey (2). La question de l'ambassade n'a pas encore été posée offi:ciellement pour les motifs que V. E. connait, ma;is H me résulte que le Sultan et le ministre des affaires étrangèr,es tiennent ern grand compte les se,rvices .et la position de Turkhan bey, et que rien 1ne s'oppose à sa nomination camme ambassadeur. J'ai fait comprendre au premier ministre et à Abedin pacha que ce choix serait agréabl'e ~au Gouv,ernement de Sa Majesté.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 451. Roma, 28 giugno 1880, ore 23.
Le comte Coello m'a communiqué l'ar1licle (1). Je lui .ai fait d',abord remarquer que quelques légères modifications de forme étaient indispensables pour bi.en rendve le sens qu'on veut e~primer et surtout pour faire bien ·ressortir que la protection PèUt aussi s'accorder pour des motifs exceptionnels d'ordre général et qui ne seraient pas des services parttculiers rendus à l'état qui l'accorde. Vous trouVIerez en bas de ·cette dépe·che le nouve,au tex,te dont j'ai remis une copie à Coello. Quant à la question de la limite numérique, j'ai nettement déclaré que le chiffre de trois pour chaque puissance n'était pas sérieux. Mais, d'autre part, toutes les puissances paraissant d'accord à Ilie pas voulodr mainte.nir la faculté illimité e qui, à vrai dire, ne serait peut-etre pas, en cas de rupture de la né gociation, une prétention justifiable de notre part, j'ad fini par consentir à ce que le chiffre soit ,indiquée 1par vous méme. Maintenrunt il faut que vous vous mettiez d'accord avec Scovasso. C'est celui-ci qui doit indiquer ou bien .le chdffre total maximum des protégés consuétudinaires, ou bien le chiffre de l'augmentation qui peut-étr.e apportée au nombr,e des protégés actuels de cette catégorie. L'article serait a·insd complété. Jil va sans dire che vous devez seui figurer camme auteur de .la ,proposition. Je vous répète, encore, à toute bonne fin, que le maintien du statu quo pour tous les protégés actuels, sans aucune distinction, est, pour nous, une condition, qui doit étre clairement énoncée au moins dans J.es protocoles de la conférence. Voici le texte de l'article d'après notre variante: « Aucune protection irrégulière ne pourra etre accordée à l'avenir. Toutefois l'exercice du droit consuétudinaire sera maintenu pour le cas où il s'agirait de récompenser des servkes signalés rendus par un maroca.in à une puiss•ance étrangère, ou de motifs tout-à-fait exceptionnels. La nature de ces services ou motifs et l'intention d'accorder 1la protection, se.ront préalablement notifiées •au ministre des affaires étrangères à Tanger afin qu'il puisse au besoin présenter ses observations. La résolution déBnitiv•e restera néanmotns réservée au Gouvernement qui ·acco,rde la protection. Le nombre des ,protégés ainsi créés ne pourra jamais dépasser la limite de... La situation du protégé qui aura la protection en vertu de la coutume désormais réglée par les disposi
tions qui précèdent sera pour eux et pour leurs familles identique à •celle établie pour les autres protections :..
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 851-852. Berlino, 28 giugno 1880, ore 23,54 (per. ore 1,15 del 29).
Conférencc tenu aujourd'hui cinquièma séance. Le présLdent avait annoncé que la commission avait exécuté travail du tracé et indiqué instructions à don
ner aux déllfgués qui aurcnt à ~ixer dètails de ~a délimitation. J'ai suggèrè à cette occasion que les délégnés fus.~ent chargès dans nntèret de la sc,ience et nommèment de nos soclètès réogr?..phiques de :r,ecueillir donnèes hydrographiques et topographiques et autres qui sont encore incomplètes en ce qui regarde ces règions. Cette sug.ge,stion a ètè bien accueillie. Le président a Iu nouvelle dépèche turque qui a ètè ~aussi remd:se aux autres Cabinets pour combattre l'idée de la cession de deux provinces. La confèrence dècide qu'il ne lui appartient pas de faire entrer en ... {l) dont les soins doivent etre laissès à chaque Gouvernement. On passe à la discussion de la forme de l'acte fina! de la confèrence. Celle-ci adopte la rédaction dans laquelle, ,arprès avoir mentionné son mandat et sa dècision, elle dit: « Les soussignès ont l'honneur de soumettre aux Puissances dont ils sont reprèsentants ,et les mandataires présente dècision afin qu'elles veuillent bien l'approuver et la notifier aux parties intéressèes ». Le président demande si la conférence croit devoir préparer un projet de rédaction pour i1a note coLlective qui devra étre remise à Constantinople et à Athènes par les reprèsentants des Cours. La conférence se prononce pour l'affirmative. L'ambassadeur de France est ·chargé de présenter dans la séance de demain mardi le projet de note coUective. Il est convenu en meme temps que chacun des ambassadeurs demandera à son Gouvernement l'autorisation nècessaire pour que la confèrence pré>pare elle-meme le projet de note à soumettre à l'approbation des Oabinets respectifs. Je pr-ie V. E. de vouloir bien me tèlégr.aphier son autorisation demain mardi avant sèance fixèe à trois heur.es (2). Quant au modus procedendi, conférence est d'avis qu'ils conviendrait faire remettre à Constantinople et a Athènes par les représentants des Cours note collective qui serait signée par eux et a~ccompagnée du texte de l'acte final de la conférence et qll!i inviterait 1es deux parties à s'y conformer. J'ai eu soin dans chacune de ces dècisions de ne me prononcer qu'après m'étre assurè que la majoritè Ies a.pprouverait. Il est bien entendu qu'en discutant le projet de note col1ective et le oaractère à lui donner, je m'inspirerai des instructions que V. E. m'a déjà données.
La conférenoe passe ensuite à la discussion des diverses questions subsidiaires à signaler à nos Gouvernements. Je me borne à mentionner Ies deux qui nous intéressent davantage; la prioritè a ètè accordèe à ma proposition relative aux libertès civHes, religieuses et politiques qui doivent etre assurées aux habitants des nouveaux territoires de la Grèce. La conférence a bien accueUli ~cette p:roposition et a adoptè la formule que j'ai proposé à cet eff.et. L'ambassadeur de France s'ètait empressè de s'y associer. L'ambassadeur d'Angleterre propose que nous signalions à nos Gouvernements la question de libre navi.gation du canal de Corfou. La conférence y adhère. J'ai ajoutè pour ma part que l'Italie ayant des intèrets majeurs dans l'Adrd.atique ne peut qu'étre favorable à la liberté de 1Cett.e navigation. Le président a proposè que les ambas
sadeurs en transmettant à leurs Gouvernements l'avis de la conférence sur les questions subs.idiaires émettent le voeu qu'elles soient communiquées aux parties intéressées, comme annexe à l'acte final Cl).
(l) Cfr. n. 250.
(l) -Gruppo 1ndec11'rato. (2) -Cairoli inviò l'autorizzazione con t. 454 del 29 giugno, non pubbllcato.L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1298. Vienna, 28 giugno 1880 (per. il 4 luglio).
Il Pester Lloyd del 26 -edizione della sera -pubbUcava un articolo di fondo sulla politic·a estera, e quest'articolo terminava colle seguenti parole: «Era stato detto da giornal-i inglesi che l'Italia intendeva opporsà. all'.eventuale estensione della politica mar•ittima attribuita all'Austria-Ungheria su Dulcigno, tale notizia non ha, secondo le nostre informa2lioni, alcun reale fondamento. Ma se fu detto altresì che la resistenza degli Albanesi alla cessione di Dulcigno sia stata provocata ed alimentata da agenti itruliani, è questa una notizia che noi non siamo <in grado di smentire con eguale si·curezza ».
Pel carattere ufficioso attribuito al Pester Lloyd ho creduto mio dov.ere di fare ieri le debite osservazioni al barone di Haymerle sulle malevole insinuazioni contenute in quel periodico, deplorando che un giornale noto pei suoi rapporti col Governo si faccia malizioso propalatore di sospetti sulla condotta dell'Italia nell'Albania. Questa condotta, aggiunsi, che fu spesso argomento di vive accuse per parte del giornalismo austr·iaco, fu in realtà selllJlre ·Corretta, ispirata sempre al desiderio di contribuire ad una pronta paci.ficazione di quelle contrade. Ne fan piena fede ed i negoziati condotti dal Conte Corti per istabiHre un accordo tra la Turchia ed il Montenegro, e la piena adesione data dal Governo del Re a;l ·nuovo progetto d'accomodamento proposto dall'Inghilterra. Il barone Haymerle avendo l'aria di consentire a queste mie •idee mi disse ch'egli aveva appreso con viva soddisfazione che il R. Incaricato d'Affari a Cettigne erra stato autorizzato ad associarsi agli ufficii dei suod colleghi rper ottenere la sollecita accettazione del progettato accomodamento per parte del principe di Montenegro; ma che in quanto alle parole contenute nel Pester Lloyd egli declinava qualunque responsabiilità dichiaramdo formalmente che quel perriodico non aveva al>cun rapporto col Ministero degU Affari Esteri. Mi soggiunse S. E. che egli era personalmente avverso al sistema delle comunicazioni ufficiose, trov•ando preferibi.le di trattare le questioni direttamente tra Governo e Governo senza l'intervento dei giornali che per lo più tendono ad inasprire le discussioni.
(l) Con t. 457 del 29 giugno, non pubblicato, Cairoli approvò la llnea di condotta seguita da dc Launay.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA
T. 453. Roma, 29 giugno 1880, ore 15.
Turkhan bey m'a remis copie d'un télégramme de la Sublime Porte renouvelant sa protestation contre la cession, qu'on voudrait lui imposer, de deux provinces, déolarant impossibilité consentir démembrement de ses états, prévoyant lutte désespérée de la part des albanais, déclinant toute responsabilité des conséquences et faisant dernier appel à la justice des puissances. Aucune réponse de ma part n'était possible, ce grave sujet étant actuellement soumis à la conférence de Berlin.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 856. Madrid, 29 giugno 1880, ore 16,40 (per. ore 20,50).
D'après ordres de V. E. (1), j'ai tout de suite conféré avec Scovasso. Il me pr~e de dire à V. E. ce qui suit: « Je trouve proposition de Canovas del Castillo sur le nombre, quel qu'il soit, teHement absurde et ridicule qu'elle ne mérite pas discusffion. Je suis donc dans l'impossibilité absolue, en conscience, de désigner un chiffre quelconque. Il serait plus sérieux et plus digne d'exclure tout chiffre ».
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 456. Roma, 29 giugno 1880, ore 17,40.
Il n'est pas douteux que la méthode de l'enchère ouverte est pour nous bien plus défavorable et embarrassante, en vue surtout de notre situation vis-à-vis de la France. Je désire savoir l'avis de V. E., de M. SantiHana et de nos solicitors sur les deux points suivants. Serait-il possible et convenable de faire maintenir, moyennant appel contre la dernière décision de la cour, la méthode des plis cachetés? Serait-il pratique et avantageux, dans le cas surtout d'un appel, de
nous assurer la collaboration, avec nos solicitors ordinaires, de l'attornC'y general, ou bien si celui-ci ne peut pas se mettre en face du solicitor generz:,l, celle du solicitor generai ou de l'attorney generai du Cabinet précédent? Je saur~is gré à V. E. d'une réponse urgente à c es deux interrogations (l).
(l) Cfr. n. 256.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 458. Roma, 29 giugno 1880, ore 23.
Veuillez dire à Scovasso que je partage complètement son point de vue (2). Mais nous avons, d'une part, les puissances qui ont toutes déjà admis le ch:iffre de trois, quelque r~dicule qu'il soit à notre avis, et d'autre part le précédent de la Turquie où avant d'abolir les protections, on en a d'abord limité le nombre pour chaque consulat ou agence consulaire. Il me parait que si Scovasso nous indique un .ch:iffre assez lar.ge pour faire face à toute éventualité qui pourrait se présenter, nous arriverons probablement à notre but, sans sacrifier aucun intéret réel, gràce surtout au vif désir que le Cabinet de Madrid éprouve d'éviter que la conférence n'échoue.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIRCLI (3)
R. 2585. Berlino, 29 giugno 1880 (per. il 4 luglio).
Par mon rapport confidentiel n. 2579 (4), j'ai exposé les motifs qui ne me permettaient pas d'aborder de front les questions touchant directement ou indirectement l'Albanie. Après avois sondé le terrain, je n'avais rencontré autour de moi aucun encouragement. Il m'a néanmoins paru, en présence des pétitions déposées au Secrétariat de la Conférence, que celle-ci devrait s'en occuper sous une forme quelconque. A deux reprises et dans des entretiens particuliers, j'avais insisté auprès de notre Président. Je revenais à la charge, aujourd'bui, peu avant l'ouverture de la sixième séance et je prévenais Son Altesse Sérénissime dans quel sens je me proposais de parler sur le sujet. lorsqu'il aurait ouvert la voie.
Le Prince de Hohenlohe nous donnait en effet lecture sommaire de la liste et de l'objet de ces diverses pétitions, dont les unes se prononçaient en faveur de la Turquie et d'autres en faveur de la Grèce. Il constatait que ces requetes ne passaient pas inaperçues, que cha·cun de nous en avait pris connais·sance avec
(-4) Cfr. n. 221.intéret, lors meme qu'il fflt impossible d'en constater l'authenticité, quelques unes d'entre elles, au reste, se contredisaient et s'annulaient en quelque sorte.
J'ai pris alors la parole, pour m'associer à quelques expresslons que je venals d'entendre et qui impliqueraient un témoignage de sollicitude pour les populatiOills mixtes au deçà et au delà des nouvelles frontières occidentales. L'agitation qui s'est manifestée chez elles, meme avant la réunion de la conférence, merite de fixer l'attention des Puissances et nommément de l'Italie. En suite de la proximité de ces territolres et de ses intérets majeurs dans l'Adriatique, il lui importait, comme il devait aussi importer à l'Autriche, que ces contrées fussent tranquilles et à l'abri de toute complication ultérieure. Ce serait un acte de haute sagesse politique et de prévoyance, si la S. Porte, qui veut décliner la responsabilité des dangers dont elle prévolt l'imminence, s'appHquait à apaiser les es.prits, à les prédisposer à mieux accepter les nouveHes conditions de frontiere, et à faire .paraitre moins grave le sacrifice demandé. La Turquie le pourrait dans une c:ertaine mesure, en activant les réformes prévues, par l'art. 23 du traité de Berlin et dont la réalisation est attendue déjà depuis bientòt deux années. Je rappelais que dans un discours précédent, je faisais allusion aux diffi,cultés que les populations mixtes pourraient créer au tracé, malgré notre soin s·crupuleux à ne pas dépasser nos pouvoirs, en conformité avec l'esprit et les termes du Traité du 13 JuiUet 1878. Tout ce qui serait de nature à amoindrir ces obstaeles, a une connexion avec l'oeuvre que les Puissances ont en vue d'accomplir ,par une action médiat·rice. Sans faire aucune motion formelle, je me bornais à énoncer le désir que la substance de mon langage fùt consignée dans le protocole.
Le Président a tenu à rétablir la véritable portée de la communication verbale des pétitions .précitées. Le Comte Széchényi, un peu pris au dépourvu, souhaitait de savoir sous quelle forme j'entendais que mes appréciations fussent reproduites par le Secrétariat de la Conférence. Il disait que ces requetes, en partie, d'ailleurs, contradictoires, éta·ient sujettes à caution, et que c'était, peutètre, un peu sortir de notre compétence. Le Comte de St. Vallier tout en trouvant, lui aussi, que ce n'était •point là de véritables documents, croyait toutefois que mes observations 1pouvaient avoir une raison de se produire, du moment où elles s'appliqua•ient à des populations touchées par notre délimitation.
Jai répliqué que je m'en remettais entièrement aux Secrétaires de la Conférence, quant au soin de la forme, pourvu que mon langage figurat au protocole dans son ensemble. Mes réflexions avaient été sug,gérées, moins par les Hstes de pétitions, que par le caractère sérieux des renseignements offieiels parvenus à nos Gouvernements respe.ctifs sur une dangereuse effervescence des esprits dans ces régions. Chacun d'eux se rend certainement compte du péril qu'il s'agirait d'amoindrir ou de détourner autant qu'il peut dépendre de nous. Mes observations, ,présentées, au reste, dans des termes généraux, ne s'inspiraient qu'à des idées d'ordre, de paix et de conciliation. Dans un semblable ordre d'·idées, je ne trouverais pas, sans doute, chez l'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie, un contradicteur.
Le Comte Széchenyi s'est empressé de déclarer que telle n'était certes pas son intention. * Les Plénipotentiaires de la Grande-Bretagne et de Russie ont gardé le silence. Après la séance, le Président m'a dit qu'H avait diì revenlr sur Ia véritable signification de sa communication verbale, il se plaisait à reconnaitre que je m'étais tenu dans une parfaite mesure.
Il m'avait paru que du moment où le joint s'offrait tout naturellement de toucher à la question, je ne devais pas en laisser échapper l'occasion. * J'ai le sentiment d'avoir ainsi marqué, plus que mes collègues, de l'intéret pour l'Albanie, en évitant les écueils qu'il était facile de rencontrer sur un terrain aussi délicat. Je serais heureux si le Gouvernement du Roi voulait bien m'accorder ses suffrages.
Après que cet incident a été vidé, la discussion se porte sur le projet de note identtque dont avait été chargé l'Ambassadeur de France. Après deux lectures et un échange de vues qui amène quelques variantes, j'avais pour mon compte proposé qu'on ajoutat aux mots «bonne et solide frontière », le troisième adjectif: défensive, nous convenons de la rédaction qu'il appartient mainnant aux Gouvernements d'accepter ou de modifier. A cet effet, il a été entendu que nous Ieur en télégra;phierions le texte, avec prière de nous communiquer par télégramme, avant après demain, Jeudi, leur décis·ion. La Conférence pourra, le meme jour, terrniner ses travaux, si tous les Gouvernements donnent leur approbation à ce projet de note identique. Il me parait qu'il va au delà de simples conseils, sans revetir le caractère d'un verdict. C'était là la pensée du Baron de Haymerle; la conclusion de la note est dans le sens suggéré par ce Ministre des Affaires Etrangères. Produira-t-elle l'effet désiré sur la Turquie? Il est plutòt à présumer qu'elle ne se départira pas de sa politique dilatoire. * Les Grecs seront-ils en mesure, à eux seuls, de prendre possession de la nouvelle frontière, s'il s'organise une résistance, meme du còté seulement des Albanais? On peut répondre négativement. Aussi, le meilleur CO'nseil à leur donner, est-H de les engager à ne rien précipiter et de voir venir les événements. Quant à la Turquie, * l'unanimité des Puissances devrait la faire réfléchir sérieusement au danger d'un refus ou d'une fin de non recevoir. Elle ne peut à moins de remarquer, et on pourrait appeler sur ce fait son attention, que ce sont précisément les trois puissances qui l'ont protégée contre la Russie lors de la guerre de Crimée, qui ont pris l'initiative de présenter d'un commun aocord le tracé accepté aujourd'hui pa,r les six Puissances.
En me référant à mes deux télégrammes d'aujourd'hui (1), et en joignant une copie du ·projet de note susmentionnée...
ALLEGATO
PROGETTO DI NOTA
Le Soussigné etc... près S. M. l'Empereur des Ottomans, (près S. M. le Roi des Hellènes), a l'honneur de remettre à S. E. le Min1stre d es AUaires Etrangères de la Sublime Porte (de Grèce) la note ci-après, d'ordre de son Gouvemement.
«Le Congrès de Berlin ayant indiqué dans son XIII Protocole les points principaux de la ligne frontière qu'il jugeait nécessaire d'établir entre la Turquie et la Grèce, les Puissances ont fait appel d'abord à des négociations directes, sur cette base, entre
les deux Etats. A deux reprises, dans les Conférences de Prevesa et de Constantinople, les Commissaires tures et grecs, après de longs pourparlers, n'ont abouti qu'à constater leurs divergences; en présence de ces tentatives infructueuses, les Puissances désignées par le Traité de Berlin ont jugé nécessaire d'interposer leur médiation.
Cette médiation, pour ètre efficace, devait s'exercer dans toute sa plénitude, et les Cabinets, en présence des dispositions réciproques des deux Etats intéressés, ont prescrit à leurs Représentants réunis en Conférence à Berlin, de fixer en se conformant aux indications générales du Protocole XIII, une ligne qui constituat entre la Grèce et la Turquie une bonne et solide frontière défensive.
Les Plénipotentiaires, après la discussion la plus attentive, éclairés d'ailleurs par les avis de commissaires techniques délégués par leurs Gouvernements, ont voté, à l'unanimité, suivant les termes de leur mandat, le tracé contenu dans l'acte suivant, qui résume et clòt leurs délibérations:
« Les pourparlers etc... ).
En conséquence, le Gouvernement de ... invite le Gouvernement de s. M. l'Empereur des Ottomans (S. M. le Roi des HeHènes) à accepter la l!igne frontière indiquée dans le docurnent ci-dessus et que les Pudssances médiatrices réunies en Conférence ont unanimement reconnu conforme à l'esprit et aux termes du Traité de Berlin et du Protocole XIII du Congrès.
Le Soussigné... etc....
(l) T. 858 e 859, non pubblicati.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1299. Vienna, 29 giugno 1880 (per. il 4 luglio).
Ebbi l'altr'ieri con questo Ministro degli Affari Esteri un lungo colloquio che, quantunque non rivestisse alcun carattere ufficiale, credo mio dovere di riferire a V. E.
Dopo aver toccato di volo alla Conferenza di Berlino ed alla questione del Montenegro, il discorso si portò su quanto va succedendo nel.la ,Bulgaria e nella Rumelia Orientale. Il Barone Haymerle considera come assai grave Ia situazione in quelle due provincie. Le velleità annessioniste nella Rumelia Orientale van guadagnando terreno; i Bulgari spinti dalle idee moscovite si agitano, si armano. L'articolo XI del Trattato di Berlino stabilisce che tutte le antiche fortezze nella BulgaTia saranno immediatamente demolite; ciò non peTtanto quelle fortrficazioni esistono tutt'ora. Quando il Principe fu ultimamente di passaggio per Vienna gli fu vivamente raccomandato di conformarsi alle sti:pulazioni di quell'articolo; ed il Principe promise di provvedere a ciò. Ma intanto la Bulgaria va prendendo l'aspetto di un accampamento. Non si ·può renders.i ·invero un concetto chiaro di quello a cui si tende col provocare un movimento bulgaro, giacché non v'ha potenza in Europa che possa trovare il suo tornaconto in una immediata dissoluzione dell'Impero Ottomano. La Turchia è un malato che da 200 anni si dice moribondo, e non è ancor morto; è bensì vero che da poco in qua il processo della malattia è più sollecito, ma nessuno può essere desideroso di precipitare la catastrofe. Il programma formulato dal signor Gladstone può essere buono in teoria, ma praticamente esso incontrerebbe difficoltà insormontabili quando &i volesse procedere alla delimitazione delle varie nazionalità che si vorrebbero costituire. D'altronde le popolazioni stesse non sono giunte a quel grado di coltura necessario per vivere di vita propria; né le Potenze sono preparate a sciogliere sì gran quesito. A quest'ultime deve star maggiormente a cuore la conservazione della pace europea che la costituzione delle naz·ionalità cristiane nella Turchia d'Europa.
Avendo il Barone Haymerle fatto allusione all'influenza che esercita la Russia sulle popolazioni bulgare, io gli chiesi se il fatto, che da poco in qua si ripete con certa frequem;a, di ex-ufficiali russi i quali danno le loro dimissioni dal servizio militare nella Rumelia Orientale, non gli sembrasse un sintomo delle poche simpatie che animano quelLe popolazioni verso l'elemento russo. S. E. mi replicò che infatti parecchi ufficiali russi eransi ritirati dalla Rumelia Orientale perché malvisi dalla popolazione; ma che molti ne restano tuttora. La Russia del resto dispone di molti mezzi per esereitare la sua influenza; ed il mio interlocutore mi narrava che il Governo della Rumelia Orientale ha contratto verso la Russia un debito di 23 milioni di franchi per le spese dell'esercito imperiale durante la occupazione; e che il Principe Tcheretelev console russo a Filippopoli, è dal suo Governo autorizzato a beneficare di quando in quando una piccola parte del debito a seconda della maggiore o minore deferenza che gli è dimostrata dall'autorità governativa.
Feci osservare al Barone Haymerle che il risveglio delle aspirazioni unioniste dei Bulgari trova forse la sua origine nell'appoggio che l'Europa va ora accordando agli interessi degli Elleni. Un prossimo accresc·imento territoriale del Regno di Grecia può aver consigliato ai Bulgari di rassodare la loro nazionalità per poter quindi esercitare una maggior forza di attrazione sulle popolazioni bulg,are della Macedonia e per poter disputare ai Greci l'acquisto di questa provincia. «Ed è appunto ciò che bisogna impedire », replicò S. E. con una spiccata v·ivacità. A suo avviso la cosa dipenderà in parte dall'opera della Commissione che sta ora esaminando a Costantinopoli i nuovi Regolamenti org·anici; ma conviene anzitutto che le Potenze e specialmente quelle che hanno interessi nel Mediterraneo, si adoprino a costituire una forte nazional-ità greca. Per vincere la resistenza della Sublime Porta non v'ha che un sol mezzo, l'accordo unanime delle Potenze; e per mantenere quest'accordo occorre che i varii Governi agiscano lentamente, cautamente nella soluzione delle differenti questioni, evitando di avventurarsi in una via nella quale qualche Gabinetto ricusi di procedere di conserva cogli altri.
IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, SALLIER DE LA TOUR, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2. Rio de Janeiro, 29 giugno 1880 (per. il 5 agosto).
Ebbi l'onore di essere, addì 23 corrente ricevuto dall'Imperatore in udienza privata.
La conversazione s'aggirò dapprima su varii soggetti particolari, cadde quindi sull'emigrazione. «Questo », mi disse Don Pedro, «è uno dei punti più difficili della sua missione». Risposi che non me ne nascondevo le difficoltà, ma che speravo trovare appoggio da parte del Governo Imperiale; che il Governo di Sua Maestà adoperava ogni mezzo in suo potere per far sì che li emigranti non cadessero nelle reti tese dai tanto nurr:2rosi e disonesti agenti; ma che non si poteva naturalmente impedire il fatto in se stesso; che si era con ogni mezzo dato pubblicità in Italia al Decreto Imperiale, il quale aboliva le concessioni sancite agli arrivanti, ma che il contadino facilmente si lasciava adescare dai veri come dai fallaci racconti di fortuna;che io adunque speravo che il Governo Imperiale vorrebbe tener conto delle condizioni d'individui, i quali venendo qua credevano di poter fare assegno sull'assistenza governativa.
Colsi l'opportunità per esprimere la mia gratitudine per le misure prese a riguardo di 350 emigranti giunti ultimamente ed i quali, come l'E. V. ne "i2ll:è;; il1formata dal R. Console, se non altro furono ricoverati nella prima notte del loro arrivo, e l'indomani imbarcati a spese del Governo e trasportati a Rio Grande do Sul, non già coi fondi di colonizzazione, ma bensì a spese del Mi.:.l; stero dell'Interno sui fondi destinati al pubblico soccorso. Espressi la speranza che fossero pur prese misure per 1100 italiani qui aspettati in questi giorni con un battello di Marsiglia, i quali si troverebbero sul lastrico con grave pericolo per la salute loro. L'Imperatore disse ci.le il Ministro d'Agricoltura informato di questo arrivo, stava occupandosi del da farsi. Soggiunse che ben consentiva meco come fosse impossibile il fermar l'emigrazione dall'Europa; e come d'altra parte la mancanza d'assistenza all'arrivo potesse avere conseguenze funeste per l'igiene e !'ordine pubblico. Ma che ardua era la questwne attese le critiche condizioni finanziarie che il Brasile attraversava ora. Mi ripeté che tosto possibile verrebbe annullato il Decreto delli 20 dicembre 18'/9, e si ristabilirebbero le facilitazioni da esso abolite; ma che ciò non sembrava potesse attuarsi prima di qualche anno; che frattanto si cercava di dare qualche assistenza agli emigranti; e che nel volgere dell'anno corrente il Governo potrebbe trovare impiego per seimila individui.
Non potei dopo d'allora veder il Ministro d'Agri,coltura e sentire quali determinazioni siano state poi Hssate.
Sembra però ammissibile che ragioni d'ordine politico ed amministrativo inducano il Governo a recedere alquanto dalle risoluzioni adottate dall'attuale gabinetto al suo avvenimento al potere. L'E. V. lo sa, la questione dell'immigrazione è qui questione di partito; ma in pari tempo è la necessità che spinge. Il Brasile ha bisogno di braccia e inoltre queste difficoltà in cui si trova il Ministero per sostenere la sua teoria d'esclusione danno aggio non solo alle insistenze del partito favorevole all'immigrazione, ma pur anco ai mestatori ed agli Agenti, cui ogni mezzo è lecito per suscitare lo spirito pubblico e fare dell'arrivo d'immigranti ragione di disordini.
Ma qualsiasi abbiano da esser le concessioni casuali piuttosto che fisse che qui si accorderanno, è sempre positivo che esse non potranno neppur di gran lunga trovarsi in proporzione col numero già stragrande degl'immi
17 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
granti, e che per conseguenza nulla :p.:·~) essere modificato nelle misure che il Governo di Sua Maestà ha prese per porre le popolazioni in guardia contro le menzognere promesse e per far sì che la piaga dell'emigrazione al Brasile diminuisca.
L'AVVOCATO SANTILLANA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO
L. P. Londra, 29 giugno 1880.
Le ho trasmesso, in data del 25, la lettera da noi scritta al Hodges (l), per indicargli le modificazioni necessarie, a nostro parere, da introdurre nel cuntratto del 14 aprile. In risposta, l'Hodges ci ha mandato jeri l'annesso progetto di contratto, con una lettera di cui ella troverà qui pure copia (2), ·invitandoci a comparire davanti al Malins, alle 3 l/4, per fare le osservazioni che a noi parrebbero utili. Il contratto modificato non differisce essenzialmente da quello firmato colla Compagnia Bona Guelma: sono modificati solo gli articoli i quali non si applicano più allo stato presente delle cose, non vi si parla più dell'assemblea degli azionisti, perché il liquidatore ha pieni poteri, non dell'approvazione della Cancelleria, perché tutto sarà fatto sotto la direzione immediata della Corte: il pagamento del prezzo, invece di essere fatto subito avrà luogo sette giorni dopo la firma del contratto e solo un acconto di 25.000 lire sarà da pagarsi contanti.
Nella seduta davanti al Cancelliere Malins, il Géry che era presente, obiettò per mezzo del suo solicitor, che il principio della soumission era ingiusto perché lasciava l'esito finale nella massima ifl.certezza, oltrech'era poco favorevole agli azionisti, a cui conveniva 1più una concorrenza pubblica fra le due Compagnie. Cercammo d'opporci facendo osservare al Malins che il principio della soumission era stato indicato da lui stesso, ed ac·cettato tanto dalla Compagnia inglese quanto da noi, che non si poteva sperare che i prezzi andrebbero al di là d'un certo limite, e cosi via. Il Malins ricorse allora all'espediente favorito dai Magistrati inglesi nell'imbarazzo: fece consultare i précédents della Corte, e si trovò che la Cancelleria aveva sempre proceduto per via d'incanto pubblico. Egli decise adunque che la ferrovia sarebbe messa all'asta pubbli-ca, il sette luglio, affine di darci il tempo di scrivere al s.ignor Rubattino e d'intenderei con lui sul limite cui potremmo giungere.
Lo scopo dei francesi è palese: essendo i più ricchi, ed essendo decisi ad
ogni s&grificio piuttosto che a perdere la ferrovia, essi si credono sicuri d'a
verla vinta, od almeno di farcela pagare il più ·caro che sia possibile.
Il Géry è partito stamani per Parigi, e tornerà il 7 luglio, pour la grande
bataille secondo la sua espressione. Egli avrà tutto l'appoggio del Governo
francese, ed oggi, più che mai, la questione è diventata puramente politica.
Sta ora a noi il vedere se convenga impegnarsi in questa grande bataille,
in cui il Dio degli eserciti sarà per chi ha la borsa meglio fornita, ed è perciò che io mi astengo studiosamente dall'esprimere un'opinione. Io credo che sia questione che il Ministero solo non dovrebbe risolvere; poiché se da un lato i vantaggi politici e morali possono essere grandissimi, gli svantaggi non sono minori per un paese che versa nelle condizioni economiche dell'Italia. L'acquisto della ferrovia sarebbe certo un g::c.nde trionfo italiano, una grande umiliazione pei francesi; e non avrebbe soltanto un valore locale, poiché neutralizzerebbe in gran parte l'ascendente che dà oggi ai francesi l'avere in mano tutte le ferrovie della Reggenza, e comprometterebbe, come ho già osservato altra volta, l'effetto morale e l'influenza materiale della grande rete ferroviaria che deve congiungere Tunisi, l'Algeria, Tripoli e il Marocco fino al Sahara, sotto gli auspici e per opera della Francia. Questi sono i vantaggi: ma l'Italia ha altresì il dovere di considerare si elle est assez riche pour payer sa gloire. Nel scegliere adunque fra due soluzioni, una delle quali può essere decisiva per l'avvenire d'Italia nell'Africa Settentrionale, e l'altra può imporre allo Stato un onere ingente, e forse sproporzionato alle sue forze, il Ministero non dovrebbe assumere tutta la responsabilità. Qui non si tratta, a parer mio, di prendere mezze misure: non si creda risolvere la difficoltà col fissare un certo limite, oltre il quale non bisognerebbe procedere. Bisogna decidersi ad acquistare la ferrovia, o a rinunziarvi: ed il fissare un certo limite è un rinunziare alla ferrovia poiché i francesi, a quanto è parso vedere, non si ritireranno cosi facilmente dalla lotta che essi hanno provocata, e che sosterranno con tutta l'ostinazione che dà loro la vanità nazionale, e la coscienza delle loro forze. Il Géry mi disse l'altro giorno nell'andarsene « Nous vous terons là un très mauvais cadeau », a cui risposi
« je pourrais vous dire absolument la méme chose, mon cher monsieur Gery ». Sarebbe quindi utilissimo che il Ministero consultasse di nuovo i capi partito, esponesse loro la nuova fase in cui la questione è entrata, e domandasse loro se credono che convenga più ritirarsi, od impegnarsi nella gara. Debbo aggiungere che il generale Menabrea crede che bisogni sostenere la lotta ad ogni costo, ma egli non dà sufficiente importanza al lato finanziario, che è pure il punto decisivo della questione.
Non scrivo al signor Rubattino, cui non potrei che ripetere ciò che ho scritto a lei. Spero che questa sia l'ultima lettera che mi toccherà scrivere sopra un soggetto di cui sono stufo, come tutti loro, e che pel 7 luglio, nous saurons à quoi nous en tenir.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 860. Vienna, 30 giugno 1880, ore 8,46 (per. ore 10,30).
J'apprends à l'instant que les négociations entre le MJnténégro et l'AutricheHongrie en vue d'une rectification de la frontière du còté de l'Herzégovine auraient abouti à un accord.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 866/519. Londra, 30 giugno 1880, ore 19,27 (per. ore 0,55 del 1° luglio).
J'ai déjà fait remarquer au ministère que la seule considération qui prédomine pour les tribunaux anglais est l'intéret des actionnaires. Or, le système de l'enchère ouverte étant le plus favorable à la compagnie précisément parce qu'il est celui qui convient le moins aux deux concurrents, il n'est pas douteux que la cour d'appel ne le maintienne. L'intervention du solicitor generai n'a pas en Angleterre la moindre influence sur les juges, et ce n'est pas en raison de leur position politique, mais de leurs talents qu'on les employe dans les causes tl·ès-importantes. Il faut ki attaquer la question dc front. Il y a deux partis à prendre, ou renoncer à la ligne en vue des sa,crifices pécuniaires qu'entraine la concurrence avec la France, ou bien se résoudre à l'acquérir à tout prix après avoir murement pesé les avantages politiques et moraux que aurait ce résultat en lui-meme, et qui, surtout s'il était par la suite convenablement développé, deviendraient un point d'appui important pour résister aux envahissements de la France, qui cherche évidemment à nous éliminer de la Tunisie: J'ai communiqué le télégramme de V. E. (l) à Santillana qui concourt entièrement dans les conclusions ci dessus.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 864. Berlino, 30 giugno 1880, ore 19,40 (per. ore 23,45).
Gouvernement français approuve l'acte final de la conférence et le projet de note. Il tiendrait seulement à ce qne celle-ci, afin de bien en marquer le caractère sérieux, ffrt collective. Le doyen des représentants des six puissances à Constantinople et à Athènes serait chargé de la remettre avec les signatures de ses collègues. L'Allemagne partage cet avis. L'Angleterre en autorisant Russell à prendre part à la rédaction du projet, énonçait déjà que la note devait etre collective. Il me parait que l'Italie doive aussi l'admettre. La septième et probablement la dernière séance de la conférence reste fixée à demain jeudi, si nous recevons tous avant midi les instructions demandées. Je prie
V. E. de me télégraphier en conséquence (2).
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 865. Madrid, 30 giugno 1880, ore 22 (per. ore 23,55).
Aussitòt reçu dépéche chiffrée de V. E. (1), j'ai proposé Scovasso d'avoir lui-lffiéme entretien particulier avec Canovas del Castillo. L'entretien eut résultat favorable. Chiffre protégés par droit coutumier porté à douze avec possibilité augmentation avec assentiment Sultan. Article ainsi corrigé et maintenu. Pour le reste méme rédaction de V. E. (2) a été adoptée sans discussion par conférence qui a fini ses travaux. Scovasso satisfait résultat. Je prie V. E., aussitòt qu'elle le pourra, de m'autoriser signer convention, mes collègues étant trèspressés partir.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY
T. 463. Roma, 30 giugno 1880, ore 22,15.
Merci de vos télégrammes (3). J'approuve entièrement votre langage, surtout en ce qui concerne question albanaise. J'autorise V. E. à accepter au nom du Gouvernement du Roi le projet de texte pour la note collective.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
D. 729. Roma, 30 giugno 1880.
Facendo seguito al mio precedente carteggio relativo alla questione di una comunicazione telegrafica fra l'Italia e la Tunisia, reputo opp.ortuno di far conoscere alla E. V. che, secondo quanto mi riferisce il R. Agente in Tunisi, il Governo del Bey, oltre ad avere rimborsato alla Francia il costo della linea fra la Goletta, Tunisi e la frontiera algerina, le rifuse più tardi la spesa sostenuta per la linea di Tunisi a Sfax.
Sarebbe così venuta meno, rispetto alla rete telegrafica tunisina, ogni ragione di credito dell'Amministrazione francese verso la Reggenza, e l'esercizio
della rete stessa, da parte di quella amministrazione, sarebbe oramai effetto non d'altro che di libera e provvisoria concessione.
Come giustamente osserva il cav. MACCIÒ, tale circostanza sempre più chiarisce quanto sia infondata la pretesa del Gabinetto di Parigi, il quale vantando quasi un diritto ipotecario sulla rete telegrafica della Reggenza, vorrebbe contrastare i nostri negoziati col Bey per lo stabilimento di una comunicazione telegrafica diretta fra l'Italia e la Tunisia.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
D. P. S. N. Roma, 30 giugno 1880.
Parte oggi il corriere periodico alla volta di Parigi, e la strettezza del tempo mi consiglierebbe forse l'indugio ad altro corriere se non mi persuadessero invece a porgerle immediata risposta, e l'urgenza dell'argomento, e il vivo desiderio, che io provo, di far pervenire all'E. V. i miei più vivi rin..: graziamenti per l'opera efficace con cui tosto si è iniziata la missione di Lei.
Mi farò tosto a parlare di Tunisi, poiché questo fu il tema principale dei colloquii che l'E. V. ebbe col signor Grévy, col signor Gambetta e col signor de Freycinet.
Certo V. E. consentirà meco nel ravvisare la più importante, tra le dichiarazioni da lei raccolte in quella che il signor Gambetta enunciò in questi termini: «l'occupazione di Tunisi essere cosa lontana dal pensiero del Governo francese, più lontana ancora di quanto lo fosse due anni or sono; ma non poter rispondere dell'avvenire, né reputar saggio dl prendere impegni in vista di semplici ipotesi»; senza dubbio non sarà sfuggita alla E. V. una abbastanza sensibile sfumatura, per cui la formola attuale differisce alquanto da quella del 1878. Se la memoria non mi tradisce non solo pigliavasi allora verso di noi l'impegno del mantenimento dello statu quo per il presente, ma ci si lasciava altresì presumere che, qualora in avvenire la situazione dovesse mutarsi, ogni divisamento dell'una o dell'altra parte, avrebbe a formare il soggetto di amichevoli e preliminari spiegazioni. Non credo di andare errato nello scorgere qui, in questo divario di intendimenti, la nota caratteristica per cui la politica francese, rispetto alla Tunisia, si differenzia dalla politica italiana. È infatti oramai manifesto che i ministri francesi non osano più r}petere le dichiarazioni esplicite, solenni, assolute, che 'parecchi anni addietro figurarono in più di un documento diplomatico reso di pubblica ragione. L'animo nostro invece, non è punto mutato. Anche oggi noi siamo pronti a dichiarare, senza restrizione o reticenza alcuna, che lo statu quo costituisce pur sempre, fin dove almeno possono ragionevolmente spingersi le previsioni umane, il nostro criterio fondamentale, l'ideale delle nostre aspirazioni circa le cose tunisine.
Siffatta divergenza di propositi, che qui volli rilevare all'oggetto di ben chiarire il mio pensiero, non può e non deve esercitare influenza a~cuna sul pratico e concreto svolgimento della nostra politica nei rapporti con la Francia, in quanto questi si riferiscano a Tunisi. Posto, per una parte, che il mantenimento dello statu quo sia, per ora almeno, programma comune dei due Gabinetti, e posto, per altra parte, che non si voglia ora accettare la discussione sulle contingenze future, il miglior partito per noi, è di restringerei a considerare la situazione quale oggi si presenta e di aff1darci per l'avvenire, anziché a combinazioni più o meno congetturali, al manifesto interesse che la Francia ha, ed avrà sempre, di rispettare, nelle controversie mediterranee, le legittime ragioni d'una potenza di cui non è certo da disdegnarsi l'amicizia.
Venendo quindi, senz'altro, a ciò che vi ha di attuale nelle controversie pendenti tra la Francia e l'Italia nelle relazioni con Tunisi, risponderò schiettamente all'invito, che ci si fa, di dichiarare quali siano i nostri voti e quali le nostre querele. Non avrei, a vero dire, che a r~petere le cose stesse già dette da V. E., e riferitemi nella lettera particolare del 26 giugno (1). Pur troppo si è venuta formando, in Francia, ed anche presso le persone le più illuminate, questa singolare preconcezione, che, cioè, Tunisi abbia da essere, dal punto di vista economico, non meno che dal punto di vista politico, quasi una appendice dell'Algeria. Naturalissimo oramai apparisce che la Francia si arroghi prevalenza o monopolio in ogni ramo di pubblica azienda, ed anche nell'esercizio delle più importanti intraprese private. Una così singolare premessa, che ha assunto oramai a Parigi l'efficacia di un vero e proprio assioma, porge ragione del come la diplomazia francese abbia potuto, quasi inconsciamente, essere condotta a prendere tale un atteg!giamento che altrimenti riuscirebbe poco meno che inesplicabile. Nelle conversazioni che io ebbi col Marchese di Noailles, più di una volta mi è occorso di udire discutersi dal mio interlocutore dei progetti italiani nella Tunisia come se questi dovessero di pien diritto e costantemente subordinar:::i quasi ad una preesistenza di diritti francesi. Da un simile modo di argomentare procede un non meno singolare corollario che cioè alla Francia già sembra di farci notevole favore quando, accertata la insussistenza di contrarii interessi suoi si astiene dal fare contrasto alla attuazione dei nostri desideri, dei nostri disegni. Giudicando invece la situazione da un punto di vista più equo ed imparziale, la Francia dovrebbe riconoscere che, almeno in diritto, è, da parte sua, debito di cortesia e di corretto procedere lo astenersi dal frapporsi fra le nostre legittime domande e la libera azione del Governo del Bey. Certo non vorremo rispondere con le forme di una rude franchezza ad invito di cui apprezziamo l'intenzione amichevole; ma non è men certo che, se il pensiero nostro dovesse manifestarsi senza ambagi e senza velo, sarebbe mestieri di dichiarare ·che dalla Francia non altro vogliamo, riguardo alle cose tunisine, tranne che non faccia impedimento alla esplicazione della nostra attività e della nostra influenza economica.
n conflitto fra l'Italia e la Francia nella Tunisia si è in questi ultimi tempi, rivelato in forma più spiccata, in relazione con le due questioni spe
dali da V. K accennate nella sua lettera del 26 giugno: la ferrovia TunislGoletta e il telegrafo Sicilia-Tunisi.
Ebbi cura di far conoscere col telegrafo a V. E. le ultime fasi della questione relativa alla ferrovia. Questa questione, entrata nello stadio di una trattazione meramente giudiziaria, si avvicina ad una crisi conclusiva. Penso che oramai conviene !asciarle seguire il suo corso naturale. Entrambi i Governi sanno quale sia la realtà che dall'una o dall'altra parte, sta diet:;ro le apparenze. Ma V. E. ben comprende che non sarebbe possibile, almeno da parte nostra, di confessare quella diretta intromissione che quando fosse stata officialmente conosciuta, avrebbe creato, tra i due Gabinetti, una situazione delle più delicate. Per quanto concerne il telegrafo, invece, facile assai riuscirebbe alla amministrazione francese di far prova di quella equità a cui noi facciamo a~ppello; di molta arrendevolezza che dichiara di voler arrecare nei suoi rapporti con noi circa le faccende tunisine. Secondoché apparisce dai documenti che V. E. ha tra le mani, la ragione sta tutta dal canto nostro. Ma se pure alcun dubbio potesse ancora sussistere, dovrebbe, ci sembra, supplire l'impulso dell'ami-cizia a persuadere il Governo francese che gli interessi suoi punto non sono tocchi da una comunicazione telegrafica diretta tra l'Italia e la Tunisia, ancorché si protenda fino alla capitale. Rispetto al telegrafo basta l'astensione della Francia perché l'intento nostro, a cui il Governo del Bey già erasi mostrato assenziente, sia tosto raggiunto. Né da parte nostra, possiamo dispensarci dallo insistere, mentre una comunicazione telegrafica di'retta e sottratta ad ogni estranea influenza, non può considerarsi eccessiva pretesa per noi che, ben lungi dal praticare in Tu·::isia una politica invaditrice ci teniamo paghi di preservare quella legittima parte d'influenza che ci ha sempre appartenuto, e di cui non possiamo accettare l'abbandono.
La lettera di V. E. saviamente avverte essere indispensabile anzitutto di calmare le irritazioni degli animi, e suggerisce come acconcio rimedio il mutamento dei due rappresentanti a Tunisi. Autorizzo l'E. V. a dichiarare che noi ammettiamo in massima siffatto temperamento salvo ad attuarlo previi amichevoli accordi, in quella forma e in quel tempo che convengano alle esigenze del servizio e alla dignità così di due egregi funzionarii, come dei due Governi stessi.
E qui chiudo questa mia lettera esprimendo la mia sincera gratitudine a V.E....
(l) Cfr. n. 249.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1301. Vienna, 30 giugno 1880 (per. il 4 luglio).
Col mio telegramma del 26 corrente (l) ebbi l'onore di comunicare la notizia datami a questo Ministero degli Affari Esteri che il Principe di Montenegro
aveva annunciata la sua piena adesione al nuovo progetto d'accomodamento proposto dall'Inghilterra, e collo stesso telegramma m'ero fatto premura di rettificare la notizia trasmessa il giorno prima a V. E. relativamente a certe condizioni alle quali il Principe Nicola avrebbe subordinata la sua accettazione, mentre in luogo di condizioni avrebbe dovuto dirsi desiderii, come potei più tardi meglio constatare.
Questi desiderii consistevano nella garanzia per parte delle Potenze che il nuovo accordo avrebbe pronta e piena esecuzione; e nella demolizione dei fortilizii che si trovano sulla frontiera turca ad oriente del lago di Scutari. Ignoro quale accoglienza abbiano incontrata queste due domande presso i varii Gabinetti; so solamente che questo Ministro degli Affari Esteri, mentre giudicava inammissibile la prima, trovava la seconda meritevole d'essere presa in considerazione.
L'E. V. compiacevasi di tclegrafarmi il 27 (l) che i Rappresentanti a Costantinopoli avevano indirizzato alla Sublime Porta una nota identica per proporle come alternativa o l'esecuzione del memorandum o l'accettazione immediata del nuovo aggiustamento proposto dall'Inghilterra.
Nel ringraziare V. E. per questa comuni,cazione credo mio dovere di segnalarle che qui al Ministero degli Affari Esteri v'ha l'impressione che il Governo ottomano solleverà serie obiezioni all'accettazione di questo nuovo progetto. In generale in questi circoli diplomatici non si nutre guarì fiducia che il negoziato abbia ad approdare ad un soddisfacente risultato. Ed è forse in previsione di ciò che, da quanto mi viP'1e assicurato, l'ambasciatore di Russia avrebbe in questi giorni interpellato questo Ministro degli Affari Esteri se il Memorandum del 12 aprile e la nuova combinazione proposta fossero di natura, ancorché non ricevano la dovuta esecuzione, ad annullare i diritti anteriormente attribuiti al Montenegro dal Trattato di Berlino; alla quale domanda il Barone Haymerle avrebbe risposto essere già cosa convenuta che, in caso di non esecuzione dei nuovi aggiustamenti, il Montenegro conserverebbe intatti i suoi diritti su Plawa e· su Gussinje.
Non tacerò a V. E. che l'accondiscendenza di cui ha dato prova l'AustriaUngheria nell'aderire al progetto d'accomodamento proposto dall'Inghilterra ha destato in molti di questi rappresentanti esteri non poca meraviglia, specialmente in quelli che si rammentano della viva opposizione sollevata dai Plenipotenziarii dell'Austria-Ungheria al Congresso di Berlino contro l'idea di accordare al Montenegro un'estensione di territorio dal lato del mare. Questa condiscendenza la si vuole attribuire a molte cause; al proposito cioè di dissipare il pericolo imminente di conflagrazioni tra l'Albania ed il Montenegro; all'intenzione di cattivarsi le simpatie delle popolazioni albanesi coll'agevolare un accordo che rispetta, almeno in una data misura, l'integrità del loro territorio; al desiderio d'ingraziarsi il Gabinetto inglese; e finalmente alla considerazione che col diritto di sorveglianza marittima accordatole dall'ar
ticolo XXIX del trattato di Berlino l'Austria-Ungheria è sufficientemente in grado di tutelare i suoi interessi politici e commerciali lungo il nuovo litorale montenegrino.
(l) T. 837, non pubblicato.
(l) Cfr. n. 252, nota l.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO' AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 200. Tunisi, 30 giugno 1880 (per. il 4 luglio).
Nel segnalare all'E. V. con rapporto del 19 agosto 1879 n. 95 (l) le voci corse di una maggiore estensione che la Francia si proponeva di dare al suo servizio marittimo sovvenzionato lungo le coste della Tunisia, io pregava il Governo di Sua Maestà a preoccuparsi di questo fatto, da cui potevano risentire gran danno i nostJri interessi e la nostra influenza nella Tunisia e nella Tripolitania. Apertosi a Parigi un concorso, la Compagnia << Transatlantique » ne rimase aggiudicataria ed ora sta prendendo le occorrenti disposizioni per avere il lo luglio in piena attività le sue linee.
Oltre al rilas'Ciare nei porti dell'Algeria in congiunzione con quello della Goletta, i suoi vapori anderanno a Susa, Sfax, scali intermedj, Gerba, Malta e Tripoli, ossia toccheranno anche tutti quelli che finora erano frequentati al sud di Tunisi dai soli battelli della Compagni:a Rubattino. Una tal concorrenza fatta coi grandi capitali di cui dispone la soeietà francese, sarebbe esiziale al nostro commercio, se i piroscafi nazionali ridotti alle proprie risorse e quindi in st·ato di non poter lottare, dovess·ero ritirarsi. Le nostre colonie previdero esse pure le conseguenze di questa spiacevole eventualità e per mezzo delle petizioni da me trasmesse a cotesto R. Ministero nel 23 dicembre ultimo con ra;pporto di altra serie (20 Commerciale) (l) invocarono opportuni provvedimenti.
Mentre non dubito che le loro istanze avranno formato soggetto di deliberazione nei consigli del governo del Re, debbo ogg,i informare l'E. V. che un primo vapore della Compagnia «Transatlantique » «La Martinique » arrivò due giorni sono alla Goletta per iniziare il nuovo servizio. La sua grandezza (1circa 1200 tonn.) è senza dubbio eccessiva per le operazioni che può offrire la Tunisia, e sproporzionata allo scarso fondo delle acque lungo tutta la costa. Ma la sua velocità, la comoda installazione interna, e le basse tariffe che saranno messe in vigore non potranno a meno di determinar molti a servirsene a preferenza dei nostri vapori.
È quindi per noi urgente che la Compagnia Rubattino sia posta in con
dizione di opporsi allo sviamento di una sì importante corrente di affari
coll'Italia, col darle i mezzi di diminuire convenientemente i ·prezzi dei suoi
trasporti.
{l) Non pubblicato.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 878. Madrid, 1° luglio 1880, ore 20,10 (per. ore 2,30 del 2).
