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QUINTA SERIE

AVVERTENZA

Il presente volume abbraccia il periodo 1° gennaio -31 maggio 1918.

Questi primi cinque mesi dell'ultimo anno di guerra appaiono caratterizzati da alcuni avvenimenti di notevole importanza dal punto di vista militare e diplomatico: il discorso di Wilson, 1'8 gennaio, sui <<quattordici punti», lo svolgersi dell'attività del Consiglio Supremo di guerra, la conclusione in marzo della pace di Brest-Litovsk tra gli Imperi centrali e la Russia, e in maggio della pace separata della Romania.

Particolare rilievo assumono anche in questo periodo le trattative tra gli alleati e il Governo giapponese per il progettato intervento in Siberia, la questione del protettorato religioso in Palestina e il problema dell'indipendenza della Finlandia e degli Stati Baltici. Continuano inoltre vari tentativi di aperture di pace da parte della Germania e soprattutto dell'Austria-Ungheria, mentre si tiene a Roma un congresso delle nazionalità oppresse dell'Austria-Ungheria e viene stipulata in aprile una convenzione tra il Governo italiano e il Consiglio Nazionale dei paesi cecoslovacchi.

I documenti pubblicati provengono dai seguenti fondi:

l. Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri: a) Telegrammi di Gabinetto e ordinari in arrivo e partenza. b) Serie politica esaminata nei pacchi riguardanti i singoli paesi e le

principali questioni internazionali. c) Archivi delle Ambasciate a Londra, Parigi e Pietrogrado. d) Raccolte particolari riguardanti: le conferenze internazionali; il con

flitto europeo; la Santa Sede; la Turchia e la questione dell'Asia minore. e) Archivi speciali: archivio di Gabinetto, Carte del segretario generale De Martino, casella 71, carte del capo di Gabinetto conte Aldrovandi Marescotti.

2. Archivio centrale dello Stato: Carte Orlando (guerra mondiale) e fondo Presidenza del Consiglio.

3. Archivio Sonnino, Montespertoli.

Alcuni documenti erano editi nelle seguenti pubblicazioni:

F. MARGIOTTA-BROGLIO, Italia e Santa Sede. Dalla grande guerra alla Conciliazione, Bari, 1966.

S. SONNNINO, Diario, 1916-1922, a cura di P. PASTORELLI, Laterza, Bari 1972.

S. SONNINO, Carteggio, 1916-1922, a cura di P. PASTORELLI, Laterza, Bari, 1975.

IX

Nel licenziare il volume, desidero ringraziare il prof. Pietro Pastorelli per l'amichevole collaborazione prestatami nella consultazione dell'Archivio Sonnino a Montespertoli; la dott. Maria Grazia Melchionni Biserni, che mi ha cortesemente assistito nelle ricerche all'Archivio Centrale dello Stato; la dott. Emma Ghisalberti, il dott. Andrea Edoardo Visone e la dott. Angela Polga, per la loro preziosa opera di preparazione del volume per la stampa; la dott. Anna Sforza, la signora Fiorella Giordano e la dott. Luana Micheli per la correzione delle tozze e la compilazione dell'indice dei nomi.

ETTORE ANCHIERI


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, BONIN, E A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 3 (1). Roma, 1° gennaio 1918, ore 18.

(Solo Londra) Ho telegrafato al R. ambasciatore a Parigi quanto segue:

(Per tutti) In relazione allo spostamento della 35• divisione, oggetto di precedente corrispondenza con codesta ambasciata, ~e comunico il seguente telegramma che il generale Ferrero ha diretto il 30 dicembre al Comando Supremo:

«Nessuna notizia circa prossimità spostamento 35• divisione. A generale Mombelli che interpellommi in proposito telegrafai giorno 20 corrente circa parere che sua divisione debba schierarsi a immediato contatto mia destra. Circa situazione su mio fronte informatori ufficio politico non segnalano alcun concentramento nemico; al massimo aumento due o tre battaglioni e qualche artiglieria rivelato da lavori in corso su Malacastra. Maltempo perdura rendendo difficili movimenti e ricognizioni aeree. Ritengo poco probabile attacco nemico in forza su mio fronte a brevissima scadenza, tuttavia vigi:lanza ininterrotta mi assicura da sorpresa. Tenente Colonnello inglese Ste... (2) qui passato diretto Salonicco ha accennato eventualità ripiegamento armata oriente a coprimento Grecia. Anche per tale eventualità ritengo indispensabile che mia destra sia convenientemente rinforzata accostando mio fianco 35• divisione e altre forze non greche e esse diano bensì regolari a protezione via verso Veglia attraverso strada Santi Quaranta Coritza. Se invitato da Genera'le Guillaumat conferire con lui sosterrò tale concetto che risponde mio mandato difesa Valona e programma indipendenza albanese».

Ricordo ad ogni buon fine, che in una deliberazione del 22 dicembre u.s. il Consiglio Supremo di Guerra di Versailles ha ritenuto necessario che la Divisione italiana sia posta, in ogni caso, all'estrema sinistra dell'armata d'Oriente.

2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, E AL HEGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 4. Roma, 1° gennaio 1918, ore 21,30.

(Solo Parigi e Pietrogrado) Il R. ambasciatore a Londra teiegrafa quanto segue: « Gab. 567. Accompagnato ecc. ecc.» (come nel telegramma gab. n. 3444) (3)

(Solo Londra) Telegramma di V. E. n. 567.

(-3) Cfr. serie V, vol. IX, n. 835, pag, 571.

(Per tutti) Prego chiarire che cosa significhi memorandum da V. E. trasmessomi, da chi le sia pervenuto ed a quale conferenza di Parigi esso si riferisca. A tale conferenza non fummo invitati né partecipi. Non può quindi parlarsi di politica concordata dagli Alleati verso la Russia. Circa relazioni coi massimalisti mantengo mio parere che non convenga per ora entrare in r~lazione con loro, come non autorizzo visto ai loro corrieri. Prego richiamare poi la più seria attenzione di codesto Governo sul fatto che per quanto riguarda le nostre aspirazioni si parla del solo Trentina. Ciò è contrario a specifici impegni presi con noi e non occorre insistere sulle conseguenze che potrebbe avere una così patente dichiarazione che viola i doveri della Francia e dell'Inghilterra ed i nostri diritti (1).

(l) -A Londra il telegramma venne inviato per corriere. (2) -Gruppo indecifrato.
3

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

1'. 12/l GAB. (2). Washington, 1° gennaio 1918 (per. ore 19,50 del 2).

Lansing mi scrive suggerendomi che allo scopo di evitare conflitto nell'azione a Pietrogrado dei rappresentanti dei paesi in guerra con le Potenze centrali essi conferiscano regolarmente in via non ufficiale e senza qualsiasi... (3) rispetto ad ogni azione da seguire e che nel caso di disparere riferiscano ai rispettivi Governi intorno alla opinione della maggioranza e deliberazioni minoranza. Lansing aggiunge che ambasciatore Statl Uniti a Pietrogrado è stato già informato di questa proposta. Gli ho risposto che comunicavo la sua proposta alla E. V. (4).

4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 7. Roma, 2 gennaio 1918 ore 20.

R. Ministro a Stoccolma telegrafa quanto segue:

« Huysmans ha detto a Piscel che Verowsky si è presentato oggi da lui come segretario del comitato olandese-scandinavo e gli ha dichiarato per incarico del Governo socialista che se la conferenza socialista di Stoccolma ha luogo con garanzia di non essere un semplice espediente dilatorio, tale Governo interromperà i negoziati di pace cogli Imperi Centrali, interverrà alla conferenza

medesima senza sollevare eccezioni contro l'ammissione dei socialisti favorevoli alla guerra e si rifiuterà poi di fare la pace ove gli Imperi Centrali non vogliano accettare le decisioni principali della conferenza. Huysmans ha soggiunto di avere ricevuto una risposta preliminare di Henderson nella quale direbbe che egli ed i principali altri capi del partito operaio inglese sono personalmente favorevoli alla riunione della conferenza come unico mezzo per impedire la pace separata della Russia, sperano di far pronunziare tra breve in tal senso il partito operaio e non escludono la possibilità che il Governo britannico accordi i passaporti. Axelrod ha detto a Piscel che se la conferenza di Stoccolma ha luogo potrebbe ottenere in Russia la costituzione di un Governo di coalizione di tutti i gruppi socialisti compresi i più moderati, ciò che a suo avviso migliorerebbe considerevolmente Ia situazione». (T. gab. 2/204 del 31 dicembre 1917).

Occorre adoperarsi vivamente presso codesto Governo.

(Per Londra): per evitare che conceda

(Per Parigi): per confermarlo nel proposito di negare passaporti per nuova conferenza socialista a Stoccolma di cui nel telegramma surriferito.

Di fatto riuscirebbe al completo trionfo delle insidie germaniche e alla esaltazione dei bolsceviki, ossia del socialismo anarchico e dell'ultra-pacifismo, con tutte le conseguenze internazionali ed interne che ne deriverebbero per gli alleati.

(l) -Per le risposte cfr. nn. 12 e 24. (2) -Partito come telegramma di Gabinetto è stato inserito a Roma nella serle ordinaria. (3) -Gruppo indecifrato. (4) -Sonnino rispose con t. gab. 29 del 5 gennaio: «Proposta Lansing non risultami ben chiara; parmi però suo concetto corrisponda Istruzioni generali Impartite e contegno tenuto Torretta».
5

IL COMMISSARIO GENERALE PER I RIFORNIMENTI, MAYOR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 17/603. Parigi, 2 gennaio 1918, ore 20,10 (per. ore 3,50 del 3).

l • gennaio (1).

Prima seduta della Conferenza interalleati Crosby presente S. E. Nitti. Si sono discusse le ordinazioni ingiesi in America per gennaio. Nel corso della discussione ministro francese ha dichiarato che il Governo della Repubblica aveva deciso farsi esso unico compratore in ogni paese di quanto occorre alla Francia ed ha pregato gli Stati Uniti aiutarlo proibendo esportazioni a favore privati. Ministro Nitti ha invocato migliore utilizzazione fra Ita'lia e Francia linee ferroviarie e materiale ferroviario. Avrà in argomento conferenza con competenti ministri francesi. È apparsa necessità di un più stretto collegamento col Comitato di Guerra di Versailles al quale intanto si farà raccomandazione lo per la unificazione dei tipi di artiglieria e di proiettili, 2° per il coordinamento delle ferrovie che americani inglesi francesi hanno costruite, vanno costruendo

-o avranno da costruire per bisogni militari sui suoi fronti. Oggi discuteransi i fabbisogni e forse i nostri.
(l) -In questo e negll altri casi analoghi la data posta all'inizio del telegramma è quella della sua redazione.
6

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 11/2. Londra, 2 gennaio 1918, ore 21,55 (per. ore 5,30 del 3).

Oggi da un segretario di questa ambasciata di Russia ho saputo che il Governo massimalista ha nominato suo ambasciatore qui un tale Litvinov che veniva dipinto come il braccio destro di Lenin, appartiene alla frazione più estrema del massimalisti, residente già da tempo qui è sorvegliato da questa polizia che d'accordo coll'ambasciata ne caldeggiava qualche mese fa l'espulsione. A questo signore l'ambasciata ha ricevuto l'ordine di consegnare la casa, l'archivio e 'la contabilità. Hardinge cui ho chiesto informazioni al riguardo mi ha detto che essendo tornato oggi stesso da una breve 'licenza nulla ne sapeva. Ha osservato però che dal momento che il Governo britannico non ha riconosciuto il governo massimalista la eventuale nomina di Litvinov costituirebbe un atto semplicemente unilaterale. Avendo io attirato la sua attenzione sulle gravi conseguenze del consenso dato alle esigenze dei massimalisti nella questione dei corrieri, ai passaporti dei quali il Governo del Re non intende concedere il visto, Hardinge ha replicato che il Governo britannico considerava di primaria importanza mantenere libere le sue comunicazioni con Pietrogrado in vista dell'azione da svolgersi presso i vari Stati contrari ai bolscevisti, il Governo britannico ha del resto mezzi sufficienti per sorvegliare il contegno di questi corrieri e prendere le misure occorrenti qualora essi volessero fare qui propaganda. Osservo per parte mia che in teoria questi propositi severi sono eccellenti, dato però il numero già considerevole di massimalisti russi qui residenti, le loro relazioni con i gruppi pacifisti, 'l'insanabile dottrinarisma di questi radicali, il sentimento tradizionale britannico, contrario in massima a misure di rigore contro gli stranieri profughi per cause politiche, mi sembra prudente riservare il giudizio e chiedermi se all'atto pratico sarà il Governo in grado di agire colla dovuta energia in vista delle prevedibili aspre recriminazioni entro e fuori il Parlamento sollevate dai soliti gruppi estremi.

7

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 10/3. Londra, 2 gennaio 1918, ore 21,55 (per. ore 5,30 del 3).

È venuta per caso alle mie orecchie la notizia che in alcuni circoli cattolici non saprei bene se francesi o inglesi sl caldeggerebbe il progetto di ottenere dalla Santa Sede la sostituzione dell'Ordine domenicano a quello francescano nella custodia di Terra Santa. Ignoro se e quale fondamento abbia l'informazione che segnalo all'E. V. cui non mancheranno certamente mezzi di controllarne l'esattezza in sede opportuna provvedendo eventualmente a stornare un provvedimento che dato il contegno eminentemente patriottico in ogni circostanza serbato dai francescani mi apparirebbe lesivo ai nostri interessi morali in Palestina (1).

8

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 17/2. Washington, 2 gennaio 1918, ore ... (per. ore 21,20 del 3).

Lansing mi ha chiamato stamane per dirmi che questo Governo desidera e offre di poter mandare al fronte italiano un contingente di sanità militare dell'esercito regolare americano composto di circa duemila uomini con settanta utllciali completamente equipaggiati. Gran parte del materiale (ambulanze, motociclette ecc.) verrebbe trasportato dalla Francia ove già si trova. Gli uomini e una parte di materiale (50 furgoni) partirebbero di qui. Il tutto è già pronto. Ma prima di organizzare i relativi trasporti e prendere i necessari accordi Lansing desidera conoscere se questa offerta riesce gradita al R. Governo. L'ho ringraziato caldamente dal canto mio assicurandolo che l'avrei comunicata subito a V. E. E poiché egli mi aggiungeva amichevolmente che sebbene le esigenze della guerra reclamino anche aiuti ai caduti gli doleva cominciare ad offrirei un soccorso militare sanitario, gli ho risposto che la partecipazione effettiva americana sul fronte nostro rivestiva uguale importanza qualunque ne fosse la forma e che del resto mi lusingavo che all'invio del corpo militare sanitario seguirebbe quello di un reparto combattente. Si. tratta infatti di un primo passo del quale avrei spiegato diffusamente il significato a V. E. che prego di mettermi in grado di rispondere (2).

9

IL DIRETTORE GENERALE DEL FONDO PER IL CULTO, MONTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. Roma, 2 gennaio 1918 (per. il 4).

In relazione al pregiato foglio di V. E. in data 17 dicembre u.s. n. 48715 (Affari Politici Div. 3 Sez. 2) (3) mi reco a doverosa premura comunicare all'E. V. che, come mi fa ora conoscere il Padre Cimino Ministro Generale

dei Frati Minori, il Definitorio Generale dell'Ordine ha proceduto alla elezione del nuovo Custode di Terra Santa nella persona del Padre Federico Diotallevi, già Superiore della Missione di Costantinopoli ed ora Provinciale delle Marche.

Il Padre Cimino soggiunge che il Padre Diotallevi è un ottimo soggetto, energico, intelligente ed animato da sentimenti patriottici.

Poiché la nomina non è ancora conosciuta dal Santo Padre né ha peranco ottenuto la ratifica della Congregazione di Propaganda Fide cui ho perciò rivolto sollecitazioni al riguardo, prego l'E. V. di voler tenere riservata la notizia (l).

(l) -Sonnino rispose con t. posta 109 del 4 gennaio: «Da indagini già fatte risulterebbe Santa Sede decisa nulla innovare regole sancite Breve di Benedetto XIV del 7 gennaio 1746 e recente lettera « Cum ad nos » di Pio X in data 17 novembre 1912. Ringrazio tuttavia per notizie comunicatemi le quali saranno motivo nuove Indagini». (2) -La risposta di Sonnino è al n. 46. (3) -Non pubblicato.
10

IL DIRETTORE GENERALE DEL FONDO PER IL CULTO, MONTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. Roma 22 gennaio 1918 (per il 4) (2).

Mi è pervenuto il pregiato foglio in data 26 dicembre p.p. n. 49686 (2) e mi affretto a riscontrarlo.

La lettera di S. E. il Cardinale Gasparri al Deputato francese Denys Cochin aveva già formato argomento di una mia conversazione coll'Eminentissimo Segretario di Stato.

Sussiste in vero che la S. Sede ritiene cessato il protettorato francese dei Cattolici d'oriente colla scomparsa del dominio turco. Sussiste egualmente che la S. Sede ritiene che qualche cosa debba sostituirsi a tale protettorato.

Quando la lettera suddetta fu scritta, la S. Sede non aveva alcuna determinata idea in argomento né ora, data la complessa attuale situazione, nulla ha ancora concretato in proposito ed è facile intuirne le ragioni.

Ad ogni modo la questione potrà formare oggetto di ulteriori conversazioni e sarà mia cura di comunicare all'E. V. quelle notizie che potrò avere sull'importante argomento (3).

Consenta poi V. E. che io approfitti dell'occasione per far presente la necessità imprescindibile che da parte del Governo venga inviata a Gerusalemme e presso il Comando inglese in Palestina persona che conosca bene le questioni ad esso inerenti e possa vigilare onde gli interessi italiani relativi ai protettorati in Oriente ed alla Custodia di Terra Santa non sieno menomati.

Il Padre Cimino, Ministro Generale dei Frati Minori, intende recarsi a Gerusalemme col nuovo Custode: e da parte mia ho interessato la S. Sede a facilitarne, per quanto la riguarda, il viaggio colà.

(l) -Annotazione marginale: «al conte Manzon! -5/1 padre Dlotallev! è definitivamente nominato». (2) -Cfr. serle V. vol. VIII, n. 811, pag. 551. (3) -Queste notizie furono comunicate da Sonnino a Bonin con t. per corriere 25 dell'O gennaio come provenienti da «persona di fiducia Incaricata di chiarire le Intenzioni del Vaticano circa Il protettorato francese sul cattolici In Oriente».
11

IL MINISTRO A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 25/1. Sgravenhage, 3 gennaio 1918, ore 1,40 (per. ore 19,50).

Questi circoli politici, il popolo olandese, tutta questa stampa, nel loro ardente desiderio di pace rimasero fortemente impressionati dall'intempestivo telegramma Reuter che riportava notizia data dal Manchester Guardian circa atteggiamento Governo inglese relativamente proposte pace Governo russo. Durante due giorni si può dire che qui tutti hanno creduto pace prossima e senza lasciarsi impressionare da smentite date giorni successivi da Reuter, quasi tutti i giornali manifestarono in termini entusiastici loro soddisfacimento. Soltanto Nieuwe Rotterdamsch Courant si mostrò sin da principio scettico e riservato ed oggi grande giornale di Rotterdam così si esprime: «Esaminando bene notizie giunte da Londra ci sembra che, anche se Stati Intesa esamineranno e daranno una risposta motivata proposte pace di Brest Litowsky, da ciò non si deve assolutamente desumere ancora che Intesa intenda dare risposta favorevole>>.

12

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 15/5. Parigi, 3 gennaio 1918, ore 14,40 (per. ore 18,20).

Telegramma di V. E. Gab. n. 4 (1).

La conferenza cui si riferisce il memorandum comunicato a Imperiali è evidentemente la stessa che fu oggetto del mio telegramma 441 del 24 dicembre (2). Visto il carattere confidenziale di quella comunicazione non ho creduto poterne parlare a Pichon ma gli ho chiesto se di quanto era stato fatto in quella conferenza egli avesse creduto opportuno informare V. E. Pichon mi rispose che come di consueto se ne era informato Barrère per notizia di V. E.

13

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI (3)

T. GAB. 13. Roma, 3 gennaio 1918, ore 21.

Barrère mi riferiva che Pichon si chiedeva se convenisse ora fare qualche dichiarazione collettiva degli Alleati di fronte alla situazione creata dai nego

ziati e accordi dei bolsceviki cogli Imp.3ri Centrali, oppure limitarsi alle dichiarazioni fatte singolarmente dai singoli Governi dinanzi ai rispettivi parlamenti. Chiedeva la mia opinione.

Ho risposto che parevami consigliabile astenersi pel momento da ogni dichiarazione collettiva in proposito, per la difficoltà di trovare la nota giusta che convenisse alle varie opinioni pubbliche dei rispettivi paesi, come pure nei riguardi degli Stati minori. Inoltre se da un lato conveniva astenersi da qualsiasi provocazione di fronte ai bolsceviki, dall'altro occorreva badare a non deprimere in alcuna guisa tutto il movimento anti-massimalista della Russia meridionale, delle probabilità di riuscita del quale non era ancora possibile di giudicare.

(l) -Cfr. n. 2. (2) -Cfr. serle v. vol. IX, n. 791, pag. 541. (3) -Ed. !n SoNNINO, Diario 1916-22, a cura di P. Pastorelll, Bari, Laterza, 1972, pag. 247.
14

IL COMMISSARIO GENERALE PER I RIFORNIMENTI, MAYOR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 28/s.n. Parigi, 3 gennaio 1918 (per. il 4).

Nella seconda seduta della conferenza Crosby si è discusso il fabbisogno francese per il l o trimestre corrente anno e partite per gennaio. Oggi S. E. Nitti farà l'esposizione della nostra situazione accentuandone la gravità. Con qualche riduzione da parte di tutti si potrà stare nel limite di 500.000.000 di tonnellate mensili. Finanziariamente la situazione appare dunque soddisfacente. Rimane sempre gravissima e tale sarà ancora per i prossimi mesi la questione del tonnellaggio che impone possibilmente intensificare anziché diminuire la riduzione dei consumi. Detta questione verrà nuovamente considerata verso il 10 corrente a Londra ove Clemente! si recherà di persona. Sarebbe desiderabile un nostro ministro fosse pure presente.

15

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 82/4. Parigi, 3 gennaio 1918 (per. il 9).

Ho creduto opportuno segnalare ieri al signor Pichon nel corso di una conversazione che ho avuto con lui la tensione di rapporti che va sempre più accentuandosi tra operai francesi ed operai italiani in alcuni centri più importanti fra i quali Parigi. Questa tensione ha sempre esistito allo stato latente per le solite ragioni di concorrenza di lavoro, ma si è acuita dopo gli ultimi dolorosi avvenimenti del nostro fronte. Alle ragioni di scemato prestigio si aggiungono il disfavore onde le masse popolari accolgono l'invio di truppe francesi in Italia, nonché la presenza in Francia di moltissimi italiani atti alle armi intorno alla quale si fanno molti e spesso ingiusti commenti. Tutto ciò crea tra le classi operaie francesi e per riflesso fra le nostre uno stato di animo che merita la vigile attenzione dei due Governi. Ho scritto in argomento una lettera particolare a Clemenceau e ieri ne parlai ampiamente con Pichon il quale mi disse che la questione aveva già preoccupato il presidente del Consiglio che gli aveva parlato della mia lettera. Feci allora vedere al signor Pichon che la questione acquistava speciale importanza in vista della insistente domanda di mano d'opera italiana che ci si faceva. Come potremo noi accordarla senza essere sicuri di una accoglienza amichevole da parte del ceto operaio francese che escluda possibilità di incresciosi incidenti? Occorreva quindi anzitutto che qui si preparasse l'ambiente e ricordai in proposito che la prima squadra di operai militari giunta a Lione era stata dapprima male accolta essendosi fatta circolare la voce che erano sbandati provenienti da Caporetto. Occorreva illuminare i lavoratori francesi per mezzo della stampa e dei maggiorenti del partito socialista. Ho avuto l'impressione che Pichon si rende pienamente conto dell'importanza dell'argomento; si proponeva parlarne subito con Albert Thomas. Purtroppo lo stesso gruppo parlamentare socialista ci è in questo momento meno benevolo e ci accusa di imperialismo. Dal canto mio raccomando e faccio raccomandare ai nostri operai la maggior calma e di evitare ad ogni costo incidenti.

16

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN

T. GAB. 14. Roma, 4 gennaio 1918, ore 13.

Telegramma di V. E. n. 5 (1).

Barrère nulla mi disse ed anzi da me interrogato rispose nulla sapere dei deliberati della conferenza e promise chiederne a Parigi. Dati gli scopi che occorre raggiungere, prego V. E. parlare con Pichon in conformità delle istruzioni da me inviate al R. ambasciatore a Londra (2).

17

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 43/9. Pietrogrado, 4 gennaio 1918, ore 14,15 (per. ore 2 del 6).

In una riunione del comitato esecutivo del Soviet e del Congresso generale dell'esercito per la smobilitazione, un membro della delegazione russa di Brest-Litowsky fece esposizione delle trattative corse col nemico.

Egli si sforzò di mettere in evidenza malafede e tendenze imperialistiche della Germania che non ha ancora perduta speranza condurre popoli a nuove avventure guerresche e che ha accettato punto di vista della delegazione russa a cagione della pressione su di essa esercitata dall'Austria e dalla Turchia.

Assemblea votò un ordine del giorno constatante che delegazione austrotedesca rifiuta di evacuare immediatamente territori occupati ed eccitante popolazioni degli Stati nemici ad esercitare pressione sui loro Governi e quelli degli Stati alleati ad obbligare propri Governi unirsi alle trattative pace.

(l) -Cfr. n. 12. (2) -Cfr. n. 2.
18

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 49/11. Pietrogrado, 4 gennaio 1918, ore 14,40 (per. ore 10,30 del 7).

Dalle notizie da me giornalmente inviate sugli avvenimenti che qui svolgonsi e dal procedere delle trattative di pace risulta in quale situazione paradossale le teorie socialiste internazionaliste volute applicarsi ad ogni costo nelle attuali circostanze hanno posto Trotsky e la Russia. Trotsky ha voluto la pace ad ogni costo e nello stesso tempo vuole imporre alla Germania ed all'AustriaUngheria certe condizioni che esse non hanno ragione di accettare. Ha distrutto completamente l'esercito e minaccia la guerra se gli Imperi Centrali non aderiscono a tutte le formule della pace democratica. Scaglia infine i più terribili fulmini contro le pretese d'imperialismo fiscale degli alleati senza accorgersi che con la sua politica favorisce solo il vero imperialismo, quello germanico. Tutto ciò appare così evidente che si ha difficoltà ad ammettere la buona fede di chi in tal modo opera e si sarebbe portati a vedere nei capi massimalisti (per i gregari non v'ha dubbio di sorta) dei veri e propri agenti tedeschi. Lasciando stare questa delicata e intricata questione resta il fatto incontestabile che 11 risultato pratico dell'attuazione del programma massimalista è il più grande aiuto che la Germania e l'Austria-Ungheria potevano ricevere nel campo politico, militare, economico e che si è creata una situazione tale che le potenze dell'Intesa ne restano il più possibile danneggiate non potendo esse godere neppure di quella minima parte a loro favorevole che pure è contenuta nella nota formula della «pace separata » perché gli imperi centrali non accettandola

o eludendola il Governo rivoluzionario anche se in buona fede non ha più i mezzi per imporla.

L'atteggiamento di trionfatore preso da Trotsky appena cominciate le trattative di pace, l'avere dichiarato allora che la rivoluzione russa era d'imporre alla Germania le sue condizioni mentre ora si apprende la verità delle gravi riserve fatte su punti di sostanziale importanza, l'inscenamento di quella grande dimostrazione per festeggiare la pace, di cui al mio telegramma n. 1457 {1), farebbero supporre che egli pur di liquidare ed arrivare ad una pace qualsiasi sarebbe disposto, nonostante le sue violente dichiarazioni in senso contrario, a fare uno strappo al proclamato principio dei diritti dei popoli di scegliere la propria sorte. Diversamente sarebbe anche difficile spiegare come mai abbia già permesso ai tedeschi di insediarsi a Pietrogrado. Oltre infatti alla delega

zione da me segnalata nel mio telegramma di gabinetto 511 (l) un'altra ne è arrivata a Pietrogrado di circa un centinaio di persone. Non potendo ammettere che tutta questa gente si occupi solo di regolare la questione contemplata nell'armistizio e tenuto conto della loro qualità bisogna riconoscere che le Potenze Centrali hanno già di fatto nella rappresentanza diplomatica a Pietrogrado i tecnici per la ripresa attività commerciale e gli organi di propaganda per dare un ultimo colpo agli Alleati e per l'esplicazione del loro programma di pace tedesca in Russia per affrettarla e compiere una preparazione economica e politica pel dopo guerra. I membri di questa delegazione circolano per la città a loro piacimento e si fanno intervistare come se la guerra colla Russia fosse già cosa lontana. Contemporaneamente a questa constatazione è bene però ricordare che quando da Pietrogrado si parla della Russia si parla di Pietrogrado, Mosca ed altri pochi governi della Russia del nord ove le masse detengono il potere. Ormai si deve fare una quasi precisa delimitazione e cioè dal Caucaso alla linea Kiew-Voronez Voltar-Koff si ha un'altra Russia con programma e fini suoi propri. Anche in questa parte l'esercito ha poca vera combattività ed è disarmato ma vi è una fiera opposizione a Lenin e Trotsky e la tendenza ad una pace ma non separata. Se il movimento separatista del sud continuasse a dilagare come ora avviene ed i cosacchi del Don già d'accordo colla Ukraina si intenderanno con quelli degli Urali la ricchissima Siberia già pronunziatasi contro i massimalisti resterebbe chiusa all'esportazone in Germania, restando l'unica linea ferroviaria esistente Simbinsk-Mosca in mano di Kaledin. Per queste ragioni perduta la partita a Pietroburgo e continuando ad imperare i massimalisti nel nord sembra che le Potenze dell'Intesa debbano, per salvare quanto ormai è possibile della situazione, aiutare moralmente e materialmente lo Stato Ukraino e quello del sud-est dei cosacchi. In questo senso mi risulta lavorino attivamente Inghilterra, America e specialmente Francia. La notizia qui giunta da Brest-Litovsky risulterebbe che i tedeschi preoccupansi bensl di questo stato di cose creato nel sud della Russia ed hanno preteso la partecipazione dei delegati dell'Ucraina alle trattative per cercare di assicurarsi la pace anche in quella parte cosi importante della Russia per guadagnarseli e favorire con un primo atto di riconoscimento detto nuovo ordine di cose stabilitosi dando così anche un colpo indiretto agli Alleati.

(l) Non pubblicato.

19

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 34/3. Stoccolma, 4 gennaio 1918, ore 18,40 (per. ore 6 del 5).

Rappresentanti dei partiti lituani in Stoccolma hanno ieri approvato seguente decisione:

Alinea t•) -Russìa avendo perduto ogni diritto su Lituania per 120 anni di malgoverno e crudeltà durante guerra, deve riconoscere indipendenza della nazione lituana, dei suoi confini etnografici ed indennizzarla.

Alinea 2•) -Germania che occupa paese deve riconoscere indipendenza politica ed economica della nazione lituana, dei suoi confini etnografici, compresa parte lituana della Prussia orientale e ritirare sua truppa.

Alinea J•) -Esercito lituano forte di almeno 100.000 uomini, che attualmente travasi Russia, deve essere rin'."iato patria per mantenervi ordine.

Alinea 4•) -Sotto protezione esercito nazionale senza pressioni estere, popolo lituano deve liberamente decidere sua sorte mediante Costituente da riunirsi Vilna.

Alinea s·) -Rappresentanti della nazione lituana debbono ammettersi ad ogni negoziato di pace per tutelarne interessi.

Alinea 6•) -Se in avvenire Russia fosse esclusa dal mare porti lituani debbono essere senza dazi accessibili a merci russe o di altri popoli senza proprio sbocco marittimo.

Alinea 7") -Nazione lituana deve essere risarcita tanto da Russia che da Germania dei danni subiti durante guerra da determinarsi mediante Commissione.

(l) Cfr. Serie V, vol. IX, n. 826.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 16. Roma, 4 gennaio 1918, ore 20.

(Solo Pietrogrado) Ho telegrafato ai RR. Ambasciatori a Parigi e a Londra quanto segue.

(Per tutti) Questa legazione di Serbia mi ha espresso d'ordine del suo Governo (l), il desiderio di conoscere la risposta che il Governo italiano facesse alla nota che il Signor Trotsky ha rimesso, il 29 dicembre u.s., in nome del Governo massimalista, ai rappresentanti delle Potenze alleate invitandole a partecipare ai negoziati di pace e domandando loro risposta nel termine di 10 giorni. La legazione di Serbia pregava nel tempo stesso vivamente il Governo italiano di non perdere di vista nell'eventuale risposta gli interessi del popolo serbo.

Con telegramma in data 30 dicembre (2) il reggente la R. ambasciata di Pietrogrado telegrafava avere in quel giorno stesso Trotzsky inviato alle rappresentanze estere una nota con la quale trasmetteva per conoscenza la copia di un telegramma indirizzato a Londra, Parigi e Roma concernente le trattative di pace.

Ignoro il contenuto della nota del Signor Trotzsky non essendo essa mai pervenuta a mie mani e prego V. E. voler domandare a codesto Governo se gli

è pervenuta e che cosa si proponga di fare al riguardo. Io per mio conto sono d'avviso che convenga lasciar senza risposta la nota del Signor Trotzsky. Attendo riscontro telegrafico (l).

(l) -Con promemoria 1114 dello stesso 4 gennaio. (2) -Non pubbllcato.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, E AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI (2)

T. GAB. 18. Roma, 4 gennaio 1918, ore 22.

Barrère comunicava che Pichon era d'avviso che avendo i bolsceviki ammessa l'indipendenza della Finlandia, convenisse agli Alleati di affrettarsi e riconoscerla formalmente, prevenendo con ciò il giuoco degli Imperi Centrali. Chiedeva il mio avviso.

Ho risposto che non riconoscendo noi il Governo dei bolceviki non potevamo aderire formalmente ad uno smembramento qualsiasi dello Stato russo semplicemente perché da loro consentito. L'alleanza russa non era stata da noi disdetta, e dovevamo lavorare a mantenerla con l'appoggio dato all'Ukraina e agli altri Governi provvisorii che ancora la sostenevano. La nostra approvazione formale della piena indipendenza finlandese avrebbe da un lato scoraggiato tutti i patriotti russi facendo loro perdere ogni speranza di vedere ricostituita una grande Russia magari sotto la forma federale, ed avrebbe invece spinto le provincie singole a reclamare ciascuna la completa separazione. Con ciò avremmo fatto il giuoco della Germania. Dovevamo, secondo me, mantenerci sul terreno in cui ci eravamo messi, cioè di mostrare ai finlandesi tutte le nostre simpatie, aiutandoli anche materialmente oltreché moralmente in tutto quanto era possibile, ma rinviando ogni riconoscimento formale di piena indipendenza e dopo la restaurazione di un Governo legale in Russia.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, ED AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 19. Roma, 4 gennaio 1918, ore 22,30.

(Meno Jassy). Ho telegrafato al R. ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti). Barrère mi rifer,iva i dispacci scambiati tra Pichon e Saint Aulaire. Pichon non ammette assolutamente che la Romania faccia una pace separata; ma gli alleati sono pronti a confermare, anche nell'ipotesi di una

ritirata in Russia del Sovrano e dell'esercito romeno e di una pace separata conclusa con gll Imperi centrali per necessità impellenti da un governo di fatto, i loro impegni d'integrità della Romania e di mantenimento del Sovrano.

Ho risposto che avrei dato istruzioni a V. S. di mantenere la stessa attitudine, unendo la propria azione a quella dei colleghi; che però consigliavo di nemmeno menzionare con Bratiano l'eventualità surriferita di una pace conclusa da un Governo di fatto, per tenersi distanti il più possibile da una tale evenienza che non ci conveniva nemmeno ammettere in ipotesi.

(l) -Torretta trasmise Il sunto della nota di Trotzklj Il 7 gennaio (cfr. n. 44). Con t. gab. 54/14. del 7 gennaio Imperiali e con t. gab. 76/17 del 9 gennaio Bonin comunicarono che neppure l Governi Inglese e francese avevano ricevuto tale nota. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, clt. pp. 247-248.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 20. Roma, 4 gennaio 1918, ore 22,30.

Ambasciata britannica mi ha informato che Governo inglese ritiene utile siano date istruzioni ai consoli esteri a Vladivostok di riconoscere come istituzione amministrativa temporanea il Comitato degli Zemstvo ivi costituitosi ed operante contro il consiglio dei soldati ed i delegati dei lavoratori favorevoli ai massimalisti.

A richiesta di questa ambasciata d'Inghilterra ho risposto che ero favorevole a dare istruzioni in questo senso al consolato italiano di Vladivostok, che in assenza del titolare è retto dal console d'Inghilterra.

(Solo Pietrogrado): Ambasciata britannica si è incaricata della opportuna comunicazione a Vladivostok.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 31/4. Londra, 4 gennaio 1918, ore 22,35 (per. ore 10,30 del 5).

Telegramma di V. E. gab. n. 4 (l).