V. E. aura à présent sous les yeux texte de l'accord et article que j'ai envoyé par télégraphe aujourd'hui in extensum (1). Situation anclens protégés auxquels se réfère le paragraphe de l'art1cle est maintenue intégralement, sauf paiement impòts convenus. On a confirmé à leur égard principe non rétroactif. Chiffre 12 protégés est établi de manière absolue et en dehors chiffre anciens ·protégés d'après le droit coutumier. Ambassadeur de France est venu chez moi me dire qu'appelé par son Gouvernement doit ~artir sans faute le 3 courant.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)
R. 2587. Berlino, 1° luglio 1880 (per. il 6).
Les plénipotentiaires ont tenu aujourd'hui la septième et dernière séance. Il a ét6 constate l'accord de lcurs Gouvernements soit pour le texte de la note à remettre aux ministr(;s des affaires étrangères à Com:tantinople et à Athènes, soit pour que cette note ait une forme collective. Il ne manquait, sur ce dernier point, que l'assentliment de la Russie, mais on pouvait le considérer camme acquis, lors meme qu'il ne fut pas encore parvenu en vaie télégraphique à M. de Sa:bouroff, ainsi qu'il l'avait demandé, 'camme chacun de ses collègues.
L'acte final a ét8 signé à six exemplaires. Je joins ici celui qui nous est destiné. La note ,identique a subi quelques légères variantes pour etre transformée en note collective. Il ne s'agissait que d'employer le pluriel au lieu du singulier, pour désigner: « les Gouvernements et les soussignés ». Les signatures des représentants respectifs près les parties intéressées devront etre apposées à ce document.
Ohacun de nous a prononcé quelques mots, pour annoncer l'approbation et l'adhésion de son Gouvernement. Pour mon compte, j'ai dit, en notif,iant l'acceptation, que la démarche en vue devant etre accomplie avec toute l'autorité morale qu'il dépendait des Puissances de lui imprimer, leur langage ferme et pressant produirait, il fallait l'espérer, le salutaire effet d'obtenir l'assentiment de la Turquie et de la Grèce.
M. -de Sabouroff a fait, alors, la communication su1vante:« Au moment de la clòture de nos travaux, je suis chargé par mon Gouvernement d'exprimer la vive satisfaction qu'il éprouve de voir l'oeuvre de la Conférence couronnée de succès. Je suis chargé aussti de former le voeu qu'à l'avenir les Cabinets continuent à contròler et à surveiller en commun l'exécution de l'oeuvre du Traité de Berlin dans san ensemble, afin d'assurer à leurs décisions, camme ils l'ont fait aujourd'hui, le caractère d'un accord unanime».
* Avant la séance, M. de Sabouroff m'avait donné préalablement connaissance de sa communication, qui, dans la première phrase, contenait les mots « vi';e satisfaction qu'il éprouve, (~e voir ce premier essai d'une cction commune, couronné de succès ». Je l'avais prévenu que, sous le laminoir de nos collègues, le passage que j'ai souligné donnerait lieu à quelque critique. En effet, l'ambassadeur de Russie n'a pas tardé à s'en apercevoir et je suis venu à san aide, en le persuadant de modifier le sens dans les termes ci-dessus. Il avait aussi l'intention d'invoquer un des protocoles du Congrès à l'appui de san langage. Je l'en ai dissuadé, car je me souvenais fort bien de certaine motion du Prince Gortchakoff impliquant une sanction des actes du Congrès, et que les PléniJpotentiaires d'Italie, de France et de la Grande Bretagne avaient réservé leur vote. Il ne conviendrait pas de soulever une question allant à l'encontre, sans aucun doute, de cette unanimi.té qui s'est manifestée dans la Conférence. Dans les pourparlers préparatoires, les autres Ambassadeurs ont confirmé ces remarques. M. de Sabouroff a bien voulu en tenir compte, et sa communication a été bien accueillie *. Pour ce qui nous concerne, je me suis borné à déclarer que le Gouvernement du Roi, mon Auguste Souverain, ne pouvait que se prononcer en faveur du maintien d'un accord unanime entre les Puissances, et ne cesserait pour sa part d'y vouer ses efforts, car une telle entente était, dans
le présent et dans l'avenir, la p!us sO.re sauvegarde des intérèts de tous et de chacun. Après les formalités d'usage, le Président a prononcé la clòture de la Conférence. J'ai l'honneur de transmettre ci-joint les procès verbaux de la 5e et s• (dernière) séances de la Commission technique, (l) ...
ALLEGATO
Les pourparlers engagés entre la Turquie et la Grèce pour la rectification de leurs frontières n'ayant point amené de résultat, !es soussignés, plénipotentiaires des puissances appelées par !es prévisions de l'acte du 13 juillet 1878 à exercer la médiation entre !es deux états, se sont réunis en conférence à Berlin, conformément aux instructions de lems gouvemements, et après roure délibération, s',insp1ro.nrt de l'espri.t et des termes du protocole XIII du congrès de Berlin, ont adopté, à l'unanimité, le tracé suivant:
«La frontière suivra le thalweg du Kalamas depuis l'embouchure de cette rivière
dans la mer Jonienne jusqu'à sa source, dans le voisinage de Han Kalabaki, puis !es
crètes qui forment la ligne de séparation entre !es bassins:
au nord, de la Vou!tsa, de l'Haliacmon et du Mavroneri et leurs tributaires;
au sud, du Kalamas, de l'Arta, de l'Aspropotamos et du SaLamyriJas (Pénée .
ancien) et leurs tributaires;
pour aboutir à l'Olympe dont elle suivra la crète jusqu'à son extrémité orientale sur la mer Egée.
Cette ligne laisse au sud le lac de Janina et touts ses affluents, ainsi que Metzovo qui resteront acquis à la Grèce ».
Les soussignés ont l'honneur de soumettre aux puissances, dont ils sont les représenrtants et les mandataires, la préBente décision afin qu'elles veuillent bien l'approuver
(l) Non si pubblicano.
IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 82. Atene, 1° luglio 1880 (per. il 6).
Allorché col telegramma del 21 corrente (l) ebbi l'onore di riferire all'E. V. che i miei colleghi di Francia e d'Inghilterra essendosi allontanati in certo modo dalla redazione del progetto di nota identica convenuta col Signor Tricoupi, il Ministro Ellenico manteneva il suo rifiuto di aderire alla dichiarazione del 31 marzo ultimo relativa alla liquidazione dei debiti Egiziani, ignorava che questi Ra,ppresentanti avessero già indirizzata una nota che era stata di comune accordo dichiarata nulla e come non avenue. In essa parlavasi quasi a nome delle cinque Potenze che ebbero nel maggio scorso a fare ufficii collettivi, mentre ora non agiscono che i Gabinetti di Parigi e di Londra, e chiedevasi quindi con espressioni alquanto altere l'immédiate adhésion del Governo Greco.
A togliere quindi ogni dubbiezza ed evitare altri malintesi il Signor Tricoupi dichiarava essere pronto ad appagare il desiderio delle due Potenze, qualora i suoi rappresentanti gli avessero chiesto l'adesione cui è cenno a semplice titolo di favore.
I Signori Corbett e Ternaux, chieste nuove istruzioni ai loro rispettivi Governi, furono posti in grado di indirizzare il 24 u. una nota identica di cui unisco copia, come pure della risposta (2) con la quale il Signor Tricoupi riservando per l'avvenire il diritto del Governo Ellenico di rpartecipare a tutte quelle deliberazioni che potessero arrecare alcuna deroga ai regolamenti internazionali tuttora vigenti in Egitto fa adesione alla predetta dichiarazione del 31 marzo.
Mi giova eziandio trasmettere qui insieme in copia una lettera collettiva con la quale i Rappresentanti di Francia e di Inghilterra mi fanno consapevole della adesione ottenuta (3).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI
T. 470. Roma, 2 luglio 1880, ore 2,10.
J'ai reçu l'article en clair (l) et je vois que le principe de la non rétroactivité n'y est pas suffisamment établi. On peut croire en effet que l'assimilation des protections officieuses aux autres protections est subordonnée à la limitation immédiate du nombre. Voulant faire chose agréable au président du consei! je vous autorise à signer, mais à la condition que la fin de l'article soit ainsi modifiée: «La situation des protégés qui ont la protection en vertu de la coutume désormais réglée par la présente convention sera, sans limitation de nombre pour les protégés actuels de cette catègorie, identique, pour eux et pour leurs familles, à celle qui reste établie pour les autres protégés (2) ».
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 882. Londra, 2 luglio 1880, ore 15,36 (per. ore 17,45).
La mise à prix du chemin de fer tunisien étant de cent onze mille livres sterling, il ne semble pas que cette ligne doive etre considérée en elle meme une très-bonne spéculation commerciale. Cependant elle pourrait le devenir en la rattachant à un ensemble d'établissements maritimes et autres qui exigeront de nouveaux frais, mais qui donneraient une base solide au développement de notre commerce dans la Régence. Toutefois l'acquisition de ce chemin de fer aurait pour nous dès aujourd'hui une importance morale incontestable, car elle éleverait notre influence sur ce pays et nous permettrait de résister avec plus d'efficacité aux envahissements de la France. J'ignore les ressources dont peut disposer notre Gouvernement dans ce but; c'est dane à lui de fixer la limite de la somme qu'en cas extreme il pourrait y consacrer. Cette limite étant fixée, on pourrait encore examiner si la somme disponible ne pourrait pas ètre employée plus utilement en Tunisie autrement que dans l'acquisition du chemin de fer toujours dans le but de nous y établir plus fortement et d'assurer l'avenir de notre commerce. Je ne possède pas les éléments nécessaires pour donner mon avis sur ces deux points. Pour etre plus sur, le ministère pourrait encore, ce me semble, recourir au moyen qu'il lui a déjà réussi, c'est-à-dire à celui de convoquer les chefs des principaux .groupes du parlement rpour lui poser ces questions. En tout cas puisque M. Santillana a déjà l'autorisation
d'offrir cent dix mille livres sterling, il semble que pour l'intéret de notre crédit, il ne devrait pas abandonner la ligne, avant d'avoir poussé les enchères jusqu'au moins cent quarante mille livres sterling.
IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 885. Madrid, 2 luglio 1880, ore 20,40 (per. ore 24).
Da:ris la séance d'aujourd'hui le dernier article a été complètement arrangé selon l es instructions de V. E. (l). Demain nous signerons (2).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESILENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (3)
R. 626/637. Londra, 3 luglio 1880 (per. il 6).
A mente del dispaccio di V. E. del 25 giugno ultimo (S. Pol. n. 902) (4), in assenza di lord Granville ho parlato con lord Tenterden della opportunità di addivenire ad una proposta di azione collettiva delle :potenze verso il Ghilì per inoltrare un progetto d.i mediazione affine di porre termine alla guerra che tuttora infierisce tra quel paese e il Perù.
Lord Tenterden mi rispose che un tal suggerimento meritava tutta l'attenzione del suo Governo, per cui egli ne avrebbe prevenuto il conte Granville, il quale mi fisserà un convegno per intrattenermi di quell'argomento.
Non mancherò di rendere conto a V. E. della mia conversazione col nobile lord (5).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 892. Londra, 4 luglio 1880, ore 14,18 (per. ore 18,30).
Faisant suite à mon rapport en date d'hier (6) j'ai l'honneur d'informer
v. E. que j'ai vu hier au soir Granville à qui j'ai parlé d'une action collective
des puissances pour faire cesser la guerre entre le Chili et le Pérou, ainsi que
V. E. la suggère dans sa dépéche du 25 juin dernier (1). Le noble lord a accueilli cette idée avec beaucoup de faveur et m'a dit que nous en aurions parlé de nouveau la première fots que je l'aurais rencontré au Foreign Office.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2593. Berlino, 5 luglio 1880 (per. l' 8).
Durant et après la réunion de la Conférence, on n'a pas cessé de se préoccljfer de savoir si la Porte se conformera aux décisions de l'Europe, ou si elle essaiera d'y résister par des moyens actifs ou par une politique dilatoire. Nous ne tarderons pas à connaitre l'accueil qui sera fait à Constantinople à la note collective des Puissances. On sait au reste déjà que le Ministre des Affaires Etrangères du Sultan n'a pas attendu cette notification officielle, pour laisser entendre qu'il protesterait cor:tre le tracé de frontière grecque qui a été convenu à Berlin. Il espérait sans doute que cette démarche anticipée, et d'ailleurs toute platonique intimider2-it lcs Cabinets et les ferait changer d'avis. Cet espoir, s'il a existé, n'a pas duré longtemps, et il doit ètre dissipé aujourd'hui. La mise en demeure d'obtempérer à l'acte de médiation, est imminente.
En attendant, j'ai entendu émettre l'avis que l'oeuvre des Puissances serait peut-etre facilitée si en prenant au mot la Turquie déclarant que, en dehors des points de Larissa, Metzovo, Janina et Prevesa, elle ne refuserait pas de négocier pour attribuer à la Grèce une extension de frontières, on obtenait de la Porte qu'elle la·issàt dès à présent occuper par les troupes helléniques les territoires non contestés. Ce serait au moins un commencement d'exécution de la nouvelle délimitation. Cette idée présenterait, il me semble, plus d'inconvénients que d'avant8,ges, et n'a par conséquent guère de chances d'ètre accueillie. Pour la Grèce, cela serait admettre qu'il y a encore lieu à discussion pour un accroissement plus considérable. En outre, il y aurait le danger de mettre les adversaires en .présence sans une frontière solide qui les sèpare. Quant à la Turquie, il est évident qu'elle aurait intérèt à se prèter à une semblable combinaison.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 899. Londra, 6 luglio 1880, ore 20,40 (per. ore 23,30).
Granville, que j'ai vu aujourd'hui, m'a déclaré de nouveau qu'adhérant à l'idée sug.gérée par V. E. il eroi t le moment venu de s'occuper d'une médiation,
de concert avec les Puissances intéressées pour tacher de mettre fin à la guerre entre le Chili et le Pérou. Toutefois camme d'après les informations parvenues au Foreign Office on s'attend d'un instant à l'autre à une batame décisive, la proposition de médiation ne pourrait avoir lieu avant que ce fait se vérifie. Mais pour ne pas perdre de temps, Granville croirait convenable de laisser aux représentants de l'Angleterre et d'Italie une très-grande latitude pour agir dans ce sens au moment qu'ils croiraient le plus opportun. On pourrait ègalement engager les autres Puissances intéressées à agir de concert avec l'Angleterre et l'Italie. Granville désire connaitre l'avis de V. E. sur ces deux points (1).
(l) Cfr. n. 241.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 485. Roma, 6 luglio 1880, ore 23,55.
Merci de votre télégramme (2). Nous comptons avec entière confiance sur l'habilité de Santillana pour tacher d'avoir le chemin de fer avec meilleures conditions possibles. Mais vu les intérets de premier ordre qui se rattachent pour nous à cette question je confirme autorisation d'aUer, si cela était nécessaire, jusqu'à la limite de 180 mille livres, c'est à dire 7 millions de francs. La Banque Nationale télégraphie demain matin mercredi à Heath de tenir à la disposition de Santillana les 15 mille livres outre les 10 mille qu'il a déjà en dépot.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 902/527. Londra, 7 luglio 1880, ore 15,45 (per. ore 18,10).
Santillana m'annonce en ce moment qu'n vient de signer le contrat d'acquisition du chemin de fer tunisien pour la somme cent soixante cinq mille livres sterling, soit quatre millions cent vingt cinq mille francs. Les français se sont retirés du concours. A plus tard les détails ultérieurs (3).
(-3) Cfr. n. 28!1.lti --Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 903/528. Londra, 7 luglio 1880, ore 22,15 (per. ore 1,15 dell' 8).
Santillana me prévient qu'à la somme de 165.000 livres indiquée dans mon télégramme précédent (1), camme prix du chemin de fer, il faut encore ajouter 500 livres, total 165.500 livres. Demain on prépare le contrat définitif pour le transfert à Rubattino de la propriété dont la consignation aura lieu dans sept jours. II faut que le payement ait lieu à cette meme époque, autrement les 25 mille livres seraient perdues. Il faut aussi éviter toute démonstration ou manifestation à Tunis, propre à créer des difficultés d'autant plus que tant que la consignation n'a pas eu lieu, il peut toujours surgir quelque complication. Je prie V. E. de me faire connaitre les mesures prises pour le payement. Il faut aussi régler les comptes des sommes de loi (2).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 639/644. Londra, 7 luglio 1880 (per. il 12).
A conferma del mio telegramma n. 525 in data di jeri (3), ho l'onore d'informare l'E. V. che in quello stesso giorno io ebbi col Conte Granville, sulla questione turco-montenigrina, una interessante conversazione, della quale mi reco a premura di darle un ragguaglio.
La Sublime Porta facendo una opposizione assoluta alla cessione di Dulcigno al Montenegro, propone ora di consegnare essa stessa al Principato il territorio compreso nel progetto del Conte Corti, precedentemente accettato dalle Potenze, ed inoltre di risarcire pecuniariamente il Montenegro per il ritardo fin adesso frapposto alla consegna dell'anzidetto territorio.
L'Inghilterra, considerando che, finora, la Porta si era mostrata come impotente per effettuare la cessione del territorio descritto nel progetto Corti, e temendo una nuova astuzia da parte del Governo turco per menare le cose in lungo, non acconsente ad accettare l'offerta della Porta, se non a certe condizioni, che sono le seguenti:
l) Si dà un termine di tre settimane alla Porta, affinché la consegna sopra indicata abbia effettivamente luogo.
2) Passato questo termine, se tale consegna non avrà avuto luogo, si ritornerà all'ultimo progetto che comprende Dulcigno fra i territorii da cedere al Montenegro.
3) La Porta deve in questo caso promettere il suo aiuto al Principe montenegrino, perché egli possa prenderne il possesso. 4) Le Potenze alla loto volta s'impegneranno a sostenere quel Principe in quell'intento.
Queste condizioni debbono essere notificate alla Porta. In quanto all'aiuto da prestare al Montenegro, l'Inghilterra è disposta a mandare una squadra sulle coste dell'Albania; delle aperture in quel senso furono fatte all'Austria, che sembra approvare il progetto, senza però aver ancora dichiarato se essa intende prender parte ad una tale dimostrazione. La Francia si mostra intenzionata anche di agire con qualche energia in quell'occasione. Il Conte Granville mi disse che egli sarebbe lieto assai se l'Italia volesse unirsi all'Inghilterra col mandare anch'essa allo stesso scopo alcune navi da guerra sulle coste dell'Albania. Egli crede che una tale dimostrazione agevolerebbe eziandio la soluzione della questione delle frontiere turco-elleniche. Il signor Goschen deve avere già ricevuto istruzioni per fare alla Sublime Porta comunicazione nel senso sovra indicato, ad eccezione però della parte che si riferisce all'invio d'una squadra, la qual cosa deve rimanere segreta.
Io sospetto assai che la nuova offerta fatta dalla Porta sia stata suggerita dall'Austria a giudicarne dalla vivacità colla quale il Conte Karoly mi parlava ultimamente contro la cessione di Dulcigno al Montenegro. È certo che l'Austria che vuol esercitare il suo predominio sulla costa orientale dell'Adriatico, non può vedere che con gran sospetto la cessione di quel litorale ad un principato bensì debole, ma che ha dietro di sé l'appoggio di una grande Potenza, cioè della Russia, che è l'antagonista naturale delle aspirazioni dell'Impero AustroUngarico nelle regioni Balcaniche.
Io aspetto che l'E. V. mi metta in grado di rispondere al Conte Granville (1).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 495. Roma, 8 luglio 1880, ore 17,30.
L'Ambassadeur d'Angleterre m'a fait communication verbale analogue à celle que Granville a faite à V. E. (1). Voici la teneur du projet sur lequel on a sondé notre opinion: «Le Gouvernement anglais est d'avis qu'il est impossible
d'admettre un retard ultérieur pour le règlement de la question monténégrine. Ayant appris que la Sublime Porte envoye six mille hommes et de l'argent, il doit en inférer que malgré ses déclarations ultérieures elle considère ces moyens camme suffisants pour régler la question. Le Gouvernement britannique pense que ce serait dans l'intérèt de la Porte et plus avantageux pour toutes les parties de réaliser la rectification du còté de Dulcigno. Mais si la Sublime Porte préfère l'arrangement d'avril, le Gouvernement britannique croit qu'il faut lui faire comprendre que cet arrangement doit ètre exéeuté dans les trois semaines depuis la réception d'une communication simultanée des ambassadeurs, et qu'en cas contraire on exigerait d'elle de se joindre à l'Angleterre et à l'Autriche pour aider le prince de Monténégro à prendre possession par la force du district de Dulcigno ». V. E. va sans doute remarquer qu'il n'est pas question, dans la communication de sir A. Paget, de l'inv1tation que lord Granville nous faisait, par votre entremise, de nous joindre le cas échéant à l'Angleterre et à l'AutricheHongrie. On ne voit pas bien clairement, d'autre part, comment l'action combinée de la Turquie, de l'Angleterre et de l'Autriche devrait, dans la pensée de lord Granville, s'exercer en faveur du prince de Monténégro. L'ambassadeur d'Angleterre ayant insistè pour avoir notre opinion je lui ai dit que, si les autres Puissances sont du méme avis, nous allons bien volontiers nous associer à la nouvelle communication qu'on se propose d'adresser à la Sublime Porte, mais qu'il nous serait agréable de connaitre auparavant le sens exact et la portée pratique de la dernière partie de la proposition britannique. Je prie V. E. de tenir le mème langage à lord Granville (1).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 499. Roma, 9 luglio 1880, ore 15,10.
M. Rubattino va télégraphier à M. Ravasini pour le charger d'opérer, en son nom, prise de possession de la ligne avec l'assistance d'une personne technique qui va immédiatemente étre envoyée à Tunis. J'ai télégraphié à Londres (2) pour que M. Williamson reçoive ordre télégraphique de se mettre dès-à-présent en rapport avec M. Ravasini, et pour que le jour de la prise de possession celui-ci reçoive avis direct de Santillana en méme temps que Williamson en sera prévenu par Hodges. La compagnie anglaise s'est engagée par le contrat à notifier la cession au Bey aussitòt après la remise de la ligne. L'assentiment de Son Altesse n'est d'ailleurs, pas nécessaire. Toutefois, M. Rubattino se propose d'écrire au
premier ministre du Bey une lettre respcctueuse que M. Ravasini fera parvenir à Son Altesse le jour de la prise de possession. Veuillez donner communication immédiate de ce télégramme à M. Ravasini.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 206. Tunisi, 9 luglio 1880 (per. il 13).
La notizia che la ferrovia della Goletta rimase aggiudicata al comm. Rubattino, cortesemente trasmessami dall'E. V. nelle ore pomeridiane del 7 (l) mi pervenne ieri mattina alle 8 e mezza. La compiacenza che ne provai con tutto il personale di questo R. Consolato fu pari all'ansietà in cui rimasi per un non breve periodo di tempo nel quale ogni speranza che divenisse proprietà italiana pareva quasi perduta. Ben presto fu nota in tutto il paese, producendovi generalmente l'impressione la più favorevole e la più lusinghiera per noi.
La nostra Colonia sommamente soddisfatta dell'ottenuto successo mi espresse sentimenti di gratitudine verso il Governo del Re per l'efficace protezione accordata ai diritti del Signor Rubattino e per l'interesse preso alla buona riuscita di un affare considerato a ragione come per noi importantissimo. Tutti però compresero che la naturale soddisfazione di vederlo felicemente compiuto ci imponeva di evitare atti o manifestazioni spiacevoli verso cittadini di altre nazioni. Quindi la condotta di tutti rimase nei limiti della più dignitosa calma.
Essendo jeri giorno di vacanza negli Uffici Governativi, io non ebbi occasione di informare direttamente Sua Altezza che la ferrovia è ormai divenuta proprietà italiana, ma gliene feci pervenire ciò nondimeno la notizia. Mi propongo di confermargliela io stesso verbalmente domani e di raccomandargli che le formalità occorrenti al ricohoscimento del Comm. Rubattino come successore della Compagnia inglese, abbiano luogo senza ritardi. Posso arguire da molti riscontri che nelle sfere governative e presso la popolazione indigena questo avvenimento è stato non poco gradito. Tutti vedevano con rammarico che la Francia avesse in mano anche la strada ferrata la quale conduce dal mare alla Capitale, e che ogni giorno più prendesse piede in paese.
Coll'aver calmate così giuste apprensioni noi conseguiamo un altro importante risultato, quello cioè di modificar l'opinione invalsa dell'onnipotenza francese in politica ed in finanza. In una questione nella quale l'una e l'altra erano in giuoco, il modo con cui è stata risoluta servirà necessariamente a correggere in un senso favorevole alla nostra influenza l'esagerazione del partito a noi contrario. La posizione nostra rispetto al Bey deve quindi migliorare d'assai, ed io ne debbo al Governo del Re, per quanto può concernermi come suo rappresentante, la più viva riconoscenza.
(l) Cfr. n. 288, nota 2.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. P. R. Parigi, 9 Zuglio 1880.
Ieri sul tardi mi venne fatto di parlare al sig. di Freycinet, ma per fatalità di circostanze non poteva vedere S. E. in peggior momento. Da una parte egli era tutt'ora sotto l'impressione della concorrenza vincitrice esercitata a Londra dal sig. Rubattino. Dall'altra egli era agitato per la grave questione dell'amnistia che ritorna quest'oggi al Senato. Tuttavia i suoi modi furono sempre cortesi ed affettuosi, le sue parole chiare, spontanee, come espressione naturale di un pensiero preconcetto e studiato.
Egli cominciò dal farmi osservare che l'Italia e la Francia erano sempre andate d'accordo, od almeno avevano proceduto senza urti spiacevoli a Tunisi, sino all'epoca in cui vi comparve il deputato Mussi. A questi successe il sig. MACCIÒ, ed è facile riconoscere che da quell'epoca la politica italiana fece un cambio notevole, e divenne apertamente aggressiva. Il sig. di Freycinet ammette che qualche parte di colpa possa attribuirsi allo zelo eccessivo del sig. Roustan. Osserva però che questo Console francese aveva mantenuto buoni rapporti col nostro Console precedente sig. Pinna.
Il sig. di Freycinet sostiene che dalle dichiarazioni del sig. Waddington a me fatte nell'agosto 1878 in poi, il Governo francese ha seguito a Tunisi la stessa identica linea di condotta senza abbandonarsi ad atti o misure tali che accennassero in lui a progetti di occupazione. Egli si disse pronto a riconfermare le dichiarazioni del sig. Waddington senza però prendere impegni per un lontano avvenire, il quale. sta nelle mani di Dio. La Francia vedrà volentieri qualsiasi iniziativa privata di cittadini italiani nella Tunisia, vedrà volentieri l'acquisto di terreni per imprese agricole, lo stabilimento di banche e d'istituti di credito d'ogni genere, l'introduzione delle nostre industrie, l'erezione di fabbriche ecc. ecc. Ma non potrebbe permettere del pari a Tunisi tutto ciò che indicasse iniziativa del Governo italiano e pretendesse ad esercitarvi un'influenza politica. Riducendo il suo concetto ad una formola quasi matematica, disse: «noi accettiamo tutto ciòò che è privato, dobbiamo respingere tutto ciò che venisse dal vostro governo ~
Egli toccò di volo il trionfo di Rubattino all'asta pubblica di Londra riconoscendovi la mano nascosta del nostro Governo, giacché gli è noto non avere il s1g. Rubattino capitali proprii a sufficienza. Accennò pur anche al cavo sottomarino fra Tunisi e la Sicilia, dichiarandosi disposto a permettere fosse unito alla rete telegrafica francese, ma non poter acconsentirgli funzioni separate ed autonome.
Quantunque io mi ripetessi non soddisfatto delle sue parole, il sig. di Freycinet mi pregò con molta insistenza di portarle a cognizione dell'E. V., sperando cosi che il desiderio espresso dal Governo francese di mantenere a Tunisi lo statu quo possa tranquillare gli animi in Italia, e toglier~e ogni diffidenza nei rapporti dei due Stati.
Persisto a credere che la quistione di Tunisl si trova ln uno stato acuto, e che prima di addivenire ad una soluzione soddisfacente ed accettabile dalle due parti, sia necessario calmare l'irritazione e le diffidenze nate e cresciute a dismisura in questi ultimi tempi. Le impressioni che ho raccolto nei molti e brevi colloqui avuti con ogni sorta di persone, mi conducono a temere che quanto da parte nostra rivestisse sembianza di provocazione, non farebbe forse che decidere la Francia ad affrettare l'occupazione di Tunisi, che in altro modo potrebbe ritardare di qualche anno. Gli eccitamenti della Germania e della Inghilterra ad occupare la Tunisia, hanno generato naturalmente l'opinione che la Francia è libera di eseguire codesto pensiero il giorno che le fa comodo. Nelle difficilissime condizioni che ci sono fatte, ritengo, che se pure vi è scampo possa solo trovarsi nel tempo che convien guadagnare e nella calma a cui importa ritornare. Frattanto, avendo costume di palesare l'opinione mia per quel che valga, sarei d'avviso essere anzitutto urgente di ottenere una nuova dichiarazione, o per meglio dire, una conferma della dichiarazione a me fatta dal sig. Waddington; conferma che sempre legherebbe, almeno per un certo periodo di tempo, il Governo francese.
A giorni si chiudono le Camere, tutti se ne vanno di qua o di là, e la politica andrà pur essa in villeggiatura sino ai primi di novembre. Allora, se lo stato d'irritazione attuale sarà calmato, si potrà tentare una qualche combinazione.
Desidero che l'E. V. mi dica con tutta franchezza, e senza ombra di considerazione personale, se approva quanto ebbi l'onore di esporLe.
In caso contrario preferirei una risoluzione virile alle punture di spillo. Troverei forse più conveniente di prendere un partito decisivo, e scostarci addirittura da un paese che per niuna considerazione al mondo abbandonerà mal la sua politica africana (1).
P.S. Non ho parlato nuovamente al sig. di Freycinet del cambio dei due Consoli a Tunisi essendomi sembrato che quel progetto non piaccia abbastanza alla E. V.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO.
T. 504. Roma, 10 luglio 1880, ore 15.
'Le chargé d'affaires de Russie m'annonce que, si toutes les autres puissances acceptent, son Gouvernement adhère, pour sa part, à la proposition que l'An
gleterre vient de faire à l'égard du Monténégro. D'après 1es termes de la proposition soumise au Cabinet de Saint Pétersbourg toutes les puissances et non pas seulement l'Angleterre, l'Autriche devraient, avec la Turquie, aider le prince de Monténégro à prendre possession de Dulcigno.
(l) Per la risposta cfr. nn. 308 e 336.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 921. Tunisi, 10 luglio 1880, ore 22,32 (per. ore 23,50).
J'ai communiqué télégramme de V. E. à M. Ravasini (l) qui se conformera aux instructions de M. Rubattino. La compagnie française croyait avoir acheté légalement chemin de fer, notifia au Gouvernement du Bey contrat conclu avec compagnie anglaise et demanda d'étre reconnue comme propriétaire. Cette procédure est la conséquence du principe adopté par le Gouvernement tunisien dans cette circonstance. Cession de cette concession ne peut ètre considérée régulière sans lui étre notifiée. Je crois donc qu'il conviendra de suivre dans le cas actuel le mème système et produire le contrat.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 926. Tunisi, 11 luglio 1880, ore 7 (per. ore 15,40).
Directeur de chemin de fer anglais, après entrevue avec émissaire compagnie française a télégraphié aujourd'hui à Londres que la société étant tunisienne, ce qui n'est pas vrai, on peut annuler l'achat fait par les italiens, admettant, d'après la loi tunisienne, l'autre concurrent à offrir augmentation de 20%. Ced prouve sa perfidie et la nécessité que la compagnie anglaise lui transmette par entremise consulat britannique ordre de livrer chemin de fer, afin qu'il n'alt pas à nier de l'avoir reçu, et retarder consignation pour favoriser nos adversaires (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 513. Roma, 11 luglio 1880, ore 19,25.
Jeudi matin, à six heures, arrive à la Goulette le commandeur Martorelli, inspecteur général des chemins de fer romains, qui a accepté d'aider M. Ravasini dans la prise de possession et de diriger provisoirement l'exploitation.
M. Martorelli a avec lui un autre ingénieur des chemins de fer romains,
M. Maliotti. Je vous prie d'en avertir M. Ravasini, qui ferait bien d'aller luiméme ou d'envoyer quelqu'un à la rencontre de M. Martorelli à la Goulette. Je n'ai pas besoin de vous recommander d'une manière spéciale ces deux fonctionnaires d'une grande société italienne. Je viens de recevoir votre télégramme relatif aux intrigues de M. Williamson (1). Je vais immédiatement télégraphier à Londres à ce sujet (2). La société est trop engagée par le fait surtout qu'elle a déjà accepté une partie du payement pour qu'elle puisse encore se dédire. M. Santillana recommande cependant de ménager M. Williamson jusqu'à la prise de possession, ce que M. Ravasini peut faire sans prendre envers lui aucun engagement positif. M. Martorelli porte à Ravasini la lettre par laquelle M. Rubattino annonce au premier ministre du Bey l'achat de la ligne et la prise de possession. Cette lettre est modelée sur celle que M. Géry avait écrite pour le méme objet.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 514. Roma, 11 luglio 1880, ore 20.
Je prie V. E. de dire à Santillana que la meilleure métJhode pour la prise de possession est celle que j'ai déjà indiquée. Mercredi le solde du prix sera payé. Avis télégraphique doit en étre donné par Santillana à Ravasini et par Hodges à Williamson, avec instruction à tous les deux de s'entendre pour que la consignation ait lieu jeudi. MACCIÒ suggère (l) que Hodges se serve de l'entremise du consulat britannique pour faire parvenir l'ordre de consignation à Williamson. J'attends réponse sur ces différents points pour pouvoir donner instructions à MACCIÒ et à Ravasini (3).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ
T. 515. Roma, 11 luglio 1880, ore 23,55.
L'achat du chemin de fer doit prouver à Tunis que l'Italie entend défendre ses droits. Je crois dane prudent de ne pas tarder à renouveler la demande pour la concession de la darse de la Goulette, surtout que l'an m'assure que les français vont revenir à la charge avec des offres pour la construction d'un port. Je laisse à votre tact le soin de déterminer le moment opportun de formuler cette demande au nom d'une compagnie italienne, en vous réservant de faire parvenir de suite un projet complet.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2603. Berlino, 11 luglio 1880 (per. il 17).
Le télégramme d'hier de V. E. (l) s'est croisé avec celui (2) où j'exprimais le doute qu'il n'y eùt quelque malentendu sur la dernière partie de la proposition du Cabinet de Londres, laquelle d'après !es termes de ce télé.gramme semblait restrictive et se trouvait en contradiction avec les communications reçues par le Gouvernement allemand. Gràce aux éclaircissements que vous avez bien voulu me donner, ce ne serait pas seulement l'Autriche et l'Angleterre, mais toutes les Puissances, qui devraient éventuellement, avec la Turquie, aider le Prince de Monténégro à prendre, par la force, possession du District de Dulcigno.
J'ai communiqué en vaie télégraphique à V. E. quelle avait été la réponse du Cabinet de Berlin. Il accepte le projet d'une note à adresser par les Ambassadeurs respectifs à la Porte, en lui offrant l'alternative, ou d'exécuter dans le délai de trois semaines le Memorandum du 12 Avril dernier, ou de se joindre à une intervention armée des Puissances à l'effet de mettre la Principauté en mesure d'occuper le district de Dulcigno, en compensation du territoire des Gruddi et des Hutti, qui lui avaient été attribués par le memorandum précité.
Camme il s'agit tout d'abord d'une démonstration navale, 1e Gouvernement impérial se trouve actuellement dans des conditions défavorables. Sa flotte est dispersée sur plusieurs points, sauf dans la Méditerranée et dans l'Adriatique, où ne stationne aucun de ses navires. Il lui serait assez malaisé de se faire représenter dans ces parages. Mais, si toutes les Puissances tombaient d'accord, il tacherait, afin de ne pas troubler m~me en apparence l'unanimité, qu'un de ses batiments de guerre se trouvat sur place.
Lord Granville a imaginé une semblable proposition dans le double but, 1° de prouver à Constantinople que l'Europe veut très sérieusement résoudre les questions du traité de BerUn encore en suspens, et 2° de bien convaincre la Porte que, au besoin, les mesures énergiques ne feraient pas défaut pour vaincre sa force d'inertie, et de préparer ainsi le terrain au règlement des nouvelles frontières de la Grèce.
Quoi qu'il en soit, il serait fort à désirer que le Sultan, s'il en a encore le pouvoir, parvint à satisfaire le Monténégro, en devançant une intervention armée des Puissances. S'y associer contre ses propres sujets, équivaudrait à une abdication: laisser l'Europe s'engager seule dans cette vaie, ce serait faire renaitre les dangers mortels auxquels chaque crise expose l'Empire ottoman.
Pour ce qui nous concerne, notre position serait des plus délicates. Il ne saurait nous convenir, ni dans le présent ni pour l'avenir, de nous aliéner l'Albanie. Pour le moment on ne parle que d'une démonstration navale, dont les populations de ces contrées ne comprendront pas l'importance, à moins que les flottes combinées ne débarquent un corps d'armée, ce qui ne paratt point ~tre en ce moment l'intention des Cabinets. Les Albanais, instigués par certains courants de Constantinople, continueront la résistance. A moins d'exposer les pavillons étrangers à un ròle qui toucherait alors au ridicule, il faudrait songer à une action plus décisive, à un mandat en faveur de l'AutricheHongrie, vu la proximité de ses frontières. Le Cabinet de Vienne, encouragé par l'Allemagne, n'y consentirait qu'à la condition de faire valoir ensuite des compensations, ou vers la rade de Salonique, ou pour une plus grande extension de ses còtes sur la rive Orientale de l'Adriatique.
Sous ce rapport, le langage de certalns journaux autrichiens est très significati!. Avec le prétexte de contrebalancer l'influence russe dans la Péninsule des Balkans, ils dévoilent une ambition et des convoitises qui ne connaissent plus de bornes.
Lord Granville a-t-il bien calculé toutes les conséquences de sa démarche? Ne valait-il pas mieux, après deux années d'attente, ne rien précipiter du còté du Monténégro, et cela m~me dans l'intérH de la Grèce? Une partie des Albanais est tenue en échec vers le Nord: n'est-ce pas là une diversion toute à l'avantage du Royaume Hellénique? si les Arnautes et les Myrdites-doivent renoncer à la lutte contre le Monténégro, ils auront les mains d'autant plus libres vers l'Epire et le Kalamas.
Ce seront probablement des considérations de cette nature qui vous auront inspiré, M. le Ministre, quand vous avez exprimé à M. Paget le désir d'obtenir des explications ultérieures sur la proposition britannique.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. RR. 652/647. Londra, 11 luglio 1880 (per. il 15).
Nel convegno che ieri io ebbi col Conte Granville, il nobile Lord mi disse che aveva da parteciparmi, non ufficialmente, ma amichevolmente alcune cose che gli erano state dette dal signor Say e poscia dal signor Challemel Lacour, ambasciatori di Francia, a proposito di Tunisi; questi signori e specialmente il signor Challemel Lacour che parlò a quanto pare in modo assai concitato, fecero vive Iagnanze contro ciò che dessi chiamano le pretese dell'Italia ad esercitare una influenza nella Reggenza, e fra le altre cose contro l nostri reclami per Io stabilimento di una linea telegrafica italiana per comunicare colla Sicilia senza l'intermediario dei telegrafi della Società francese. Il Conte Granville non fece cenno del concorso che, per avventura, questi ambasciatori aspettassero dall'Inghilterra per combattere le aspirazioni italiane; ma il nobile Lord mi disse di aver loro risposto che la Tunisia essendo uno Stato indipendente, salvo i diritti della Sublime Porta, l'Inghilterra non poteva intervenire in quelle questioni che si riferiscono al Governo interno della Reggenza; che d'altronde essendoci già tante altre questioni serie che preoccupano l'Europa, gli sembrava poco opportuno di voler creare una questione tunisina.
Io ringraziai il Conte Granville della benevola comunicazione, e non mancai di dirgli che stava all'Italia di lamentarsi della Francia che pretendeva d'escluderla da un paese che le era vicino, e col quale aveva relazioni commerciali secolari. Spiegai la questione del telegrafo nella quale il Governo tunisino aveva finora mostrato una debolezza pari alla prepotenza della Società francese. Accennai l'importanza del servizio di vapori del comm. Rubattino, per cui egli aveva dovuto per meglio assicurarlo fare, con gran dispendio, l'acquisto della ferrovia che unisce il porto di Cartagine alla città di Tunisi. Parlai dei numerosi nostri marinai che sono quasi il doppio di quelli della Francia, e che vivendo del mare, non domandano che la libertà di navigare e di esercitare la loro professione. Credei d'essere l'interprete del pensiero del R. Governo dichiarando che l'Italia non aveva il menomo pensiero di conquistare la Tunisia, ma che pretendeva solo di godervi, al pari delle altre potenze di quella libertà e di quella influenza legittima che la sua posizione e la sua importanza le danno diritto di reclamare. Soggiunsi che desideravamo nell'interesse di tutti che la Tunisia avesse una amministrazione regolare ed ordinata. propria ad assicurare l'indipendenza di quel paese. A ciò solo tendeva l'influenza che vi vogliamo esercitare, sulla quale cosa speravamo di essere coadiuvati dall'Inghilterra. Non nascosi a lord Granville che le pretese esclusive della Francia si erano manifestate più vive dopo che al Congresso di Berlino il Principe di Bismarck, come me lo disse il signor Say (v. il mio rapporto del 12 giugno scorso, n. 617 politico) (1), aveva coll'adesione di Lord Beaconsfield invitato quel Governo repubblicano a prendere addirittura possesso di quella Reggenza senza punto preoccuparsi degli interessi dell'Italia.
Dopo quell'epoca si direbbe che la Francia si considera, in virtù della sovraccennata pseudo donazione come legittima padrona della Tunisia.
Conchiusi che rimanendo noi nei limiti ristretti del nostro diritto, non paventavamo i malumori che potessero manifestarsi persuasi che finiranno per cedere alla forza della ragione.
Lord Granville mi parve accogliere con benevolenza queste considerazioni. Io suppongo di essere stato interprete del pensiero del R. Governo, e se così è sarebbe forse opportuno che con una dichiarazione ufficiale esplicita, il Ministero facesse manifesti alle potenze ed al paese i suoi veri intendimenti riguardo alla Tunisia. Una interpellanza fatta alla Camera per mezzo, se possibile, d'un membro dell'opposizione (ciò che si può ottenere, poiché tutti sono concordi in quella questione, come lo prova l'affare della ferrovia) sarebbe il mezzo il più esplicito di raggiungere quello scopo, usando ben s'intende tutti i riguardi e tutta la prudenza richiesta verso la Francia.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A COSTANTINOPOLI, CORTI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 516. Roma, 12 luglio 1880, ore 16,30.
L'ambassadeur d'Angleterre nous fait part officiellement qu'il s'agirait, le cas écheant, d'aider le prince de Monténégro à prendre possession de Dulcigno moyennant la présence de navires n'ayant pas à bord des troupes de débarquement. Toutes les Puissances seraient invitées à .participer avec deux navires à cette démonstration. J'ai répondu que si la proposiUon britannique est acceptée par toutes les Puhsances, et l'éventualité visée par cette proposition se réalise, l'Italie serait prete à envoyer sur la còte de Dulcigno deux des ses batiments.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 931/533. Londra, 12 luglio 1880, ore 16,55 (per. ore 19,25).
Santillana a arrèté aujourd'hui avec liquidateur le texte de l'acte définitif de transfert et la lettre à écrire au bey de Tunis. Il est entendu que mercredi
à midi on payera le solde du prix, contre quoi le llquidateur donnera l'acte de transfert et la lettre pour le bey, et télégraphiera à Williamson de mettre Ravasini en possession de la Iigne ce jour là meme au Iieu de jeudi, parce qu'il semble plus sùr de ne pas laisser un intervalle de 24 heures entre le payement et la livraison. M. Hodges déclarera en outre par écrit qu'il ne disposera pas de 1'argent remis avant que notification officielle de la mise en possession ne soit parvenue. Cet arrangement a été communiqué à Ravasini et à Williamson par le télégraphe. La manoeuvre fondée sur la loi tunisienne (l) a effectivement eu Iieu, mais ne peut pas ètre inquiétante. Hodges en a dit quelques mots à Santillana qui lui a expliqué comment la chose ne peut pas aboutir, soit en vertu des lois tunisiennes, soit en vertu des lois anglaises. La copie des concessions part ce soir par la poste (2).
(l) Cfr. n. 180.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. RR. 654/648. Londra, 12 luglio 1880 (per. il 15).
Facendo seguito ai miei telegrammi n. 5W (3) e 525 (4) e confermando quello n. 532 in data di jeri (5), ho l'onore di partecipare all'E. V. che sabato ultimo io comunicai al Conte Granville il contenuto dei due telegrammi ministeriali in data dell'8 corr. (6). Il nobile Lord m'informò che l'Austria-Ungheria, la Francia, la Germania e la Russia avevano aderito alla proposta dell'Inghilterra di far indirizzare alla Porta per mezzo dei rispettivi ambasciatori una nota per dichiararle che se l'aggiustamento del mese d'aprile, ossia il progetto Corti, relativo al Montenegro, non era effettuato entro tre settimane, la Turchia sarebbe invitata ad unirsi alla Gran Bretagna ed all'Austria-Ungheria per aiutare il Principe di Montenegro a prendere possesso colla forza del distretto di Dulcigno.
L'aiuto che si tratta di dare a quel Principe per parte dell'Inghilterra è di carattere militare; per cui verrebbero spedite nelle acque di Dulci.gno due navi da guerra d'alto rango con un avviso; l'Austria vi concorrerà col medesimo numero di navi. La Francia è tuttora indecisa se debba Intervenire militarmente. La Germania, mentre approva il progetto dell'indirizzo, si riserva, rispetto al suo concorso militare; la Russia approva ugualmente il detto progetto, ma non parla di intervenire anch'essa colle sue navi.
Queste erano le ultime notizie datemi sabato dal Conte Granville. Avendogli chiesto se, il caso occorrendo, le navi da guerra destinate ad aiutare il Principe di Montenegro, avrebbero sparato il cannone per sostenerlo, egli mi
(-3) Cfr. n. 245.rispose che sperava con quella semplice dimostrazione, di poter e.vitare una collisione, ma qualora ciò non avvenisse, la squadra inglese sarebbe autorizzata ad usare la forza, per la quale cosa basterebbe l'artiglieria di bordo, il di cui tiro ha una portata che s'estende al di là dei confini del circondario di Dulcigno che è molto ristretto.
Il nobile Lord m'espresse di nuovo il desiderio che anche l'Italia prendesse parte a questa dimostrazione, d'accordo coll'Inghilterra. Spetta al Governo del Re di risolvere questa grave questione; epperciò debbo !imitarmi a portare l'attenzione dell'E. V. sopra questi punti, cioè:
Conviene all'Italia di lasciare che altre potenze, e specialmente l'Austria, agiscano militarmente sulla costa orientale dell'Adriatico, senza che l'Italia stessa intervenga?
Per altra parte è prudente l'inimicarsi le popolazioni albanesi coll'usare contro di esse una coerzione a forza armata?
Un'altra considerazione non deve intanto essere perduta di vista, ed è che concorrendo coll'Inghilterra nel modo da essa desiderato, potremmo più probabilmente fare assegno sul suo appoggio in parecchie difficili circostanze che possono occorrere, e maggiormente amicarci il presente Gabinetto che si mostra verso di noi benevolo, mentre il contrario aveva luogo per parte di quello diretto dal Conte di Beaconsfield.
Lord Granville mi domandava la mia opinione circa l'esito di questa vertenza e di quella relativa alla Grecia. Io risposi che la Porta aveva sempre fatto assegnamento sulle divergenze fra le potenze per sottrarsi agli obblighi che le erano imposti, e che se, al contrario, le potenze si mostrano perfettamente concordi, una tale attitudine era di natura da vincere la resistenza passiva della Turchia. Che però era d'uopo di non dimenticare che il Sultano più che Sovrano temporale è Sovrano teocratico, come capo dei credenti; per cui difficilmente può abbandonare le conquiste fatte a nome dell'Islam, a meno di esservi costretto dalla forza. Cedendo alla forza può dire di cedere alla volontà di Dio, alla quale debbono rassegnarsi i credenti.
Il nobile Lord mi confessò di essere ottimista e di sperare che le questioni poc'anzi accennate si scioglieranno senza usare la forza.
Ma intanto egli non è molto rassicurato rispetto alla Rumelia Orientale, dove si preparano movimenti che sono assai apertamente secondati dal principato di Bulgaria, e che sono forieri di nuove complicazioni nella penisola balcanica.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 207. Tunisi, 13 luglio 1880 (per. il 18).
Il risultato ottenuto nella questione della Ferrovia della Goletta ha prodotto, come io di già lo facevo presentire all'E. V., un effetto tanto più favorevole a noi, così nel paese come nelle sfere ufficiali, che ognuno pareva persuaso dover sempre la Francia ottenere, a ragione od a torto, tutto ciò che volesse. Quindi si manifesta una corrente di simpatia a nostro riguardo e dirò anche di speranza, che col creare nella Reggenza degli importanti interessi, l'Italia non la lascerà sacrificare alle altrui cupidigie. Un dubbio però turba queste previsioni, e sono i fautori della Francia che lo mantengono vivo. Dopo la conclusione della pace fra la Russia e la Porta fu ripetutamente affermato avere il principe di Bismarck consigliato, nel Congresso di Berlino, alla Francia di impadronirsi della Tunisia, ciò che non avrebbe avuto luogo unicamente perché alla Francia non piacque di accettare la offerta. Color che di continuo cercano di indurre il Bey a soggiacere alle pretese di quella nazione, non cessano di valersi dell'argomento facendogli intendere, che quel che non avvenne nel 1878 sarebbe fatto senza che alcuno vi si opponesse in qualsiasi altra circostanza la Francia lo credesse opportuno. Così lo tengono sotto l'impressione di un timore continuo, e lo rendono perplesso nel porre in noi maggior fiducia.
Non per fare a Sua Altezza una dichiarazione affermativa o negativa in proposito, ma per poter talvolta con qualche opportuna allusione correggere false idee e mal basate apprensioni io crederei utile di conoscere in modo riservatissimo, se veramente ebbe luogo nel seno del Congresso la proposta che si attribuisce al Principe Cancelliere, ed in caso affermativo, se fu il signor Waddington che non vi aderì, o la declinò invece perché non incontrò l'altrui favore. Il poter talvolta mostrarsi fino ad un certo punto convinti che la Tunisia deve la propria salvezza non alla magnanimità della sua vicina di Algeria, ma all'influenza degli altri governi i quali hanno gravi interessi da tutelare nel Mediterraneo, avrebbe, come V. E. vorrà riconoscerlo, una utilità incontestabile.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 208. Tunisi, 13 luglio 1880 (per. il 18).
Mentre attendevasi qui di conoscere qual sarebbe a Londra l'esito dell'incanto della Ferrovia Tunisina, fu detto avere il Console di Francia scritto al Bey che qualora ne rimanesse aggiudicataria la Compagnia Rubattino chiederebbe di non .permettere che gliene fosse fatta la consegna. Quantunque tal diceria dovesse parer strana stimai necessario di ricercare se avesse qualche fondamento di verità, e con mia gran sorpresa seppi che una nota era stata diretta al Governo Tunisino, contenente, né più né meno, la dichiarazione di cui si tratta. Conobbi nello stesso tempo che Sua Altezza fece rispondere al Signor Roustan di non poter aderire alla sua domanda, avendo già riconosciuto il diritto della Compagnia inglese di cedere la ferrovia, e non veder
ragione di impedirne la presa di possesso a chi dimostrasse di esserne divenuto proprietario.
Intanto il dì otto del corrente mese giungeva la notizia che l'esito del concorso aperto a Londra fu favorevole al Commendatore Rubattino, ed a me premeva molto di constatare quale impressione ne avrebbe il Bey, e quali in ogni evento sarebbero le conseguenze di un nuovo passo che venisse fatto dal Console di Francia. Il 10 mi recai pertanto da Sua Altezza nell'intento di confermargli la notizia, e scandagliare le disposizioni del suo animo. Il Bey mi disse tosto, che dal momento in cui gli Inglesi decisero di venderla fu molto soddisfatto di veder passare la strada ferrata in mano d'italiani, che sperava in un miglior servizio di quello fatto fin qui, e di cui con ragione il pubblico ebbe spesso a lagnarsi; che desiderava inoltre di vederla posta in condizioni di miglior sicurezza per i viaggiatori, e che sarebbe lieto di trovar la ferrovia esercitata da noi quando fra breve tornerebbe in città. Ciò mi convinse che la nota del Signor Roustan era in realtà rimasta senza effetto, e quindi credetti opportuno di non farvi nessuna allusione; ringraziai invece il Bey dei sentimenti che si compiaceva di esprimermi, e mi congedai. Mentre io era in piedi, Sua Altezza stringendomi la mano aggiunse queste parole «Voi conoscete l'Arabo » perciò vi dico di nuovo << Mabruk, Mabruk, Mabruk » espressione che qui è usitatissima per fare a qualcuno le proprie felicitazioni.
L'indomani il Console di Francia desiderò di avere una udienza dal Bey; invece di presentarsi con aria minacciosa si mostrò di buon umore e disse a Sua Altezza che essendosi posto in comunicazione col suo Governo a proposito della ferrovia, ebbe istruzioni di non insistere nella sua opposizio.ae; perciò ogni ostacolo da parte sua al trasferimento al Signor Rubattino, era rimosso. Credo superfluo ogni commento sull'attitudine presa anche que;:;Ga volta dal Signor Roustan in un affare che ci concerne. Se, come non vi ha dubbio, ebbe lo scopo di nuocerei, non solamente egli non lo conseguì ma compromise il prestigio del Gabinetto di Parigi dando luogo a credere che il suo cambiamento di linguaggio sia dovuto alle rimostranze di quello di Sua Maestà.