Cecil mi disse ieri che la gita sua e di Milner a Parigi era stata d'un tratto provocata dalla urgentissima necessità di intendersi col Governo francese che dispone di un numero considevole di ufficiali in Romania, sulle modalità ed i particolari dell'azione da svolgersi rispettivamente sul fronte ukraino, nonché su quello asiatico. Il promemoria comunicatomi era l'esponente delle vedute sue, approvate dal Gabinetto di Guerra, circa il contegno del Governo britannico da tenere verso i massimalisti, vedute contro le quali Clemenceau non aveva

sollevato obbiezioni. Circa la locuzione «Trentina» osservò Cecil che, nell'in

tento di mettere i massimalisti in guardia contro le insidie nemiche, aveva,

fra le varie regioni da noi rivendicate, citato la trentina come quella della quale

nessuno al mondo ha o potrebbe contestare carattere di assoluta italianità. Con

tono alquanto irritato Cecil, a questo punto, si dolse delle mie osservazioni, im

plicanti, a suo dire, una ingiustificata diffidenza sulla buona fede del Governo

britannico, il quale, consapevole com'è degli impegni assunti, non intende certo

venirvi meno.

Risposi buona fede del Governo britannico nell'osservare impegni presi era fuori questione. L'osservazione però sulla locuzione «Trentina» era a mio avviso perfettamente giustificata se messa a raffronto con quella dell'integrità delle rivendicazioni francesi, non soltanto per la interpretazione restrittiva cui essa si presta specialmente, ma anche in vista del fatto che le pattuite rivendicazioni italiane non solo furono troppo sovente omesse nei discorsi di ministri responsabili, ma delle medesime si è persino parlato nella stampa e nel Parlamento in termini manifestamente contrari agli impegni stipulati. Avevo apprezzato e segnalato al mio Governo i termini correttivi della sua recente risposta a Runciman, ma non potevo d'altra parte dissimulargli il sentimento di dolorosissima sorpresa provato per quelle deplorevoli espressioni del pensiero di un ex-ministro appartenente per giunta al Governo che stipulò con noi il trattato di alleanza. Replicò Cecil che inopportuno linguaggio di Runciman era stato da lui e da tutti deplorato. «Sta benissimo» osservai io, «ma intanto la pessima impressione in Italia è stata già prodotta, e Runciman e tutti quelli che pensano e parlano come lui, non si dubitano del servizio che rendono alla propaganda nemica ». Nel che Cecil si mostrò consenziente.

(l) Cfr. n. 2.

25

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 22/5. Londra, 4 gennaio 1918, ore 22,40 (per. ore 7,43 del 5).

Telegramma di V. E. n. 2 (1).

Cecil mi dichiarò ieri esplicitamente non esservi stato né esservi in corso fra i Gabinetti scambi di vedute che ovviamente non potrebbero aver luogo senza la nostra partecipazione. Aggiunse che nel pensiero di questo Governo quello che al momento presente più precisamente importa è di sventare le insidie dei nemici che si studiano di capovolgere la situazione e di addossare agli Alleati la responsabilità di respingere a priori qualsiasi idea di pace. Il Governo britannico essenzialmente democratico non può chiudere gli occhi dinanzi alle insistenti manifestazioni dell'opinione pubblica reclamante una precisa esposi

zione degli scopi della guerra. È probabile pertanto che in una prossima occasione il primo ministro rispondendo a Czernin come hanno già fatto il nostro presidente del consiglio e Pichon esponga le vedute del Governo britannico.

A mio subordinato parere l'intricata e delicata situazione presente renderebbe consigliabile una riunione del nuovo Consiglio Supremo per concordare fra i tre Alleati e l'America un contegno di perfetta solidarietà non soltanto circa gli scopi della guerra ma anche per tutte le questioni di comune interesse a cominciare da quella della Russia.

(l) Con il t. gab. 2 del 1° gennaio. ore 17,30. non pubblicato Sonnino chiedeva a Imperiali di assumere informazioni su voci, pubblicate da alcuni giornali inglesi, circa scambi di vedute tra Francia ed Inghilterra intorno alle condizioni di pace austro-tedesche.

26

IL COMMISSARIO GENERALE PER I RIFORNIMENTI, MAYOR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 30/16. Parigi, 4 gennaio 1918 (per. il 4).

Nella terza ed ultima seduta comitato Crosby si è insistito perché Stati Uniti siano rappresentati nel comitato tonnellaggio che si riunirà fra alcuni giorni a Londra. Quindi dopo esposizione nostra situazione fatta in modo sobrio ed efficace da S. E. Nitti si sono in uno spirito assai amichevole esaminati i nostri fabbisogni che in alcune voci sono stati riconosciuti riducibili. Il comitato ha affidato al presidente la ripartizione dei 500 milioni di dollari disponibili in gennaio. Egli potrà chiedere schiarimento ciascuno. In seguito alla sua decisione ciascuno adatterà al miglior soddisfacimento sue esigenze la aliquota assegnatagli. Crosby pare animato a nostro riguardo migliori intendimenti.

27

IL MINISTRO DELLA GUERRA, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 143. Roma, 4 gennaio 1918 (per. il 5).

Si comunica il seguente telegramma giunto pel tramite del Comando di distaccamento italiano in Palestina e del quale è già stata data notizia all'interessato.

«Padre Cimino Membro Generale Francescani -Informo Vostra Paternità

che signor Picot rappresentante Francia, mi ha chiesto continuare protezione

come prima, asserendo esservi in proposito accordo potenze. Non avendo ordini

in proposito ho dovuto accettare, salvo ordini in contrario. Esprimerei parere

che sarebbe bene cogliere questa straordinaria occasione perché Terra Santa

conquisti piena libertà, perché cessa motivo protezione essendo cessato Governo

turco. Prego telegrafarmi stesso tramite istruzioni caso e decisioni. Superiore

Francescani: Castellani » (l).

(l) Per la risposta cfr. n. 48.

28

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 89/13. Cairo, 4 gennaio 1918.

Dai telegrammi che ho avuto l'onore di dirigere a codesto R. Ministero,

V. E. è stata tenuta al corrente delle trattative tuttora in corso con le Autorità Britanniche per ottenere il permesso affinché il R. Console Conte Senni si rechi a Gerusalemme in missione temporanea per occuparsi degli interessi italiani in Palestina.

L'opposizione contro l'ammissione di funzionari civili nella regione testé conquistata dalle truppe britanniche, e che ha carattere di disposizione d'ordine generale, è dovuta al Comando Supremo che è lasciato arbitro assoluto in tutto ciò che si riferisce all'amministrazione della Palestina.

Come è noto, in seguito alle vive insistenze da me fatte presso quest'Alto Commissario e, pel tramite del R. Addetto Militare, presso il Generale Allenby, questi aveva finito per annuire alla nostra richiesta a condizione che gli fosse presentata per iscritto. Fu quindi con grande meraviglia che ho appreso dalla risposta diretta al maggiore Caccia che il Comando non riteneva, per il momento, di poter fare una eccezione al divieto in vigore per « l'ammissione in Palestina di persone appartenenti all'amministrazione civile».

Pur non potendosi disconoscere un certo valore, negli argomenti messi innanzi a giustificazione del divieto in parola, basati sulle esigenze militari, non mi è stato però fin qui possibile, per quante indagini abbia fatto, di scoprire la vera ragione della ritrattazione del Generale Allenby.

L'ipotesi che l'autorizzazione accordata al Conte Senni potesse costituire un precedente che sarebbe stato invocato (come effettivamente si proponevano di farlo) dalla Francia e dalla Russia, non mi sembra motivo sufficiente come pure debbo escludere nel modo più assoluto ogni intenzione poco benevola verso di noi da parte delle Autorità Britanniche. Mi si è quindi affacciato il sospetto che le difficoltà ci sieno mosse dalla Francia o quanto meno siano in una certa relazione con la posizione che essa si è arrogata in Palestina mediante l'intervento del Signor Picot.

Nell'aprile dello scorso anno avevo segnalato la presenza in Egitto di questo Signore di cui ho seguito le mosse fino al recente suo ritorno allorché stavano per riprendersi le operazioni decisive contro i Turchi. Come Commissario Francese per la Siria egli venne addetto al Comando Britannico, ma dubito che gli sarebbe riuscito di portarsi innanzi e di partecipare in forma ufficiale all'ingresso degli Alleati in Gerusalemme senza ordini categorici superiori che mi risultarono effettivamente pervenuti dal War Office poco prima della caduta della città santa. Una volta entrato a Gerusalemme non è da stupire che si sia attribuito prerogative già inerenti alle Autorità consolari francesi nei luoghi santi poiché tutta la politica francese in questa parte d'oriente è diretta a conservare la posizione preponderante e gli antichi privilegi religiosi.

Ho motivo di credere che le Autorità Britanniche non si siano subito rese conto esatto della importanza della cosa. Poco interessate ed al corrente della questione del protettorato -che a loro avviso dovrà scomparire con lo stabilìmento etei regime int.ernazionalr e con la conseguente cessazione delle capitolazioni -sono state prese di sorpresa ed hanno lasciato fare. Tanto è vero che il Governatore, Generale Borton, è intervenuto alla cerimonia della notte di Natale a Betlemme in una posizione secondaria rispetto al Signor Picot. Non è da escludere che tale remissività abbia contribuito al richiamo ed alla sostituzione del Generale Borton soltanto dopo pochi giorni della sua entrata in funzioni.

Alle lagnanze di cui mi sono fatto eco presso l'Alto Commissario, Sir Reginald Wingate, non ha potuto rispondere altrimenti che gettando ogni responsabilità sul Comando Supremo e dichiarandosi incompetente, ma mi consta che si è mal contenti della eccessiva inframettenza del Signor Picot che considerano, tanto i civili quanto i militari, come un <<male inevitabile». È stata eseguita, in seguito ai miei passi, un'inchiesta sull'attività da lui spiegata in Palestina, che ha cercato dì raffigurare come contraria alla parità di trattamento alla quale abbiamo diritto. So che sulla questione è stato interpellato il Foreign Office dal quale si attendono istruzioni.

Da quanto precede mi pare risultino chiaramente due circostanze. Prima che la Francia non ammette il principio che la scomparsa del dominio turco e l'abrogazione delle capitolazioni portino come conseguenza la cessazione della protezione religiosa francese e delle prerogative inerenti a tal protettorato. Secondo che il Governo Britannico dimostra alla Francia in tale questione una grande condiscendenza per non dire una vera e propria parzialità.

Sul primo punto non è necessario di insistere. La premura del Signor Picot ad accorrere in Egitto ad ogni inizio di operazioni militari sul fronte di Palestina, le istruzioni segrete impartite a religiosi francesi in Alessandria, l'insistenza per essere ammesso in un posto d'onore al solenne ingresso a Gerusalemme e tutta l'azione da lui svolta colà sono sufficienti a dimostrarlo. Ignoro quanto di vero vi sia in certe affermazioni che avrebbe fatto il Signor Picot ai Francescani di Terra Santa secondo le quali i Governi alleati sarebbero d'accordo sulla questione del protettorato esercitato dalla Francia. A me pare che esse siano in contraddizione con le stesse idee della Santa Sede, quali furono esposte dal Cardinale Gasparri al Signor Denys Cochin nel giugno scorso (riportate dal Corriere della Sera del 17 dicembre 1917 (l) e comunque non rispondenti ai nostri interessi né alla politica che abbiamo seguito fin qui nei riguardi del protettorato. Del resto, dalle informazioni che mi sono pervenute, parrebbe che gli stessi Francescani ne vedrebbero con piacere la fine.

Che il Governo inglese abbia adottato verso la Francia una attitudine molto riguardosa non sembra potersi negare. Alcuni anzi la qualificano di debolezza; pure giustificandola con l'assoluta necessità di evitare qualsiasi disaccordo o malcontento con l'Alleata per i fini supremi della guerra, appunto perché troppe sono le questioni di politica coloniale nelle quali i punti di vista e gli interessi sono divergenti.

A tale proposito una persona che occupa un'alta posizione in questa Amministrazione britannica mi diceva che la Francia a v eva dovuto sacrificare buona parte delle tradizionali aspirazioni e restringere al minimo possibile le note

sue pretese in Siria ed in Palestina quantunque non si possa disconoscere che essa aveva in passato interessi morali e materiali preponderanti. Il << Sionismo » stesso, favorito dall'Inghilterra, non trova presso di essa, per ovvie ragioni, alcuna simpatia mentre ancora più gravi sono le diffidenze e le divergenze di vedute nei riguardi dell'Arabia. Tutto ciò mette l'Inghilterra in una situazione delicata e la consiglia ad usare all'alleata, che ha sopportato e sopporta gran parte dei pesi della guerra, delle speciali considerazioni ed a consentirle soddisfazioni più che altro d'amor proprio. Mettendo infatti a confronto la «carta » delle antiche pretese della Francia in oriente con quanto le è stato garantito negli accordi fra gli alleati, appare evidente che la parte rappresentativa di cui fa sfoggio ora il Signor Picot costituisce un compenso ben misero per le rinunzie che è stata costretta a fare.

So che le osservazioni del mio interlocutore rispondono al pensiero di queste sfere governative britanniche ove volentieri si volge in ridicolo l'azione del Signor Picot in Palestina.

Ciò non toglie però che lo si lasci fare né è da escludere neppure che il ritardo della concessione del permesso pel Conte Senni sia dovuto al timore di far cosa sgradita alla Francia o quanto meno si vogliano in tal modo evitare possibili attriti fra i due Funzionari in relazione al diritto di protezione.

Comunque credo poter assicurare V. E. che l'attività del Signor Picot non costituisce un pericolo serio per la nostra influenza né per il nostro prestigio in Palestina. L'azione di un solo individuo non è sufficiente a mutare l'ambiente, il quale, da quanto mi si afferma, non è troppo favorevole alla Francia, specialmente poi quando su questo individuo si faccia ricadere la responsabilità della esecuzione da parte dei Turchi di parecchi siriani cristiani che per l'imprudenza di Picot già console a Beirut, erano stati riconosciuti al servizio della Francia.

(l) Cfr. serle V. vol. IX. n. 811, pag. 551.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 49/10. Pietrogrado, 5 gennaio 1918, ore 14,40 (per. ore 6,30 del 6).

Organo del Soviet attacca con estrema violenza Governi alleati e soprattutto quello italiano, la politica del quale qualifica come cinica e rapace. Giornale dichiara che Orlando ed i suoi complici non sono meno criminali della camarilla militarista germanica e che essi non possono fare la morale al Governo degli operai e contadini.

Organo del Soviet annunzia poi che trattative pace saranno continuate in paese neutrale ove sarà agevolata loro pubblicità e termina dicendo di non dubitare che masse popoli insorgeranno infine per condannare ciò che diplomazia imperiaUsta avrà operato nel breve periodo di vita che le rimane e punire severamente i colpevoli.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 34/9. Parigi, 5 gennaio 1918, ore 21,03 (per. ore 1,20 del 6).

Da fonte, che credo attendibile, vengo assicurato che uno scopo che si pror•one in America la missione serba diretta da Vesnitch è di indurre i montegrini e i bosno-erzegovinesi colà residenti a firmare una domanda d'annessione alla Serbia. Si calcola che vi siano negli Stati Uniti d'America più di duecentomila tra montenegrini e bosno-erzegovinesi mentre i veri serbi non sarebbero più di trecento (l).

31

L'AMBAU.:IATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO.

T. GAB. 32/7. Londra, 5 gennaio 1918, ore 22,30 (per. ore 7 del 6).

La notizia giunta ieri sera di una possibile rottura di negoziati di pace tra Lnostri nemici e la Russia, ha dato occasi0ne a questa stampa radicale che già da qualche giorno si sforzava a mettere in miglior luce i massimalisti per insistere sulla necessità di concedere loro simpatie ed appoggio. Ai radicali si è unito stamane anche il Daily Chronicle d'intonazione liberale più moderata il quale si è affrettato ad annunziare il prossimo riconoscimento de facto del governo massimalista ed il gradimento alla nomina del signor Litvinoff ecc. Tutte queste notizie mi erano testé dichiarate prive di fondamento qualsiasi da Hardinge il quale personalmente non credeva alla rottura. Litvinoff che questo Governo a dire di Hardinge si propone d'ignorare sembra essere persona a modo e non pacifista estremista come lo dipingeva Sabline (mio telegramma n. 2) (2). Egli è impiegato alla delegazione russa nella Cir ed ha sposato una signorina appartenente a rispettabile famiglia inglese.

32

L'AMBASCIATORE A LONDRA, Il\1PERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 40/8. Londra, 5 gennaio 1918, ore 22 (per. ore 7.20 del 6).

Nel colloquio di avant'ieri mi dolsi seriamente con Cecil delle difficoltà frapposte all'invio di Senni a Gerusalemme. Allargando alquanto la questione ere

detti opportuno mettere bene in rilievo che, sia per cumulo di interessi italiani in Palestina, sia in conformità dei noti accordi, noi intendiamo avere quivi posizione di assoluta parità a quella della Francia. Su questo punto premeva fin da principio parlare chiaramente. Cecil dopo avermi ripetuto i noti argomenti e confessato l'imbarazzo in cui trovasi Allenby per insistenti analoghe domande di vari Governi mi disse non essere particolareggiatamente al corrente degli affari di Palestina e mi pregò discorrerne con noto deputato Sykes che sarà presto chiamato al Foreign Office per trattarli.

Sykes venne ieri da me a colazione e conversammo a lungo. Premesso che oramai quasi tutti i Governi e persino l'Abissinia insistono per mandare i rappresentanti a Gerusalemme, al che assolutamente si oppone Allenby, Sykes mi comunicò una soluzione da lui escogitata nell'intento di dare soddisfazione a noi senza creare precedenti e beneficio altrui. Con speciale insistenza deputato volle ben chiarire che quanto egli a mia preghiera mi dettava e che qui sotto riproduco doveva essere considerato come espressione di vedute sue strettamente personali e non impegnative, alle stesse qualora V. E. aderisse egli procurerebbe di ottenere la sanzione delle competenti autorità britanniche. «In una conversazione privata Sykes ha detto che presenza di Picot con l'esercito di spedizione in Egitto fu resa necessaria non per motivi palestinici o per qualsiasi altra cosa connessa con zona bruna (internazionale) ma perché Allenby e comandante navale in capo si trovavano in continuo contatto con gli elementi indigeni nella zona A ed in quella azzurra dove francesi devono essere costantemente consultati, nelle trattative con quelle genti. Sarebbe quindi impossibile aggregare ad Allenby un funzionario civile italiano per il medesimo motivo di Picot. Non é tuttava necessario che Picot e Clayton, capo ufficio politico britannico, risiedano nella zona bruna ed un Quartiere generale politico potrebbe essere stabilito in qualche punto al sud delle predette zone ove essi potrebbero avere residenza ufficiale. Con alquanto tatto e saper fare ciò potrebbe attenersi ed in tal caso non si potrebbe più dire che francesi abbiano posizione privilegiata nella zona bruna.

Viene inoltre suggerito che il fatto della passata residenza Picot nella zona bruna sia uguagliato da un invito personale di Allenby a Senni di fargli una visita di specifica durata, nella quale occasione Senni avrebbe agio di ragguagliare il proprio Governo sulla situazione dei vari interessi italiani nelle parti occupate nella zona bruna.

Viene inoltre suggerito che il fatto della passata residenza Picot nella zona bruna sia uguagliato da un invito personale di Allenby a Senni di fargli una visita di specificata durata, nella quale occasione Senni avrebbe agio di ragguagliare il proprio Governo sulla situazione dei vari interessi italiani nelle parti occupate nella zona bruna.

Per quanto concerne le urgenti insistenze dell'ambasciata italiana sulla perfetta parità degli italiani e francesi nella zona bruna potrebbe essere desiderabile che Allenby di sua propria iniziativa chieda ai comandanti italiani e francesi prestargli un numero eguale di ufficiali per assisterlo nell'amministrazione della parte occupata della zona bruna la quale deve rimanere sotto la legge marziale fino a quando la situazione giustificherà il mutamento. Allo scopo di evitare difficoltà derivanti dalla presentazione di simili domande da parte delle altre Potenze, è essenziale che tutte le misure menzionate sopra appaiano come una decisione spontanea delle autorità britanniche e non come ìl risultato di domande della Potenza interessata».

Sarò grato a V. E. manifestarmi suo pensiero in merito suggerimento personale di Sykes che è partito oggi e tornerà lunedì 14 ed assumerà le nuove funzioni al Foreign Office (l>.

(l) -Rltrasmesso a Londra, washlngton e Corfù con t. gab. 31 del 6 gennaio, ore 20. (2) -Cfr. n. 6.
33

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 48/4. Washington, 5 gennaio 1918, ore . .. (per. ore 19 del 6).

So da fonte sicura che Wilson si mostra seriamente preoccupato degli effetti possibili del messaggio col quale i bolscevichi invitano il popolo americano a ribellarsi alla politica del suo Presidente. Egli ha rammentato in una conversazione privata il suo appello al popolo tedesco contro il Kaiser per rilevare che i bolscevichi lo servivano adesso della stessa moneta. Ha aggiunto e con ragione che mai come adesso il popolo americano è unificato (egli ha oggi in mano anche la federazione lavoro) ma che ciò nonostante occorreva far qualcosa per scongiurare il pericolo reso possibile dalla mossa dei bolscevichi. Che cosa convenisse fare o si proponesse fare non ha detto.

34

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 100/7. Jassy, 6 gennaio 1918, ore 4,10 (per. ore 21 del 10).

Clemenceau ha inviato al signor Bratiano pel tramite di questa legazione di Francia un telegramma in cui riferendosi alle notizie comunicategll dal generale Berthelot circa le tendenze pacifiste che vanno sempre più affermandosi in Moldavia, si oppone recisamente contro ogni pace separata e insiste nel modo più energico perché la Romania continui la guerra fino alle ultime estremità. L'intonazione del contenuto di questo telegramma potrebbe a mio avviso condurre a un risultato contrario a quello che desidera la Francia se l'azione degli alleati in Russia non riuscisse a procurare alla Romania quegli aiuti senza del quali la resistenza è qui considerata impossibile.

(l) Per la risposta di Sonnino crr. n. 74.

35

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, E AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI (l)

T. GAB. 36. Roma, 6 gennaio 1918, ore 20,15.

Barrère mi comunicava che il rappresentante francese a Helsingfors visto l'avvenuto riconoscimento dell'indipendrnza finlandese per parte della Svezia, aveva riconosciuto la stessa anche a nome del Governo francese. Pichon ci chiedeva di aderire.

Ho risposto che per ora non avrei fatto alcun passo nuovo in questo senso e che mi rincresceva che si fosse consentito a Parigi a compromettere la questione. Persistevo a credere che un simile riconoscimento affrettato indebolisse oggi la nostra azione in Russia presso gli amici antimassimalisti e non ci gioverà per nessun verso. Non era nemmeno corretto finché esisteva una sembianza di alleanza con la Russia, di consentire allo spezzettamento di quello Stato, e i bolsceviki avrebbero potuto obbiettare agli alleati, per scusare una pace separata, essere stati questi i primi a violare le basi fondamentali dell'alleanza stessa.

36

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 37. Roma, 6 gennaio 1918, ore 21.

Questo ambasciatore di Francia riferendosi alle intese recentemente corse tra Francia ed Inghilterra per dividersi l'attività in Ukraina e nel Caucaso, mi ha domandato se il capo della missione francese generale Tabouis in Ukraina poteva ritenersi autorizzato ad agire anche in nome dell'Italia. Ho risposto che non avevo alcuna obiezione a ciò, purché s'intendesse che noi non intendevamo agire in Ukraina nel senso di fare opera separatista, non convenendoci, di fronte al Governo massimalista ed ai loro avversari e per il gioco delle lotte intestine, comportarci in modo da favorire allo stato presente delle cose, la spezzettatura anche soltanto apparente della Russia. Ma che ciò premesso non mi sarei opposto che il generale Tabouis potesse agire anche per conto dell'Italia, e che in tal senso avrei fatto pervenire notizia al colonnello Pentimalli che era stato disposto si recasse a Kiew.

(l) Ed. In SONNINO, Diario, clt., pp. 248·249,

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L'AMBASCIATORE A LONDRA,. IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 43/9. Londra, 6 gennaio 1918, ore 23,20 (per. ore 9,40 del 7).

Il discorso pronunciato ieri da Lloyd George dinanzi ai rappresentanti della Trade-Unions convenuti per discutere il bill relativo all'aumento dei contingenti militari, sembrami di primaria importanza. Trattasi infatti di una solenne manifestazione dei propositi non solo del Governo ma dell'intero impero britannico circa lo scopo della guerra. Il linguaggio del primo ministro ha giustificato le previsioni e le osservazioni da me sottoposte prima a V. E. col mio telegramma Gab. n. 524 (l) confermate col successivo Gab. n. 562 (2). I punti che più direttamente c'interessano sono quelli concernenti l'Austria-Ungheria e la Turchia. Della quale monarchia, seguendo le orme del presidente Wilson, Lloyd George ha dichiarato non volere disintegrazione ma un'autonomia basata sui principi veramente democratici delle varie nazionalità che tanto l'hanno desiderata, atta a rimuovere le cause di agitazione che ha finora minacciato la pace in quella parte di Europa. <<Per gli stessi motivi noi consideriamo come vitale la soddisfazione delle legittime esigenze degli italiani per l'unione con quelli della loro razza e lingua. Intendiamo pure di spingere perché sia fatta giustizia agli uomini di sangue e lingua romena nelle loro legittime ,aspirazioni». Con questa dichiarazione appare evidente che i desiderata separatisti dei boemi e degli jugoslavi non rientrano negli scopi di guerra dell'impero britannico. Circa la Turchia in base sempre al principio delle nazionalità Lloyd George mentre ha ammesso il mantenimento dell'impero turco a Costantinopoli e nelle regioni indigene turche subordinato alla « neutralizzazione ed internazionalizzazione del passaggio fra il Mediterraneo e il Mar Nero», ha dichiarato che l'Arabia, l'Armenia, la Mesopotamia, la Siria e la Palestina hanno diritto ad un riconoscimento delle loro separate condizioni nazionali. In particolari sulla esatta forma di detto riconoscimento in ciascun singolo caso non è entrato il primo ministro limitandosi solo ad affermare che i predetti territori non debbono rientrare sotto la primitiva sovranità. Dopo di che ha aggiunto le seguenti osservazioni che riproduco testualmente e sulle quali attiro la speciale attenzione di V. E.: « Molto è stato detto sugli accordi da noi stipulati con gli alleati su questo ed altri argomenti. Posso soltanto dire che nuove circostanze quali ad esempio il collasso russo ed i negoziati separati russi avendo mutato le condizioni in base alle quali tali accordi erano stati conclusi, non siamo e siamo sempre stati pronti a discuterli coi nostri alleati».

Circa l'Alsazia-Lorena il primo ministro si è espresso in termini particolarmente enfatici: «Noi intendiamo appoggiare la democrazia francese nella domanda che essa fa di un riesame, (reconsidération) del gran torto deJ 1871 quando senza alcun riguardo ai desideri delle popolazioni due provincie francesi furono strappate alla Francia ed incorporate nell'impero germanico ecc.».

I propositi del Governo britannico quali esposti da Lloyd George se collimano indubbiamente coi concetti di pace eminentemente democratica accentuatisi ancora più in seguito alla rivoluzione russa ed all'entrata in guerra dell'America, non risultano certo in perfetta consonanza con gli accordi stipulati dei quali, come egli stesso ha riconosciuto, implicano una revisione. Parmi quindi che, per .quanto concerne specialmente l'Asia Minore, s'impongano fra noi e gli alleati le franche ed esaurienti spiegazioni, assicurazioni e garanzie che io mi ero permesso di suggerire coi precitati miei telegrammi. Ciò tanto più in quanto ai territori da sottrarre al futuro impero turco viene ora per la prima volta menzionata la Siria, mentre si garantisce alla Turchia il possesso non saprei se totale o parziale dei territori a noi assegnati nelle intese di Moriana e di Londra. Sul modo e la forma di provocare una siffatta spiegazione e di addivenire alle conseguenti definitive intese se cioè la conversazione debba aver luogo pel tramite ordinario ovvero svolgersi nel Consiglio Supremo, giudicherà il Governo del Re. A me però riuscirebbe prezioso conoscere il pensiero di V. E. per norma di linguaggio mio con questo ministro. Le sarò quindi grato di fornirmi le istruzioni che giudicherà più opportune (1).

(l) -Cfr. serie V, vol. IX, n. 514, pag. 347. (2) -Cfr. serie V, vol. IX, n. 784, pag. 536.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 57/16 (2). Londra, 6 gennaio 1918, ore 23,20 (per. ore 10,25 del 7).

Telegramma di V.E. n. 2023 (3).

Sims è assente. Villarey da me pregato di fissare convegno con ammiraglio, mi ha intanto avvertito che Sims, per quanto animato da favorevoli disposizioni a nostro riguardo, non intende prendere alcun provvedimento prima di aver discusso nel Comitato Supremo Navale che si riunirà qui il 22 corrente.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. R. 40. Roma, 6 gennaio 1918.

V. E. avrà ricevuto una lettera del Ministero della Guerra con la quale si dà notizia del prossimo invio in Italia di Ufficiali Nord Americani, incaricati di studiare le modalità di un eventuale concorso di truppe americane sul nostro territorio, e si propone di prevenire la venuta di tali Ufficiali con un formale

invito da rivolgersi al Governo Nord Americano di mandare in Italia una Missione tecnico-militare con l'incarico di studiare le modalità inerenti all'eventualità suaccennata.

Convenendo nell'opportunità di tale proposta, interesso l'E. V. ove nulla abbia ad obbiettare in contrario, di volere fare pratiche in tali sensi presso il Governo Nord Americano.

Le sarò tenuto di comunicazioni di riguardo.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 53. (2) -Partito come ordinario, fu Inserito a Roma nella serle di gabinetto. (3) -Cfr. serle V, vol. IX, n. 831, pag. 569.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 62/15 GAB. (1). Parigi, 7 gennaio 1918, ore 14,15 (per. ore 20).

Discorso Lloyd George (2) è accolto in generale con favore dalla stampa parigina. Malgrado in esso si ravvisi una limitazione antiche aspirazioni alleati si loda primo ministro inglese avere di fronte alle vaghe dichiarazioni degli Imperi centrali fatto conoscere con precisione condizioni che alleati intendono porre alla pace. Particolarmente è qui apprezzata energica dichiarazione circa Alsazia Lorena. Clemenceau ha inviato telegramma di plauso a Lloyd George. Dissentono dagli altri giornali il Journal des Débats che teme le dichiarazioni di Lloyd George possano nuocere agli interessi jugoslavi, la Vittoria e Echo de Paris che temono che Imperi centrali nelle precisioni date circa condizioni pace possano ravvisare desideri pace affrettata da parte alleati (3).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 52/12. Londra, 7 gennaio 1918, ore 10,25 (per. ore 8 dell' 8).

In conversazioni private con questo mio collega americano ho potuto assodare che il discorso di Lloyd George (2) non è stato preceduto da alcuno scambio di vedute con Washington o altri Gabinetti alleati. Page mi diceva non avere avuto alcun previo sentore delle intenzione del primo ministro di manifestare in modo così solenne gli scopi di guerra britannici. Il collega riteneva che il discorso avrebbe prodotto favorevole impressione in America e lo considerava specialmente opportuno sotto l'aspetto della politica interna inglese perché esso varrà almeno per qualche tempo ad arrestare l'agitazione che accennava ad intensificarsi negli ambienti liberale e radicale.

(-3) Rltrasmesso a Londra con t. 29 dell'O gennaio, ore 22.
(1) -Partito come telegramma di gabinetto fu inserito a Roma nella serie ordinaria. (2) -Cfr. n. 37.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 68/13. Londra, 7 gennaio 1918, ore 16 (per. ore 18,35 dell' 8).

Alla fine del colloquio odierno Hardinge ha chiesto le mie impressioni sul discorso di Lloyd George. Gli ho risposto che trattandosi di un argomento molto serio circa il quale avevo già riferito a V. E. (l) preferivo astenermi dal formulare apprezzamenti in attesa di trovarmi in grado di parlare eventualmente a nome del R. Governo. Hardinge ha di nuovo insistito per conoscere il mio pensiero invitandomi a parlargli a cuore aperto come da amico ad amico in via assolutamente personale.

In tal caso gli ho risposto ero dolente dover confessare che impressione mia personale era stata di penosissima sorpresa per non dire altro. La dichiarazione circa l'Alsazia Lorena, ho osservato, messa in confronto con il categorico «mai>.'> di Clemenceau non era certamente atta ad affrettare la pace. Se pertanto l'Italia, parte vitale dell'alleanza, deve continuare a combattere fino al conseguimento di tale scopo proclamato dal Governo britannico, il meno che può pretendere è che si proclami con pari enfasi e non in tono alquanto minore che l'Inghilterra appoggerà fino alla morte le rivendicazioni nazionali italiane. Ciò tanto più in quanto il farlo costituisce per essa un preciso dovere consacrato da un solenne trattato.

Che dire poi delle dichiarazioni circa l'Asia Minore in violazione patente dell'art 9 del trattato di alleanza e delle susseguenti intese di Moriana e Londra, mentre contemporaneamente si menzionava che la Siria sarebbe sottratta alla Turchia, ciò che giustificava in chi è al corrente della questione supposizione che la sottrazione andrebbe a beneficio della Francia.

Hardlnge mi ha qui interrotto dicendo che su questo punto ero in errore. «Tanto meglio ho risposto, se io mi inganno>.'>. Proseguendo ho detto che avrei capito che il Governo britannico, se lo credeva utile per la causa comune, ci avesse esposto i vantaggi di indurre con opportune concessioni la Turchia a concludere la pace separata e si fosse previamente inteso con noi sul modo migliore di conciliare tale intento con gli accordi intervenuti a salvaguardia degli interessi italiani nel Mediterraneo orientale. Non potevo invece capire, e tanto meno ammettere che senza alcuna previa consultazione, da un momento all'altro con suprema disinvoltura si annunziasse al pubblico una decisione in cosi stridente contraddizione con gli impegni assunti, a detrimento soltanto della terza alleata. Se questo era il primo esperimento del nuovi sistemi di diplomazia democratica, all'aria aperta, consistente in pratica nello strappare un accordo concluso, non pareva davvero esso fosse un successo né un mezzo atto a consolidare l'alleanza od a consacrare il principio del rispetto dei trattati. In conclusione, ho osservato, il Governo britannico farebbe bene a ricordare che l'Italia malgrado il suo temporaneo e già quasi riparato rovescio, dispone di un esercito di quattro milioni, che il conservare nell'alleanza rappresenta per gli Alleati un interesse pri

mario. Se la nazione britannica, siccome ha dichiarato il primo ministro, ha diritto di conoscere dal Governo i motivi per cui combatte, così pure la nazione italiana ha diritto di aspettarsi dal proprio Governo la tutela efficace dei molteplici legittimi vitali interessi per i quali essa è entrata spontaneamente in guerra sotto la garanzia di un trattato e per i quali sta da tre anni sopportando così immani sacrifici.

Hardinge che più di una volta aveva mostrato di assentire mi ha chiesto se lo autorizzavo a mettere un autorevole membro del Gabinetto di guerra al corrente di queste mie «impressioni personali».

Gli ho risposto che siccome io parlavo per conto mio esclusivo non avrei all'occorrenza esitato a tenere un linguaggio simile anche allo stesso Lloyd George e non avevo alcuna obiezione a ·che si conoscesse il mio modo di vedere.

Confido che V. E. approverà, ma tutto compreso, spinto a parlare in via amichevole, non me la sono sentita di dissimulare miei sentimenti od impressioni personali.

Per un doveroso riguardo verso Hardinge sarei grato a V. E. di voler conservare a questa conversazione il suo carattere personale ed intimo non facendone alcun cenno a Rodd.

(l) Cfr. n. 37.

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IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 74/6. Stoccolma, 7 gennaio 1918, ore 20,10 (per. ore 16,05 dell' 8).

Sebbene la nota telegrafata circa la questione Aland (mio telegramma Gab. n. 201) {l) ci sia per ora comunicata soltanto in copia essa contiene certe affermazioni che non è opportuno lasciar passare sotto silenzio, tanto più che il Presidente del Consiglio vi ha fatto già allusione nel suo discorso del 30 dicembre (mio telegramma n. 446) (l) e che probabilmente essa sarà poi pubblicata o comunicata alla Dieta.

Io ed i miei colleghi d'Inghilterra e Francia, siamo quindi d'avviso che converrebbe fare a questo Ministero degli Affari Esteri la seguente comunicazione verbale rilasciando gliene copia:

«I Governi alleati credono dover fare le seguenti osservazioni circa la nota verbale svedese relativa alle isole Aland di cui fu loro rimessa copia il 26 dicembre:

1° -Sarebbe sembrato preferibile che la Svezia invece di limitarsi a fare ai Governi alleati la comunicazione del passo fatto a Berlino, Vienna e Costantinopoli si fosse rivolta nella stessa forma a tutte le Potenze firmatarie del Trattato di Parigi, tanto più che nessuna delle Potenze cui la Svezia si è rivolta direttamente è firmataria della Convenzione addizionale relativa alla servitù sulle isole Aland.

2° -I Governi alleati sono pronti a tener conto (come banno sempre fatto) degli interessi della Svezia nel mantenimento di tale servitù, ma è loro difficile ammettere il principio che uno Stato non firmatario di un trattato reclami il diritto di intervenire nelle questioni che formano oggetto del trattato stesso.

3° -Il fatto di aver costruito fortificazioni nell'arcipelago non può per la Russia costituire un addebito di aver cioè violato il trattato di Parigi visto che la Germania ha cominciato la guerra attuale violando un trattato internazionale che essa aveva firmato e che garantiva la neutralità del Belgio ciò che dà alla precauzione presa dalla Russia un carattere di legittima difesa.

4° -Se è vero che il Governo russo ha chiesto l'appoggio francese per l'abolizione della servitù è ugualmente vero che né la Francia né la Gran Bretagna hanno mai cessato di restare fedeli alle assicurazioni date in proposito alla Svezia durante la guerra.

5° -Senza entrare per il momento nel dettaglio della soluzione suggerita dalla Svezia i Governi alleati restano animati dalle migliori disposizioni per quanto riguarda gli interessi speciali della Svezia e si riservano di prenderli in considerazione al momento opportuno nella speranza che per parte sua il Governo svedese si sforzerà per l'avvenire di mantenere un'attitudine di stretta e leale neutralità.

Il punto secondo si riferisce al seguente passo della Nota verbale svedese che non risulta chiaro dal mio telegramma Gabinetto N. 201: «Il trattato di Parigi crea un regime di diritto internazionale che non può essere modificato se non col consenso delle Potenze firmatarie o di quelle che per altri riguardi sono interessate alla questione».

Prego V. E. telegrafarmi se approva quanto precede. Poiché la Dieta si riunisce il 15 corrente sarebbe eventualmente desiderabile che il nostro passo fosse fatto prima.

(l) Non pubblicato.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 64/17. Pietrogrado, 7 gennaio 1918, ore 20,40 (per. ore 20 dell' 8).

-t,l Telegramma di V. E. Gab. n. 16/3 (1). Ad ogni buon fine trasmetto il sunto della nota Trotsky che non comunicai il 30 dicembre avendo egli scritto di averla indirizzata per radiotelegrafia a Roma, Parigi, Londra ai Governi alleati e popoli: «Le trattative di pace di Brest-Litowsky sono state interrotte per dieci giorni fino al 26 dicembre per dar tempo ai paesi alleati di parteciparvi. Si fanno due programmi: il russo prettamente socialista-democratico che mira a creare delle condizioni sotto le quali ogni nazionalità indipendente per la sua importanza e grado di civiltà possa avere completa libertà di sviluppo nazionale e tutte le nazionalità poi possano cooperare insieme al generale sviluppo economico e cul

turale. Il programma tedesco che dice non voler annessioni di territori occupati durante la guerra. Ciò vuoi dire che i tedeschi nemici sono pronti a evacuare il Belgio, i dipartimenti del nord della Francia, la Serbia, il Montenegro, la Romania, la Polonia, la Lituania, la Curlandia lasciando ai popoli la libera scelta delle loro sorti. I Governi nemici fanno dunque dei passi verso il programma russo forzati dalle circostanze e dalle classi lavoratrici ma ritengono che le conquiste antiche sono ormai consacrate dalla prescrizione storica. Si tratta dell'AlsaziaLorena Transilvania ecc. da un lato, e dall'altro dell'Irlanda, Egitto, India, Indocina ecc. Questo programma rappresenta un compromesso per le pretese imperialiste e un passo avanti nonostante sia in contraddizione colla democrazia. Adesso non si può dire che si fa la guerra per il Belgio e per la Serbia, bisogna esporre chiaramente qual'è il programma di pace della Francia, dell'Italia, della Inghilterra e degli Stati Uniti. Esigono la scelta delle loro sorti per l'AlsaziaLorena, la Galizia, la Bosnia, la Yugoslavia? Se si consentiranno alla libera scelta per l'Irlanda, l'Egitto, il Madagascar, l'Indocina ecc., come la Russia ha fatto per la Finlandia, l'Ukraina ecc.? È chiaro che non è possibile chiedere la libera scelta per i popoli soggetti ad altri Stati e rifiutarla ai propri; ciò sarebbe un programma apertamente imperialista. Se i Governi alleati consentono assieme colla Russia e stipulare una pace sul principio della libera scelta per i popoli della propria sorte senza restrizioni e cominciassero col conferire tale diritto ai popoli oppressi dei propri Stati il programma tedesco e specialmente austriaco perderebbe consistenza. Fino ad ora i Governi alleati per il loro carattere di classe non hanno fatto cenno alcuno di voler eseguire una pace veramente democratica e sospettivamente e ostilmente come i Governi austriaco e germanico, considerano il principio della libera scelta ai popoli della loro sorte. Coi Governi alleati si può arrivare solo a ciò, che al programma di compromesso della Germania e dei suoi alleati venga contrapposto un altro programma di compromesso imperialista da parte dell'Inghilterra. della Francia, dell'Italia e degli Stati Uniti. Qual'è il loro programma? In nome di quali scopi possono esigere la guerra? Ora è necessaria una risposta chiara, precisa, categorica. Dieci giorni separano dalla ripresa delle trattative; se le potenze alleate continuassero il loro sabotaggio alla opera di pace la Russia continuerà a trattare e la pace separata sarebbe sicuramente un grave colpo per gli alleati specialmente per la Francia e l'Italia. I Soviet hanno combattuto con tutte le loro forze per la pace e hanno ottenuto grandi risultati, l'ulteriore procedere delle trattative dipende dai popoli alleati che devono costringere i Governi a pubblicare i programmi di pace e prendere parte in base ad essi alle trattative che essi continuano in paesi neutrali con completa pubblicità. La delegazione russa sosterrà il programma della democrazia internazionale contro il programma imperialista dei Governi nemici ed alleati. Il successo sarà raggiunto quando le voci imperialiste saranno soffocate da quelle del proletariato rivoluzionario di ogni paese. Se i Governi alleati nella cieca testardaggine che caratterizza le classi in decadenza rifiuteranno nuovamente di prendere parte alle trattative le classi lavoratrici si ribelleranno nella urgente necessità di strappare il potere a quelli che non vogliono o non possono dare la pace ai popoli. In questi dieci giorni decidonsi le sorti di milioni di vite; se non si conclude un armistizio sulla fronte francese e italiana una nuova offensiva spietata e senza risultato come le precedenti costerà innume

revoli vittime da ambo le parti. Ma l popoli vogliono vivere e ne hanno il diritto. Rivolgendosi ai Governi con questa ultima proposta di prendere .parte al trattato di pace .promettiamo il pieno appoggio delle classi lavoratrici ad ogni paese che insorgesse contro gli imperialisti nazionali, contro i militaristi sotto la bandiera della pace, della fraternità dei popoli e della riorganizzazione socialista della società ».

(l) Cfr. n. 20.

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IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 94/1. Le Havre, 7 gennaio 1918, ore 20,55 (per. ore 2,15 dell'8).

Al Ministero degli Affari Esteri, di propria iniziativa, mi è stato detto che

S. M. il Re Alberto restituirà la visita a S. M. il Re al fronte, probabilmentE'

alla fine di gennaio. Sarei grato a V. E. informarmi (1).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 42. Roma, 7 gennaio 1918, ore 21.

Telegrammi di V. E. Gab. n. 2 (2).

R. Governo accetta con piacere offerta del contingente di sanità militare.

Nel comunicare quanto precede prego V. E. agire efficacemente e nel miglior modo perché a reparti sanitarii seguano reparti combattenti la cooperazione dei quali alla nostra fronte é per varie ragioni ritenuta molto desiderabile.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 43. Roma, 7 gennaio 1918, ore 20,30.

Telegramma di V E. n. 274 (3). Ad indirizzare convenientemente attività degli ufficiali americani in Italia

R. Governo ritiene utile invitare formalmente Governo degli Stati Uniti mandare una vera e propria missione militare tecnica che possa studiare eventualità

che ufficiali si proporrebbero studiare singolarmente. Prego V. E. rivolgere detto invito e faccio presente che data importanza questione di carattere militare marittimo che missione sarebbe chiamata studiare, Ministero della Marina gradirebbe che a far parte della missione fosse delegato anche un ufficiale di marina (1).

(l) -Cfr. n. 63. (2) -Cfr. n. 8. (3) -Cfr. serie V, vol. VIII, n. 804, pag. 547 e qui il n. 39.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGRQTTO CAMBIASO

T.23. Roma, 7 gennaio 1918, ore 23.

Pregola far pervenire d'urgenza a padre Eutimio Castellani Gerusalemme pel tramite comando distaccamento italiano seguente telegramma: «Essendo cessato dominio turco in Palestina è cessato pure antico protettorato francese. Noi ignoriamo nuovi accordi potenze, quindi Vostra Paternità non si consideri vincolato da essi. Serafino Cimino».

Prego incaricare comandante distaccamento tenerci coNente seguito della faccenda. Prego informarne conte Senni.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 69/7. Washington, 7 gennaio 1918, ore ... (per. ore 24 dell'8).

Telegramma di Gabinetto n 27/4 (2).

Mia lettera in inglese del 5 dicembre al direttore del giornale è seguente:

«Il lavoro di questi giorni impeditomi rispondere alla vostra lettera con quella prontezza che mi sarebbe stata tanto più gradita in quanto il Governo italiano condivide pienamente le vedute di Balfour circa lo stabilimento della casa nazionale ebraica in Palestina. Noi confidiamo che questa guerra dia alle diverse razze e nazionalità ·ciò che la storia e l'etnografia assegnarono loro. È quindi giusto che la razza ebraica ottenga anch'essa pe'r le sue aspirazioni nazionali e di razza quel riconoscimento pel quale le nazioni alleate combattono generosamente contro la violenza del teutoni ed il loro disconoscimento dei diritti degli altri popoli. Coi miei voti per il vostro successo e coll'assicurazione della simpatia del mio Governo ecc. ecc.».

(l) -Per la risposta di Macchi di Cellere cfr. n. 223. (2) -Con Il t. gab. 27 del 5 gennaio, non pubbllcato, Sonnino chiedeva per comunicarlo alla stampa Italiana, l! testo della lettera aperta Inviata da Ce!lere al quotidiano Hebrews di New York.
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IL GOVERNATORE DEL PRINCIPE EREDITARIO, BONALDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO (l)

L. RR. P. Villa Savoia, 7 gennaio 1918.

I recenti bombardamenti aerei di Padova hanno indotto S. M. la Regina ad esaminare se la residenza di S. M. il Re è un luogo veramente sicuro dalle offese nemiche. Que,sto esame sarà stato certamente ·ratto dalle autorità militari e dalle persone che hanno il dovere di tutelare l'Augusto Sovrano, ma è indubbio che, se è stata sottoposta a Sua Maestà l'eventualità di qualche pericolo, Egli avrà risposto che non vi è ragione di sottrarlo ai rischi che corrono tutti quelli che sono in zona di guerra.

L'unito schizzo mostra (2), che Villa Italia si trova fra due aerodromi, che è vicina ad una polveriera, che è a breve distanza da un'importante linea ferroviaria, che è adiacente ad una strada provinciale e che è prossima alla città di Padova; tutti questi sono importanti obiettivi dell'offesa nemica, onde ne risulta che la residenza Reale non potrebbe essere peggio situata.

Taluno può osservare che, essendovi nella zona numerose altre ville, è difficile individuare quella di Sua Maestà; ma, pur ammettendo ciò, si deve considerare che la Villa può essere colpita accidentalmente perché vicina a luoghi che possono essere presi di mira dal nemico. Occorre infine tener presente che la guerra aerea sta avviandosi verso un sempre maggiore sviluppo, e che non sarà forse lontano il giorno in cui saranno battute intere zone, anche con bombe a gas asfissianti e venefici, come si pratica ora colle artiglierie.

A V. E. come Capo del Governo io sottopongo queste giustissime considerazioni di S. M. la Regina, poiché soltanto la ragione di Stato, manifestata dal Governo al Sovrano, può indurlo a spostare la Sua residenza in località distante, almeno una decina di chilometri, da obiettivi militari.

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IL MINISTRO DEGLI ·ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E AL MINISTRO A PECHINO, ALIOTTI (3).

T. GAB. 48. Roma, 8 gennaio 1918, ore 20.

(Meno Pechino) Ho telegrafato al R. ministro a Pechino quanto segue:

(Per tutti) Barrère riferiva che Pichon proponeva mandare Irkutsk, dove nei recenti disordini erano stati uccisi anche ufficiali francesi, qualche distaccamento truppe togliendo contingente attualmente Pechino.· Ministro francese Pechino approvava. Già alla conferenza ultima Parigi si era parlato

(Ì) Da ACS, Carte Orlando.

convenienza assicurarsi ferrovia transiberiana per mantenere comunicazioni con Russia meridionale antimassimallsta. Pichon chiedeva appoggio in questo senso dagli alleati. Già cinesi tenevano militarmente Kharbin e avrebbero potuto aiutare ulteriormente.

Ho risposto avrei consultato V. S. e i miei colleghi militari. Approvavo tendenza scopi proposta, ma temevo che i mezzi su cui si faceva conto fossero insufficienti all'impresa. A Parigi si era vagheggiato specialmente azione giapponese americana.

Prego telegrafarmi avviso di V. S. (l).

(2) -Non sl pubblica. (3) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 249-250.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, A LONDRA, IMPERIALI E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 55. Roma, 8 gennaio 1918, ore 21.

(Meno Washington) Ho telegrafato alla R. ambasciata a Washington quanto segue:

(Per tutti) Barrère mi riferiva che il rappresentante bulgaro a Washington aveva detto a quel Ministero degli Esteri che la Bulgaria non era in guerra che con la sola Serbia e non con gli altri alleati. Il ministro francese aveva dimostrato la falsità dell'asserto, citando le date delle varie dichiarazioni di guerra e sostenendo la tesi che non bastasse la semplice rottura delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Bulgaria. Pichon chiedeva che noi appoggiassimo tale azione in favore dell'aperta dichiarazione di guerra.

Ho risposto che avrei mandato istruzioni in questo senso a V. E.

Prego V. E. agire in conformità di quanto precede.

53

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (2)

T. GAB. 56. Roma, 8 gennaio 1918, ore 20.

(Solo Parigi) Ho telegrafato al R. ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per Londra) Telegramma di V. E. gabinetto n. 9 (3).

(Per tutti) Il discorso di Lloyd George non ci può soddisfare perché passa la spugna su tutte le assicurazioni dateci riguardo ai confini ed alle concessioni indispensabili alla nostra sicurezza ed indipendenza all'infuori della stret

tissima liberazione dei connazionali oppressi e perché mentre mantiene interessi ed aspira~ioni franco-Inglesi in Asia Minore, Mesopotamia, Siria, ecc., dimentica completamente i compensi pattuiti con noi.

Sostanzialmente la Francia e l'Inghilterra non vorrebbero mollare nulla delle loro aspirazioni, ma soltanto resecare sul programma nostro, che è programma di vita e di equilibrio.

Prego V. E. di rilevare questi punti presso codesto Governo lamentandosene, senza però spingere le cose troppo oltre e senza proporre o per ora accettare formali proposte di revisione dei fini di guerra, revisione che in questo momento non riuscirebbe che solo a nostro danno.

Si è sempre a tempo a rinunziare ai propri diritti e la situazione attuale si presta a far gravare la mano sopra di noi.

(l) -Allo t ti rispose con t. gab. 98/5 del lO gennaio «La proposta potrebbe dare ottimi risultati purché attuata d'accordo col Giappone Il quale solo dispone del mezzi necessari». (2) -Ed. in SONNINO, Carteggio, 1916-22, a cura di P. Pastorelll, Bari, Laterza, 1975. n. 250. (3) -Cfr. n. 37.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, BONIN, E A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 57. Roma, 8 gennaio 1918, ore 19.

Il Signor Franklin Boulllon che ho avuto occasione di vedere anche per altri motivi, mi ha detto che egli è stato avvertito che deputati di parte cattolica porteranno, nella commissione degli affari esteri di cui egli è presidente, la questione dei patti fra l'Italia e Alleati concernenti il Papa. Egli mi chiedeva se per evitare il chiasso che poteva avvenirne non avessi creduto autorizzare la pubblicazione dell'art. XV del patto di Londra. Ho detto al Signor Franklin Boullion che come avevo già risposto negativamente ad analoga domanda fattami da Barrère per conto di Clemenceau non intendevo autorizzare la pubblicazione di patti intorno ai quali era stato concordato di mantener~> il segreto.

55

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

1'. GAB. 114/13. Jassy, 8 gennaio 1918, ore 20,45 (per. ore 13,30 del 12).

Generale Berthelot dirige alle legazioni delle grandi Potenze alleate una relazione sulla situazione militare della Romania secondo la quale forze di cui dispone quest'ultima sarebbero da sole superiori a quelle dei nemici riuniti. Generale aggiunge che i nemici sarebbero incapaci di qualsiasi offensiva su questo fronte durante due o tre mesi. Governo romeno e lo stesso generale Tscherbatcheff non sembrano dividere quest'ottimismo.

56

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 67/2. Le Havre, 8 gennaio 1918, ore 21,40 (per. ore 4 del 9).

Essendo stato riferito che il primo ministro aveva espresso l'opinione che l'Italia dovrebbe per ragioni di opportunità escludere dagli scopi di guerra l'acquisto di Trieste ne ho chiesto a lui in una amichevole conversazione contrastando tale opinione con quella che egli altre volte aveva manifestato. Primo ministro ha risposto non avere mai espresso simile idea ed avere soltanto detto forse in qualche privata conversazione che la pace nei riguardi specialmente dell'Italia e dell'Austria-Ungheria presentava gravi difficoltà per Trieste cui la duplice monarchia teneva in modo assoluto, ma se questa ci teneva per non privarsi di un porto importante in Adriatico la conservazione di Fiume avrebbe corrisposto perfettamente a tale bisogno. Ho creduto opportuno intrattenere di ciò primo ministro perché egli si è sempre dimostrato fiducioso nella vittoria finale degli alleati e perché la predetta opinione avrebbe potuto forse rispecchiare quella del Governo e degli uomini politici francesi con i quali egli è in frequenti rapporti.

57

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. -POSTA 24. Roma, 8 gennaio 1918, ore 23.

Il R. ambasciatore a Parigi ha comunicato quanto segue: «L'occupazione di Gerusalemme da parte degli inglesi ha ridato attualità alla questione del protettorato francese dei cattolici in Oriente.

Il giornale Figaro pubblicò giorni or sono una lettera dell'ex ministro Cochin al Cardinale Gasparri che rivendicava quel diritto per la Francia e la risposta un po' involuta del cardinale. Ieri monsignor Baudrillard in una cerimonia religiosa celebrata per il fausto avvenimento insistette sull'argomento. Dovremo certo prepararci a difendere i nostri diritti quando si tratterà della situazione dei luoghi Santi e degli ordini religiosi in Oriente~.

Ho risposto al conte Bonin che avevo già notata la risposta del cardinale Gasparri Segretario di Stato all'on. Denis Cochin Sottosegretario di Stato al Ministero francese. Che avendo anzi incaricato persona di fiducia di possibilmente chiarire la parte della risposta relativa al provvedimento da prendere in relazione al Protettorato francese sui cattolici in Oriente qualora esso venisse a mancare di base per la scomparsa del regime capitolare, mi è stato riferito che effettivamente la Santa Sede ritiene cessato il protettorato francese colla scomparsa del dominio turco e pensa che qualche cosa debba sostituirsi a tale protettorato: Data però la complessa situazione nulla è stato ancora concretato in argomento.

Ho aggiunto che per quel che concerne la Palestina, gli accordi tra gli alleati hanno già determinato lo stato politico di quella regione che sarà internazionalizzata. Internazionalizzazione significa da una parte assoluta parità per t.utti nel campo politico, e dell'altra inesistenza del regime capitolare. Per entrambi questi motivi è da escludersi in quella regione una prevalenza politico religiosa di una potenza.

Ho infine osservato che contro questa parità contrastano il passo fatto dal Signor Denis Cochin presso il Cardinale Segretario di Stato, e, per quanto in minore grado e con minore importanza, l'attività che il Signor Picot avrebbe svolto a Gerusalemme secondo quanto riferisce il Matin del 22 dicembre.

Ho quindi incaricato il Conte Bonin di far presente al Governo francese l'opportunità di evitare scrupolosamente ogni manifestazione che non sia strettamente concordante cogli acco~di intervenuti tra gli Alleati per la Palestina.

Per meglio chiarire alcuni partkolari di questa corrispondenza comunico a V. E. copia di una mia nota al R. Ministero di Grazia e Giustizia, e di un telegramma del Comandante italiano in Palestina, nel quale si riproducono e confermano le notizie date dal Matin. Come ho osservato nel mio telegramma

n. 1720 (1), è indubitato che il signor Picot si è prevalso della sua posizione e del singolare permesso datogli dall'autorità militare inglese per esercitare a Gerusalemme funzioni po1itico religiose che non concordano col principio della parità fra alleati che è la logica e necessaria deduzione di quello della internazionalizzazione. E poiché la causa prima di tale fatto è insita nello speciale consenso dato al Signor Picot, che tanto più appare un trattamento di favore quando lo si raffronti con le risposte insistentemente negative date alle nostre domande pel viaggio Senni, parmi opportuno che V. E. rilevi tutto ciò a codesto governo e gli faccia conoscere quale è l'impressione che questi fatti producono nel governo e produrranno nella nazione italiana quando verrà a conoscerli.

58

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. PER CORRIERE 27. Roma, 8 gennaio 1918, ore 23.

Il 25 dicembre scorso il R. agente diplomatico al Cairo informava questo ministero che il comando britannico in Egitto gli aveva fatto chiedere se da parte del R. Governo vi sa;rebbero state obiezioni a che alcuni autocarri britannici si recassero nell'oasi di Cufra allo scopo di esplorare le strade cui si accede dalla valle del Nilo e per farvi alcuni rilievi topografi.ci. Il comando britan

nico desiderava risposta sollecita perché un tale viaggio sarebbe stato possibile solo in questi mesi invernali.

In successivo telegramma il R. agente diplomatico al Cairo dietro richiesta di questo ministero comunicava che, secondo il progetto britannico, all'escursione avrebbero preso parte dieci autocarri «ford» al comando di tre ufficiali britannici del grado di sottotenenti con 26 uomini di truppa.

Avrebbe accompagnata la missione anche un topografo borghese. Il marchese Negrotto aggiungeva che stante il carattere della spedizione e dato il desiderio di non creare diffidenza da parte dei francesi, una missione speciale italiana non sarebbe stata ritenuta opportuna. Dichiarava .risultargli che la presenza del R. addetto militare sarebbe stata bene accetta come pure sarebbe stato possibile l'intervento del capitano Tescione, delle nostre truppe della Cirenaica, che trovasi al Cairo in missione.

Il R. agente diplomatico predetto informava infine che la spedizione, salvo impreviste difficoltà, avrebbe dovuto iniziarsi verso il 20 corrente.

Comunicato quanto precede a S. E. il ministro delle Colonie, questi mi ha trasmesso le sue osservazioni, in una nota che qui mi pregio comunicare a V. E. nelle sue parti essenziali:

Premesso che nell'attuale situazione non è possibile negare al comando britannico in Egitto il permesso di fare una escursione nell'oasi di Cufra, a scopo topografico, il Minister·o delle Colonie d'accordo col governatore della Tripolitania, fa rilevare l'importanza e la delicatezza dell'argomento trattandosi di assicurare la riuscita di una missione che dovrà portare per la prima volta un nucleo di cristiani nella sede più gelosa del senussismo, ove attualmente sono con ogni probabilità riuniti gli ufficiali turchi arrestati da Sayed Idris e gli armati ostili di Sidi Mohamed El Abed, fuggito dal Fezzan e di Sidi Ahmed Scerif, che sembra con fondatezza abbia abbandonata la campagna arabo-turca contro l'Italia in Tripolitania, ritirandosi ·in direzione di Cufra. Il Ministero delle Colonie ritiene quindi che i punti essenziali da esaminarsi sieno i seguenti:

1°) che la spedizione, sebbene abbia uno scopo topografico, sarà considerata nella regione come spedizione di carattere politico-militare e quindi dovrà essere preparata ed eseguita con la sicurezza di riuscire;

2°) che avendo essa per scopo la visita di una oasi in territorio italiano la spedizione stessa debba essere italo-inglese composta di elementi di almeno ugual numero delle due parti e comandata da un ufficiale superiore italiano. Non si tratta quindi di una missione italiana ma di una missione italoinglese, che partendo da territorio britannico ed essendo diretta ad una località italiana non può creare giustificate diffidenze da parte della Francia; che potrebbe ad ogni modo dispiacersi sia che la spedizione fosse italiana sia che fosse inglese;

3°) che in vista anche degli accordi esistenti tra Italia Inghilterra e Idris El Mahdi, è necessario preavvertire quest'ultimo e molto utile, d'accordo con lui, aggregare alla spedizione qualche Akuan influente e possibilmente un membro della famiglia senuss!ta.

Associandomi alle osservazioni ed alle considerazioni del Ministero delle Colonie, ho telegrafato al R. agente diplomatico al Cairo (l) di portarlo a conoscenza del comando britannico in Egitto, riferendomi poi l'esito dei passi che avrà svolto in argomento.

Dl tutto quanto precede ho voluto dare notizia a V. E. per opportuna norma e perché voglia intrattenerne codesto Governo, interessandolo ad appoggiare presso Sir Wingate le nostre legittime richieste.

(l) Cfr. serie V, vol. IX, n. 845, pag. 578.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 86/8. Washington, 8 gennaio 1918 (per. il 10).

Mio telegramma 276 gabinetto, telegramma di V. E. 1701 (2) e telegramma dt V. E. 31 Gabinetto (3).

Ho intrattenuto in questi giorni a varie riprese intorno alla missione serba Lansing e Polk separatamente. Ne ho tolto motivo per menzionare a scopi di indagine la propaganda e la questione jugoslava. Mi sono addentrato in entrambe dato il favore che mi sembrava raccogliessero le mie parole ed i miei argomenti. Riassumo l'impressione e le dichiarazioni:

Lansing mi ha detto e confermato con evidente intenzione che la missione serba non aveva nulla da fare al Dipartimento di Stato, sibbene forse al Dipartimento del Tesoro dacché invocava aiuto finanziario. Non so che cosa verrebbe a dire, mi aggiunse, di tutto questo non abbiamo nulla da preoccuparci. Trascinato da me sul terreno delle rivendicazioni serbe, egli quasi ad anticiparmi il limite del riconoscimento americano, mi chiedeva con voluta sorpresa se esse non si limitassero alla Bosnia Erzegovina ed allo sbocco al mare. Illustratogli il patto di Corfù ed il programma che ne derivava sentenziò a più riprese: «è assurdo». Chiestogli dopo ciò in tono scherzoso se vi era da attendere che gli Stati Uniti esponessero le domande serbe mi rispose: «Certo di no in questa misura». Polk non mi si è mostrato meno esplicito. Mi ha detto che ad una domanda d'udienza del capo delle locali organizzazioni jugoslave egli e Lansing avevano risposto col rifiuto. Mi ha escluso ogni colloquio politico con Vesnitch e perciò pure qualunque passo di quest'ultimo per una dichiarazione di guerra alla Bulgaria. Ignorava ogni tentativo di Vesnitch di far sottoscrivere ai bosniasi montenegrini ed erzegovesi la domanda di annessione alla Serbia. Mi riassumeva le sue impressioni sui serbi jugoslavi con queste precise parole: <<non li prendiamo sul serio>>. V. E. mi consenta di non escludere che a questo stato d'animo delle sfere dirigenti abbia contribuito

(-3) Cfr. n. 30, nota l.

l'azione mia moderata e riguardosa ma tenace e costante che, malgrado tutto, sarebbe colpevolezza di tralasciare tuttora.

So confidenzialmente che Vesnitch ha preparato per questo inverno un voluminoso memoriale il cui carattere prevalentemente economico dovrebbe fare accettare la parte politica che contiene ma che alquanto sconfortato, medita sopprimervi appunto la parte politica. So pure che dopo i nostri colloqui egli diede istruzioni severe per contenere in limiti più ristretti la propaganda jugoslava.

(l) -Con t. 26 dell'O gt>nnalo, non pubblicato. (2) -Non pubblicati.
60

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 80/9. Washington, 8 gennaio 1918 ore ... (per. ore 1,50 del 10).

Wilson cogliendo di sorpresa queste sfere governative e politiche e facendo posporre improvvisamente l'odierno ricevimento della missione serba al Congresso vi si è recato egli stesso per darvi lettura del messaggio nel quale ha esposto il programma di pace degli Stati Uniti. Movente precipuo di Wilson è stato la situazione russa. Le sue preoccupazioni di cui al mio telegramma

n. 4 gabinetto (l) gli hanno consigliato una parvenza esplicita e tassativa in contrapposto all'accusa di nebulosità colla quale i bolscevichi speravano volgergli contro Ja classe operaia americana. L'andamento del negoziato di pace russo-tedesca gli è sembrato d'altronde propizio per gettare un nuovo amo alla Russia. Wilson aveva preparato un messaggio per il primo gennaio. Esso concludeva col dichiarare di aver esposti i termini di pace amedcana perché gli rimaneva il dubbio che qualcuno fra gli alleati nutrisse aspirazioni imperialiste. L'allusione era diretta contro l'Inghilterra che aveva sempre taciuto circa la sorte delle colonie africane tolte alla Germania. L'influenza personale (presumibilmente di House) distolse Wilson dalla pubblicazione di quel messaggio che la risposta verbale di Lloyd George rispetto dette colonie gli ha consentito di diramare adesso sopprimendo le osservazioni finali e associandosi anzi in sostanza in materia alle dichiarazioni dello stesso Lloyd George. Che questo ultimo fosse stato avvertito prima del suo discorso della minacciata pubblicazione di Wilson ignoro ma presumo. Rispetto all'Italia Wilson sostiene letteralmente «un riaggiustamento delle sue frontiere lungo le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili ».

Il testo integrale del messaggio è stato diramato alle agenzie telegrafiche. Riservomi telegrafare ulteriormente (2).

(l) -Cfr. n. 33. (2) -Cfr. n. 71.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. GAB. 58. Roma, 9 gennaio 1918, ore 20,15.

A Rodd ho detto ieri in via confidenziale che ero personalmente non molto

soddisfatto del discorso di Lloyd George, il quale senza alcun preventivo con

certo con noi o avvertimento qualsiasi buttava in mare tutti i nostri fini di

guerra (come convenuti con gli alleati nella convenzione di Londra o poste

riormente) con la sola eccezione dei puri ,territori abitati da popolazione di

razza e di lingua italiana. Con ciò fa in certo modo riserva anche sull'Istria,

nonché sulla Dalmazia, ec'c. Della difesa dell'Adriatico e garanzie della nostra

sicurezza non una parola. Accenna a convenzioni particolari, ma dichiarandole

rivedibili e riducibili.

D'altra parte afferma in forma assoluta il trapasso alla Francia dell'Alsazia

Lorena. In Oriente mantiene le aspirazioni anglo-francesi per la Mesopotamia,

la Siria, l'Armenia, ma fa getto di ogni compenso proporzionale in Asia Mi

nore convenuto con noi.

Fa riserve per la restituzione delle colonie germaniche in Africa. In sostanza mantiene intatte le aspirazioni anglo-francesi e reseca soltanto sul programma nostro, che era convenuto e che è programma di vita di sicurezza e di equilibrio. Se la guerra andasse male, tutti gli alleati dovrebbero ridurre le loro aspirazioni; ma non noi soli, che siamo entrati in guerra volontariamente con condizioni chiaramente stabilite e convenute.

Tutto questo mi pareva poco «fair » e molto «hasty » Pel pubblico e presso la stampa avevo e aV'rei taciuto la mia impressione; ma non potevo non dole,rmi confidenzialmente della cosa.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI (2)

T. GAB. 59. Roma, 9 gennaio 1918, ore 20.

(Meno Jassy) Ho telegrafato al R. Ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti) Lahovary mi esponeva per conto di Bratiano in quale difficile situazione si trovava la Romania, e come la famiglia reale e il Governo potrebbero, stretti nella morsa tra i massimalisti e gl'Imperi centrali, dover esulare lasciando a un Governo di fatto di concertarsi alla meglio col nemico per non rovinare completamente il paese, riducendolo alla condizione disgraziata attuale della Serbia. ChiedeV'a agli alleati di riconoscere fin da ora tale necessità

ove la dolorosa situazione prevista come possibile si dovesse avverare, il che è reso più probabile dalle trattative attualmente correnti tra gl'Imperi e l'Ukraina.

Ho risposto che capivo tutte le difficoltà della situazione rumena, e riconoscevo che la sua condotta era stata fin qui leale e coraggiosa, e non volevo né potevo dubitare dell'avvenire, ma che in nessun caso e in nessuna ipotesi gli alleati potevano ammettere e tanto meno riconoscere una qualsiasi pace separata col nemico; che a parer mio queste insistenti domande di Bratiano per ottenere un'approvazione di politiche eventuali da seguirsi in casi ipotetici pessimisti, erano pregiudizievoli agli interessi stessi del Governo romeno perché atte a destare la diffidenza degli Alleati, che potevano scorgervi una artificiosa preparazione di futuri scappavia e giustificazioni.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., p, 250. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p, 251.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI

T. GAB. 62. Roma, 9 gennaio 1918, ore 22.

Ministro della Real Casa cui ho comunicato telegramma di V. S. n. l (1), telegrafa quanto segue:

«Sua Maestà il Re vedrà naturalmente volentieri il Re Alberto quando crederà di restituire la visita. L'epoca indicata verso la fine di gennaio è secondo ogni previsione quella della stabilizzazione delle due fronti di battaglia e quindi apparisce buona la scelta. In questo senso si è già avviata intesa negli scorsi giorni coll'addetto militare belga, generale Morel, il quale s'intrattenne in argomento col primo aiutante di campo di Sua Maestà il Re. Quanto precede le comunico per ordine di Sua Maestà il Re e le sarò grato se Ella vorrà informarmi appena possibile delle decisioni che da parte belga saranno state prese circa la visita ed i suoi particolari>>.

Prego V. s. mettermi in grado di risoondere a S. E. MattioU.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO (2)

T. GAB. 85/17. Londra, 9 gennaio 1918, ore 22,05 (per. ore 10,55 del 10).

Telegramma di V E. n. 56 (3).

Cecil, cui perdurando l'assenza di Balfour parlai oggi con linguaggio conforme alla lettera ed allo spirito delle istruzioni di V. E., si aspettava evidentemente le nostre rimostranze e da valente legale aveva preparato la sua difesa. Riproduco qui appresso nei suoi precisi termini le dichiarazioni fatte: il discorso contiene due dirette referenze alle esigenze (claims) italiane. La prima è una

enfatica domanda per la restaurazione delle parti d'Italia occupate, con completa riparazione per l'ingiustizia commessa. La seconda è la dichiarazione che il Governo britannico considera come vitale la soddisfazione delle legittime esigenze degli italiani per l'unione con quelli della loro razza e lingua. Sulla prima referenza nessuna questione sorge. La seconda risulta essere la ripetizione in altri termini della domanda contenuta nella nota degli alleati al Presidente degli Stati Uniti del 12 gennaio 1917 per la «liberazione degli italiani dalla dominazione straniera». Questa locuzione si osserva essere incompatibile con gli obblighi del Governo britannico in base al trattato stipulato con l'Italia quando essa entrò in guerra. A prescindere dal fatto che mi duole dover rilevare, cioè che non è nelle abitudini del Governo britannico venire meno ai suoi impegni contratti colle potenze estere e particolarmente coi suoi alleati, si può osservare che proprio in questo discorso vi è non solo una asserzione due volte ripetuta sulla santità degli impegni internazionali ma vi è pure una espressa menzione e un riconoscimento degli accordi stipulati con gli alleati a riguardo degli scopi della guerra. Si rileva difatti che il collasso russo e i separati negoziati russi hanno mutato le condizioni in base alle quali quegli accordi vennero conclusi e vi è manifesta la nostra disposizione a discuterli coi nostri alleati. Ciò implica chiaramente che fino a tale discussione quegli accordi rimangono in piena forza ed efficacia. Un'altra critica è rivolta al discorso per il fatto che circa la Turchia esso indica in un modo o nell'altro un mutamento nell'atteggiamento del Governo britannico. Tale mutamento vi è stato solo su di un punto veramente cioè a riguardo di Costantinopoli. Ma per ogni altro rispetto il discorso non è se non una più precisa ripetizione delle dkhiarazioni fatte colla predetta nota a Wilson. In quella nota al pari che nel presente discorso venne insistito con speciale enfasi sulla necessità di liberare daUa Turchia le popolazioni come quella dell'Armenia, la Siria ecc. Nulla fu detto allora né oggi circa le condizioni future dei paesi abitati da quelle popolazioni. Quali che possano essere stati gli accordi tra l'Inghilterra, la Francia e l'Italia circa i possedimenti asiatici della Turchia, essi, per quanto concerne il discorso, rimangono precisamente quelli che erano».

La predetta molto sottile dichiarazione dava adito a molteplici contestazioni e rilievi da parte mia. Essi però avrebbero provocato una discussione in merito agli accordi che sarebbe stata contraria agli intendimenti specificatimi da V. E. Ho creduto quindi opportuno evitarla. Ho soltanto a proposito dell'Asia Minore ricordato e ribadito la tesi di principio sistematicamente sostenuta da

V. E. P. riassunta nella formula: «O tutti o nessuno>>.

(l) -Cfr. n. 45. (2) -Ed. !n SONNINO, Carteggio, cit., n. 251. (3) -Cfr. n. 53.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 90/19. Parigi, 10 gennaio 1918, ore 14,30 (per. ore 22,20).

Il messaggio di Wilson è ieri lodato dalla stampa francese perché fa esplicita menzione dell'Alsazia-Lorena. Il solo Echo de Paris osserva che avrebbe potuto parla,re delle aspirazioni italiane con maggiore ampiezza. L'Homme Libre

pubblica un articolo del signor Wintney Warren che a proposito del messaggio presidenziale specifica Trento e Trieste essere cosa italiana. Non ho potuto anche parlare in proposito con Pichon che è occupato alla Camera e che vedrò domattina.

66. IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A WASHING

TON, MACCHI DI CELLERE, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (l)

T. GAB. 75. Roma, 10 gennaio 1918, ore 20,30.

Page mi chiedeva le mie impressioni sul messaggio di Wilson, comparso stamane nei giornali. Ho risposto che non avevo ancora potuto che dargli una rapida scorsa sulla traduzione italiana e quindi si trattava appena di una prima impressione.