Nel riferire questi particolari all'E. V. mi giova aggiungere, che quando gli pervenne la nota negativa del Primo Ministro, il Signor Roustan non trovandola soddisfacente, secondo il suo solito, gliela rimandò. Di poi addusse di averlo fatto, perché ogni questione essendo eliminata, non considerava come necessaria la risposta inviatagli.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 944. Vienna, 14 luglio 1880, ore 15 (per. ore 16,55).
Haymerle est d'avis que du moment où l'affaire d'Arab Tabia est résome, les actes de la commission pour la délimitation entre la Bulgarie et la Dobroutcha pourraient etre ratifiés par les Gouvernements dans la meme note
l~ -Doc-umenti diplomatiei -Serle Il -Vol. XIII
ministérielle qui ratifie les autres actes de délimitation. Les différents Cabinets ayant adhéré à cette manière de voir, Haymerle me charge de proposer à V. E. de vouloir substituer à la note que nous avons déjà remise, une autre qui comprenne également la ratification des actes de délimitation de la Dobroutcha. Le Gouvernement russe qui avait aussi ces jours derniers remis une note ministérielle de ratification, identique à la néìtre, a déjà consenti à la retirer (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 526. Roma, 14 luglio 1880, ore 23,55.
Je reçois la lettre particulière du 9 juillet (2), j'en remercie V. E. et je vais lui répondre le plus tòt possible. En attendant, camme symptòme de la situation des esprits, chez nous, à l'égard des affaires de Tunis, je crois utile de faire connaitre à V. E. que le projet de loi accordant à Rubattino la garantie du 6 % présenté avant-hier à la Chambre, déclaré immédiatement d'urgence et appuyé par la commission du budget à l'unanimité a été aujourd'hui adopté sans discussion, sans la moindre objection mème de la part des partisans des économies les plus exagérées, par la presque totalité des députés sans distinction de parti. Il y a eu 30 voix contre et 226 pour le projet.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1305. Vienna, 14 luglio 1880 (per. il 17).
Col telegramma dell"8 corrente (3) e col susseguente dispaccio del 9 (4) l'E. V. si compiaceva di comunicarmi la nuova proposta del Gabinetto britannico per affrettare la definizione della vertenza turco-montenegrina. Trattavasi d'indirizzare una nota alla Sublime Porta per dichiararle che qualora l'accomodamento del 12 aprile non fosse eseguito nel termine di tre settimane, la Turchia sarebbe invitata ad unirsi all'Inghilterra ed all'Austria-Ungheria per aiutare il Principe di Montenegro a prendere possessione del distretto di Dulcigno. Con l'altro telegramma in data del 12 (5) l'E. V. soggiungeva, in seguito ad una nuova comunicazione fattale da codesta Ambasciata d'Inghilterra, che alla proposta dimostrazione sarebbero invitate a partecipare tutte le Potenze con l'invio di due navi da guerra senza truppe di sbarco.
(-2) Cfr. n. 293.Le informazioni da me attinte a buonissima fonte su questo argomento mi pongono in grado di riferire a V. E. che il primitivo progetto dal Gabinetto di Londra comunicato a Vienna non proponeva infatti che la cooperazione dell'Inghilterra e dell'Austria-Ungheria; e questa cooperazione non sarebbesi limitata ad una semplice dimostrazione, ma avrebbe inchiusa l'idea di un'azione più diretta e più energica. Qui la proposta qual era formulata pare non abbia incontrato gran favore per le complicazioni cui poteva dar origine, ed il Barone Haymerle mise quasi come conditio sine qua non, che tutte le Potenze fossero invitate a prestare, all'occorrenza, il loro concorso al Principe di Montenegro, e che tale partecipazione non facoltativa ma obbligatoria avesse ad avere limiti assai ristretti. Fu in seguito a ciò che la proposta sarebbe stata modificata a Londra nel senso della comunicazione del 12 corrente.
Il Ministro degli Affari Esteri col quale ebbi ieri occasione di intrattenermi, mi parve poco persuaso dell'opportunità della misura proposta. Egli è d'avviso che convenga ben ponderare prima di slanciare in una nuova guerra il Montenegro «che in fondo ne ha poca voglia :.> e ciò tanto più che sull'efficace concorso della Turchia non si può guarì contare dopo l'esperienza fatta l'anno scorso per Plawa e Gussinje. Ma d'altra parte il Barone Haymerle tradiva una viva impazienza di vedere in un modo o nell'altro regolata siffatta questione che è sorgente di gravi preoccupazioni per l'Austria-Ungheria.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1306. Vienna, 14 luglio 1880 (per. il 17).
Qui l'impressione generale è che, se (come tutto indica) la Sublime Porta ricusa di conformarsi alle deliberazioni della conferenza di Berlino riguardo alla vertenza della frontiera turco-greca, scorrerà molto tempo prima che le Potenze si sian messe d'accordo sul modo di definirla. Persone autorevoli giunte di fresco da Atene fanno della situazione degli spiriti in Grecia un quadro che s'avvicina più allo sbigottimento che all'entusiasmo. L'armamento del paese non è portato su un piede che permetta una guerra offensiva, e pur prendendo le disposizioni per mettere l'esercito in assetto di guerra, il Governo ellenico considererebbe come la più calamitosa delle eventualità di dover lanciare la Grecia in una lotta colla Turchia. Questo giudizio sulle condizioni della Grecia (che so confermato dalle informazioni che va ricevendo questo Ministero degli Affari Esteri) e la difficoltà di stabilire tra le varie potenze un'intesa sul modus procedendi di fronte al probabile rifiuto della Turchia, fan qui supporre che la questione dovrà traversare ancora parecchi stadii prima di giungere alla sua definitiva soluzione. Ho però motivo di credere che siavi taluna potenza la quale vorrebbe spingere le altre a prendere al riguardo una sollecita ed energica decisione; ma siffatta impazienza non trova guarì appoggio a Vienna; ed il barone Haymerle ancor ieri mi diceva ex abrupto (gia,cché nessuna mia parola aveva provocata simile dichiarazione) non veder punto la necessità di procedere precipitosamente in questo negozio, doversi anzi agire con molta lentezza e con quella cautela che si conviene in una questione fondamentale di cotanta gravità per le sue prevedibili conseguenze. « Del resto, soggiungevami S. E. è questo un affare nel quale lasciamo tutta l'iniziativa alle potenze occidentali».
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1307. Vienna, 14 luglio 1880 (per. il 17).
Gli avvenimenti che sembrano prepararsi nella Bulgaria e nella Rumelia orientale continuano ad attirare in modo speciale l'attenzione del Governo Austro-Ungarico. Le misure militari che si van prendendo in quelle due provincie, le idee sovversive che van propagandosi fra le popolazioni, l'arrivo incessante di ufficiali e sotto-ufficiali russi in Bulgaria, la partenza di Aleko Pacha da Filippopoli, sono qui considerati come sintomi di una situazione di cose assai grave. Quantunque non lo si dica apertamente, è facile però comprendere dal linguaggio del Ministro degli Affari Esteri e dell'Ambasciatore di Germania che tanto qui quanto a Berlino si addebita la Russia di voler provocare nella penisola dei Balcani un movimento che condurrebbe alla costituzione di quella grande Bulgaria vagheggiata col trattato di Santo Stefano. Questa persuasione ingenera riguardo alla politica russa una diffidenza che si traduce spesso in insinuazioni più o meno velate sull'azione perturbatrice di quella Potenza.
Il Barone Haymerle avendo ieri portato appunto il discorso su tale argomento mi chiedeva se avessi ricevuto notizie recenti sulla situazione della Rumelia Orientale, e quali fossero in presenza di siffatta situazione gli intendimenti del R. Governo. Mi limitai a rispondergli ch'io non era in grado di dargli alcun ragguaglio in proposito. « A me sembra, soggiunsemi S. E., che dal momento che si esige l'esecuzione del trattato di Berlino per una parte, non c'è ragione per non doverla esigere anche dall'altra».
La condizione di cose esistente nelle provincie balcaniche porta naturalmente il pensiero all'articolo XVI del trattato di Berlino il quale prevede il caso in cui le truppe ottomane potrebbero essere chiamate nella Rumelia Orientale per garantirvi la sicurezza interna od esterna. Siffatta eventualità è già stata argomento di discorsi in questi circoli diplomatici ma si propende generalmente a credere che una decisione di tal genere non sarà per ora presa dal Governo ottomano. Un alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri mi diceva giorni sono che « quelle influenze che oggi si esercitano a Costantinopoli saprebbero trovar modo di distogliere la Sublime Porta dall'intervenire colle proprie truppe nella Rumelia Orientale :..
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1851. Terapia, 15 luglio 1880 (per. il 22).
Ieri ebbi l'onore di ricevere il telegramma (l) pel quale l'E. V. compiacevasi parteciparmi le notizie ricevute dal cavaliere Durando riguardo all'attacco che gli Albanesi diressero da Tusi contro i Montenegrini ed al massacro di questi, e mi ordinava di chiamar l'attenzione della Sublime Porta sopra questi fatti. Né mancherò di dare pronta ese·cuzione agli ordini per tal modo compartitimi dall'E. V.
Dal mio canto ebbi l'onore di rivolgere ieri all'E. V. un telegramma (2) per significarle come questo Incaricato d'Affari del Montenegro (il quale aveva nell'intervallo ricevuto da Cettigne l'ordine di sospendere la sua partenza) venisse in giornata a portare i fatti stessi alla conoscenza dei rappresentanti delle Potenze, insistendo sulla gravità d'una situazione che costituiva non solo una flagrante violazione dei trattati, ma eziandio un nuovo segno dello stato di sanguinosa anarchia che regna in quelle regioni.
P. S. All'ultimo momento la Sublime Porta mi comunica un telegramma del Governo di Scutari pel quale si accusano i Montenegrini d'avere attaccato gli Albanesi a Tusi e di avere, per tal modo, compromessa l'esecuzione del protocollo del 18 aprile.
L'E. V. giudicherà del valore di un'asserzione postuma, per la quale si vorrebbe far cadere sul Montenegro la responsabilità del recente sanguinoso incidente occorso in quelle regioni.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 530. Roma, 16 luglio 1880, ore 11,55.
Rubattino reçu ce matin télégramme de Ravasini annonçant que depuis avant hier à midi la prise de possession a eu lieu, et que hier le service a commencé pour le compte de la société Rubattino.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1853. Terapia, 16 luglio 1880 (per. il 22).
Ieri l'Ambasciatore di Germania, decano dei rappresentanti delle potenze firmatarie del Trattato di Berlino ci radunava alle undici a.m. per procedere alla firma della nota collettiva convenuta alla conferenza di Berlino sulla quistione turco-ellenica.
II rappresentante della Germania significava aver ricevuto dal Presidente della conferenza predetta, l'espressione del desiderio che la nota fosse presentata al Governo ottomano il giovedì o venerdì, 15 o 16 corrente, se tutti i suoi colleghi erano autorizzati a firmarla, essa potrebbe essere presentata nella giornata stessa, poiché oggi essendo la festa turca, la Sublime Porta sarebbe chiusa. Tutti i rappresentanti si dichiaravano muniti dell'idonea autorizzazione, senonché l'Ambasciatore di Francia osservava avere il giorno innanzi ricevuto un telegramma pel quale il signor Freycinet gli esprimeva l'avviso che la nota in discorso avesse ad essere comunicata lo stesso giorno a Costantinopoli ed a Atene. In seguito ad uno scambio d'idee in proposito, e l'Ambasciatore di Germania avendo già combinato col signor Ministro degli Affari Esteri l'ora della presentaziOne aeua noLa, 10 propos1 s1 aesse l'inteso corso all'atto, e si telegrafasse immediatamente al decano del corpo diplomatico ad Atene essere desiderabile che esso fosse significato al Governo ellenico nella giornata di ieri od al più tardi oggi. La quale proposta essendo stata accettata all'unanimità, si procedette alla firma della nota ed essa fu presentata in giornata al Ministro degli Affari Esteri dal conte di Hatzfeld.
Ed il signor Gost:nen mandava idoneo telegramma al signor Ministro d'Inghilterra ad Atene.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1854. Terapia, 16 luglio 1880 (per. il 22).
Iersera comparve la risposta della Sublime Porta alla nota identica contenente l'ultima proposta inglese per la soluzione della quistione turco-montenegrina. Per essa il Governo ottomano fa una controproposta che consisterebbe nella cessione di una parte della valle di Podgoritza contemplata dal protocollo del 18 aprile, e pel resto un compenso nel distretto di Dulcigno, esclusa però la città di questo nome.
La nota ottomana non entra in alcun dettaglio circa questo progetto, però si scorge a prima vista che essa presenta gli stessi inconvenienti che presentava quello messo innanzi dall'Inghilterra, fra i quali il principale è quello di lasciare le parti avverse in presenza nella valle di Podgoritza, e s'ebbe testé una nuova prova di tale inconveniente. Né esso offre il compenso che riscontravasi nel progetto inglese, imperocché che vale la cessione di parte di quel di Dulcigno, se il territorio a cedersi non comprende questo importante porto e non giunge alla Bojana?
Senonché la comunicazione in discorso è ancor più rimarchevole sotto un altro punto di vista. La Sublime Porta tratta infatti per essa assai più a nome dell'Albania che del Governo Ottomano, per esempio laddove dice che la cessione acconsentita dagli Albanesi potrebbe servire ad un aggiustamento più soddisfacente...
È questa una innovazione nelle relazioni internazionali del Governo ottomano che le potenze avranno a prendere in seria considerazione.
Del resto non dubito che il documento, di cui mi pregio unire copia al presente (1), formerà il soggetto d'uno scambio d'idee fra questi rappresentanti, del quale avrò a suo tempo l'onore di render conto all'E. V.
Nell'accusare ricevuta dell'ossequiato dispaccio dell'E. V. in data del 29 giugno scorso, n. 1076 di questa serie (l) ....
L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FORESTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 960. Atene, 17 luglio 1880, ore 1 (per. ore 7,59).
Le chargé d'affaires d'Allemagne ayant reçu hier au soir l'autorisation de signer la note collective, le ministre d'Angleterre nous a réunis ce matin. Après avoir fixé le texte d'après le protocole de la conférence et donné au document la date d'hier nous avons procédé à la signature. Le ministre d'Angleterre s'est rendu ensuite immédiatement au ministère de affaires étrangères pour remettre la notification. M. Tricoupis après avoir remercié verbalement le ministre d'Angleterre de cette communication, s'est empressé de répondre par une note circulaire dans laquelle il est dit qu'il « prend acte de la notification qui lui est faite et en rendant hommage à l'esprit de haute équité dont les puissances se sont inspirées dans l'accomplissement de leur mandat, déclare accepter au nom du . Gouvernement hellénique la ligne frontière fixée par la conférence de Berlin et le tracé contenu dans l'acte qui résume et clot les délibérations ». Une certaine émotion règne dans la ville et une nombreuse foule poussant des hourras et des vivats parcourt les rues. L'aviso «Agostino Barbariga» est arrivé aujourd'hui au Pyrée.
(l) Non pubblicato.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 533. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,03.
Le prince de Monténégro nous demande si, dans le cas où une démonstration navale aurait lieu pour l'aider à prendre possession de Dulcigno, il serait Iaissé. à terre seui aux prises avec Ies soi-disant albanais, c'est à dire avec la Turquie. Le prince déclare qu'après trois années de guerre il n'est plus en mesure de supporter de nouveaux sacrifices. Je prie V. E. de porter confidentiellement ce qui précède à la connaissance de lord Granville et de me télégraphier so n sentiment là-dessus O).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI
T. 534. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,03.
Pe prie V. E. de vouloir bien me dire ce qu'elle pense de la nouvelle proposition de la Sublime Porte concernant la frontière du Monténégro. Doit-on n'y voir qu'un simple expédient dilatoire, ou bien s'agit-i! d'une proposition sérieuse, ayant chance d'etre acceptée par la Principauté, et susceptible d'exécution immédiate? (2).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA
T. 535. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,40.
La Sublime Porte vient de faire à l'égard de la frontière du Monténégro une nouvelle proposition consistant à retrancher des territoires à céder une zone du còté de Podgoritza, et à compenser la Principauté avec une portion du district de Dulcigno à l'exclusion de cette ville. Je prie V. E. de me dire le plus tòt possible ce que le Cabinet de... pense de cette combinaison (3).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 536. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,40.
Je viens de sonder le terrain à Londres dans le sens de votre dernier télégramme (l). Veuillez, en attendant, me dire ce que le prince pense d'une nouvelle proposition que la Porte vient de faire, consistant à retrancher du territoire à céder une zone du còté de Podgoritza, et à compenser la Principauté avec une portion du district de Dulcigno à l'ex'Clusion de cette ville (2).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 963/537. Londra, 17 luglio 1880, ore 15,15 (per. ore 18,40).
L'agent de la compagnie a notifié de son còté au liquidateur la prise de possession du chemin de fer tunisien. Nous avons pensé qu'il serait utile d'avoir un acte de propriété rédigé d'a~rès les lois tunisiennes, afin de mieux assurer le titre de Rubattino. A cet effet Hodges donnera procuration à son agent. Cette procuration sera prete lundi, après quoi Santillana se propose de se rendre en Italie, à moins d'instructions contraires du ministère.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 966. Terapia, 17 luglio 1880, ore 22,50 (per. ore 24).
A mon avis la nouvelle proposition de la Porte relative au Monténégro n'est pas sérieuse, elle est vague, présente tous les inconvénients sans les avantages des précédentes, n'aurait aucune chance d'etre acceptée par le prince de Monténégro; et son exécution ne serait ni immédiate ni facile. Elle n'a qu'un but dilatoire et les puissances ne devraient pas l'accepter. Aujourd'hui j'ai présenté ma lettre d'ambassadeur au sultan.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 971. Berlino, 18 luglio 1880, ore 17,08 (per. ore 18,25).
Si les autres Puissances donnent leur assentiment, le Cabinet de Berlin n'aura pas d'objection à accepter nouvelle proposition de la Sublime Porte pour le Monténégro. Le prince de Hohenlohe vient de me dire que la note collective ayant été remise, il est d'avis qu'il n'est plus le cas de tenir secrets les protocoles de la conférence de Berlin.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA
T. 545. Roma, 18 luglio 1880, ore 23,55.
Le Cabinet de Londres considère la dernière contreproposition de la Porte au sujet de l'affaire monténégrine camme étant un simple expédient dilatoire. Il nous a dane fait proposer par sir A. Paget de ne pas en tenir compte et de donner une suite immédiate à la note identique et simultanée dont il nous avait soumis et nous avions déjà accepté, en ce qui nous concerne, le projet. Sir A. Paget ajoutait, cependant, que la France avait mis pour condition de son acceptation que la meme méthode d'intervention qu'on adopterait maintenant pour le Monténégro dù.t, si cela était nécessaire, etre également pratiquée pour la Grèce. L'Angleterre ayant adhéré à cette réserve et nous demandant là dessus notre sentiment, j'ai répondu à l'ambassadeur britannique que, si toutes les Puissances acceptent, notre acceptation était dès aujourd'hui acquise. J'ai fait une réponse identique à une autre proposition que le représentant britannique est venu plus tard, dans la journée, me faire au nom de son Gouvernement. Le Cabinet britannique propose de faire signer par les ambassadeurs à Constantinople une déclaration camme celle qui a été stipulée dans des circonstances analogues. La formule que le Cabinet de Londres suggère est celle qui a été employée à l'occasion des affaires de Syrie en 1860. La déclaration serait dane ainsi conçue: « Les Gouvernements représentés par les soussignés s'engagent à ne chercher, dans tout arrangement quelconque qui serait convenu en conséquence de leur action concertée pour l'exécution du traité de Berlin, aucune augmentation de territoire, ni aucune influence exclusive, ni aucun avantage commerciai pour leurs propres sujets qui ne serait pas également acquis à chacune des autres nations ». Je vous communique ce qui précède pour votre information et pour règle de votre langage (1).
(l) Con t. 546 del 19 luglio, non pubblicato, Cairoli comunicò a Cettigne la decisione presa dal Governo italiano.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 972. Gravosa, 19 luglio 1880, ore 11,20 (per. ore 13,20).
'Le prince Nicolas est parfaitement de l'avis de V. E. sur la nouvelle proposition turque; et il continue de laisser aux Puissances le soin de régler la question dans le sens de la dernière proposition alternative britannique. Son Altesse vient de me permettre de demeurer encore quelques jours chez-moi. Je me ferai un devoir de faire connaitre à quand mon départ pour Cettinje.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 981. Berlino, 19 luglio 1880, ore 14,47 (per. ore 17,40).
J'ai appris hier par Hohenlohe que toutes les Puissances avaient adhéré à la proposition de l'Angleterre relative à l'affaire du Monténégro. En ce qui concerne la condition mise par la France à son adhésion, le Cabinet de Berlin s'est rallié à cette réserve. Le secrétaire d'état n'a fait aucune allusion à la seconde proposition anglaise contenue dans votre télégramme de cette nuit (1).
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 976. Parigi, 19 luglio 1880, ore 16 (per. ore 17,15).
Au fond M. de Freycinet est assez indifférent à ce que l'on donne au Monténégro plutòt une zone de territoire qu'une autre, avec ou sans Dulcigno. Ce qu'il désire, c'est d'en finir une bonne fois pour toutes. C'est •pour cela qu'il s'associe volontiers à la dernière proposition anglaise, à la condition que la meme méthode d'intervention serait pratiquée également au sujet de la frontière turco-héllenique, ainsi que V. E. connait déjà.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 983. Pietroburgo, 19 luglio 1880, ore 18,20 (per. ore 0,20 del 20).
M. de Giers est d'avis que la contre-proposition de la Porte au sujet des affaires de Monténégro n'est qu'un simple expédient dilatoire qu'il est absolument inutile de prendre en considération.
(l) Cfr. n. 324.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1855. Terapia, 19 luglio 1880 (per. il ?7J.
La sera del 17 del presente ebbi l'onore di ricevere il telegramma (l) che l'E. V. si compiaceva rivolgermi per domandarmi il mio avviso sulla nuova proposta fatta dalla Sublime Porta riguardo alla quistione del Montenegro allo scopo precipuo di giudicare se essa avevasi a considerare come seria oppure come mezzo di protrarne la soluzione.
Risposi immediatamente (2) la nuova proposta non essere seria. Essa era vaga, presentava tutti gli inconvenienti senza i vantaggi delle precedenti, né aveva alcuna probabilità d'essere accettata dal Principe di Montenegro, e l'esecuzione di essa non potrebbe in ogni caso essere né immediata né facile. Essa non aveva evidentemente che uno scopo dilatorio, e le Potenze non dovrebbero accettarla.
M'incombe ora di meglio spiegare il mio concetto. La proposta in discorso era concepita in termini vaghi, imperocché essa non conteneva di fatto alcuna indicazione sul territorio a cedersi né all'oriente né all'occidente del lago di Scutari, tanto che nasceva perfino il sospetto che lo stesso Governo Ottomano non avesse fatto quella comunicazione che per la forma e per guadagnare tempo.
La proposta presentava tutti gli inconvenienti senza i vantaggi delle precedenti. Anche senza conoscere i dettagli che avrebbero potuto venire appresso, si scorgeva senz'altro che, conservando alcune posizioni ai Turchi nella valle di Podgoritza, si lasciavano in presenza gli Albanesi ed i Montenegrini. Né è difficile scorgere quale sia la ragione dell'insistenza dei primi di rimanere in quella regione. Già fin dall'inverno scorso sapevasi che i capi Albanesi invitavano le bande a tenersi pronte per una spedizione contro Podgoritza da effettuarsi nel prossimo maggio. In questi stessi giorni l'Ambasciatore d'Inghilterra avendo intrattenuto il Signor Ministro degi Affari Esteri della possibilità d'una dimostrazione navale delle Potenze innanzi a Dulcigno, Abedine Pascià rispondeva in quel caso gli Albanesi non difenderebbero quel territorio, ma dirigerebbero tutte le loro forze ad un attacco contro Podgoritza. Ed il massacro dei Montenegrini occorso pochi giorni sono nelle vicinanze di Tusi dimostra sempre più che significhi la presenza degli Albanesi e dei Montenegrini in quelle valli.
E che vale il compenso a darsi nel distretto di Dulcigno se esso non comprende quel porto? Basta gettare uno sguardo sulla carta per vedere che la valle incomincia precisamente a Dulcigno e continua fino alla Boiana.
Le cessioni fatte al nord di Dulcigno non si riferirebbero quindi che alla parte montuosa della regione, né avrebbero alcun valore pel Montenegro.
Questa proposta non avrebbe dunque il vantaggio di dare al Montenegro una frontiera strategica all'est del lago quale era prescritta dall'accordo del 18 aprile né presentava il compenso adeguato che forniva la recente proposta Inglese lungo il mare. Ed essa non poteva quindi essere accettata dal Principe di Montenegro.
La nuova proposta Ottomana non poteva dunque avere che uno scopo dilatorio.
Queste considerazioni mi avevano dettato il telegramma del 17 corrente; se non che l'indomani venne a mie mani il telegramma (l) pel quale l'E. v. mi significava il Ministro di Turchia averle comunicato il testo della risposta della Sublime Porta di cui si tratta, il R. Governo vorrebbe conoscere i termini esatti della proposta che la Sublime Porta sarebbe disposta a concedere e riguardo ai quali noi potremmo forse indagare efficacemente il terreno a Cettigne. Risposi senza frapporre alcun indugio all'E. V. (2) la Sublime Porta non essere in grado di fornire i termini esatti della nuova proposta, poiché non li aveva concepiti essa stessa (il che mi risultava chiaramente da un colloquio da me avuto con Abedine Pascià il giorno innanzi), un completo accordo esistere qui fra gli Ambasciatori, i quali agivano di concerto in tutto; l'azione separata d'una delle Potenze sarebbe pericolosa, e nuocerebbe al progresso dei negoziati. Né aggiungerò oggi alcuna osservazione riguardo alla opportunità da parte dell'Italia di intromettersi nuovamente fra la Turchia ~::u 11 Montenegro dopo i fatti occorsi nell'aprile u.s.
E stamane compariva il telegramma (3) che l'E. V. mi faceva l'onore di rivolgermi per ragguagliarmi il Governo Britannico aver indirizzato, nella giornata di ieri, l'invito di procedere alla comunicazione da farsi alla Sublime Porta in seguito agli ultimi accordi, ed alle condizioni in pari tempo menzionate, quello di Sua Maestà avere aderito a siffatto invito per quanto lo riguardava. E prego l'E. V. d'aggradire i miei ringraziamenti per questa comunicazione, al contenuto della quale avrò cura di conformare il mio lingua,ggio ed i miei atti.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 985/538. Londra, 20 luglio 1880, ore 14,30 (per. ore 16,30).
Voici ce que Granville m'a dit aujourd'hui au sujet du Monténégro. Il croit que la nouvelle proposition faite par la Porte pour la délimitation de la frontière n'est qu'un moyen dilatoire, inadmissible et que par conséquent
il faut s'en tenir au projet anglais auquel !es Puissances ont déjà adhéré. Quant à la suggestion du prince de Monténégro de lui venir en aide avec troupes de terre pour résister aux albanais, Granville pense que toute réponse à cette demande serait prématurée avant que éventualité redoutée se soit réalisée. Dans ce cas les Puissances s'entendraient pour aviser. En attendant il espère toujours que la simple démonstration navale suffira pour éviter les hostilités. Telles sont les réponses aux deux télégrammes de V. E. en date du 17 (1). Granville m'a exprimé sa satisfaction pour les réponses données par v. E. à Paget qui forment objet du télégramme de V. E. Aujourd'hui il a ajouté que l'Allemagne a promis aussi d'intervenir avec quelques navires de guerre. Pour la question de Dulcigno il a grande confiance dans le résultat d'un accord complet des Puissances pour contraindre la Porte à céder sans susciter difficultés.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 986. Gravosa, 20 luglio 1880, ore 17,10 (per. ore 19).
La Sublime Porte ayant fait répandre par ses ambassadeurs que la sanglante affaire dont il est question dans mon télégramme du 13 courant (2) a été le résultat d'une attaque des monténégrins, le prince Nicolas demanda à la Turquie de rétablir officiellement vérité des faits ou il aurait rappelé son chargé d'affaires de Constantinople. La Sublime Porte proposa au prince de nommer une commission turco-monténégrine chargée de faire enquète à ce sujet. Son Altesse indignée de l'expédient rappela son chargé d'affaires. Celui-ci quittera Constantinople vendredi prochain. Par communication successive Son Altesse me prie de faire conna!.tre a V. E. qu'on fait maintenant en Albanie un enròlement général et des préparatifs de guerre immédiate, en sorte que situation devient de plus en plus grave.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PARIGI, CIALDINI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, E A WASHINGTON, DI CAMPOREALE (3).
D. Roma, 20 luglio 1880.
Gli interessi rilevantissimi che le principali Potenze marittime hanno sulle sponde del Pacifico ci sembrano imporre loro il dovere di nulla negligere che
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possa giovare a mettere termine ad un conflitto cosi rovinoso per le numerose e già fiorenti colonie colà stabilite.
L'imminenza di maggiori pericoli e considerazioni di umanità hanno, in questi ultimi tempi, indotto il R. "Governo a nuovamente considerare se per avventura non sia giunto il momento di interporsi fra i belligeranti ed offrir loro una amichevole mediazione.
La pronta cessazione delle ostilità è infatti il solo mezzo di proteggere • efficacemente gli interessi dei neutrali, mentre nessuna indennità, posto anche che le condizioni finanziarie del Chilì gli permettano di concederla, varrebbe mai a compensarli dei danni provenienti dalla completa cessazione di ogni commercio.
Queste considerazioni, da noi esposte al Gabinetto di Londra, vennero favorevolmente accolte dal ministro degli esteri della regina, il quale si è mostrato disposto ad associarsi all'iniziativa presa dal R. Governo.
E non meno favorevole accoglienza noi speriamo sarà fatta alla nostra proposta così da codesto Gabinetto, come dai Gabinetti di..., ai quali ci indirizziamo egualmente, non essendo di poco rilievo i rispettivi interessi minacciati dalla continuazione delle ostilità.
L'intento altamente umanitario, che ci proponiamo, sarà tanto più facilmente raggiunto quanto maggiore sarà il numero delle Potenze marittime che vorranno associarsi alla proposta azione conciliatrice.
Il rapido incalzare degli avvenimenti non consentendo lunghi negoziati, il Governo italiano si propone di dar subito per telegrafo opportune istruzioni ai suoi rappresentanti a Lima ed a Santiago (1), perché, d'accordo coi loro colleghi, cerchino di cogliere la prima opportunità che fosse per presentarsi propizia all'offerta dei loro buoni uffici per la pacificazione.
Il Governo del Re ama sperare che analoghe istruzioni saranno pure impartite ai rappresentanti di... presso il Chili ed il Perù, ed è in questo senso che io La prego di far pronti uffici presso codesto Governo.
L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, TERZAGHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 81. Belgrado, 20 luglio 1880 (per. il 2 agosto).
Un personaggio, non serbo, giunto testé da Vienna, e per la sua posizione intieramente in grado di essere bene informato, davami contezza di un colloquio tra il Barone di Haymerle ed il Colonnello Catargi, Ajutante di campo del Principe Milano, ch'ebbe luogo durante la recente dimora di Sua Altezza nella Capitale austriaca. Il Ministro Imperiale e Reale avrebbe dato al Colonnello l'assicuranza che l'Austria-Ungheria appoggerebbe la Serbia in questioni di politica estera; che anzi nel caso di nuovi mutamenti, che acca
dessero, per la forza delle cose, nella penisola balcanica, la Serbia, potrebbe forse nutrire la speranza di estendere i suoi confini verso l'Oriente e verso quella parte di vecchia Serbia, che ancora rimane alla Turchia. Ciò però sotto la condizione assoluta e perentoria di non volgere, né ora né mai, i suoi sguardi verso la Bosnia; un sintomo qualsiasi di questa tendenza porterebbe conseguenze gravissime.
Se l'Austria ha creduto, con questo linguaggio, guadagnarsi gli animi dei Serbi, sembrami non abbia ottenuto, in tal modo, l'intento. Al Ministero Principesco per gli Affari Esteri mi fu confermato, dopo qualche reticenza, quanto narrai qui sopra. Si soggiunse che la Serbia ora non cura che il suo svolgimento economico; ma se lo sfacelo della Turchia dovesse diventare un fatto compiuto, la Serbia non potrebbe dirigere le sue aspirazioni che verso la Bosnia, se questa via le fosse preclusa, verso il mare Egeo e Salonicco; avere la Serbia tendenze esclusivamente serbe e non panslaviste; essere quindi amara ironia additarle l'Oriente, ove darebbe di cozzo coi bulgari e con nazionalità ben diverse dalla propria.
(l) In realtà le Istruzioni erano state già date 11 18 luglio con t. 543, non pubblicato.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 988. Vienna, 21 luglio 1880, ore 20,05 (per. ore 21,40).
Cabinet autrichien ne s'est pas encore prononcé d'une manière positive, soit à l'égard de la condition mise en avant par la France de pratiquer po\).r la Grèce la méme méthode d'action qui serait adoptée pour le Monténégro, qu'à l'égard de la déclaration que l'Angleterre propose de faire signer par les ambassadeurs à Constantinople. Tout en se montrant disposé à adhérer en principe à ces deux propositions, le Cabinet autrichien les considère trop graves pour les accepter sans mure reflexion. Il a donc demandé du temps pour répondre, bien entendu qu'en tout cas acceptation de la part de l'Autriche sera subordonnée à l'adhésion de toutes les puissances.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1860. Terapia, 21 luglio 1880 (per. il 27).
Questi Ambasciatori si radunarono in conferenza privata li 17 e 20 del presente. Lo scopo di siffatte riunioni era quello di deliberare sulla risposta della Sublime Porta riguardo agli affari dell'Armenia. Senonché quando fummo radunati l'una e l'altra fiata, non si parlò quasi che della quistione del Montenegro che presentava maggior carattere d'urgenza e di gravità. Le relazioni ricevute dai rispettivi Consoli portavano che aopo un forte movimento di albanesi verso Dulcigno, succedeva ora una formidabile concentrazione di quelli a Tusi. Quando si seppe che le Potenze proponevano di sostituire la cessione del distretto di Dulcigno a quella della valle della Zeta, le forze albanesi erano accorse in quella direzione; ora che sapevasi la Sublime Porta risponderebbe respingendo la cessione di Dulcigno, e ripiegandosi sul protocollo del 18 aprile, esse ritornavano nella valle della Zeta. Quelle truppe irregolari erano dunque meravigliosamente informate delle varie fasi diplomatiche della pendenza. Ma v'ha di più. L'Ambasciatore d'Inghilterra avendo avuto occasione d'intrattenere il Signor Ministro degli Affari Esteri del progetto delle Potenze di mandare una flotta europea innanzi a Dulcigno per coadiuvare le forze ottomane alla consegna di Dulcigno al Montenègro, Abedine Pascià rispondeva in quella eventualità gli albanesi non difenderebbero quelle regioni, poiché non vorrebbero esporsi al fuoco delle navi europee, ma attaccherebbero il Montenegro da altra parte, a Podgoritza per esempio. Né ho d'uopo d'aggiungere di quanta influenza goda Abedine Pascià presso i suoi compatrioti. La dimostrazione navale delle Potenze poteva dunque avere per effetto di provocare un attacco contro il Montenegro nel suo proprio territorio, e questa minaccia ci era fatta balenare dal Ministro degli Affari Esteri della Turchia. È nostro dovere d'illuminare i rispettivi Governi sul vero stato delle cose, epperò si convenne di dare a questi avviso telegrafico delle cose sovradette, il che feci pel mio telegramma del 17 del presente (1).
Nella riunione di ieri si venne nuovamente a trattare degli effetti potrebbero venire dalla dimostrazione navale in discorso. E' oltremodo probabile che la Sublime Porta si rifiuti a cooperare alla consegna di Dulcigno al Montenegro, poiché ne rifiuta la cessione. Ed allora che faranno le Potenze? D'altra parte è dubbio che il Montenegro abbia forze sufficienti per occupare quel distretto e difendersi in pari tempo da uno strenuo attacco d'altra parte. Quale sarebbe la posizione delle Potenze quando la dimostrazione non fosse per produrre H desiderato effetto? E lungamente si discusse sulla responsabilità apparteneva al Governo Imperiale di trovarsi innanzi a siffatto stato di cose, e sul potere esso avrebbe di portarvi rimedio.
E fummo d'avviso essere, alla peggio, utile di far constatare in modo positivo l'impotenza di quello di procedere all'esecuzione del Trattato di Berlino, al quale scopo servirebbe efficacemente la nuova comunicazione a farsi alla Porta, e riguardo alla quale stiamo aspettando le idonee istruzioni. Senonché queste non furono che discussioni accademiche, poiché a noi appartiene bensì il dovere di ragguagliare i rispettivi Governi della condizione delle cose, a questi sta di prendere la determinazione che giudicano conveniente nell'interesse dei rispettivi Stati.
Ho l'onore di segnar ricevuta all'E. V. degli ossequiati dispacci di questa serie dal n. 1074 in data del 23 giugno scorso al n. 1079 in data 16 cor~ rente (2).
20 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 554. Roma, 22 luglio 1880, ore 19,10.
Le temps m'a manqué jusqu'ici pour répondre à la lettre que V. E. m'a écrite le 9 de ce mois (1). C'est, d'ailleurs, seulement hier que Maraini, arrivé à Rome, m'a fait part des détails que V. E. m'avait annoncés. Maintenant, pour ne pas arriver trop tard avec une lettre, je résume ma pensée au sujet de Tunis dans ce télégramme. Notre idéal, au point de vue politique, étant le maintien <lu statu quo dans la Régence, nous pouvons, à cet égard, étre aussi explicites que possibile et nous n'hésitons pas à réitérer sur ce sujet, à Paris comme ailleurs les déclarations les plus formelles. Le còté scabreux de la question est que la France veut s'arroger à Tunis une situation politique dont elle entend nous exclure. V. E. a pu se convaincre, par ce qui vient de se passer dans nos deux Chambres de l'impossibilité de faire accepter par l'opinion publique en Italie una pareille prétention. Etant tout-à-fait disposés, pour notre part, à rester sur le terrain commerciai, nous devons donc, pour écarter toute cause de conflit avec la France, nous appliquer à faire en sorte que la France apprécie tout ce qu'il y a, pour elle aussi, d'avantageux à rester sur ce terrain. C'est, je le comprends, un travail d'autant plus difficile que des intéréts spéciaux font jouer, contre une pareille politique, des influences considérables auprès des hommes qui gouvernent la France. Notre but doit étre, par conséquent, avant tout, de gagner du temps, et, je pense camme V. E., que notre tache ne peut sérieusement étre abordée qu'à la rentrée des hommes politiques à novembre prochain. Cependant je crois que nous devons veiller attentivement pour ne pas ètre surpris par quelque coup imprévu. V. E. pourrait, peut-étre, tater le terrain en renouvelant avant de partir de Paris, nos déclarations amicales et en laissant, encore une fois, comprendre que nous serions préts à donner un gage de conciliation en admettant dès aujourd'hui, et sauf à se concerter pour les détails d'exécution, l'opportunité d'un changement des deux consuls.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
D. 919. Roma, 22 luglio 1880.
L'E. V. ha fedelmente interpretato il pensiero del R. Governo quando, nel colloquio riferitomi col rapporto dell'll luglio, n. 647 (1), ella ebbe a trattare con lord Granville delle cose di Tunisi. Nulla è più alieno dall'animo nostro che l'intendimento, a torto attribuitoci di voler praticare nella Reggenza una politica irrequieta ed invaditrice. Invece nostro proposito è quello di
rispettare lo statu quo e di fare anzi quanto da noi di,pende perché questo sia mantenuto, sembrandoci che la presente condizione di cose sia la più acconcia per il libero svolgimento degli interessi economici ai quali la Reggenza è campo propizio.
Il nostro programma è adunque sem:plice assai e si compendia nella continuazione di quella politica schietta ed operosa la cui tradizione risale anche oltre la costituzione del nuovo Regno, e che cementò ottimi rapporti di amicizia tra la Tunisia e l'Italia, anche fin da quando questa era divisa in più Stati. Noi consideriamo la Tunisia, ove sono numerose e industri le colonie italiane, non altrimenti che come uno Stato amico, di cui è altamente desiderabile lo sviluppo morale e materiale, e al quale può quindi riuscire utilissima l'attività dei nostri concittadini. Che se questa nostra politica, disinteressata e benevola, ci ha procacciato e ci procaccia una influenza, sarebbe ingiusto che altri voglia adombrarsene, e ne tragga la supposdzione di disegni che non abbiamo mai concepito.
Ciò che a noi duole si è che la Francia non voglia ammettere quanto v'ha di naturale e di legittimo nelle nostre aspirazioni. Certo, se si prende per base d'ogni argomentazione la massima, proclamata senza ambagi da certi diarii francesi, che la Tunisia sia da riguardare politicamente ed economicamente, come una appendice dell'Algeria, parrà invadimento od intromissione tutto ciò che da noi si faccia per esplicare l'attività nostra nella Reggenza. Ma a noi non sembra ammissibile un punto di vista così disforme dalla realtà dei fatti, né crediamo che le altre Potenze, l'Inghilterra in ispecie, vogliano accogliere una teoria che già fin d'ora turberebbe l'equiUbrio delle forze nel Mediterraneo. Noi ci lusinghiamo invece che sopratutto l'Inghilterra non vorrà negarci, quando l'occasione fosse per presentarsele, l'opera sua conciliatrice, e cercherà di condurre la Francia ad un equo apprezzamento della reciproca situazione.
V. E. sa che qui si tratta di una di quelle questioni in cui è unanime la opinione pubblica in Italia. Non v'ha partito o frazione di partito che, a questo riguardo, dissenta dal Governo. Se ne ebbe prova recente quando le due Camere, pochi giorni or sono, furono chiamate a pronunciarsi circa il sussidio, che, come suol farsi in simili circostanze, si volle accordare alla società Rubattino per un maggiore svolgimento dei suoi servizi nella Tunisia, tra i quali ora trovasi compreso anche l'esercizio del tronco ferroviario Tunisi-Goletta. Non vi furono dubbiezze od esitazioni, non obiettarono neppure coloro che si mostrano di consueto i più restii a largheggiare nell'uso della pubblica pecunia. E il voto fu quasi unanime nell'uno e nell'altro ramo del Parlamento. Donde è da argomentare che in questa materia non è lecito al Governo di transigere, e che quelle estere potenze che vogliano assicurarsi l'amicizia dell'Italia, debbono tener conto di interessi di cui il Parlamento si mostra così geloso custode.
Avrei grato che l'E. V., traendo la opportunità dà questo mio dispaccio, ripetesse anche in nome del R. Governo a lord Granville le cose da lei spontaneamente dette, e cosi sempre più lo confermasse nel convincimento della stretta legittimità della nostra politica rispetto alla Tunisia.
L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FORESTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 97. Atene, 22 luglio 1880 (per. il 27).
Nel colloquio che ieri ebbi l'onore di avere con il signor Tricoupis, S. E. senza che io provocassi il discorso entrò a parlare della risposta data dal Governo ellenico alla nota collettiva dei rappresentanti delle Grandi Potenze.
Il Primo Ministro mi disse anzitutto che l'Incaricato di Francia gli avea pocanzi riferito che la risposta ellenica alla notificazione era stata trovata dai membri del Corpo diplomatico fredda. Avendo io soggiunto che tale era appunto stata l'impressione prodotta il signor Tricoupis mi rispose che mi dovea alcune spiegazioni in proposito pregandomi le recassi a notizia del mio Governo.
La nota, dissemi, era difatti redatta in termini molto riservati perché, trattandosi di un arbitrato esercitato dall'Europa fra due Potenze sarebbe stato accusare le Grandi Potenze di parzialità profondersi in ringraziamenti verso gli arbitri che aveano presentata la loro sentenza. D'altronde alcuni Gabinetti avendo dato consigli di moderazione alla Grecia e preghiera di non provocare la Turchia sarebbe stato un non ottemperare a que' consigli ed un suscitare le ire della Porta il fare troppe dimostrazioni di gratitudine all'Europa.
Era per i medesimi mohlvi che il Governo ellenico si era astenuto da qualunque partecipazione ufficiale sia alle feste che aveano avuto luogo in tutto il Regno per la notificazione fatta dalle Potenze sulla nuova frontiera greca, sia alle dimostrazioni di riconoscenza verso l'Europa, era perciò che il signor Tricoupis avea inibito alle musiche militari di prendere parte alla manifestazione popolare già da S. E. sconsigliata che ebbe luogo sotto le r·esidenze delle varie missioni, e impedito a questa di recarsi sotto le finestre della sua abitazione. Il signor Tricoupis mi dichiarò di bel nuovo che allora la riconoscenza sarebbe dovuta all'Europa quando le Potenze avessero agito per fare eseguire la sentenza d'arbitrato da loro resa. Una sentenza per sé non merita né biasimo né lode poiché il fare altrimenti sarebbe un'ingiuria 8.li giudici, un dubitare della loro onoratezza.
Io, secondando il desiderio del Primo Ministro ellenieo trasmetto all'E. V. le spiegazioni fornitemi dubitando però che possano convincere con la loro speciosità l'E. V. sulla non dovuta gratitudine del Governo ellenico e non l'inducano a persuadersi delle soverchie pretensioni della Grecia che non vuole ammettere sia stata trattata con benevolenza ma solo eon equità. E d'altronde l'avere voluto l'Europa esercitare quell'arbitrato il cui risultato è stato favorevole alla Grecia mi pare sia già un titolo alla riconoscenza.
Avendo osservato a S. E. come una parola fra le altre avea fatto al Corpo Diplomatico una certa sensazione cioè quella di mandato, poiché non si poteva ritenere che fossero la Grecia e la Turchia che avessero dato un mandato all'Europa né le Potenze a loro stesse, S. E. replicò essere stato il Congresso di Berlino. Soggiunsi che evidentemente era una questione di forma non volendo insistere né aggiungere che il Congresso non e.ra che una delegazione delle Potenze e quindi inferiore ad esse.
Il tono della conversazione fu oltremodo amichevole e S. E. fu più del solito cortese quasi che volesse correggere l'impressione della nota scritta e più che a difendersi mirasse a scusarsi.
Ai miei colleghi che gli sottoposero anch'essi qualche osservazione fece le medesime dichiarazioni; solo il signor Corbett, che non vede che per gli occhi del Signor Tricoupis, ha trovato ottimamente redatta la nota e molto soddisfacenti le spiegazioni.
Al signor Ternaux che per varie vie gli fece intendere l'opportunità di una visita usò quella cortesia senza però fare motto della nota collettiva, durante il colloquio.
La nazione Greca per fortuna non è tutta del parere del si,gnor Tricoupis, la maggior parte degli uomini assennati disapprovano e costantemente gà.ungono testimonianze di riconoscenza verso le Potenze da ogni parte della Grecia. E per una certa contraddizione propria delle cose umane, spetta al signor Tricoupis di raccogliere e trasmettere a queste rappresentanze queste manifestazioni di gratitudine.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. P. R. Parigi, 22 luglio 1880.
Incapace di scrivere lunghe lettere di mio pugno sono costretto di valermi deila mano altrui. Spero che ella vorrà perdonarmelo. Jeri nel tardo pomeriggà.o feci una visita di congedo al sig. di Freycinet la quale diede luogo ad uno scambio di parole vivaci ed importanti sotto forma sempre della più cordiale amicizia.
Avendomi il sig. di Freycinet ripetuta la frase di costume c au revoir >, replicai essere fra le cose possibili ch'io non tornassi, troppo dispiacendomi la politica francese a nostro riguardo. Allora il Ministro degli Esteri sembrò scattare e proruppe: «voi rimproverate per non essere rimproverato a cagione dell'affare Rubattino. Non sapete voi che assicurando un interesse del 6 % a Rubattino esponete il Governo francese ad una tale pressione che potrebbe spingerlo forzatamente all'immediata occupazione di Tunisi? ». Risposi subito essere tal cosa l'occupazione di Tunisi che la Francia si guarderebbe bene dall'effettuare sapendo che da un canto perderebbe in eterno l'amicizia dell'Italia spingendola in una direzione politica assai diversa, dall'altro rinuncerebbe moralmente ai diritti sull'Alsazia e la Lorena prendendo il compenso indicatole da Bismarck.
Il sig. di Freycinet soggiunse dopo breve pausa: «ma infine cosa pretende l'Italia? ,, «L'Italia, risposi, non pretende all'occupazione di Tunisi, come abbiamo dichiarato parecchie volte: desidera il ritorno allo statu qua schietto e sincero, non ad uno statu qua apparente e che mascherd l'esclusiva influenza Francese in tutto e per tutto. La nostra numerosa colonia, la forza delle tradizioni, la giacitura dell'Itaiia nel bacino del Mediterraneo sono le considerazioni sulle quali poggiano le nostre pretese, considerazioni che senza dubbdo valgono il diritto di frontiera invocato dalla Francia. E come accade che vi ricordate del diritto di frontiera soltanto per Tunisi? Perché non lo applicate alla frontiera del Marocco ecc. ecc. ,,
Cosi seguimmo a bisticciare per qualche tempo venendo alla conclusione: essere desiderabile e necessario di trovare una soluzione che possa convenire egualmente ai due paesi e che accheti il turbamento prodotto dalla quistione tunisina nei rapporti dei due Stati. Risposi essere in ciò pienamente d'accordo seco e che al mio ritorno a Parigi potremmo rìpigliare questo interessante argomento. Il signor di Freycinet evidentemente è scosso ed impensierito del giro che va prendendo l'affare di Tunisi. Ma pel momento non mi parve opportuno di stringerlo vieppiù per varie ragioni.
In primo luogo il signor di Freycinet lascerà Parigi quanto prima e non vi farà ritorno prima della metà di settembre.
In secondo luogo per condurre avanti questa faccenda, ho bisogno di conferire a lungo coll'E. V. La prego dunque di dir,igermi un rigo in forma particolare e dirmi dove potrei raggiungerLa nel prossimo agosto in Italia o meglio ancora in Svizzera o altrove.
In terzo luogo Madame Adam sta per aprire una campagna giornalistica sulla quistione di Tunisi in un senso molto favorevole a noi. Essa spera ed assicura di avere alleati molti importanti giornali. Dice che la maggioranza francese è contraria alla politica seguita a Tunisi, politica voluta dal signor Gambetta.
Per tre mesi almeno essendo chiuse le Camere, la stampa potrà occuparsi a sazietà di codesta quistione tunisina. Vedremo se il risultato risponderà alle speranze di Madame Adam e se riescirà a formare nel pelago dell'opinione pubblica una corrente favorevole al nostro punto di vista.
Non v'ha dubbio che la politica del governo francese sotto l'apparenza di un grande pensiero serve soltanto al meschino compito di favorire speculazioni private.
Dicesi che le individualità spiccate formanti il contorno del signor Gambetta si preoccupino molto di far denari. Fra queste devesi notare in prima linea il signor Ebrard, direttore del Temps. Tornando a Madame Adam devo informare l'E. V. per sua norma ch'essa sembra in piena rottura col signor Gambetta e gli amici suoi. Questo fatto innegabile m'impone molta prudenza, giacché se Madame Adam vuol'essere accarezzata come buona e sincera amica d'Italia, non bisogna dimenticare che il Gambetta è quasi onnipossente e potrebbe in breve divenire Presidente deHa Repubblica.
In questo momento sono informato che il Mémarial Diplomatique ha ricevuto ordine da questo Ministero degli Esteri di pubblicare posdomani 24 un articolo sulla quistione di Tunisi combattendo le pretese italiane.
CLEMENTE FARAINI A LÉON GAMBETTA
L. P. Roma, 23 luglio 1880.
J'ai eu, depuis ma rentrée en Italie, l'occasion de voir quelques uns de nos hommes politiques -M. Cairoli tout le premier -et de les entretenir de ce qui a formé, à Paris, l'objet de notre conversation. J'ai cherché, ainsi, à me faire, de la question de Tunis, une idée plus claire. Me permettrez-vous, maintenant, de venir vous faire part de mes impressions?
Ce qui rend difficile entre la France et l'Italie, à Tunis comme en Egypte, une entente qui devrait, au contraire, etre tout-à-fait naturelle, c'est 'la supposition erronée que l'influence italienne s'exercerait, dans ces deux contrées au détriment de l'influence française. L'action diplomatique qui, sous l'empire d'une pareille préoccupation, émane de l'Hotel de Quai d'Orsay, ne vise pas seulement à consolider la situation morale de la France, ce qui serait d'une légitimité incontestable, mais elle vise aussi, malheureusement à écarter la présence simultanée de l'Italie.
Cette tendance de la politique française est des plus fàcheuses. Elle crée, en Italie, une surexcitation d'esprits qui se trahit à toute occasion, sous toutes les formes imaginables, et sans aucune nuance entre les différents partis. Nous avons, tour à tour, assisté aux froides récriminations de M. Visconti Venosta, aux bouillantes attaques de M. Bonghi, au plaidoyer des Ministres. Le fond de tous les discours, vous vous en souvenez sans doute, n'a jamais cessé d'etre le meme. L'Italie a, en Egypte comme à Tunis, une position à défendre; ~e gouvernement, quel qu'il soit, est coupable s'il ne sait pas remplir ce devoir. En présence d'une parei:lle unanimité de sentiments, ce serait bien difficile, presque impossible, de chercher à modifier un jugement qui s'impose, chez nous, à tout le monde. Quoi qu'on essaye de faire, on n'y réussira jamais, et le Ministère qui ferait mine de vouloir endormir, sur ce terrain, amis ou ennemis, se ménagerait bien certainement la plus désagréable des surprises.