Riconoscevo elevatezza dei fini cui mirava presidente e i propositi di gettare sugli imperi centrali la responsabilità della continuazione delle ostilità. Constderato però dal punto di vista italiano messaggio meriterebbe di essere completato e chiarito, poiché non faceva cenno alcuno di quelle nostre aspirazioni che mirano non a scopi imperialistici, ma di semplice difesa, sicurezza e indipendenza; e ciò specialmente nell'Adriatico date le condizioni geografiche delle due sponde dal punto di vista militare.

Trovavo pure alquanto eccessive le lodi ripetutamente prodigate ai massimalisti russi, di cui non era possibile approvare tutti i fini e meno che mai i mezzi adoperati per assicurarsi il potere. Tali lodi espresse da una personalità quale è Wilson possono nuocere col deprimere lo spirito pubblico nei riguardi della continuazione energica della guerra.

Vedevo poi un qualche pericolo che la Germania, sapendo che passerà ancora parecchio tempo prima che l'America possa mettere fuori tutta la sua potenza di azione, si affretti, magari attraverso il Papa, a profittare della situazione per effettuare il suo piano di intavolare negoziati di pace, almeno in apparenza, senza essersi legata a nulla di preciso. fidandosi che in Italia e in Francia la sola notizia delle trattative iniziate infiacchirebbe moltissimo lo spirito bellicoso nel pubblico, dandole così modo di aumentare poi le sue pretese.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 101/21. Pietrogrado, 10 gennaio 1918, ore 21 (per. ore 13,35 dell'11).

Mentre le trattative di pace tra Russia da un lato e l'Austria, la Germania, la Turchia, la Bulgaria dall'a'ltro sono secondo il piano prestabilito interrotte

per dieci giorni concessi secondo la nota di Trotsky alle potenze alleate per pronunciarsi se intendono o no di partecipare alle trattative stesse e mentre Trotsky si è recato a Brest-Litowsky per persuadere le delegazioni nemiche a trasferirsi in paese neutro per proseguire le trattative, pare che il dissidio tra i punti di vista delle due parti già manifestatosi nelle proposte e controproposte si sia andato sempre più accentuando. Le dichiarazioni di Trotsky sia per mezzo della sua stampa, che per mezzo dei suoi discorsi, e da me segnalate a V. E., in linguaggio così altezzoso e provocante, le quali più che riferirsi a trattative di pace sembrano altrettante dichiarazioni di guerra, avevano già messo in luce come l'ideale della pace democratica, quale si è qui concepita, non sembra raggiungibile, per colpa della Germania e dell'Austria. A questa disillusione e ad aumentare difficoltà sono venute poi le note proposte turche veramente inaccettabili e le dichiarazioni della Germania di approvarle. A questo va aggiunto l'arresto di alcuni socialisti tedeschi, la domanda di liberazione avanzata dalla delegazione russa ed il rifiuto categorico opposto dai tedeschi. Sembra che tutto ciò abbia finalmente aperto gli occhi anche ai massimalisti più arrabbiati ed ha certamente prodotto un raffreddamento ed una tensione fra le parti riguardo alle loro trattative. Certamente le misure prese nei rapporti della delegazione austro-tedesca che travasi a Pietrogrado ne sono state la manifestazione. Ai membri di essa non è ora più permesso circolare liberamente, dare comunicazioni alla stampa, farsi intervistare, né ricevere connazionali prigionieri di guerra che a centinaia si recavano prima presso di loro a conferire. In conseguenza si è sparsa la voce che le trattative di pace siano state interrotte e si dà anche come certa una prossima rottura definitiva. Mi è stato riferito però che il dissidio già preesistente per al<cune questioni di politica interna ed estera tra gli stessi membri del Governo rivoluzionario si sia fortemente acuito in seguito alla piega presa delle trattative di pace. Lenin sosterrebbe la necessità di realizzare completamente il programma di pace democratica anche colla guerra, mentre Trotsky sarebbe disposto ad accomodamenti colla Germania e l'Austria-Ungheria. Il generalissimo Krilenko intanto è stato invitato a prendere misure per una possibile ripresa delle operazioni militari. Egli ha lanciato alle truppe un appello nel quale dichiara che la pace è in pericolo e che dinanzi agli operai e contadini si pone la questione della guerra santa contro la borghesia russo-tedesca. Aggiungo che il vecchio esercito essendo stanco bisogna crearne uno nuovo di volontari con forte disciplina. Escludendo che la Russia possa fare una guerra qualsiasi e che la Germania si lasci intimidire da questo atteggiamento per cedere sostanzialmente in questioni per lei di capitale importanza verso questo paese ormai militarmente vinto, se veramente dovesse arrivare alla rottura dei negoziati di pace separata si potrebbe verificare quella situazione che non rappresenta né pace né guerra seriamente combattuta, e cioè quanto di meglio secondo me nelle attuali condizioni possano sperare le potenze alleate. Ogni induzione però al momento attuale appare precipitata.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, c!t., pp. 251-252.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 93/18. Londra, 10 gennaio 1918, ore 22,35 (per. ore 4,10 dell' 11).

Mio telegramma 17 (l).

Ad ogni buon fine ricordo che lo stesso partito operaio nel noto programma approvato dal congresso aveva dichiarato di «rendersi conto che disposizioni possono essere necessarie per assicurare gli interessi legittimi del popolo italiano nei mari adiacenti». Giudicherà V. E. se convenga far accenno a questo passaggio contemplante un punto essenzialissimo omesso nel discorso di Lloyd George dalla nostra stampa. Mi permetto a questo r1guardo divide're pienamente mio consenso con gli articoli già pubblicati e che compatibilmente con le esigenze della situazione interna in Italia converrebbe continuare per qualche tempo specie nei giornali di tendenze più interventiste e soprattutto più avanzatamente democratiche.

Importa a mio avviso che Lloyd George piuttosto avido di popolarità senta che non siamo disposti a considerarlo come il messia ed inchinarci incondizionamente davanti al suo verbo. Questo suggerimento mi è ispirato anche da una osservazione incidentalmente fatta ieri da Cecil nel senso che !a nostra stampa compresa L'Idea Nazionale aveva favorevolmente commentato il discorso del primo ministro al che replicai che ì primi ed affrettati commenti erano forse da attribuirsi ad incompleta ed imperfetta conoscenza del discorso o all'azione della censura che nel nostro paese ha sempre in mira criteri di lealtà ed amicizia verso i nostri alleati (2).

69

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (3)

T. GAB. 76. Roma, 10 gennaio 1918.

(Meno Washington): Ho telegrafato al R. ambasciatore a Washington quanto segue:

(Tutti): Prego V. E. far pervenire al presidente Wilson i sensi del mio compiacimento e della mia ammirazione per il suo messaggio che cosi nobilmente mette in evidenza la giustizia della causa per la quale gli alleati com

battono. VogUa in pari tempo informare codesto Governo che io reputo doverosa sincerità di far presente che la definizione degli scopi di guerra dell'Italia contenuta nel predetto messaggio comporta qualche schiarimento.

Il presidente afferma che la sistemazione delle frontiere dell'Italia dovrà essere effettuata secondo le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili. Non v'è dubbio che nelle regioni conHnanti col Regno d'Italia siano chiaramente riconoscibili le linee di nazionalità. Ma non deve essere trascurato il fatto che in altre regioni la popolazione è di carattere misto d'italiani con slavi e con tedeschi e che pertanto una delimitazione equa non potrebbe aver luogo se non sulla base di mutue concessioni e di reciproci sacrifici.

Il presidente Wilson sembra far consistere le rivendicazioni italiane unicamente nell'aspetto etnico mentre ve ne sono altre il cui fondamento giuridico è egualmente incontestabile. Anzitutto vi è la questione adriatica che per l'Italia significa legittima sicurezza di esistenza. V. E. possiede ampiamente gli elementi atti a dimostrare la legittimità di questo postulato dal quale è esclusa ogni idea imperialistica. Naturalmente non è il caso ora di entrare in determinazioni geografiche. Queste potranno aver luogo a tempo opportuno, ma altro è non discutere ora la questione topografica e altro è rinunciare al postulato di massima, ciò che in nessun modo potremmo ammettere. A questo proposito V. E. potrà ricordare le parole da me pronunziate al Parlamento italiano il 25 ottobre.

Vi è inoltre la questione dell'equilibrio del Mediterraneo orientale. Le diverse locuzioni adoperate dal presidente Wilson per le regioni dell'Impero ottomano abitate da turchi e per quelle abitate da altre nazionalità farebbero ritenere ammissibile che per queste ultime solamente si stabiliscano zone di interessi a favore delle Potenze europee. Ora il nostro programma nel Mediterraneo orientale tende unicamente a mantenere l'equilibrio delle forze, il quale può anche consistere nella negazione di qualsiasi zona di interessi a favore di qualsiasi Potenza. Ma se viceversa una eccezione fosse fatta per una

o per due Potenze, anche al'l'Halia dovrebbe essere assicurato uguale vantaggio, sotto pena di creare nel Mediterraneo orientale una condizione di cose instabile e gravida di pericoli. È evidente che questo concetto nulla ha che possa qualificarsi d'imperialistico e sarà facile a V. E. dimostrare che gli interessi mediterranei dell'Italia sono per essa assolutamente essenziali. Anche su questo punto mi riferisco al mio discorso del 25 ottobre al Parlamento.

Su tutte queste questioni l'Italia ha concluso accordi specifici coi suoi alleati prima di entrare in guerra. Per sua personale notizia Le comunico che sono contrario ad ogni attuale revisione di quegli accordi i quali legano gli alleati quanto noi stessi. Ho, pertanto reputato superfluo anche di formulare schiarimenti come quelli contenuti nel presente telegramma di fronte agli alleati stessi. Viceversa gli Stati Uniti si trovano in diversa situazione, non esistendo con essi specifici accordi. Per questa ragione reputo mio gradito dovere di affermare presso il presidente Wilson ed il Governo americano quali sono gli scopi di guerra dell'Italia, scapi che pienamente rispondono agli alti concetti di giustizia, di libertà e di sana democrazia che ispirano il messaggio presidenziale.

(l) -Cfr. n. 64. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 76. (3) -Ed. in SoNNINO, carteggio, clt., n. 252.
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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTER.!, SONNINO

T. 104/35. Pietrogrado, 10 gennaio 1918 (per. l'11).

A Brest Litowsky ha avuto luogo una conferenza fra delegazione russa presieduta da Trotsky e quella ucraina dalla qua1e è risultato seguente accordo: alla prima seduta plenaria delegazione ucraina darà comunicazione di una nota in risposta alla quale quella russa dichiarerà che Governo russo riconosce diritti del popolo ucraino alla sua indipendenza e inviterà tutte le delegazioni che prenderanno parte al'le trattative di pace di considerare delegazione ucraina come rappresentanza ufficiale della repubblica dell'Ucraina. Delegazione russa e ucraina faranno conoscere in seguito considerazione che spinge a trasferire trattative in paese neutrale. È stato deciso che tutte le questioni saranno prima esaminate dalle delegazioni russa ucraina le quali presenteranno dichiarazioni in comune e a:ll'unanimità.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 110/13 GAB. (l). Washington, 10 gennaio 1918, ore... (per. ore 1,40 del 12).

È apparso in giorna1i di colore troppo diverso perché non debba darglisi carattere di comunicato ufficioso seguente commento al recente messaggio di Wilson:

<< Si accentua che il discorso WHson raggiunge cinque distinti scopi, e cioè: l) Assicura Russia simpatia ed appoggio americano correggendo possibilmente dannosa impressione prodotta nei russi dal1e dichiarazioni di Lloyd George e promettendo a questa nazione, anche se stipuiasse pace separata, appoggio americano nella pace finale, e per la sua riabilitazione. 2) Sposa, sebbene non formalmente, patto Londra che vincola Potenze dell'Entente non concludere pace sepamta eliminando possibilità dubbio circa Stati Uniti continuare guerra fino a che non siano raggiunti quegli scopi per i quali America ed altri alleati combattono. 3) Informa popolo tedesco e austro-ungarico condizioni minime e mas

sime giusta pace deg'li Stati Uniti, affinché conoscano basi sulle quaH possono ottenere pace e valutare giustizia causa loro nemici e programma imperialista loro Governi.

4) Cancella ogni apprensione in Francia Italia e negli altri paesi alleati, rispetto agli Stati Uniti, verso le loro aspirazioni: della Francia per l'AlsaziaLorena, dell'Italia per le provincie irredente, ecc., il dubbio circa siffatta attitudine essendo stato sfruttato dal Governo tedesco, per creare disgregazione fra gli alleati.

5) Unifica opinione pubblica americana, permettendo popolo ottenere completa conoscenza finalità per le qua;li nazione è entrata in guerra, affinché alle discussioni subentri azione ed ogni soldato apprezzi alte idealità per le quali può essere chiamato a combattere.

(l) Partito come telegramma di gabinetto è stato inserito a Roma nella serie ordinaria.

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IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 140/15 (l) Jassy, 10 gennaio 1918 (per. il 15).

Télégramme collectif des ministres d'Angleterre, de France et d'Italie:

«Le président du Conseil nous a convoqués ce matin. Il nous a déclaré qu'à la suite des dernières communications qui lui ont été faites il avait encore songé à donner sa démission et à nous la notifier comme un fait accompli. Il a ajouté qu'en présence des éclaircissements qui lui ont été donnés, il croit de son devoir de rester en fonctions.

M. Bratiano nous a ensuite exposé que pour continuer sa collaboration avec l'Entente, il en attend «une confiance due et non octroyée, permanente et non intermittente ».

Il est prèt, a-t-il dit, à examiner les hypothèses les plus favorables et ne veut renoncer à tenter avec nous aucune chance de salut si faible soit-elle. Il doit toutefois tenir compte de la situation spéciale de son pays, situation autrement critique que celle de tout autre puissance alliée. Il est donc obligé d'examiner aussi les éventualités les plus défavorables. Par exemple, si la résistance devenait absolument impossib'le, il préférerait la paix faite par le souverain actuel et le Gouvernement légal à l'occupation de la Roumanie par les allemands qui y installeraient un nouveau régime et un Oabinet composé de leurs principaux partisans restés à Bucarest.

Il estime en effet que l'état actuel de la guerre tout en faisant prévoir la victoire de l'Entente, ne permet d'envisager ni l'écrasement complet de l'Allemagne, ni le démembrement de l'Autriche-Hongrie. Par conséquent, il ne voit pas comment les Puissances alliées, mème victorieuses, pourraient rétablir l'ancien ordre de choses en Roumanie. Néanmoins, a-t-il conclu, il ne se refuse pas en tout état de cause à discuter de bonne foi toutes les solutions qui pourront lui ètre suggérées.

Nous avons soutenu très énerg1quement le point de vue de nos Gouvernements. Nous avons surtout insistè sur l'intérèt vital qu'ily aura pour la Roumanie à résister jusqu'au bout et à s'assurer ainsi pour elle, sa dynastie et son Gouvernement lors de la paix générale, l'appui sans réserve des puissances

alliées. Il ne faut pas nous dissimuler que le point de vue de M. Bratiano gagne du t.errain par le fa.it quc la Roumanic a déjà le sent.iment d'un isolement complet et ìrréparable.

Les cercles officiels sont convaincus que, dans l'état d'anarchie si profond de la Russie, les efforts tardifs des aHiés n'aboutiront pas à y reconstituer en temps utile une base solide. Ils se rendent compte que meme le concours ftnancier dont la réalisation rencontre les plus grandes difficultés matérielles ne peut à lui seul changer cet état de choses. Cette conviction se répand aussi dans le public.

Afin de réagir contre ce courant les déclarations les plus fermes ou de simples promesses ne sont plus suffisantes. 11 faudrait des actes positifs tels que: l) l'arrivée immédiate des divisions thcèques de Kiew et le recrutement d'unités de meme nationalité;

2) l'envoi des contingents serbes de Russie en Bessarabie pour y assurer la garde des voies ferrées et la sécurité du ravitaillement roumain. L'envoi de ces contingents comme celui des divisions tchèques a été réclamé avec insistance et n'a pu encore étre réalisé. Mesures indispensables mais non suffisantes n'auraient d'ailleurs qu'un résultat limité et momentané.

3) Pour améliorer d'une manière stable l'ensemble de la situation, il faudrait en outre, ainsi que nous en avons déjà exprimé l'opinion ferme:

A. -l'occupation de bases navales en Russie.

B -Le contròle et la police des voies ferrées reliant ces bases à la Russie méridionale et à la Roumanie.

C. -L'envoi de forces interalliées suffisantes pour l'exécutlon des deux mesures ci-dessus indiquées et pour constituer le noyau et l'encadrement des troupes russes favorabies à l'Entente et qui sont encore à... (1).

4) L'amélioration de la situation balkanique, soit par une paix séparée avec la Turquie ou la Bulgarie soit par une offensive énergique en Macédoine ou en Turquie d'Europe. En ce cas, on pourrait obtenir de la Roumanie un nouvel effort à combiner avec celui qui serait entrepris dans le sud des Balkans. Les ministres alliés ne sont pas en mesure de se prononcer sur les possibilités d'exécution. Ils se bornent à exposer la grave situation de la Roumanie telle qu'elle apparait sur piace et à indiquer les seuls moyens d'y porter remède.

(l) Il telegramma fu trasmesso tramite l'ambasciata a Parigi col n. 23.

73

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 139/6. Jassy, 10 gennaio 1918 (per. il 15).

Condizioni pace di Wilson implicanti semplice ristabilimento dello statu quo in Romania e conservazione Austria Ungheria, fanno qui pessima impressione ed incoraggiano tendenze favorevoli pace separata.

(l) Gruppo lndecltrato.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. S. 77. Roma, 11 gennaio 1918, ore 16.

Suo telegramma gab. n. 8 <l). È opportuno che V. E. riprenda la conversazione con Sykes pur continuando ad appoggiare il nostro punto di vista presso i ministri responsabili.

Parmi evidente che l'Inghilterra sì renda conto del suo interesse di appoggiarsi all'Italia, la cui funzione politica è essenzialmente di equilibrio delle forze, per neutralizzare talune aspirazioni francesi che potrebbero creare imbarazzi alla stessa Gran Bretagna. Comprendiamo la delicata situazione dell'Inghilterra, e siamo disposti ad agevolarla sulla base della salvaguardia dei rispettivi interessi, allo scopo di evitare ogni dissenso tra Alleati.

Accetto in massima le proposte fattele da Sykes consistenti nei seguenti punti: l) Stabilimento di un quartiere generale politico in qualche punto al sud delle zone internazionali e francese. 2) Invito personale di Allenby a Senni di fargli una visita di specificata durata. 3) Richiesta di Allenby ai comandanti italiano e francese di prestargli un numero eguale di ufficiali per assisterlo nell'amministrazione della parte occupata della zona bruna, la quale rimarrà sotto la legge marziale fino a quando la situazione giustificherà il mutamento. 4) Le misure suddette appariranno come una decisione spontanea delle autorità britanniche e non come il risultato di domande della potenza interessata. La proposta di Sykes comporta tuttavia un'osservazione di cui confido non sarà negato il giusto fondamento. L'articolo 7 dell'accordo franco-ingleseitaliano del 18 agosto scorso (2) stabilisce che <<le disposizioni contenute agli articoli 10, 11 e 12 degli accordi franco-inglesi concernenti la penisola arabica e il Mar Rosso, saranno considerate come applicate ugualmente all'Italia come se questa potenza fosse nominata in quegli articoli con la Francia e la Gran Bretagna a titolo di parte contraente. L'articolo 11 ivi citato contempla i negoziati con gli arabi per le frontiere dello Stato o della confederazione di Stati arabi, e gli altri due articoli riguardano questioni general.i interessanti l'Arabia e il Mar Rosso. Il R. Governo ha avuto occasione a varie riprese (memorandum dell'ottobre 1916 ecc.) di far presente ai Governi alleati che a nessun costo l'Italia può disinteressarsi di tali questioni, nella sua qualità di potenza rivierasca del Mar Rosso e di potenza coloniale musulmana. A tale principio, accettato dagli alleati, si inspira appunto il predetto articolo 7 dell'accordo dello scorso agosto. Or bene, si deve logicamente ritenere che il quartiere generale politico contemplato nella proposta di Sykes non potrà limitare la sua azione alle trattative con gli arabi residenti nelle zone A e azzurra di spettanza della Francia e nelle

zone B e rossa di spettanza della Gran Bretagna, nelle quali l'Italia nulla ha che vedere. Bensì il detto quartiere generale politico avrà necessariamente da trattare questioni riguardanti gli arabi della penisola arabica ed i Luoghi Santi musulmani, o per lo meno i negoziati contemplati all'articolo 11 dell'accordo franco inglese del maggio 1916.

Pertanto domandiamo che, in esecuzione del predetto articolo 7, sia aggregata al detto quartiere generale politico una rappresentanza dell;Italia per la trattazione in comune delle questioni che riguardano le regioni a sud delle zone francese ed inglese, e delle ,questioni riguardanti la Palestina, qualora esse entrassero in discussione (l) .

(1) -Cfr. n. 32. (2) -Cfr. serie V, vol. VIU, n. 897, pag. 617.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. 117/19. Londra, 11 gennaio 1918, ore 20,20 (per. ore 14 del 12).

Mio telegramma n. l 7 ( 3).

Le spiegazioni datemi avant'ieri da Cecil non mi sembrano soddisfacenti. Sono frasi grandiloquenti che mi fanno l'effetto di una cavillosa risposta ad una imbarazzante osservazione. Io mi astenni daU'entrare in contestazioni sia in omaggio alle prescrizioni di V. E. sia perché fermamente convinto che non convenga lasciare cadere la cosa ma occorra invece uscire da'l'l'equivoco e sulla per noi vitale questione tener qui subito discorsi troppo seri perché io potessi intraprenderli senza previa sanzione del Governo del Re.

A mio remissivo parere, con queste incessanti manifestazioni di una politica incoerente saltuaria e contraddittoria mirante a seconda delle circostanze al duplice scopo e di fomentare la rivoluzione in Germania e di spingere l'Austria ad una pace separata mentre non si fa un solo vero passo decisivo verso la pace generale si corre il rischio di sgretolare l'alleanza o quantomeno di sensibilmente affievolire l'indispensabile cordialità tra i popoli alleati. Corteggiare il nemico che risponde con calci e disgustare e ,scoraggiare l'amico che combatte e soffre per la causa comune non è né onesto né abile. In quanto direttamente ci riguarda, a me sembra necessario richiamare la più seria attenzione personale di Lloyd George sui seguenti punti essenziali: l) che in ItaUa, nazione non meno democratica dell'Inghilterra, non vi sarebbe un Governo capace di imporre al paese nuovi sacrifici, nuove sofferenze, il giorno in cui nel paese stesso si infiltrasse il fondato dubbio sul conseguimento alla fine della guerra, degli scopi di vita, sicurezza ed equiJibrio per i quali ha volontariamente abbandonato la neutralità. 2) che il nostro paese giustamente si ribellerebbe e ne

chiederebbe serio conto al Governo contro il concetto praticamente adombrato nel discorso di L1oyd George, nel senso cioè che noi si debba combattere fino alla morte per la realizzazione delle aspirazioni francesi, ciò a cui non ci siamo, che io mi sappia, mai impegnati mentr,e a riduzioni eventuarli potrebbero venire sottoposte legittime esigenze sancite da un solenne trattato. 3) che, come V. E. ha benissimo rilevato quando per le vicende della guerra ed aggiungerei pure per le imperiose ed oggi più che mai non trascurabili pressioni delle masse popolari nei vari paesi alleati ad una riduzione si dovesse ineluttabilmente venire, giustizia ed onestà impongono che essa abbia luogo in proporzioni di perfetta eguag'lianza, e non a pregiudizio esclusivo nostro. Se, dato che le sopracitate mie osservazioni appaiano giuste, questo discorso debba essere fatto pel tramite regolare diplomatico ovvero in via privata per quello di un ministro responsabile, quale più autorevole portavoce del pensiero e intendimenti del Governo e del popolo italiano, giudicherà V. E. Io propenderei per la seconda alternativa per togliere M passo un carattere troppo ufficiale e quasi comminatorio che urtando la suscettibilità potrebbe nuocere anziché giovare. Parlare però in un modo o nell'altro parmi si debba in termini altrettanto amichevoli quanto chiari ed esaurienti. Nell'interesse stesso della cordialità delle relazioni itala-britanniche occorre una volta per sempre esimersi daHa penosa necessità in cui ci troviamo di muovere qui incresciose osservazioni e provocare spiegazioni per calmare le giustificate apprensioni in Italia ogni volta che un ministro pronunzia un pubblico discorso. Tale è il sistema seguito sin dall'inizio della guerra dai francesi con notorio invariabile loro tornaconto.

Quanto precede nei riguardi del contegno del Governo britannico. Circa concomitante azione nostra allo scopo di rimuovere ogni possibile ostacolo alla realizzazione delle principali e più essenziali nostre rivendicazioni per la sicurezza dell'Adriatico, in coerenza col subordinato parere già sottoposto (mio telegramma gabinetto n. 562) (l) io riterrei oggi proficua manovra da parte nostra, senza pur fare di fronte agli alleati gettito di alcuno dei diritti acquisiti in base al trattato, profittare dell'attuale situazione per addivenire subito per conto nostro ad un accordo con i serbi e gli jugoslavi. Siffatto accordo mi appare più che mai consigliabile:

1) perché all'ora presente serbi e jugoslavi vedendosi praticamente abbandonati dagli sperati protettori dovrebbero verosimilmente mostrarsi più arrendevoli con noi;

2) perché ,concluso siffatto accordo perderebbero considerevolmente di efficacia e valore gli addebiti di imperialismo di antidemocraticismo e di contraddizione al principio delle nazionalità prodigati negli ambienti democratici europei ed americani, alla effettuazione delle nostre rivendicazioni adriatiche;

3) perché una volta raggiunto siffatto equo compromesso, quando beninteso esso valga a tutelare efficacemente la nostra incolumità dal mare, noi verremmo ad assicurarci per tutto il resto qui, in America ed in Francia il non spregevole ausilio della vasta ed intensa propaganda dei serbi e jugoslavi a noi legati dal comune interesse;

4) perché quando pure le concordate e da noi sostenute aspirazioni serbe e jugoslave non potessero a:lla conclusione della pace essere appagate, l'averle patrocinate noi quando le avevano abbandonate gli altri costituirà sempre per l'Italia un titolo giovevole alla sua influenza ed ai suoi interessi politici ed economici in Serbia e tra le popolazioni jugoslave.

Circa la questione del Mediterraneo orientale parmi chiari accenni di Lloyd George ci forniscano propizia occasione per chiarire e precisare situazione cominciando con il chiedere a questo Governo in quale modo esso si propone dare esecuzione pratica e definitiva all'art. 9 del trattato di alleanza dopo il gettito fatto con le intenzioni manifestate verso la Turchia delle intese di Mariana e di Londra. A tale riguardo riferendomi ai miei telegrammi Gabinetto n. 524 (l) e 545 (2), credo doveroso riferire a V. E. due ovvie impressioni basate su passati e presenti fugaci accenni di Ceci!: 1°) che qui si contempla un rimaneggiamento generale degli accordi conclusi per l'Asia Minore con la Francia e con noi; 2°) che sulle intese di Mariana e di Londra è probabile ci eccepiscano il mancato consenso russo per contestarne H carattere impegnativo.

Con questo telegramma che viene ad integrare quelli Gab. 524 e 545 ho creduto, confidando nella benevolente fiducia di cui R. Governo mi ha fin qui onorato, dovere di coscienza sottoporre, per quel conto che V. E. creda di tenerne, tutto il mio pensiero circa la linea di condotta che, in base alla realtà dei fatti, a me modestamente appare confacente agli interessi nazionali nella presente situazione.

(l) -Per a risposta di Imperlali cfr. n. 149. (2) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 254. (3) -Cfr. n. 64.

(l) Cfr. serie V, vol. IX, n. 784, pag. 536.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 84. Roma 11 gennaio 1918, ore 22.

(Solo Parigi): Il R. ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Ad ogni buon fine ecc. ecc. (come nel telegramma Gab. n. 93/18) (3). Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Solo Londra): telegramma di V. E. n. 18.

(Per tutti): È ben naturale che V. E. possa e debba valersi del passo a noi favorevole approvato da codesto congresso operaio. Circa seconda parte de'l suo telegramma osservo che stampa italiana in grandissima maggioranza di fronte dichiarazioni incomplete fatte a nostro riguardo nei discorsi Lloyd George e Wilson richiama necessità soluzione adriatica nel senso dei nostri accordi che sola ci garantisce sicurezza e indipendenza, come patti concernenti Asia Minore soli possono garantire equa nostra situazione nel Mediterraneo orientale di fronte a nuove condizioni che riservansi Alleati.

(l) -Cfr. serle V, vol. IX, n. 514, pag. 347. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 68.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 114/16. Cairo, 11 gennaio 1918 (per. il 12).

Seguito mio tel,egramma 15 (1).

Dopo mia conversazione alto commissario ed in seguito suo consiglio, R. ad

detto militare ha avuto lungo co'lloquio con generale Allenby a proposito invio

Gerusalemme conte Senni. Agli argomenti esposti in favore nostra tesi, ge

nerale si è trincerato dietro ragioni già note riguardanti esigenze di carattere

militare che lo costringono non ammettere eccezioni. Quanto presenza Picot

egli dichiara che è dovuta ad un ordine categorico del War Office e che se una

analoga disposizione gli fosse data da Londra nonostante suo avvi:so contrario

egli si inchinerebbe. Per quanto non possa fissare ancora una data precisa pure

ritiene che verso fine febbraio divieto potrà essere tolto. Allo stato attuale delle

cose appare evidente che è inutile insistere qui più oltre (2).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 99. Roma, 12 gennaio 1918, ore 21.

Nel telegramma Gabinetto 12 (3) la S. V. avverte che direttive del Governo francese escludono una pace separata della Romania, mentre direttive del Governo italiano e dei Governo ing'lese non la escluderebbero.

Per mio conto tengo a far rilevare che non ho mai voluto considerare, neanche in via di ipotesi, la possibilità di una pace separata della Romania e the a Lahovary (telegramma gab. 59) (4) ho esplicitamente dichiarato che «in nessun caso ed in nessuna ipotesi gli alleati potevano ammettere e tanto meno riconoscere una qualsiasi pace separata col nemico».

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IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 35/20. Copenaghen, 12 gennaio 1918.

Continuandosi a discutere non poco la risorta questione dello Slevig settentrionale (miei rapporti n. 1534/851 del 12 dicembre 1917 e 27/15 del 9 cor

(-4) Cfr. n. 62.

rente) (1), ho procurato assumere speciali informazioni da fonte sicura ed ecco quanto mi è stato detto.

Nel cuore dei patrioti danesi la questione dello Slevig settentrionale è sempre viva; essi non possono dimenticare l'ingiustizia del 1864 e vorrebbero che venisse riparata ora che delle grandi nazioni proclamano il diritto dei popoli di disporre di loro stessi. Alcune Associazioni danesi, fra cui principalmente quella le cui pubblicazioni sullo Slevig ebbi l'onore di mandare tempo fa all'E.V., avrebbero pertanto sondato il modo di vedere del Governo sull'argomento, ma questo non intende prendere alcuna iniziativa, sia perché teme di essere accusato di uscire dalla neutralità, sia perché ha troppa paura di attriti col Governo tedesco, sia perché non trova pratico chiedere ora al'la Germania la restituzione di una terra occupata, mentre essa rifiuta di restituire l'Alsazia Lorena, sia finalmente perché prevede che nella migliore delle ipotesi il Governo tedesco risponderebbe: «Che cosa si offre in cambio della striscia di terreno che si chiede? ».

Lo stesso ministro degli Affari Esteri, col quale conferii sull'argomento, mi disse: «Come patriota io pure desidererei una regolarizzazione della frontiera, ma se ciò deve portare una diminutio capitis per tutta la Danimarca, preferisco che le cose rimangano come sono». Evidentemente egli alludeva ad una eventuale proposta tedesca di dar soddisfazione alle aspirazioni danesi a condizione che la Danimarca entri nella Confederazione tedesca od almeno nello Zollverein.

Oltre a ciò il Governo Danese teme una infinità di questioni secondarie che sorgerebbero, perché nei cinquanta anni di possesso la Germania ha compiuto un enorme lavoro di germanizzazione, rendendo le città quasi completamente tedesche (erano anche prima abitate in maggioranza da tedeschi), e creando nelle campagne ove la popolazione era prevalentemente danese, grandi nuclei tedeschi.

Per tutte queste ragioni il Governo danese non vuoi sollevare discussioni sullo spinoso argomento ed allora le associazioni patriottiche danesi avrebbero pensato di promuovere un'agitazione in Svezia e Norvegia, affinché quei due Stati parlino a Berlino in favore della riparazione dell'ingiustizia fatta alla nazione sorella.

Si pensa che una tale domanda potrebbe più facilmente trovare ascolto a Berlino se giungesse da Cristiania o Stoccolma piuttosto che da Copenaghen e che ai socialisti tedeschi sarebbe più facile di appoggiarla se potessero dimostrare che tutto il nord si interessa alla stessa.

I risultati finora ottenuti non sarebbero però brillanti, qualche discorso, qualche articolo di giornale, qualche ordine del giorno di società patriottiche

-o pacifiste e l'adesione, già riferita, del sindaco di Stoccolma, che mi si dice sia una persona stimata ed abile, ma un ~dealista ed un entusiasta non sempre ascoltato.
(l) -Con t. 59/15 del 7 gennaio. Negrotto comunicava di aver «fatto rilevare Alto Commissario quanto V. E. osserva circa azione Picot Gerusalemme lamentandoml disparità trattamento>>. (2) -Nel rltrasmettere questo telegramma a Imperiali con t. 52 del 13 gennaio, Sonnino aggiunse la seguente istruzione: «È dunque colà che questione va risolta. Prego ottenere ordine categorico War offlce per viaggio Senni >>. Per la risposta di Imperlali cfr. n. 186. (3) -Non pubblicato. (l) -Non pubblicati
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE DELL'ALBANIA, FERRERO

T. 54. Roma, 13 gennaio 1918, ore 17.

Questo ministro di Grecia mi ha fatto verbalmente la seguente comunicazione:

«Scuole greche non funzionano più nell'Albania meridionale. Prete Papassuris di Premeti per non aver voluto sottomettersi alle misure prese circa scuole è stato arrestato ed è morto in prigione. Situazione è molto grave. Bande di briganti albanesi seminano il terrore in mezzo alla popolazione greca. È stato ucciso un nipote del metropolita di Drinopolis; un altro è stato catturato ed ha potuto ricuperare libertà solo pagando forte somma. Nella provincia di Argirocastro sono state esiliate molte persone; fra le altre lo stesso metropolita di Argirocastro. Il prete Papacostantino vicario metropolitano è stato catturato da musulmani alle porte di Delvino. Brigantaggio aumenta in Albania meridionale contro cristiani. Consigli amministrativi locali e giudiziari misti recentemente istituiti, non rispecchiano la vera proporzione degli elementi cristiano e musulmano e non offrono tutte le necessarie garanzie. Si è riconosciuto ai tnusulmani il diritto di citare i cristiani davanti ai tribunali anche per atti e liti anteriori all'occupazione italiana; onde derivano abusi e pressioni ancora maggiori dei musulmani contro i cristiani.

Si proibisce ai greci di viaggiare, di recarsi a Corfù; divieto che non esiste per i mussulmani.

Sono stati imposti alle scuole greche maestri albanesi ed anche italiani.

Governo greco proporrebbe creare bande di cristiani».

Quanto precede con preghiera fornirmi informazioni e chiarimenti del caso.

Escludo naturalmente in modo assoluto ultima proposta di formazione di bande cristiane (l).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 105. Roma, 13 gennaio 1918, ore 21.

Questa ambasciata britannica mi comunica che Governo britannico senza riconoscere governo massima'lista ha deciso di mantenersi in qualche contatto con lui a Pietrogrado a mezzo del signor Lockhart, già reggente il consolato generale britannico a Mosca ed a Londra con qualche personalità che si ponga ufficiosamente in relazione con il signor Litvinoff nominato colà in qualità di agente massimalista.

V. -E. già conosce dalle comunicazioni precedentemente fattele dei telegrammi di Torretta quanto precede, ma in occasione di questa informazione che mi viene ora comunicata da Rodd, desidero confermarle quanto V. E. pure già sa e cioè che R. Governo non concorda in questo modo di vedere del Governo britannico e ci asteniamo per nostro conto di entrare sia pure in relazione ufficiosa con i signori Lenin e Trotsky.
(l) -Per la risposta di Ferrero cfr. n. 85.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 130/44. Parigi, 13 gennaio 1918, ore 23,05 (per. ore 2 del 14).

Nutin nell'Echo de Paris di oggi afferma essere stato constatato che tutte le divisioni germaniche che si trovavano sul fronte italiano, sono state ritirate e inviate in Alsazia e nelle Ardenne.

83

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (l)

T. GAB. 107 (2). Roma, 14 gennaio 1918, ore 19,50.

(Solo Parigi): Il R. ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Le spiegazioni datemi avantieri... ecc. (come nel telegramma Gabinetto

n. 117/19) ». (3). Ho risposto a Imperiali quanto segue: (Solo Londra): Telegramma di V. E. n. 19. (Per tutti): Non ritengo oggi praticamente raggiungibile un accordo coi

serbi e jugoslavi, con alcuna probabilità che dopo preso atto di qualunque nostra rinunzia essi poi si attengano al convenuto pel restante, sostenendo le nostre ragioni nell'Adriatico. Credo inoltre oggi pericoloso il prendere qualsiasi iniziativa di tal genere. Quanto aHe osservazioni da farsi riguardo al modo insufficiente in cui vengono nel discorso Lloyd George considerate le nostre più essenziali aspirazioni territoriali di carattere nazionale e riguardanti la nostra sicurezza nell'Adriatico e quelle relative all'equilibrio del Mediterraneo, ritengo utile che V. E. faccia senza ulteriore indugio, con tatto ma con energia, a codesto ministro degli esteri e magari al presidente del consiglio, i rilievi indicati nel suo telegramma coi numeri l, 2 e 3.

Il discorso Lloyd George ha servito di giustificazione in certo modo alle ulteriori reticenze a nostro riguardo del presidente Wilson il quale non ha con noi, come ha il Governo inglese, alcuna convenzione precisa al riguardo.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 255.

(2) -A Parigi !l telegramma venne inviato per corriere. (3) -Cfr. n. 75.
84

L'AMBASCIATORE A LONDRA IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 130/25. Londra, 14 gennaio 1918, ore 22,15 (per. ore 8,30 del 15).

Telegramma di V. E. gab. 105 (l).

Tenendo presenti le osservazioni riferite con i miei telegrammi Gab. n. 2 e 7 (2) il contegno adottato da questo Governo verso il rappresentante massimalista non mi ha sorpreso. Come prima manifestazione della sua attività Litvinoff ha diretto per mezzo del giornale ebdomadario socialista Herald un appello ai lavoratori inglesi. L'appello può riassumersi in una apologia delle teorie massimaliste d'ordine interno ed internazionale ed un invito a queste classi operaie a parlare ed agire all'unisono coi lavoratori russi per fare traboccare la bilancia a favore della pace massimalista ed unirsi a loro nella battaglia per la solidarietà del lavoro. Questo appello comparso avant'ieri non venne finora riprodotto da altri giornali. Ignoro finora se il Governo ha preso o intenda prendere provvedimenti per moderare la loquaiCità del rappresentante massimalista. Mi è stato riferito soltanto che egli venne pregato di non farsi vedere al Foreign Office.

85

IL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE DELL'ALBANIA, FERRERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 133/26817. Zona guerra Albania, 15 gennaio 1918, ore 1 (per. ore 3,05).

Relazione telegramma 54 V. E. (3) prego accogliere queste mie considerazioni: Per me, e in linea di fatto, nell'Albania meridionale, meno qualche rarissima eccezione, non sono greci ma solo albanesi. Questi sono musulmani e cristiani di confessione greca ortodossa. La Grecia potrebbe perciò fare meno di interessarsi. Tutt'al più potrà interessarsi, dal lato religioso, patriarca Costantinopoli. Lo stesso metropolita di Drinopolis è albanese del Villaggio di Liabovo e cosi pure il defunto prete Papazizis era albanese di Premeti. Le scuole di propaganda greca sono state effettivamente chiuse e sostituite con scuole nazionali.

In alcune scuole si è conservato insegnamento lingua greca, ma esso sarà soppresso se risulterà che serve a scopi di propaganda. Consigli amministrativi tribunali misti rispecchiano vera proporzione fra albanesi cristiani musulmani e offrono ampia garanzia perché sempre presieduti dal funzionario italiano. Si è riconosciuto a tutti senza distinzione religiosa diritto citazione reati politici avvenuti prima nostra occupazione che non siano passati in prescrizione. Circa detti

reati sono perseguibili irrevocabilmente soltanto su querela di parte e dopo che siano riuscite vane pratiche per transazione amichevole. Brigantaggio nella Albania meridionale segna forte diminuzione rispetto a quello che esisteva sotto passato regime ed è efficacemente combattuto. Esso è favorito da elementi provenienti dalla Grecia, specialmente disertori dell'esercito.

Stesso commissario Sterghiades ebbe ultimamente a riconoscere per iscritto presenza forte banda briganti greci presso Kalibaki che aveva l'appoggio della locale gendarmeria greca.

Anche in questo momento ricevo notizia che cinque chilometri nord tale località è stata interrotta dolosamente nostra linea.

Altri reati sono dovuti alla attiva propaganda greca. Settimana scorsa venne ucciso presso Villaggio Melani, il prete ortodosso nazionalista albanese Stazi Melani. Gli venne recisa testa e nascosta lontano dal tronco. Reato ha carattere politico e esclusivamente dovuto alla propaganda greca che ha voluto vendicarsi perché egli aveva svelato trame greche.

Prete Papazizis di Premeti arrestato, non perché egli non abbia voluto sottomettersi alle misure prese circa scuole ma perché fu accusato di attiva propaganda e unità stato albanese. In per,quisizione operata nella sede metropolita vennero rinvenuti nascosti 80 opuscoli propaganda greca, 320 banderuole e 280 coccarde coi colori nazionali greci, alcune di recentissima confezione.

Suddetto prete non morì nella prigione ma nell'ospedale dopo sei giorni degenza, per bronchite, sotto cura di medico chirurgo albanese ortodosso. Stato e teatro della guerra impongono restrizioni circa libertà movimento persone da Albania verso altri Stati.

Queste restrizioni esistono per tutti con applicazione più rigida per gli albanesi asserviti alla propaganda greca ovvero simpatizzanti per Imperi Centrali. In complesso si segue indirizzo di rigorosa uguaglianza e giustizia per tutti

Mene propaga11da greca, che trova suoi fautori fra albanesi cristiani, portano ad adottare misure rigore più spesso contro cristiani che contro musulmani.

Interessamento codesto ministro Grecia per elementi, che non sono né sudditi greci né sudditi di razza, ma semplicemente correligionari, che non dipendono nemmeno dal Sinodo di Atene, e che egli chiama ripetutamente greci, mostra chiaramente fino dove bisogna risalire per trovare prima della propaganda greca in Albania la causa di molti inconvenienti lamentati da suddetto ministro.

(l) -Cfr. n. 81. (2) -Cfr. nn. 6 e 31. (3) -Cfr. n. 80.
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IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 263/21. Jassy, 15 gennaio 1918, ore 22,10 (per. ore 11,40 del 2 febbraio).

Barrère ha telegrafato al Quai d'Orsay interpretando le dichiarazioni di Bratiano riferite nel radiotelegramma identico di cui al mio telegramma Gab.

n. 15 (l) nel senso di un tentativo per far la pace separata rigettandone la colpa sull'Intesa. Miei colleghi di Francia e Inghilterra ed io reputiamo tale interpretazione arbitraria. Verità è che la situazione della Romania diviene disperata in seguito alla mancanza di ogni seria base nella Russia meridionale ed alla impossibilità di indurre il Giappone ad intervenire e che il discorso Lloyd George e il messaggio Wilson hanno anche più ribassato qui ogni buona volontà.

87

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 139/14. Washington, [15] gennaio 1918 (per. ore 1 del 16).

Di ritorno da New York ove al banchetto annuale di quel « Bar Association » ho pronunziato un discorso rispecchiante la situazione dell'Italia nella guerra, trovo il telegramma di V. E. Gabinetto n. 76 (2).

Al banchetto sedevo vicino a Lansing. Il fatto di avergli illustrato in passato a varie riprese scopi e misura delle nostre rivendicazioni mi permise di rilevargli che la definizione degli scopi di guerra dell'Italia quale apparisce dal messaggio di Wilson poteva sembrare incompleta ingenerando il dubbio che le varie finalità italiane non fossero qui [comprese] ... appieno nel loro giusto significato e nella loro legittimità. Gli osservavo che la rettificazione della nostra frontiera se da effettuarsi soltanto secondo linee di nazionalità avrebbe trascurato la soluzione degli altri problemi più volte prospettatigli quale connessa indubbiamente alla sicurezza della nostra futura esistenza. Gli aggiungevo che in quanto mi concerne io non esitavo a [ritenere] che il fondamento delle nostre diverse aspirazioni fosse qui ormai riconosciuto ma che mi sarebbe stata grata una sua parola di conferma per prevenire e occorrendo eliminare dubbi e preoccupazioni tanto più spiegabili in vista di... (3) e del valore che giustamente mannette in Italia al pensiero di Wilson.

Lansing si affrettò a rassicurarmi. « È ovvio, egli mi ha detto, che la rettifica della frontiera italiana va esaminata sotto il triplice aspetto dei confini natura'li alpestri e etnici. Limitandosi a contemplare uno solo di questi punti si rischierebbe di compromettere gli altri. Parole di Wilson... (3) perciò necessariamente tutti» Aggiunse come di consueto: «Sapete che non amo impegnare mai con le mie parole il pensiero del presidente degU Stati Uniti, ma è questa la mia impressione personale. Si tratta d'altronde di problema grave e delicato e ciò può spiegare la cautela e parsimonia delle parole di Wilson ». Chiesi con intenzione se oltre ad ammettere i nostri postulati questo Governo li avesse già approfonditi per suo conto nei dettagli. E poiché rispose naturalmente di no, gli offrii occorrendo ogni maggiore delucidazione.

Ho desiderato anticipare a V. E. quanto precede. Vedrò domani nuovamente Lansing e gli chiederò di essere ricevuto da Wilson al quale mi propongo di manifestare personalmente i sentimenti di V. E. ed illustrare i postulati italiani. Telegraferò a colloquio avvenuto (l).

(l) -Cfr. n. 72. (2) -Cfr. n. 69. (3) -Gruppi lndeclfratl.
88

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 163/22. Jassy, 16 gennaio 1918, ore 12,30 (per. ore 24 del 18).

Stamane i miei colleghi di Francia, Inghilterra, Stati Uniti ed io abbiamo avuto una lunga intervista coi delegati dell'Ucraina la quale farà probabilmente oggetto di un radiotelegramma identico (2). In vista di quanto si riferisce riassumo qui sotto frattanto le mie impressioni nel senso che non vi sia da farsi alcun conto su quel paese.

Bratiano mi ha fatto chiamare in seguito a questa riunione e dopo avermi dichiarato che mi parlava per ora a titolo puramente amichevole sa'lvo a tornare ulteriormente sulla questione a titolo ufficiale, tanto più che gli stessi membri del Governo non sono tutti d'accordo sul da farsi, mi ha detto che egli si confermava sempre più nell'opinione che non vi è nulla di serio da fare e che se pace dovesse farsi all'infuori del Re Ferdinando e Sua Maestà abbandonasse il paese non vi tornerebbe più. Egli ha aggiunto che, nel colloquio avuto coi delegati dell'Ucraina, aveva tratto l'impressione che quel Governo non ha esercito, non ha ftnanze, non ha nulla e che inftne tutti i popoli dell'antico Impero russo non vogliono nuU'altro che la pace. Bratiano mi ha parlato poi del discorso di Wilson di cui è francamente malcontento, di quello di Lloyd George di cui non è maggiormente soddisfatto e delle dichiarazioni di Pichon che neppure esse lo soddisfano giacché subordinano mantenimento impegni colla Romania alla ulteriore condotta di quest'ultima, mentre egli ha già detto all'Intesa e conferma che il suo paese ha fatto tutto quello che doveva e poteva e che non gli si può chiedere più nulla. Parlandomi poi rispetto all'arresto di Diamandy Bratiano ha chiesto che cosa le Potenze alleate intendevano fare a tale riguardo. Quindi ha accennato aUa richiesta di truppe romene per la Bessarabia, e ad arresto da parte dei massimalisti di rifornimenti per la Romania ed ha concluso che la Romania affamata ed isolata dagli alleati non può nello stesso tempo fare la guerra ai tedeschi e la polizia contro i massimalisti.

(l) -Rltrasmesso a Londra e Parigi con t. gab. 115 del 16 gennaio. (2) -Cfr. n. 105.
89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN

T. GAB. PER CORRIERE 114/81. Roma, 16 gennaio 1918, ore 18.

In data 9 gennaio il R. ministro ad Atene telegrafa quanto segue:

«Attiro l'attenzione di V. E. sul contenuto dei telegrammi del R. addetto militare in Atene concernenti l'istituzione di una divisione a Janina. È questo, dopo la nostra evacuazione un provvedimento normale a cui naturalmente non possiamo nulla obiettare. Non è dubbio, ed egli non ne ha fatto mai mistero, che Venizelos aspira al possesso dell'Epiro settentrionale e che Francia, e credo anche Inghilterra, fedeli al'la linea di condotta che adottarono fino dalla conferenza di Londra del 1913 appoggiano tali aspirazioni. Unico rimedio per noi (se intendiamo conservare l'Epiro settentrionale all'Albania da noi protetta) si è di porre colà nostre forze militari a tal punto che nella difesa della regione (se come è probabile essa diverrà presto necessaria) esse abbiano azione se non esclusivamente preponderantemente superiore a quella delle forze greche » (t. gab. 84/2).

Il Ministero della guerra al quale detto telegramma fu comunicato mi ha in risposta fatto conoscere quanto segue:

«Sembrami che il miglior mezzo per soddisfare a quanto il R. Ministro in Atene prospetta, sia quello di ottenere il trasferimento della 35a divisione sulla destra del XVI corpo d'armata in modo che qualunque successiva conclusione circa truppe greche od altro, si trovi, per quanto riguarda sistemazione italiana, di fronte ad un fatto compiuto ed inesorabilmente deciso».

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 168/57. Pietrogrado, 16 gennaio 1918, ore 23,50 (per. ore 2,50 del 19).

Ambasciatore Stati Uniti ha oggi riunito tutti i capi missione ed alla riunione è anche intervenuto ministro di Romania. Questi, dopo avere ringraziato per energica azione spiegata da tutti i rappresentanti esteri in occasione del suo arresto narrò dettagliatamente tutte le vicende per cui era passato. Egli non fu fatto segno a speciali maltrattamenti ma fu internato nella fortezza di Pietro e Paolo e tenuto come qualunque criminale in cella e con vitto eguale a quello di tutti gli altri detenuti ed al momento liberazione gli fu letto protocollo nel quaie era detto che veniva messo in libertà a condizione che ottenesse dal suo Governo liberazione dei commissari dell'esercito russo arrestati in Romania. Diamandy rifiutò allora categoricamente liberazione sostenendo che la avrebbe solo accettata se incondizionata ed aggiunse che non avrebbe mai consentito a discutere affari di Stato mentre era ancora prigioniero. Dopo una conversazione telefonica fra autorità della fortezza e Lenin, Diamandy fu posto in libertà incondizionata. Furono liberati tutti gli altri membri della mis~ sione militare.

Nella stessa riunione venne proposto ed accolto alla unanimità di consi~ gliare ai rispettivi Governi di promuovere a mezzo Parlamenti, o con la stampa,

o con comunicati ufficiali manifestazioni di generale indignazione per attentato compiuto dai massimalisti contro il principio fondamentale del diritto interna~ zionale concernente la inviolabilità del domicilio e delle persone dei rappresentanti esteri. Diamandy terrebbe moltissimo a queste manifestazioni nei paesi alleati che raggiungerebbero lo scopo anche di discreditare presso i paesi neutri potere massimalista.

Sarò perciò grato a V. E. di volermi telegrafare suo pensiero in proposito.

Essendosi poi constatato che comunicato ufficiale del Governo tende a svisare alquanto il passo da noi fatto per mascherare di avere ceduto incondizionatamente, si è stabilito di fare pubblicare il testo preciso delle deliberazioni prese in antecedenza dal Corpo diplomatico, del modo come si è svolta nostra visita e delle cose che vi furono dette. Senza entrare in polemiche si affermerà che ogni opposta versione è menzognera.

Ho proposto infine che fosse comunicato alla stampa protesta da me fatta in seguito alla violazione dell'ambasciata e che fosse detto nel comunicato che protesta fu dal decano del corpo diplomatico lasciata a Lenin. Mia proposta fu unanimemente accolta e fu stabilito che unitamente alla comunicazione dei fatti fosse aggiunto che «i Capi missioni aspettano le sanzioni che saranno in proposito applicate».

Si è scelta questa forma per rompere ogni contatto col Governo rivoluzionario considerato anche che avendo Lenin detto di essere spiacente di non essere stato informato dell'incidente al momento in cui accadeva perché allora sarebbe stato più facile prendere misure repressive, nell'attuale condizione non vi è molto di più da attendere.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 149/16. Washington, 16 gennaio 1918, ore (per. ore 13,40 del 17).

So che verranno pubblicati presto i teiegrammi tedeschi qui intercettati in passato e che comunicati da Lansing al Governo francese hanno determinato l'arresto di Caillaux. Sono telegrammi diretti dal ministro di Germania in Buenos Ayres a Bernstorf e da quest'ultimo a Berlino. Ne risulta provata la connivenza di Caillaux colle autorità tedesche. Caillaux sentendosi sospettato in Francia si raccomandava che la stampa tedesca e specialmente la Neue Freie Presse, lo ignorasse. In un telegramma nel quale Bernstorf chiedeva che gli incrociatori tedeschi catturassero possibilmente il vapore nel quale viaggiava Caillaux perché vi erano a bordo dei documenti importanti raccomandava nerò di non molestare in alcun modo lo stesso Caillaux.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 151/17. Washington, 17 gennaio 1918 ore... (per. ore 20,30).

Mio telegramma gab. n. 14 (1).

Ho anticipato ieri a Lansing messaggio del quale sono incaricato da V. E. per Wilson (2) e riallacciando (questa volta in nome di V. E.) il colloquio avuto con lui a New York gli ho riaffermato ed illustrato gli scopi di guerra della Italia a giustificazione degli schiarimenti che reclamava la definizione fattane da Wilson. Lansing si sforzò rassicurarmi con frequenti interruzioni intese a mostrarsi consapevole pienamente della questione adriatica nei riguardi nostri ed a ribadire che necessariamente la rettifica dei confini italiani non può prescindere dall'esame delle nostre esigenze strategiche. Quando gli chiesi da ultimo se a eliminare i dubbi sorti in conseguenza del:la definizione di Wilson potevo interpretare presso V. E. le sue parole come conferma che i postulati italiani trovano qui posto e sostegno egli mi disse: «Vi ho già manifestato il mio necessario riserbo quando si tratta di interpretare ed impegnare pensiero di Wilson. Vi ho espresso il pensiero mio né potrei dire di più. Però questo desidero aggiungervi: non siate menomamente preoccupato intorno a dò». Circa Mediterraneo orientale, Lansing escludendo ogni altra interpretazione mi disse che le parole di Wilson miravano soltanto alla liberazione del giogo ottomano delle popolazioni non turche. Qualunque questione connessa a questo programma non era stata qui tuttora contemplata. Gli esposi dal canto mio che il programma italiano nel Mediterraneo orientale consisteva nel mantenimento dell'equilibrio delle forze e perciò anche, occorrendo, nella negazione di qualunque zona d'interesse a favore di chiunque. Ma che se si fossero create eccezioni a favore di terzi noi avremmo reclamato parità di vantaggi per prevenire una condizione di cose non ammissibile e foriera di pericoli. Egli mostrò di comprenderlo.

Sarò ricevuto da Wilson (3) lunedì prossimo (4).

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUSANI GONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. 155/10. Tokio, 17 gennaio 1918, ore 17,30 (per. ore 10 del 18).

Dalla marina militare giapponese sono giunte a Vladivostok due navi da guerra e due trasporti di fanteria. Due altre navi da guerra sono pronte a salpare subito. Non risulta fino ad ora che l'Inghilterra abbia inviato altre navi

( 3) Cfr. n. 120.

oltre l'incrociatore Suffolk. L'incrociatore americano con a bordo l'ammiraglio Knight attende ordini dal suo Governo nel porto di Yokohama, ma il Governo degli Stati Uniti appare poco propenso ad aderire, come ha fatto il Giappone, alle pressioni dell'Inghilterra perché si associ a tale invio (l).

(l) -Cfr. n. 87. (2) -Cfr. n. 69.

(4) Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. 123 del 18 febbraio.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (2)

T. GAB. 119. Roma, 17 gennaio 1918, ore 21.

Rodd mi comunicava il seguente promemoria:

L'ambasciata di S. M. britannica ha l'onore, secondo le istruzioni del sig. Balfour, di informare il ministero italiano per gli Affari Esteri che il generale de Candolle, che agisce come rappresentante presso i Cosacchi a Novocerkassk, è di opinione che i vari tentativi per stabilire nel sud della Russia governi autonomi e stabili, come le cose si stanno ora svolgendo, sono destinati all'insuccesso siccome tentativi isolati per resistere all'anarchia generale. Egli pensa che il solo possibile espediente per tenere i Cosacchi ucraini dell'Unione sud-orientale e la Siberia in contatto gli uni con gli altri, sia che essi si servano di qualche opportunità per venire ad una composizione con il governo massimalista di Pietrogrado. Una tale opportunità si presenterebbe se fallissero le trattative di questi ultimi con gli Imperi centrali. La base di una tale composizione dovrebbe essere una confederazione di Stati autonomi le cui ragioni di unione sarebbero limitata resistenza alle potenze centrall, mutua assistenza per lo scambio di ·;ettovaglie e combustibile dal sud, con, per esempio, munizioni e prodotti manifatturati dal nord, e non intervento sm territori reciproci.

È chiaro che la resistenza passiva alle potenze centrali è quanto di meglio possa aspettarsi dai governi del sud. L'esercito rumeno costituisce il primario elemento di tale resistenza. I nostri nemici sono impediti dall'ottenere l'accesso alle materie alimentari dell'Ucraina e alle coste del Mar Nero finché quell'esercito è in Moldavia. È pertanto vitale di trattenerlo colà e di nutrirlo dall'Ucraina e dalla Bessarabia. Ciò può farci soltanto ove le relazioni della Rada col resto della Russia siano suffic,ientemente assicurate in modo da rendere possibile che esso riceva a traverso quelle reglom i rifornimenti immediatamente necessari per la conservazione della propria esistenza.

Le vedute espresse dal generale de Candolle si raccomandano da se stesse al governo di Sua Maestà il quale suggerirebbe che istruzioni in questo senso fossero mandate ai rappresentanti alleati in tutta la Russia.

Nel portare quanto procede a conoscenza del ministero italiano per gli Affari Esteri l'ambasciata di Sua Maestà si rivolga al governo italiano per conoscere la sua opinione in riguardo a questo suggerimento.

Una simile richiesta viene indirizzata ai governi francese, americano e giapponese.

Ho risposto che non concoraavo completamente con l'opinione del generale de Candolle. L'interesse degli alleati cosi agli intenti della guerra come nel riguardi interni dei rispettivi paesi era di incoraggiare la resistenza degli ucraini, dei cosacchi e dei siberlani di fronte ai massimalisti di Pietrogrado, incitandoli a reclamare risolutamente per sé la vera rappresentanza della Russia nel suo complesso, e ad inalberare essi la bandiera di una Russia federale. Il punto essenziale era di favorire l singoli governi di fatto perché potessero consolidarsi tanto da fronteggiare 11 governo di Pietrogrado, che essi potevano in brevissimo tempo ridurre alla fame con l'interruzione di qualsiasi fornitura alimentare. Era per noi di supremo interesse contrlbuire a spazzare via il predominio dei bolscevichi, che non potevano oramai fare altro che l'interesse degl'Imperi centrali riguardo alla guerra e rappresentavano inoltre un pericoloso contagio disfattista e disorganizzatore per tutti i paesi alleati.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Washington con t. gab. 127 del 18 gennaio, ore 20. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 252-254.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. u.u. 69. Roma, 17 gennaio 1918, ore 22.

Telegrammi di V. S. 8 e 22 (l).

Ministero Colonie d'intesa con governatore Tripolitania, data imminenza spedizione inglese Cufra, approva 1nv1o maggiore Caccia e Capitano Tescione rappresentanza Governo italiano. Caccia come più anziano in grado anche degli ufficiali inglesi dovrebbe avere comando mllitare spedizione. Prego V. S. comunicare Caccia anche a nome Ministero Colonie seguenti istruzioni: l) raccogliere maggior numero dati e inrormazwni di carattere topografico geografico etnico politico economico; 2) idem sullo stato d'animo popolazione Cufra, capi e famiglia Senussi nei riguardi nostra pol1tica specie verso Senussia; 3) raccogliere massimo numero fotografie specie oasi Cufra; 4) confidenziale, indagare vero scopo esplorazione inglese per stuatare questione confini o esplorare vie accesso Cufra da Valle del Nilo per avviare Egitto commercio centro Africa ora diretto Cirenaica via Ogila-Gialo: 5) controllare se Possibile informazioni giunte Cirenaica affermanti, a) numero prigionieri turchi Cufra esiguo parecchi di essi essendo relegati Sir Meddah, Gialo. Giarabub: b) Mohammed El Abed fratello Sidi Ahmed Scerif trovarsi Cufra senza suoi armati rimasti difesa Gelil ben Sef El Masser cui anzi ne avrebbe inviati altri da Cufra; c) Mohammed El A be d ora d'accordo con l'Idris aspirerebbe succedere Sidi Ahmed Scerif; d) rilevante numero uomini a Cufra principalmente servi famiglia Senussita e Akuan.

Governo Tripolitania ha fatto dare opportuna comunicazione circa spedizione Cufra a Idris per doveroso riguardo al Saied in base accordi anglo-italosenussiti aprile 1917. Prego informarne alto commissario.

(l) Non pubblicati ma cfr. n. 58.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA. IMPERIALI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO (l)

T. GAB. 156/27. Londra, 17 gennaio 1918, ore 22,10 (per. ore 10,45 del 18).

Telegrammi ,di V. E. nn. !:iB e 84 (2). Ieri ebbi con Balfour un lungo colloquio che sr svolse per cosi dlre ln due tempi. Nel primo avente carattere prettamente uf!lcla.Ie lo gll detti lettura dei noti tre punti attirando sui medesimi tutta la più seria attenzione del Segretario di Stato pregandolo di voler fare altrettanto presso 11 Gabinetto dl guerra. Mi studiai di togHere alla comunicazione aualslasl 1ntonaz1one comminatoria. Ne accentuai però il quadruplice carattere di gravita. smcertta.. Iealta e amicizia. Balfour, premesso che sulla scrupolosa esecuzione del trattato da parte del Governo britannico non poteva naturalmente sorgere 1a menoma contestazione, disse che la comunicazione avrebbe fatto oggetto di rapporto scritto e di conferenza col primo ministro e col Gabinetto di guerra.

Nella seconda parte del colloquio di carattere personale la cordialità delle mie relazioni col Segretario di Stato mi consentiva maggiore libertà di linguaggio. In termini amichevoli ma molto espliciti dopo aver rievocato tutti i vari spiacevoli precedenti fra 1 quali nota frase di Cecil che l'Austria non è il principale nemico aella Gran Bretagna, i discorsi di Runciman e di altri deputati, il linguaggio della stampa ecc., feci sul discorso di Lloyd George ampi opportuni rilievi nel senso già noto a V. E. Attirai l'attenzione sua sulle manifestazioni di dolorosa sorpresa e 'di naturale preoccupazione dal medesimo provocate nella nostra opinione pubblica. Ed a conferma di tale asserzione lo misi al corrente di quanto mi aveva nella mattinata narrato Pirelli sulla addirittura disastrosa impressione prodotta a Milano anche nel circoli più favorevoli all'Intesa dalle deplorevoli reticenze e restrizioni circa le nostre pio vitall rivendicazionl. Con simili manifestazioni, osservavo, si fa praticamente la propaganda a favore dei nemici. Di quanto gli dicevo Balfour si mostrò penetrato. Senza ricorrere alle sottigliezze legali di Cecil, Balfour mi disse che si rendeva conto benissimo del movente delle mie osservazioni. Occorre, però, soggiunse, rendersi conto pure della imbarazzante posizione in cui travasi attualmente il primo ministro il quale deve trascinarsi dietro la democrazia inglese e tenere massimo conto della estrema sensibilità di quella americana: nel parlare in pubblico specie davanti alle masse operate di mutamenti territoriali è indispensabile ricorrere alle formule comprensive generiche che fanno sempre effetto come quella della difesa del principio di nazionalità ecc. e non entrare ìn particolari con accenni di speciali rivendicazioni territoriali cui i malintenzionati si affrettano affibbiare l'etichetta ormai alla moda d'imperialismo, spirito di conquista, antidemocraticismo ecc. Replicai che tale scopo si poteva benissimo ottenere senza perciò ricorrere a locuzioni come quelle adoperate che chiaramente implicavano, e come tali furono generalmente interpretate, restrizioni e riduzioni delle legit

time rivendicazioni per le quali il nostro Paese è entrato volontariamente in guerra. Non potevo inoltre lasciare senza commenti il fatto che mentre nel discorso si insisteva sulla santità dei trattati, si accennava poco dopo a una possibile revisione dei medesimi, mentre senza alcun previo consenso dell'altro contraente si annunziavano circa l'Anatolia intenzioni contraddicenti con la intesa già raggiunta. Su questo punto Balfour obbiettò vagamente sembrargli ricordare che di quell'argomento aveva a Parigi recentemente toccato il primo ministro in confidenziali conversazioni, non sapeva bene se con V. E. o con altri nostri ministri. Il Segretario di Stato da ultimo escluse ogni influenza del discorso di Lloyd George sul messaggio del Presidente. Fu questo l'unico punto della conversazione sul quale egli si espresse in termini vibrati e tali in sostanza da lasciare quasi credere che fosse avvenuto piuttosto il contrarlo. Il lungo colloquio ebbe intonazione amichevole e cordiale, ma per quanto concerne me posso assicurare V. E. che la serenità del linguaggio mio nulla tolse alla chiarezza e alla serietà delle osservazioni fatte. Di più ritengo in coscienza non avrei potuto dire senza oltrepassare i limiti tracciatimi da V. E.

(l) Ed. !n SONNINO, Carteggio, c!t., n. 256.

(2) Cfr. nn. 61 e 76.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 159/69. Londra, 17 gennaio 1918, ore 22,10 (per. ore 10 del 18).

Telegramma di V. E. n. 52 (1). Parlato ieri direttamente con Balfour il quale pur senza prendere impegni definitivi mostrò favorevoli disposizioni viaggio Senni in missione temporanea.

Segretario di Stato mi ha invitato intedermi con Sykes che avevo veduto vigilia e con cui ho nuovamente conferito. Sykes mi disse che sabato presenterà rapporto al competente comitato speciale di tre ministri dei quali mi farà conoscere subito decisioni definitive.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 162/29. Londra, 18 gennaio 1918, ore 10,30 (per. ore 4 del 19).

Odierno Manchester Guardian pubblica, traducendolo dal giornale russo Tsvestia il testo integrale nostro trattato 26 aprile 1915 (2).

(l) -Con t. 52 del 13 gennaio, Sonnino aveva comunicato a Imperlali la seguente Istruzione «Prego ottenere ordine categorico War Office per viaggio Senni ». (2) -sonnino telegrafò il 19 gennaio, ore 10,30 (t. gab. 128): «Prego Inviare urgentemente giornale e telegrafarml traduzione letterale testo articolo XV quale è stato riprodotto nel Manchester Guardian ».
99

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 166/23. Jassy, 18 gennaio 1918, ore 12,30 (per. ore 18,40).

Telegramma di V. E. n. 99 (1).

Le istruzioni precedenti Governo inglese sconsigliano «per ora» le trattative pace ed escludono la partenza della famiglia Reale e del Governo analogamente ai numeri 4 ed l del telegramma di V. E. Gabinetto n. 1928 (2). Quelle ora giunte al ministro d'Inghilterra seguitano a non essere altrettanto perentorie quanto le francesi ma concludono coll'invitare a secondare il passo del ministro di Francia il che ha fatto in conseguenza degli ordini ricevuti.

100

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 161/30. Londra, 18 gennaio 1918, ore 15,30 (per. ore 10,05 del19).

In conversazione privata con Hardinge ho ieri confermato e ribadito le osservazioni ed i rilievi ufficiali e personali fatti a Balfour. Hardinge mi disse che non arrivava a capire l'agitazione dell'opinione pubblica in Italia dal momento in cui le nostre rivendicazioni sono sancite da un trattato al quale nessuno può certamente supporre che il Governo britannico pensi soltanto venire meno. Ho risposto che i trattati concernono i Governi ma che le opinioni pubbliche in questi momenti di naturale e spiegabilissima nervosità giudicano e traggono impressioni da quello che odono e che di questo incontestabile fatto occorre si tenga il massimo conto nei pubblici discorsi. Ho al riguardo citato l'esempio di V. E. e dei nostri Ministri che in tutte le loro pubbliche manifestazioni hanno saputo sempre trovare la nota giusta rassicurando cioè il pubblico senza entrare in particolari o fare rivelazioni atte a suscitare controversie e creare imbarazzi ai Governi alleati. Hardinge ha po>i mostrato alquanta meraviglia per quanto io gli dicevo sull'effetto prodotto nella nostra stampa del discorso del primo ministro osservando che Rodd non solo non ne faceva cenno nella sua corrispondenza ma in una lettera spedita tre giorni dopo il discorso, lettera da lui comunicata a Lloyd George, aveva rilevato l'impressione generalmente favorevole prodotta dal discorso stesso. Ho risposto che per giudicare l'esattezza dei miei apprezzamenti non aveva che a leggere gli articoli dei vari giornali alcuni dei quali sono stati pure riassunti in questa stampa.

(l) -Cfr. n. 78. (2) -Cfr. serie V, vol. IX, n. 673, pag. 466.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. P. 167/6. Atene, 18 gennaio 1918, ore 17,20 (per. ore 2 del 19).

Quando ebbi l'onore di visitare l'E. V. Ella mi mostrò il desiderio di ricevere informazioni minute sul conto del nuovo generale francese comandante l'esercito di Salonicco. Per i suoi precedenti in carriera mi si indica la biografia nell'Illustrazione francese del 25 agosto 1917. Sembra che a lui si attribuisca il merito dell'organizzazione difensiva del settore di Verdun ma che in generale sia più apprezzato come organizzatore che come manovratore. I suoi rapporti col generale Mombelli sono stati assai cordiali fino dal principio. Lo scambio di

•:isite avvenuto dette luogo ad espressioni cortesi da parte del generale francese per l'Italia ed in modo speciale per la 35a divisione e per il suo comandante e sembrò che il generale francese volesse risolutamente secondare il desiderio del generale Ferrero di congiungere le proprie truppe con quelle di Mombelli. Da tutte le fonti da me consultate sembrerebbe risultare che Guillaumat si sia posto da un punto strettamente militare nello studiare il problema della nostra azione comune in Macedonia. Si confida generalmente che la sua venuta abbia posto un termine alla inaccettabile invadenza e agli intrighi di Sarrail, ma naturalmente è ancora troppo presto per essere sicuri che queste buone impressioni troveranno piena conferma nei fatti. Certo è che giunto a Salonicco il nuovo generale ha fatto piazza pulita di tutti i partigiani di Sarrail. Quanto ftl generale Bordeaux che ha qui sostituito come capo della missione militare francese ed addetto militare il generale Braquet chiamato per volontà del Guillaumat che nel Bordeaux ha grande fiducia, si può dire per ora (mio telegramma gab. N. 2) (l) che i suoi tentativi per dare maggiore rapidità e maggiore importanza alla mobilitazione greca sono falliti e che la forza delle cose lo ha ricondotto a fare una piccola e parziale mobilitazione. Mi si assicura anzi che in questi ultimi giorni Guillaumat ha fatto intendere che (data la scarsità del materiale da guerra che arriva dalla Francia e data anche la pessima qualità fisica e morale dei soldati greci che gli si inviano) questi invii si riducono ancora. Ormai chiunque sia alla testa di questo servizio non è più possibile evitare che la mobilitazione greca, grande o piccola che sia, abbia carattere esclusivo di impresa francese e non abbia nulla o quasi nulla che possa farla considerare come un movimento nazionale greco. Per conseguenza qualunque siano le tendenze del Guillaumat e del Bordeaux è ormai fatale che la Francia raccolga il frutto della sua .politica in Grecia di questi due ultimi anni ossia una esclusiva ed assorbente influenza nel paese. Cosicché ben si può dire che la Francia ha consentito ad allontanare Sarrail e Braquet soltanto quando ha capito che per i propri fini essa non ne aveva più bisogno essendo ormai le cose giunte a tal punto che neanche l'opposizione italiana poteva più farle tornare indietro.

(l) Non pubblicato.

102

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

I'. GAB. 158/5. Le Havre, 18 gennaio 1918, ore 20,10 (per. ore 23,50).

Nessun'altra informazione ha il ministro degli affari esteri relativamente alla visita del Re del Belgio (l) . Egli mi ha detto che per stabilire il giorno, le modalità del viaggio, i particolari, le due Corti trattano direttamente per mezzo della legazione del Belgio a Roma o dei capi missioni militari belgi in Italia. Sarebbe opportuno mantenere il riserbo sino all'ultimo momento circa la Re del Belgio come si è fatto in occasione della visita di S. M. il Re nello scorso settembre. Mi sono inteso in questo senso col ministro degli affari esteri.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 191/62. Pietrogrado, 18 gennaio 1918, ore 23,40 (per. ore 23,50 del 21).

Giornata di ieri per l'apertura della Costituente è trascorsa alquanto agitata fra preparativi lotta imminente fra i massimalisti particolarmente. Durante la notte preso a pretesto attentato contro Lenin, Governo ha fatto arresti in massa e interdetta per oggi pubblicazione molti giornali che sostengono Costituente. Associazione per difesa Costituente invitò cittadinanza ad una dimostrazione onde attestare fiducia alla Costituente stessa. Governo da parte sua fece venire a Pietrogrado marinai di Kronstadt e Helsingfors, concentrò guardia rossa e pubblicò violento manifesto eccitando operai e soldati contro borghesia e partiti contrari. Mentre ha fatto arrestare molti membri influenti, ripudia Costituente e, discreditata ed intimidita Assemblea stessa, ha lavorato per guadagnare ala di estrema sinistra dei socialisti rivoluzionari nella speranza che questa rafforzi nella votazione i massimalisti.