La situation est-elle donc vraiment sans remède? Je ne le pense pas et les amis nombreux que ,la France a en Italie partagent entièrement ma manière de voir.
J'ai dit tout d'abord que la préoccupation qui diete à la France sa politique actuelle, à l'égard de I'Egypte et de Tunis, est une fausse préoccupation. C'est là qu'il faut chercher la solution du problème. Il est clair, en effet, que si ,la France était amenée à se convaincre qu'elle doit voir, dans l'Italie venant demander à còté d'elle une piace suffisante à ses intérets à Tunis ou en Egypte, non pas une rivale incommode, mais une arnie sincère, peut-etre aussi une auxHiaire utile, il est clair, dis-je, que toute prévention devrait cesser entre les deux Cabinets, et rien ne les empecherait désormais de se confier, en toute franchise, leurs aspirations et leurs desseins. Le jour où cet heureux revirement d'opinion se réaliserait, on pourrait en Italie, sans s'exposer au soupçon
d'etre un ennemi juré de la France, plaider pour un deuxième Commlssaire italien pour la liquidation financière en Egypte, ou bien souhaite.r qu'une ligne minuscule, à Tunis, soit exploitée par une société italienne, ou bien, enfin, opiner que la France n'a ni droit ni intéret à s'opposer à ce qu'un cable direct relie l'Italie à la capitale du Bey.
Eh bien! c'est cette oeuvre de persuasion que j'aurais l'ambition d'entreprendre auprès de l'homme qui joue, aujourd'hui, un ròle principal en France. Ma prétention n'est grande qu'à raison de la grandeur du but; car il me suffit, pour un esprit aussi éclairé que le vòtre, de lui signaler l'aspect réel de la question.
Je commence par l'Egypte.
Que de sottes fables, que de contes imaginadres n'a-t-on pas accumulé à la charge de notre pauvre politique dans les affaires égyptiennes! On est vraiment tenté de croire que notre parenté avec le vieux Machiavel nous fait du tort. Il n'y a pas d'oeuvre ténébreuse, il n'y a pas de vilaine conspiration, qu'on ne nous ait pas attribuée. Pécheurs endurcis, nous n'aurions cessé de comploter avec Ismail Pacha, meme après sa chute, surtout après sa chute et ses loisirs de la Favorita, pour perpétuer, en Egypte, le désordre et le gaspillage au profit d'une Cour prodigue et d'une clientèle de parasythes. Ayez, de gràce, non pas la patience de lire le gros Livre-Vert que MM. Cairoli e Depretis ont publié l'année dernière, mais la bonté d'aujouter foi à une affirmation dont la sincérité est des plus faciles à contròler. S'il y a un reproche à faire à la politique italienne, en Egypte, c'est d'avoir pratiqué avec trop de conscience la maxime favorite de M. Cairoli: «Saremo inabili, ma sopratutto vogliamo essere
onesti~.
Nous avons été, nous sommes, aujourd'hui encore, en Egypte, pour la question financière, d'un désintéressement qui touche de près à l'ingénuité. La Commission de liquidation vient de p•résenter son oeuvre à Son Altesse Tewfick Pacha. Un ami obligeant m'a mis en mésure d'apprécier ce travail, qui, s'inspirant surtout de considérations politiques, a fait une part bien plus large aux intérets du gouvernement vice-royal qu'à ceux des créanciers. Les possesseurs de titres de la dette consoHdée ont été les plus durement traités. On leur fait, d'abord, subir une forte réduction de l'intéret. Ce n'est pas encore assez: on réduit encore, à la charge de la dette unifiée, les affectations de recettes qui lui avaient été allouées. Un commissaire seul s'est élevé au sein de la Commission contre une pareille proposition: c'est le commissaire italien. M. Baravelli plaidait, ainsi, en cette circonstance, la cause non pas des créanciers italiens, mais celle des créanciers français qui possèdent, à eux seuls, la presque totalité de la dette unifiée égyptienne. Je ne veux pas vous fatiguer avec trop de détails. Mais j'affirme encore, sans crainte d'etre démenti, que jamais l'Italie ne prendrait en Egypte la parole contre les intérets légitimes des créanciers français. Tout ceci n'est pas du regret stérile; car l'Egypte n'est peut-etre pas encore arrivé au terme de ses vicissitudes laborieuses: meminisse juvabit.
Je viens, maintenant, aux affaires de Tunis.
Il y a, dit-on, à Paris de ceux qui ne cachent pas leur opinion, à savoir qu'il convient à la France de s'annexer purement et simplement le dom~ine de la famille Husseinite. A vrai dire, la tradition de la diplomatie française était jadis toute différente. Un Ministre français dont on ne peut pas apprécier le talent d'école tout en ne partageant pas son credo politique, M. Drouyn de Lhuys a inséré, dans une de. ses dépeches concernant les affaires tunisiennes, une phrase qui est restée gravée dans ma mémoire. « Nous sommes (disait-il) trop les amis de la Turquie pour souhaiter de devenir ses vo1sins ». A-t-on, en France, abandonné aujourd'hui cette théorie? S'il en était ainsi, il vaut mieux qu'on nous le dise sans détours. Sauf à considérer la question à un point de vue plus général, nous serions, en pareil cas, assez raisonnables pour comprendre que tout le reste de l'affaire tunisienne devient accessoire, et surtout pour admettre que la France peut et doit se passer de voir des étrangers venir lui rendre, en matière de télégraphe ou de chemins de fer, les services que le Bey ne dédaigne pas.
Mais j'espère, quant à moi, surtout après l'impression que j'ai eu de vos paroles, vos déclarations, que le status qua politique de la Régence continue, pour la France, d'etre ce qu'il est pour l'Italie, c'est-à-dire un idéal permettant à un pays fertile de donner hospitalité aux t-ravailleurs étrangers, sans leur faire gouter en meme temps les delices fiscales et réglementaires de la civilisation. Sur ce point, nous sommes tous, en Italie, d'une conviction tenace. II n'y a pas de Ministre qui ne soit pret à souscr1re, à l'égard du status qua tunisien, tout engagement qu'on voudrait ·lui proposer. Si, dane, nous sommes d'accord, de part et d'autre, à vouloir respecter ce status qua, pourquoi devrions nous, sur un terrain purement commercia!, nous quereller mutuellement et nous entregarder d'un oeil jaloux et méfiant? Aujourd'hui c'est la France, puissamment riche, pleine d'activité et d'initiative, qui, profitant de la surabondance de capitaux et d'activité qui lui assure dans l'Europe économique une position principale, entreprend à Tunis l'exploitation d'un vaste réseau ferré, ou l'exercice de plusieurs lignes télégraphiques. Ce sera demain l'Italie qui, sortie pauvre, mais honorée, de sa Iutte contre le disavanzo, aime à piacer ses premières épargnes là où ses ancètres ont laissé une trace splendide de leur présence. Vous avez, de l'avenir auquel la France peut aspirer, une idée aussi large que l'horizon que votre situation vous permet d'·embrasser. C'est, dane, à Vous que je pose une franche demande. La dignité, la richesse, les intérets de la France auront-ils, dane, bien réellement à souffrir, à Tunis, de nos modestes tentatives? Nous nous touchons, nous fraternisons à Ventimille, à Modane; nous allons peut-etre nous toucher, fraterniser ailleurs le long de ces Alpes qui nous séparent sans nous diviser. Ce serait dane seulement à Tunis que les chemins de fer et les télégraphes italiens ne pourront pas se trouver en contact amica! avec les chemins de fer et les télégraphes français!
Non: je n'hasarde pas une affirmation téméraire; j'exprime une conviction profonde que je souhaite vivement de vous voir partager. L'Italie n'a, à Tunis, aucune visée politique; elle n'a d'autre ambition, dans la sphère commerciale, que de s'associer, dans la mesure de ses propres forces, à la mission civilisa
trice de la France. La France, animée d'intentians identiques aux notres, dait, à Tunis camme partaut ailleurs naus tendre une maJn fraternelle.
Je vaus ai dit nettement ma pensée taute entière. Je n'ai plus qu'à tirer ma canclusian. II n'y a, à Tunis camme en Egypte, paint de véritable différend entre la France et l'Italie: il n'y a qu'un malentendu regrettable. Une fais ce malentendu écarté, je vais, en m'élevant à des cansidératians d'un ardre plus général, bien des raisans paur que la France et l'Italie saient et restent amies; je n'en vais aucune paur que leur accard sait traublé... Ceci devrait, ce me semble, naus danner à refléchir.
(l) Ed. in L. CHIALA, Pagine di Storia contemporanea, fase. 2, Tun!si, Torino, 1895, pp. 207-211.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 977/539. Londra, 24 luglio 1880, ore 16,04 (per. ore 19,40).
Granville m'a dit hier soir que toutes les puissances étaient maintenant d'accord sur la question monténégrine et avaient accepté la proposition anglaJse avec la condition suggérée par la France.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
T. CONFIDENZIALE 560. Roma, 25 luglio 1880, ore 15.
J'avais communiqué votre télégramme (l) à Londres et Granville avait pensé (2) que toute réponse à la demande du Monténégro semit prématurée, et que, le cas échéant, les puissances s'entendraient pour aviser. Maintenant, je vois par le texte de la lettre du 15 de M. Radovich (3) que le prince se préoccupe non pas autant des difficultés de la prise de possession, que de la situation dans laquelle il se trouverait plus tard vis-à-vis des albanais et de la Turquie. La proposition britannique est aujourd'hui acceptée par tous les Cabinets avec amendement français portant que la meme méthode de démonstration navale serait, s'il est nécessaire, pratiquée pour la Grèce. Cela étant je pense que le prince devrait franchement faire part de ses appréhensions à tous Ies Cabinets qui devraient, ce nous semble, sentir tous la responsabilité qui leur incombe.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. P. R. Parigi, 25 luglio 1880.
Secondo quanto Ella mi ordinava nel suo telegramma di jeri l'altro (1), cercai di rivedere il sig. Freycinet prima di partire per Contrexeville e quantunque mi fossi accomiatato da lui. Riescii difatti a trovarlo jeri neil pomeriggio e s~mulandomi irritato dell'accusa a noi mossa da qualche giornale di meditare l'occupazione di Tunisi, in un momento, nel quale la Francia fosse serdamente impegnata, siccome accadde per Roma, ebbi campo di fare le dichiarazioni desiderate dall'E. V.
Lo feci per iscarico di coscienza e per mettere il sig. Freycinet in vena di parlare, essendo per mio conto persuaso che il Governo francese non crede punto a queste frottole e non ci giudica tanto pazzi da tentare un'avventura simile a suo dispetto.
Il sig. Freycinet, senza da,.rsi per inteso delle nostre supposte velleità di occupazione, ritornò sul terreno dell'influenza, e mi volle ripetere quanto già mi aveva detto e ridetto che la Francia consentiva a noi, e ben volentieri, qualsiasi iniziativa ed influenza privata, ma non consentirebbe del pari all'Italia un'influenza politica a Tunisi vietandolo l'interesse palese deD.la Francia.
Soggiunsi allora, ripetendo anch'io quanto aveva dichiarato in altri colloquii, che l'Italia non si rassegnerebbe mai a questa pretesa: che la Francia poteva bensì volerlo ed ottenerlo colla forza, ma che l'inimicizia eterna dell'Italia sarebbe il risultato inevitabile di tale condotta. Che bisognava esser cieco per non vedere in tutto ciò la mano del Principe di Bismarck, che, spingendo la F·rancia a Tunisi, mirava a precluderle sempre più il ritorno nell'Alsazia e nella Lorena e ad indisporla con noi. Sembrare a me che il mantenimento dei buoni rapporti coll'Italia dovesse pesar più di Tunisi nella bilancia francese, e che in fin dei conti da noi si chiedeva soltanto una parte di legittima influenza in un paese, che non è francese, e che dovrebbe essere retto dal suo Sovrano indipendente e non dal Console di Francia.
«Del rimanente, continuai, credo che sarebbe oppor.tuno di abbandonare le frasi nebulose ed astratte e di studiare amichevolmente un modus vivendi pratico, mercé cui la Francia e l'Italia potessero trovarsi e convivere a Tunisi, senza contrasto, senza lotte :..
«Avete ragione, disse il Freycinet, e dobbiamo adoprarci a questo scopo, non in questo momento di sovreccitazione, ma più tardi, quando sia attutita l'impressione vivissima che ha prodotto in Francia la faccenda di Rubattino e il voto quasi unanime della vostra Camera, voto imprudente che ha smascherato le batterie, ferendo la suscettività francese».
Riconobbi anch'io che il momento attuale non era propizio alla combinazione di un modus vivendi e dovetti astenermi dall'accennare di nuovo alla
mia idea primitiva di cambiare i nostri due Consoli a Tunlsi, idea bene accolta un mese fa e che oggidì rischierebbe d'essere respinta.
Fu a questo punto che il sig. Freycinet, assai raddolcito, e come obbedendo ad un impulso subitaneo proruppe: «Ma perché vi ostinate a pensare a Tunisi, dove la vostra concorrenza può turbare un giorno o l'altro i nostri buoni rapporti, perché non volgereste piuttosto gli occhi su Tripoli, nel qual luogo non avreste a lottare con noi né con altri?».
Queste parole mi ricordarono una frase analoga sfuggita un giorno al Duca di Decazes e dovetti convincermi sempre più che esiste un pensiero politico permanente, tradizionale, rispetto alla costa mediterranea dell'Africa, pensiero a cui tutti i partiti si mostrano ossequenti e si studiano di custodire, trasmettere e sviluppare.
Risposi che una simile indicazione mi rammentava il consiglio dato da Bismarck a Napoleone terzo di prendersi il Belgio e lasciar le provincie Renane in pace. Che noi non aspiravamo a Tripoli più che a Tunisi, ma desideravamo soltanto che codeste Reggenze fossero mantenute in statu quo. Aggiunsi che di Tripoli non occorreva parlare, neanche a titolo di compenso, se mai la Francia occupasse Tunisi un giorno, a meno che Tripoli non cessasse di far parte dell'Impero turco. <<L'avvenire è nelle mani di Dio (frase prediletta del sig. Freycinet) e potrebbe darsi, seguitò egli a dire, che un giorno, senza dubbio lontano, la Francia fosse condotta dalla forza delle cose ad occupa,re e ad annettersi la Reggenza di Tunisi. Noi non vorremmo che ciò avvenisse, se pur deve avvenire, a prezzo dell'amicizia che ci lega all'Italia e che desideriamo sinceramente di conservare. Voi partite ed io pure partirò in breve. Ci rivedremo ai primi di ottobre e ripiglieremo allora a parlare di questo argomento nella certezza che gli animi si saranno calmati in Italia e in Francia e che potremo ragionare tranquillamente. Io potrò dichiararvi che la Francia non pensa punto, né poco all'occupazione di Tunisi, ma siccome l'avvenire è nelle mani di Dio e potendo accadere in un tempo più ù meno remoto che la Francia fosse proprio spinta dalla necessità d'una .>ituazione qualsiasi ad occupare la Tunisia, io vi dichiarerò in pari tempo che, se un caso simile si presentasse, l'Italia ne sarebbe avvertita con ogni possibile anticipazione, ed ajutata dalla nostra influenza cordiale ad ottenere nel bacino del Mediterraneo un compenso proporzionato e sufficiente, affine di conservare l'equilibrio della rispettiva preponderanza».
«Sta bene, replicai, di ciò parleremo più tardi: per ora ciò che più importa, ciò che urge sovra tutto, si è di ben definire in modo accettabile i limiti dell'influenza italiana a Tunisi, onde la convivenza de' sudditi e degli interessi nostri divenga possibile e facile coi sudditi e cogli interessi francesi».
Qui ebbe fine il colloquio, dal quale mi pare possasi arguire:
1° che l'attuale Governo non farà nulla di improvviso né di violento;
2° che, senza confessare un progetto di prossima occupazione a Tunisi, ammette però e dichiara francamente che ciò potrebbe aver luogo in un'epoca più o meno lontana, come per forza d'opinione pubblica;
3° che ciò accadendo, sarebbero dolenti di far cosa a noi spiacevole per cui procurerebbero di farla col maggior garbo possibile e !asciandoci balenare agli occhi la lusinga di un compenso.
Uscendo dal signor Freycinet mi affrettai a telegrafare all'E. V. {l) che aveva veduto questo signor Ministro degli Esteri ed eseguito l'incarico di fargli esplicite dichiarazioni ecc. ecc.
Verso sera mi recai pur anche a prendere congedo dal signor Grévy, il quale mi accolse coll'usata sua bonarietà. « Ebbene, mi disse, spero che vi sarete intesi con Freycinet; io gliela ho cantata chiara e gli ho detto di assopire assolutamente la questione di Tunisi, giacché per tutto l'oro del mondo non vorrei perdere l'amicizia dell'Italia e molto meno poi per Tunisi, qui ne vaut pas un cigare de deux sous ».
Queste parole benevole e di forma semplice e schietta provano bastantemente (e ciò valga a rassicurarci alquanto) che nelle alte sfere del Governo esistono due correnti. L'una rappresentata dal signor Grévy e a cui si lega il partito moderato repubblicano. L'altra promossa dal signor Gambetta, di cui il Freycinet è l'eco obbediente e fedele.
Disgraziatamente per noi la volontà politica del signor Gambetta s'impone e sino ad ora riesce a sovrastare a tutti. Egli mi sfugge e lo tengo per cattivo indizio.
Ho creduto necessario riferire all'E. V. tutti questi minuti particolari, ond'ella possa rendersi conto esatto della situazione riguardo a Tunisi. Ogni colloquio, ogni discussione a tal proposito essendo rimandata di comune accordo ai primi di ottobre, abbiamo due mesi dinnanzi a noi per istudiar bene il quid jaciendum. Credo fermamente, anche dopo la ferrovia Rubattino e il voto quasi unanime della Camera, che la Francia non pensa ad occupare Tunisi per ora, a meno che non vi fosse da parte nostra una tale provocazione che sollevasse la Francia contro di noi. Più tardi la Francia finirà forse per occupare la Reggenza e non vi ha dubbio che la sua politica presente a Tunisi ha tutte le sembianze di una preparazione.
Dirò come Freycinet, l'avvenke è nelle mani di Dio. Frattanto sembra a me che dobbiamo occuparci di calmare l'eccitazione prodotta da questi ultimi casi e vedere se si riesce a combinare un modus vivendi abbastanza decoroso e tollerabile. Ciò per il presente.
In quanto alle evenienze future converrebbe aver già un piano di condotta preparato pel giorno in cui la Francia venisse a dirci: «mi decido ad occupare la Tunisia e a dichiararla provincia francese ».
Due eventualità assai gravi si affacciano subito al pensiero. O far la guerra alla Francia per impedirle di prender Tunisi, o stringersi seco in una alleanza, o semi-alleanza, affine di ottenere buoni patti ed equo compenso.
Checché se ne dica non siamo in grado di far la guerra alla Francia, le di cui forze navali basterebbero a rovinarci molte città. Un'alleanza o semi
alleanza mi sembra oggidì una follia che niuno potrebbe consigliare. Dunque conviene andar cauti e non tirarci addosso un guajo, promovendo intanto altre combinazioni che ci salvino dal pericolo delle due eventualità suaccennate. Il signor Freycinet ha messo molta insistenza a provarmi che è sopravvenuto un cambio nella politica italiana a Tunisi, dacché vi andò il deputato Mussi.
(l) Cfr. n. 336.
(l) T. 995 del 24 luglio, non pubblicato.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 562. Roma, 26 luglio 1880, ore 18,30.
J'ai reçu ce matin la lettre particulière (l) par laquelle V. E. me rend compte de son prernier entretien avec M. Freycinet. Je vous suis très reconnaissant d'avoir tenu un langage digne et exprimant notre pensée dans toute son intégrité. Hier j'ai eu l'honneur de recevoir la visite du Roi et je lui ai communiqué les télégrammes de V. E. (2). Sa Majesté en a pris connaissance avec grande satisfaction. Notre point de vue se résume dans le sentiment qu'il y a, de la part de la France, une regrettable erreur d'appréciation. C'est un malentendu que nous devons nous efforcer de dissiper soit en cherchant à convaincre la France de la sìncérìté de nos dispositions arnicales envers elle, soit, en ce qui concerne l'affaire spéciale de Tunis, en prouvant qu'en remplissant le devoir qui nous incombe de protéger des intéréts légitimes italiens, nous n'entendons nullement nuire aux intéréts français. Si la polémique s'enga:ge je m'appliquerai à faire en sorte que les journaux dévoués au ministère acceptent et fassent valoir cette thèse avec une note dominante 4e grande bienveillance envers la France. Je compte partir de Rome, si ma blessure le permet, dans le courant de la semaine. Je resterai trois semaines à Rabbi dans le Trentin pour soigner ma blessure avec une cure qui m'est vivement recommandée par les médecins. Je serai très heureux de me rencontrer avec V. E., dans le lieu et le jour dont nous pourrons convenir par le télégraphe. Je me tiendrai, à cet effet, en communication avec V. E.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
L. P. Parigi, 26 luglio 1880.
Le mando copia della lettera che ho ricevuto stamattina dalla signora Adam e che le ho annunciata per telegrafo (3).
Mi permetta di ripeterle, Egregio Presidente, che la sola moderazione di linguaggio, di forme, e di propositi potrà risparmiarci un conflitto deplorevole. L'intemperanza di qualche nostro giornale e qualche altro fatto che :venisse a f·erire vieppiù la suscettività francese potrebbe condurci ad aperta rottura, le di cui conseguenze potrebbero esser gravi, se in vista di una simile probabilità non si è preparato un'altro indirizzo politico. Per ora, come vedrà dalla lunga lettera che le spedii jersera (l) siamo fors'anche in tempo di raddolcire 1gli attriti e riuscire a trovare un modus vivendi tollerabile da ambe le parti.
P. S. -Credo superfluo di raccomandare all'E. V. che la lettera della Signora Adam non sia vista da nessuno. Non conviene perdere questa buona ;unica.
ALLEGATO
JULIETTE ADAM A CIALDINI
L. P. Paris, 25 juillet 1880.
Vous le voyez, il n'y a rien eu dans le Mémorial Diplomatique! Il n'y aura dans nos journaux de polémique e.t de défis que ceux que vos journaux y provoqueront.
Si vous tenez compte du tort réel fait à nos intérèts privés par le triomphe de la Compagnie Rubattino, triomphe que notre Gouvernement n'a point essayé de combattre, mais que tout naturellement nos Compagnies, par des combinaisons à còté, essaieront d'amoindrir, avouez que, étant quelque peu écorchés nous avons bien peu crié. Si l'un de nos journaux avait imprimé le quart des a}greurs et des insinuations de 1a Riforma, ne nOIUS en eussiez vous pas quelque peu rendus responsables?
Croyez, mon cher ami, que je tiendrai ma promesse, vis-à-vis de vous et vis-à-vis de nos gTands amis i·tallens, chaque fois qu'il s'agti.ra de rédudre les menaces de conftit entre nos deux adorées patries. Mais il faut que je continue de sentir pour cela, que si les notres jouent parfois inconsciemment le jeu de M. de Bismark en voulant nous brouiller, les dissidents italiens ne jouent pas ce jeu consciemnient et n'y gagnent une influence sur l'esprit du Roi, de Cairoli et de Cialdini, que je crois tous trois o>rofondément sincères dans leur désir de ne pas séparer à l'extérieur les intérèts itaJ.ie.ns des intérèts français.
Croyez moi, mon grand et bien cher runi, vous pouvez ètre le grand lien diplomatique, le grand cable italien-français, et mon affection pour vous, si cela est possible, en doublera.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO
~. 566. Roma, 27 luglio 1880, ore 18,45.
Le chargé d'affaires d'Angleterre nous a présenté et nous avons accepté le texte qui suit pour la note coUective concernant le Monténégro: «Après
avoir accusé réception de la note ottomane du 15 de ce mais, les Gouvernements représentés par les soussignés regrettent de ne pas pouvoir accepter ces propositions camme satisfaisantes. Ils ont appris que la Sublime Porte a expédié des renforts de soldats et de munitions à la frontière monténégrine et ils présument qu'elle les a expédiés avec l'intention de remplir fidèlement ses engagements. Ils ne peuvent pas consentir à ce que le système d'atermoiements qui a été pratiqué jusqu'ici et qui a conduit à la présente situation soit continué, et ils doivent par conséquent inviter la Porte à y mettre un terme. ;Ils croient que ce serait plus dans l'intérét de la Sublime Porte d'exécuter immédiatement les propositions contenues dans leur note du 26 dernier pour la cession du district comprenant Dulcigno et la portion de la rive droite de la Bojana s'étendant jusqu'à l'embouchure, et ils recommandent vivement à la Sublime Porte de faire cela camme étant le plus avantageux pour toutes les parties. Si cependant la Porte préfère de s'en tenir aux accords auxquels elle est engagée, ils doivent laisser entendre qu'à moins que la Porte puisse exécuter les arrangements d'avril dans les trois semaines depuis la date de la présente note, on s'attendra à ce que la Sublime Porte se joigne aux ;puissances signataires du traité de Berlin pour assister le prince de Monténégro à prendre par la force possession du district de Dulcigno selon le projet alternatif :..
(l) Cfr. n. 343.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2620. Berlino, 27 luglio 1880 (per. il 2 agosto).
Il résulte de mes rapports précédents que le Cabinet de Berlin se ralliait aux dernières propositions anglaises, pour autant qu'elles seraient acceptées J;)ar les autres Puissances. Ainsi, il avait adhéré sous cette réserve au projet de déclaration pour constater leur désintéressement. Mais l'Autriche-Hongrie ayant trouvé la formule trop vague ou trop étendue, il s'est rangé à l'avis du Baron de Haymerle, de la restreindre aux affaires de la Grèce et du Monténégro, questions actuellement à l'ordre du jour. Il n'existerait pour le moment aucune nécessité de stipuler un engagement qui se rattacherait aussi à d'autres éventualités d'une action combinée pour l'exécution du traité de Berlin. Peutétre n'y a-t-il là aucune arrière-pensée. Cependant on serait presque induit fi croire que, si le Cabinet de Vienne ne veut se lier que sur certains points, Jl viserait dans d'autres directions à garder autant que possible une liberté d'allures. Craindrait-il, en agissant autrement, d'avoir l'air de tenir compte du mot de Gladstone « hands off »?
J'ai appris hier, par M. Busch, que le Gouvernement anglais a déjà communiqué ici le projet de note collective à adresser à la Porte au sujet des réclamations du Monténégro, note conçue dans le sens indiqué par la dépéche de V. E. n. 1049 du 19 juillet (l). Si les autres puissances approuvent,
l'assentiment de l'Allemagne sera également acquis; jusqu'ici, rien ne démontre que la Turquie obtempérera aux conseils, ou plutòt aux demandes unanimes de l'Europe. Mauvaise foi ou impuissance, on ne sortira pas de cette impasse, à moins de recourir à des moyens coercitifs. Pourvu que le remède ne soit pas pire que le mal. Ce serait en effet précipiter une crise qu'on prétend toujours vouloir détourner, puisque l'éventualité d'une démonstration de bàti.ments de guerre sans troupes de débarquement n'est présentée que comme un appui moral des légitimes réclamations du Monténégro.
En ce qui concerne la rectification des frontières helléniques, si on ne prévoit pas un refus formel, on a tout Ueu de craindre que la Porte continue à se repaitre d'illusions. Elle espère que les conclusions de la Conférence ne constituent pas le dernier mot de l'Europe, et que le tracé arrété à Berlin n'est qu'un point de départ à des négociations ultérieures entre les deux Parties intéressées. On oublie à Constantinople, que c'est précisément à la suite de la stérilité des pourparlers directs entre la Turquie et la Grèce, que les Cabinets ont jugé nécessaire d'exercer leur action médiatrice. Revenir à la méme procédure, n'aurait d'autre résultat que d'engager la question dans un cercle vicieux et d'éterniser la discussion. Il est douteux que les puissances envisagent de cette façon la portée de l'oeuvre qu'elles viennent d'accomplir à Berlin, et qu'elles laissent protester leur signature.
Cependant les sceptiques sont nombreux. Ils prétendent que l'Europe va u.onner, sous une nouvelle forme, une preuve de plus de son impuissance. Ce langage est sans doute suggéré par tel ou tel autre Cabinet qui calcule sur une division des puissances, comptant en profiter pour mieux faire prévaloir des vues personnelles en Orient.
Quoi qu'il en soit, le Cabinet de Berlin, afin d'écarter des soupçons sur la loyauté de son attitude, déclare qu'il n'encouragera pas des oHiciers allemands à se rendre en Turquie, tant qu'on pourra craindre de la part de celle-ci de sérieuses difficultés pour l'exécution des décisions de la Conférence.
(l) Non pubblicato, ma cfr. n. 324.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1864. Terapia, 27 luglio 1880 (per. il 3 agosto).
Ieri ebbi una importante conferenza col Signor Ministro degli Affari Esteri. S. E. mi disse la Sublime Porta aspettava con ansietà la risposta delle Potenze alla proposta da essa fatta per la soluzione della quistione del Montenegro imperocché il Gabinetto di S. M. il Sultano aveva preso Ia risoluzione di accettare la delimitazione recentemente messa innanzi da quelle riguardo alla cessione del distretto di Dulcigno. S. E. aggiungeva essere questo un duro sacrifizio pel Governo di Sua Maestà, ed essere stato fatale errore quello di non avere eseguito l'accordo del 18 aprile, pel quale la Turchia non era chiamata a cedere che poche alture di niuna importanza per l'Impero, ma ora la questione era compromessa ed era necessario di sottomettersi alla necessità
21 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
delle cose. Abedine Pascià mi domandava indi se era vero che le Potenze avevano l'intenzione di fare una dimostrazione navale nelle acque di Dulcigno. Cui avendo io risposto non essere incaricato di fare alcuna comunicazione in proposito alla Sublime Porta, S. E. soggiungeva siffatta dimostrazione divenire inutile dal momento che questa dichiaravasi pronta ad effettuare la cessione di Dulcigno. Replicai analoghe dichiarazLoni essere state fatte dalla Sublime Porta durante tutto l'anno 1879 riguardo alla cessione di Plava e Goussigne, in conformità del desiderio manifestato dal Governo Ottomano quella parte del Trattato di Berlino era stata modificata nell'Aprile 1880, e la Sublime Porta aveva assunto nuovi impegni, rinnovate solenni dichiarazioni, ed era seguito quello che tutti sanno, era verosimile che ora le Potenze crederebbero solo ai fatti. Ed Abedine Pascià soggiungeva i fatti seguirebbero immediatamente, la Sublime Porta ritirerebbe le sue autorità e le sue guarnigioni, ed il territorio sarebbe alla disposizione del Montenegro, e mi domandava se questo procedimento non sarebbe per soddisfare le Potenze. Risposi ne dubitavo imperocché queste conoscevano le principali posizioni situate in quel territorio essere attualmente occupate da truppe irregolari, le quali vi si erano trasferite sotto la direzione e coll'aiuto delle Autorità governative «Delle Autorità locali~. soggiungeva Abedine. «Delle Autorità locali~. dissi io, «in seguito ad istruzioni ricevute da potenti personaggi residenti a Costantinopoli~-Né il Signor Ministro degli Affari Esteri trovò alcuna cosa a replicare a queste asserzioni, le quali erano fondate sopra fatti troppo evidenti per metterne in dubbio il carattere di verità. E S. E. si limitava a ripetere desiderare di ricevere al più presto la comunicazione delle Potenze onde dare una pronta soluzione alla pendenza. Cui risposi dal nostro canto non si perderebbe un istante per farle note le risoluzioni dei rispettivi Governi.
Avevo da poco fatto ritorno a Terapia, allorché comparve il Segretario del Signor Ministro e dissemi essere stato mandato a pregarmi da parte di
s. E. considerassi il colloquio relativo alla disposizione del Governo Imperiale di cedere Dulcigno come eminentemente confidenziale, e non ne facessi oggetto di comunicazione telegrafica a Roma. Mi limitai quindi a darne oggi avviso all'E. V. (l) come di fatto positivo senza far menzione della sorgente.
Ho l'onore di segnare ricevuta all'E. V. de' suoi ossequiati dispacci di questa serie dal n. 1080 in data del 13 luglio al n. 1083 del 20 luglio scorso (2).
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1315. Vienna, 27 luglio 1880 (per. il 3 agosto).
Ringrazio V. E. per l'informazione trasmessami col telegramma del 25 corrente (3) averle l'incaricato d'affari d'Austria-Ungheria annunciato che il suo
Governo ha accettata la dichiarazione proposta dall'Inghilterra per constatare che le Potenze intendevano disinteressarsi sugli accomodamenti che potrebbero essere convenuti in seguito ad un'azione concertata per l'esecuzione del Trattato di Berlino.
Come aveva già avuto l'onore di riferire a V. E. col rapporto n. 1311 del 23 (l) confermante il mio telegramma del 21 (2), questa proposta aveva sembrato al Gabinetto di Vienna di natura troppo grave per poter essere adottata senza previa riflessione. Non fu infatti che dopo alcuni giorni che il barone Haymerle fece conoscere al Governo britannico che l'Austria-Ungheria aderiva alla proposta dichiarazione di disinteressamento negli accomodamenti che potrebbero essere la conseguenza di un'azione concertata « relativamente al Montenegro ed alla Grecia,_
Credo superfluo di far rilevare a V. E. la restrizione che con queste ultime parole il Gabinetto Austro-Ungarico ha voluto fare alla proposta alquanto lata del Governo Britannico ed il carattere limitato ch'esso ha inteso dare al proprio disinteressamento.
All'osservazione che gliene fu fatta in proposito da uno di questi Rappresentanti, il Barone Haymerle si sarebbe limitato a rispondere che, con l'aggiunta delle surriferite parole, non veniva punto alterata la proposta inglese giacché questa non poteva evidentemente riferirsi che all'azione delle P.otenze nella soluzione delle vertenze del Montenegro e della Grecia.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E AD ATENE, DE FORESTA
T. 567. Roma, 28 luglio 1880, ore 15,35.
Ambassadeur du Roi à Constantinople a reçu hier note de la Sublime Porte sur la question grecque. Elle décline d'accepter proposition des puissances en alléguant impossibilité de céder des pays appartenant à l'Albanie comme Janina et de nombreuses populations musulmanes en Thessalie, car ces cessions provoqueraient des complications. Elle se plaint qu'on demande aussi cession de positions stratégiques de la plus haute importance. La Sublime Porte déclarant que le traité de Berlin n'1mplique que la médiation des puissances se dit prete à s'entendre avec elles pour le règlement de la question, mais insiste sur la conservation de Janina, Larissa et Metzovo. Quant à la question du Monténégro le comte Corti sait que la Porte attend avec impatience la communication des puissances pour signifier acceptation de la dernière proposition anglaise portant cession de Dulcigno (3).
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1007. Berlino, 28 luglio 1880, ore 16,18 (per. ore 18).
Cabinet de Berlin accepte le projet d'une note collective concernant le Monténégro. Il adhère aussi à la déclaration de désintéressement en la restreignant comme le demande l'Autriche, aux questions de la Grèce et du Monténégro, les seules à l'ordre du jour. Le Cabinet de Berlin avant de se prononcer sur la réponse de la Porte à la note collective des puissances pour la frontière hellénique, attend de connaitre le texte mème de cette réponse, dont il n'est encore parvenu qu'un résumé télégraphique. Mais l'impression reçue est que la Turquie ne se met nullement en mesure de contenter les puissances, ni pour le Monténégro, ni pour la Grèce. L'Allemagne se fera représenter par une corvette dans la démonstration navale projetée.
Je sais indirectement que le Gouvernement impérial décline de s'associer à une médiation amicale entre le Chili et le Perou. Ses intérèts sont de peu d'importance dans ces régions et il prévoit des difficultés dans la réalisation de ce projet.
M. Fossati à mon grand étonnement n'est pas encore arrivé.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1867. Terapia, 28 luglio 1880 (per. il 3 agosto).
Or son pochi giorni S. M. la Regina d'Inghilterra indirizzava a S. M. il Sultano un telegramma pel quale Essa faceva appello all'antica alleanza esistente fra i due Stati, e consigliava a Sua Maestà, in nome di quella, di deferire alle domande delle Potenze. Della quale comunicazione Sovrana io davo contezza telegrafica all'E. V. li 26 del presente (l).
Ieri il Signor Ambasciatore d'Inghilterra aveva un'udienza da S. M. il Sultano allo scopo di dare maggiore sviluppo alla comunicazione di S. M. la Regina. Senonché Sua Maestà, si è dimostrata poco disposta ad entrare in discussione sulle quistioni pendenti, e raccomandava al Signor Goschen di recarsi in giornata presso il Signor Ministro degli Affari Esteri per intrattenerlo di esse. L'Ambasciatore soggiungeva non potere tuttavia a meno di cogliere questa congiuntura per significare a Sua Maestà esistere un perfetto accordo fra le Potenze riguardo alla quistione d'Oriente. «Ed io spero», diceva Sua Maestà, «che questo accordo non avrà per iscopo la rovina dell'Impero Ottomano ». Cui replicava S. E. poter assicurare Sua Maestà che lo scopo
dell'accordo era anzi di salvare l'Impero, ed esso sarebbe certamente raggiunto se il Governo di Sua Maestà prestasse benigno orecchio alle domande delle Potenze, in caso contrario gli effetti potrebbero essere diversi.
Il Signor Goschen trasferivasi indi alla Sublime Porta, e traeva dal Ministro degli Affari Esteri riguardo alla quistione del Montenegro presso a poco le stesse cose che io già ebbi l'onore di riferire all'E. V. Quanto alla quistione Ellenica il Signor Ambasciatore domandava al Ministro se la nota della Sublime Porta dovesse interpretarsi nel senso che essa sarebbe disposta a cedere il territorio richiesto all'infuori dei tre punti nominati in quella. CUi S. E. faceva risposta evasiva e nel corso del colloquio essa dimostrava un'opposizione più ferma riguardo a Giannina che riguardo a Metzovo e Larissa.
(l) T. 1001, non pubblicato.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1316. Vienna, 28 luglio 1880 (per. il 2 agosto).
Il Gabinetto austro-ungarico ha non senza una certa esitazione finito per aderire alla condizione messa innanzi dalla Francia che l'intervento conéertato dalle potenze pella soluzione della vertenza montenegrina dovrebb'essere, in caso di necessità, praticato egualmente in favore della Grecia. Mi risulta che il Governo austro-ungarico erasi dapprincipio mostrato avverso a siffatta proposta sia per la nuova azione alla quale essa impegnava le potenze sia perché l'obiettivo dell'intervento non poteva considerarsi nei due casi identico; e la sua riluttanza non fu vinta che dalla dichiarazione fatta qui dall'Ambasciatore di Francia che il Governo della Repubblica non potrebbe mai assumere l'impegno di far accettare dall'opinione pubblica un intervento negli affari del Montenegro qualora l'azione della Francia non dovesse esercitarsi pure in eguale misura a pro della Grecia. Fu dunque a malincuore ed unicamente per ottenere l'adesione anche della Francia alla progettata dimostrazione navale nelle acque di Dulcigno che il Gabinetto di Vienna annuì alla condizione posta dal Governo della Repubblica.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, E A LONDRA, MENABREA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA
D. Roma, 29 luglio 1880.
Col dispaccio del 23 di questo mese (1), mentre Le faceva conoscere che, per parte nostra, avevamo accettato il metodo proposto dal Governo austro
ungarico per ratificare gli atti di delimitazione degli Stati balcanici, compreso quello relativo al confine tra la Bulgaria e la Dobrugia, accennava al· dubbio se si poteva regolarmente ratificare l'atto del 17 dicembre 1878 che manca della firma del Commissario russo.
Jeri l'Incaricato d'Affari d'Austria-Ungheria è venuto a airmi che il Barone di Haymerle sperava che noi non avremmo insistito sulla nostra osservazione, avvertendo che la firma del Commissario russo mancante nell'atto del 17 Dicembre 1878 sarebbe in certo modo supplita da quella del Ministro Imperiale degli Affari Esteri apposta alla Dichiarazione di ratificazione.
Mi sono affrettato a replicare che noi avevamo emesso quel dubbio a titolo di semplice ricordo non già per sollevare obiezioni, epperò la nostra adesione può essere considerata già fin d'oggi, come piena ed intera.
(l) Non pubblicato.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1317. Vienna, 29 luglio 1880 (per. il 2 agosto).
In precedenti miei rapporti ebbi occasione di segnalare a V. E. la viva preoccupazione che da qualche tempo è dato di scorgere nel Gabinetto di Vienna per le condizioni attuali delle cose in Oriente, e per le gravi complicazioni che sembrano andarvisi preparando.
Questa preoccupazione trae la sua origine non solo dalle serie difficoltà che incontra la soluzione delle varie vertenze in relazione col trattato di Berlino, ma benanco e forse più dalla persuasione che non tutte le Potenze sono egualmente animate dal desiderio sincero di giungere alla pacificazione delle provincie ottomane d'Europa e dalla convinzione che taluna di esse s'adopera, con quei mezzi che le sono suggeriti da una tradizionale politica di ostilità verso la Turchia, a provocare un nuovo sconvolgimento nella penisola dei Balcani. Siffatta eventualità che è nell'ordine dei fatti non solo possibili ma probabili, turba profondamente l'animo del Gabinetto di Vienna come quella che, nelle presenti condizioni dell'Impero Ottomano, potrebbe avere conseguenze fatali per l'esistenza di esso, e che potrebbe compromettere seriamente e fors'anca irreparabilmente gli interessi e la politica dell'AustriaUngheria in Oriente.
Se nel programma politico di quest'ultima potenza v'ha, come tutto induce a credere, il proposito di esercitare un'azione preponderante nella penisola balcanica per potervi poi assumere, a momento dato, una parte dell'eredità che verrà lasciata dal crollante Impero Ottomano, è evidente ed assoluto per essa il bisogno di assodare la propria posizione nella Bosnia e nell'Erzegovina in modo da poter fare, di quelle due provincie la base sicura delle sue operazioni future. Ora l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina è lungi dall'aver dato sin qui all'Austria-Ungheria i frutti che essa si era ripromessi. Son già trascorsi due anni dacché le truppe imperiali presero possesso di quelle due provincie, ed il loro aspetto di fronte alle popolazioni è ancora ogg1dl quello d'un esercito conquistatore. I benefici di una amministrazione onesta e civilizzatrice non hanno finora avuto che una limitatissima influenza sull'animo degli abitanti per la massima parte ostili al nuovo regime. L'indolenza, l'ignoranza, i pregiudizii, gli usi inveterati, le tradizioni religiose, sono altrettanti ostacoli che il Governo incontra ad ogni pié sospinto e che or rallentano ed or arrestano l'opera di riorganizzazione e di civilizzazione in quelle due provincie. Se si aggiunge la profonda miseria che regna nelle campagne, le serie difficoltà che presenta la percezione delle imposte, la quasi assoluta mancanza di mezzi di comunicazione, i ristretti proventi dell'Erario e le ingenti spese che dovrà incontrare il Governo in un paese come quello ove tutto è ancora da farsi, non v'ha chi non veda qual grave peso sia oggidì per il Governo d'Austria-Ungheria l'acquisto della Bosnia e dell'Erzegovina, quante difficoltà dovranno superarsi, quanto tempo dovrà trascorrere prima che queste due provincie possano costituire un nuovo elemento di forza per l'Impero.
In tali condizioni, e fino a tanto che la dominazione austriaca non sia mag;giormente consolidata nella Bosnia e nell'Erzegovina riescirebbe impossibile al Gabinetto di Vienna di dare un pratico sviluppo al suo programma politico in Oriente; esso ha quindi tutto l'interesse a che non sorgano per-ora complicazioni tali da far pericolare la dominazione ottomana in Europa. Da ciò la premura con la quale si studia di impedire lo scoppio di nuove conflagrazioni, da ciò la pressione che non cessa di esercitare sul Governo della Porta per indurla a cedere ai consigli dell'Europa, da ciò l'inquietudine con la quale segue gli avvenimenti che sembrano prepararsi al nord ed al sud dei Balcani.
L'Austria-Ungheria, al pari di ogni altra potenza, non si fa alcuna illusione sulla stabilità dell"ordine di cose creato nelle provincie bulgare dal Trattato di Berlino, né si nasconde come in un avvenire più o meno remoto la barriera artificiale eretta tra la Bulgaria e la Rumelia Orientale sia destinata a cadere per lasciare libero il varco alla costituzione di un grande Stato bulgaro. Ma se è questo un fatto che non potrà essere impedito, il Gabinetto di Vienna vuole almeno ch'esso non abbia a riescire a troppo discapito de' suoi proprii interessi, e tale riescirebbe qualora o.ggidl si effettuasse, giacché la creazione di una grande Bulgaria non avrebbe soltanto qual conseguenza di fare scomparire quasi del tutto la dominazione ottomana dal continente europeo, ma avrebbe ancor quella di provocare l'unione della Macedonia al nuovo Stato bulgaro. In quest'ultima eventualità, che più di qualunque altra danneggerebbe le mire dell'Austria perché ad essa precluderebbe l'agognata via per giungere al Mare Egeo, sta, s'io non vado errato, il vero motivo che rende cotanto inquieto il Gabinetto di Vienna sui maneggi del partito unionista nella Bulgaria e nella Rumelia Orientale.
Queste apprensioni sono altresì mantenute vive nel Gabinetto imperiale dall'atteggiamento degli attuali Ministri inglesi di fronte alla questione orientale. I principii professati ed a più riprese manifestati dal signor Gladstone non lasciano dubbio sulle disposizioni di quest'uomo di Stato a favorire la costituzione delle varie nazionalità cristiane che og.gidì compongono la Turchia d'Europa e l'Austria-Ungheria sa di non poter più contare sull'azione del Governo britannico per veder rintuzzate le aspirazioni nazionali dei Bulgari. E la persuasione a questo riguardo è tale che qui si sarebbe perfino disposti a credere che tra In Russia e l'Inghilterra esista già un'intesa mercè la quale la costituzione di uno Stato bulgaro comprendente anche la Rumelia Orientale non avrebbe ad incontrare opposizione per parte di quest'ultima potenza.
Perduta la cooperazione dell'Inghilterra per combattere l'elemento panslavista nelle provincie dei Balcani, e non osando assumere un'ingerenza diretta che riescirebbe fatta in odio alla Russia la cui mano non è estranea ai moti che vi si preparano, l'Austria-Ungheria non vede ora altro mezzo di prevenire gli avvenimenti che minacciano di sconvolgere nuovamente l'Oriente, che nel mantener saldo, completo l'accordo tra tutte le potenze. Questo accordo però, per raggiungere l'intento pacifico vagheggiato e propugnato dal Gabinetto di Vienna, non dovrebbe volgersi all'esame di nuove idee, alla soluzione di nuovi problemi, ma, basato sul terreno legale, mirare esclusivamente alla stretta, fedele esecuzione del Trattato di Berlino in tutte le sue parti.
In siffatto concetto parmi di poter riassumere l'odierno indirizzo politico dell'Austria-Ungheria in Oriente.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1017. Costantinopoli, 30 luglio 1880, ore 15,56 (per. ore 16,50).
Dans une réunion nous avons convenu de faire savoir à nos agents que la Porte nous a confidentiellement informés qu'en réponse à la note qu'elle attend de nous sur la question du Monténégro, elle se déclare prete à accepter la combinaison de Dulcigno. Nous avons lieu de croire que la Sublime Porte espère échapper ainsi à la démonstration navale. Nous croyons notre devoir de signaler dès-à-présent ce fait à nos Gouvernements pour recevoir à temps des instructions dans le cas où la Porte formulerait une demande dans ce sens. Dans tous les cas il serait à désirer que nous fussions autorisés à stipuler des conditions précises quant au mode de la remise du territoire cédé afin d'éviter les inconvénients qui se sont produits lors de l'arrangement du 18 avril.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 577. Roma, 31 luglio 1880, ore 15,30.
Les ambassadeurs à Constantinople ayant, dans une réunion, décidé de demander instructions en vue de l'éventualité désormais assurée que la Sublime Porte accepte la combinaison de Dulcigno pour échapper à la démonstration navale (1), j'ai répondu au comte Corti (2) que l'adhésion de la Porte doit, cette fois, étre immédiate, sérieuse, effective, sans réserve ni arrière pensée. Le comte Corti a reçu, pour s'entendre à ce sujet avec ses collègues, les pouvoirs les plus larges. Il est, d'ailleurs depuis quatre jours autorisé à signer la note collective.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1320. Vienna, 31 luglio 1880 (per. il 3 agosto).
Col rapporto n. 1319 (3) che ebbi l'onore di indirizzare ieri a V. E. io m'ero fatto premura d'informarla che, in seguito a sollecitazioni pervenute dal Governo ottomano, questo Ministro degli Affari Esteri aveva deciso di far indirizzare dall'Ambasciatore austro-ungarico a Costantinopoli una nota alla Sublime Porta relativamente all'ultima proposta turca per regolare la questione montenegrina. Questa notizia m'era stata data la sera prima dallo stesso Ministro degli Affari Esteri.
Senonché nelle ore pomeridiane di ieri il Barone Haymerle mi faceva sapere che siccome la proposta inglese (dispaccio di Lord Granville a Sir
H. Elliot del 22 luglio) per la redazione di una nota collettiva da indirizzarsi dalle potenze alla Sublime Porta, attribuisce a questo documento il carattere di una risposta diretta alla nota turca del 15 luglio, egli credeva di dover astenersi dal fare alla Sublime Porta la comunicazione da lui annunciatami e che era destinata ad opporre une fin de non recevoir alla nuova proposta ottomana. S. E. era d'avviso che un simile ufficio isolato da parte del Governo Imperiale e Reale non sarebbe guari opportuno e potrebbe eventualmente complicare la situazione. Il Barone Haymerle aveva quindi risoluto di limitarsi a far sapere alla Porta, per mezzo del Barone Calice, che le potenze si trovano ancora oggigiorno impegnate in negoziazioni, e che egli (Barone Haymerle) non potrebbe oggi far altro che ripetere quanto aveva già detto a Edhem Pacha che cioè la nuova proposta turca relativa al Montenegro era troppo vaga e troppo mal definita per poter essere presa in considerazione.
Di questa comunicazione del Ministro Imperiale e Reale degli Affari Esteri ebbi cura di mandare tosto un sunto telegrafico a V. E. (4).
Ignoro in qual modo sia avvenuto questo cambiamento di decisione nel Barone di Haymerle; ma da certi indizi sarei portato a credere che non vi sia estraneo il Gabinetto di Berlino al quale, come ebbi già a dirlo, erano state fatte da Costantinopoli identiche sollecitazioni.
(-4) T. 1013 del 30 luglio, non pubblicato.L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1029. Vienna, 3 agosto 1880, ore 18,10 (per. ore 19,10).
Haymerle pense que toutes les Puissances ayant accepté texte de la note relative au Monténégro, elle pourra etre remise incessamment. Il est d'avis aussi qu'il faudra exiger de la Sublime Porte exécution sérieuse de l'arrangement. Il a télégraphié à Calice de suggérer à ses collègues opportunité de rassurer Sublime Porte, à l'instar de la motion du plénipotentiaire anglais à la conférence de Berlin, pour la protection de la reUgion et des droits des musulmans passant au Monténégro. Haymerle part demain en congé pour trois semaines.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AI MINISTRI RESIDENTI A LIMA, VIVIANI, E A SANTIAGO, SANMINIATELLI (3)
D. Roma, 3 agosto 1880.
Col mio telegramma del 18 decorso luglio (2), che qui Le riconfermo, impartii alla S. V. l'istruzione di cogliere la prima favorevole occasione per offrire a codesti Stati belligeranti la mediazione dell'Italia all'effetto di veder cessate le ostilità fra i due paesi. Essendoci noi posti d'accordo in proposito col Gabinetto britannico, questo ci significò che sulla nostra proposta aveva esso pure impartito ai suoi Agenti in Lima e in Santiago un'analoga istruzione.
Frattanto sembrandoci opportuno che a questa eventuale azione diplomatica da esercitarsi in pro della pace in America, cooperassero pure le altre Potenze, scrissi in data del 19 (3) dello scorso mese ai R. Rappresentanti in Parigi, Vienna, Berlino e Washington, affinché invitassero quei Gabinetti a dare ai rispettivi Agenti in Lima ed in Santiago istruzioni di associarsi ai loro colleghi d'Italia e d'Inghilterra nell'intento di offrire, all'occorrenza, agli Stati belligeranti dell'America meridionale la mediazione delle Potenze neutrali.
Fino a questo momento non ci sono giunte se non le risposte che il Gabinetto di Vienna e quello di Berlino ci hanno comunicato per mezzo di quei R. Rappresentanti.
Pur facendo voti perché l'iniziativa presa dall'Italia nell'interesse della pace in America sortisca felice esito, il Gabinetto di Vienna ha dichiarato di non essere in grado di accogliere l'invito, attesoché l'Austria-Ungheria non ha rappresentanza diplomatica né in Lima, né iri Santiago.
Quanto al Gabinetto di Berlino, esso si è riservato di farci conoscere pm tardi la sua decisione in proposito. Come riferisce S. E. 11 Conte de Launay, la Germania, cosi interessata a mantenersi nella più perfetta conformità d'idee col Gabinetto di Washington, cercherà di assicurarsi prima delle disposizioni e del contegno che quest'ultimo sarà per adottare per rispetto al conflitto chileno-peruviano.
Nell'informarla di quanto precede, mi riservo di farle conoscere a tempo debito le risposte, che in proposito ci verranno date dai Gabinetti di Parigi e di Washington (1).
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1874. Terapia, 4 agosto 1880 (per. il 10).
Il 30 del passato luglio fu tenuta una riunione di questi ambasciatori, nella quale si discusse per ben tre ore il progetto di nota da indirizzarsi alla Sublime Porta riguardo alla quistione del Montenegro. Il senso di esso pareva a taluni alquanto oscuro in alcune parti, e sopratutto si dubitava se esso presentasse due o tre maniere di soluzione. S'intendeva di significare alla Sublime Porta di scegliere fra l'esecuzione dell'accordo del 18 aprile nel termine di tre settimane, e l'azione in congiunzione colle Potenze affine di aiutare il Montenegro ad eseguire il progetto relativo alla cessione di Dulcigno? Oppure si presentava eziandio la terza alternativa dell'esecuzione immediata di questa proposta senza la cooperazione delle potenze? Come l'E. V. comprenderà di leggieri, era questo un grave dubbio, però si convenne di non farne l'oggetto di comunicazione telegrafica ai rispettivi Governi, poiché, conoscendo il testo della nota essere già stato definitivamente adottato da tutti i GaJbinetti, non si credette opportuno di fare osservazioni che avrebbero potuto essere cagione di esitazioni e di indugi, e si seppe di poi che il Gabinetto di San Giacomo aveva infatti inteso di presentare al Governo ottomano la scelta fra i tre procedimenti in discorso. Ci limitammo quindi a significare ai rispettivi Governi per telegrafo (2) conoscere, per comunicazione confidenziale fatta dalla Porta ad alcuni di noi, essere questa risoluta, tostoché avrebbe ricevuto la nostra risposta, a dichiararsi pronta ad accettare la combinazione di Dulcigno, sperando per tal modo di evitare la dimostrazione navale. In ogni caso sarebbe desiderabile che fossimo autorizzati a stipulare le condizioni precise della consegna per evitare gli inconvenienti che si produssero rispetto all'accordo del 18 aprile. Ed io ebbi indi l'onore di ricevere il tele
gramma del 31 luglio pel quale l'E. V. si compiaceva impartirmi l'autorizzazione richiesta (l).
Gli ambasciatori erano tutti muniti dell'autorizzazione di firmare la nota predetta, all'eccezione di quello di Francia, il quale la ricevette solo il 1o del presente. L'indomani a sera ci radunammo quindi nuovamente a fine di delibenre sulla forma definitiva a darsi all'atto, imperocché trattandosi di una comunicazione di tanta entità, era pure necessario di dare al testo convenuto la maggiore chiarezza che per noi si poteva. Ed in seguito a lunga discussione, si convenne di adottare la redazione di cui unisco copia al presente (2). La nota stessa fu quindi portata ieri al Ministro degli Affari Esteri dal primo interprete dell'Ambasciata di Germania.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1039. Tunisi, 5 agosto 1880, ore 14,15 (per. ore 18).
On s'est souvenu au Bardo d'avoir concédé autrefois chemin de fer pour Hammamel Enf à Xavier Mancardi. Des recherches se font dans le ministère pour voir si cela empéchemit aujourd'hui de le concéder à Bona Guelma (3).
M. Maricardi était, il y a quelque temps, à Malte et se trouvait, il y a deux mois, à Rome. Le mois passé il écrivait ici de Naples. On dit avoir un parent au ministère des finances. Il serait convenable d'agir pour qu'il ne transfère pas sa concession aux français et la cède à M. Rubattino ce qui devrait étre facile, car, sans doute la demande Géry n'aurait aucune valeur.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1043. Tunisi, 5 agosto 1880, ore 18,55 (per. ore 22).
J'ai eu ce matin entrevue avec le bey qui tout eu déclarant ne pas vouloir violer ses engagements m'a fait comprendre étre sous une pression qui prétend lui imposer de concéder chemin de fer Rades dans un délai de quelques jours. Je lui ai déclaré que l'art. V de la concession de celui de la Goulette le lui défend formellement et que, comme nous lui demandons de respecter notre droit, nous lui preterons notre appui envers ceux qui voudraient l'obliger de le méconnaitre. Son Altesse se trouve évidemment très embarrassée et parait craindre que s'il mécontente le consul de France, nous le laisserons exposé à en subir les conséquences.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1875. Terapia, 5 agosto 1880 (per. il 12).
Il Conte Collobiano aveva l'onore di trasmettere all'E. V. pel suo rapporto del 27 giugno n. 1837 (l), copia della nota identica indirizzata il giorno innanzi alla Sublime Porta relativamente alla quistione del Montenegro.
L'E. V. avrà notato come in quel momento la nuova proposta di frontiera fra i due Stati non fosse indicata che in termini assai vaghi, non contenendo fra l'altre cose, alcuna descrizione della parte situata all'est del lago di Scutari. Il che proveniva dal fatto che l'Ambasciatore di Russia non era per anco munito delle istruzioni necessarie per definire la frontiera in discorso, e quello d'Inghilterra aveva l'ordine di non indugiare ulteriormente la presentazione della nota. In un colloquio avuto avant'ieri dall'Ambasciatore di Russia col Signor Ministro degli Affari Esteri, ed in altro seguito ieri fra questi e l'Ambasciatore d'Inghilterra, Abedine Pascià domandava ulteriori ragguagli sopra quella linea, e desiderava sapere sopratutto se fosse vero che per quel progetto la posizione di Dinosi fosse aggiudicata al Montenegro. Cui LL. EE. avendo risposto affermativamente, Abedine Pascià esprimeva non poca meraviglia nell'intendere che, mentre si domandava un compenso dalla parte di Dulcigno, si accordasse pure al Montenegro una parte del territorio contemplato dall'accordo del 18 Aprile. La posizione di Dinosi, situata allo sbocco della valle del Sem, ed attualmente occupata dagli Albanesi, ha infatti una grande importanza strategica, ma d'altra parte essendo essa a pochi chilometri da Podgoritza, se fosse lasciata ai turchi, costituirebbe una costante minaccia per questa città. Le osservazioni di Abedine Pascià essendo state riferite ieri dai Signori Novikow e Goschen in una conferenza degli Ambasciatori si stimò opportuno di fornire senz'altro alla Sublime Porta qualche maggiore contezza riguardo al tracciato che era stato proposto all'accettazione di essa. Si convenne a tale scopo che il Primo Interprete dell'Ambasciata di Germania metterebbe oggi nelle mani di Abedine Pascià il memorandum di cui unisco copia al presente (1), e questa comunicazione sarebbe fatta in modo confidenziale, colla riserva di farla ufficialmente, tostoché la Sublime Porta avrebbe accettato in principio la proposta delle Potenze.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 592. Roma, 6 agosto 1880, ore 14,10.
Veuillez dire au Bey que vous avez rapporté votre entretien (2) au Gouvernement du Roi et que celui-ci le remercie d'étre loyalement décidé à maintenir
ses engagements envers M. Rubattino. Son Altesse peut, à son tour, compter avec une entière confiance sur notre amitié. Nous pensons, d'ailleurs, que ses craintes sont exagérées. Quel que soit le langage de M. Roustan, nous nous refusons à admettre que la France veuille faire un grief à Son Altesse d'avoir tenu compte d'une opposition dont la légitimité est d'une évidence tout-à-fait élémentaire.
M. Cairoli étant absent j'ai fait lire et approuver le présent télégramme par
M. Depretis. Nous allons nous mettre en communication avec M. Mancardi {l) qui est toujours à Naples.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI
D. 1094. Roma, 6 agosto 1880.
Col suo rapporto N. 1870 di questa serie (2), l'E. V. mi faceva notare a proposito del testo della nota da indirizzarsi alla Sublime Porta per la questione del Montenegro, che qualora la cessione del distretto di Dulcigno fosse per essere accettata, sarebbe necessario che gli Ambasciatori delle Potenze si intendano fra loro per la stipulazione di un atto il quale serva di base giuridica per il nuovo accordo. Come Ella bene avvertiva, la proposta della cessione di Dulcigno, accettata dalle parti interessate, implica naturalmente una modificazione tanto di ciò che fu stipulato col Trattato di Berlino, quanto di ciò che fu convenuto col Protocollo del 18 decorso aprile: e per tal modo si fa evidente la necessità di stipulare un atto, che determini la mutata condizione di cose derivata dalla nuova proposta. Al pari di Lei, reputo pure opportuno che si abbia a precisare questa volta, con maggior esattezza, il modo di consegna del territorio assegnato al Montenegro; e non dubito che Ella saprà, insieme ai suoi colleghi, adottare il procedimento migliore per ottenere questo intento.
Conformemente a quanto precede, e riferendomi al suo sovrindicato Rapporto, Le ho indirizzato oggi un telegramma (3), che qui Le confermo, col quale ho autorizzato l'E. V. a stipulare e a firmare coi suoi colleghi tutti quegli accordi ed atti che saranno giudicati opportuni all'oggetto di render regolare ed effettiva la cessione del distretto di Dulcigno al Montenegro.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
D. 753. Roma, 6 agosto 1880.
Riferendomi al telegramma del 4 di questo mese (4), e riservandomi di porgerle, se ne sarà il caso, ulteriori istruzioni, mi pregio di qui acchiudere,
a titolo di semplice informazione e per il solo caso in cui ne fosse tenuta parola a V. E. una breve memoria in cui sono esposti i termini di una controversia che sembra essere sul punto di sorgere, a Tunisi, tra la Compagnia francese Bona Guelma e la Società Rubattino. La memoria stessa, altrettanto succinta quanto è semplice la questione, mostra come la ragione sia tutta dalla parte della Società Rubattino.
ALLEGATO
MEMORIA
Roma, 4 agosto 1880.
L'Articolo so dell'atto di concessione 23 agosto 1871 per la Linea Goletta-Tunisi, in cw è ora subentrato il Comm. Rubattino, reca testualmente che il Bey n<m possa concedere ad altri aucune ligne rivale.
Non è qwndi luogo, nel caso presente, a disputare, secondoché in altri casi, e anche in Italia, è avvenuto rispetto alla portata della locuzione linea parallela che si suole adoperare negli atti di concessione ad escludere la possibilità d'una eventuale concorrenza. Basta al comm. Rubattino, per fare valida e legittima opposizione, dimostrare che l'altra linea di cui si chiede al Bey la concessione, è una linea rivale, una linea, cioè, che può ruver per effetto di diminuire il trruffico sulla sua propria linea.
Secondo un ·telegramma del comm. MACCIÒ (1), La Compagnia fr.ancese Bona Guelma, la quale già possiede la linea dal confine algerino fino a Tunisi, avrebbe appunto chiesto al Governo del Bey la concessione di una linea che, partendo da Tunisi, costeggerebbe la riva del lago opposta a quella ove corre attualmente la linea Rubattino e riuscirebbe sul mare a Rades, vale a dire .in un punto quasi contiguo a Goletta.
Dal punto di vista del diritto, la questione non è dubbia. Chi volesse convincersene non ha che a leggere il presente articolo so, dell'atto di concessione e a gettare quindi uno sguardo sul qui acchiuso schizzo, ove sono raffigurate le due linee rivali; cioè l'att.uale linea Rubattino e quella di cui la Compagnia francese chiederebbe la concessione.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 228. Tunisi, 6 agosto 1880 (per. il 10).
Nel riferire all'E. V. con Rapporto del 13 Luglio ultimo N. 208 (2) che il Console di Francia si sarebbe mostrato intenzionato di consigliare al Governo del Bey di non riconoscere i Signori «Rubattino e Compagni~ come succeduti alla «Railway Tunisian » nell'acquisto della Ferrovia della Goletta, io mi era basato sovra informazioni esatte, ma assai indeterminate. Or non è molto ho avuto luogo di accertarmi ·che le pratiche di cui si tratta furono interposte dal Signor Roustan per mezzo di una nota verbale. Egli diceva in quella a Sua Altezza, che nel caso in cui la detta Società italiana volesse prendere possesso della Ferrovia e farne da lui sanzionare l'acquisto, dovrebbe assolutamente rifiutarvisi; e se dall'autorità italiana gli venissero fatte rimostranze, dichia
rasse che la Francia non lo voleva. Quando poi egli si decise a desistere da tale
strana attitudine, adoprò ogni mezzo per riavere la sua nota, ma non la ot
tenne essendosi addotto il pretesto che era andata smarrita.
Nel colloquio avuto con Sua Altezza dallo stesso Signor Roustan il 5, colloquio a cui si riferisce il mio rapporto di N. 226 (l) dopo aver insistito con molta vivacità perché il Bey s'impegnasse formalmente a dare al Signor Géry la concessione della Strada ferrata Rades-Hamman El Enf, soggiunse: «La Francia intende assolutamente che Vostra Altezza vi acconsenta; io ho già prevenuto il mio Governo dell'opinione a noi favorevole data dal Comitato delle Ferrovie, e sia persuaso, che per una questione come questa, la Francia è disposta a compromettere i suoi buoni rapporti coll'Italia ».
L'E. V. comprende perfettamente l'effetto di simili dichiarazioni su di un Sovrano e di un Ministro incapaci ambedue di distinguere l'espressione qei veri sentimenti del Gabinetto di Parigi dall'attitudine del suo rappresentante, esagerata a bella posta verso di loro che sa per prova quanto siano impressionabili. Ciò non di meno la sola possibilità che si tenga un tale linguaggio,
.costituisce un fatto gravissimo che rende la situazione interamente anormale.
Io credo perciò di tutta necessità che V. E. mi autorizzi a fare a Sua Altezza dichiarazioni dalle quali egli possa esser rassicurato che in ogni evento l'Italia non lo abbandonerà alla mercé di chi vuole con queste minacce imporgli di mancare ai propri impegni, a pregiudizio degli altrui diritti.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1048. Parigi, 7 agosto 1880, ore 16,45 (per. ore 19).
Freycinet nous autorise à déclarer à Berlin que la France s'associerait à la médiation que, d'accord avec l'Italie, l'Allemagne et l'Angleterre jugeraient opportun d'offrir e n tre le Pérou et le Chili (2).
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2627. Berlino, 7 agosto 1880 (per. l'11).
J'ai l'honneur de remercier V. E. clu télégramme (3) par lequel vous vouliez bien m'informer que la note collective concernant le Monténégro avait été signée le 3 Aollt, pour etre remise le meme jour à la Porte. Un avis semblable était parvenu au Cabinet de Berlin.
(-3) T. 581 del 3 agosto, non pubblicat o.Il est également lnstruit que, pour échapper à la démonstration navale, on se montre enclin à Constantinople à déférer à la demande des Puissances. Mais cela est sans valeur, tant qu'elles n'obtiendront pas des garanties que la condescendance, déclarée en principe par le Sultan, ne sera point paralysée par l'opposition des albanais. On les dit plus que jamais résolus à empecher toute cession territoriale. Tout porte à croire qu'ils sont encouragés à la résistance par la Turquie, trop faible pour les rappeler à la raison, et cherchant dès lors à les mettre en avant pour dégager, à la dernière heure, sa propre responsabilité.
C'est pourquoi, le Cablnet de Berlin a autorisé son Ambassadeur à Constantinople à s'entendre avec ses collègues, pour que l'adhésion de la Porte soit sérieuse et effective. (Télégramme de V. E. du 31 Juillet échu (1), et rapport n. 2622 (2).
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 727/667. Londra, 7 agosto 1880 (per. il 10).
A conferma del mio telegramma n. 548 in data d'ieri (3), ho l'onore d'informare l'E. v. che giovedì ultimo io vidi il Conte Granville che mi disse d'aver date, circa la questione montenegrina, al signor Goschen Ambasciatore d'Inghilterra a Costantinopoli, istruzioni analoghe a quelle avute dal Conte Corti per parte di codesto Ministero e riferite nel telegramma di V. E. del 31 luglio ultimo ( 4).
Il signor Goschen deve inoltre insistere presso la Sublime Porta affinché questa non richiami i suoi funzionari e le sue truppe dal territorio da cedersi se non al momento della consegna di detto territorio in mani dei Montenegrini, in modo d'evitare un nuovo tentativo violento degli Albanesi, come già ebbe luogo precedentemente, per impadronirsi delle posizioni occupate dai Turchi.
n Conte Granville mi confermò la esattezza della comunicazione fatta alla
E. V. dall'Incaricato d'Affari d'Inghilterra e riferita nel telegramma di codesto Ministero in data del 4 corrente (5).
Il nobile Lord mi disse che la Francia non avendo voluto incaricarsi della redazione della risposta da farsi all'ultima nota della Porta ottomana riflettente la frontiera ellenica, aveva pregato il Gabinetto inglese di assumere esso stesso quell'incarico e si era limitata ad indicare il senso in cui tale risposta doveva essere fatta, sembrandole che la nota della Porta non era in nessun verso soddisfacente.
22 -Documenti diplòmattcl -Serle II -Vol. XIII
Il Conte Granville non ammette che siano aperte nuove conferenze per regolare la sovraccennata questione ed insiste affinché l'ultima proposta collettiva de' plenipotenziarii riuniti a Berlino, approvata dai rispettivi Governi, sia mantenuta nella sua integrità. Egli mi espresse il desiderio di conoscere quanto prima l'opinione del nostro Governo a quel riguardo.
Il nobile Lord sembra credere che la Porta tenti di agire presso alcuni Governi in particolare, suggerendo la cessione alla Grecia dell'isola di Creta, invece del territorio designato dalla Conferenza di Berlino, ma egli non mi parve disposto a secondare una tale idea. Per altra parte v'è da supporre che neppure il Gabinetto francese la possa accogliere, imperocché il signor Waddington che, pochi giorni sono io ebbi il piacere di avere a pranzo a questa ambasciata, parlando dell'isola di Creta diceva che la cessione di essa alla Grecia non conveniva né alla Francia né all'Italia, e che pensava in conseguenza che i nostri due Governi vi si sarebbero opposti.
Il Conte Granville è sempre persuaso che il fermo e costante accordo delle Potenze finirà per trionfare delle resistenze del Governo turco. Ma perciò è necessario che le negoziazioni fra i nostri diversi Governi siano mantenute segretissime e sovrattutto che non si lascino trapelare le piccole divergenze che talvolta sorgono sopra questioni secondarie e finiscono sempre per aggiustarsi, mentre la Porta ch'è molto sottile sa con particolare abilità valersi di tali incidenti per intromettersi fra i Governi, per allargare le dissidenze e trovar così nuovi motivi di temporeggiamenti e di resistenza.
Ho profittato dell'opportunità della mia visita a Lord Granville per chiedergli se vi fosse qualche fondamento nelle voci che circolavano intorno alla intenzione che avrebbe l'Inghilterra di occupare all'uopo Salonicco colle proprie forze. Egli non mi diede risposta circa tali supposte intenzioni, ma semplicemente mi disse che occorrendo il caso l'Inghilterra nulla avrebbe fatto senza consultare le altre Potenze.
Sarei disposto a credere che un tale progetto non sia chimerico, imperocché è certo che in questo momento vi è una lotta d'influenza nella penisola balcanica tra la Russia e l'Austria che ha con sé la Germania. Ciò mi risulterebbe da alcune parole scambiate in conversazioni ch'io ebbi recentemente coi nuovi Rappresentanti a Londra uno della Servia e Ì'altro della Rumania; per cui è naturale che l'Inghilterra, come il buon giudice, si voglia intromettere qual paciere, occupando la più importante posizione sul mare Egeo.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1322. Vienna, 7 agosto 1880 (per. l'11).
Le assicurazioni che furono recentemente date da Pietroburgo del vivo desiderio del Governo russo di non veder turbato l'ordine di cose esistente nella Bulgaria e nella Rumelia Orientale avrebbero mediocremente tranquillato il Gabinetto di Vienna, se in quest'ultimo non fosse ora entrato il convincimento che nulla di grave avverrà in quelle due provincie fino a tanto che la tranquillità non sarà seriamente turbata in qualche altra parte della Turchia d'Europa. E' questo convincimento che rende il Governo Austro-Ungarico così attivo propugnatore di una politica di longanimità e di conciliazione nella vertenza ellenica, e fa sì che mentre esso dichiara di voler lasciare alle Potenze occidentali l'iniziativa delle misure da prendersi per affrettare la soluzione di tale questione non tralascia di raccomandare il temporeggiamento come unico mezzo per raggiungere l'intento senza pericolo di conflagrazioni.
II Gabinetto di Vienna non ha mai professato una speciale simpatia per le aspirazioni della Grecia; e se pur in questi ultimi tempi dié mostra di volerne patrocinare gli interessi, lo fece non per naturale disposizione, ma perché lo credeva necessario a mantenere l'accordo tra tutte le Potenze, e più ancora perché aveva interesse a non disgustare l'Inghilterra fattasi iniziatrice di un nuovo accomodamento tra la Turchia ed il Montenegro. Mercé le disposizioni concilianti che sembrano prevalere a Costantinopoli è lecito sperare che la vertenza montenegrina possa essere prontamente regolata; e già man mano che aumentano da quel lato le probabilità di una pacifica soluzione, si appalesa di nuovo nel Gabinetto di Vienna maggior freddezza verso la Grecia. Esso va dicendo doversi ora le Potenze occupare esclusivamente della questione del Montenegro; il Governo ellenico non essere peranco in grado di rivendicare le armi alla mano i territori attribuitigli dall'Europa, non esistere punto il bisogno di procedere sollecitamente alla soluzione di siffatta questione, la quale e per se stessa e per gli interessi che vi si collegano dev'essere argomento di grave studio per le Potenze.
Né forse a quest'atteggiamento dell'Austria-Ungheria è del tutto estraneo il repentino mutamento d'idee che si è manifestato nell'opinione pubblica in Francia, riguardo alla questione orientale, e che rivela nella nazione francese il proposito di non assumere nella soluzione della vertenza ellenica alcuna parte che possa impegnarla in una politica d'azione. Queste manifestazioni della pubblica opinione che impongono al Governo della Repubblica l'obbligo di adottare un sistema di moderazione e di riserbo han qui prodotto un sentimento di sollievo; e per la influenza ch'esse devono necessariamente esercitare sulle determinazioni avvenire del Gabinetto britannico, si è qui fatta maggior la fiducia che le idee di moderazione e di conciliazione abbiano a prevalere nei negoziati colla Porta per regolare la questione greca.
II principale obiettivo del Gabinetto di Vienna è oggigiorno quello di eliminare tutto ciò che potrebbe provocare uno sconvolgimento nelle provincie balcaniche, sia che questo sconvolgimento abbia a prodursi spontaneo, sia ch'esso debba essere il corollario di perturbazioni in vicine provincie. Per raggiungere siffatto intento l'Austria-Ungheria sembra far attualmente maggior affidamento sulle disposizioni pacifiche dell'Europa anziché su quelle del Gabinetto di Pietroburgo.
Ciò nonostante v'ha in molte ed autorevoli persone la persuasione che l'Austria-Ungheria troverà essere più nel suo tornaconto di procedere di conserva colla Russia, e che in un breve volger di tempo vedrassi, auspice la Germania, ristabilita l'armonia tra queste due Potenze per regolare con mutue concessioni e compensi le questioni che or le tengono divise sul terreno orientale.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A RABBI (l)
T. Roma, 8 agosto 1880.
V. E. ha ricevuto memoria che riassume la nuova quistione ferroviaria insorta a Tunisi. Il console telegrafa (2) che malgrado l'evidenza del nostro diritto, il Bey indettato dal suo primo ministro che sembra guadagnato anche pecuniariamente agli interessi francesi potrebbe cedere alle minacce del console di Francia, se da parte nostra non gli promettiamo esplicitamente appoggio, in caso di pericolo. Il console ritiene insufficienti le dichiarazioni di amicizia che già abbiamo fatto fare al Bey (3). In così grave stato di cose ho pensato di fare cosa grata a V. E. consultando il ministro Depretis. Questi apprezza tutta la gravità della situazione, ma crede che ormai sarebbe impossibile tirarsi indietro e che noi saremmo inescusabili se non dichiarassimo almeno al Bey che, qualora per la legittima difesa dei nostri diritti egli si trovasse esposto a pericoli da parte della Francia noi certo non lo abbandoneremmo. Qualora V. E. convenisse in questo avviso il telegramma a MACCIÒ sarebbe concepito con molta cautela sopratutto per far ben comprendere che non si tratta di ostilità verso la Francia, sibbene di legittima tutela nella ipotesi, da noi ritenuta inverosimile, di una ingiusta violenza. Attendo istruzioni da V. E. che sono, secondo il console, assai urgenti (4).
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1055. Tunisi, 9 agosto 1880, ore 10,40 (per. ore 20,35).
Ce Gouvernement ne traite pas les affaires comme un Gouvernement européen. Poussé par la pression du consul de France à prendre d'heure en heure une décision conforme à sa volonté, il n'aurait répondu à la protestation de l'agent de M. Rubattino qu'après avoir accordé la concession à M. Géry et alors il ne nous restait que de demander des dommages -intérets. Hier le
(-3) Cfr. n. 365.conseil était réuni pour délibérer, il fallait dane ne pas laisser préjuger la question et le seui moyen était de poser au bey l'ultimatum d'accepter notre interprétation de l'art. 5 ou de s'en remettre à un arbitrage. Cette démarche n'a pas été inutile, le conseil ayant remis l'affaire à aujourd'hui. Je crois devoir insister dans le dilemme pour obliger le Gouvernement à accepter des deux choses l'une. Dans des cas pareils tout se fait ici avec une telle précipitation qui n'admet pas de perdre un seui instant; aussi il faut mettre en oeuvre tous les moyens de défense possibles selon les circonstances et dans celle-ci il aurait été aussi très-utile de savoir promptement quelque chose au sujet de M. Mancardi (l). Cependant en présence des menaces de plus en plus accentuées du consul de France, le bey sera entrainé à ·céder si nous ne lui donnons pas quelque espoir de s'appuyer.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI (2)
T. Rabbi, 9 agosto 1880, ore 14,45 (per. ore 16,30).
Togliendo al Bey timore abbandono riconosco con lei che se è necessaria dichiarazione, deve essere estremamente cauta, perché inasprire rapporti con Francia potrebbe affrettare evento previsto da Cialdini: tutelare con fermezza il nostro diritto senza provocare complicazioni pericolose.
L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1054. Vienna, 9 agosto 1880, ore 18,40 (per. ore 20).
Les renseignements parvenus tout à l'heure de Constantinople au ministre des affaires étrangères indiqueraient de moins bonnes dispositions de la part de la Sublime Porte à l'égard de l'affaire monténégrine. Ici on est d'avis qu'il faut exiger du Gouvernement ottoman engagement sérieux de manière que le territoire ne soit pas seulement cédé mais remis par la Turquie au Monténégro. C'est dans ce sens que des instructions ont été envoyées à Gonstantinople. Ni le ministre des affaires étrangères ni l'ambassade allemande n'ont la moindre connaissance de la démarche faite par l'Allemagne à Athènes et signalée dans le télégramme de V. E. du 6 (3).
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 603. Roma, 9 agosto 1880, ore 23,55.
Le président du conseil persiste à considérer comme étant tout-à-fait invraisemblable l'éventualité dont le Bey se préoccupe. Il vous autorise cependant à déclarer à Son Altesse que nous ne l'abandonnerions certainement pas s'il allait !!tre exposé à un danger quelconque par le seui fait d'avoir, confor
. mément à ses propres engagements maintenu les droits légitimes d'une société italienne. Nous comptons, d'autre part, sur la sagesse du Bey et sur la conscience qu'il doit avoir Iui-méme de ses propres intéréts, pour qu'il s'abstienne scrupuleusement de toute provocation, et surtout pour qu'il ne !asse pas un usage imprudent de notre déclaration. II est évident que, malgré la droiture de nos intentions, celle-ci pourrait, si elle était l'objet d'une indiscrétion, froisser Ies susceptibilités de la France et hàter Ies complications que nous tenons précisément à conjur.er. II est bien entendu que votre déclaration doit étre verbale. M. Mancardi est à Rome et doit demain matin mardi s'aboucher avec le représentant de Rubattino. La négociation se fera vite et avec résolution.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 606. Roma, 10 agosto 1880, ore 16,25.
Le comte Corti télégraphie (l) ce qui suit: «Le ministre des affaires étrangères vient de me dire que le Gouvernement ottoman a pris résolution de tenter de céder au Monténégro dans Ies termes prescrits territoire indiqué dans le protocole du 18 avril. Il va envoyer le ministre de la guerre à Scutari avec plusieurs bataillons afin de persuader les albanais de se préter à cet arrangement. Si on ne réussit pas on se déclarera prét à céder Dulcigno en demandant une prolongation du délai et en faisant des réserves pour Dinosi :..
(Per le ambasciate) Je tiendrais à connaitre l'impression du Cabinet auprès duquel vous étes accrédité. La notre n'est guère bonne en vue surtout de la demande éventuelle d'un nouveau délai et des réserves qu'on ferait à l'égard de Dinosi (2).
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1876. Terapia, 10 agosto 1880 (per. il 18).
La Sublime Porta non ha ancora risposto alla nota collettiva che questi Ambasciatori le indirizzarono li 3 del presente riguardo alla quistione del Montenegro. E ieri il Signor Ministro degli Affari Esteri m'esponeva la situazione delle cose. Quando le Potenze, diceva S. E., proposero di sostituire la cessione del distretto di Dulcigno a quella del territorio contemplato dal protocollo del 18 aprile, la Sublime Porta si mostrò disposta ad accettare il nuovo progetto come quello che nelle presenti congiunture presentava maggiore facilità d'esecuzione. Senonché quando questi Rappresentanti le comunicarono (5 Agosto) il tracciato relativo a questo progetto, la Sublime Porta ebbe a rilevarne comprendere esso eziandio la cessione dei villaggi di Dinosi e di Gruda, i quali, secondo il trattato di Berlino, avrebbero dovuto rimanere alla Turchia. Ora questi villaggi sono occupati dagli Albanesi, e ne veniva quindi per effetto che scompariva ipso tacto la ragione della maggior facilità di esecuzione che militava in favore della cessione di Dulcigno. D'altra parte, la cessione del porto di Dulcigno, di quella fertilissima valle che si estende fino a Scutari, dei passi che sboccano a questa valle, di una parte della riva della Boiana, costituiva per la Turchia una dolorosissima perdita, una perdita in paragone della quale la cessione del territorio prescritto dall'accordo del 18 Aprile era ben lieve cosa. Il Governo ottomano era quindi venuto nella risoluzione di fare ogni sforzo affine di eseguire le stipulazioni del protocollo nel termine di tre settimane prescritto dalle Potenze. Esso manderebbe a tale effetto a Scutari il Serraschiere con alcuni battaglioni e coll'istruzione di promettere onori, promozioni, ricompense d'ogni specie a quelli Albanesi, d'usare verso di .essi anche le minacce affiPc d'indurii a prestarsi all'esecuzione di questo accordo. Se questi sforzi non approdassero, la Sublime Porta si dichiarerebbe pronta a cedere il distretto di Dulcigno, ma si domanderebbe una prolongazione del termine prescritto, e si farebbero delle riserve pei villaggi di Dinosi e di Gruda. E se le cose non mutavano, tale sarebbe la risposta della Sublime Porta. A questa comunicazione di Abedine Pascià io risposi approvando altamente la determinazione presa dal Governo Imperiale di ottemperare prontamente ai giusti reclami delle Potenze. Ed aggiunsi non comprendere come la Sublime Porta esitasse innanzi alla cessione di qualche altura e di qualche palude, o di qualche villaggio di niun valore per la Turchia, mentre già s'intendeva il rumore della tempesta che minacciava di travolgere l'Impero nell'abisso. S. E. replicava nutrire fondata speranza che le pratiche di Hussein Husni Pascià sarebbero per approdare. E della comunicazione
fattami dal Ministro degli Affari Esteri diedi stamane contezza telegrafica all'E. V. (1).
E frattanto questi Ambasciatori continuano a riunirsi frequentemente affine d'illuminarsi a vicenda e di stabilire un perfetto accordo fra di essi sul modo d'agire. Quando il Primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania recava alla Porta il memorandum contenente il tracciato relativo al progetto della cessione di Dulcigno, Abedine Pascià suggeriva che gli Ambasciatori designassero qualcuno per trattare in loro nome della definizione dei relativi atti. Questa osservazione essendo stata riferita alla conferenza degli Ambasciatori, si discusse la quistione del modo di procedere in siffatta emergenza. Taluni, allegando la parte già da me avuta in questi negoziati, proponevano m'incaricassi del proseguimento di essi. Senonché la risposta da me fatta non lasciava alcun dubbio sulle mie disposizioni in proposito. Si suggeriva allora d'affidarne l'incarico al Signor Ambasciatore di Germania, come decano degli Ambasciatori. Il Conte Hatzfeld mostravasi poco disposto ad accettare l'onorevole missione, però dichiarava in ogni caso avr,ebbe a domandare l'idonea autorizzazione al suo Governo. E mentre sto scrivendo queste linee ricevo il telegramma che l'E. V. mi fece l'onore di rivolgermi (2) per ragguagliarmi il Governo germanico avere rifiutato al Signor Ambasciatore l'autorizzazione in discorso. Lo stesso Conte Hatzfeld suggeriva s'incaricassero invece .gli Ambasciatori d'Inghilterra e di Russia, il primo come rappresentante la Potenza che aveva fatto la proposta, il secondo quella che più s'interessava al Montenegro. E questa proposta sarebbe accettabile, a meno che i negoziati non abbiano ad essere condotti dai sei Ambasciatori riuniti in presenza del Signor Ministro degll Affari Esteri. Il che vedrassi in seguito.
Nell'ultima nostra conferenza il Signor Ambasciatore di Russia, senza farne l'oggetto di formale proposta, fece menzione dell'idea di cui tratta il telegramma dell'E. V. del 4 Agosto (3), vale a dire di mandare una commissione europea ad assistere alle operazioni relative all'esecuzione dell'accordo col Montenegro. Non si trattava quindi che d'un semplice scambio d'impressioni in proposito, né v'ha dubbio che le disposizioni generali dei rappresentanti delle Potenze si manifestarono poco favorevoli ad una proposta che potrebbe per avventura avere funeste conseguenze, e fra l'altro quella di spingere i Governi di quelle più lontano di quanto si proponevano. In ogni caso, era
quello un argomento sul quale avevano i Gabinetti a mettersi previamente d'accordo, né stava a noi di assumere tanta responsabilità.
Ho parimenti ricevuto il telegramma (4) che l'E. V. compiacevasi rivolgermi li 6 del presente per confermarmi l'autorizzazione di procedere alla firma degli atti relativi alla cessione di Dulcigno. Ma se la Porta si mostrasse veramente in grado di eseguire l'accordo del 18 aprile, naturalmente non vi sarebbe d'uopo d'ulteriori atti internazionali.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1062. Berlino, 11 agosto 1880, ore 17,37 (per. ore 18,15).
Cabinet de Berlin a reçu indications conformes au contenu de votre télégramme d'hier au soir (1). Il n'a pas d'autre impression à émettre que scepticisme pour prochaine affaire monténégrine camme des autres questions dans la péninsule des Balkans. Je viens d'apprendre que la France ayant décliné de préparer projet de réponse à la note ottomane, le Cabinet de Saint James s'en charge lui-méme.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1063. Parigi, 11 agosto 1880, ore 17,40 (per. ore 19,40).
Impression de Freycinet sur les intention:;; que le ministre des affaires étrangères de Turquie a annoncé à Corti (l) est la meme que celle de V. E. Il y a encore là un expédient dilatoire mal dissimulé. Avant tout, dit Freycinet, il faut attendre l'expiration du délai déjà fixé.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'
T. 608. Roma, 11 agosto 1880, ore 20.
Le contrat avec Mancardi (2) a été signé. Veuillez en prévenir MM. Martorelli et Ravasini. Je pense cependant que notre point de vue dans la question de droit doit continuer de porter sur l'art. 5 de la concession 23 aout 1871. Cet article est tellement péremptoire que nous avons cru opportun d'insérer dans le contrat avec Mancardi une clause par laquelle Rubattino réserve envers celui-ci, tout en lui achetant sa concession, les droits qui lui appartiennent en vertu de sa propre concession. Je vous enverrai aussitòt que possible copie du contrat Mancardi.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1068/552. Londra, 12 agosto 1880, ore 16,36 (per. ore 19,50).
J'ai interpellé hier Granville au sujet de la résolution prise par la Sublime Porte relativement au Monténégro laquelle forme l'objet du télégramme du comte Corti que V. E. me communiquait par son télégramme du 10 courant (1). Lord Granville partage entièrement avis de V. E. à ce suj.et et pense qu'on ne peut pas accepter les nouvelles propositions dilatoires de la Sublime Porte. A cette occasion j'ai éga1ement parlé à Granville de l'incident Hatzfeld qui forme l'objet de l'autre télégramme de V. E. du 10 courant (2). Le noble lord n'avait encore rien reçu de Constantinople à ce sujet; mais le chargé d'affaires d'Allemagne lui en avait parlé disant que le prince da Bismarck adhérait à ce que l'ambassadeur d'Allemagne à Constantinople s'associat à ses collègues pour faire à la Sublime Porte les déclarations jugées opportunes au sujet du Monténégro, mais qu'il ne croyait pas opportun qu'il assume la responsabilité de se faire leur interprète. Granville pense donc que pour ne pas contrarier opinion du prince de Bismarck, la meilleure solution est que les ambassadeurs s'unissent pour formuler au nom des puissances un memorandum qui serait remis par le comte Hatzfeld, en sa qualité de doyen du corps diplomatique. Il télégraphie en ce sens à M. Goschen.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1069. Vienna, 12 agosto 1880, ore 22,05 (per. ore 22,30).
M. de Kallay que j'ai interpellé au sujet de l'intention de la Porte par rapport au Monténégro dont il est question dans télégramme de V. E. d'hier (1), après avoir premis que la communication dont il s'agit n'a point encore caractère officiel, m'a dit que impression produite sur Cabinet de Vienne ne peut pas etre bonne; que du reste il n'y a pas à s'occuper pour le moment d'un délai; que la Porte est libre de choisir celle des deux lignes qu'elle préfère, mais que celle choisie doit etre exécutée dans les trois semaines. Dans le cas contraire devrait entrer en vigueur la disposition finale établie par la note des puissances, c'est-à-dire la démonstration navale. Il a beaucoup insistè sur le désir bien arreté de l'Autriche de voir finie cette question du Monténégro.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1324. Vienna, 12 agosto 1880 (per. il 17).
Le Loro Maestà gl'Imperatori Guglielmo e Francesco Giuseppe passarono assieme sul territorio austriaco le giornate di ieri e di ieri l'altro siccome i giornali ebbero ad annunciare. Al convegno d'Ischl quest'anno come i precedenti, non intervennero né da una parte né dall'altra i Ministri responsabili.
Quell'incontro dei Sovrani dei due vicini Imperi che ogni anno si ripete, ha indubbiamente per scopo di persuadere chi potesse dubitarne che essi sono in piena conformità di vedute e di sentimenti coi loro rispettivi governi, nel volere il mantenimento dell'alleanza che in nome loro fu stretta fra i due Stati.
Infondate fantasticazioni sono a mio avviso quelle che si vanno facendo intorno a speciali accordi che potrebbero essere stati presi in questa circostanza; il mio convincimento si è che i due Sovrani senza l'assistenza dei due rispettivi consiglieri, non sarebbero in grado di trattare assieme speciali affari di Stato, ed anche potendolo non lo farebbero; mal si appone quindi chi vorrebbe dare a quell'avvenimento una portata diversa da quella ch'io ebbi a precisare, e che pur considerato in quelle proporzioni ha pur sempre una rilevante importanza.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 617. Roma, 13 agosto 1880, ore 23.
Le paquet contenant le brevet et la décoration pour le préfet de police arrive a V. E. avec le prochain courrier. J'ai télégraphié à M. Cairo.Ii lui demandant le jour de son arrivée à Belgirate. V. E. trouve à l'ambassade rentrant à Paris, une série de pièces concernant un nouvel incident qui parait étre à la veille de surgir à Tunis. Les derniers télégrammes de M. MACCIÒ portent que le consul français se prépare à remettre au Bey un ultimatum. Nous recevons de Toulon et d'Athènes la nouvelle que la flotte française se concentr.e à Tunis. Nous préférons abonder de notre part dans les sens de la sagesse et de la modération, et nous nous sommes meme abstenus de dirig,er notre flotte sur Cagliari. Mais la pression que la France parait vouloir exercer sur le Bey pour lui faire commettre, à la charge d'une société italienne, une injustice criante, aurait chez nous, dans le cas où elle atteindrait son but, un profond retentissement et ferait subir à l'amitié, que nous avons à coeur de maintenir entre !es deux pays, la plus rude des épreuves. La presse italienne s'est déjà emparée de ce sujet. Le Diritto, entre autres, a publié hier
soir un entrefilet que nous déplorons parce qu'on va le considérer camme officieux, ce qui n'est pas, et paree qu'il contient des inexactitudes que la presse d'opposition va sans doute relever. J'aurai soin de tenir V. E. au courant de la situation.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1078. Pietroburgo, 14 agosto 1880, ore 11,10 (per. ore 14,10).
Interrogé sur la nouvelle proposition turqrue relativement Monténégro (1),
M. de Giers me répond, en exprimant quelques doutes sur sa sincérité; toutefois il ne veut pas se prononcer avant de savoìr ce qu'en pensent les autres Ca:binets. Prince de Monténégro d'ailleurs est d'avis qu'on doìt avant tout attendre la réponse de la Sublime Porte à la note collective.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 618. Roma, 14 agosto 1880, ore 17,15.
Je reçois de Constantinople le télégramme suivant (2): « Am:bassadeurs sont convenus d'envoyer à leurs Gouvernements télégramme suivant: "Ministre des affaires étrangères nous a annoncé verbalement que la Porte est prete à exécuter arrangement Dulcigno, à la double condition que Dinosi et Gruda restent à la 'I1urquie et qu'un délai de quelques semaines lui salt accordé pour l'exécution. Il a ajouté que si entente n'intervient pas sur ces bases et qu'une démonstration navale ait lieu, Gouvernement ottoman n'y prendra pas part. Cette communication ne nous ayant été faite que ver:balement et en termes peu précis, nous avons cru nécessaire d'inviter Sublime Porte à nous adresser une note écrite" :..
(Per le ambasciate) J'attacheraìs beaucoup de prix a connaitre là-dessus l'impression du Cabinet auprès du quel vous etes accrédité.
(Per Durando) Ceci est pour votre information personnelle. Mais dites-mol ce que vous pensez de la double réserve énoncée par la Porte (3).
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT
T. 621. Roma, 14 agosto 1880, ore 23.
Le chargé d'affaires d'Angleterre m'annonce que son Gouvernement du moment où il serait informé de l'opinion des puissances au sujet de la teneur de la réplique à faire à Sublime Porte est prèt soit à s'en charger, soit à ce qu'une note collective soit préparée par les ambassadeurs à Constantinople (1). D'après le Cabinet anglais cette réplique devrait constater que l'accord s'est fait à Berlin après due délibération et considération au sujet de la ligne de frontière proposée, que par conséquent les puissances médiatrices ne pourraient consentk à rouvrir la discussion; ayant approuvé la décision elles doivent s'en tenir à elle et la recommander de nouveau à la Porte camme étant en conformité avec le traité et le protocole de Berlin. Elles ne peuvent par conséquent pas autoriser leurs ambassadeurs à entre,r en discussion sur la ligne de frontière, mais ceux-ci pourraient discuter toute proposition touchant la manière dont pourrai,ent mieux s'effectuer l'évacuation du territoire par les autorités ottomanes et sa livraison à la Grèce. J'ai répondu au chargé d'affaires britannique que nous nous associons à la manière de voir de son Gouvernement et que nous acceptions, pour la réplique à adresser à la Sublime Porte, la teneur dont il venait de me donner connaissance.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTDRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1880. Terapia, 14 agosto 1880 (per. il 24).
Li 13 del presente (n. 1879) (2) ebbi l'onore di riferire all'E. V. in brevi termini, ché la posta stava per partire, il colloquio da me avuto la sera innanzi col signor Ministro degli Affari Esteri riguardo alla quistione turco-montenegrina.
Il giorno stesso tenevasi indi una conferenza di questi ambasciatori allo scopo di intendersi sulla condotta a tenersi innanzi a questa comunicazione del signor Ministro degli Affari Esteri. Fu osservato da taluni le risoluzioni della Sublime Porta avere in questi ultimi tempi subito parecchie mutazioni, essere eminentemente irregolate di seguire il procedimento di comunicazioni verbali in materie di tanta importan2ia, si dovesse invitare la Porta a formolare per nota ufficiale la controproposta che metteva ora innanzi. Si convenne
quindi di far tenere al Ministro degli Affari Esteri per mezzo del p,rimo D11agomanno dell'ambasci'ata di Germania il memorandum di cui unisco copia al presente (1}, il che seguì l'indomani H 14 del presente. E s'intese parimenti in quella riunione di mandare ai nostri Governi un telegramma identico per rendere conto della comunicazione in discorso, ed esso fu spedito il giorno stesso 13 corrente (2).
Per questo telegramma si annunziava parimenti Abedine Pascià averci significato che, se l'accordo non interveniva sulla base della controproposta da esso fatta, e le potenze si decidessero ad intervenire colle loro forze, il Governo ottomano era risoluto a non accettare l'invito d'unirsi a quelle. M'era infatti già noto che la Sublime Porta aveva interpretato quest'invito nel senso che essa avesse a prender parte alla dimostrazione navale. Quando
S. E. mi fece questa comunicazione credetti quindi opportuno di osservarle sembrarmi che la Sublime Porta avesse frainteso il senso di quella parte della comunicazione delle potenze. Ed avendomi S. E. domandato come essa avrebbe a spiegarsi, le risposi l'intendimento delle potenze in proposito essere piuttosto che, mentre esse farebbero quella dimostrazione che crederebbero opportuna allo scopo di meglio assicurare l'esecuzione degli accordi, il Governo ottomano avrebbe dal suo canto a procedere alla consegna del territorio secondo le condizioni a stabilirsi ed in conformità delle regole del diritto internazionale. II che dissi al Ministro degli Affari Esteri affine di meglio fissare la posizione della Sublime Porta in faccia alle potenze. Ma io sono d'avviso la predetta comunicazione, che Abedine Pascià faceva anche a nome di S. M. il Sultano, avere un più largo significato, vale a dire quello di far intendere alle Potenze che il Governo ottomano non userebbe in verun caso la forza contro quelle popolazioni nel caso queste si opponessero colle armi al passaggio sotto altra dominazione. Questa risoluzione, siccome io già ebbi l'onore di riferire all'E. V., fu più volte espressa da S. M. il Sultano, e si volle cogliere questa congiuntura per rammentarla ai rappresentanti delle Potenze. E siffatti intendimenti avrebbero invero maggiore ragione di essere se essi non venissero a cozzare colle positive stipulazioni del trattato di Berlino, e se non fosse noto come le autorità ottomane abbiano eccitato quelle popolazioni alla resistenza, ed abbiano loro prestato ogni specie di aiuti. In ogni modo è quello uno stato di cose assai grave e meritevole della più seria considerazione da parte delle potenze.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1083. Gravosa, 15 agosto 1880, ore 11,50 (per. ore 15,40).
Par mon rapport en date du 11 aoùt (l) qui parviendra à V.E. demain par poste, j'ai cru devoir manifester ma pensée sur le télégramme de V. E. en
date du 10 courant (l) dont le contenu est presque identique à celui de votre télégramme de hier à ce sujet (2). J'ai dit que la Sublime Porte par ses nouvelles propositions cherche à gagner du temps et ne rien faire. Les réserves de Dinosi sont un prétexte pour négocier, car cette localité domine Podgoritza de laquelle elle n'est éloignée que d'une demi-heure. Si l'on donne Dinosi, il faudrait refaire le tracé sur le fleuve Zem, outre que ce serait perpétuer les causes de conflit à l'avenir. Pour la Porte, Dinosi n'a que la valeur de menacer Podgoritza. Quant au délai pour Dulcigno il est un prétexte. La SUblime Porte, si elle veut, peut remettre au Monténégro en quelques heures, mais ne le voulant pas, elle cherche de gagner du temps pour fortifier la ligne du lac à la mer et empècher, le cas échéant, les monténégrins de s'appuyer sur Ja démonstration européenne. Elle cherche enfin de prolonger les négociations jusqu'à la mauvaise saison. La démonstration navale ne sera plus possible qu'au printemps prochain. Voir mon télégramme du 28 juillet dernier (3). La démonstration renvoyée, la Sublime Porte a tout à espérer sur le changement de l'état actuel des choses.
L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1084. Parigi, 15 agosto 1880, ore 15,10 (per. ore 16,20).
J'ai réussi à voir un instant M. de Freycinet, après mes télégrammes d'hier au soir (4). Malheureusement il n'était pas seul et je n'ai pu avoir avec lui qu'un bref échange des mots suivants: «Est-ce vrai, Excellence, que vous envoyez une escadre à Tunis pour faire pression sur le Bey? » Freycinet embarrassé me répondit: « Nous concentrons la f,lotte pour la probable démonstration navale que vous savez ». A celà j'ai répliqué: «C'est déplorable que vous preniez les eaux de la Tunisie comme point de concentration pour votre flotte. Du reste, faites ce que vous voulez. Nous en aurons le coeur net et l'Italie finira bien par en prendre son parti ». Après quoi nous nous sommes séparés.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 623. Roma, 15 agosto 1880, ore 16,55.
Il m'est excessivement pénible de suggérer l'introduction d'un changement dans l es projets de V. E.; mais comme tout porte à croire à l'imminence
d'une crise dans notre situation vis-à-vis de la France à Tunis, je me permets de faire respectueusement observer à V. E. que si quelque éventualité fàcheuse éclate d'ici à peu de jours l'absence de V. E. serait à mon avis un vérritable malheur. D'abord V. E. pourra toujours avec son autorité tenir un langage qui n'est pas du ressort d'un chargé d'affaires. Ensuite dans la supposition qu'un acte de violence de la part de la France mette tout à coup le Gouvernement du Roi dans la nécessité de faire une démonstration à son tour, et de rappeler momentanément V. E. de Paris, cette mesure perdrait considérablement de valeur si V. E. n'était pas à son poste. Le retour, enfin, de V. E. à Paris ayant été annoncé par les journaux, l'effet ne serait certes pas bon si on allait apprendre que V. E. s'en éloigne de nouveau dans un instant aussi grave que l'actuel. Il me semble donc que V. E. ferait peut étre bien de suspendre son départ pour Evian. C'est tout autant l'intérét du pays que celui de V. E. qui me pousse à lui soumettre respectueusement les considérations qui précèdent.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA E A VIENNA DI ROBILANT
T. 624. Roma, 15 agosto 1880, ore 23,55.
Se référant à la teneur de la réponse que la Porte parait vouloir faire au sujet du Monténégro le Cabinet français nous fait exprimer par son chargé d'affaires l'avis qu'il convient peut-étre de prendre possession d'abord des territoires offerts dès aujourd'hui au Monténégro, sauf à se mettre d'accord plus tard pour réaliser le surplus de la combinaison. Le Cabinet français remarque que ce surplus est placé tout-à-fait en dehors de l'action d'une démonstration navale. J'ai répondu que tout en restant fermes dans notre résolution de nous maintenir sur le méme alignement que les autres puissances, nous ne pouvions nous empécher d'apprécier les considérations mises en avant par le Cabinet français. D'après une communication que le chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie vient de me faire il paraitrait que le Cabinet de Vienne est aussi d'avis qu'il faut en finir d'une façon quelconque avec la question du Monténégro.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 625. Roma, 15 agosto 1880, ore 23,55.
Je reçois de Tunis le télégramme qui suit: «Le Bey vient de me déclarer que M. Roustan ayant insisté pour avoir hier méme une décision sur questions pendantes il s'est trouvé obligé de lui signifier que tout en refusant la ligne de Rades, il lui accorde chemin de fer pour Souse, la construction du port de Tunis et le chem.in de fer de Biserta. Le consul répondit qu'il en référerait à son Gouvernement et ferait son possible pour l'engager à s'en contenter. Le Bey a pris pour ces concessions un engagement par écrit. L'es détails seront réglés ultérieurement. J'ai dit à Son Altesse que ses résolutions ne pourraient que produire l'effet le plus déplorable sur les amis de la Tunisie qui s'achemine de cette manière à une ruine prochaine et inévitable) (1).
Le danger d'un conflit immédiat est ainsi pour le moment écarté. Quelle que soit notre appréciation au sujet des décisions que le Bey a prises sous le cauchemar des menaces dont il a été l'objet, il n'y a évidemment pas lieu, de notre part, à des objections quelconques du moment où les droits de M. Rubattino sont respectés. Mais il n'est pas moins évident que les procédés de la France en cette circonstance laissent chez nous une impression qui ne saurait facilement s'effacer. V. E. a été, d'ailleurs, d'autant mieux inspirée en tenant à M. de Freycinet, au sujet de la concentration des navires français, le langage qu'elle reproduit dans son télégramme (2), que le marquis de Noailles avait été, il y a quelque mois, chargé d'une demande officielle par le seul fait que le cuirassé «Rome» se dirigeant sur Cagliari avait mouillé quelques jours à 'I1unis.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2636. Berlino, 15 agosto 1880 (per. il 19).
Jusqu'ici M. Gambetta, se conformant au mot d'ordre dont il serait au reste lui-mème l'auteur, à savoir « penser toujours à l'Alsace Lorraine, mais ne pas en parler », s'abstenait de toute allusion à cet égard. Il évitait appréciations et prévisions sur les progrès opérés dans un pays qui s'est relevé si rapidement, au point de vue économique et m.ilitaire, des désastres subis de 1870 à 1871. On ne pouvait mieux jouer le ròle d'opportuniste. De son còté le Cabinet de Berlin, sans se faire des illusions sur les dispositions de la France, avait l'air après avoir un instant sonné le rappel en 1875, d'accepter toutes les explications tendant à démontrer que, au delà des Vosges, on s'appliquait à entretenir les meilleurs rapports entre les deux Pays. Pour maintenir la France dans cette bonne voie, il se montrait prét à des concessions dans le
2.l -Documenti diplomatici -Serle li -Vol. XIII
domaine des principes et des faits. Aucune objection n'était présentée, par la vaie de la presse, sur la forme républicaine de ses institutions, et méme aucune critique n'était émise sur la glorification des déportés de la Commune, sur la faiblesse d'un Gouvernement qui de concession en concession se laisse réduire à n'étre que l'instrument docile des partis conjurés à sa perte. Il est vrai que les extravagances des voisins devaient servir d'épouvantail aux allemands, et fortifier chez eux le sentiment monarchique. Sur le terrain de la poli:tique étrangère, nous avons vu le Gouvernement Impérial se piacer, dans plus d'une question, là où se trouvait engagé un intérét français. Je citerai l'Egypte, le Marce, la Grèce. Il y a meme lieu de croire qu'il en était de meme à Tunis. Le Cabinet de Paris ne se montrait pas moins condescendant pour s'associer aux vues de l'Allemagne. Il allait méme parfois au devant de ses désirs.