A poche ore di distanza dall'apertura della Costituente Pravda organo ufficioso del Governo ha pubblicato, rompendo ogni ritegno, una specie di ultimatum col quale cominciando «Costituente deve decretare quanto segue » fissa i punti fondamentali del programma massimalista.

Stamane dimostrazione per Costituente, che doveva essere pacifica, ebbe episodi sanguinosi. Guavdia rossa ha cercato con violenza impedire manifestazioni. In tre quattro punti della città morti e feriti. Ciò malgrado dimostrazioni assai numerose ebbero luogo e Costituente tenne prima seduta. Mentre telegrafo a tarda ora seduta è ancora aperta. Non si sanno particolari. Mi

\'enne riferito che si sta procedendo elez,ione presidente con maggioranza per Cernoff socialista rivoluzionario di sinistra e signora Spiridonova, a quanto pare dello stesso partito. Si è avuta sorpresa di vedere votare per ... (l) deputato dell'Ucraina. Si afferma manchino alla seduta molti deputati socialisti di destra e centro, dimodoché elezione presidenziale non rappresenterebbe ancora espressione maggioranza. I cadetti, del resto poco numerosi, non sono intervenuti seduta e pare si asterranno anche in seguito.

(l) Cfr. n. 63.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. POSTA 203/33. Parigi, 18 gennaio 1918 (per. il 23).

Ho avuto ieri una lunga conversazione con Albert Thomas col quale avevo desiderato conferire a proposito della tensione che si va manifestando fra operai francesi ed italiani, argomento sul quale riferisco in altro telegramma (2). Albert Thomas entrò di sua iniziativa nel terreno della nostra politica estera e dei nostri fini di guerra. Mi disse che si proponeva recarsi prossimamente in Italia per vedervi V. E., S. E. Orlando Bissolati ed altri uomini politici allo scopo di rendersi bene conto delle intenzioni del Governo italiano intorno alle eventuali condizioni di pace. Egli mi disse che desiderava spiegare fra le masse operaie francesi una azione tendente a far loro a'ccettare i propositi del Governo italiano, ma appunto per questo desidererebbe avere sui medesimi le possibili precisioni. Egli comprende che non possiamo essere soddisfatti delle manifestazioni di Lloyd George e di Wilson; per conto suo egli mette la necessità dell'acquisto di Trento e Trieste fuori di qualsiasi discussione; credeva che nelle questioni adriatiche si pot~sse trovare un terreno conciliativo con le altre nazionalità senza nulla abdicare dei nostri diritti né delle ragioni della nostra sicurezza. Soprattutto è ~contrario alla politica di riguardi verso l'Austria che egli condanna del pari di noi. Non pertanto l'accusa di imperialismo che ci si fa dai nostri concorrenti ci nuoce nella massa e conviene smentirla. Gli risposi che la nostra politica si fonda su due capisaldi sui quali non possiamo transigere, né alcuno ci può dar torto, cioè compimento della nostra unità nazionale, acquisto di frontiere sicure così per terra come per mare; non possiamo continuare come fin qui a vedere le chiavi delle nostre valli e delle nostre coste in mano altrui. Ciò non può chiamarsi imperialismo. Deputati socialisti ci hanno lanciato questa accusa perché, così dicevano, noi vogliamo Smirne. Ma tutti ormai sanno che non abbiamo noi nell'Asia Minore altre aspirazioni che di equilibrio; non intendiamo cioè che altri Stati vi trovino dei vantaggi sia economici che territoriali senza che ci si attribuiscano quei

compensi che vi mantengano inalterate le proporzioni di influenza e di dominio. Non si può infatti immaginare che in caso di nuovo assetto da darsi all'Asia Minore una nazione di 40 milioni esclusivamente mediterranea consenta ad altri Stati del Mediterraneo orientale vantaggi dei quali essa possa essere esclusa. Thomas mi disse che di ciò era perfettamente edotto e che ciò appariva chiarissimo a tutte le menti colte ma che occorreva spiegarlo alle masse che giudicano non secondo ragionamenti ma secondo impressioni; perciò trovava desiderabile che il Governo italiano prendesse anche esso la parola dopo i discorsi di Lloyd George, Wilson e Pichon, ed egli andrà in Italia per intendersi bene con i nostri dirigenti e quindi spiegare fra le masse francesi un'azione di propaganda a favore delle nostre giuste aspirazioni.

Thomas è benissimo disposto verso di noi e convintissimo della necessità di un'intima unione fra i due paesi, egli come tutti i socialisti di tinta rifarmista non ha più l'antica influenza sulle masse che seguono più volentieri i violenti; ha però abbastanza autorità soprattutto sulla stampa popolare perché il suo appoggio ci possa essere utilissimo. Mi informerò dell'epoca precisa del suo viaggio in Italia (l).

(l) -Gruppo indec!frato. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 248/40 (2). Jassy, 18 gennaio 1918 (per. il 26).

Télégramme identique des ministres des Etats Unis, d'Italie, d'Angleterre et de France en Roumanie.

« Hier matin, nous avons reçu la visite des délégués de l'Ukraine, MM. Galip sous secrétaire d'Etat aux affaires Etrangères et Galicinski, directeur des Finances.

De l'exposé plutòt imprécis qui nous a été fait par M. Galicinski, il nous a semblé résulter: 1° -que, en raison de l'état de l'opinion publique, l'Ukraine ne se croit pas tenue à reconnaitre les traités conclus par le régime tzariste.

2° -Que n'ayant pas d'armée elle se trouve dans l'impossibilité de continuer la guerre et qu'en ce qui concerne la conférence de Brest-Litowsk, le désir de paix est tellement répandu parmi la popolation de l'Ukraine, qu'il serait impossible au Gouvernement de la Rada de résister à ce courant surtout si les bolcheviks arrivent à conclure la paix avec les austro-allemands.

3° -Que le Gouvernement Ukrainien serait en train de recruter des troupes en majeure partie par des enròlements volontaires pour le maintien de

l'ordre à l'intérieur aussi bien que pour la lutte contre les bolcheviks et subsidiairement pour garantir l'indépendance du pays contre l'étranger.

4° -Que l'Ukraine n'entend admettre aucune ingérence dans ses affaires intérieures de la part des autres Etats de la Russie, comme de son còté elle s'engage à respecter scrupuleusement l'indépendance de ces Etats.

Toutefois, M. Galip a ajouté que son pays n'exclut pas la possibilité d'un lien fédéral entre lui et les autres parties de la Russie et qu'il a méme essayé de se mettre en rapports avec l'Union de la Russie méridionale et avec la Bessarabie. De notre còté, nous avons remporté l'impression que la tendance fédéraliste s'était plutòt affaiblie en Ukraine dans les derniers temps.

5° -Que par suite de ses conditions intérjeures et de ses relations avec les autres Etats de Russie ainsi que avec les Puissances étrangères la situation économique et financière de l'Ukraine est particulièrement grave.

Comme conséquence de ce qui précède M. Galip a formulé les demandes suivantes:

lo Reconnaissance de l'indépendance de l'Ukraine par l es grandes puissances de l'Entente et nomination de représentants diplomatiques alliés à Kiew.

2° Appui financier au Gouvernement ukrainien. 3° Facilités de la part de l'Entente pour l'approvisionnement de l'Ukraine en produits manufacturés. Dans le courant de la conversation M. Galip a reconnu que la situation militaire changerait complètement s'il y avait en Russie des forces alliées, si les Puissances alliées étaient les maitres des communications avec Vladivostock et si l'on arrivait à conclure des accords avec la Turquie et la Bulgarie dont les représentants à Brest-Litowsk auraient méme fait des avances aux délégués ukrainiens et manifesté un certain ressentiment contre l'Allemagne et l' Autriche-Hongrie. Nous avons dit aux délégués que nous nous réservions de leur donner une réponse après délibération. En conséquence, ce matin, nous nous sommes rendus chez eux, et nous Ieur avons déclaré: 1° -qu'avant tout les Puissances alliées devaient demander que l'Ukraine, méme si elle ne pouvait pas financièrement faire la guerre, prit au moins l'engagement de ne pas conclure de paix :::éparée. Nous avons fait remarquer à cet égard aux délégués que cet engagement était déjà implicitement contenu dans la note que leur Gouvernement avait adressé en assumant le pouvoir aux ambassadeurs alliés à Pétrograd et dans laquelle il était dit que l'Ukraine, n'entendait pas conclure une paix séparée, mais seulement participer à une paix générale en plein accord avec Ies Puissances alliées. 2° -Que le Gouvernement Ukraìnien devait en méme temps s'engager à ne pas entrer en relations économiques avec nos ennemis. 3° -Que les autorités ukrainiennes devraient organiser avec le concours des missions militaires alliées une force armée suffisante pour assurer non seulement l'ordre intérieur, mais aussi l'indépendance du pays contre toute attaque extérieure.

4° -Que le Gouvernement ukrainien devait se mettre en rapports avec les autres Etats autonomes de Russie ainsi qu'avec la Roumanie dans le but C!'opposer un solide rempart aus Empires Centraux qui sont, ainsi que les négociations de Brest-Litowsk l'ont encore une fois confirmé, les adversaires naturels du principe des nationalités.

5° -Que le Gouvernement ukrainien devait s'engager à faciliter le ravitaillement de la Roumanie et prendre à cet effet les mesures nécessaires pour assurer le service régulier des chemins de fer en liaison avec les mesures que le Gouvernement de Bessarabie est en train d'adopter dans le méme but avec le concours du Gouvernement roumain.

Nous avons en méme temps cru de notre devoir de ne pas laisser passer sans protestation de notre part la déclaration de M. Galip au sujet des traités conclus par le régime tzariste.

Nous lui avons fait remarquer à cet égard que les Puissances alliées étaient entrées en guerre non pour une cause qui intéressait le Tzar et son Gouvernement, mais à la requéte de la Russie pour la cause d'un petit peuple slave que les Empires Centraux voulaient écraser, que la guerre provoquée par les Puissances germaniques avait dane été soutenue par les Puissances alliées pour défendre le principe des nationalités conformément aux sentiments manifestés de tout temps par le peuple russe. Par conséquent, les Puissances alliées avaient traité par l'entremise du Gouvernement impérial avec la Russie entière et les principes fondamentaux des traités d'alliance devraient étre acceptés et reconnus par tous les Etats de Russie et notamment par l'Ukraine.

Nous avons enfin conclu que l'attitude des grandes Puissances alliées envers l'Ukraine au point de vue de la reconnaissance de son indépendance, du concours financier ainsi que de la collaboration militaire était subordonnée à la réponse qui nous serait donnée sur les 5 points ci-dessus.

Le ministre de France a ajouté qu'il avait dès maintenant l'autorisation de reconnaitre l'indépendance de l'Ukraine et qu'il serait prét à le faire immédlatement si la réponse des délégués était satisfaisante.

M. Galip nous ayant fait remarquer qu'il n'avait pas les pouvoirs nécessaires [pourJ prendre les engagements que nous lui demandions, mais qu'il en référait par le télégraphe à la Rada nous avons décidé d'avoir une nouvelle entrevue avec les délégués ukrainiens aussitòt que la réponse leur sera parvenue.

Le langage des délégués ukrainlens concorde avec les renseignements recus dse agents alliés à Kiew pour démontrer que l'Entente ne peut actuellement attendre de l'Ukraine aucun secours effectif. Tout ce que nous pourrons lul demander c'est de gagner du temps afin de permettre aux Puissances alliées d'agir pour améliorer la situation générale sur ce front. Nous exprimons de nouveau l'opinion que le seui moyen sù.r d'y parvenir et par conséquent de fixer l'attitude de l'Ukraine dans un sens conforme aux intéréts de notre cause est l'envoi en Russie de forces internationales dans les conditions que nous avons indiquées.

Il y a lieu de noter que cette impression est également celle du Gouvernement roumain qui de son còté a eu des entrevues avec les délégués du Gouvernement ukrainien.

(l) -Ritrasmesso a Londra e Washington con t. gab. 165 del 24 gennaio, ore 21. (2) -In questo ed in altri casi analoghi il numero di protocollo particolare è quello dell'ambasciata a Parigi che ritrasmise il telegramma.
106

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. P. 168/7. Atene, 19 gennaio 1918, ore 13,30 (per. ore 17,25).

Faccio seguito al mio telegramma n. 6 (l).

R. console a Salonicco telegrafa quanto segue:

«Il generale Guillaumat ha finora evitato di pronunziarsi su tutte le questioni sui cui vi era stato conflitto o divergenza di vedute fra Sarrail e questo ufficio o il Comando del nostro corpo di spedizione. È mia impressione che egli sia, a differenza di Sarrail, più soldato che politicante ma che non ami assumere un contegno deciso in tutte le questioni in cui siano interessati il Governo greco o il Governo di Essad. Ho rilevato tuttavia come in ciò egli si lasci molto guidare dal proprio capo di stato maggiore generale Charpy già membro della missione francese ad Atene, di sentimenti ellenofili.

Così nella questione della requisizione durante la sua assenza del locale già affittato dal magazzino militare italiano egli dichiarò apertamente al nostro comando di trovarsi nella necessità di darci torto mentre lo stesso rappresentante del Governo greco ebbe poi a riconoscere fondato il nostro reclamo.

Nella questione di Sciahin bey internato a Mitilene per il quale il R. Ministero degli Affari Esteri mi interessò a fare un nuovo passo presso il Comando francese, il nuovo generale dopo quasi un mese di sollecitazioni mi ha dichiarato ieri che aveva suggerito al suo Governo di parlare direttamente in proposito col Governo italiano.

Per la questione riferita con mio rapporto n. l (2) egli mi ha detto che non crede potermi per ora dare copia dell'inchiesta fatta contro il reggente ... (3) albanese trattandosi di materia di carattere politico». Mi risulta, da quanto telegrafa Dolfini, che il nuovo generale non insista nella via battuta dal suo predecessore ma che nemmeno abbia l'intenzione né forse la possibilità di cambiare definitivamente rotta né di assumere un'attitudine a noi favorevole. Mi si conferma l'impressione che egli voglia affettare disinteressamento personale nelle questioni politiche ma che esse siano oramai già totalmente avviate nel senso voluto dal Sarrail che non sia facile rimediarvi senza una decisa reazione da parte nostra.

Comunicherò a V. E. rapporto particolareggiato informazioni che mi perverranno.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 170/31. Londra, 19 gennaio 1918, ore 14,40 (per. ore 1,15 del 20).

Ieri feci visita a lord Reading in procinto di partire per Washington. Nel corso della conversazione accennai al messaggio di Wilson, alle insufficienti

sue dichiarazioni circa le nostre essenziali rivendicazioni esprimendo la fiducia che a lui bene al corrente di tutti i particolari del negoziato che condusse alla nostra entrata alleanza, riuscirà agevole spiegare a Wilson il vero carattere di tutte le nostre rivendicazioni che !ungi da qualsiasi imperialismo sono in perfetta consonanza con i principii democratici dell'alleanza, costituiscono il programma dell'equilibrio, rappresentano il minimo indispensabile per assicurare da terra e per mare la sicurezza delle nostre difese. Tale necessità per quanto concerne specialmente l'Adriatico è stata in modo tangibile dimostrata dalla presente guerra che ha permesso all'Austria-Ungheria, le cui coste abbondano di porti mentre ne difettano in modo assoluto le nostre, d'impedire qualsiasi azione nostra e delle marine alleate.

Colsi l'occasione per accennare alla non favorevole impressione prodotta in Italia dal noto passaggio del discorso di Lloyd George ecc. rilevando le perniciosissime conseguenze che a detrimento della causa comune e anche delle relazioni future fra i nostri due paesi potrebbero derivare qualora si accreditasse in Italia il sospetto che l'Inghilterra coltivi la speranza per me fallace e illusoria di promuovere una pace separata con l'Austria-Ungheria sacrificando i vitali interessi italiani sanciti dai trattati. Reading statomi in attento ascolto fece accoglienza visibilmente simpatica alle mie osservazoni !asciandomi intendere l'intenzione di non tenersele per sé.

(l) -Cfr. n. 101. (2) -Non è ancora pervenuto il citato rapporto [nota del documento]. (3) -Gruppo indeclfrato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 176/32. Londra, 19 gennaio 1918, ore 21,53 (per. ore 6 del 20).

Riassumo punti principali di una conversazione di Steed con nostro addetto militare:

1°) Lloyd George avrebbe riconosciuto che la forma del suo discorso non fu perfettamente abile. Discorso però fu manovra di guerra e pertanto primo ministro insistette per ottenere il pieno appoggio della nazione. Donde moderazione del noto articolo Times malgrado le vedute di Steed sulla questione jugoslava.

2°) Moventi principali del discorso furono oltre la necessità di carezzare i sentimenti dei partiti operai, per attenerne consenso all'aumento del contingente militare, l'illusione di staccare l'Austria dalla Germania.

3°) Questa illusione è stata raffermata dopo l'invio, a domanda dell'Austria, del generale Smuts in Svizzera che ebbe colloquio con Mensdorff. Generale parti col concetto che Austria prossima al collasso fosse disposta a pace separata. Austria invece escluse assolutamente tale eventualità. Fece però sapere che ottenendo dall'Inghilterra misure garanzia circa la sua integrità territoriale avrebbe tutt'al più cercato frapporre ostacoli e resistenza passiva al trasferimento sul fronte occidentale di 350.000 uomini richiesti dalla Germania per la colossale offensiva che qui si pensa possa, date le favorevoli condizioni d'atmosfera, iniziarsi l'ultima settimana di febbraio. Solo le rivendicazioni italiane furono ammesse come un massimo che Austria fosse forzata ad accettare. Il che è gettito completo delle aspirazioni jugoslave.

4°) Secondo Steed lo scopo precipuo del discorso di Lloyd George fu temporeggiare rattenendo Austria dal minaccioso spostamento forze, creando incertezza e dilazione nelle trattative tra massimalisti e Potenze centrali e dando tempo agli americani di scendere in lizza con tutto il loro peso non che al nuovo bill sul contingente di accrescere forze in Fiandra.

5°) Steed ha insistito finalmente sul vantaggio incalcolabile che verrebbe all'Italia da un bel gesto che le cattiverebbe l'egemonia morale sui serbi e jugoslavi. Egli aggiunse si proponeva di scrivere particolareggiatamente alla

E. V. ! ,",

Addetto militare in conformità delle istruzioni di massima da me impartitegli si è astenuto dall'esprimere qualsiasi opinione anche a titolo personale in merito alle vedute espresse da Steed. Circa il colloquio Smuts-Mensdorfi giudicherà V. E. se non sia il caso di chiedere qui qualche spiegazione (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 172/33. Londra, 19 gennaio 1918, ore 14,46 (per. ore 1,15 del 20).

Telegramma di V. E. n. 128 (2).

Copia del Manchester Guardian fu spedita ieri sera. Questa sera sabato mi è impossibile procurarmi una seconda copia per la traduzione dell'articolo 15°. Trascrivo intanto la traduzione del predetto articolo quale è riprodotto nella Nuova Europa che ha pubblicato nel numero di ieri il nostro trattato come aveva nei precedenti pubblicato altri accordi e documenti segreti rivelati dai massimalisti:

« Art. 15. -Francia Gran Bretagna e Russia si impegnano ad appoggiare l'Italia in quanto (in inglese «in so far») essa non permette che i rappresentanti della Santa Sede spieghino un'azione diplomatica a riguardo della conclusione della pace ed il regolamento delle questioni connesse con la guerra».

Qualora il testo del Manchester Guardian differisca da quello sopra riprodotto ne telegraferò lunedì la traduzione letterale.

All'infuori del Manchester Guardian che ha stamane pubblicato l'accordo anglo-franco-russo nessun giornale quotidiano l'ha finora pubblicato e nessuno l'ha commentato.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 143 del 21 gennaio, ore 19 «Prego chiedere spiegazioni circa colloquio Smuts-Mensdorff >>. Con t. gab. 184/37, del 21 gennaio Imperiali comunicò a Sonnino l'informazione secondo la quale il ministro degli Esteri italiano era stato fedelmente informato della conversazione intervenuta tra il rappresentante britannico e quello austriaco. Sonnino rispose con t. gab. 146 del 22 gennaio che l'informazione era infondata. (2) -Cfr. n. 98, nota 2.
110

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 236/31. Jassy, 19 gennaio 1918, ore 20,10 (per. ore 8 del 22).

Pichon ha detto ad Antonesco che l'Austria-Ungheria è agli estremi così dal punto di vista economico, come da ,quello militare, e quindi il minimo incidente può precipitare la catastrofe. Pichon chiede quindi alla Romania di non scoraggiarsi e tenere fermo fino in fondo. Foreign Office rispondendo a questo ministro d'Inghilterra che l'aveva informato della pessima impressione fatta qui dal discorso di Lloyd George, confermò il passo relativo alla Romania dandovi anzi una interpretazione che doveva necessariamente scontentare Governo romeno. Ministro d'Inghilterra aveva avuto prudenza di non comunicare questo telegramma a Bratiano, ma ciò è stato inutile perché Mishu ne era già stato informato al Foreign Office. D'altro lato Barrère telegrafa al Quai d'Orsay in relazione al radiotelegramma identico di cui al mio telegramma gab. n. 15 (1), che tutte le proposte dei ministri a Jassy sono praticamente inapplicabili. In queste condizioni come ci si può attendere, anche in vista delle notizie dell'Ukraina, che la Romania possa seguire i consigli dell'Intesa? E non parrebbe che ci si trovi ancora una volta in uno dei casi deplorati da Lloyd George dopo il disastro italiano? Mi permetto di far presente quanto precede ad evitare brutte sorprese.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 189/64. Pietrogrado, 19 gennaio 1918, ore 20,55 (per. ore 18,50 del 21).

A compimento notizie telegrafate iersera (2) aggiungo che seduta assemblea costituente si svolse in modo agitato. Nei corridoi e nell'aula stessa si trovavano numerosi marinai e guardie rosse. Nonostante quest'ultima grave intimidazione assemblea si dimostrò sin da principio di tendenze antimassimaliste. Fu eletto Cernoff, socialista rivoluzionario di sinistra con 244 voti contro candidata massimalista Maria Spiridonova che ne raccolse 153; seduta si svolse nel modo seguente: ieri alle quattro pomeridiane Assemblea Costituente si riunì nel palazzo della Tauride. Socialisti rivoluzionari, rappresentanti due terzi assemblea, occuparono centro, massimalisti sinistra; all'ala destra rimase gran parte socialisti minoritari. Il presidente comitato esecutivo dei Soviet Sverloff inaugurò assemblea a nome consiglio dei commissari. Dopo avere invitato lavoratori della Costituente ad aiutare Soviet a farla finita con la classe privilegiata, lesse dichiarazione del Governo massimalista del senso se

guente: Russia è dichiarata Repubblica dei Soviet dei deputati operai soldati contadini. Tutto il potere centrale e locale è delegato ai Soviet. Repubblica russa dei Soviet si appoggia sulla libera unione di libere nazioni e costituisce federazione di repubbliche o Soviet nazionale. Assemblea Costituente decide: lo realizzare socializzazione terre; 2° ratificare leggi miranti nazionalizzazione mezzi produzione; 3° ratificare decreto sulla nazionalizzazione banche; 4° lavoro obbligatorio; 5° formazione guardia rossa socialista e disarmo classe possidenti. Costituente approva politica dei Soviet; denunzia trattati segreti, alla fraternizzazione eserciti combattenti [sic] contemporaneo conseguimento pace democratica senza annessioni né contribuzioni con il diritto dei popoli di disporre propria sorte. Costituente insiste sulla completa rottura colla politica della civiltà borghese e saluta politica dei commissari popoli che hanno proclamato indipendenza Finlandia, cominciata evacuazione truppe russe dalla Persia, proclamato diritto Armenia disporre di se stessa. Costituente considera abolizione debiti contratti dal Governo dello Czar e dalla borghesia come sensibile colpo inferto alla finanza internazionale. Essa considererà come irregolare ogni opposizione al consiglio dei Soviet ».

Assemblea procedette quindi alla elezione del presidente.

Nel suo indirizzo presidenziale Cernoff disse sperare assemblea si sarebbe adoperata con tutte le forze al raggiungimento pace democratica internazionale. Sfortunatamente presenti iniziative pace della Russia non avevano incontrato grande [successo] esse avevano chiaramente svelato vera intenzione Potenze centrali che soltanto a parole accondiscendevano alla pace per separare Russia dai suoi alleati. Situazione era pericolosa ma Russia poteva avere potenti alleati nelle classi lavoratrici di tutti i paesi. Costituente poteva ora levare voce come organo di Stato e convocare a Pietrogrado congresso socialista internazionale dei rappresentanti di tutti i popoli liberi e Russia sarebbe stata sufficientemente forte per prendere nelle sue mani ulteriori trattative pace democratica. Per non soccombere all'imperialismo occorreva intanto formare esercito socialista. Cernoff propugnò poi unione di tutti i partiti e necessità riorganizzare finanze del paese, trasferire senza riscatto terre ai lavoratori, propose chiamare per plebiscito tutto il popolo riconfermare sua fiducia nella Costituente e invitò assemblea onorare soldati caduti in guerra. Tra vivaci attacchi della sinistra parlò poi Zeretelli contro riconoscimento Soviet e avocò tutto il potere alla Costituente. Lesse seguente deliberazione dei socialisti minoritari: lo Istituzione repubblica democratica con suffragio universale e voto proporzionale; 2° Costituente deve eleggere organo che ratifichi armistizio di fatto e proporre tutti i belligeranti intavolare trattative pace sui principi della rivoluzione russa; 3° passaggio beni privati ed ecclesiastici ai lavoratori (l); 5° decreto sulle ore di lavoro e sulle assicurazioni sociali; 6° riconoscimento diritti acquisiti dalla rivoluzione; 7° riconoscimento diritto delle diverse nazionalità.

Assemblea con 237 voti contro 146 deliberò iniziare suoi lavori giusta programma socialista tralasciando discussione su dichiarazione massimalista. Di

scorso Zeretelli face grande impress10ne. Per votare deliberazione minoritari

massimalisti chiesero due ore, venne loro accordata mezz'ora passata la quale

essi non si presentarono e seduta fu tolta a mezzanotte.

Stamane Costituente tornò riunirsi ma massimalisti non intervennero. Con

questa manovra Costituente viene ridursi alla riunione di un solo gruppo so

cialista. Corre voce che Governo per impedire anche ciò abbia intenzione vie

tare ingresso nell'aula. Intanto giornali che mettevano in evidenza essere stati

massimalisti in minoranza, sono stati sequestrati. Arresti e perquisizioni con

tinuano. Tensione animi per tanta violenza diventa maggiore.

(l) -Cfr. n. 72. (2) -Cfr. n. 103.

(l) Il quarto punto manca nel testo.

112

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 130. Roma, 19 gennaio 1918, ore 21.

Agenzia Stefani ha ricevuto seguente testo di una frase del discorso di Lloyd

George: «Esso fu salutato con acclamazioni in tutti i paesi alleati; si è appena

udita la voce delle critiche, salvo quella di alcuni che avrebbero voluto che

facessi domande più esagerate. I socialisti di Francia, i socialisti d'Italia come

i socialisti d'Inghilterra l'hanno nell'insieme considerata come una proposta

molto ragonevole ».

Per evitare aspri commenti ed incresciose polemiche testo fu modificato sostituendo «maggiori» ad « esagerate» e «socialisti dei paesi alleati» a «soc;ialisti di Francia e d'Italia » V. E. vorrà far rilevare costà come non possiamo sentirei soddisfatti della espressione «esagerate » usata dal primo ministro britannico e che citare «soddisfazione dei socialisti d'Italia », che non potrebbe riferirsi se non ai nostri socialisti ufficiali, riesce assai strano per chi sappia la parte che questi hanno avuto ed h2.nno in relazione alla nostra guerra.

113

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E AL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI

T. GAB. 131. Roma, 19 gennaio 1918, ore 21.

(Meno Havre) R. ministro a Le Havre informa circa proposito Governo belga rispondere ora alla nota del Papa dell'agosto scorso (l). Questo progetto è stato comunicato ai Governi britannico e francese ma non al R. Governo. A Parigi non si sarebbe fatto buon viso al progetto e ciò spiegherebbe il ritardo nel metterlo in esecuzione. Il segretario generale del Ministero degli Affari

E:steri ha confermato a Carignani l'esattezza della informazione dicendo che fra giorni sarà presa una decisione. Si vuole che Governo belga sia stato indotto a questo suo atto eventuale e tardivo dal ministro del Belgio al Vaticano.

(Solo Havre) Nel comunicare contenuto del rapporto di V. S. n. 23/10 del 15 corrente {l) ai RR. ambasciatori a Parigi e Londra ho soggiunto quanto segue:

(Per tutti) La tardiva risposta del Governo belga farebbe oggi assai comodo agli Imperi centrali e darebbe modo al Vaticano di riprendere in mano qualche nuova forma di mediazione tra gli Imperi centrali e gli alleati. Sono perciò d'avviso che convenga agire presso codesto Governo per dissuadere Governo belga da questo atto.

Prego V. E. agire in conseguenza e telegrafarmi (2).

(Solo Havre) Quanto precede per sua notizia esclusivamente personale.

(l) Cfr. serie V, vol. VIII, n. 843, pag. 582.

114

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 202/66. Pietrogrado, 20 gennaio 1918, ore 22,10 (per. ore 17,10 del 23).

Seguito mio telegramma 64 (3).

Dopo decisione assemblea Costituente di cominciare lavoro con la discussione della pace, espropriazione terra e del controllo operai secondo proposte socialisti rivoluzionari e non colla discussione sulla dichiarazione del Governo massimalista, decisione che produsse abbandono da parte massimalisti dell'aula, dopo mezz'ora di tempo accordata loro per deliberare seduta venne riaperta. Secondo voto dell'assemblea si cominciò a discutere problema pace. Socialisti rivoluzionari proposero mettere a base discussioni seguenti principi: l0 ) pace senza vincitori né vinti. 2°) conferenza socialista internazionale a Stoccolma. 3°) conferenza interalleati a Parigi per definire scopi guerra. Fu proposto inoltre indirizzare agli alleati un appello invitandoli definire di comune accordo scopi guerra e concretare ogni sforzo per concludere pace generale sulle basi poste dalla rivoluzione russa non che costituire commissione per condurre trattative pace. Dopo ciò deputati massimalisti lessero una dichiarazione nella quale si annunziava che il loro partito abbandonava seduta, visto che maggioranza favoreggiava borghesia e concludeva che autorità dei Soviet avrebbe deciso sulle sorti di questa assemblea (4) contro rivoluzionari. Socialisti rivoluzionari di estrema sinistra rendendosi solidali coi massimalisti invitarono il centro ad accogliere senza discussioni programma dei Soviet nei riguardi pace. Deputati estoni dichiararono che plebiscito popolazione estoniana poteva avere luogo soltanto dopo evacuazione truppe germaniche e protestarono a nome loro concittadini contro separazione dall'Estonia delle isole Dago, Asel,

{2) Per le risposte cfr. nn. 117 e 118.

Mohon Sund. Deputati lettoni dichiarano internazionale la questione lettone e dissero loro popolo voleva una pace elaborata in comune da tutti gli alleati. Chiusa discussione sulla questione della pace assemblea deliberò continuare seduta sino esaurimento discussione sulla questione della terra. Socialisti rivoluzionari di estrema sinistra affermando anche maggiormente loro solidarietà coi massimalisti abbandonarono seduta dichiarando non voler seguire via sulla quale si erano messi maggioranza della Costituente palesemente contraria alla volontà popolare. Cernov stava leggendo progetto sulla terra quando gli si avvicinò un marinaio e giusta ordine ricevuto gli intimò togliere seduta. Presidente rispose assemblea si sarebbe sciolta soltanto se costrettavi colla forza. Dietro sua proposta convenuti approvarono senza discussione parte letta del progetto sulla terra nonché appello ai popoli civilizzati, convocazione conferenza socialista a Stoccolma, nomina delegazione per trattative di pace e appello alle alleate.

Assemblea decise riunirsi alle cinque pomeridiane.

Alle 4,40 del mattino seduta venne tolta. Alle ore 5 pomeridiane quando deputati presentaronsi al palazzo della Tauride trovarono aula militarmente occupata. Deputati andarono a riunirsi altrove privatamente per deliberare. Durante notte consiglio dei commissari del popolo si è riunito per decidere a sua volta condotta da tenere. Risultato della riunione è stato pubblicazione avvenuta stamane del decreto di scioglimento dell'Assemblea Costituente, de· creto dichiara che maggioranza socialisti rivoluzionari non ha voluto prendere in considerazione proposta del potere dei Soviet e che perciò Costituente ha spezzato ogni legame colla repubblica russa dei Soviet. Uscita dal suo seno dei massimalisti e dei socialisti rivoluzionari di sinistra era inevitabile e resti di essa non rappresentavano che borghesi controrivoluzionari che tentano abbattere Soviet. Governo massimalista ha dunque realizzato programma di sciogliere Costituente una volta constatato che gli si schierava contro. È poi da notare che socialisti rivoluzionari per non spingere cose all'estremo non hanno votato contro programma del Governo ma hanno voluto soltanto cominciare col discutere questione pace e divisione terre. Con questa tattica miravano anche guadagnare masse e staccarle dai massimalisti. Sciolta assemblea frazione dei partiti continuano a riunirsi quasi nascostamente per deliberare sul da farsi, una decisione non è stata ancora presa ma pare che stabiliranno pel momento di sottostare alla violenza. Popolazione è indignata sgomenta ed anche terrorizzata. Oggi sono stati uccisi a fucilate i due ex ministri cadetti Scingariev e Kocoschin trasportati espressamente dalla fortezza in un ospedale ove avvenne delitto. I marinai che li uccisero avevano un ordine scritto non si sa da chi firmato. Altre esecuzioni del genere vengono annunziate e pare si entri nel periodo del terrore rosso. Governo sembra deciso a tutto per vincere ogni resistenza. Inveisce specialmente contro i cadetti e forze liberali come più pericolose, non si occupa degli antichi reazionari come ormai innocui e sorpassati dagli avvenimenti. Agitazione fomentata terroristi diventa sempre più attiva e Governo lascia fare perché terrore serve ai suoi fini. In tali condizioni tutte le opposizioni resteranno domate. Domani nello stesso palazzo della Tauride si riunirà congresso dei Soviet che con ogni probabilità si dichiarerà Convenzione nazionale.

(1) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 111. (4) -Gruppo indecifrato.
115

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 185/21. Stoccolma, 21 gennaio 1918, ore 17,30 (per. ore 3,45 del 22).

In seguito alle dichiarazioni fatte a Brest-Litowsky da Ktihlmann circa la questione delle isole Aland alcuni giornali conservatori hanno attaccato il Governo accusandolo di inerzia ed affermando che la Germania aveva spontaneamente preso l'iniziativa di tutelare gli interessi della Svezia. Stamane il giornale liberale Dagenanyheter in un articolo di evidente ispirazione ufficiosa confuta le accuse dei conservatori annunciando la presentazione della nota verbale a Berlino, Vienna e Costantinopoli e la comunicazione datacene. Quanto precede dà carattere d'urgenza alla proposta di cui al mio telegramma gabinetto n. 6 (1). Sarei grato a V. E. di farmi anche conoscere quale linguaggio debbo tenere riguardo ad un'eventuale partecipazione della Svezia ai negoziati di Brest-Litowsky per la questione Aland (2).

116

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, E AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI

T. GAB. 144. Roma, 21 gennaio 1918, ore 21.

Ambasciata britannica informa che arcivescovo Upsala ha diramato invito per un congresso generale delle chiese da tenersi in quella città il 14 aprile p.v. allo scopo di promuovere «concordia ed amicizia internazionale ~. Ad esso sarebbero invitate rappresentanze dei due gruppi belligeranti.

Governo inglese è d'avviso che Governi alleati non dovrebbero permettere proprii cittadini andare al congresso e chiede conoscere se il Governo italiano è dello stesso parere e se è disposto a rifiutare ai cittadini italiani di andare in Svezia a questo scopo.

D'accordo col presidente del Consiglio ho risposto che il R. Governo riteneva inopportuno il congresso e che avrebbe negato il passaporto ai cittadini italiani che volessero prendervi parte (3).

(l} Cfr. n. 43. (2} Per la risposta di Sonnino cfr. n. 123. (3} Per la risposta d! Tommas!nl cfr. n. 142.

lO

117

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 180/42. Parigi, 21 gennaio 1918, ore 21,35 (per. ore 3 del 22).

Telegramma di V. E. n. 131 (1).

Pichon mi ha detto oggi che già dal settembre scorso era stato convenuto tra il Governo belga e Ribot che il primo avrebbe risposto alla nota del Papa riservandosi di sottoporre il testo della risposta ai Governi inglese e francese garanti della neutralità belga. Nel dicembre scorso questo ministro del Belgio inviò al Ministero degli Affari Esteri una nota in cui ricordando l'accordo preso con Ribot sottoponeva il progetto di risposta. Pichon lo trovò perfetto perché non si occupava che della ricostituzione piena ed intera del Belgio in Europa e nelle colonie con indennità ecc. e confermava l'impegno di non concludere la pace se non di pieno accordo con le Potenze garanti alleate del Belgio. Ora però [espresse] il parere che non fosse questo il momento opportuno per inviare la risposta e convenisse invece guadagnar tempo. Poco dopo il ministro del Belgio ritornò alla carica affermando che il Governo inglese aveva dato la sua piena approvazione circa il testo della risposta e circa il suo invio. Pichon. telegrafò allora per notizie a Cambon e avendone avuto conferma del pieno consenso dato dall'Inghilterra credette non poter negare il suo che quindi fu dato già alcuni giorni or sono.