Le discours prononcé le 9 Aoùt par M. Gambetta au cercle du commerce et de l'industrie à Cherbourg, centraste avec les apparences du bon vouloir. ce discours coYncide avec les déclarations off1cielles que la réorganisation de l'armée et de la flotte est arrivée à un point, qui permet à la France de reprendre sa piace dans le monde. En traduisant le langage un peu sibyllin de l'orateur, il semblait dire: «nous sommes armés jusqu'aux dents, non pour guerroyer dès aujourd'hui, mais pour mieux compter sur l'avenir et sur une justice qui viendra à son jour et à son heure, etc. etc. ».
Ces paroles, si elles ne sont pas calculées, sont au moins imprudentes. Elles laisseraient supposer que le chef occulte ou futur du Gouvernement en France ne sait plus garder la juste mesure. Si personne ne demande à ,ce Pays de s'effacer, de se cacher, pour accomplir ce que le sentiment de ses intéréts réels lui inspire, ni de pousser la modération jusqu'à des sacrifices d'indépendance et de dignité, il devrait comprendre qu'il a, lui aussi, à se maintenir dans une conduite politique qui répond à sa propre situation et à celle de l'Europe. Des manifestations, des excentricités, camme à Cherbourg, peuvent produire une ébullition dangereuse, chez un peuple qui n'est déjà que trop porté au chauvinisme. Or, il a besoin de la paix camme tout le monde. On ne voit pas quel avanta.ge il aurait en perspective, surtout s'il se posait en pro
vocateur. Sans alliés, -et où en rencontrerait-il aujourd'hui? -il n'est pas de taille à vaincre l'Allemagne, dont l'Autriche forme l'arrière-garde pour contenir au besoin la Russie. Dans ces conjonctures, il y a moins piace que jamais pour les fantaisies individuelles, pour les inspi,rations de parti.
Les journaux à Berlin, ou s'abstiennent de commentaires sur cet incident, ou sont très sobres dans leurs réflexions. Le Prince de Hohenlohe, interpellé à ce sujet par un de mes collègues, a détourné la conversation en disant qu'il n'avait pas lu le discours. Peut-etre qu'on attend une instruction du Prince de Bismarck. Il va de soi que le fait ne passe pas inaperçu ici. Si la France veut s'enferrer, libre à elle. Du moment où il y aurait péril en la demeure, et qu'elle se mettrait décidément dans sont tort, l'Allemagne ne manquerait pas de prendre les devants, et cette fois elle chercherait par tous les moyens à la reduire à l'impuissance pour longtemps encore.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1093. Berlino, 16 agosto 1880, ore 17,33 (per. ore 19,55).
Relativement au projet de réponse annoncé par la Porte pour le Monténégro, Cabinet de Berlin est assez indifférent à ce que Dinosi et Gruda soient ou non conservés à la Turquie. Quant au nouveau délai, comme les autres puissances semblent se prononcer négativement, le Oabinet de Berlin se rangera à leur avis. Article du Diritto du 13 aout sur discours de Gambetta à Cherbourg (l) a produit une bonne impress}on.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A RABBI (2)
T. Roma, 16 agosto 1880, ore 18.
Stccome Malvano le ha ieri telegrafato la questione di Tunisi ha ricevuto uno scioglimento inaspettato. Abbiamo vinto e perduto ad un tempo. I diritti Rubattino sono valsi, ma la Tunisia diventa più che mai una dipen· denza della Francia e i modi usati da essa per assicurarsi la supremazia rivelano appieno la sua astiosa rivalità contro la nazione italiana. Ad ogni modo il rispetto dei nostri diritti ci toglie da una delicata posizione, ma non sarà inutile accennare a V. E. che l'opinione pubblica in l·talia è talmente risentita, che necessariamente si prevede e si desidera un cambiamento nella nostra attitudine verso la Francia a tutela della nostra dignità.
Cialdini ha dato una ammirevole risposta a Frecynet (.3) e dai recenti telegrammi di lui trasparisce tutta l'amarezza dell'animo suo per il modo in cui siamo trattati da chi credevamo finora amici. Comunque sia è soddisfacente veder dileguato il pericolo di una immediata complicazione.
Keudell è partito ieri. L'ho visto sovente ed è superfluo che io dica a V. E. con quanta attenzione abbia seguito le fasi dell'incidente tunisino.
vgg1 nncaricato britannico mi ha comunicato le istruzioni da darsi al comandante delle forze riunite per la dimostrazione navale che l'Inghilterra persiste a voler eseguire per l'epoca fissata, cioè per il 24 corrente. A tale eUetto essa ci chiede di mandare sin d'ora le nostre due navi corazzate a Palermo, ove trovasi la sua squadra. Domani Acton viene a Roma e gli sottometterò ogni cosa. Quindi ne riferirò a V. E.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1094. Vienna, 16 agosto 1880, ore 18 (per. ore 19,35).
Le Cabinet autrichien ne cache pas qu'il ne s'intéresse que d'une manière fort secondaire à la question grecque dans laquelle il voit que les autres puissances s'abstiennent de toute initiative. Par conséquent, si les autres puissances sont d'accord au sujet de la proposition anglaise, par rapport à la réplique à faire à la Porte, l'adhésion du Cabinet impérial ne lui fera pas défaut. C'est ainsi que vient de s'exprimer ave:c moi, à cet égard, Kallay (1).
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 1091. Vienna, 16 agosto 1880, ore 18,55 (per. ore 19,35).
Kallay que j'ai interpellé au sujet de communication répliquée faite par ministre des affaires étrangères turc au sujet du Monténégro, s'est exprimé de manière à me faire entendre que le Gouvernement autrichien est tout disposé, si les autres puissances sont d'accord, à concéder un délai à la Porte pourvu que dans ces deux semaines qui restent encore: 1° -elle se soit décidée pour l'un ou pour l'autre des arrang·ements; 2° -elle ait envòyé sur place un général quelconque avec des troupes pour procéder à la remise du territoire; 3° -la remise d'un morceau au moins du territoire qui doit ètre cédé soit commencée avant l'expiration des deux semaines qui restent. Egalement elle ne ferait pas des difficultés pour concéder, quoiqu'on n'en parle plus, Dinosi et Gruda. Tout cela ne constitue pas une proposition du Cabinet autrichien, mais un ordre d'idées dans lequel il est prèt à entrer, si les autres puissances sont d'accord. Ce qu'on ne cesse de me répéter c'est que la question finisse.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI
T. 630. Roma, 16 agosto 1880, ore 24.
Déchiffrez vous seul. Effectivement toute menace de complication immédiate étant évanouie, V. E. peut perfaitement partir (2). J'aurais mème ex
primé cet avis dans mon second télégramme d'hier (l), s1 Je n'en avais été retenu par la réflexion que les propositions faites par le bey de Tunis sous la pression de M. Roustan n'étant pas encore acceptées par la France, celle-ci aurait pu insister encore pour .obtenir la ligne rivale à celle de Rubattino. Je crois cependant qu'elle donnera son adhésion et que pour le moment il n'y a plus de danger imminent. Dans l'impossibilité absolue de remplacer de suite M. Desmé, j'ai télégraphié à Gualtieri de rentrer à son poste au plus tòt.
Je suis reconnaissant à V. E. de bien vouloir recommander ma prière au général Medici. V. E. sait le prix que j'y attache et je la remercie d'avance particulièrement.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 635. Roma, 18 agosto 1880, ore 17,35.
Le chargé d'affaires de France est venu me dire que son Gouvernement n'a pas du tout entendu faire une proposition au sujet du Monténégro, mais qu'il s'est borné à exprimer son avis sur un moyen qui lui paraissait propre à faciliter une solution.
Quoique dans mon télégramme du 15 courant (2) je me sois exprimé exactement dans ce sens, camme lord Granville semble croire à l'existence d'une proposition formelle, je tiens à préciser les faits, surtout après l'entretien que je viens d'avoir avec le marquis de Reverseaux.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2006/5.55 (3). Londra, 18 agosto 1880, ore 23,25 (per. ore 2 del 19).
J'ai demandé aujourd'hui à Gmnville quelle était l'opinion du Cabinet anglais au sujet de communication aux ambassadeurs par le ministre des affaires étrangères de la Sublime Porte, touchant le Monténégro, à laquelle se réfère le télégramme de V. E. en date du 14 courant (4). Il m'a déclaré qu'il n'était pas en mesure de me donner une réponse officielle, Gladstone étant absent et n'ayant pas encore pris connaissance de la correspondance relative. Cependant, pour le moment Granville pense que le mieux serait de s'en tenir au programme de la note collective des puissances. Il semble re
gretter que l'Italie se soit montrée favorable à la proposition française d'accepter d'abord l'arrangement DulcLgno, sauf à s'entendre ensuite pour le reste. Toutefois, si les autres puissances se rangent à cet avis, Granville ne s'y oppose pas, à la condition que cette solution soit la solution définitive, qu'elle soit immédiate et que par conséquent on ne parle plus des deux villages que la Turquie ne veut pas livrer. Granville m'a dit qu'on lui avait signalé de Constantinople un changement d'attitude et de langage de l'Italie qu'il ne pouvait que regretter. Il est dangereux, a-t-il ajouté, de se mettre en coquetterie avec de vieilles coquettes qui sont toujours tentées de prendre les choses au sérieux.
L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 234. Tunisi, 18 agosto 1880 (per. il 22).
La Francia, od almeno chi la rappresenta in Tunisia, ha creduto di giustificare la sua condotta verso il Bey col dire che avendo costruita una strada ferrata molto costosa dalla frontiera a Tunisi, le è indispensabile di assicurarle uno sbocco sul mare. Questa idea viene emessa oggi, ma non entrò mai nelle previsioni di chi ne chiedeva la concessione. Alla Compagnia Bona Guelma bastava allora l'arrivare a Tunisi, del mare .non ne fu parlato; quello che domandò ottenne, senza restrizioni, la linea inglese della Goletta era in esercizio da alcuni anni, né la sua esistenza la preoccupava. Infatti lo scopo dei francesi non era di creare un centro di affari in Tunisi, ma di sviare invece dalla città il commercio della Reggenza, dirigerlo verso l'Algeria, ed accrescere di importanza lo scalo di Bona. Oggi tutto è cambiato, ma ciò che non si spiega, si è la importanza attribui.ta ad avere un porto come complemento della strada ferrata, quando ancora un ben lungo intervallo fra il confine e Suk Aras la separa da quella algerina, e non si prendono disposizioni per congiungerle. Devesi dunque supporre Cihe la Francia mira ad altro scopo, e se vi è chi dubita che la muova il solo proponimento di osteggiare lo sviluppo dei nostri interessi sulle coste Barbaresche, non va forse lungi dal vero. Ma siccome per mezzo dei suoi organi essa lo nega, ed accenna anche alla possibilità di un accordo circa alle cose della Reggenza, deve meravigliare che rifugga appunto da quelle combinazioni che soddisfarebbero tutte le convenienze.
Se uno sbocco sul mare è di necessità indeclinabile, la Bona Guelma sa che lo ha pur che lo voglia. Cosi, come in Europa si fa un servizio cumulativo di ferrovie fra Stati limitrofi, nulla impedirebbe di attivarlo nella Tunisia fra la francese e l'italiana. Sarebbe un vantaggio per tutte e due, e la Bona Guelma avrebbe senza sacrifizio raggiunto il mare che forma l'oggetto dei suoi più vivi desiderj. Dopo di ciò ben riuscirebbe agevole l'intendersi per dotare in comune la Goletta di lavori atti a rendere sicuro l'approdo dei bastimenti. Il Bey interessato dai due Governi a permetterne la esecuzione non saprebbe rifiutarvisi. Per tal modo coi soli mezzi di cui oggi le due Società dispongono, si giungerebbe subito ad un risultato pratico di cui ognuno avrebbe ragione di esser soddisfatto e vi sarebbe il tempo di preparare il di più per un prossimo avvenire. Quando la Francia fosse davvero inspirata da amichevoli sentimenti per noi non potrebbe esitare un momento a riconoscere la bontà di questa combinazione. Io non ho tentato di diffonderne qui l'idea perché troppo manifesta è la tendenza ad appassionare ogni questione, in tutti coloro che potrebbero influire ad ammetterla o ad escluderla; ma non resto meno persuaso che tutto ben considerato, nell'espediente d'altronde sì semplice da me suggerito, si contiene la soluzione di tutte le difficoltà di cui og.gi qui a ragione ognuno si preoccupa.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2008. Terapia, 19 agosto 1880, ore 10,30 (per. ore 15,15).
Je viens de recevoir réponse de la Porte relativement au Monténégro. Gouvernement turc consent en principe à la cession de Dulcigno, sauf en conservant, du coté de P.odgoritza, la frontière du traité de Berlin. Il n'est pas disposé à conclure une convention à cet effet et demande une prolongation de quelques semaines pour l'exécution. Il déclare en meme temps qu'il accepte abandon de Dulcigno afin d'écarter toute intervention étrangère. Si les puissances croyaient adopter des mesures pour aider le Monténégro, Gouvernement impérial se verrait dans l'impossibilité de s'y associer, sous quelque forme que ce fùt. La commission de la Roumélie orientale vient de terminer ses travaux (1).
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 638. Roma, 19 agosto 1880, ore 14,23.
Je prie V. E. de vouloir bien mettre en garde lord Granville contre les bruits qui pourraient, à notre égard, lui arriver de Constantinople (2). Le fait est, ainsi que mon télégramme d'hier (3) le prouve, que nous n'avons point adhéré à la suggestion française et que nous attendons, pour nous pro
noncer, de connaitre le sentiment de l'Angleterre. Les autres Cabinets, au contraire, paraissent tous vouloir plus ou moins fléchir. Je crois utile, d'ailleurs, de faire remarquer à V. E. que la formule énoncée par la Russie ne s'écarte pas, au fond, du maintien pur et simple de la note collective du 3 aof:lt. Elle est ainsi textuellement conçue: «Nous pensons qu'il faudrait nous tenir à la sommation et si la Porte voulait sérieusement disposer les puissances en sa faveur, elle devrait procéder immédiatement à la remise au moins de Dulcigno comme gage de sa bonne foi quant au reste ~-Il faut en un mot que
V. E. dissipe toute espèce de doute au sujet de notre adhésion au programme de la Grande Bretagne, avec laquelle le Gouvernement du Roi désire maintenir l'accord le plus complet. L'envoi à Palerme de nos cuirassés pour s'unir à l'escadre anglaise qui doit accomplir la démonstration dans les eaux de Dulcigno, met d'ailleurs tout à fait en évidence que nous sommes prèts à exécuter les engagements que nous avons assumés vis-à-vis du Cabinet de Londres.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL MINISTRO RESIDENTE A LIMA, VIVIANI (l)
D. 70. Roma, 19 agosto 1880.
Facendo seguito al dispaccio n. 66 di questa serie in data 3 del corrente (2), mi pregio d'informare la S. V. che il Gabinetto francese, sulla nostra richiesta, dichiarò che la Francia si associerebbe alla proposta di mediazione che, d'accordo coll'Inghilterra, l'Italia farebbe, a tempo propizio, al Chili e al Perù (3).
Il Gabinetto di Berlino è frattanto di parere che la nostra proposta non sarà forse accolta-favorevolmente dai due Stati belligeranti; in tale previsione reputa miglior partito di astenersi, per ora, dal prendere parte alla nostra azione mediatrice.
Quanto al Gabinetto di Washington nessuna comunicazione ci è stata ancora fatta in proposito (4).
Il bisogno di tutelare, per quanto da noi dipenda, i considerevoli interessi di cotesti nostri connazionali, ci fa, cionondimeno, perseverare nel nostro proponimento di cogliere, cioè, la prima favorevole occasione per offrire, insieme coll'Inghilterra e la Francia, la nostra mediazione alle due repubbliche. Non posso quindi se non confermarle, qui, il tenore delle istruzioni contenute nel mio precitato dispaccio.
L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE, AL .PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)
R. 323. Washington, 19 agosto 1880 (per. il 3 settembre).
Solo il 12 corrente giunse a mie mani il dispaccio dell'E. V., in data 20 luglio n. 73 (2) col quale mi ordinava di chiedere il concorso di questo Governo all'azione conciliativa che, per iniziativa del Governo del Re, intendesi di esercitare presso i Governi del Chilì, del Perù e della Bolivia in vista di affrettare il termine della guerra.
Mi recai tosto al Dipartimento di Stato e, nell'assenza del segretario di Stato, feci al suo rimpiazzante, signor Hay, la comunicazione di cui ero incaricato. Il sotto-segretario di Stato mi rispose non potermi far conoscere gli intendimenti del Governo federale in proposito prima di aver preso gli ordini del Presidente della Repubblica e del signor Evarts. Gli Stati Uniti, preoccupati al pari del R. Governo dei gravi danni che la prolungazione della guerra cagiona ai cittadini americani, a;vevano, a varie riprese, cercato di interporre buoni offici per la pacificazione. Non sapere egli, però, se il Governo federale sarebbe disposto ad unire, in questa circostanza, l'azione sua a quella dei Governi europei.
Non mancai di osservare che il Governo del Re attaccava speciale valore alla cooperazione degli Stati Uniti ad un'azione constgliata così da considerazioni umanitarie come dal desiderio di far cessare uno stato di cose rovinoso per le colonie e per il commercio estero in quelle contrade. E l'intento sarebbe tanto più facilmente raggiunto quanto maggiore il numero delle potenze che si associassero all'azione proposta dall'Italia.
Questa mattina ho ricevuto dal signor Hay un biglietto che qui trascrivo in traduzione:
«Ho informato il presidente ed il signor Evarts il giorno stesso che vi vidi, della comunicazione che mi faceste riguardo ai passi che il Governo di S. M. il Re d'Italia ed altri Governi hanno deciso di fare per affrettare la cessazione delle ostilità fra il Chilì ed il Perù.
Ho adesso il piacere di informarvi che le ultime notizie giunteci indicano una decisa disposizione verso un amichevole accomodamento, e che questo Governo ha rinnovato ai suoi agenti a Lima ed a Santiago l'ordine di nulla trascurare per ottenere quell'intento. -Vostro affezionatissimo: John Hay ~.
Il Governo federale, in sostanza, non intende associarsi all'azione mediatrice che le potenze europee si propongono di esercitare, ma continuerà, per conto proprio, le pratiche già iniziate, tendenti a raggiungere il medesimo intento. Questa risposta era prevedibile, gli Stati Uniti essendosi sempre mostrati restii ad associare l'azione propria a quella dell'Europa in questioni concernenti il continente americano.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2013. Berlino, 20 agosto 1880, ore 17,05 (per. ore 18).
Le Cabinet de Berlin ne se prononcera définitivement sur la réponse de la Porte à la note du 3 aout au sujet du Monténégro que lorsqu'il aura reçu irrformations qui lui font encore défaut, mais dès à présent il incline à admettre qu'on laisse au moins en suspens la cession territoriale du còté de Podgoritza pourvu que l'abandon de Dulcigno par la Turquie soit assuré. Telle serait aussi l'opinion de la Russie et meme du Monténégro. Le Cabinet de Berlin pour ce qui regarde le nouveau délai demandé par la Porte, s'y refusera si toutes les puissances s'y montrent contraires. Je pense qu'il attend de connaitre surtout la manière de voir de l'Autriche. Le prince de Hohenlohe pour ce qui regarde la démonstration navale en a réf<éré à Bismarck et n'a pas encore de réponse.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A WNDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E AD ATENE, DE FORESTA
T. 644. Roma, 20 agosto 1880, ore 23.
(Per tutti) Le chargé d'affaires d'Angleterre nous ayant soumis le projet de texte pour la nouvelle note collective concernant la question hellénique je lui ai répondu que nous l'acceptons
(Meno Costantinopoli) et que l'ambassadeur de Sa Majesté à Constantinople reçoit autorisation de signer aussitòt que ses collègues recevront instruct!:ons analogues.
(Per Costantinopoli) L'ambassadeur d'Angleterre vous communiquera ce texte que V. E. est autorisée à signer aussitòt que ses collègues recevront instructions analogues.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROOHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 645. Roma, 20 agosto 1880, ore 23,15.
Le Cabinet russe pense, à l'egard du Monténégro qu'il faudrait nous tenir à la sommation du 3 avril et que si la Porte voulait sérieusement disposer
les puissances en sa faveur, elle devrait procéder immédiatement à la remise au moins de Dulcigno comme gage de sa bonne fol pour l'exécutlon du reste. Toutefois, afin d'évitez: tout malentendu et d'assurer l'accord si nécessaire des puissances, il croit que le Cabinet anglais ferait bien de rédiger une formule de réplique collective à la Porte et de la proposer à l'acceptation des autres Gouvernements. Le chargé d'affaires de Russie m'ayant demandé notre avis sur ce dernier point, je n'ai pas hésité à répondre que nous partageons la manière de voir de son Gouvernement.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2020. Vienna, 21 agosto 1880, ore 18 (per. ore 19,20).
Le Cabinet autrichien adhère à ce que ambassadeur d'Autriche à Constantinople signe note concernant question hellénique dont Cabinet anglais a s·oumis le projet, aussitòt que la traduction française en sera concordée par les ambassadeurs auprès de la Porte.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2021. Vienna, 21 agosto 1880, ore 18,05 (per. ore 19,35).
Cabinet autrlchien, à l'égard du Monténégro, déclare vouloir avant tout que question finisse. Il est indifférent au cholx entre les deux propositions tracé frontière. Si les Puissances tiennent ferme à celui de Dulcigno y compris Dinosi et Gruda, il le maintient également, et il est pret à s'associer à démonstration navale que les autres Puissances seraient d'accord de faire. Si puis on décidait de renoncer à Dinosi et Gruda, il ne feratt pas non plus de dif.ficultés. Proposltion russe que Cablnet anglals alt à rédlger formule de réplique collectlve à la Porte a été acceptée ici, admettant également qu'elle répète sommation avec laquelle finissalt la note collective du 3 ao1lt. Voilà ce que Kallay vient de me dire en réponse à mon interpellation.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2025/557. Londra, 21 agosto 1880, ore 19,30 (per. ore 0,15 del 22).
Lord Granville m'a prié de passer aujourd'hui au Foreign Office pour me communiquer délibération qui vient d'étre prise par le conseil des ministres, en réponse à la dernière note de la Sublime Porte relative à la frontière du Monténégro.
Voici la substance de cette délibération.
On avait laissé à la Sublime Porte l'alternative d'accepter ou le tracé Corti ou la proposition anglaise qui comprend la cession de Dulcigno. La Sublime Porte avait donné une première réponse verbale qui diffère entièrement de sa réponse écrite. Celle-ci ouvre un nouveau champ à des discussions infinies. Cela étant, le Cabinet de Londres a décidé d'adresser à Goschen deux télégrammes, le premier réservé à lui seul et l'autre qui doit servir à la. communication à faire à la Sublime Porte. En voici le résumé. Dans le premier il est dit: «La réponse écrite à la note collective diffère substantiellement de la réponse verbale donnée par Keireddine pacha qui consentait à la cession de Dulcigno, d'après la proposition anglaise, en excluant toutefois Dinosi et Gruda, tandis que dans la réponse écrite on substitue, au tracé de la frontière à l'est du lac, un nouveau tracé par suite du quel Kuci Kraina, actuellement occupé par les monténégrins, serait rendu aux tures, ce qui aurait pour résultat d'ouvrir de nouveau une discussion sur les points déjà résolus l'année dernière '>. Relativement à la partie de la frontière située dans la plaine de Podgoritza, le Cabinet anglais, ne pouvant accéder à une telle proposition, donne pour instructions à M. Goschen de communiquer à la Sublime Porte l'autre télégramme qui suit: «La dernière réponse écrlte de la Sublime Porte différant de sa précédente réponse verbale, camme, en outre, ni l'une nl l'autre ne sont conformes à l'alternative dont le choix lui avait été laissée le 3 aoilt, ou d'accepter le tracé Corti ou la proposition anglaise, et camme la Sublime Porte n'offre-méme plus d'exécuter la convention Corti, après de si longs délais, la seule preuve satisfaisante qu'elle puisse donner de ses intentions de remplir ses engagements est de mettre spontanément à exécution l'arrangement Dulcigno. Le Cabinet anglais croit qu'une force navale doit le surveiller, à moins que la Sublime Porte elle-méme ne l'ait effectué avant que cette force navale ne se soit présentée :~>.
Granville espère que notre Gouvernement appuiera le Cabinet anglais dans cette proposition, en méme temps qu'il compte que nous agréerons les instructions proposées pour l'action combinée des navires de guerre. J'ai promis à Granville de faire part sans délai de cette communication à V. E., mais camme il avait hàte de partir, je n'ai pu que lui indiquer en peu de mots les derniers télégrammes de V. E. (l) qui prouvent que nous n'avons jamais cessé d'étre avec l'Angleterre dans cette question. Toutefois il m'a donné rendez-vous pour lundl prochain et je pourrai le convaincre que notre gouvernement a toujours agi de la manière la plus correcte dans toutes ces affaires.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2031. Berlino, 22 agosto 1880, ore 13,05 (per. ore 17,40).
J'ai demandé ici quel accueil le Cabinet de Berlin avait fait à la proposition anglaise pour répliquer à la Porte au sujet de la frontière hellénique.
Il m'a été répondu que l'ambassadeur d'Allemagne à Constantinople est aussi autorisé à signer dès que ses collègues en auront, de leur còté, recu l'autorisation.
(l) Cfr. nn. 405, nota l e 406.
IL SEGRETARIO GENERALE AGLI EBTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
T. 651. Roma, 22 agosto 1880, ore 19,10.
Le Cabinet de Londres a expédié à l'ambassade de la Reine à Constantinople les deux télégrammes suivants:
Premier télégramme: «La réponse de la Porte à la note collective telle que V. E. me l'a télégraphiée hier, ne parait pas s'accorder avec la communication verbale du ministre des affaires étrangères, reproduite dans votre télégramme du 13. En tout cas elle diffère de l'alternative que les puissances avatent, par la note collective du 3 aoùt, laissée à la Porte entre la proposition anglaise et l'arrangement Corti. Camme la Porte n'offre mème plus d'exécuter la proposition alternative dans le terme fixé et après que de si long délais ont déjà eu lieu, la seule preuve satisfaisante qu'elle puisse donner de sa bonne disposition à remplir ses engagements est désormais la rapidité et l'intégrité avec lesquelles sera effectuée l'exécution de l'arrangement Dulcigno. Le Gouvernement de Sa Majesté pense qu'il est désirable qu'une force navale se trouve présente pour surveiller la remise du territoire, à moins que celle-ci ne soit effectivement exécutée avant que cette force navale ne soit à proximité ».
Deuxième télégramme: «Je me réfère à mon premier télégramme. La réponse écrite à la note collective telle qu'elle à été télégraphiée hier par V. E. diffère matériellement de la réponse verbale du ministre ottoman des affaires étrangères. Dans la réponse écrite l'arrangement de Dulcigno est mis de còté en ce qui concerne le tracé à l'est du lac et on lui substitue la ligne indiquée dans le texte de Berlin. Ceci aurait pour effet la rétrocession à la Turquie de la Kuchi Kraina actuellement occupée par les monténégrins, et permettrait à la Sublime Porte de remettre en question les points discutés l'année dernière à l'égard de la direction du tracé dans la plaine mème de Podgoritza. Il est possible que telle n'ait pas été l'intention de la Porte en rédtgeant comme cela sa réponse. Mais j'appelle votre attention, pour votre règle, sur la différence existante entre les deux réponses ».
J'ai déclaré au chargé d'affaires d'Angleterre que (per Costantinopoli) V. E. (per gli altri) l'ambassadeur du Roi à Constantinople recevrait instructions de se joindre aux démarches de son collègue britannique. Le premier des deux télégrammes peut évidemment servir de thème pour une nouvelle note collective que (per Costantinopoli) V. E. (Per gli altri) l'ambassadeur du Roi est dès aujourd'hui autorisé à signer si tout le monde tombait là dessus d'accord.
Nos deux cuirassés se sont déjà ralliés à Palerme à l'escadre anglalse et nous avons, pour notre compte, accepté que le commandement des escadres réunies soit exercé, à l'occasion de la démonstration, par le plus ancien des amiraux, qui devra se consulter avec ses collègues pour les cas ayant une importance politique.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2035. Vienna, 23 agosto 1880, ore 18,15 (per. ore 19,15).
Le Cabinet autrichien croit avoir constaté vraie interprétation à donner à la réponse de la Turquie qui n'est point contradictoire à la première communication verbale. M. de Kallay m'a expHqué clairement la chose sur la carte. Le subterfuge consisterait en ce que par le tracé sur le terrain de la frontière du traité de Berlin, les tures le feraient passer par Plavnica qui se trouve effectivement sur le lac de Scutari, au lieu qu'à Berlin on l'a fait passer par l'endroit où se trouve marqué erronément Plavnica sur la carte. Les autrichiens maintiennent ce dernier tracé. Quant à Gruda, ils considèrent indiqué par là un petit territoire d'une demi-lieue géographique autour de Dinosi, qui doit effectiv·ement rester aux tures comme faisant partie du territoire de la tribu des Grudi. Ils vont faire une proposition en ce sens en l'accompagnant d'une carte explicative. La Porte n'aura ainsi plus de subterfuge à employer et elle devr·a s'exécute'r immédiatement d'après toute la ligne frontière de la proposition anglaise. En attendant les préparatifs pour la démonstration navale devront continuer.
L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2645. Berlino, 24 agosto 1880 (per. il 27).
J'ai déjà eu l'occasion dans mes rapports politiques n. 2636 (l} et 2639 (2}, d'entretenir V. E. de l'impression produite par le discours que M. Gambetta avait prononcé à Cherbourg, en faisant toutefois remarquer que, ici, les journaux étaient très sobres dans leurs appréciations à ce sujet.
Ce n'est qu'hier au soir, que la Norddeutsche Allgemeine Zeitung a pour ainsi dire rompu le silence, en relevant assez vivement quelques unes des paroles du Président de la Chambre française.. Ce journal, dont on connait les attaches, prémet il est vrai qu'il ne s'est décidé à entrer dans sa polémique,
qu'après que le discours de M. Freycinet a mis en évidence que Ies idées de
M. Gambetta n'étaient nullement celles du Gouvernement actuel de la République. Mais l'article, que j'ai l'honneur de joindre ici {1), n'en est pas moins digne d'attention sous bien des rapports.
Après avoir cité le journal La France suivant Iequel le discours de Cherbourg avait c·ausé en Allemagne une panique ridicule, et après avoir discuté la question de justice à propos de la possession de l'Alsace, la Norddeutsche Allgemeine Zeitung dit que jusqu'ici on avait cru en Allemagne aux sentiments pacifiques des hommes d'Etat de la République Française, décidés à suivre une toute autre voie que Ies Bourbons et !es Bonapartes: on l'avait cru tout particulièrement en ce qui concerne M. Gambetta, qui était presque de·venu une garantie de paix. Si M. Gambetta a maintenant renoncé à ce ròle, et s'il veut etre à présent l'homme de la revanche, l'Allemagne n'en ressent aucune panique, mais elle en épreuve un sentiment de stupeur et de sincère regret. L'Allemagne n'en reste pas moins pour sa part pacifique comme auparavant, mais les paroles de M. Gambetta auront porté une rude atteinte à la confiance que l'on avait ici dans le maintien de la paix. Ces paroles démontrent que, parmi les républicains, il y a, comme parmi !es monarchiques, des partisans ardents pour une guerre, et que, entre autres, un homme d'Etat aussi influent que M. Gambetta doit etre mis dans leur nombre. La Norddeutsche Allgemeine Zeitung regrette que l'esprit batailleur qui anime à l'heure qu'il est, camme depuis 300 ans, les voisins de l'Allemagne, obUge cette dernière à chercher sa sécurité dans une armée forte et toujours prete à la lutte: l'Allemagne n'y cherche pas autre chose, mais, quant à cette sécurité, elle a la volonté et la confiance de la trouver dans ses institutions militaires.
n est facile de voir que cet article, malgré !es réserves dont il est accompagné, vise plus loin que la seule personnalité du Président de la Chambre française.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 775/680. Londra, 24 agosto 1880 (per. il 27).
Confermando il mio telegramma in data d'oggi (2), ho l'onore di informarlca che jeri comunicai al Conte Granville il telegramma dello stesso giorno (3) col quale V. E. dichiara di aver dato per istruzione al Conte Corti di associarsi al suo collega d'Inghilterra per gli uffici! da farsi in Costantinopoli relativi alla frontiera montenegrina. Con quel medesimo telegramma l'E. V. si compiace eziandio di farmi noto che il comandante delle nostre navi destinate a prendere parte alla dimostrazione concertata fra le potenze per
sciogliere la questione montenegrina, ha ricevuto l'avviso di attenersi alle istruzioni dell'ammiragliato inglese le quali vennero comunicate, dall'Incaricato d'affari britannico, a codesto ministero che aderiv,a alla seconda proposta inglese, in virtù della quale il comando delle navi riunite sarebbe devoluto all'ammiraglio più anziano che però dovrà consultarsi coi suoi colleghi in tutti i casi aventi una importanza politica. Nel medesimo tempo io partecipai al Conte Granville il contenuto dei telegrammi di V. E. in data de' 19, 20 e 21 corrente (1), dai quali emerge che il nostro governo aveva sempre, conformemente alle sue dichiarazioni, agito concorde con questo Gabinetto inglese in tutte le questioni relative alla difficile vertenza delle fronti-ere turco-montenegrine, come neJl'altra relativa alla Grecia. Colsi quella occasione per porr·e il nobile lord in guardia contro le dicerie che tendono a far comparire il nostro governo ne' suoi atti come poco cons·entaneo colle proprie parole. Additai come tali sospetti erano probabilmente sparsi ad arte affine di suscitare diffidenze fra le potenze e scuotere l'accordo esistente fra di esse e ch'è il mezzo più sicuro per trionfare delle resistenze e degli indugi della Sublime Porta a venire ad un accomodamento razionale e definitivo delle questioni di cui si tratta.
Il Conte Granville si mostrò vivamente soddisfatto di queste comunicazioni e dichiarazioni. Egli m'incaricò di ringraziare l'E. V. per il concorso che il Gabinetto britannico trova presso il Governo del Re per ajutarlo a porre fine a quella vertenza. Egli ad un tempo mi fece sapere che la Russia aveva già aderito completamente alle proposte dell'Inghilterra relative al Montenegro; egli faceva assegnamento sull'adesione dell'Austria; la Germania non aveva ancora risposto. In quanto alla Francia ·essa aderiva ugualmente, ma esitava ad accettare l'ultimatum della proposta inglese e stimava forse più prudente di differire ancora a quel riguardo.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)
R. CONFIDENZIALE 776/681. Londra, 24 agosto 1880 (per. il 27).
A mente del dispaccio di V. E. in data del 12 corrente, serie politica
n. 936 (3), comunicai ieri al conte Granville la sostanza del progetto di regolamento, annesso al precitato dispaccio e relativo alla istituzione e alle attribuzioni di un Commissariato Civile ad Assab. Egli non vi fece alcuna abbiezione, soltanto mi disse che, fra alcuni giorni, mi avrebbe intrattenuto a quel riguardo.
Io suppongo che il lavoro da lui ordinato intorno a quella località, in seguito al «Pro-memoria» che gli presentai (4), sarà ultimato e che mi
comunicherà il risultato delle investigazioni fatte intorno alla sovranità di Assab. Non mi meraviglierei che si cercasse di dimostrare che il Sultano di Costantinopoli, (e per lui il Kediv.e), è il vero sovrano di quella località, contrariamente a quanto risulta dai documenti Inglesi stessi, pubblicati nel «bluebook » Abissinia.
Comunque avvenga, non ci daremo per vinti perché la quistione potrà sempre essere soggetta a controversia. Intanto noi abbiamo il possesso effettivo, (Beati possidentes!), ed in conseguenza io stimerei opportuno che si mandi ad effetto, il più prontamente possibile, l'organizzazione del Commissariato Civile predetto, in modo che sia un fatto compiuto quando si volesse di nuovo muovere qualche obiezione contro la nostra legittima occupazione di Assab.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A BELGIRATE (l)
T. Roma, 25 agosto 1880, ore 10,30.
L'agenzia Stefani ricevette telegramma annunciante tre navi francesi partite da Brest per Tunisi. Ho sospeso pubblicazione tanto più che essendo due corazzate ed un avviso, potrebbero in realtà esser legni destinati alla dimostrazione navale. Come sintomo debbo segnalare a V. E. un articolo del Temps, il quale riportando da un giornale di Costantina notizia giornale arabo pubblicato in Italia predica rivolta arabi algerini contro Francia soggiunge essersi notata importazione clandestina di armi dall'Italia in Algeria ora raddoppierassi sorveglianza. Ho soppresso il telegramma Stefani riassumente questo articolo e quando giunga giornale provvederò acconcia risposta. Inghilterra confida assicurato imminente accordo di tutte le potenze circa questione Montenegro, ma nulla concluso finora.
L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2042. Parigi, 25 agosto 1880, ore 17,05 (per. ore 18,40).
Je viens de voir le ministre de la marine qui remplace provisoirement Freycinet. Je lui ai parlé de la communication turque du 18 aout. Il a insisté sur l'opportunité de la cession immédiate de Dulcigno et en général sur le peu
24 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
d'efficacité de la démonstration navale, en la critiquant au point de vue militaire; mème en ce qui concerne Dulcigno. Tout en disant que la France prendrait part à la démonstration, il a cherché à me démontrer, la carte en main, san inutilité politique et militaire. Pour résoudre la question de la frontière grecque, selon lui, il se peut qu'il n'y aurait de réellement efficace que de se présenter devant les Dardanelles. Il a dit que d'après ses informations on les fortifie activement. Les bàtiments désignés pour prendre part à la démonstration ont quitté Brest hier et ne seront en mesure de partir de Toulon que le 5 septembre.
(l) Da Carte Calroll.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AF'FARI A PARIGI, MAROCHETTI, E AD ATENE, DE FORESTA
T. 650 (1). Roma, 25 agosto 1880, ore 22,25.
Les ambassadeurs à Constantinople ont signé aujourd'hui la note collective relativ·e à la question grecque. La note sera remise demain à la Sublime Porte par le premier dragman de l'ambassade d' Allemagne.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI
T. 651. Roma, 25 agosto 1880, ore 22,40.
Turkhan bey m'a communiqué confidentiellement un télélgramme par lequel Abedine pacha explique sa pensée à l'égard du tracé de frontière à l'est du lac de Scutari. D'après la teneur littérale de ces explications, les réserves de la Porte ne s'appliqueraient qu'à Dinosi et à Gruda. Mais certaines phrases du télégramme font au contraire supposer que, dans la pensée du ministre ottoman des affaires étrangères, le district de Dulcigno constitue une compensation pour tous les territoires compris dans le protocole du 18 avril. Ceci viendrait à l'appui de l'interprétation donnée par le Cabinet de Londr·es à la note ottomane du 18 courant. Le Cabinet de Vienne nous annonce san intention de couper court à toute équivoque par une formule qu'il va présenter avec carte explicative (2). Quoi qu'il en soit, j'ai cru bien faire en disant à Turkhan bey que je comprenais son télégramme dans le sens que la Porte accepte l'arrangement contenu dans la note du 26 juin, sauf seulement les deux points de Dinosi et de Gruda.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
T. 652. Roma, 25 agosto 1880, ore 23,30.
Le chargé d'affaires d'Autriche m'a communiqué le nouveau projet d'instructions pour la démonstration navale avec dépeche explicative adressée à Londres. Après avoir proposé Raguse comme lieu de ralliement ainsi que l'attribution du commandement à l'amiral le plus ancien, conformément à la deuxième alternative anglaise, ce contreprojet ne diffère essentiellement du projet britannique que sur quatre points: lo le débar,quement serait formellement exclu; 2° les pourparlers éventuels avec les chefs albanais sont exclus; 3° si le prince de Monténégro n'adhérait pas à l'invitation de faire avancer ses troupes, la tàche des flottes serait considérée comme accomplie; 4° les flottes ne seraient pas obligées de stationner en permanence devant Dulcigno et le commandant pourrait, à cet égard, tenir compte des circonstances. J'ai répondu au chargé d'affaires que nous apprécions les amendements suggérés par son Cabinet, et que nous n'avions, quant à nous, aucune difficulté de les accepter; mais qu'ayant déjà approuvé le projet britannique notre adhésion définitive se trouvait naturellemerut subordonnée à celle de l'Angleterre. Ceci ne saurait, d'ailleurs, gener les vues de l'Autriche, car elle recherche, comme nous, un prompt accord entre toutes les puissances.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 1331. Vienna, 25 agosto 1880 (per. il 28).
Studiando attentamente la situazione dacché ho fatto ritorno a Vienna dopo un'assenza di un po' più di due mesi, ho dovuto constatare che in tal lasso di tempo, l'accordo fra la Germania e l'Austria-Ungheria andò sempre maggiormente stringendosi. Il comune pericolo creato ai due Imperi dalla venuta al potere in Inghilterra del partito liberale col signor Gladstone alla testa del Gabinetto, creò un vero preciso interesse comune fra i due Stati che non subirà alterazione fino a che le cose non muteranno a Londra. Non esito a dire che nelle circostanze cosi create, vi sarà in ogni questione solidarietà completa fra i due Governi che in qualsiasi evento potranno contare l'uno
sull'altro. In un mio precedente rapporto (l) mi sono studiato di precisare il vero significato dell'incontro dei due Imperatori ad Ischl eliminando la proba
bilità che in quell'occasione i due Sovrani fossero addivenuti a speciali accordi fra di loro. Da quel giorno però si verificò un fatto che a mio avviso ha ben maggior portata che non i colloqui fra i due Monarchi. Intendo parlare della gita fatta ad Ischl dal Maresciallo Moltke, che precisamente i giornali austriaci passarono quasi sotto silenzio.
È bensì vero che anche in quella circostanza S. M. Francesco Giuseppe non avrebbe avuto al suo fianco nessun ministro responsabile, ma per trattare questioni militari, per gettare le basi di accordi di tal natura, l'Imperatore si sente in grado di far da sé. Partito il Maresciallo Moltke notai un andirivieni di competenti autorità militari fra Ischl e Vienna, a cui indubbiamente si saprebbe dare attendibile e naturale spiegazione, ma che pur ha ai miei occhi un'importanza di cui non saprei non tener conto.
Con un recente mio telegramma (22 Agosto) (l) segnalavo all'E. V., che l'attitudine dell'Austria-Ungheria nella fase che traversiamo sembravami enigmatica. Infatti da qualche tempo si accettano qui tutte le proposte che da varie parti vengano in ordine alla questione montenegrina, un solo interesse si dichiara ad ogni momento annettere a quella questione, la sua pronta soluzione. Evidentemente l'Austria-Ungheria è più interessata che qualsiasi altra potenza al modo col quale detta vertenza sarà risolta. L'indifferenza quindi che si affe,tta per la scelta del tracciato della frontiera fra il Montenegro e la Turchia non è affatto naturale. Ciò che qui si vuole, e mi par chiaro, si è che la questione finisca onde aver il fianco assicurato pel momento che forse si ritiene prossimo in cui la bandiera austliaca avesse a procedere oltre il Lim, onde conservar libera la via che mette a Salonicco se l'unione delle due Bulgarie che 11 Congresso di Berlino volle dividere, avesse a compiersi. Mi risulta anzi che qui non si fa più come in passato il viso dell'armi a quell'unione, che potrebbe essere il miglior dei pretesti per cambiar l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina in una definitiva annessione ed al tempo stesso permettere di procedere innanzi nella direzione dell'Egeo col sistema delle pro forma temporarie occupazioni. L'appoggio, l'istigazione anzi della Germania a simili pi.·ogetti, non fa certamente difetto poiché avrà cura di assicurarsi in contraccambio il concorso in qualsiasi eventualità degli eserciti austriaci.
Dell'Italia pel momento non mostrano qui darsi pensiero alcuno, mi risulta però che con sentita soddisfaziòne ci si vede impigliati colla Francia nella que,stione di Tunisi in cui proprio, se mi è permesso portare un giudizio su di una vertenza che non conosco se non ben imperfettamente, il Gabinetto di Parigi si è lanciato con una imprevidenza delle conseguenze per l'avvenire che non fa grand'onore al senso degli uomini di Stato di quella Nazione. Tutto il rumore oggi si fa in Oriente ed in Africa, ma è altrove che si decideranno le sorti di quelle regioni, ed è ciò che a mio avviso non devesi perdere di vista non impegnandoci irremediabilmente in nessuna parziale direzione di maniera a perdere al momento dato la nostra piena libertà d'azione. Amici con tutti oggi che ciò ancora è possibile, al momento venuto non essendoci
dato, a quanto fin d'ora mi pare, di schierarci a fianco di quelle nazioni che dovrebbero essere le nostre naturali alleate, non dovremo esitare a porci fin dal primo istante a lato dei due Stati che in verità non ci mostrarono fin qui gran desiderio della nostra compagnia, ma che pur non mancherebbero di ricercarla ed apprezzarla al momento dato. Allora come all'epoca della guerra di Crimea, dovremo avere il massimo degli ardimenti, quello di dare il nostro concorso pieno ed intiero senza condizioni. A cose finite ne ricaveressimo i vantaggi che il valore del nostro esercito, l'efficace nostra coope-razione non mancherebbe d'assicurarci, locché i fatti provano valer sempre meglio che non i patti consegnati in preventivi trattati d'alleanza che al momento opportuno non mancano i mezzi di eludere per quanto le stipulazioni sian parse prima chiare e precise.
In verità ho col presente mio rapporto invaso alquanto un campo che esce dalla sfera dell'attività che mi è assegnata, ma le circostanze si possono far gravi da un giorno all'altro; il discorso del signor Gambetta a Oherbourg (l) a malgrado la marcata parsimonia d'apprezzamenti colla quale si ebbe a por.tarne giudizio in Germania, ha fatto fare un passo notevole alla situazione, così almeno si giudica la cosa qui e vedo che cominciano anche a !asciarla intendere i più autorizzati giornali di Berlino, quindi come finivo il mio precitato telegramma, conviene tener gl'occhi ben aperti in tutte le direzioni, e non impegnarsi in un modo qualunque che possa paralizzare la nostra azione il giorno in cui dovrà spiegarsi. Credo d'adempiere al mio dovere di sentinella avanzata nel segnalare i pericoli che vedo spuntar in lontananza assai prima ancora che sia il caso di mandare il grido d'allarme.
(l) Cfr. n. 385.
(l) T. 2028, non pubblicato.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI
T. 660. Roma, 28 agosto 1880, ore 18.
La Russie ayant déclaré à Londres qu'elle était prete à donner son adhésion soit au maintien, par la démonstration navale, des demandes antérieures, soit à l'acceptation de la cession immédiate de Dulcigno comme gage de bonne foi de la part de la Sublime Porte, sauf à s'occuper ensuite du reste sur la base de la proposLtion annoncée par l'Autriche, lord Granville pense, en vue des questions que la teneur de la réponse écrite de la Porte peut soulever, qu'il serait dangereux de s'écarter du programme établi dans la note collective; cependant, pour maintenir le concert des Puissances, l'Angleterre accepterait la seconde alternative russe, qui est analogue à la proposition française. Seulement le Cabinet de Londres attend encore de con
naitre l'opinion de l'Autriche. Si l'Autriche consent à supprimer le mot « intégrité » (completeness) dans l'instruction qu'on avait donnée à Goschen, celle-ci pourrait etre admise par tout le monde. J'ai répondu au chargé d'affaires britannique qui me faisait part de ce qui précède que, pour notre compte, nous souscrivions entièrement à l'avis de l'Angleterre et que l'ambassadeur du roi à Constantinople (Per Costantinopoli) V. E. en serait dès maintenant averti. L'instruction donnée Goschen et mentionnée dans la commuication actuelle de l'Angleterre est reproduite dans mon télégramme du 22 courant (1).
(l) Del 9 agosto; cfr. nn. 396 e 418, per gli echi in Germania.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 782/684. Londra, 28 agosto 1880 (per. il 31).
Confermando il mio telegramma d'oggi (2), ho l'onore di partecipare all'E. V. che comunicai jeri al Conte Granville il contenuto dei telegrammi di codesto Ministero in data del 26 corrente (3), relativi all'affare del Montenegro.
Il nobile lord ringrazia l'E. V. per le istruzioni date al Comandante della nostra divisione navale destinata ad agire di concerto con quella delle altre potenze nella dimostrazione da farsi pel Montenegro. Egli aveva avuto dall'Austria una comunicazione consimile a quella fatta a codesto Ministero circa le modificazioni suggerite da quella potenza al progetto d'istruzioni proposte dall'Inghilterra per l'anzidetta dimostrazione navale. Il Conte Granville accetta Ragusa come punto di concentramento delle squadre e sta tuttora negoziando coll'Austria intorno alle dette istruzioni; egli spera di tosto mettersi d'accordo con essa. La Francia, e probabilmente anche l'Austria, sono portate a considerare la risposta scritta della Sublime Porta relativa al Montenegro come non differente sostanzialmente da quella verbale in precedenza data da Abedine Pascià; ma il Conte Granville non divide quest'opinione ed è anzi d'avviso che la Porta ha intenzionalmente mutato linguaggio dopo riflessione. Però egli non crede improbabile che la Porta venga ora a dichiarare ch'essa non intendeva che conservare Dinosi. Il nobile lord sembra disposto a cedere su quell'ultimo punto; ma egli è d'avviso che intanto i preparativi navali debbano continuarsi e le squadre concentrarsi a Ragusa, mentre si chiederà alla Porta la cessione immediata di Dulcigno. Le altre questioni susseguenti potranno poscia risolversi.
Il Conte Granville fa assegnamento sull'adesione della Russia e pensa che la Germania non muoverà difficoltà, benché dessa non abbia ancora risposto. Il nobile lord si mostra assai riconoscente per l'appoggio ch'egli trova presso
Il Governo del Re per sciogliere le questioni di delimitazione derivanti dal Trattato di Berlino, e specialmente quella relativa al Montenegro, che importa all'Inghilterra di condurre a termine il più presto possibile.
È chiaro che questo Governo preoccupato dagli ostacoli che incontra, specialmente in Irlanda e nelle Indie, ha premura di liberarsi da tutti gl'impegni che egli ha all'estero, affine di dedicarsi più esclusivamente a scioglLere le difficoltà interne che sono molte ed assai gravi.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 663. Roma, 29 agosto 1880, ore 14,05.
Le chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie m'a communiqué la proposition avec carte explicative qu'on nous avait déjà annoncée. Le Cabinet de Vienne propose qu'on laisse Dinosi à la Turquie et qu'on maintienne pour tout le reste le tracé de la note du 26 juin. En informant la Porte de cette nouvelle concession, on lui ferait observer qu'en procédant immédiatement à la remise réelle des territoires compris dans l'arrangement du 26 juin, sauf Dinosi, elle donnerait une preuve de sincérité dont les puissances seraient tout disposées à lui tenir compte. En attendant, les préparatifs pour la démonstration navale pourraient etre continués pour le cas où la Porte tarderait à mettre à exécution la combinaison proposée. La présente proposition austro-hongroise se rattachant à la proposition britannique résumée dans mon télégramme d'hier (l) j'ai répondu au chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie que tout en appréciant sa communication, nous devions nous en référer à l'avis des autres puissances et surtout de l'Angleterre.
L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2062. Berlino, 29 agosto 1880, ore 18,10 (per. ore 19).
Hier l'ambassadeur d'Angleterre a fait ici communication identique à celle qui forme l'objet de votre télégramme d'hier (1). Hohenlohe a répondu à Russell que, si les autres puissances se ralliaient à l'avis exprimé par l'Angleterre, le Cabinet de Berlin n'y fera pas opposition. Hohenlohe ne savait cependant pas encore quelles étaient à ce sujet les dispositions de l'Autriche. La corvette allemande «Victoria ~ se met en route aujourd'hui pour Brindisi
où elle stationnera pour rallier éventuellement la flotte combinée. Des nouvelles indirectes parvenues ici représentent la situation de Dulcigno sous aspect des moins favorables. Les autorités ottomanes, en admettant leur bonne volonté, ne posséderaient ni énergie ni force nécessaires pour avoir raison de la résistance des chefs albanais. Comte de Launay est parti pour les bains de Wildbad.
(l) Cfr. n. 427.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
T. 665. Roma, 29 agosto 1880, ore 22.
Le chargé d'affaires d'Angleterre m'annonce que son Gouvernement a accepté les amendements proposés par l'Autriche-Hongrie pour les instructions concernant la démonstration navale devant Dulcigno.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2068. Vienna, 31 agosto 1880, ore 16,50 (per. ore 18).
M. de Kallay m'a déclaré que le Cabinet autrichien, par rapport à la question monténégrine donne la préférence à sa dernière proposition, autant parce qu'il en a la paternité que parce qu'il la croit meilleure. Il est cependant pret à s'associer aux autres puissances si elles sont toutes d'accord sur une autre proposition, pourvu, bien entendu, qu'elles ne remettent rien à une discussion ultérieure. La question doit etre finie, absolument finie. C'est là le point auquel s'attache d'une manière irrémovible le Cabinet autrichien.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
T. 668. Roma, 31 agosto 1880, ore 23.
Le chargé d'affalres d'Autriche-Hongrie me fait part que son Gouvernement accepte la proposition anglaise contenue dans mon télégramme du 28 (1),
mais à la condition qu'au Ueu de se borner à rayer le mot «completeness ~ on insère, dans la note collective la proposition austro-hongroise avec carte explicative dont je vous parlai dans mon télégramme du 29 (1). Je ne me suis pas prononcé d'une manière définitive, mais l'amendement austro-hongrois à la proposition anglaise me parait d'une sage prévoyance, car il vise à écarter la possibilité d'autres malentendus ultérieurs.
(l) Cfr. n. 427.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
D. Roma, 31 agosto 1880.
Col mio dispaccio di questa Serie, del 23 decorso luglio (2) informai l'E. V. che questo Incaricato d'Affari d'Austria-Ungheria mi aveva comunicato un pro-memoria relativo ad un nuovo metodo da seguirsi per la notificazione degli atti delle varie Commissioni di delimitazione, ora che era stata definita la vertenza della linea di frontiera anche fra la Bulgaria e la Dobrugia.
Come l'E. V. sa, noi ci dichiarammo pronti ad accettare il metodo propostoci dal Governo austro-ungarico, purché gli altri Governi facessero altrettanto.
Questo Incaricato d'Affari d'Inghilterra essendo testè venuto a consegnarmi a nome del suo Governo una dichiarazione di Lord Granville, in tutto conforme al modello suggerito dal Governo austro-ungarico, io debbo presumere che con l'Inghilterra, anche gli altri Governi si siano determinati senz'altro ad adottare la forma proposta dal Gabinetto di Vienna. In tale previsione noi crediamo dovere ora fare altrettanto, e quindi mi pregio di trasmettere qui unita la nuova dichiarazione da me sottoscritta, autorizzando l'E. V. a volerla consegnare a codesto Governo dopo aver ritirato quella che Ella fu invitata a rimettere sol mio dispaccio del 14 giugno scorso (2).
APPUNTO (3)
[Roma, ... agosto 1880].
La lettera confidenziale del signor Reade (4) si riferisce al contegno del signor MACCIÒ nei rapporti suoi col Primo Ministro Mustafà Ben Ismail e alle
due questioni recentemente insorte, a Tunisi, tra il Governo italiano ed il Governo del Bey.
Il Signor MACCIÒ già da gran tempo dolevasi che il Primo Ministro non usasse verso il Console di Sua Maestà di quella schiettezza che è indispensabile per la corretta trattazione di qualsiasi affare internazionale. Il Primo Ministro spesso soleva addurre, resistendo ai desiderii legittimi del Console italiano, ragioni e circostanze che spesso, tosto dipoi, si chiarivano infondate e contrarie al vero. E questo procedere tanto più appariva singolare inquantoché le disposizioni del Bey, col quale il Signor MACCIÒ, sia per la consuetudine ammessa in Tunisi, sia anche per la sua familiare conoscenza dell'idioma arabo, aveva diretti rapporti, non cessarono mai di essere amichevoli e rigorosamente leali.
Si fu sopratutto in occasione della controversia relativa al telegrafo che il signor MACCIÒ ebbe giusto motivo di querelarsi dei procedimenti del Ministro Ben Ismail a suo riguardo. Questi aveva dapprincipio ammesso, con dichiarazione verbale, la domanda del Console italiano nella sua integrità, vale a dire in modo da comprendere nella chiesta concessione anche la linea terrestre, dal punto di approdo del cavo sottomarino fino alla capitale. Diceva doversi solo consultare ancora il Comitato di finanza circa la franchigia doganale per il materiale da importarsi. Invece, poco tempo dopo, il ministro Ben Ismail dirigeva al Console una Nota in cui gli dichiarava di poter bensì accordare la concessione per il cavo sottomarino, non poterla invece accordare per la linea terrestre. Ed allegava come motivo del rifiuto, non già l'opposizione del Console di Francia, che pure era fatto notorio e confessato dallo stesso Bey nelle sue conversazioni, sibbene la risoluzione del Governo di Sua Altezza di voler riservare a sé il servizio telegrafico nel proprio territorio. Singolarissima obiezione: mentre tutta la rete telegrafica attuale, in Tunisi, è nelle mani dell'amministrazione francese a titolo precario, è vero, ma allo stesso titolo a cui l'amministrazione italiana avrebbe accettato l'esercizio della piccola linea terrestre da noi sollecitata. E, avendo il signor MACCIÒ replicato, il ministro Ben Ismail rispondeva di bel nuovo, e allora soltanto accennava, come motivo di rifiuto, gli accordi esistenti colla Francia e la concorrenza che la linea italiana avrebbe fatto alla rete attualmente esercitata dall'amministrazione francese. Conchiudeva però, anche questa volta, essere tunlisina e dover rimaner tale tutta la rete telegrafica; esser quindi necessario che il cavo italiano toccasse terra ad un ufficio già attualmente esistente. Di fronte a cosi ambiguo atteggiamento il signor MACCIÒ stimò doversi appigliare a partito radicale. Avuta udienza del Bey ed essendo presente anche il Ministro Ben Ismail, dichiarò a Sua Altezza che, d'allora in poi, avrebbe trattato esclusivamente e direttamente con Essa di ogni questione.
Quale sia la sostanza della controversia relativa al telegrafo, e quanto evidente sia il nostro buon diritto, apparisce dalla qui acchiusa Memoria (1). Ed è, per verità, singolare che il Signor Reade sembri propendere a ricono
scere fondata l'opposizione del Governo francese. Convien credere che egli non possedesse, a questo riguardo, le necessarie informazioni.
Sopraggiunse di poi la questione provocata dalla domanda fatta dalla Compagnia Bona Guelma di poter costruire una ferrovia che da Tunisi, per la riva meridionale del Lago di Tunisi, sarebbe riuscita a Rades, e di là si sarebbe protratta a Hammann-el-Liff. Ohe questa ferrovia faccia, se venisse costruita, una rovinosa concorrenza alla ferrovia Tunisi-Goletta, è cosa di tutta ev,idenza; è anzi cosa implicitamente confessata dalla stessa Compagnia francese, la quale, cercando uno sbocco al mare, e trovandolo in un punto quasi contiguo alla Goletta, mostra di voler attrarre a sé il traffico che ora si esercita tra Tunisi e Goletta. La breve Memoria, qui pure acchiusa (1), definisce i termini della questione e chiarisce quanto sia incontrastabile il buon diritto della Società Rubattino, la quale mediante l'art. 5° della Concessione 23 Agosto 1871, è guarentita contro la concessione di qualsivoglia linea rivale. E qui è anche meraviglioso che il signor Reade sembri trovare dubbia la questione del punto di vista giuridico.
Il signor Reade parrebbe inoltre opinare che considerazioni di convenienza politica avrebbero potuto sconsigliare il signor MACCIÒ dal fare l'energica opposizione, che in realtà fece, contro la domanda del Governo francese. Alludendo anticipatamente alle altre concessioni che questo ultimo più tardi ottenne, invece della linea di Rades, dal Bey impaurdto delle sue minacce, il Console britannico rende, in certo modo responsabile il suo collega italiano della sempre crescente espansione degli invadimenti francesi a Tunisi.
Questo è, senza dubbio, argomento degno di attenta considerazione. Ma, sarebbe, a nostro avviso, ingiusto di accagionare menomamente il Console MACCIÒ e il suo fermo contegno nell'affare della ferrovia di Tunisi-Rades.
Che la Società Rubattino fosse lesa, e ingiustamente lesa, dalla concessione invocata dalla Compagnia francese, l'abbiamo dimostrato. È un fatto che quella Società presentò tosto la sua protesta e fece appello all'assistenza del Console. Poteva questi rifiutare l'opera propria, o prestarla con tepido zelo, in argomento che spettava alle sue più doverose attribuzioni? Poteva, dal canto suo, il Governo del Re dispensarsi dall'approvazione il signor MACCIÒ e dall'esortarlo a fare il debito suo? L'incuria del Console o la debolezza del Governo avrebbero costituito per l'uno e per l'altro, una gravissima colpa, di cui non avrebbero potuto in alcun modo scusarsi.
Noi facciamo una schietta interrogazione al Governo della Regina. Se ciò che è avvenuto ora fosse occorso parecchi mesi addietro, quando la ferrovia Tunisi-Goletta apparteneva ancora alla Tunisian Railway's Company, avrebbe il Governo della Regina, avrebbe il suo Console tollerato che i diritti della Società inglese fossero impunemente manomessi? Noi siamo, invece, convinti che il signor Reade sarebbe stato, con ragione, per lo meno altrettanto tenace quanto lo fu il signor MACCIÒ; e siamo pure convinti che, come il Governo del Re approvò il signor MACCIÒ, così il Governo della Regina avrebbe approvato e encomiato il suo Rappresentante.
ALLEGATO
MAC DONELL A MAFFEI
L. P. Roma, 17 agosto 1880.
The following is the substance of the confidential despatch from our Consul generai at Tunis which I was instructed to read, and red to You this morning:
«I have the honour to report that the relations between the italian Representative and the Government of the Bey become day by day more strained and unsatisfa::tory.
When I addressed my former despatch to Your Lordshi.p, I had good reason to believe that the unfortunate estrangement between Mr. MACCIÒ and the Bey's Minister was susceptible of a speedy and amicable adjustment, but I regret to say that this desirable solution does not appear, for the present at least, to be praticable.
With a view to pave the way for a friendly understanding, the Bey, at my suggestion took the requisite steps for promptly settling all outstanding Italian claims on Tunisian subjects, but although I have every reason to believe that His Highness has faithfully carried out his determination, I am sorry to say no beneficiai result has ensued.
From my despatch above-Ciited, Your Lordshtp will have ,learnt that the chief ostensible cause of difference between Mr. MACCIÒ and thds Govemment is the refusal of the latter to grant to an Italian Company a concession for working an independent line of telegraphic communication between this country and a point on the Sicilian Coast.
The details of this scheme are fully explained in my former despatch as well as the reasons which induced H. H. to withold his sanction to it. The first letter of the Bey therein alluded to not being considered sa.tisfactory by Mr. MACCIÒ, H. H. addressed him a second communication in which he gave a complete explanation of the grounds upon which his decision was based. The letter having been confidentially communicated to me, I enclose a translation of it. I am sorry to say however that its contents have effected no apparent change in the anomalous attitude assumed by my Italian Colleague towards the Tunìsian Govemment. Although Mr. MacCiiò persists in his policy, of a studied non recognition of the ptime Mindster, he assures me that he is actuated by a friendly feeling toward the Bey himself. Having been requested by
H. H. to intervene unofficially, with a view to bringing about a reconciliation, I have used every effort in my private capacity to effect this result. The evident disinclination of Mr. Macci6, who is an old friend and colleague of my own to respond to my advances, is scarcely reconcilable with his declarations of personal friendship for H. H., who experiences daily mortifications, expecially in the eyes of his own subjects, from the manner in which his Prime Minister and adopted son is treated. The resolution of Mr. Macci6 on this subject appears to me all the more unjustifiable, as I have privately assured him that I am in possession of information which abundantly shows the manifest desirability (H not :impemtive necessity) of 'a friendly feeling between Italy and Tunis at this particular junture the details of which I was not at liberty to reveal.
In addition to the various steps taken by H. H. to conciliate Mr. Macci6, I am aware that he is prepared to give a formai promise binding the Tunisian Government to resume as speedily as possible the control of the telegraphic communication in this Regency.
Not\\1thstandtng all this Mr. Macaiò persists in an unfl'!iendly attttude towards this Government and has, I believe, put forward, within the last few days, some new and perplexing claims based on the purchase of the Tunis and Goletta railway, concerning which I shall fully report to Your Lordship on receiving authentic and reliable information.
The inevitable result of this policy will be to compel the Bey, who 1s now honestly and manfully struggling to preserve his independence and succumb unwillingly to the often-proferred shelter of a French Protectorate, and this the more certainly
because Mr. Roustan is apparently profiting by the action of Mr. Macci6 to put forward a series of demands for concessions which are eminently calculated not only to destroy the integrity of the Tunisian Government but to provoke a serious confldct between Italian and French interests ».
I have just received a telegram from Tunis conferming your information of the concession of the railway to Suza and Biserta.
(l) Non si pubblica.
(l) Non si pubblica.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1894. Terapia, 2 settembre 1880 (per. il 9).
Ieri S. M. il Sultano mi fece chiamare a Palazzo. Sua Maestà mi disse aver grande desiderio di dare immediata soluzione alla quistione del Montenegro, i suoi ministri proponevano di lasciare aperta la parte di essa che riguardava la frontiera nella valle di Podgoritza, ma Sua Maestà preferiva di ultimarla in modo definitivo, affine di evitare i pericoli potrebbero sorgere operando in altra guisa. Sua Maestà soggiungeva le diverse Potenze avere diversi interessi: ad alcune di queste, per esempio, importava che la quistione del Montenegro restasse sospesa; la Turchia e l'Italia invece avevano interessi comuni, quello per esempio che tutta la valle di Scutari rimanesse alla Turchia; i due Governi avrebbero quindi ad intendersi e ad aiutarsi a vicenda. Risposi che l'Italia e la Turchia avevano senza dubbio un grande interesse comune, ed era quello di sciogliere prontamente una quistione che minacciava le più gravi complicazioni, né io conoscevo alcun Governo il quale non partecipasse sinceramente a questo desiderio. Riprendeva allora Sua Maestà che l'accordo definitivo avrebbe a conchiudersi sulla base della cessione di Dulcigno e sul mantenimento dello statu qua nella valle di Podgoritza. Risposi la base dello statu qua essere troppo vaga e variabile da un giorno all'altro; una nuova proposta del Governo ottomano dovrebbe esser fatta per nota ufficiale diretta a tutti i rappresentanti delle Potenze. Sua Maestà conchiudeva esprimendomi il desiderio vedessi in giornata il Ministro degli Affari Esteri, e procurassi di facilitare il pronto scioglimento della quistione. Non presi alcun impegno; però non potevo rifiutarmi a vedere il signor Mirustro. Ero stato congedato da Sua Maestà e stavo per montare in carrozza, allorché l'aiutante di campo venne a dirmi Sua M!liestà mi chiamava nuovamente al suo cospetto. Trovai presente il Signor Ministro della Guerra, il quale m'indicava sulla carta i dettagli dello statu qua in conformità dei telegrammi ricevuti in giornata da Scutari. Risultavano occupati dai montenegr,ini Skela, Zetica, Gorny-Gostil, Biscan, Balaban; dagli albanesi Matagos, Vladnia, Schipsanik ed il ponte sullo Zem. Osservai come tracciando una linea fra queste posizioni s'avrebbe una frontiera meno favorevole al Montenegro di quella che era stata ammessa da tutti i Commissari di delimitazione, all'eccezione del turco, sulla base del Trattato di Berlino, né credevo le potenze sarebbero per accettarla, e r~petevo qualunque nuova proposta avrebbe a farsi per nota diretta a tutti i rappresentanti delle potenze.
Mi trasferii indi presso il signor Ministro degli Affari Esteri, al quale .riferii la parte del colloquio avuto con Sua Maestà che riguardava la linea di frontiera. S. E. rispondeva la soluzione dello statu quo nella valle di Podgoritza essere infatti la migliore e la sola atta ad evitare i conflitti. Soggiunsi lo statu quo essere un'espressione troppo vaga, e sarebbe in o.gni caso necessario d'indicare una linea positiva. Però queste discussioni non potevano avere alcun risultato pratico, e sarebbe in ogni modo necessario che, se la Sublime Porta aveva qualche nuova comunicazione a fare alle potenze, essa la formolasse per nota ufficiale diretta a tutti i rappresentanti di queste. S. E. soggiungeva indi sembrare che la dimostrazione navale fosse decisa, e mi domandava quale potrebbe essere l'effetto di essa. Risposi le conseguenze di quell'atto potrebbero essere gravissime, poiché se in presenza delle forze navali delle potenze accorressero dei fatti irregolari in quelle regioni, l'onore dei Governi sarebbe impegnato a porvi efficace rimedio; ed aggiunsi il Governo ottomano aver tuttavia il mezzo d'evitare l'eventualità in discorso, e questo sarebbe di procedere immediatamente alla consegna del distretto di Dulcigno, il che toglierebbe ipso facto la ragione della dimostrazione. Riprendeva S. E. non potere la Sublime Porta persuadere gli Albanesi a cedere pacificamente quel di Dulciogno, se essa non era in grado di dare ad essi la previa assicurazione che sarebbe loro conservata la posizione di Dinosi. Pur avendo io replicato non vedere come la questione di Dulcigno pressoché esclusivamente abitato da Albanesi e Mussulmani avesse a dipendere da quella di Dinosi abitato da Grudi cattolici, S. E. rispondeva gli Albanesi Musulmani e Cattoolici fare causa comune ed essere risoluti a sostenersi a vicenda. E cosi terminò un colloquio che non poteva avere alcun effetto, poiché io ero ben de·ciso, sia per riguardo all'azione impegnata dalle altre potenze, sia a cagione dei gravi dubbi esistono sulla riuscita dell'accordo, di non assumere alcuna responsabilità separata, e di rimanere strettamente fedele al concerto che si tendeva evidentemente a compromettere.
Dei colloqui predetti diedi stamane un riassunto telegrafico all'E. V. (l).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI
T. 674. Roma, 3 settembre 1880, ore 1.
Le chargé d'affaires d'Angleterre est venu me renseigner aujourd'hui sur Ia nouvelle proposition turque dont fait mention le dernier télégramme de
•-V. E. (1). D'après les informations de M. Goschen, la Porte consentirait à .Uvrer Dulcigno et à maintenir le statu quo pour le reste. C'est-à-dire que les •-albanais retiendraient Rotti, Dinosi et Matakosch et que les monténégrins,retiendraient les positions qu'ils occupent déjà, en adoptant la ligne de séparation entre les deux comme frontière définitive. J'approuve la réponse que iV. E. a donnée au Sultan, mais j'ai déclaré au chargé d'affaires d'Angleterre qu'au point de vue où en sont les choses nous sanctionnerons tout arrangement qui aura l'approbation du Cabinet de Londres, le Gouvernement du Roi n'ayant plus qu'un objet en vue, C'elui d'en arriver le plus promptement possible à une solution padfique avec l'accord des Puissances. En faisant part de ce qui précède à nos ambassadeurs, j'ai soin de mettre en relief le re,gret exprimé par V. E. sur le retard de la réponse des Cabinets. Je m'associe tout à fait à ce sentiment (1).
L'escadre anglaise a quitté hier le mouillage de Palerme pour les eaux de Raguse et la nòtre en a fait autant aujourd'hui.
Je vous autorise à signer note collective pour l'Arménie, dans la supposition que les autres Puissances, notamment l'Angleterre, aient aussi donné leur adhésion.
(l) T. 2076, non pubblicato.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
T. 675. Roma, 3 settembre 1880, ore 1.
Je vous informe confidentiellement que M. Goschen a été renseigné de ce qui suit: Riza pacha serait d'avis que les albanais commencent à se résigner à l'égard de Dulcigno. Mais rencontrant beaucoup de résistance pour Hotti, Dinosi et Matakosch, il aurait réuni en conseil les consuls d'Angleterre et d'Autriche qui seraient tombés d'accord avec lui pour déclarer que la seule solution pratique serait de livrer Dulcigno et maintenir le statu quo pour le reste. En d'autres termes que les albanais retiendraient Hotti, Dinosi et Matakosch et que l:es monténégrins retiendraient les positions qu'ils occupent déjà, en adoptant comme frontière définitive la ligne de séparation entre les deux. Le conseil des ministres à Constantinople serait favorable et préparerait une résolution dans ce sens que le Sultan serait disposé à accepter.
En effet le comte Corti mande que hier le sultan l'a fait appeler pour
lui témoigner le vif désir de terminer l'affaire monténégrine (2). Sa Majesté
voudrait conclure, disait-elle, un arrangemnet sur la base du statu qua dans
la vallée de Podgoritza. Le comte Corti a répondu que cette base était trop
vague et que dans tous les cas n'importe quelle nouvelle proposition ottomane
devrait etre formulée par écrit aux représentants des Puissances.
(A tutte le ambasciate, meno a quella di Parigi) Veuillez tacher de savoir quelle est l'appréciation du Cabinet auprès duquel vous etes accrédité sur cette nouvelle proposition ( 1). Quant à nous
(a tutte le ambasciate) dans l'état actuel des choses nous conformerons notre avis à celui de l'Angleterre, poussés par un seui désir, celui d'en venir au plus tòt à une solution pacifique avec l'accord des Puissances. Le comte Corti termine son cxposition en exprimant le plus profond regret que les puissances fassent si longtemps attendre leur réponse. Nous partageons le méme sentiment, et nous croyons que tout délai ultérieur à prendre une décision aggrave la situation.
L'escadre anglaise a quitté hier le mouillage de Palerme pour les eaux de Raguse, et la nòtre en a fait autant aujourd'hui.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2086. Vienna, 4 settembre 1880, ore 17,05 (per. ore 18,40).
Cabinet autrichien maintient sa proposition pour question frontiére monténégrine qui fut acceptée par toutes les puissances. Il se rallierait cependant à une autre solution, si elle était acceptée à l'unanimité par tous les Cabinets, mais dans ce seul cas. Il trouve peu pratique nouveau projet turc qui serait l'uti possidetis, car, quand il s'agit de troupes camme celles du Monténégro et de l'Albanie, on ne pourrait jamais préciser les terrains qu'elles occupent au jour fixé. On ouvrirait donc la porte à des contestations sans fin; en outre, cela crée une ligne nouvelle, chose fort grave, vu que... (2) sur la carte est désigné camme nom d'un village appartenant à une région mal définie. Ces considérations me paraissent fort justes. Calice a également insisté pour prompte réponse à la Porte, ce qu'on désire ici aussi vivement. Prince de Monténégro a dit au chargé d'affaires anglais qu'il était disposé à renoncer à quelques-uns des territoires qu'on lui avait at>signés dans le dernier projet; en tout cas dane, difficulté ne viendrait pas de ce còté.
L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 2648. Berlino, 4 settembre 1880 (per. il 7).
Il Principe di Hohenlohe-SchillingsfUrst é partito il 1° corrente in congedo, e fu chiamato ad esercitare durante la sua assenza le funzioni di Segretario di Stato al Dicastero degli Affari Esteri, il Con1Je di Limburg-Sti:rum, Ministro di Prussia a Weimar.
Nella visita che feci jeri a quest'ultimo, dopo aver ricevuto il telegramma (l) di V. E., ·condussi la conversazione sul lamentevole ritardo che per mancanza di accordo fra le Potenze subisce la soluzione delle quistioni vertenti fra la PaTta e il Montenegro. Senza entrare nei particolari confidenziali di ciò che era venuto a cognizione del Signor Goschen accennai però al desiderio espresso dal Sultano a S. E. il Conte Corti di veder p.resto terminata la quistione del Montenegro sulla base del mantenimento dello status quo nella vallata di Podgoritza, e mi studiai di indagare l'opinione di questo Governo in tale ordine di idee.
Il Conte di Stirum si affrettò a ripetermi ciò che in varie circostanze ebbe già a dichiarare il Principe di Hohenlohe. Il Gabinetto di Berlino faceva voti per una pronta soluzione della vertenza montenegrina, ma rimaneva fermo nel suo proposito di seguire una linea di condotta molto riservata: si sarebbe volentieri associato ad ogni componimento per il quale le altre Potenze fossero per mettersi d'accordo. Soltanto, il Conte Stirum aggiungeva che il Governo tedesco era favorevole alla proposta austro-ungherese, che V. E. si compiacque ji comunicarmi col dispaccio Politico N. 1074, del 30 Agosto decorso: quantunque non vi avessero ancora interamente aderito tutti i Gabinetti, quello di S. Pietroburga sovratutto, essa aveva tuttavia qualche probabilità di riuscita. Nell'insieme poi della situazione, pur lamentando le molte esitazioni che si vanno manifestando, il mio interlocutore credeva di poter constatare che, per quanto riguarda il Montenegro, l'accordo fra le Potenze aveva fatto qualche progresso.
In conclusione, il programma del Gabinetto di Berlino rimane tuttora quello di astenersi ostensibilmente da tutto ciò che nelle cose d'Oriente può sembrare anche alla lontana una iniziativa qualsiasi, e di assecondare indirettamente per quanto possibile l'azione del Gabinetto di Vienna. Nè si lascia poi trascorrere qui nessuna occasione di metteTe bene in evidenza l'intimità dei rapporti che regnano fra la Germania e l'Austria-Ungheria, rappresentadoli quale arra di pace per l'Europa. Mirano ora specialmente a tale scopo i commenti della stampa sulla visita che oggi il Barone di Haymerle farà al Principe di Bismarck e Friedrichsruhe, e sulla accoglienza che troverà a Berlino l'Arciduca principe ereditario di Austria-Ungheria quando a giorni verrà ad assistere a queste grandi manovre.
'Seppi jeri che il Gabinetto di Berlino aveva consentito alle istruzioni, già da noi accettate, da impartire ai comandanti delle navi che dovranno fare una dimostrazione nelle acque di Dulcigno: siffatte istruzioni dovevano essere spedite jeri stesso al capitano della corvetta tedesca «Victoria ». Mi fu parimenti detto che si aveva per tali istruzioni anche il consenso del Governo Francese, ·e che questa Ambasciata di Francia ne era stata informata jeri.
Ho l'onore di segnar ricevuta dei Dispacci Politici N. 1072, 1073, 1074 e 1075 dei 29, 30 e 31 Agosto scorso (2). Nel riferirmi al mio telegramma di jeri (3) ...
25 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2090. Scutari, 5 settembre 1880, ore 12,30 (per. ore 16,30).
Veli pacha étant venu me voir hier au soir me dit qu'il était sur de pouvoir remettre tranquillement Dulcigno. A l'état actuel des esprits et des mesures prises, j'en doute beaucoup. Mes informations journalières et directes de Dulcigno me font présager un conflit acharné. Riza pacha me disait que du còté de Tusi il était impossible de toucher la condition du statu quo de possession. Sa bonne volonté ne fait pas défaut, mais toute promesse à cet égard serait v.aine et il a raison: les montagnards ne cèderont pas mème un pouce de ce qu'ils possèdent. Pour les forcer, trente bataillons ne suffiront pas. Leurs positions so n t fortes; ils so n t nombreux et opiniàtres, belliqueux et pourvus de tout ce qu'il faut. La Porte s'exposerait à une non-réussite armée qui par la suite lui serait aussi politiquement très ruineuse. Un autre jour Riza m'avait dit aussi que dans le temps il avait exprimé l'idée de résoudre la question en payant au prince une somme en or représentant la... (l) des revenus de Goussigné. Pour moi qui connais les lieux, les hommes, leurs sentiments, leurs factions, cette solution aurait été, camme elle est encore, sous tous les rapports, la plus adaptée aux circonstances. Le consul anglais est arrivé hier.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 682. Roma, 5 settembre 1880, ore 18.
Chargé d'affaires de Russie m'a communiqué télégramme suivant: « Cabinet impéri.al hésite à donner son adhésion à la proposition autrichienne vu insistance du prince Nicolas de conserver Dinosi, sans lequel la frontière monténégrine serait trop exposée. D'ailleurs la Sublime Porte ne se contenterait pas de cette concession camme le prouve sa dernière proposition, basée sur le rapport de son commissaire à Scutari. Dans cet état de choses, le seui moyen d'arriver promptement à une solution définitive, c'est de s'en tenir fermement à la combinaison proposée par l'Angleterre et de ne pas tarder à faire occuper Dulcigno par les monténégrins pour procéder ensuite à l'exé
(l} Gruppo !ndeclfrato.
cution du reste. Nous sommes convamcus que toute nouvelle concession mènerait à des négociations sans fin et ferait manquer la démonstration navale~.
J'ai répété au chargé d'affaires de Russie notre décision de procéder étroitement d'accord avec l'Angleterre dans la question monténégrine, et que par conséquent, je m'empresserais de communiquer ce qui précède
(A Londra) à V. E. (Alle altre rappresentanze) à l'ambassadeur de Sa Majesté à Londres dans le but de la (le) mettre à meme de sonder les vues du Cabinet de Saint James.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2097. Vienna, 6 settembre 1880, ore 17,20 (per. ore 19,05).
M. de Kallay m'ayant entretenu au sujet de la communication russe dont parle le télégramme de V. E. d'hier, 7 heures du soir (1), dont il ne se dissimule pas la gravité, je lui ai dit la réponse faite par V. E. au chargé d'affaires de Russie. Il m'a dit qu'elle répondait si bien à la situation qu'il se disposait à répondre absolument dans le meme sens à l'ambassadeur de Russie, toute initiative devant étre laissée dans cette question à l'Angleterre.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE S. N. Pietroburgo, 6 settembre 1880 (per. il 18).
Due articoli sulla guerra Russo-Turca inseriti nei numeri del 1° e del 15 Giugno scorso della Nouvelle Revue periodico parigino diretto da Madame Juliette Lamber (Madame Adam) produssero nei circoli militari e diplomatici di Pietroburgo troppa impressjone perchè io non stimi conveniente di chiamare sopra di essi l'attenzione dell'E. V. Questi articoli sono un'apologia delle gesta del Gran duca Nicolò che ebbe la direzione effettiva delle operazioni dell'esercito Russo nella campagna del 1877-78. Essi contengono inoltre considerazioni e giUdizi sulle trattative diplomatiche che precedettero, accompagnarono e seguirono la guerra. Nella esposizione dei fatti militari l'autore dell'articolo trascorre a critiche non certo indulgenti, verso il Governo Imperiale russo, e non risparmia la stessa persona dell'Imperatore Alessandro. Quanto alla parte diplomatica, essa è trattata molto leggermente, in modo incompleto, e soventi volte falso.
L'autore degli articoli ha ,conservato l'anonimo. Fu supposto che fosse il Generale francese Gaillard, che seguitò il Granduca Nicolò durante tutta la campagna. Ma il Generale Gaillard dichiarò che la supposizione non aveva fondamento.
Certo è però che i dati che servirono di base agli articoli hanno dovuto essere somministrati da persone che fecero parte dello Stato Maggiore del Granduca o ehe l'avvicinarono molto. L'Imperatore, dicono, fu irritato assai di questa pubblicazione che mette in mala luce la sua diplomazia, e che tratta la stessa sua persona senza riguardo, e talora senza giustizia. S. M. Imperiale ha ordinato che si prepari una risposta a quegli articoli, e ne affidò la redazione al Barone Jomini. La risposta dovrebbe essere pubblicata nello stesso periodico che pubblicò gli articoli.
Sembra poi che l'Imperatore abbia vivamente rimproverato il Granduca intorno a questo fatto, e che un colloquio assai vivace abbia avuto luogo in tale oecasione fra i due augusti fratelli. Si ritiene anzi che tutto ciò rubbia contribuito molto alla rinunzia fatta dal Granduca Nicolò, o impostagli, al comando in capo delle truppe della guardia e della circoscrizione militare di Pietroburgo, il qual comando passò con un ordine del 29/17 Agosto scorso, al granduca ereditario.
Prego l'E. V. di tenere questi ragguagli come confidenziali.
(l) Cfr. n. 442.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 688. Roma, 7 settembre 1880, ore 15,10.
Je n'attends que la communication du chargé d'affaires d'Angleterre pour lui déclarer que nous nous rallions complètement, quant aux instructions pour la démonstration navale, au point de vue britannique: maintenir nos instructions et tout en souhaitant que la France se rapproche des autres puissances, ne pas faire d'objections à ce que son commandant s'en tienne, le cas échéant à ses instructions spéciales. Quant à la question du tracé, nous persistons dans notre adhésion à la dernière proposition anglaise et espérons que le Cabinet de Londres obtienne de la Russie que celle-ci se désiste de sa réserve. Merci d'avoir constaté notre vif désir de nous tenir strietement avec l'Angleterre (1).
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2103. Scutari, 7 settembre 1880, ore 16,15 (per. ore 9 dell' 8).
Hier Riza pacha a notifié au commandant de Dulcigno que après demain il y aura la remise de cette ville. Une autre notification d'aujourd'hui fait
savoir que la remise aura lieu demain vers trois heures du soir environ. Le messager qui, hier, a porté cette nouvelle, demandait aussi pressamment des secours aux citoyens de Scutari. En attendant, trois bataillons de troupes régulières sont partis ce matin, de bonne heure, dans la direction de la dite ville, avec canons, munitions et tout le nècessaire. Tous les musulmans ont été sur pied pendant la nuit. Le comité s'est rassemblé ce matin, en réunion extraordinaire, en lieu sur. On a envoyé aux villages environnants et aux montagnes appel aux armes; on m'a assuré que les montagnards catholiques s'étaient déjà, depuis quelques jours, engagés à aider les musulmans, en allant meme à Dulcigno. Aujourd'hui règne une grande agitation à Scutari. On a formé des soupçons hostiles à l'égard de David effendi, chef du comité, l'accusant aussi d'avoir reçu trois cents livres turques. Riza pacha a fait occuper la cour du palais gouvernemental par deux bataillons en ordre de guerre.
(l) T. 2099/516 del 6 settembre, non pubblicato.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
D. Roma, 7 settembre 1880.
Quest'incaricato d'affari di Francia aveva testè comunicato, d'ordine del suo Governo, il testo delle istruzioni che il Gabinetto di Parigi si proponeva di impartire all'Ammiraglio Comandante la Divisione navale francese destinata a prendere parte alla dimostrazione nelle acque di Dulcigno.
Oltre alle precitate istruzioni ostensibili, di cui unisco copia (1), e che non differiscono dalle anglo-austriache, oramai adottate da tutte le altre Potenze, se non in quanto sarebbe riservata alla maggioranza dei Comandanti la facoltà di deliberare per tutto quello che non sia operazione strettamente marittima, il Governo della Repubblica aveva pure impartito al suo Ammiraglio istruzioni segrete, di cui non ha fatto rilasciar copia se non al Governo inglese, limitandosi a farne dare semplice lettura agli altri Governi.
L'Ammiraglio francese, non dovrebbe, a tenore di quelle istruzioni segrete, intervenire personalmente in veruna trattativa particolare d'indole politica ma tenersi completamente estraneo a siffatta azione, riservata, secondo l'avviso del Governo francese, agli Agenti diplomatici. Egli non dovrebbe parimenti, in nessuna guisa e sotto nessun pretesto, ricorrere all'uso della forza, né associarsi ad atti di coazione, quand'anche questi fossero decisi alla pluralità di voti. In questo caso egli dovrebbe chiedere gli ordini del suo Governo ed informare i suoi colleghi dell'autorizzazione da lui domandata.
L'Incaricato d'affari di Francia desiderava conoscere, d'urgenza, il pensiero del R. Governo, ed io gli risposi che, desiderando sopratutto di mantenere saldo l'accordo esistente fra le Potenze, noi ci associeremmo a ciò che gli altri Gabinetti, e specialmente l'Inghilterra, deciderebbero di fare in proposito.
Poco di poi questo Incaricato d'affari d'Inghilterra mi ha partecipato che il Gabinetto di Londra si era espresso nei seguenti termini per rispetto al precitato contro-progetto francese.
Avendo le altre Potenze adottato le istruzioni proposte dall'Inghilterra, ed emendate dall'Austria-Ungheria, non sarebbe stato giustificabile di turbare ora un accordo, che fu concertato in seguito a trattative cosi laboriose, e di esporsi per tal modo al pericolo di dover permettere ulteriori indugi nell'adempimento degli impegni assunti dalla Porta verso il Montenegro. Ciò nondimeno, per mostrare che si tien conto delle osservazioni fatte dal Governo francese, il Gabinetto di Londra si è dichiarato pronto a dare al suo Ammiraglio l'istruzione supplementare di non rivolgere al Comandante delle navi francesi ordine od invito di prender parte ad una azione, che non fosse conforme alle sue speciali istruzioni. D'altra parte, il Governo di S. M. la Regina osserva, a questo proposito, che per assistere il Governo montenegrino a prender possesso di Dulcigno, non saranno necessarie se non due o tutt'al più tre navi da guerra, e che quindi non havvi motivo alcuno che possa render necessario, per il Comandante francese, di prender parte a tale eventuale operazione senza previa autorizzazione del proprio Governo.
Il Governo del Re non potendo se non approvare pienamente il pensiero del Gabinetto di Londra, ho informato il Marchese de Reverseaux che noi ci associavamo interamente ana risposta data dall'Inghilterra alla controproposta presentata dal Gabinetto di Parigi.
(l) Non pubblicata.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 809/679. Londra, 7 settembre 1880 (per. il'11).
In ampliazione del mio telegramma d'ieri (1), ho l'onore d'informare l'E. V. che, in quello stesso giorno, avendo potuto avere un colloquio alquanto prolungato col Conte Granville, gli ho comunicato il contenuto de' sei ultimi telegrammi di codesto Ministero relativi alla frontiera montenegrina, specialmente alla dimostrazione navale che deve aver luogo per la occupazione di Dulcigno.
Il nobile lord aveva ricevuto comunicazioni consimili a quelle avute da
V. E. ed a quel proposito mi rinnovò l'espressione del suo gradimento per
l'accordo costante che si mantiene fra i nostri due Governi in questa ver
tenza irta di tante difficoltà. Per dirlo in breve, egli non ammette né i nuovi temporeggiamenti che la Sublime Porta tenta di far sorgere, né la risoluzione radicale proposta dalla Russia di respingere l'accomodamento concertato coll'Austria; egli non acconsente neppure alle istruzioni suggerite dalla Francia per la dimostrazione navale.
In conseguenza di tali determinazioni il nobile lord ha telegrafato a Pietroburgo affinché, allo scopo di porre fine a quell'affare del Montenegro, l'Imperatore voglia impartire al suo Ambasciatore a Costantinopoli l'ordine di firmare la nota collettiva da presentarsi alla Porta in base alla proposta concertata coll'Austria, in virtù della quale Dinosi rimarrebbe alla Turchia e Dulcigno dovrebbe immediatamente essere consegnato ai Montenegrini, per cui non vi sarebbe più luogo a prendere in considerazione i suggerimenti dilatori inoltrati dalla Sublime Porta.
Rispetto alla dimostrazione navale, la Francia, nelle sue speciali istruzioni suggerisce che qualora si debba usare la forza, prima di addivenire a questa ultima ratio, il Comandante delle divisioni riunite debbasi consultare coi colleghi i quali a loro volta dovrebbero prendere gli ordini dei rispettivi Governi. Il Conte Granville porta opinione che l'istruzione suggerita dalla Francia avrebbe per risultato di rendere illusoria la dimostrazione navale, ove si fosse inceppati al momento in cui una pronta azione si manifestasse indispensabile. In conseguenza il nobile lord ha risposto al Gabinetto francese ringraziandolo della intenzione da lui palesata di rendere il meno sensibile che si possa la divergenza esistente fra le due istruzioni inglese e francese, ma mantenendo pur sempre per la divisione navale britannica le istruzioni precedenti alle quali aderiva anche codesto Ministero. Però furono date al Comandante inglese istruzioni suppletorie dietro le quali, qualora accada che le navi da guerra debbano esercitare un'azione coercitiva contro una resistenza armata alla occupazione di Dulcigno, gli ordini relativi non saranno trasmessi alla divisione francese. Il Conte Granville pensa che ad ogni modo una o due navi basteranno per aver ragione di tali resistenze. Nel farmi queste dichiarazioni il nobile lord mi espresse il desiderio di conoscere il più presto la risposta che V. E. avrà fatta alla proposta francese (1).
Intanto debbo notare che dal discorso pronunziato sabato ultimo alla Camera dei Comuni dall'onorevole Gladstone si scorge che il Capo di Gabinetto e con lui tutti i suoi· colleghi mettono la massima importanza a che la questione del Montenegro sia convenientemente ed al più presto aggiustata. Quel successo diplomatico unito alla vittoria recentemente riportata nell'Afganistan dal generale Roberts dovranno contribuire a rinforzare il Ministero alquanto scosso dalle ultime discussioni ch'ebbero luogo nel Parlamento e gli gioveranno per trionfare delle patenti resistenze che incontra tuttora nella Camera dei Lords.
(l) T. 2099/516, non pubblicato.
(l) Cfr. n. 447.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2104. Scutari, 8 settembre 1880, ore ... (1) (per. ore 15).
La réunion du comité a décidé dans la séance de ce matin la levée en masse pour défendre Dulcigno et dans cet après midi sont partis plus de mille combattants. Ceux-ci ont l'ordre de tirer si les soldats leur empèchent le passage de Dulcigno. On écrit que le vo!voda Verzad s'est présenté à la frontière, que le peuple en armes est sorti de la ville pour en empècher l'entrée aux troupes impériales, que tous sont toujours décidés de mourir avant de céder à qui que ce soit. On menace mème de donner le feu à la ville en cas de revers. A l'officier envoyé par Riza pacha pour porter l'annonce de la cession, la ligue de Dulcigno a ordonné de se retirer immédiatement en lui refusant mème une escorte qu'il réclamait. Les bataillons partis ce matin de Scutari ne sont pas encore allés plus loin de deux heures d'ici. Le bateau « Isère » est arrivé aujourd'hui à Scutari, avec des dépèches pour le consul anglais.
IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2110. Scutari, 9 settembre 1880, ore 16,30 (per. ore 10,50 del 10).
Le comité et le peuple réunis au bazar gardé par nombre de gerdarmes de la ligue ont décidé qu'on ne cèdera au Monténégro ni Dulcigno ni aucun autre territoire, colite que colite. Cette décision a été portée à Riza pacha pour ètre transmise à Constantinople. On l'a envoyée aussi par messager exprès à Dulcigno. Dans la nuit sont partis pour cette ville deux cents montagnards tures et pendant toute la journée on continue d'y alle·r. On compte entre Arramalitz et Dulcigno cinq mille insurgés. Les élargitions de Riza pacha faites, dit-on, sur grande échelle, n'ont abouti à aucun résultat favorable. D'après ce qu'on m'a confié, il ne serait pas impossible qu'en cas de bombardement de Dulcigno par la flotte européenne on prépare une revanche sur les monténégrins.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2109. Vienna, 9 settembre 1880, ore 20,22 (per. ore 22,15).
Dans un télégramme du ministre autrichien à Cettinje il est dit que: « agents russe et italien ont déclaré que tout dernièrement le vòte de toutes
les puissances a été la complète exécution de la ligne de compensation proposée par l'Angleterre, et que c'est seulement l'Autriche qui se prononce pour que Dinosi reste à la Turquie ». Kallay qui me l'a montré, m'a dit ne pas croire à cette information mise en circulation au Monténégro pour diviser les puissances. Je n'ai pas manqué de dire que cette insinuation contre Durando est, à mes yeux, inadmissible. Je croirais cependant bien que, précisément parce que ce bruit a été mis en avant, Durando reçoive instruction d'eng,ager, avec ses collègues anglais et autres, le prince de Monténégro à ne pas créer de difficultés à un arrangement au sujet duquel on peut dire maintenant que toutes les puissances sont d'accord (1).
(l) Manca l'indicazione dell'ora di partenza.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 697. Roma, 10 settembre 1880, ore 13,15.
J'ai reçu vos rapports et télégrammes concernant Dinosi. Je comprends que le prince attache un prix tout spécial à garder cette position. Mais toutes les puissances, la Russie comprise, ayant désormais admis la proposition austrohongroise, je pense que le prince ferait bien de ne pas insister là-dessus. Tout le monde est impatient d'en finir.
L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, TERZAGHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 86. Belgrado, 10 settembre 1880 (per. il 18).
Con mio rapporto di questa Serie n. 81 in data del 20 Luglio scorso (2) io aveva l'onore di portare a conoscenza dell'E. V. un colloquio tra il Barone di Haymerle ed il Colonnello Catargi, Ajutante di campo del Principe Milano; giusta gli asserti di quest'ultimo il Ministro Imperiale e Reale avrebbe fatto le dichiarazioni più favorevoli in favo,re della Serbia; avrebbe ammesso persino la possibilità, nel caso di nuovi mutamenti nella politica balcanica, di una estensione della Serbia verso l'Oriente; ciò però sotto la condizione assoluta e perentoria di non volgere, né ora né mai, gli sguardi verso la Bosnia, un sintomo qualsiasi di questa tendenza avrebbe gravi conseguenze. Soggiunsi che questo linguaggio non piacque ai serbi, le aspirazioni dei quali si volgono verso la Bosnia e il mare E,geo, non verso l'Oriente, ove darebbero di cozzo ai bulgari, che alla lor volta reclamano .come proprio il territorio serbo sino alla Morawa.
L'Austria-Ungheria crede avere ora delle prove che qui si continui a porre in non cale questi avvertimenti. Ora è circa un mese questa Legazione Imperiale e Reale diede al Governo Principesco indicazioni, ch'essa afferma fossero esatte e precise, su taluni depositi d'armi e di proclami sovversivi stabiliti lungo la frontiera verso la Bosnia; il Governo Principesco rispose che nulla si scoperse ad onta delle più accurate indagini, ma gli agenti austriaci, che avvolgono la Serbia come in una rete, riferirono concordemente che in tutti i luoghi ove erano depositi d'armi, giunsero avvertimenti di toglierle al più presto, poiché il giorno dopo si farebbe una perquisizione. Negli ultimi tempi, come lo stesso ufficioso Pester Lloyd ammette, talune bande brigantesche apparirono in Bosnia e nell'Erzegovina; per se stesse non ebbero rilevanza di sorta e pare la loro vita sia stata di breve durata; ma questa Legazione Imperiale e Reale crede debbano la loro origine ad intrLghi della Serbia, la quale vorrebbe impedire che la calma si stabilisca in quei paesi. Il mio collega d'Austria-Ungheria, serbo-austriaco di origine e conoscitore profondo di questo paese crede, o almeno affetta di credere alla lealtà attuale del Montenegro e alla connivenza del Ristich con questi intrighi, dei quali mi discorse in modo assolutamente confidenzia1e e privato. Io non divido questo avviso in modo assoluto.
Ho fondato motivo di credere che l'Agente e il promotore principale dei comitati slavo-russi in Serbia sia il Metropolita, uomo astuto e ambizioso, non amato personalmente nella generalità, ma che possiede nei popoli, a lui devoti, un mezzo potente d'influenza e d'agitazione; egli già da anni tenta di estendere il suo · dominio ecclesiastico al di là dei confini del Principato; egli gode della protezione speciale della Principessa. Parmi .eziandio che il Generale Chernajev che, come già avvertii, travasi qui da mesi per tentare di ottenere, quale rappresentante di Poliakof, la concessione della costruzione delle ferrovie, pesca, anche politicamente nel torbido. Il Ristich, per indole sua, simpatizzerebbe invero, almeno sino ad un certo punto, con queste tendenze e con questi mezzi; ma la sua intelligenza non gliene nasconde, credo, l'attuale pericolo; teme però di veder scossa la sua posizione in paese, con una opposizione aperta.
Ho fatto l'osservazione che queste mene e questi torbidi sono sempre in una certa correlazione coll'andamento dei negoziati tra la Serbia e l'AustriaUngheria nelle due questioni principali, l'una delle ferrovie, l'altra del trattato di commercio; c'è una recrudescenza di agitazione politica quando il vicino Impero dimost·ra durezza nei negoziati. E' dunque mio avviso, come già dissi soventi, che sia ancora nella mano dell'Austria di ottenere un modus vivendi e relazioni abbastanza corrette col Principato, o di respingerlo nelle agitazioni panslaviste, ad onta ·che la maggioranza della popolazione ne intenda il pericolo per lo svolgimento e la grandezza della nazione serba, nella sua individualità.
Ho creduto dover mio portare a conoscenza dell'E. V. i fatti di cui discorsi, quantunque non abbiano per sé stessi che una rilevanza secondaria, perché servono, parmi, a gettare un po' di luce sullo stato di cose di questo paese.
IL MINISTRO RESIDENTE A LIMA, VIVIANI, AL MINISTRO RESIDENTE A SANTIAGO, SANMINIA TELLI (l)
L. Lima, 10 settembre 1880.
Ho l'onore di accusare ricevimento dei pregiati offici del 17 e 19 agosto
n. 852 ed 853 (2) pervenutimi il 7 corrente, coi quali la S. V. m'informa delle pratiche fatte, insieme al suo collega di Francia, presso codesto signor Ministro degli affari esteri, per stabilire, di comune accordo, il modo più efficace di provvedere alla sicurezza delle pe.rsone e delle proprietà dei neutri in generale, ed in particolar dei nostri, nel caso di attacco e di occupazione di questa capitale.
Il signor de Vorges avendo ricevuto dal signor barone d'Avril una comunicazione conforme a quella direttami dalla S. V., tenemmo, 1'8 corrente, una conferenza, nella legazione inglese, per concertare la risposta da darsi. Credo soverchio aggiungere che, sebbene mancante di qualunque comunicazione del collega di Santiago, 11 signor St-John, si associò a noi. Le nostre deliberazioni fecero capo alle conclusioni seguenti, alle quali aderiscono ieri, senza riserva, il ministro residente dell'impero germanico e l'incaricato d'affari di Spagna:
1° Essendo materialmente impossibile tmvare, nei preSISi di Lima, un punto, fuori del raggio delle operazioni militari proba;bili, da servire di refugio a neutri, durante il combattimento, noi ci riserviamo il diritto di aprire, in caso di bisogno, nella città stessa, asili da accogliervi quella parte dei neutri che non potesse lasdarla in tempo utile. Gli asili saranno contraddistinti con l'apposizione dei rispettivi stemmi nazionali, coperti dalla relativa bandiera, e collocati sotto la protezione e sorveglianza diretta delle legazioni;
2° I domicili, le proprietà immobili e gli stabilimenti commerciali dei nostri, saranno designati con una tabella, da apporsi all'ingresso esterno. Per ovviare a possibili frodi, ogni tabella dov·rà essere autenticata col sigillo della legazione;
3o I nostri saranno autorizzati ad inalberare sussidiariamente la bandiera nazionale sopra i loro domicili, proprietà immobili e stabilimenti di commercio;
4° Eglino saranno, ad ogni evento, provveduti di certificati di nazionalità; 5° Prima che abbiano principio le operazioni offensive contro Lima, i rappresentanti di Francia, Inghilterra, Germania, Italia e Spagna procureranno di mettersi in relazione col comandante in capo dell'esercito chileno per provvedere a quanto possa essere necessario alla tutela delle vite e delle sostanze dei neutri;
6° L'occupazione eventuale di Lima dov·rà effettuarsi gradualmente, in modo da rimuovere ogni possibilità di offesa alle persone ed alle proprietà dei neutri;
7° Restando la capitale abbandonata a se stessa, il servizio di polizia sarà subito assunto dalle compagnie neutrali dei pompieri, esistenti fino dal 1866. Conferirà efficacemente al mantenimento dell'ordine pubblico che siffatto servizio continui transitoriamente anco dopo l'occupazione, d'accordo col comandante in capo dell'esercito chileno, come fu praticato a Iquique;
8° In caso di assoluta necessità di bombardamento, dovrebbe esserne fatta la notiHcazione tre giorni innanzi che esso avesse principio.
Giova avvertire che in Miraflores, Barranco, Chorillos, ed in tutti i pressi di Lima, aperti ed indi:fesi, abbondano proprietà urbane e rurali e stabilimenti di neutri, specialmente d'Italiani, ai quali deve essere estesa la protezione stessa di che intendiamo coprire, ad ogni modo, quelli esistenti nella capitale che accoglie in sè la parte più importante del patrimonio straniero.
La S. V. troverà nell'annesso foglio (l) la indicazione generica dei provvedimenti la cui applicazione reputasi necessaria alla sicurezza delle persone e delle proprietà dei neutri, in caso di attacco di Lima, quale venne formulata dal ministro di Francia, ed accettata dai suoi colleghi d'Inghilterra, di Germania, d'Italia e dall'incaricato d'affari di Spagna. I particolari, nei quali qui sono entrato, non ne sono che il pratico svolgimento in ordine alla colonia italiana.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 702. Roma, 11 settembre 1880, ore 23,25.
Veuillez dire à Son Altesse que toutes les puissances sont d'accord sur la base de la proposition autrichienne n'admettant au tracé porté par la note du 3 avril d'autre variante sauf celle concernant Dinosi.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1343. Vienna, 11 settembre 1880 (per. il 18).
La visita fatta dal Barone Haymerle al Principe di Bismarck al suo castello di Friedrichsruhe, non cessa di dar occasione ai più svariati commenti tanto nelle colonne dei giornali austro-ungarici, come nelle conversazioni dei circoli politici e diplomatici. Credo quindi opportuno anzi tutto, di porre in sodo come quell'incontro fu concertato a quanto mi risulta.
Il Barone Haymerle due mesi or sono, prima di recarsi in congedo a Nordernsee, fece esprimere al Cancelliere Germanico il desiderio di visitarlo. A tale entratura Sua Altezza avrebbegli fatto rispondere che sarebbe lieto di vederlo e che gli lasciava la scelta di venirlo a visitare a Kissingen allorché avrebbe lasciato Vienna oppure a Friedrichsruhe nel suo viaggio di ritorno.