118

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 182/36. Londra 21 gennaio 1918 ore 22,10. (per. ore 3,30 del 22).

Telegramma di V. E. n. 131 (1).

Hardinge mi disse oggi che il Governo britannico già interpellato circa la nota responsiva belga a quella pontificia pur giudicando tale risposta ormai tardiva, non ha creduto di poter sollevare obiezioni ad un atto che il Governo belga ritiene doveroso compiere per suoi motivi speciali.

(l) Cfr. n. 113.

119

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 179/39. Londra, 21 gennaio 1918, ore 22,10

(per. ore 3 del 22). Riservatissimo per lei solo.

Qualora V. E. lo ritenesse opportuno mi parrebbe consigliabile fare coincidere i miei rilievi prescrittimi col suo telegramma n. 130 (l) con una interrogazione circa il fondamento della notizia della conversazione Smuts-Mensdorff. Attendo ordini da V. E. al riguardo. In vista poi della imminente visita del presidente del consiglio ritengo doveroso in relazione con quanto sottoponevo a

V. E. coi miei telegrammi Gab. 562 (2) e 27 (3) di attirare la massima attenzione di V. E., siccome mi riservo di fare con S. E. Orlando, sulla necessità a mio avviso imprescindibile che i tre punti da me indicati a Balfour come riassumenti il contegno del R. Governo verso gli alleati vengano integralmente confermati e ribaditi a Lloyd George dalla voce suprema e dirigente del capo del Governo. Occorre, urge far sì che il primo ministro si metta bene in testa che quei tre punti rappresentano il pensiero ed il proposito fermo e concorde di tutto il Gabinetto italiano. Ciò nell'intento di dissipare dall'animo suo qualsiasi impressione per via diretta od indiretta insinuatasi nel senso che autorevoli esponenti opinione di importanti circoli politici italiani nutrano tendenze sostanzialmente consonanti con principi generali manifestati nel suo discorso e nei messaggi di Wilson.

Diversamente, dato il carattere a V. E. ben noto di Lloyd George, si corre rischio di dolorose sorprese. In conclusione a me pare consigliabile parlare qui siccome ho fatto già ripetutamente con massima energia, chiarire situazione per caso inaspettato che il contegno di Lloyd George fosse conseguenza di qualche equivoco sorto in seguito ultime conversazioni confidenziali a Parigi di cui sono totalmente ignaro (4).

120

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. S. 200/19. Washington, 21 gennaio 1918, ore... (per. ore 23 del 22).

Mio telegramma n. 17 Gabinetto (6). Sono stato ricevuto oggi da Wilson. Egli si è mostrato sensibilissimo alla manifestazione dei sentimenti di V. E. per il suo messaggio. Mi ha detto che vi

annetteva il maggiore pregio e mi ha chiesto di esprimere a V. E. i suoi più caldi ringraziamenti. Mi ha detto subito spontaneamente che avendo saputo da Page che nella stampa italiana aveva rilevato una certa delusione perché le parole del messaggio non avrebbero coperto tutte le nostre aspirazioni, desiderava spiegarmi il suo pensiero incaricandomi di interpretarlo presso V. E. Ha premesso che il messaggio va considerato nell'assieme i singoli suoi paragrafi completandosi a vicenda. Mi ha rammentato a tale riguardo in connessione col paragrafo 9 relativo all'Italia il paragrafo 14 nel quale egli propugna quella lega delle nazioni che dovrebbe garantire alle nazioni grandi e piccole l'indipendenza politica e l'integrità territoriale. La costituzione di siffatta lega, ha spiegato, assorbirebbe questione della necessaria difesa strategica di ognuna in quanto garentirebbe l'integrità e l'indipendenza altrui. «Ecco perché, ha concluso, non ho toccato delle necessità strategiche italiane pur affermando la rettificazione delle frontiere secondo la linea di nazionalità. Ma se la lega delle nazioni fallisse è ovvio che il problema della difesa strategica italiana si imporrebbe anch'esso e andrebbe considerato sotto un diverso aspetto».

Ho assicurato Wilson che afferravo il suo pensiero e che mi sarei sforzato a riprodurlo fedelmente a V. E. Gli ho detto che effettivamente le parole del suo messaggio avevano cagionato una certa impressione nelle sfere italiane potendo ingenerare il dubbio che egli apprezzasse meno e perciò disconoscesse alcuni postulati nostri fondamentali perché connessi alla sicurezza della nostra legittima esistenza: fra i quali essenzialmente il problema Adriatico. Gli ho descritto attraverso una succinta esposizione del passato e del presente traendo argomento dalle stesse vicende della guerra attuale la insostenibile situazione dell'Italia non protetta da confini di terra e di mare che ne garantiscano la vita di nazione libera e indipendente. Wilson, dopo avermi ascoltato con intensa attenzione, mi ha detto: «Simpatizzo di cuore con voi e desidero lo manifestiate al vostro Governo aggiungendogli che formulo voti per il maggior successo vostre armi e confermandogli il mio proposito di prestarvi ogni possibile aiuto».

Prima di congedarmi sotto il pretesto di interpretare fedelmente il suo pensiero glielo ho riprodotto così: «Intendo che voi riconoscete il diritti dell'Italia alla propria futura difesa e sicurezza e che non ne avete fatto esplicita menzione soltanto perché ritenete che la Lega delle Nazioni da voi propugnata dovrebbe provvedervi ». «Sì», mi ha risposto, «rimanendo inteso che se la Lega delle Nazioni fallisse anche questione dei confini strategici dell'Italia andrebbe ripresa e considerata per la soluzione sotto un diverso aspetto».

Da quanto precede V. E. rileverà senza dubbio: l) l'incorreggibile tendenza utopistica di Wilson; 2) la riprova dell'indeterminatezza che persistentemente mantiene in confronti di taluni problemi di pace, indeterminatezza della quale il messaggio abbonda anche e specialmente nei riguardi di altre potenze. Direi quasi che delle utopie egli si vale per giustificare l'indeterminatezza. Dalle parole sue d'altra parte e da quelle precedenti di Lansing emerge che i postulati italiani !ungi dall'essere ignorati o disconosciuti sono qui ammessi nel loro fondamento legittimo. Alla Lega delle Nazioni Lansing non crede e ciò gli permise di essere personalmente più esplicito. Wilson mostrando di credervi e di attribuirle la virtù di sanare ogni male la sfrutta per compromettersi meno cogli uni e cogli altri. Che l'Italia debba essere garantita nella sua futura sicurezza e indipendenza egli intanto riconosce. E sarebbe puerile insistere nella credenza che il compito di siffatta garanzia possa essere devoluto ad una ipotetica Lega delle Nazioni. Conviene comunque non abbandonare il terreno e mi propongo dal canto mio continuare a coltivarlo.

(l) -Cfr. n. 112. (2) -Cfr. serie V, vol. IX, n. 784, pag. 538. (3) -Cfr. n. 96. (4) -Sonnino rispose con t. gab. 148 del 22 gennaio: «Approvo suggerimenti d! V. E.».

(5) Ed. in SONNINO, Carteggio, c!t., n. 257.

(6) Cfr. n. 92.

121

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 220/69. Pietrogrado, 21 gennaio 1918 (per. il 25).

Membri della disciolta Assemblea Costituente riunitisi in frazione hanno deciso di lanciare appello al popolo per protestare contro violenze patite affermando che assemblea si considera ancora esistente e che si riunirà al momento opportuno al luogo più propizio. Vengo informato riservatamente che è stata decisa riunione al più presto possibile a Kieff e che alcuni deputati sono partiti alla volta di quella città per prendere accordi con la Rada per effettuare loro progetto. Assassinio dei due ex ministri da me segnalato ieri (1) ha prodotto enorme impressione tanto più che si è saputo che altri cinque o sei fra cui Terescenco dovevano subire la stessa sorte e sono stati salvati per intervento del commissario della giustizia che fece a tempo a farli trasportare dalla fortezza ove si trovavano in altra prigione ove si trovano ora guardati da 500 soldati lettoni. Folla enorme che si era recata ospedale ove furono assassinati Scingarieff e Kokoskine fu presa a fucilate e si ebbero altri morti e feriti. Domani avrà luogo funerale per operai caduti vittime della guardia rossa il giorno apertura Costituente. Gli operai antimassimalisti compagni delle vittime faranno dimostrazione armata e si aspettano gravi disordini.

122

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. P. 198/8. Atene, 22 gennaio 1918, ore 15 (per. ore 23).

Avendo eseguito nel modo migliore che mi fu possibile istruzioni di V. E. r:irca noto incidente di Corfù (mio telegramma 38) (2) reputo peraltro mio dovere sottoporre a V. E. in via confidenziale alcune considerazioni.

Il generale Marro di cui stimo altamente ingegno e carattere e che sono sicuro è stato e può essere un ottimo generale alla fronte, è l'ultima persona che si doveva mettere in contatto coi greci. Allorquando lo si voleva nominare

addetto militare qui non esitai ad esprimere il mio modo di vedere al riguardo (mio telegramma n. 212 del 17 giugno) (l) e non fu senza soddisfazione che vidi che le mie osservazioni si tenevano nel debito conto. Ma nella posizione più elevata e di maggiore responsabilità che egli occupa a Corfù egli è ancora più pericoloso. Egli odia i greci e ne è odiato. A parte il giudizio dell'attuale incidente (su cui non mi fu lecito parlare dopo le perentorie istruzioni di V. E.) la mia lunga esperienza di questo paese mi dà il diritto di affermare che incidenti coi greci si possano sempre evitare trattando i greci come ragazzi e non prendendoli sul serio come fa Marro. Fra le più svariate vicende politiche in mezzo ai più vivi malumori io posso vantarmi di non avere avuto mai incidenti né credo che alcuno possa dire che con ciò ho diminuito dignità al nostro paese. A Rodi al tempo del generale Ameglio difficoltà ed urti erano continui; sotto il saggio Governo dei generali Croce ed Elia regna colà una specie di idillio italo-.greco.

Debbo poi e più esplicitamente dolermi che l'azione di Marro ed in generale gli affari di Corfù sfuggano quasi totalmente al mio controllo. Marro fa e dice e scrive ed io non so nulla che a cose fatte e quando incidente è nato. Missione di Marro si stabilisce a Corfù senza che io ne fossi nemmeno avvisato, né mai mi si dette la menoma conoscenza degli scopi dei poteri della competenza di quella missione. V. E. giudicherà se questo stato di cose debba continuare e se esso giovi a quella linea di condotta che io mi proposi al ritorno di Venizelos e che V. E. approvò (mio telegramma 329 del 15 settembre) (2) di tenerci cioè in contatto amichevole con le autorità venizeliste ed aiutarle allorquando esse manifestino sforzi sinceri per liberarsi dal sempre più duro giogo francese che non può che giovarsi degli incidenti tra noi e i greci.

(1) Cfr. n. 114.

(2) Non pubblicato. Si tratta dell'incidente causato dal ferimento di un soldato italiano da parte di un gendarme greco.

123

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI

T. GAB. 154. Roma, 22 gennaio 1918, ore 20,30.

Telegramma di V. S. 21 (3).

Non conviene a noi prendere iniziative nel merito questione isole Aland

nella quale contrastano interessi vitali svedesi finlandesi e russi mentre nessuno

interesse italiano vi è implicato. Per mio conto comunico a V. S. seguenti osser

vazioni ai singoli punti:

l) che Germania, l'Austria e la Turchia non partecipassero alla «conven

zione addizionale » per le isole Aland non pare abbia importanza, dal momento

che parteciparono al trattato di cui quella convenzione è parte integrante,

secondo una clausola del trattato medesimo (art. 33), a cui il Governo svedese

si è riferito;

2) che l'osservanza del trattato di Parigi non possa, a tutto rigore, essere reclamata dalla Svezia, che non ha figura giuridica di un terzo a favore del quale fosse stipulata la clausola di cui si tratta -è la tesi (esatta forse) sostenuta recentemente dallo Strupp nella Zeitschritt filr VOZkerrecht (1916, n. 4, pag. 481: Die Rechtslage der Alandinseln): ma ai rappresentanti dell'Intesa, che la farebbero propria, il Governo svedese potrebbe facilmente rispondere che sarebbe d'altra parte difficile negare allo Stato di cui quella clausola tocca cosi vivamente gli interessi il diritto di intervenire nella questione, il giorno in cui è posta di nuovo sul tappeto;

3) che la violazione di un obbligo, da parte di un contraente giustifichi una violazione simile da parte degli altri, è tesi pericolosa e non plausibile, a rigor di diritto. Ci sarebbe un argomento migliore per giustificare, volendo, l'inosservanza di quella convenzione, da parte della Russia: cioè che tutti gli Stati firmatari del trattato di Parigi essendo in guerra fra loro, quel trattato ha perduto efficacia e le parti contraenti non potevano più considerarsi reciprocamente obbligate ad osservarlo: vero è, peraltro, che la «convenzione addizionale» per le isole Aland fu sottoscritta soltanto dalla Francia, dall'Inghilterra e dalla Russia, fra le quali si potrebbe ritenere che continuasse a sussistere;

4) ha un poco l'aria di una << excusatio non petita »; 5) non sembra opportuna questa specie di richiamo della Svezia ad una più rigorosa neutralità. Prego V. S. tenermi al corrente delle decisioni che prenderanno Governi francese ed inglese.

(l) -Cfr. serle V, vol. VIII, n. 370, pag. 237. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 115.
124

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 199/41 Londra, 22 gennaio 1918, ore 22,20 (per. ore 7 del 23).

Riservato alla persona. Decifri ella stessa.

Telegrammi di V. E. Gab. n. 143, 146 (1). Prima di rivolgere ufficialmente a Balfour l'interrogazione prescrittami da V. E. ho ritenuto opportuno profittando delle mie relazioni con Hardinge, di provocare una privata e confidenziale ma chiara franca spiegazione da lui. Hardinge si è mostrato assai sorpreso della mia domanda assicurandomi risultargli in modo positivo che il R. Governo era stato messo al corrente dell'incontro tra Mensdorff e Smuts e del suo risultato assolutamente negativo. Avendo io rilevato, in base a quanto V. E. mi ha telegrafato stamane, che nessuna comunicazione era stata fatta al riguardo, Hardinge ha fatto ricercare dal suo segretario un documento (verosimilmente re

soconto conversazione trasmessogli dal Gabinetto di guerra) sul quale vi era l'annotazione seguente: «Informazioni comunicate a Roma, Parigi e al presidente».

Alle espressioni mie di sorpresa per questo enigma, Hardinge strettosi nelle spalle mi ha assolutamente in via privata e confidenziale osservato che poteva benissimo darsi che Rodd non sapesse nulla e che l'informazione ci fosse stata trasmessa per altro tramite aggiungendo: « di più non vi potrei dire perché non Io so: dovrete il resto chiederlo alla casa dirimpetto (Downing street) ove si fa della politica segreta di cui noi qui siamo sovente informati a fatti compiuti. Mantengo però in modo assoluto che l'informazione vi è stata comunicata».

Hardinge mi ha assicurato comunque nel modo più enfatico e più categorico che l'iniziativa del colloquio parti dall'Austria, che Mensdorff si limitò semplicemente ad assaggi esplorativi, che Smuts si mantenne nel massimo riserbo e che in definitiva non si venne alla benché menoma conclusione ciò che è dimostrato in modo positivo pure dal fatto che le truppe austro-ungariche sono ora a Colonia. Nell'uscire da Hardinge ho incontrato Steed. Nel corso della conversazione in cui avevo in generale accennato a quanto circa il colloquio egli aveva confidato, al generale Mola Steed ha spontaneamente e come cosa naturale detto che io dovevo già sapere che della domanda austriaca che provocò il colloquio si era discorso tra i ministri dei tre alleati e House nelle ultime conversazioni di Parigi. Steed ha aggiunto che il vero motivo per cui l'Austria esita ad inviare le truppe al fronte occidentale è che essa può soltanto contare sulle truppe tedesche e magiare, allontanate le quali la difesa della monarchia correrebbe serio pericolo. Ad ovviare tale inconveniente la Germania ha offerto di rimpiazzare tali truppe austriache con forti contingenti di riserva tedeschi la presenza dei quali riesce sommamente sgradita a Vienna. In presenza delle categoriche dichiarazioni di Hardinge sulla dataci informazione giudicherà V. E. se convenga tornare sull'argomento per chiarire quanto a me, confesso, riesce incomprensibile (1).

(l) Cfr. n. 108, nota l, pag. 79.

125

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 210/40. Pietrogrado, 22 gennaio 1918, ore 23,40 (per. ore 10 del 24).

Stesso giorno dell'apertura della Costituente ambasciatore degli Stati Uniti decano del corpo diplomatico riuni capi missione delle Potenze alleate e pose la questione se il corpo diplomatico data la grande importanza dell'avvenimento, dovesse assumere un atteggiamento qualsiasi ed eventualmente quale.

Egli sottopose al nostro esame se fosse opportuno o meno che capi missione in corpore o alcuni di essi si recassero ad assistere alla seduta di apertura che doveva aver luogo dopo qualche ora. Ambasciatore lasciava intendere che riteneva conveniente di andarvi e non si mostrava alieno dal recarvisi in ogni caso lui solo. I pareri furono discordi ma finì col prevalere l'avviso che prima di tutto bisognava evitare manifestazioni individuali per non dar luogo ad inopportuni commenti e nello stesso tempo sospendere ogni decisione ed aspettare il corso degli avvenimenti. Infatti il corpo diplomatico non era stato invitato e presentarsi all'Assemblea poteva sembrare un'imposizione. Dato poi il carattere assunto dalla questione dell'apertura della Costituente e la nota avversione del Governo per essa, la nostra presenza non richiesta, sarebbe stata certamente considerata come ingerenza in una questione interna. Infine non era scevra d'altri inconvenienti. Da parte mia ho espresso l'avviso di considerare come inopportuno e prematuro ogni passo, punto di vista questo sostenuto principalmente dall'ambasciatore di Francia. Avvenuto lo scioglimento dell'Assemblea Costituente decano del corpo diplomatico riconvocò capi missione alleati per esaminare se corpo diplomatico dovesse restare o non indifferente davanti questo atto di inaudita violenza. Ministro di Romania propose formalmente che in vista della piega presa dagli avvenimenti, situazione creata al corpo diplomatico, sia per impressionare Governo che per guadagnare elementi sani popolo russo bisognava approfittare occasione scioglimento Assemblea per abbandonare Pietrogrado. Nessuno fu del suo avviso. Fu osservato che nostra partenza avrebbe costituito una vera intromissione negli affari interni e che poi non era affatto opportuna una simile grave manifestazione per una Assemblea che durante le poche ore in cui visse trovò tempo e modo di parlare di tutto e non una sola voce si levò a favore dagli alleati per deplorare tradimento della Russia e per accennare ai sacrifici maggiori che Alleati sopportano per giungere ad una fine vittoriosa della guerra. A questa occasione fu anzi ribadito concetto che per quanto nostra situazione fosse penosa e difficile pure lasciare ora Pietrogrado non sarebbe stato né abbastanza giustificato dal fatto dello scioglimento della Costituente, né vantaggioso agli interessi dell'Intesa per considerazioni già in altra occasione esposte.

(l) Sonnino rispose con t. gab. 158, del 23 gennaio: «Comunque sia andata la mancata comunicazione dell'incontro Smuts-Mensdorff gioverebbe V. E. si facesse dare precise narrazioni dell'andamento dell'incontro stesso». Per la risposta di Imperiali cfr. n. 131.

126

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. U. 206/23. Stoccolma, 23 gennaio 1918, ore 17,45 (per. ore 2,50 del 24).

Lunedì prossimo avrà luogo una seduta segreta della Dieta a Camere riunite che sarà destinata alla politica estera e in cui si tratterà certamente la questione delle isole Aland. Sarebbe quindi necessario fare eventualmente prima la dichiarazione di cui al mio telegramma Gab. n. 6 (l); ciò anche per far ri

flettere meglio il Governo svedese circa l'invio di un suo delegato a BrestLitowsky. Il mio collega britannico è stato già autorizzato a fare la citata dichiarazione colla seguente modificazione:

l) Il punto primo finirebbe colla parola «trattato di Parigi» sopprlmendosi il resto. 2) In tutta la dichiarazione alla parola «servitù» si sostituirebbe la parola «divieto». 3) Tutto il punto terzo sarebbe soppresso.

Sebbene la conservazione del punto terzo sembri opportuna conviene soprattutto fare senza indugi dichiarazione. Prego V. E. telegrafarmi d'urgenza ne posso farla colla citata modificazione qualora anche il mio collega francese avesse analoghe istruzioni. Sarei grato a V. E. di volere anche farmi conoscere se debbo fare anche qualche osservazione circa eventuale invio di un delegato svedese a Brest nel senso del mio telegramma Gab. n. 22 (l) o altrimenti.

(l) Cfr. n. 43.

127

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 208/25. Stoccolma, 23 gennaio 1918, ore 19,50 (per. ore 19 del 24).

Telegramma di V. E. gab. 154 (2), mi è giunto quando avevo già spedito il mio telegramma Gabinetto n. 23 (3). Mi permetto osservare che le dichiarazioni proposte da me insieme ai colleghi di Francia e d'Inghilterra non mirano ad intavolare una platonica discussione giuridica ma ad impedire che il Governo svedese colla sua nota verbale del 23 dicembre e colla sua ulteriore condotta dia l'impressione che sono state le Potenze dell'Intesa a compromettere durante la gurra gli interessi ed i diritti della Svezia nella questione delle isole Aland, e cerchi in pratica di risolverla ora all'infuori di esse. Si tratta di salvaguardare il prestigio rispetto all'Intesa ed i nostri diritti di Potenza firmataria del trattato di Parigi. Sebbene l'attuale Gabinetto svedese sia incontestabilmente molto meglio intenzionato dei due precedenti è sempre pure vero che esso è piuttosto debole e che le influenze germanofile sono tuttora potenti a Corte, nel Parlamento, nella stampa. Lasciando senza nessun rilievo la nota svedese noi produrremmo qua una impressione sfavorevole. Del resto le modificazioni sug

gerite dal Governo britannico mi sembrano tali da eliminare le maggiori obiezioni di V. E.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 123. (3) -Cfr. n. 126.
128

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, A LONDRA

T. u. s. N. Roma, 23 gennaio 1918, ore 20,30.

Riservato alla persona di S. E. il Presidente del Consiglio.

Rodd mi comunica quanto segue: «Governo inglese ha avuto notizia di voce secondo la quale Cadorna viene sostituito nel Consiglio di Versailles e ciò prima della prossima riunione del supremo consiglio di guerra nel quale dovranno discutersi cose della massima importanza. Il Governo britannico desidererebbe che l'Italia fosse fortemente rappresentata in queste discussioni e perciò, nel caso che voce sia esatta, spera che Cadorna possa rimanere fin dopo la riunione che deve effettuarsi tra breve. Se questo non sia possibile spera ad ogni modo che sia nominato a sostituirlo un generale che riscuota tutta la fiduca del R. Governo e che possa essere presente all'anzidetta prossima riunione».

Prego telegrafarmi risposta che crederai far pervenire direttamente costà a Governo britannico (l).

129

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (2)

T. GAB. 156. Roma, 23 gennaio 1918, ore 21.

(Meno Washington): R. ambasciatore a Washington telegrafa quanto segue:

«Sono stato ricevuto... ecc. (come nel telegramma Gabinetto n. 19 da Washington) » (3). Ho risposto a Cellere quanto segue: (Solo Washington): Telegramma di V. E. n. 19. (Per tutti): Non regge nemmeno in via generale la tesi di Wilson che vor

rebbe trovare una sufficiente ragione per attenersi esclusivamente al puro principio di nazionalità nella determinazione dei confini politici, trascurando ogni concetto di difesa strategica e di sicurezza d'indipendenza nella eventuale per quanto ancora assai difficile e problematica costituzione di una forte Lega delle Nazioni alla quale venga affidata la sicura tutela della integrità e della incolumità di ogni Stato dalle ingiustificate aggressioni altrui; imperocché ave si voglia garantirsi dalle sorprese militaristiche miranti alla preventiva occu

pazione di importanti posizioni strategiche di confine, occorre che ogni Stato trovi nella delimitazione geografica delle proprie frontiere politiche quel minimo di condizioni difensive che basti a dargli il tempo di ricorrere utilmente al patronato della Lega delle Nazioni e a questa di intervenire efficacemente a sua difesa. Scendendo poi al caso specifico nostro per l'Adriatico, l'Italia non potrebbe mai riscontrare nella sola potente organizzazione di forza navale messa a disposizione della Lega delle Nazioni, una sufficiente tutela dalle aggressioni del nemico date le condizioni singolarmente diverse delle due sponde di detto mare; e basta a dimostrarlo il fatto che durante tre anni di guerra la grande superiorità delle riunite forze navali dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia non ha potuto dare loro la padronanza e nemmeno una eguaglianza di condizioni nella navigabilità dell'.A:driatico né rendere efficace la protezione della riva italiana. Condizioni analoghe possono verificarsi anche nei confini terrestri. Prego valersi di quanto precede nei suoi colloqui con Lansing e con Wilson.

(l) Cfr. n. 141.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 258.

(3) Cfr. n. 120.

130

L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUSANI GONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

1'. CONFIDENZIALE 208/14 GAB. (l). Tokio, 23 gennaio 1918, ore 22 (per. ore 17,10 del 24).

Ambasciatore degli Stati Uniti oggi ha comunicato verbalmente a questo ministro degli affari esteri quanto segue:

Confermando le sue ragioni di rifiuto aderire proposta spedizione militare francese, Governo degli Stati Uniti opina che ogni operazione carattere coercitivo avrebbe effetto immediato inimicare agli alleati elementi russi ancora favorevoli. Poiché situazione Vladivostock appare tranquilla, Governo degli Stati Uniti ritiene sarebbe sufficiente presenza di una sola nave da guerra in quel porto.

131

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 205/46. Londra, 23 gennaio 1918, ore 22,22 (per. ore 5 del 24).

Riservatissimo per lei solo. Decifri ella stessa.

Mio telegramma gab. 41 (2). Hardinge ha desiderato vedermi. Mi ha detto che dopo il colloquio di ieri non arrivando a spiegare le cause della mancata

comunicazione fece eseguire tra i documenti segreti nuove e più accurate ricerche. Dalle medesime è risultato che in data 5 gennaio è stato spedito a Rodd un telegramma di cui mi ha dato lettura e che conteneva istruzioni di fare a

V. E. comunicazione segreta e personale circa il risultato dei noti due colloqui non di Berna ma di Ginevra. Ha aggiunto avergli Balfour detto stamane ricordare benissimo che predetti colloqui furono approvati nelle conversazioni confidenziali di Parigi alle quali partecipavano anche nostri ministri. Per mia norma opportuna sarei grato a V. E. significarmi se Rodd le fece le comunicazioni menzionate da Hardinge perché in caso contrario chiederò copia telegramma precitato (l).

(l) -Partito come telegramma d! gabinetto fu protocollato a Roma nella serle ordinaria. (2) -Cfr. n. 124.
132

IL MINISTRO A LISBONA, SERRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 206/4 GAB. (2). Lisbona, 23 gennaio 1918 (per il 24).

In seguito a due riunioni dei ministri alleati nella legazione d'Inghilterra, ministri d'Inghilterra, Francia, del Belgio, Stati Uniti ed io abbiamo considerato che nell'attuale circostanza è nostro interesse di non prolungare oltre il carattere provvisorio delle nostre relazioni col Governo portoghese di cui al mio telegramma 108 del 18 dicembre (4) e mio rapporto n. 180 del 19 dicembre (4) qualora una soluzione in questo senso ci sembri giustificata rper lo stato presente della opinione pubblica e per ostacolare intrighi tedeschi in Portogallo a nostro danno.

Tuttavia tenuto conto del carattere anormale del caso attuale riconoscimento sarebbe fatto con la semplice dichiarazione del ritiro delle riserve formulate al momento in cui siamo entrati in relazione col nuovo Governo.

Miei colleghi ed io abbiamo ragione di credere che Sidonio Paes si contenterà di questa formula di riconoscimento che implica la sicurezza dei suoi poteri come capo dello Stato specialmente per quanto concerne rilascio lettere credenziali di cui ha assolutamente bisogno per la nomina dei ministri a Londra, Parigi.

Colleghi hanno telegrafato nel senso stesso rispettivi Governi (5).

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 164 del 24 gennaio: «Eseguite ulteriori ricerche risulta che Rodd fece comunicazione 6 gennaio. Equivoco è nato pel fatto che in essa non veniva indicato invio di Smuts, ehe ritenni essere ulteriore tentativo posteriore. Prego comunicare subito codesto Governo ». (2) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato a Roma nella serie ordinaria. (3) -Cfr. serie V, vol. IX, n. 742, pag. 509. (4) -Non pubblicato. (5) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 177.
133

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

1'. PER CORRIERE R. 254/4 GAB. (1). Berna, 23 gennaio 1918 (per. il 25).

Ebbe luogo la settimana scorsa una riunione straordinaria della delegazione del Consiglio Federale (Calonder, Decoppet, Motta) col generale Wille e col capo di Stato Maggiore colonnello Sprecher von Bernegg per esaminare la situazione militare svizzera nel conflitto europeo e studiare quali misure debba prendere questo paese per vegliare alla propria integrità.

Alle domande mosse dai consiglieri federali rispose sempre il colonnello Sprecher, mentre il generale chiudendosi nel più olimpico silenzio, si limitò ad assentire qualche volta con leggero movimento della testa, a quanto diceva il capo dello Stato Maggiore.

Il colonnello Sprecher, contrariamente a quanto si attendevano le autorità civili, disse che non credeva necessario di chiamare adesso altre truppe sotto le armi, e non esservi per ora alcun pericolo di violazione della neutralità svizzera, perché i quattro Stati confinanti sono decisi a rispettarla principalmente nel loro interesse. Ma il capo di Stato Maggiore non vedeva la cosa così sicura nella estate del 1918 e nell'inverno del 1919. L'America non aveva gli stessi scrupoli; e la dichiarazione di neutralità fatta alla Svizzera dagli Stati Uniti con la nuova formula, adottata poi dalla Francia e dall'Inghilterra, non l'appagava. (A tal proposito il Consiglio Federale ed il colonnello Sprecher hanno notato con viva eompiacenza come l'Italia non avesse sentito il bisogno di rinnovare, modìficandone la portata, la sua prima dichiarazione di neutralità). Bisognava tener gli occhi aperti sugli Stati Uniti.

Quanto alle fasi attuali della guerra, lo Sprecher, in un lungo discorso, cercò di convincere i suoi uditori che la Germania non aveva alcun interesse a tentare una grande oft'ensiva sul fronte occidentale, perché i vantaggi non ne compenserebbero le gravissime perdite e non avvicinerebbe d'un sol giorno la pace. La Germania possedeva un'arma terribile, forse un po' lenta per chi aveva troppa fretta, ma infallibile, il sottomarino. Era questione forse di mesi, forse di un anno, ma lo scopo di affamare i suoi avversari sarebbe raggiunto. Perché allora cercare l'incognito di una campagna terrestre?

Egli proseguì valendosi pure di quanto aveva affermato l'Haab, reduce in questi giorni da Berlino, non esservi oggi la menoma probabilità dì una rivoluzione in Germania dove anche il virus russo non poteva in modo alcuno penetrare. Il lato debole restava l'Austria Ungheria, ma la duplice monarchia aveva il solito puntello della alleata. Sulla efficienza del soccorso americano lo Sprecher elevò più di un dubbio, sviluppando alcune considerazioni sulle difficoltà del rifornimento delle truppe. Egli concluse essere evidente, al principio del 1918, la migliore posizione strategica degli Imperi centrali, sì da potersi dire con molta probabilità che la Germania non sarebbe stata vinta. Ma ciò non voleva dire, egli si affrettò ad aggiungere, che l'Intesa sarebbe stata sconfitta. Lo

Sprecher si ostina ancora a pensare, come or sono già due anni, che la grande guerra terminerà di sfinimento senza veri vincitori e vinti, a una data non troppo lontana, ma che, nelle supposizioni più ottimistiche, non sarebbe certo prima dell'ottobre o novembre dell'anno corrente.

(l) Partito come telegramma di gabinetto fu protocollato a Roma nella serie ordinaria.

134

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 51/19. Le Havre, 23 gennaio 1918 (per. il 28).

Il Governo belga ha annesso importanza e si preoccupa del voto, a grande maggioranza, del memorandum sugli scopi di guerra che ebbe luogo il 28 dicembre ultimo a Londra nell'assemblea delle varie sezioni del movimento «labarista» per la pace. In quel memorandum, preparato da tempo dal comitato esecutivo del partito operaio nella Gran Bretagna, l'ultimo paragrafo si riferisce all'Africa tropicale, la quale, secondo quel comitato, dovrebbe avere un'organizzazione speciale, unica, quasi una internazionalizzazione, ed amministrata come uno stato indipendente. Il paragrafo è il seguente: «The African Colonies. All the present Colonies of the European Powers in tropical Africa should be transferred to the Super -National Authority and administered as a single independent Africa State with its own trained staff ».

Il Governo belga vede nel voto di siffatta mozione una minaccia per la sua colonia del Congo la quale gli verrebbe espropriata, qualora il programma del partito del lavoro nel Regno Unito avesse esecuzione. Esso ha quindi creduto di farne oggetto di osservazione al Governo britannico. Non so se ciò se già avvenuto; il mio collega d'Inghilterra non ha notizia in proposito, né i Ministri belgi gli han fatto cenno di tale passo. Nello stesso tempo intende agire a Parigi, affinché il Governo della Repubblica s'unisca ad esso, nel comune interesse, per dimostrare al Governo britannico il pericolo che correrebbero tutte le colonie situate nell'Africa tropicale se il voto del partito del lavoro si facesse strada nell'opinione pubblica della Gran Bretagna.

Questi passi del Belgio troverebbero giustificazione nella seconda dichiarazione, detta di Sainte Adresse (Hàvre), 29 aprile 1916, per la quale il Ministro di Francia in Belgio informò ufficialmente il Ministro belga degli Affari Esteri che il suo Governo presterà appoggio nei negoziati di pace per mantenere il Congo belga nel suo stato territoriale presente e ottenere per esso indennizzo speciale pei danni sofferti nel corso della guerra. I miei colleghi d'Inghilterra e di Russia, per incarico dei rispettivi Governi, aderirono a questa dichiarazione; io e l'Incaricato d'Affari del Giappone fummo autorizzati a prenderne atto, mio telegramma n. 24, del 1° maggio 1916.

Il Governo britannico, è da prevedere, risponderà che non ha responsabilità alcuna del voto emesso dall'assemblea «laborista », nella quale non è intervenuto alcun membro del Governo, il Signor Henderson essendo uscito da un pezzo dal Gabinetto. Del resto il voto stesso è praticamente irrealizzabile

nell'Africa centrale e dovunque, e suggerito alle persone ignare di politica colo

niale; nessuna poi delle Potenze che hanno possedimenti in Africa vi aderirebbe.

Secondo i Belgi, l'ispiratore della mozione in parola sarebbe il Dottor Morel, antico avversario del Congo belga e che prese parte attivissima nella campagna menata in Inghilterra contro lo Stato Indipendente, quindici anni or sono; costui nell'opinione dei Belgi, avrebbe agito allora, come agirebbe presentemente, nell'interesse della Germania.

135

IL MINISTRO A LISBONA, SERRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 48/11. Lisbona, 23 gennaio 1918.

Le riunioni dei Rappresentanti delle Potenze Alleate di cui è cenno nel mio telegramma n. 4, Gabinetto, (l) in data odierna, hanno avuto luogo a richiesta di questo Ministro della Gran Bretagna non so però se di sua iniziativa ovvero per incarico del suo Governo.

Come già ebbi l'onore di esporre a V. E. col mio rapporto n. 5 del 14 corrente (2), in seguito al viaggio al Nord, la posizione del Signor Sidonio Paes si è molto consolidata. Il ritorno del Presidente a Lisbona è stato un vero trionfo, un delirio generale.

L'acclamazione solenne oramai egli l'ha avuta e non vi ha dubbio che nel viaggio che inizierà fra breve nell'Alentejo e nell'Algarve il trionfo sarà, se possibile, ancora maggiore.

Senza dunque fare pronostici, che son sempre fallaci, su quanto potrà avvenire dopo le elezioni, quando monarchici e repubblicani si troveranno per la prima volta faccia a faccia, il fatto è che il Signor Paes ha dalla sua il popolo e l'esercito ed è il Capo riconosciuto del Paese. Finora quello che ha fatto lo ha fatto con intendimenti onesti, patriottici e bene intesi e questo non è poco per un paese che da sette anni è stato in balia alle follie le più strane ed alle depredazioni le più svergognate.

In questo stato di cose con i miei colleghi alleati abbiamo dovuto esaminare se le riserve formulate al momento dell'avvento del nuovo Governo al potere fossero da mantenere, ovvero per avventura non costituissero un ostacolo alla stretta connessione fra la politica estera della nuova repubblica e quella degli alleati.

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In questa contingenza il solo che si trova in una condizione difficile è il Rappresentante dell'Inghilterra, poiché per la politica tradizionale portoghese il Signor Sidonio Paes aspettava da lui mari e monti ed un immediato appoggio. Invece il Signor Carnegie si è non poco sbilanciato durante la rivoluzione, non so se per suo proposito o per ordini ricevuti, intrattenendosi in lunghi colloqui coll'ex Presidente, dando rifugio su di un destroyer inglese al Ministro della

Guerra ed al Comandante della squadra, i quali poi gli hanno creati imbarazzi, t;>oiché invece di starsene tranquilli, come forse avevano promesso, da Gibilterra furono alla frontiera portoghese, di dove pare abbiano fomentata la seconda rivolta del 7 gennaio. Ad ogni modo come già ho detto, è stato lo stesso Ministro Inglese che ci ha convocato per rroporci un riavvicinamento maggiore col nuovo Governo Portoghese.