Il Barone Haymerle, ritenendo preferibHe uno scambio d'idee che coincidesse coll'epoca in cui riassumerebbe la direzione degli affari avrebbe prescelto il secondo partito offertogli: e così fin da oltre due mesi fa sarebbesi stabilito il convegno di Friedrichsruhe, circostanza questa a mio avviso, che ne scema alquanto l'importanza. Non conviene però dissimularci che un abboccamento fra quei due uomini di Stato, precisamente in un momento in cui, non vi è da farsi illusione, avvenimenti gravi si preparano, è pur sempre un fatto che merita attentissima considerazione ed una costante investigazione. Le informazioni a sensazione che si leggono nei giornali, le calcolate indiscrezioni degli uomini politici della Germania e d'altri Paesi, nonché le inconcludenti dichiarazioni che il Gabinetto di Vienna potrà fare in proposito, non rischiareranno molto le tenebre che avvolgono gli accordi, che pur indubbiamente saranno stati presi in quel convegno. Si è solo tenendo attentamente d'occhio lo svolgersi della comune azione dei due Gabinetti nelle precedenti questioni, ed in quelle che successivamente verranno sul tappeto, che si avrà mezzo di formarsi un criterio per quanto possibile preciso, intorno alle conseguenze dell'accordo austro-germanico di cui il convegno di Friedrichsruhe non segna se non una fase.
(l) Non si pubblica.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. R. 1344. Vienna, 11 settembre 1880 (per. il 18).
È fatto incontestabile essersi in questi ultimi tempi prodotto un quasi completo volta faccia nell'attitudine della stampa austriaca a riguardo dell'Italia, Il linguaggio di acerbo disprezzo, che ben poteva dirsi stereotipato nei giornali di Vienna nel far cenno del Regno d'Italia e delle cose nostre è del tutto mutato oggi; causa non dubbia di tal cambiamento si è il trovarsi a capo del Governo britannico il signor Gladstone che a malgrado la sua infelice ritrattazione, è sempre considerato qui, senza distinzione di partito, siccome un irreconciliabile avversario dell'Impero Austro-Ungarico. L'opinione pubblica in Austria si sente oggi mal sicura nelle possibili contingenze dell'avvenire, coll'esclusiva alleanza della Germania che ad un momento dato potrebbe avere troppi nemici di fronte per conto proprio, da poter prestare un valido aiuto alla sua alleata danubiana. D'altronde l'opinione pubblica qui rifugge da nuove avventure, ed anzi tutto vuole la pace, e questa confida sarà più sicuramente mantenuta, se le Potenze che sembrano in oggi volerla minacciare, sapessero di non poter fare in nessun caso assegno sull'Italia.
Dell'opinione pubblica in Austria-Ungheria e dell'assieme della stampa che ne è il riverbero, ho fatto cenno fin qui; appositamente ho taciuto del Governo
Imperiale, poichè non ho fino ad ora dato di sorta ch'esso accenni a dividere per quanto ci riguarda i desideri che quasi direi incominciano a clamorosamente manifestare gli organi della pubblicità. Quell'31ttitudine sommamente riservata del Gabinetto di Vienna che ritengo è del pari osservata dal Gabinetto di Berlino, deve a mio avviso consigliarci a non dar per ora troppo peso al linguaggio dei giornali, poichè non vi ha illusione a farsi, l'opinione pubblica non esercita grande influenza sull'azione dei Gabinetti di Berlino e di Vienna principalmente. Dobbiamo essere pronti a prendere in esame le positive entra'ture che ad un momento dato ci si potrebbero fare, ma per intanto guardarsi in modo assoluto dal muovere noi un primo passo, di cui son persuaso si trarrebbe immediatamente partito, per comprometterci irremediabilmente con altre Potenze che non abbiamo per ora nessun interesse d'inimicarci, e raggiungere ad un tempo l'obbiettivo più vagheggiato dal Gabinetto di Vienna quello cioè di isolarci pel giorno dell'azione e di averci così al momento dato incondizionatamente a sua disposizione. Si è ispirandomi a questo concetto che a difetto di speciali istruzioni, io tengo qui un linguaggio sommamente riservato ogni qualvolta attorno a me si parla del futuro aggruppamento delle potenze.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
T. 704. Roma, 12 settembre 1880, ore 16,25.
Le chargé d'affaires d'Angleterre m'a, à plusieurs reprises, parlé de certains bruits arrivés à Londres au sujet de l'attitude de notre consul à Scutari. On attribue à M. Zerboni quelque faiblesse envers les albanais. On ajoute qu'on prépare à Dulcigno un pronunciamento en faveur de l'Italie. Ceci m'a tout-àfait l'air d'un canard de méchante espèce. En tout cas nous sommes bien résolus à ne pas dévier d'un pas de notre chemin, où nous sommes heureux d'etre et de rester d'accord avec l'Angleterre. Quant à M. Zerboni, dont je garantis le caractère loyal et la fidélité aux instructions qu'il reçoit, sa correspondance est là pour démentir toute calomnie. Lord Granville doit déplorer, tout autant que nous memes, ces rumeurs par lesquelles on voudrait troubler l'entente plus que jamais indispensable pour arriver au but.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA DI ROBILANT, AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO, E AL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI
T. 705. Roma, 12 settembre 1880, ore 17.
Le Cabinet de Londres ayant reçu de Scutari nouvelles inquiétantes à télégraphié à Goschen de hater la présentation de la note collective déclarant à la Porte que l'on compte sur une action immédiate de sa part et que l'on décline
toute responsabilité du délai. A la demande du chargé d'affaires d'Angleterre,
je prie
(per l'ambasciata a Costantinopoli) V. E.
(per gli altri destinatari) l'ambassedeur du Roi à Constantinople
de se joindre avec toute l'énergie que les circonstances comportent aux démarches de son collègue britannique.
L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2126. Cettigne, 13 settembre 1880, ore 17,40 (per. ore 22,15).
Le prince Nicolas me dit qu'il adhèrera à la cession de Dinosi pourvu que par ce sacrifice la question monténégrine soit résolue pacifiquement. Son Altesse me charge de faire connaitre à V. E. que ses troupes sont aujourd'hui concentrées près d'Antivari prétes à marcher au premier avis pour occuper Dulcigno, d'après la sollicitation des puissances. Le prince espère recevoir bientòt cet avis. Différemment le long entretien extraordinaire des troupes ne pourra pas étre supporté par la principauté, épuisée financièrement. J'apprends de source officielle qu'à Scutari il est bruit que les habitants de Dulcigno attendent ·secours de l'Italie. Ce bruit se fonde sur la croyance que j'ai eu l'honneur de signaler plusieurs fois dans mes rapports que le mouvement albanals est aussi appuyé par le consulat italien à Scutari.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA
D. CONFIDENZIALE 958. Roma, 13 settembre 1880.
Il Reggente l'Agenzia d'Italia in Egitto ha richiamato la mia attenzione (l) sulla voce testé corsa colà che la Francia e l'Inghilterra, approfittando delle modificazioni da introdursi nel regime della riforma in Egitto, abbiano in animo di estendere la loro preponderanza anche al campo giudiziario. Parrebbe difatti essere pensiero di quelle due potenze di riservare per sé rispettivamente due posti di Consigliere della Corte di Cassazione o di terza istanza, che sarà fra breve istituita in Egitto e di non lasciare se non un solo posto per ciascuna all'Italia, alla Germania èd all'Austria-Ungheria.
Aggiunge quel R. Agente che i giornali locali hanno fatto menzione di tale voce e che già la nostra colonia comincia a preoccuparsi di un disegno che
sarebbe non solo dannoso all'influenza ed al prestigio dell'Italia in quella contrada, ma sopratutto ingiusto e lesivo dei nostri più legittimi interessi.
L'intimità e la schiettezza dei nostri rapporti con codesto Gabinetto ci consentono di aprirgli cordialmente l'animo nostro in proposito, quantunque si tratti di voce vaga e probabilmente infondata. Vorrei che l'E. V. avesse l'opportunità di parlare confidenzialmente a Lord Granville. Fidenti nell'equità e nell'amicizia dell'Inghilterra, noi siamo certi che, quando pure da alcuna parte un simile disegno venisse enunciato, il Governo della Regina lo respingerebbe per impulso spontaneo delle sue stesse convinzioni. Per quanto ci concerne è certo che noi non potremo mai consentire che si alteri, a nostro danno, lo statu quo della rispettiva partecipazione alla magistratura della riforma in
•
Egitto, mancando, a tal riguardo, persino quelle considerazioni di fatto che parvero giustificare, sulla materia finanziaria, una disparità di trattamento. Raccomando in special modo allo zelo e alla perspicacia di V. E. H contenuto
di questo mio discorso.
(l) Con R. 714 del 5 settembre, non pubblkato.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE (l)
D. 76. Roma, 14 settembre 1880.
Un telegramma del R. ministro a Santiago (2), pervenuto solo ieri a Roma, ci ha recato l'annunzio che quel Gabinetto avrebbe accettata l'offerta di mediazione presentata dagli Stati Uniti.
Di questa notizia la S. V. comprenderà, di leggieri, quanta ragione noi abbiamo di andar lieti, essendo solo con la cessazione delle ostilità che possiamo sperare di vedere efficacemente tutelati i nostri interessi rilevantissimi che abbiamo sulle sponde del Pacifico.
Era appunto, ed esclusivamente, in questo intento, che, già da vario tempo, avevamo proposto alla Francia ed all'Inghilterra di unirsi a noi per affrettare la pacificazione di quelle contrade.
Non possiamo quindi che compiacerci grandemente vedendo l'opera della mediazione assunta formalmente da quel Gabinetto la cui voce ha giustamente maggior probabilità di venire ascoltata dai Governi delle Repubbliche sorelle.
Confermandole il mio telegramma di ieri sera (3), La prego perciò, signor Principe, di voler rendersi interprete di questi nostri sentimenti presso codesto signor Ministro degli Affari Esteri, e di ringraziarlo, in nome del R. Governo, per l'opera umanitaria intrapresa, alla quale auguriamo pronto ed efficace successo.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
T. 720. Roma, 16 settembre 1880, ore 17,05.
Le ministre de Turquie est venu me lire un télégramme par lequel la Sublime Porte nous signale que le prince de Monténégro masse ses troupes à la frontière, et déclare que ces préparatifs, inutiles en face de la bonne volonté hautement témoignée par le Gouvernement ottoman, pourraient provoquer des complications facheuses au moment meme où la question monténégrine est sur le point d'etre réglée. J'ai répondu à Turkhan bey que le prince de Monténégro, en s'approchant de la frontière avec ses troupes, ne fait qu'obtempérer à l'invitation des puissances qui l'ont engagé à se préparer à l'occupation de Dulcigno. J'ai ajouté que, la Sublime Porte se déclarant prete à opérer la cession de ce district, elle n'a point lieu de se préoccuper d'un mouvement de troupes qui ne saurait, cela étant, mener à aucun conflit.
IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
D. Roma, 16 settembre 1880.
Questo Incaricato d'Affari d'Inghilterra mi ha comunicato testè un telegramma col quale il suo Governo, sopratutto di fronte al mutamento di Ministero seguito recentemente in Costantinopoli, apina essere oppurtuno che gli Ambasciatori siano muniti della necessaria autorizzazione per potere stabilire i termini di un nuovo accordo circa la frontiera turco-montenegrina, e firmare il protocollo relativo a tale vertenza.
In conformità di siffatto invito, io non ho esitato col mio telegramma di ieri (1), ad autorizzare il R. Ambasciatore in Costantinopoli (per Costantinopoli V. E.) a volersi concertare coi suoi colleghi per la redazione e la firma di tale accordo.
Nel confermare cosi il mio precitato telegramma...
26 --Documenti diplomatici -Serle Il -Vol. XIII
(l) T. 713. non pubblicato.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1908. Terapia, 16 settembre 1880 (per. il 23).
Ieri fu tenuta una riumone m quesn Ambasciatori allo scopo d'intendersi per la redazione della nota relativa a1 !Vlontenegro, e per firmarla seduta stante se riuscivasi a stabilire l'accordo sopra di essa. S'intese che le ultime istruzioni portavano il documento avesse a corrispondere al testo del dispaccio del Barone Haymerle ai rappresentanti Austro-Ungarici del 24 Agosto, epperò insisteva sopratutto il Barone Calice perché ci attenessimo strettamente a quella forma. Sorse una sola difficoltà sollevata dall'Ambasciatore di Russia il quale, appoggiandosi sopra un telegramma da Livadia il quale diceva S. M. l'Imperatore cedeva sulla quistione di Dinosi a condizione che, nel caso il Governo ottomano non fosse per eseguire prontamente gli impegni assunti, il Montenegro avesse a ricuperare i suoi diritti sopra Dinosi, voleva s'inserisse analogo paragrafo nella nota. E gli altri Ambasciatori sostenevano inopportuno essere d'introdurre quella frase a proposito di Dinosi, imperocché, se l'accordo non fosse eseguito, il Montenegro non riacquisterebbe solo i suoi diritti sopra quel territorio, ma anche su tutti gli altri che gli appartenevano per effetto della presente sua posizione giuridica che era quella del protocollo del 18 Aprile. Senonchè non era per taluni ben chiaro se le Potenze, per la nota del 3 Agosto, avessero inteso d'intimare alla Sublime Porta che, se essa non procedeva all'esecuzione della convenzione delli 18 aprile nel termine di tre settimane, diveniva obbligatoria quella dell'altra alternativa proposta, oppure se rimaneva libera la Sublime Porta di scegliere anche appresso fra le due alternative, la posizione dipendendo dalla interpretazione si dava alle parole « les Puissances comptent... », che nell'originale Inglese diveniva « The Powers expect .., », né a me sembra che questa espressione sia tale da imporre un obbligo legale al Governo Ottomano. E d'altra parte la presentazione della nota essendo per varie ragioni urgente, io proponevo una vaga frase che si prestava al doppio senso, e diceva in quella eventualità «la concessione fatta dalle Potenze riguardo a Dinosi rimarrebbe annullata». Questa frase era infine accettata da tutti gli Ambasciatori. Fummo quindi in grado di firmare la nota seduta stante, ed essa sarà oggi presentata alla Sublime Porta dal Primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania. Di che diedi pronto avviso telegrafico all'E. V. (1).
La sera stessa comparve indi il telegramma (2) pel quale l'E. V. mi significava, ad ogni buon fine, essere io autorizzato a firmare la nota in discorso. La quale autorizzazione io aveva tratto dai telegrammi dell'E. V. del 22 Agosto e del 12 Settembre (3).
Non entrerò io in commenti sulla redazione di questo nuovo documento, la quale ci era imposta dalle istruzioni ricevute. Mi limiterò ad esporre il
mio avviso, la presente comunicazio:lc non essere tale da ispirare alla Subli:me Porta una grande apprensione in ordine ai futuri intendimenti delle Potenze. Ne unisco copia al presente {1).
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2135. Vienna, 17 settembre 1880, ore 13,24 (per. ore 17,05).
Les journaux reportent ce matin un télégramme de Londres qui dit: «On annonce de Berlin au Daily Telegraph que le chevalier Goerke est attendu à Friedichsruhe où il doit, au nom du Gouvernement du Roi, sonder le prince de Bismarck par rapport à l'entrée de l'Italie dans l'alliance austroallemande». Ce monsieur a été ici. Il a énormément causé à droite et à gauche et a, en effet, donné lieu aux bruits susénoncés de s'accréditer. Je l'ai, pour mon compte, assez mal reçu, l'ayant de suite jugé un individu très compromettant.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
T. 722. Roma, 17 settembre 1880, ore 15.
Le Cabinet de Londres nous demande si nous sommes disposés à déclarer à la Sublime Porte qu'on ne lui demandera pas davantage si elle exécute l'arrangement monténégrin selon proposition austro-hongroise. J'ai répondu affirmativement et je m'empresse d'en prévenir
(Per Costantinopoli) V. E. (Per le altre ambasciate) l'ambassadeur du Roi à Constantinople afin qu'elle (ou il) puisse se joindre à la démarche qui serait faite en ce sens par ses collègues.
L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
T. 2136. Berlino, 17 settembre 1880, ore 17 (per. ore 17,40).
Chargé d'affaires ottoman a également communiqué au Cabinet de Berlin télégramme relatif à la concentration de troupes monténégrines sur la fron
(l} Non sl pubbl!ca.
tière (1). Le comte de Stirum lui a répo·.;du que la Sublime Porte n'avait pas lieu de s'en préoccuper et qu'elle n'avait qu'à cffectuer la remise de Dulcigno. Le chargé d'affaires faisait en méme temps valoir changement de ministèi·e ottoman camme un symptòme des sentiments de conciliation de la Sublime :Po;·te, à laquelle il convient dès lors d'en tenir compte en évitant de lui créer des difficultés. Le comte de Stirum a répliqué que tout en tenant compte des intentions conciliantes, on était en droit d'o.ttendre désormais des faits accomplis plutòt que des déclarations, et que la remise de Dulcigno aurait été en ce moment la meilleure preuve de la bonne volonté de la Porte. J'ai aussi informé le comte Stirum de ce que V. E. venait de me télégraphier au sujet de Riza Pacha et Zerboni (2). Il m'en a remercié en ajoutant que d'après les télégrammes de ce matin, les consuls à Scutari auraient été invités maintenant par les commandants de la flotte à mettre leurs familles en sureté.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT
T. 724. Roma, 17 settembre 1880, ore 18.
J'avais vu le télégramme du Daily Telegraph (3), annonçant qu'un nommé Goerke est allé à Friedichsruhe entretenir Bismarck de l'accession de l'Italie à l'alliance des deux empires. Ce M. Goerke doit ètre un correspondant de journaux établi depuis quelque temps à Rome et qui m'a l'air de chercher à se mettre à tout prix en évidence. Je le soupçonne d'étre lui-méme l'auteur de cette sotte nouvelle, car ayant sur la recommandation de la maison du Roi et en suite d'un hommage qu'il a fait à Sa Majesté, reçu la petite croix de la couronne d'Italie, il est venu tout exprès, il y a trois semaines à Belgirate, pour me remer,cier et m'a tellement obsédé que j'ai Iini par lui clonner deux ou trois minutes d'audience (4).
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1348. Vienna, 17 settembre 1880 (per. il 20).
Da alcuni giorni forma oggetto di vivace discussione nella stampa austroungarica, la voce posta in giro non si sa da dove, che l'Italia abbia espresso il desiderio a mezzo d'un suo agente segreto appositamente spedito a Friedrichsruhe, d'entrar a far parte dell'alleanza austro-germanica. I commenti
(-3) Cfr. n. 466.in proposito ci sono in generale favorevoli, ed anzi ci si fa intendere che la nostra compagnia sarebbe gradita; prova ne sia che fin d'ora ci si tratta da buoni vecchi amici ai quali si dà quei consigli anche non richiesti, che si crede possano riuscir loro vantaggiosi. Tra gli altri giornali della Monarchia panni emerga in questa circostanza il Pester Lloyd, che se talvolta nelle cose interne ha idee proprie che non corrispondono a quelle del Governo comune, in fatto di politica estera travasi ordinariamente d'accordo colle vedute del Ball-Platz, da cui si direbbe perfino che piglia le sue ispirazioni. Degno di Sl}ecial attenzione è precisamente l'articolo che qui compiego (1). Esso comincia con un lungo preambolo che non si sa sul principio dove andrà a finire, ma che ad ogni modo promette poco di buono per le Potenze che non sono coll'Austria e la Germania. Passa quindi quasi senza transizione a parlare dell'incidente di Tunisi, e così tira in ballo l'Italia con poco buona grazia, se si vuole, ma il fine giustifica i mezzi, quindi non è il caso di far soverchie discussioni sui primi apprezzamenti relativi alle nostre velleità di alleanza coi due Imperi. Svolte queste considerazioni l'articolista ci ammonisce anzitutto di ciò che l'Austria non farà mai in compenso della nostra alleanza, ed evidentemente per prima cosa ci dichiara in caratteri da scatola, ch'essa si oppone e si opporrà sempre a cederci una parte del suo territorio che noi potessimo chiedergli per ragione di comunanza di lingua. Il secondo rifiuto è ancora più formalmente espresso, e questo riflette il possesso per parte dell'Italia di un pezzo di costa dell'Impero Turco prospiciente la costa italiana. Su questi due punti si mostra incrollabile. In compenso però dichiara, che l'Austria non contrasterà l'espansione dell'Italia verso il sud, che non si immischierà nei nostri affari col Papato, che non ci impedirà di conservar nel sistema politico europeo il posto che ci compete, insomma che la sua simpatia non ci verrà meno in ogni circostanza! il fervorino finisce col farci considerare che sarà un pegno per la pace dell'Europa se le idee conservatrtci dell'Austria e della Germania troveranno pure un suolo fruttifero in Italia.
« Ciò sta intieramente in mano dell'Italia », tale è la conclusione dell'articolo che mi sono studiato di riassumere sommariamente. Per ora evidente,; mente non è il caso per noi di pensare ad alleanze, ed è a sperarsi che questo non si presenti, poiché le alleanze a~1che quelle dette di pace, hanno sempre per ultimo scopo la guerra, e parmi sia opera santa negli attuali momenti di non muover passo che possa dar occasione ad una crisi che tutti e noi in particolare abbiamo tanto interesse di scongiurare. Ma sull'avvenire che si p:-esenta assai fosco, nessuno può far grande assegno, quindi potrebbesi presentare la necessità per noi di scegliere alleati. Il giorno in cui ciò si dovrà fare, converrà aver presente l'articolo del Pester Lloyd che forma argomento di questo mio rapporto; poiché non vi ha dubbio per me, ch'esso contiene le basi sulle quali il Gabinetto di Vienna si mostrerà disposto allora come oggi a trattar con noi, se ad esso intendessimo rivolgerei. Non porrò termine al presente rapporto, senza esprimere il parere che sarebbe conveniente che l'articolo del Pester Lloyd ricevesse da parte della stampa italiana una pubblicità
un po' estesa, poiché mi pare ciò sarebbe il miglior mezzo d'illuminare gli spiriti e di far sparire delle illusioni cui noi Italiani siamo troppo facili a !asciarci andare.
(l) Non pubblicato.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGQ, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO
T. 727. Roma, 18 settembre 1880, ore 23.
Turkhan bey m'a déclaré, au nom de son Gouvernment, que la prompte exécution de l'arrangement concernant Dulcigno se ra,ttache aux assurances que la Sublime Porte doit encore demander aux puissances sur les trois points suivants: «lo Les puissances abandonneront-elles le projet d'une démonstration navale, si la cession de Dulcigno est effectuée? 2° Garantlra-t-on la vie et l'honneur des habitants du pays cédé? 3° Le statu quo est-il admis pour le tracé du còté de Podgoritza? Répondant au ministre de Turquie, je ne lui ai pas caché que ces demandes, venant à la dernière heure, me faisaient la pénible impression d'un prétexte pour de nouveaux atermoiements. L'Italie ne saurait, du reste, rien affirmer pour son compte et séparément des autres puissances. Cependant il est nature! de penser que la démonstration n'a plus lieu de se faire dès que son but serait atteint. J'ai ajouté, quant aux deux dernières demandes, qu'on ne peut pas douter de la sécurité des habitants du moment que la cession se fait sous les auspices de l'Europe et que la note collective récemment remise à la Porte indique le tracé que les puissances maintiennent du còté de Podgoritza. J'ai terminé en engageant vivement Turkhan bey à persuader la Sublime Porte de l'urgence d'arriver à une solution définitive de la question (1).
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI
T. 728. Roma, 19 settembre 1880, ore 17,10.
Lord Granville a envoyé le télégramme suivant à l'ambassadeur d'Angleterre à Terapia: «Veuillez informer la Sublime Porte que les flottes combinées des puissances sont réunies à Raguse avec des instructions conformes à la der
nière partie de la note du 3 aoiìt, et que ces forces navales vont agir d'après les dites instructions. Vous pouvez ajouter qu'il n'y aura plus d'autres négociations au sujet de la ligne de frontière, mais que si la proposition dont la Porte est saisie en ce moment est acceptée et loyalement exécutée, on ne lui demandera aucune concession ultérieure en faveur du Monténégro ~
A la requète du chargé d'affaires d'Angleterre,
(Per Costantinopoli) j'autorise V. E.
(Per le altre ambasciate) j'ai autorisé le comte Corti
a s'assoc'ier aux démarches que l'ambassadeur de la Reine fera en ce sens.
(l) Tosi comunicò con t. 2151 del 20 settembre, non pubblicato che Stirum aveva dato al ministro di Turchia una risposta analoga a quella di Cairoli.
L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. R. 1349. Vienna, 19 settembre 1880 (per. il 26).
Facendo seguito al mio telegramma di ieri (l) pregiomi riferirLe quanto segue:
S.E. il Barone Haymerle da cui mi ero recato ieri per intrattenerlo della questione dei pescatori chioggiotti, dopo esaurito quell'argomento, dissemi desiderare parlarmi d'un affare di cui m'avrebbe già intrattenuto prima se il tempo non gli avesse fatto difetto; e tosto chiesemi chi fosse quel tale signor Gronert-Goercke, di cui tutta la stampa si occupa in questi giorni, riferendomi senza preamboli, che il Principe di Bismarck durante il soggiorn~ da lui fatto il 3 e 4 corrente a Friedrichsruhe, gli aveva letto una lettera a lui diretta da quel signore. In detto foglio di cui S.E. dicevami non ricordarsi più bene il tenore, ma che però sapeva quasi a memoria, stava scritto: che il Conte Maffei gli aveva posto in chiaro come dopo gli ultimi incidenti colla Francia a proposi,to della questione di Tunisi, erasi fatto palese a tutti che l'Italia non potrebbe in nessuna maniera stringere alleanza colla Francia, che conseguentemente chiara mostravasi la convenienza per essa di allearsi colla Germania, di cui conveniva quindi conoscere gli intendimenti in proposito. Incidentalmente erasi fatta menzione in quella conversazione dell'« Italia irredenta », di cui il Conte Maffei avrebbe detto l'Austria aver fatto soverchio caso, mentre tutti sanno che le idee di quel partito non hanno aderenti serii in Italia. Del Governo austriaco non era stata fatta menzione in quella conversazione, ma ciò poco monta dicevami il Barone Haymerle, visto le relazioni esistenti fra i i due Imperi, ciò invece che dà importanza a quella lettera si è che il signor Goercke dichiara in essa, che il Conte Maffei avrebbe preso conoscenza della relazione da lui estesa della conversazione passatasi fra loro due, e l'avrebbe
corretta e poscia approvata. Il Barone Haymerle esprimeva con insistenza il desiderio di sapere, se effettivamente il Conte Maffei aveva avuto quella conversazione col signor Goercke, e se una qualche missione al riguardo era stata affidata a quel signore.
Fin dal principio di quel discorso, io assunsi un contegno che mostrava la nessuna importanza da me data a tutta questa storia, quando poi il Barone ebbe finito di parlare credetti opportuno di raccontargli per filo e per segno come il signor Goercke si fosse presentato a me, e come l'avevo ricevuto, ed insistetti tanto più su quei particolari, che parvemi capire egli sapesse benissimo che quel signore si faceva indirizzare lettere e giornali all'Ambasciata.
Gli dissi poi il tenore del mio telegramma a suo riguardo all'E. V. e la risposta che l'E. V. si era compiaciuta di farmi (l), conchiudendo che ciò ben provava il nessun fondamento delle asserzioni di quell'intrigante avventuriero. Devo però dire che S. E. non ebbe a mostrarsi persuaso che non ci fosse nelle asserzioni del signor Goercke un qualche fondamento di verità. Probabilmente egli non trovava il suo tornaconto a cancellare dal numero dei fatti veri quella storiella, e quindi non si mostrò propenso a prestarmi illimitata credenza. Anzi soggiunse, che certamente se era nostro intendimento allearci colla Germania, sebbene non facessimo parola dell'Austria, ciò era un pensiero che non poteva se non essere apprezzato: che però conveniva osservare, che siccome la base di quell'alleanza da parte nostra sarebbe stata l'ostilità verso la Francia, ove il nostro intendimento venisse accolto, ne riuscirebbe alterato lo scopo dell'alleanza austro-germanica, che non ha altro in vista se non la pace europea. A ciò credetti rispondere che intorno ai pensieri non intendevo discutere, essendo essi in mano di Dio, ma che mi limitavo a ristabilire la verità dei fatti, cioè che a quanto mi risulta, non vi può essere ombra di vero in tutto ciò che il signor Goercke avrebbe scritto al principe di Bismarck. ~tando alle apparenze, si direbbe che a Friedrichsruhe si ebbe a dare importanza alle elucubrazioni di quel signore, e che si vorrebbe ora sapere sino a qual punto egli era autorizzato a tenere il linguaggio di cui si è servito. Guardandoci però a fondo, non posso trattenermi dal credere, che se quel signore non è precisamente un agente della Cancelleria Germanica, locché sarebbe molto possibile, il principe di Bismarck non ha creduto neppure un momento a niente di ciò che stava scritto in quella lettera, ma pei suoi scopi gli ha fatto comodo mostrare di prestarvi una certa fede, lanciar la cosa nella pubblicità europea per metterei assolutamente male colla Francia, e farne esplicita comunicazione al Barone Haymerle, per le stesse ragioni che già motivarono le sue confidenze al Conte Andrassy su ciò che l'onorevole signor Crispi era andato a dirgli alcuni anni or sono a Gastein (2).
Sul finir della mia conversazione col Barone Hayme·rle parvemi opportuno esprimergli come un sentimento mio particolare, la non convenienza per le Potenze che realmente vogliano come noi la pace, di ricercare alleanze in questo momento. Egli convenne su di ciò meco intieramente dicendomi, che tutti i paesi vogliono la pace, che quindi essa non potrebbe venir turbata.
A questo riguardo credetti di rispondere, essere esattissimo che tutti i paesi vogliono la pace, ma che ciò non è ancora sufficiente per assicurarla m modo assoluto, visto che i Governi intendono talvolta essere una guarentigia di pace, l'assicurare una loro supremazia. Questa mia osservazione non parve garbare a S. E. ma forse gli sembrò più oppor,tuno non intavolar una discussione su quella parola da me lanciata come a caso, e la conversazione finì così.
I miei commenti su quest'incidente già possono dirsi svolti in precedenti miei rap_~::orti sulla questione generale di cui il fatto attuale non è che un episodio, quindi non occorre li ripeta qui.
(l) T. 2139, non pubblicato.
(l) -Cfr. nn. 466 e 469. (2) -Cfr. serie Il, vol. IX, nn. 90, 104 e 109.L'AMBASCIATOHE A COSTANTINOPOLI, COHTI, AL PHESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1910. Terapia, 21 settembre 1880 (per. il 28).
La sera del 17 Settembre ricevetti dal Signor Ministro degli Affari Esteri una lettera particolare cui era unita la copia della circolare telegrafica mandata ai rappresentanti della Sublime Porta all'estero e relativa al Montenegro. La lettera particolare portava la data stessa del 17 e diceva la circolare essere stata spedita nella mattina del 16 e non aveva ad essere considerata come una risposta alla nota collettiva dei rappresentanti delle Potenze che era stata presentata alla Sublime Porta nelle ore pomeridiane del 16 stesso.
Il fatto è che la trasmissione di quella circolare non era decisa dal Consiglio del Ministri che nella notte dal 15 al 16 e non fu trasmessa ai rappresentanti che il 17. Né credo la relativa comunicazione fosse fatta all'E. V. da Turkan Bey prima del 18, data del telegramma Cl) che l'E. V. aveva la bontà di rivolgermi per darmene avviso. Questa quistione di date non fu dunque sollevata che per dare un'apparenza di ragione alla comunicazione quale era stata deliberata dal Consiglio. Ho anzi buoni motivi per credere che questo documento non sia stato redatto alla Sublime Porta, ma bensì al Palazzo. E lascio all'E. V. di fare il suo giudizio sul merito, sulla forma e sull'opportunità di siffatta comunicazione nelle presenti congiunture.
La circolare portava che i rappresentanti di S. M. il Sultano avessero ad esprimersi in quel senso coi Ministri degli Affari Esteri presso i quali essi erano accreditati. E m'è noto che i Ministri di Sua Maestà erano soddisfatti che quel documento non avesse ad essere lasciato in copia ai Governi esteri. Senonché un telegramma venuto indi da Palazzo ingiungeva ne fosse immantinenti mandata copia a questa Ambasciata. Credo quindi mio dovere di unire al presente la copia della circolare stessa insieme con quella della lettem particolare (2), in carta di piccolo formato, che l'accompagnava.
ALLEGATO
IL MINISTRO DEGLI ESTERI TURCO AI RAPPRESENTANTI
DELLA SUBLIME PORTA A PARIGI, LONDRA, VIENNA, ROMA E PIETROBURGO
T. Costantinopoli, 16 settembre 1880, mattina.
Par suite des difficultés et des complications de plus d'un genre qui ont surgi dernièrement à l'occasion du tracé stipulant l'abandon au Monténégro des territoires de Hotti, de Groudi et de Clementi, en vertu de la convention du 18 avril, la cession de ces territoires était devenue impossible. C'est pour cette raison qu'à la méme époque les puissances ont, de leur còté, pris en considération ces ddff.icultés et cru devoir proposer, en échange des territoires en question, l'abandon au Gouvernement monténégrin de Dulcigno y compris le district du méme nom.
Le Gouvernement impérial a murement examiné cette proposition des puissances; et dans son désir sincère de résoudre au plus tòt la question monténégrine, il a accepté la meme proposition formulée dans la dernière note de leurs représentants à Constantinople laquelle fixait un délai de vingt et un jour.
Cependant la Sublime Porte reconnaissant justement les obstacles et les difficultés qui n'auraient pas manqué de se produire pendant la cession à un Gouvernement d'un territoire aussi important dont la population entièrement musulmane répugne à l'idée de devenir sujette du méme Gouvernement. et ayant aussi en vue d'arriver à persuader cette population à se résigner à l'arrét du destin et d'effectuer graduellement son installation dans d'autres parties de l'empire, la Sublime Porte, disons nous, a envoyé dans ces parages plusieurs bataillons et disposé de sommes considémbles pour faciliter l'installation des émigrés sur les terres demaniaJes désignées à cet effet. Elle a, en meme temps, remplacé le gouverneur général de Scutari par un commandant actif. Dans le but d'arréter une mesure radicale poar prévenir l'effusion de sang pendant la cession des positions en question, le Gouvernement impérial a demandé aux puissances de prolonger le délai connu de quelques semaines encore.
La Sublime Porte aurairt été heureure de recevoir une prompte réponse à sa demande, et elle s'est trouvée un peu plus tard placée en présence d'un projet de démonstration navale. Les six puissances lui proposaient d'imiter leur action pour prendre de force Dulcigno des mains de ses habitants et la remettre aux Monténégro. En d'autres termes il s'agissait d'une illégalité considérée camme telle au double point de vue de la religion et de la politique, en méme temps que de l'emploi, à l'égard de ses sujets de moyens violents dont les conséquences graves sont de toute évidence et de leur transfert à un Gouvernement dont ils ne voulaient pas.
De cette façon la question a subì de jour en jour des retards sans qu'il se produisit aucune déclaration catégorique et officielle, comme quoi les puissances abandonneraient totalement la démonstration navale en cas où la remise de Dulcigno serait faite.
A bien considérer les choses le Gouvernement impérial a toujours eu le désir sincère de mettre fin aux complications et aux conflits, et il s'est conformé au voeu des Cabinets signataires en décidant la cession de Dulcigno. Néanmoins il se voit, pour ainsi dire, sous le coup d'une pression peu en rapport avec les droits souvera.ins de S. M.I. le Sultan sans que les puissances veuillent attendre l'exécution équitable et modérée de la dite décision, et il se croit fondé à considérer un tel état de choses comme inconciliable avec ses intérèts bien entendus.
Nous ne voyons aucun avantage dans les entraves apportées à la décision prise par la Sublime Porte de céder Dulcigno; ,et le Gouvernement impérial constate, au cont~aire, que la prompte exécumon de la mème décd.sion se rattache nécessairement à ses propres intérèts.
Mais la Sublime Porte pour rassurer les esprits et pour compléter et accélérer ses actes, en face d'éventualités graves, se croit en droit de faire les remarques suivantes: Les puissances abandonneront elles le projet de faire une démonstration navale
et de s'associer à une action militaire en cas de la cession de Dulcigno?
Les habitants de la ville cédée ne profiteront ils pas des principes du droit nature! et commun en ce qui concerne leur foi, leur honneur et leur vie?
Le tracé du statu quo qui a été antérieurement fixé du còté de PodgoJJitza pour la remise de Dulcigno ne recevra-t-il pas, comme cela lui est dù, l'adhésion des puissances?
La prompte exécution des instructions reçues par le commandant impérial concernant la remise de Dulcigno se rattache aux assurances que le Gouvernement ottoman recevra relativement aux trois points sus énoncés. En supposant que cette intention et la décision de la Sublime Porte suivent leur cours mème dans le cas où ces assurances se feraient attendre, le repos et la tranquillité de tous les sujets ottomans seront troublés à cause, d'un còté, du décourageme:nt et de l'agitation de la population et, de l'autre, par l'approche d'une force maritime imposante du territoire de l'empire. Dès lors, cette situation provoquerait une foule d'événements graves et fàcheux, et les cris de désespoir des populations qui monteraient au ciel portera.ient l'agitation jusque parmi les habitants des provinces européennes et asiatiques de l'empire. Et comme ce ne serait point le Gouvernement impérial qui aurait créé cet état de choses, nous nous voyons dans l'ohligl!ltion de déclarer, dès-à-prése:nt que La responsabilité qui s'en suivrait ne pourrait naturellement pas retomber sur la Sublime Porte.
Je vous prie de vous exprimer dans le sens qui précède auprès de S. E. le ministre des affaires étrangères et de déployer tous vos efforts pour redresser les appréciations erronées qui viendraient à se produire autour de vous relativement au caractère de la situation qui nous est faite.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 841/700. Londra, 21 settembre 1880 (per. il 27).
Come io ebbi l'onore di accennarlo all'E. V. col mio telegramma d'ieri,
n. 562 (1), il Conte Granville essendo venuto a Londra in quello stesso giorno dal suo castello per recarsi in !scozia presso S. M. la Regina, ho avuto l'opportunità d'avere con lui un colloquio intorno alla questione montenegrina.
Gli comunicai il contenuto dei telegrammi di V. E. in data dei 16, 17, 18 e 19 corrente che vi si riferiscono (2). Egli mi rinnovò i suoi ringraziamenti per il leale e costante appoggio prestato da codesto Ministero al Gabinetto inglese in questa difficile vertenza che oramai è tosto giunta al periodo acuto.
Il nobile lord mi disse che trovava migliore della sua la risposta data dall'E. V. alla circolare dilatoria della Turchia, imperocché egli si era limitato a dire a questo Incaricato d'Affari turco che avrebbe incaricato il signor Goschen di far pervenire la sua risposta alla Sublime Porta.
L'abbandono fatto da Riza Pascià di Dulcigno agli albanesi, senza alcuna opposizione per parte delle sue truppe, è giudicato molto severamente ed è una nuova prova della scaltrezza colla quale il Governo ottomano od i suoi agenti tentano di creare ostacoli all'accomodamento concertato dalle potenze. A questo proposito credei opportuno di fare conoscere al nobile lord il telegramma del 16 che l'E. V. aveva diretto al R. Console a Scutari cav. Zerboni (3)
per fargli chiedere da Riza Pascià una formale smentita delle calunniose imputazioni che a questi erano attribuite contro quel nostro funzionario. Non mancai di nuovamente mettere in diffidenza lord Granville contro quelle voci che si fanno insidiosamente serpeggiare collo scopo di scuotere la reciproca fiducia fra le potenze e l'accordo che ne risulta che, più d'ogni altra cosa, è paventato dal Governo turco.
Il nobile lord mi rispose che non aveva mai dubitato un istante della lealtà del nostro Governo, ma che qualche persona gli aveva assicurato che il cav. Zerboni avesse tenuto discorsi che mettevano in dubbio il successo della dimostrazione concertata per la conseg,na di Dulcigno in mani del Montenegro. Al che io risposi che se anche ciò fosse ammesso (benché non concesso), v'era una grande distanza tra l'asserire che il nostro Console agiva contrariamente alle sue istruzioni ed il dire ch'egli non vedeva la cosa così liscia come la si credeva da lontano; che d'altronde il fat to confermava in parte tali timori se mai fossero stati espressi, imperocché, dopo l'occupazione di Dulcigno per parte degli albanesi, è probabile che si dovrà ricorrere alla forza, mentre dapprima. si sperava che il semplice apparire della flotta combinata sarebbe bastato per paralizzare ogni resistenza.
Il Conte Granville mi lasciò intendere che probabilmente bisognerebbe far sentire il cannone; ma prima di giungere a quest'estremo era necessario di mettere in salvo le famiglie de' consoli. Le istruzioni dell'ammiraglio inglese, mi diss'egli, non sono mutate ed il caso avvenendo, egli sa che cosa ha da fare.
Poco dopo la mia conferenza con lord Granville io incontrai l'Ambasciatore di Russia il quale mostrò di sospettare assai che la faccenda venga a complicarsi.
Qui si attribuisce a Musurus Pascià la resistenza che la Porta nuovamente oppone alla decisione delle potenze; egli sarebbe l'autore dell'ultima circolare del Governo turco accennata nel telegramma di V. E. del 19 corrente la quale circolare, primitivamente redatta in modo assai fiero, sarebbe stata però alquanto mitigata.
Intanto il Musurus Pascià venne già ricompensato del suo zelo colla decorazione in brillanti dell'Osmanié.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 842/701. Londra, 21 settembre 1880 (per. il 27 ).
Jeri colsi l'opportunità del mio colloquio col Conte Granville per parlargli delle voci sparse probabilmente da un certo Goerke che fu oggetto del telegramma di V. E. in data del 17 corrente (l) circa l'accessione dell'Italia alla alleanza dei due Imperatori di Germania e di Austria-Ungheria. Quelle voci non
avevano attecchito ed il Goerke era già stato giudicato fino dalla stampa come un intrigante di prima categoria. Ad ogni modo era opportuno di premunire nuovamente il nobile Lord contro questi ed altri rumori consimili che di quando in quando sì propagano per mezzo de' giornali, rumori che -bisogna dirlo si è anche in Inghilterra talvolta propensi ad accogliere. Ma nel caso attuale, nulla trapela nel linguaggio di Lord G::anville che possa indurre a credere ch'egli dia la menoma credenza alla nostra ipotetica alleanza la quale non ha servito che ad alimentare per alcuni giorni la fantasia dei giornalisti.
(l) Cfr. n. 469, nota 4.
L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. CONFIDENZIALE 843/702. Londra, 21 settembre 1880 (per. il 27).
Nel colloquio ch'io ebbi ieri col Conte Granville portai la di lui attenzione sulle voci che circolavano, come dal dispaccio di codesto Ministero del 13 corrente (Serie Politica N. 958) (l) sulla intenzione che la Francia ed anche l'Inghilterra avrebbero di estendere in Egitto la loro preponderanza anche nel campo giudiziario, riserbando rispettivamente, per sé, due posti di Consigliere nella nuova corte di Cassazione o di terza istanza che si tratta d'instituirvi, mentre l'Italia al pari della Germania e dell'Austria Ungheria, non ne avrebbero ciascuna che un solo.
Credei, a questo proposito, di ricordare al nobile Lord l'origine del nuovo sistema giudiziario in Egitto e la parte importante che vi aveva avuto l'Italia. Infatti la quistione dell'ordinamento dei tribunali in quel Vice-reame fu, principalmente nel 1838 e 1869, oggetto di attive negoziazioni fra le diverse Potenze, specialmente fra l'Italia, elle ne propugnava la creazione, l'Inghilterra che si mostrava alquanto incerta e la Francia che l'avversava. Ricordai che Lord Stanley, ora Lord Derby, che in quel tempo dirigeva gli affari esteri in Inghilterra, finiva coll'arrendersi L"<' ragioni esposte dall'Italia, mentre la Francia, nelle sue prime deliberazioni, respingeva il progetto e non vi sottoscrisse se non dopo che le altre Potenze vi avevano aderito.
Il signor Waddington, col quale, alcun tempo fa, io parlava dei Tribunali egizii mi disse che, nelle prime discussioni che ebbero luogo in Francia su quPlla quistione, egli ed un suo amico furono soli a sostenere l'opportunità della creazione dei nuovi Tribunali.
Ricordai al Conte Granville la parte importante che l'Italia ebbe nella costituzione dei medesimi e nei regolamenti che vi si riferiscono. Notai che se la Francia e l'Inghilterra hanno grandi capitali impegnati in Egitto, l'Italia vi ha molteplici interessi assai più numerosi forse di quelli delle due Potenze, che dessi hanno bisogno di una protezione non inferiore e che la giustizia deve essere uguale per i più modesti come per i più potenti interessi, e che la
preponderanza di essi non deve essere proporzionata all'entità del capitale in causa, ma bensì al diritto che ad ognuno compete.
Passando poi ad altre considerazioni, feci osservare al nobile Lord che l'Italia, mentre rende il massimo omaggio alla scienza ed all'integrità dei giureconsulti inglesi, sente, a quel riguardo, di non essere seconda a nessun'altra nazione. Riferii al Conte Granville le parole del primo magistrato d'Inghil terra, Sir Alessandro Cockburn, (Lord Chief Justice), il quale, pochi mesi sono, mi diceva che l'Italia è tuttora il santuario della giurisprudenza e che nelle pubblicazioni che si fanno nel nostro pa~se si trova la sorgente più feconda della vera scienza del diritto. Sarebbe dunque assai strano che la nazione che ha dato le sue leggi al mondo civile e dove il culto del diritto si è sempre mantenuto sacro in mezzo alle secolari peripezie dalle quali fu travagliata, venisse quasi esclusa da un tribunale supremo che corona un ordinamento che dessa più d'ogni altra avrà contribuito a constituire e dove si dibatteranno interessi suoi, non inferiori a quelli delle altre nazioni.
L'Italia non potrebbe accettare una posizione ingiusta e poco degna di essa nè consentirebbe mai a ehe si alteri ii1 tal modo, a suo danno, l'ordinamento della magistratura in Egitto.
Soggiunsi che queste osservazioni io le faceva per ora in modo officioso, nell'ipotesi che le voci surriferite avessero qualche fondamento. Ad ogni modo il nostro Governo nutriva fiducia che quello della Regina non darebbe retta a progetti, se mai esistessero, non consentanei alla buona e benevola armonia esistente fra l'Italia e l'Inghilterra.
Il Conte Granville prese attenta nota di quanto io gli aveva esposto e mi disse che, effettivamente, il riordinamento dei Tribunali egizii era allo studio; che, per ora, non poteva nulla dirmi di più, ma che fra poco mi avrebbe informato dei progetti escogitati e che intanto egli avrebbe tenuto conto delle osservazioni da me esposte.
(l) Cfr. n. 461.
L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 571. Pietroburgo, 21 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).
È cosa pressochè superflua l'osservare come le pretese rivelazioni del Si·· gnor Varnbiihler su proposte di alleanza fatte dalla Russia alla Francia, intorno alle quali si menò in questi giorni un certo rumore nella stampa europea, non poggino su alcun serio fondamento. Dacchè il signor Waddington surrogò il duca Decazes al Ministero degli Affari Esteri in Francia, la politica francese fu costantemente diretta ad un ravvkinamento della Francia coll'Inghilterra, e ciò accadeva precisamente quando le divergenze tra i Gabinetti di Londra e di Pietroburgo in ordine alle cose d'Oriente erano più spiccate.
Questa tendenza del Governo francese era nota a tutti, e quindi non ignorata dal Gabinetto di Pietroburgo, il quale per quanto è a mia notizia, s'astenne scrupolosamente dal fare al Signor Waddington qualsiasi entratura, anche indiretta, tendente ad una alleanza russo-francese.
L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI
R. 1913. Terapia, 23 settembre 1880 (per. il 30).
Ieri fu tenuta una riunione di questi Ambasciatori al solo scopo di comunicarci le ultime notizie ed illuminarci a vicenda sulla situazione delle cose.
L'Ambasciatore di Germania compiacevasi farci la relazione d'una lunga udienza avuta il giorno innanzi dalla Maestà del Sultano. Dalla quale risultava Sua Maestà essere più che mai ferma nel proposito di non cedere alle domande delle potenze, se queste non consentivano alle quattro condizioni già formolate, abbandono della dimostrazione navale, garanzia delle proprietà e dell'onore, accettazione dello statu quo, impegno di non domandare ulteriori concessioni (1). Né le osservazioni rispettosamente sottomesse da S. E. producevano alcun effetto sull'animo di Sua Maestà.
L'Ambasciatore d'Inghilterra ci riferiva un colloquio testè avuto con Musurus Pascià, il quale era evidentemente stato mandato da Sua Maestà per questo scopo. Musurus Pascià significava a S. E. scongiurarla di prendere in considerazione la gravissima situazione in cui si trovava Sua Maestà posta fra la popolazione musulmana agitata dalle ingiuste pretese dell'Europa e le potenze che la minacciavano d'una dimostrazione armata, fare appello agli antichi sentimenti d'amicizia del Governo britannico onde non spingesse Sua Maestà agli estremi. In ogni caso questa era decisa a non cedere innanzi ad una violazione di suoi diritti di sovranità. Cui S. E. rispondeva idonee parole.
D'altra parte travasi Sua Maestà essere in istato di viva irritazione contro le potenze, l'elemento religioso ed il militare agitarsi attorno ad essa, la situazione farsi ogni giorno più grave.
Gli uni e gli altri ci davamo indi conoscenza dei telegrammi ricevuti nell'intervallo. E l'Ambasciatore d'Inghilterra ci dava lettura, fra gli altri, d'un telegramma ricevuto il giorno innanzi da lord Granville, il quale diceva il Governo britannico «intendeva lasciare agli ambasciatori a Costantinopoli la facoltà di rivolgere comunicazioni all'ammiraglio riguardo ai movimenti della flotta».
L'E. V. comprenderà di leggieri come siffatta comunicazione di cui unisco copia al presente (A) (2) producesse una viva impressione sui presenti, imperocché colla facoltà d'intervenire in ordine ai movimenti della flotta si metteva sopra di noi eziandio una parte della responsabilità dei fatti a venire. Io osservai siffa.tta comunicazione non mi recava grande meraviglia, l'istoria passata dimostrandc• come in analoghe circostanze fosse infatti lasciata agli ambasciatori una grande latitudine riguardo alla disposizione delle rispettive forze, senonchè in quei casi i negoziati erano condotti dagli ambasciatori stessi, i quali si trovavano quindi meglio in grado di giudicare dell'opportunità delle
misure a prendersi. Nc:le presenti con::; unture era senza dubbio nostro dovere di assumere tutta la responsabilità che s'addiceva alla nostra posizione. Ma era allora mestieri che le nostre atttibuzioni fossero ben definite, e che avessimo la facoltà di intervenire non solo riguardo alle comunicazioni ad indirizzarsi alla Sublime Porta. E nel caso presente io sarei per esempio d'avviso, prima di procedere all'effettuazione della dimostrazione navale, si rivolgesse a questa un ultimatum per dichiarare r:he, se entro un breve e determinato intervallo le condizioni ivi contenute non ìossero accettate, si procederebbe alla dimostrazione. Nel qual pensiero io era tratto dalla considerazione sembrarmi più regolare che, prima di procedere agli atti, sopratutto trattandosi di materia la cui base legale non era ben chiara, s'avesse a farne intimazione formale al Governo centrale. Se non che s'ebbe a riconoscere che, nè i precedenti dei negoziati finora condotti dai rispettivi Gabinetti nella sostanza, nella forma, nè le nostre istruzioni ci autorizzavano ad intrattenere dal nostro canto siffatto modus procedendi. Ed io ne abbandonai il pensiero, tanto più che di esso già da parecchio tempo feci menzione nella mia corrispondenza. E non si venne ad alcuna conclusione.
Stamane comparve indi una nota della Sublime Porta sotto la data di ieri per la quale questa risponde alla nostra nota collettiva del 15 corrente. Il Governo ottomano fa per essa conoscere alle potenze declinare di rimette<·e Dulcigno al Montenegro se esse non accet~ano le precitate condizioni, in questo caso quello terrebbe le potenze responsabili delle complicazioni a venire, e proclamerebbe al mondo intiero l'ingiustizia dei procedimenti ad esso inflitti. E di questa nota io unisco parimenti copia al presente (B).
Non ho bisogno di far rilevare all'E. V. la gravità della situazione che è creata da questa nuova comunicazione dalla Sublime Porta. Essa contiene inoltre delle patenti inesattezze, e fra l'altre una che debbe interessare in particolar modo il Governo di S. M. il Re. Vi è detto il Governo italiano avere prOlJOSto di concludere la convenzicne del 18 Aprile, mentre, come è ben noto all'E. v. ed evidentemente appale dai documenti recentemente pubblicati, era il Govei'llO ottomano che indirizzava calda preghiera onde quello di Sua Maestà interponesse i suoi offici fra di esso e il Montenegro. Ed il paragrafo che comincia colle parole: «En admettant que la démonstration navale... », e che finisce colle « ... cette dernière proposition de la Sublime Porte », non è intelligibile.
In presenza di questa comunicazione, gli ambasciatori si radunarono senza indugio affine d'in'Gendersi su quello era da farsi. Tutti convennero non stare a noi di deliberare sull'accoglienza a farsi ad essa, ma, in conformità delle trascorse fasi, s'avesse ad aspettare gli ordini dei rispettivi Governi. Fu però deciso all'unanimità di mandare immantinenti il primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania alla Sublime Porta per domandare al signor Ministro degli Affari Esteri di spiegare il senso del paragrafo predetto, che riusciva a tuta incomprensibile, e sembrava pure voler significare qualcosa d'importante. Nè altro v'era da fare per noi, tanto più che il signor Ambasciatore d'Inghilterra compiacevasi comunicarci un telegramma dell'ammiraglio Seymour, nel quale si trovavano esattamente descritte le operazioni che stava per intrapren
dere in conformità delle istruzioni ricevute dal rispettivo Governo. Ed ho l'onore di unire al presente eziandio la copia di questo telegramma (C).
P. S. Le spiegazioni fornite dal signor Ministro degli Affari Esteri riguardo al paragrafo inintelleglbile della presente nota della Sublime Porta portano che esso nulla significa ed è di fatto un