Dopo due giorni di discussione abbiamo formulato il telegramma che ho avuto l'onore di spedire alla E. V. il quale è uno specchio fedele della situazione attuale di questo Paese, in coordinazione cogli interessi degli alleati.

Quantunque ci troviamo in presenza di un Governo Repubblicano senza Camera né Senato, né confortato da un plebiscito, i miei colleghi ed io crediamo che le urgenze della grande guerra ci debbano far passare sopra a questi pregiudizi universitari di diritto costituzionale. Noi sentiamo la necessità di trovare una formula per stringerei al nuovo Governo, sopra tutto per ostacolare la influenza di elementi che vogliono distrarre il Portogallo dalla partecipazione alla guerra. E sono questi elementi oltre gli agenti tedeschi ed austriaci che valendosi della eccessiva libertà data alla stampa insistono sulla opinione pubblica esagerando ed inventando sulla freddezza che gli Alleati mostrano pel Governo del Signor Paes, il clero e buona parte di fautori di Dom Manoel, che per rendersi amiche le popolazioni rurali fanno sperare in un disarmo immediato. È inoltre la diplomazia spagnola che sempre vuole avere una parola di più in Portogallo e vuole scalzare ogni altra influenza. Tutti costoro si sono affrettati a portare alle stelle il nuovo Governo e sperano così di tirarci giù d'arcioni in due movimenti.

A questo gioco noi dobbiamo opporci colla più fiera energia e quel che è più colla maggiore prontezza poiché se per poche settimane soltanto noi lasciamo il Signor Sidonio Paes senza il nostro appoggio politico e morale, l'orientazione politica del Portogallo, che tiene ad un filo di capello, cambierà da un giorno all'altro e gli alleati non avranno da far più nulla in Portogallo a meno di ricorrere alla maniera forte, il che è sempre noioso.

(l) -Cfr. n. 132. (2) -Non pubblicato.
136

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 214/6. Le Havre, 24 gennaio 1918, ore 12,48 (per. ore 24).

Mio rapporto n. 23 del 10 corrente mese (1).

È pubblicata nella National Zeitung la risposta belga al Papa per la pace sotto forma di lettera del Re che accompagna nota del Governo. La nota accenna alle varie manifestazioni favorevoli pel Belgio da parte di Sua Santità durante (la guerra) alla mancanza di dichiarazione netta delle Potenze centrali di ristabilire il Belgio nella sua piena integrità ed indennizzarlo dei danni. Le

Il

principali condizioni, indispensabili pel Belglo, per la pace, sono l'integrità territoriale nazionale e coloniale, l'assoluta indipendenza politica, economica, militare, il risarcimento dei danni e le garanzie atte ad impedire una nuova aggressione. Dichiara che Belgio agirà pieno accordo con Potenze garanti sua neutralità che con esso combattono.

(l) Non pubblicato ma cfr. n. 113.

137

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 212/48. Parigi, 24 gennaio 1918, ore 14,25 (per. ore 19,20).

I ministri delle quattro grandi potenze Jassy inviano ai loro rispettivi Governi un lungo telegramma che invio a V. E. per posta e che qui riassumo: «Il rimedio all'anarchia in Russia consisterebbe nell'invio immediato di alcune truppe giapponesi o americane. Nulla si può sperare da un esercito ucraino che certo rifiuterebbesi di combattere. Tre o quattro divisioni giapponesi o americane basterebbero a demolire le autorità massimaliste e raccogliere intorno a sé gli elementi di ordine.

Se questo impulso non viene dagli alleati verrà necessariamente dai tedeschi ai quali quegli elementi si rivolgeranno se nulla potranno sperare da alleati. I tecnici assicurano non esservi grandi difficoltà materiali per l'invio di giapponesi o americani. Una volta occupata una base navale orientale la ferrovia transiberiana con alcuni treni blindati sarebbero tosto padroni dell'intera linea. Effetto morale sarebbe accettato da tutti, come se ci lascieranno prevenire sarà accettata l'organizzazione del paese da parte dei tedeschi. Sarebbero utilizzabili anche le truppe cinesi bene inquadrate. Se il Governo giapponese persistesse nel rifiuto lo si deciderebbe mediante l'invio di un corpo americano numeroso secondato da truppe cinesi, Giappone non potendo disinteressarsi da una azione avente la sua base in Estremo Oriente».

138

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI

T. GAB. 168. Roma, 24 gennaio 1918, ore 21.

Telegrammi di V. S. 23 e 25 (1).

La dichiarazione proposta potrebbe essere ancora migliorata: 1° -sostituendo il 2° periodo del n. 2 col seguente: «ma stimano opportuno fare qualche riserva circa l'affermazione del diritti che possono derivare da un trattato a uno Stato "non firmatario": 2° -sopprimendo il n. 4, superfluo, e l'ultima frase

del n. 5 ( « nella speranza ecc. ~) inopportuna; anche l'accenno alle buone disposizioni contenuto qui, che ripete una frase simile del n. 2 sembra inutile. Ella potrà far presenti queste osservazioni ai colleghi, coi quali l'autorizzo del resto a concordare nei dettagli la comune dichiarazione proposta. Circa eventuale invio di un delegato svedese a Brest Litowski non credo sia il caso presentare ulteriori osservazioni dopo quella già fatta da V. S. a codesto Ministro degli Affari Esteri e che approvo.

(l) Cfr. nn. 126 e 127.

139

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 221/98. Londra, 24 gennaio 1918 (per. il 25).

Mio telegramma 69 (l). Sykes mi ha comunicato istruzione data Allenby del seguente tenore: «Governo italiano desidera Senni sia autorizzato recarsi Palestina. Voi dovete permettergli fare un giro di ispezione per un dato periodo di tempo. La guardia francese Santo Sepolcro è considerata dal Governo italiano come una differenziazione non nello spirito dei nostri accordi. Per tutto il tempo in cui si continuerà a montare guardia voi dovete permettere agli italiani montare guardia nello stesso numero di giorni per settimana che ai francesi~. Circa altri punti telegramma di V. E. gabinetto n. 7 per posta (2) telegraferò domani.

140

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 221/20. Washington, 24 gennaio 1918 (per. il 26).

Telegramma di V. E. n. 127/22 (3).

In assenza di Lansing Polk mi ha detto oggi che il Governo degli Stati Uniti, malgrado ogni pressione inglese, insiste nel non associarsi alla occupazione di Vladivostock che esso ritiene inopportuna potendo produrre effetti malsani nell'animo dei bolcevichi. Polk che era informato delle forze navali inglesi e giapponesi colà riunite mi ha soggiunto che il Dipartimento di Stato si è limitato a mandare a Vladivostock i Signori Stevens ed Emerson (dell'antica missione ferroviaria americana) per studiare la situazione e riferire. Egli ha ribadito il pensiero di questo Governo contrario ad ogni provocazione atta a determinare i bolcevichi e schierarsi decisamente coi nostri nemici. È perciò che nonostante le vibrate osservazioni dell'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America del

Nord pur avendo soppresso ogni spedizione di armi e mumzwm m Russia insistono nel rifornirla di piccole quantità di cose essenziali (scarpe, lana ecc.) per non !asciarle l'impressione di un abbandono completo da parte degli alleati. «Se questi oggetti non arriveranno, commentava Folk, poco importa. Ciò che è essenziale è che i russi sappiano che non rifiutiamo di rifornirli ». Egli è piuttosto scettico circa l'esito delle trattative di pace russo-teutoniche.

(l) -Cfr. n. 97. (2) -Cfr. n. 74. (3) -Cfr. n. 93, nota l, pag. 66.
141

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. S. N. Londra, 25 gennaio 1918, ore 2,09 (per. ore 16,20).

Ho avuto nel pomeriggio un lungo colloquio con Lloyd George presente il marchese Imperiali. Impressione sintetica relativa punti essenziali è del tutto favorevole. Io dichiarai che in Italia nessuno mette in dubbio perfetta lealtà del Governo britannico circa osservanza patti conclusi, ma che ciò malgrado la forma delle recenti allusioni alle nostre aspirazioni aveva profondamente addolorato il popolo italiano per scarsità di simpatia che essa denotava. Lloyd George disse che egli mirava soltanto ad aiutare la tendenza pacifista dell'Austria e della stessa Germania osservando che anche per la Francia egli aveva parlato di «revisione» ciò che ha un significato ben diverso di « restituzione>>.

Aggiunse che date condizioni attuali della guerra bisognava fare grande assegnamento sullo stato d'animo dei popoli combattenti ed era perciò che egli aveva usato espressioni adatte a rinforzare nei paesi nemici le correnti a favore della pace. Escluse dunque ogni intenzione di mancare di riguardo all'Italia e si dichiarò dolente della impressione prodotta presso di noi dai suoi discorsi aggiungendo che era disposto profittare prima occasione per provocare impressione opposta. Tutto ciò fu detto con molta cordialità ed effusione. Non potevo che prenderne atto, rimanendo stabilito che si sarebbe cercato il modo di conseguire sollecitamente scopo con quelle nuove dichiarazioni. Venendo ora a qualche particolare pare che i colloquii in Svizzera non portarono ad alcun risultato concreto avendo rappresentante Austria dichiarato che egli non poteva discutere che di una pace generale. Qualche generale scambio di idee dovette aver luogo essendosi parlato di sentimenti assai sfavorevoli dimostrati dall'Austria verso di noi. Al quale proposito Lloyd George osservò però che larghe concessioni Austria a nostro favore potevano essere agevolate da attitudine dell'Intesa favorevole alle aspirazioni dell'Austria sulla Polonia. Sembra escluso che conferenze siano ancora pendenti poiché Lloyd George mi disse che successivamente il Conte Czernin gli aveva fatto sapere se sarebbe disposto ad una intervista con lui. Mi disse che avrebbe risposto negativamente ma non mi parve escludesse eventualità di qualche nuovo colloquio tra stessi fiduciari che si incontrarono in Svizzera. Chiese anzi che pensassi di questa possibilità. Risposi che non ci vedevo né bene né male. Si fece allusione all'Asia Minore. Insistetti nel dire che Italia tiene solamente non sia turbato equilibrio Mediterraneo Orientale. Lloyd George non mosse obiezioni ma osservò in forma scherzosa che necessità non disgustare definitivamente Turchia ridurrà di molto possibilità ingrandimenti territoriali e riferì che Clemenceau gli disse che pur di pacificare Turchia avrebbe volentieri rinunziato Siria. Si parlò finalmente di grano e carbone per cui debbo avere domani conferenza con Lord Milner. Lloyd George alluse importanza prossima riunione Versailles in cui saranno considerate questioni relative assicurare equilibrio tra varie fronti. Lloyd George mi disse si troverà martedì mattina Parigi per un preventivo scambio di idee mentre riunione del Consiglio di Versailles avrebbe luogo mercoledì. Tale data mi dispiace in quanto mi manca tempo venire costà per ripartire sicché mia assenza si dovrà prolungare troppo. D'altra parte non vedo rimedio. Tu dovresti tenerti pronto partire domenica al più tardi. Quanto al tuo telegramma relativo Cadoma (l) egli mi ha telegrafato con cifrario di cui mancavo sicché ho dovuto telegrafargli perché ripetesse altrimenti. Mentre aspetto sentire quanto dice crederei preferibile invitarlo a rimanere sino alla venuta del successore sembrandomi impossibile che la sostituzione avvenga in tempo.

142

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 222/26. Stoccolma, 25 gennaio 1918, ore 18,35 (per. ore 1,30 del 26).

Telegramma di V. E. gab. n. 144 (2).

L'arcivescovo di Upsala si era rivolto direttamente al mio collega britannico assicurandolo che il congresso da lui progettato aveva soltanto scopo umanitario. Sta di fatto però che egli oltre all'essere uno spirito bizzarro ha tendenze germanofile ben note. Suo figlio si batte attualmente nell'esercito tedesco.

Il congresso non potrebbe però comprendere che la chiesa protestante. Questo vicario apostolico mi ha detto di non aver avuto nessun invito e di non poter intervenire in nessun caso ad una siffatta riunione.

143

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 110. Roma, 25 gennaio 1918, ore 22.

R. ambasciatore a Londra telegrafa aver appreso che sono state date Allenby istruzioni seguenti: (vedi telegramma n. 221/98) (3).

Ho pregato marchese Imperiali ottenere permesso anche per nuovo custode Terrasanta già imbarcatosi piroscafo Società Sicilia per Alessandria. Prego inca

ricare R. console Alessandria facilitargli sbarco e metterlo al corrente di quanto

V. S. saprà circa situazione Gerusalemme, azione Picot, esecuzione data ordini telegrafati Gerusalemme da padre Cimino su questione protettorato. Sarà bene non lasciarsi prevenire presso Custode da azione agenti francesi (l).

(l) -Cfr. n. 128. (2) -Cfr. n. 116. (3) -Cfr. n. 139.
144

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 248/3. Pietrogrado, 25 gennaio 1918, ore 23 (per. ore 6 del 28).

Congresso dei Soviet operai soldati e contadini di tutta la Russia convocato come ho telegrafato a suo tempo a V. E. (2) per essere contrapposto all'assemblea costituente è stato aperto ieri sera con qualche giorno di ritardo dalla data precedentemente fissata. Sono presenti circa mille delegati nella loro grande maggioranza massimalisti. Palazzo della Tauride già sede della Costituente, è stato ora destinato alle [riunioni] di detto congresso. Alla seduta inaugurale intervennero alcuni socialisti esteri i quali presero parola dopo il discorso del presidente.

Lo svizzero Platten salutò a nome dei suoi compagni i socialisti russi affermando essere prossimo momento in cui democrazia russa udrà l'eco dei compagni svizzeri. Parlarono a nome democrazia americana Reipstein e Williandt. Erano anche presenti socialisti romeni svedesi norvegesi danesi polacchi e ucraini. Cicerin reduce dall'Inghilterra affermò che anche democrazia inglese fa di tutto per accelerare momento del trionfo del proletariato « malgrado caccia indecente che le viene data».

Prese quindi parola un marinaio il quale disse soldati e loro Governo sono ancora pronti a continuare colle armi opera della rivoluzione attribuendo ai marinai stessi vanto di avere sciolto Assemblea Costituente.

Trotsky rivolto caldo saluto ai rappresentanti delle democrazie degli altri paesi ed a esiliati dal Governo czarista tornati dall'estero, dichiarò che l'esperienza loro servirà a sostenere lotta di classe nei paesi occidentali che riconobbe tuttavia essere molto più difficile essendo borghesia occidentale per ragioni storiche più forte di quella russa. Ciò nondimeno affermò rivoluzione matura e che rivoluzione russa non avrebbe abbandonato in nessun caso lotta sino alla vittoria completa del socialismo internazionale. A proposito dello scioglimento Assemblea Costituente riconobbe di avere adoperato violenza contro il diritto per impedire distruzione conquista grandi ideali del mondo intero. Concluse invitando compagni esteri ad agitarsi anche nei loro paesi a fianco della rivoluzione.

Fra gli eletti presidenti onorari figurano Liebknecht, Adler e Macklin.

Seguì Lenin inneggìando al potere invincibile dei Soviet ed affermando che solamente Governo esclusivamente massimalista più lottare con successo contro tutte le altre classi che hanno sfruttato finora proletariato.

(l) -Negrotto rispose il 1• febbraio con t. 322/42 «Mi consta che generale Allenby ha telegrafato Londra sue osservazioni in merito istruzioni di cui al suo telegramma 110. Fino ad ora non ho ricevuto risposta». Nel ritrasmettere questo telegramma ad Imperiali con t. 153, del 2 febbraio, Sonnino aggiunse la seguente istruzione «Prego affrettare risposta e curare essa sia tale da permettere immediata partenza Senni e Padre Custode cui presenza Gerusalemme urgente e necessaria per controbilanciare azione Picot ». (2) -Cfr. n. 114.
145

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. S. N. Londra, 26 gennaio 1918, ore 0,15 (per. ore 9,25).

Conferito stasera con Balfour. Discorso si aggirò sulle note direttive trovando piena accoglienza. Limitomi dire che Balfour spontaneamente rilevò che per Alsazia-Lorena non vi era nessun accordo fra alleati mentre rivendicazioni italiane erano nettamente previste e obbligavano indubbiamente e soltanto alla osservanza. Si tenta ora di formulare un comunicato che sia meno generico del solito. Qui hanno fatto molta impressione dichiarazioni di Czernin sembrando a tutti che esse possano per singolarità preludiare inizio vere trattative fra Austria-Ungheria e Stati Uniti. Certo tutto fa credere che accordi si comincieranno da questa parte ed allora io ti prego vivamente di considerare se non sia il caso di intensificare nostra azione presso Stati Uniti in quella forma eccezionale che corrisponda alla eccezionalità delle circostanze. Condivisi teco un certo scetticismo intorno utilità di speciali missioni per trattati di carattere economico ma questa volta io credo che potrebbesi prenderne pretesto per quella maggiore intensità di nostra azione laggiù che fatti sopravvenuti consigliano. Se tu consentissi in tale ordine di idee sarebbe essenziale fare quanto più presto possibile e quindi anche senza attendere mio ritorno e prima della tua partenza per Parigi dove ti aspetto.

146

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, A LONDRA (l)

T. GAB. S. N. Roma, 26 gennaio 1918, ore 17,15.

Tuo telegramma di oggi (2).

Non divido tua impressione su opportunità oggi speciale m1ss1one Stati Uniti. Già dai telegrammi scambiati con Cellere (vedi miei telegrammi 115 (3), 123 (4) e 156 (5) ad Imperiali risulta che nostra azione si esercita là effettivamente.

A ogni modo ne riparleremo a Parigi. A parer mio se Wilson non abboccasse oggi all'invito Czernin sarebbe meglio, influendo ciò utilmente in Austria-Ungheria e in Germania.

Invito Czernin evidentemente concertato con Governo germanico, per arrestare per lo meno preparativi crescenti e raffreddare entusiasmo guerra negli Stati Uniti.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 260.

(2) -Cfr. n. 145. (3) -Cfr. n. 87, nota l, pag. 62. (4) -Cfr. n. 92, nota 4. (5) -Cfr. n. 129.
147

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A W ASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, A PARIGI BONIN, E A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 180. Roma, 26 gennaio 1918, ore 20,30.

(Meno Washington): Ho telegrafato al R. ambasciatore a Washington quanto segue:

(Per tutti): A parer mio se Wilson non accedesse oggi all'invito di Czernin di addivenire scambio di idee fra Austria e Stati Uniti e magari non rispondesse affatto, sarebbe meglio; influendo utilmente in Austria-Ungheria e Germania. Invito Czernin è evidentemente concertato con Governo germanico per arrestare per lo meno preparativi crescenti e raffreddare entusiasmo guerra negli Stati Uniti. Prego esplicare costà attiva azione in questo senso. Discorrendone con Barrère egli conveniva meco su quanto precede ed accennava a possibili istruzioni nello stesso senso a codesto ambasciatore di Francia.

148

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 229/2. Corfù, 26 gennaio 1918, ore 21,45 (per. ore 3 del 27).

Pasic mi ha chiesto con molto interesse del viaggio di Orlando a Londra. Gli ho risposto che non avevo notizie ma che egli poteva essere certo che per la forza stessa delle cose qualsiasi azione del nostro presidente del Consiglio a vantaggio dell'Italia verrebbe oggi anche a vantaggio della Serbia. La amichevole confidenziale conversazione svoltasi su questo tema e su quello di certi apprezzamenti circa l'Austria avrebbe reso non difficile far giungere Pasic a persuadersi di proporre una formula generica d'intesa italo-serba quale nel telegramma Gab. n. 2016/6 (2). Ma nel dubbio che quella formula ufficiale e bilaterale sia

oggi ugualmente desiderabile sotto ogni rispetto dopo i discorsi di Washington e Londra, ho evitato che la conversazione si precisi. Mi gioverebbe conoscere in proposito il pensiero di V. E. (l).

Un frutto più modesto ma più appropriato alla nuova situazione ho potuto trarre dalla conversazione avendo Pasic finito per spontaneamente dichiararmi che se interrogato egli si propone rispondere che la più fiduciosa e cordiale intesa di massima esiste fra l'Italia e la Serbia

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 261.

(2) Cfr. serie V, vol. IX, n. 819, p. 559.

149

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 230/48. Londra, 26 gennaio 1918, ore 21,45 (per. ore 7,30 del 27).

Telegramma di V. E. gab. n. 77 (2).

Sykes mi disse che il generale Allenby già due volte invitato a prendere in considerazione il suggerimento di assumere ufficiali italiani e francesi per assisterlo in questioni amministrative. ha sollevato serie obiezioni manifestando riluttanza contro siffatto aiuto che comolicherebbe la sua azione di comando. In un lungo telegramma inviatogli giorni fà con direttive generali politiche e amministrative è stato invitato a esaminare anche la Predetta questione. Le attribuzioni del quartiere generale politico secondo afferma il signor Sykes si limitano esclusivamente a relazioni con arabi residenti in nota zona francese

-o nella penisola Sinaica per tutto quanto concerne la guerra. Uno degli scopi principali e più delicati essendo evitare o attenuare continue frizioni fra i predetti arabi e il Re dell'Hedjaz. Con affari attinenti Palestina nonché con quelli concernenti arabi penisola Arabica e Luoghi Santi musulmani assolutamente nulla ha predetto ufficio da vedere. I primi concernono il comando militare e i secondi sono trattati parte al Cairo parte a Gedda. Un altro ufficiale britannico e anche lui deputato, di fresco tornato da Palestina e ignaro mie conversazioni con Sykes, mi narrava spontaneamente che Picot aveva preteso di presenziare l'entrata a Gerusalemme in qualità di alto commissario francese. Questo suggerimento fu accolto con ilarità da Allenby il quale decise che Francia e Italia fossero rappresentate esclusivamente dai rispettivi comandanti militari e Picot assistesse bensì ma come parte del suo seguito. È superfluo aggiungere che in tutti i miei colloqui ufficiali e privati circa la Palestina non perdo mai l'occasione di far rilevare che, a prescindere dagli obblighi derivanti dagli accordi, equiparare in ogni circostanza anche minima la posizione dell'Italia e della Francia rappresenta un vero interesse per l'Inghilterra che in caso contrario si espone presto o tardi a serie difficoltà con gli alleati francesi mentre d'altra parte noi pur nulla reclamando di più siamo assolutamente decisi a non rassegnare! ad una situazione menomamente inferiore a quella della Francia. A proposito dell'avvenire della Palestina, Lloyd George nel colloquio di avant'ieri

col presidente del consiglio accennò vagamente a difficoltà pratiche di una futura amministrazione internazionale, a inconvenienti ed anche pericoli di un condominio ecc. Poiché V. E. si reca a Parigi io mi permetto, siccome ho fatto col presidente del consiglio, d'insistere sulla necessità di chiarire bene nei riguardi della questione Mediterranea la nostra situazione che attualmente mi appare oscura e confusa con pregiudizio di quei nostri interessi. Se qui ritengono necessaria una nuova intesa in sostituzione dell'altra sarebbe tempo manifestino in proposito vedute anche se in tesi generale per conto nostro resta a mio avviso inalterata l'opportunità per non dire la necessità di rivolgere domanda enunciata ultima parte mio telegramma gab. n. 19 (1).

(1) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 156. (2) -Cfr. n. 74.
150

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 247/47. Pietrogrado, 26 gennaio 1918, ore 21,50 (per. ore 14,30 del 29).

Già da tempo notizie dall'Ukraina, per quanto contraddittorie, erano poco soddisfacenti. Dopo l'invio dell'ultimatum del Governo rivoluzionario alla Rada e la risposta negativa di questa, come telegrafai a V. E., la situazione diventò estremamente tesa; si parlò di guerra e poi la questione si assopi. Una delegazione ukraina il cui carattere restò sempre imprecisato entrò in negoziati col Governo per un accomodamento e mentre trattative si eternizzavano senza venire ad una conclusione il Governo massimalista invitava numerosi emissari a fare programma fra gli operai e le truppe ukraine. Il massimalismo in Ukraina andò sempre più guadagnando terreno e in definitiva il sopravvento; autorità della Rada andò sempre più indebolendo e importanti centri come Karkoff e Poltava sono caduti in mano dei massimalisti. Nello stesso tempo avvenivano importanti cambiamenti nella composizione della Rada ove membri favorevoli all'Intesa venivano sostituiti con altri austrofili e germanofili. Da recenti notizie risulterebbe che la stessa Kiew sia ora fortemente minacciata. Non è possibile da qui, nelle attuali condizioni, avere notizie precise tanto più che il colonnello Pentimalli partito per Kiew ha incontrato serie difficoltà per raggiungere il suo posto e non si sa ancora se vi sia arrivato. Pare in ogni caso che questa situazione interna dell'Ukraina abbia avuto una decisiva influenza sul contegno della delegazione ukraina per la pace a Brest. La Rada che fino ad ora aveva oscillato fra le tendenze austrofile e germanofile, si sarebbe ora per salvare la situazione gettata completamente dalla parte delle Potenze centrali e specialmente della Germania. Qui si è sicuri che fra la Germania e la Rada siasi giunti ad un accordo basato sul riconoscimento all'Ukraina del governatorato di Holnn e aiutarla militarmente contro i massimalisti aderentisti, in compenso l'Ukraina fornirebbe materie prime. Questa combinazione offrirebbe anche

alle Potenze centrali il vantaggio di separare per sempre l'Ukraina e la Po

lonia essendo il governatorato considerato dai polacchi come parte integrante del territorio polacco. Viene qui segnalato il fatto che sotto il pretesto della malattia di Czernin la delegazione Ukraina a Brest si sarebbe recata a trattare segretamente in casa sua colla delegazione austro-tedesca, dopo di che i delegati sarebbero partiti per Kiew senza notificare il risultato del loro colloquio. La stampa tedesca pare non abbia fatto alcun cenno del colloquio stesso limitandosi a dichiarare che è stato raggiunto accordo di massima circa le future relazioni politiche tra le Potenze centrali e l'Ukraina mettendo in rilievo che la delegazione russa oramai non può a nessun titolo parlare a nome di tutta la Russia. Se tutto questo è conforme alla verità le conseguenze che ne derivano sono veramente gravi e dannose per l'Intesa. Le Potenze centrali non avrebbero più interesse a concludere la pace col Governo di Pietrogrado non avendo più da temere da esso e non potendo nulla ottenere da lui. Viceversa pace con l'Ukraina metterebbe la Romania nella impotenza assoluta e diminuirebbe l'efficacia del blocco dell'Intesa essendo l'Ukraina immensamente ricca. Speranze francesi e romene starebbero quindi per ricevere un grave colpo. Mi risulta che il Governo rivoluzionario è estremamente preoccupato di questa situazione. Il disaccordo tra Lenin e Trotsky in seguito a ciò si acuisce sempre più. Lenin spera che la Rada ed i plenipotenziari ukraini per la pace possano ancora essere sconfessati dal popolo fra il quale il massimalismo guadagna sempre terreno e vorrebbe spingere le cose all'estremo a dichiarare la guerra santa agli Imperi centrali. Trotsky considererebbe il partito come prematuro e sarebbe disposto ad un accomodamento dichiarando che le grandi speranze della democrazia russa sono andate infrante per il tradimento dell'Ukraina e degli Alleati stessi della Russia che lasciano quest'ultima sola alle prese coll'imperialismo austro-tedesco.

(l) Cfr. n. 75.

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IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 59/24. Le Havre, 26 gennaio 1918 (per. il 30).

Una nuova manovra vanno eseguendo le autorità tedesche nel Belgio per minarne l'unità.

Dopo la trasformazione dell'Università di Gand, l'istituzione del Consiglio delle Fiandre e la separazione amministrativa delle provincie fiamminghe e vallone, si è proclamata ora l'autonomia e subito dopo, pare, una repubblica di Fiandra.

Il procedimento è stato lo stesso dei precedenti casi succitati, vale a dire le autorità imperiali nel Belgio hanno raccolti alcuni fiamminghi di scarsa importanza, han fatto loro dichiarare di essere i rappresentanti dell'opinione pubblica in Fiandra ed, in omaggio a questa, inaugurare un nuovo Stato. La Germania, dichiarandosi fedele al principiO democratico, ora in onore, di lasciare ad ogni popolo decidere della propria sorte, non fa che prendere atto del voto dei fiamminghi. Poi farà probabilmente chiedere dal nuovo Stato la protezione dell'Impero germanico: ciò che si sta facendo nelle provincie baltiche della Russia.

Il Governo belga non può essere indifferente a questi avvenimenti, i quali, senza esagerarne l'importanza, possono creare una situazione assai difficile e alimentare più tardi disordini dopo la guerra.

152

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 319/80. Londra, 26 gennaio 1918 (per. il 2 febbraio).

Il recente discorso del conte Czernin ha rinfocolato vieppiù, specie presso questi partiti democratici, la vecchia idea, nutrita già nelle sfere ufficiali, circa la possibilità di strappare l'Austria-Ungheria dall'alleanza germanica od almeno di deciderla a costringere la sua potente alleata ad entrare in negoziati di pace.

Più o meno, tale tendenza trova base nel seguente ragionamento: la rivoluzione russa ha prodotto una nuova distribuzione delle forze politiche europee; così che in oggi gl'interessi dell'Austria-Ungheria sono più vicini a quelli della Intesa, che agl'interessi della Germania.

La recente politica del conte Czernin troverebbe la sua spiegazione nel riconoscimento, benché ancora larvato ed in fieri, di questo stato di fatto, il quale invece sarebbe ormai compreso dal popolo dell'Impero.

Ciò stante, due vie si aprono ormai alla diplomazia austro-ungarica: o trarsi a rimorchio la Germania nel conseguimento d'una sollecita pace, od invece sciogliersi dall'alleanza e procedere ad una pace separata.

Senonché siffatta alternativa non può che difficilmente convenire alla Germania, l'intero schema della « Mitteln Europen >> venendo a cadere colla scissione austriaca.

D'altra parte l'Austria, divenuta una potenza mezzo slava, e già avendo rinunziato ad una politica aggressiva contro la Russia, la Polonia ed i Balcani, è destinata ad essere il campione dell'Europa orientale e del sud-est europeo, e ad emanciparsi una volta per sempre dalla dipendenza di Berlino col prendere risolutamente il posto della Russia come opponente della Germania imperiale.

Donde l'Austria può ormai avere un gran peso nel decidere Berlino a seguirla nel cammino della pace. Resta così agli alleati ad incoraggiarla in questa via l) col rafforzare in ogni modo la sua posizione rispetto alla Germania; 2) col riconoscere prontamente la speciale situazione in cui è stata posta dalla rivoluzione russa, e 3) coll'avviarla ad un soddisfacente compromesso coll'Italia.

A questo quadro generale, la stampa democratica, e specialmente la Man

chester Guardian, fa seguire di solito il seguente commento:

«La diplomazia alleata si trova adunque messa al cospetto d'un grave e

grandioso progetto, che conviene portare a termine. Il consenso del conte Czer

nin alle proposte alleate, le sue dichiarazioni circa la Russia e la Polonia, nonché

la restaurazione dei paesi balcanici, facilitano ad essa il compito, il primo stadio

del quale dovrà essere rappresentato dal pronto raggiungimento di un compro

messo «nei limiti della nazionalità>> fra l'Austria e l'Italia.

Questi negoziati, e lo sviluppo d'una siffatta politica, dovrà essere affidato

esclusivamente al Presidente Wilson.

153

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 320/81. Londra, 26 gennaio 1918 (per. il 2 febbraio).

Anche in quest'occasione, la stampa inglese è divisa nei soliti due campi circa i commenti ai due discorsi del Conte Hertling e del conte Czernin.

Quella conservatrice è unanime nel rinvenire nelle simultanee dichiarazioni: l) una previa e sagace intesa fra i due ministri; nel senso che il ministro austroungarico abbia avuto assegnata la parte di consentire da presso alle proposte degli alleati e così assicurare la continuazione delle trattative; 2) una decisa volontà della Germania di continuare la guerra nella ferma speranza che la prossima offensiva possa assicurare all'Impero una migliore situazione; 3) una sfida all'Inghilterra ed alla compagine dell'Impero britannico coll'assumere eventuali pretese circa i citati punti strategici; 4) il chiaro tentativo di gettare discordia fra gli Stati Uniti e l'Inghilterra; 5) la solita politica di usare un linguaggio, dubbio, a doppia interpretazione, inafferrabile nelle concessioni e nelle pretese; 6) una sottile insidia per dividere finalmente gli alleati nei negoziati di pace, che si vorrebbero separati.

Quella radicale cerca invece di vedervi: (l) un nuovo passo verso la pace, se si eccettuino le due nuove straordinarie condizioni circa la libertà dei mari ed il problema coloniale; 2) un'accettazione del principio della «pace senza annessioni 1> eccezione fatta dei problemi della Russia e della Polonia; 3) una determinata volontà dell'Austria-Ungheria di incamminarsi alla pace con vedute concilianti ed accettabili; 4) la possibilità di strappare la duale monarchia dal giogo e dall'alleanza germanica.

Qui unito ho l'onore di inviare a V. E. 1 principali articoli di questa stampa (1).

(l) Non si pubbllcano.

154

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN

T. GAB. 181. Roma, 27 gennaio 1918, ore 10,20.

Partirò questa sera domenica col treno ordinario per Parigi ove arriverò martedì mattina per partecipare conferenza di Versailles. Sarò accompagnato da Aldrovandi, un impiegato d'ordine, un usciere ed un domestico.

155

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 256/48. Pietrogrado, 27 gennaio 1918, ore 12 (per. ore 10,55 del 30).

Da diversi giorni giungevano qui notizie vaghe e contraddittorie su pretese operazioni militari compiute dalle truppe rumene in Bessarabia. Il Governo massimalista ne è stato fortemente impressionato e aggiungendo questa nuova causa di conflitto a quelle preesistenti e che condussero all'arresto di Diamandy ha deciso di romperla colla Romania. Questa mattina infatti nel giornale ufficiale del Governo è comparso il seguente comunicato:

«Consiglio commissariato ha decretato:

1°) Tutte le relazioni diplomatiche colla Romania sono rotte. La legazione di Romania e tutti gli agenti romeni dovranno partire per la via più breve. 2°) Il tesoro aureo romeno a Mosca non può essere toccato. Poteri dei Soviet

si obbligano tutelarlo e trasmetterlo nelle mani del popolo romeno. 3°) Ex comandante in capo Tscherbatcheff insorto contro la rivoluzione è dichiarato nemico del popolo e fuori legge». Diamandy che ho veduto testè mi ha detto di non avere ancora ricevuto nessuna comunicazione da Trosky di avere appreso la decisione del Governo rivoluzionario dal comunicato sopra citato, per quanto gli risultava già da qualche giorno in via indiretta, che il Governo aveva stabilito la rottura delle relazioni col Governo romeno. Diamandy si disponeva a partire lasciando la protezione degli interessi romeni a questa ambasciata di Francia. Mi ha detto se fra due o tre giorni non riceverà alcuna comunicazione ufficiale vista la situazione creatasi lascerà egualmente la Russia. Non può neppure chiedere istruzioni al suo Governo non giungendo più telegrammi da Jassy e risultandogli che a Jassy non arrivano i suoi. Avendo io chiesto che cosa gli risultasse delle pretese operazioni militari in Bessarabia egli mi rispose non essere informato di nulla mancando di comunicazioni dal suo Governo. Aggiunse poi che i rifornimenti di viveri per l'esercito e la popolazione romena si facevano in Bessarabia, che le truppe russe massimaliste si abbandonavano ad ogni specie di eccessi ed impedivano il trasporto

delle derrate e che quindi era probabile che le truppe romene anche chiamate probabilmente per la protezione delle popolazioni dei villaggi confinanti avessero fatto qualche operazione di polizia nella Bessarabia. Aggiunse che in ogni caso il Governo di Pietrogrado non aveva nessun diritto di intervenire visto che Bessarabia si era proclamata repubblica indipendente e che esso riconosceva ai popoli il diritto di scegliere proprie sorti.

156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA

T. GAB. 186. Roma, 27 gennaio 1918, ore 18.

Telegramma di V. S. n. 2 Cl).

Presidente del Consiglio si è recato a Londra per trattare specialmente questioni tonnellaggio. Tuttavia parlando con Lloyd George non gli ha nascosto che forma delle recenti allusioni alle nostre aspirazioni aveva profondamente addolorato popolo italiano. Lloyd George escluse ogni intenzione di mancare di riguardo all'Italia si dichiarò dolente della impressione prodotta presso di noi dai suoi discorsi aggiungendo che era disposto profittare della prima occasione per provocare impressione opposta. Ciò stante non parmi vi sarebbe inconveniente nell'esercitare anche ora azione per far giungere Pasic a proporci formula generica d'intesa itala-serba come quella contenuta nel mio telegramma no 2016 Gabinetto (2), ben restando stabilito che ciò non significa avviamento a più precisi accordi che nel momento attuale difficilmente potrebbero essere a noi vantaggiosi.

157

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAOCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 237/21. Washington, 27 gennaio 1918, ore ... (per. ore 14,10 del 28).

Dichiarazioni in tema di pace di Hertling e di Czernin non saranno raccolte da questo Governo. È questa la parola d'ordine ufficiosa del Dipartimento di Stato alla quale mi consta è stata invitata anche la stampa ad intonarsi.

(l) -Cfr. n. 148. (2) -Cfr. serie V, vol. IX, n. 819, pag. 559.
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IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, CUSANI VISCONTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. RR. 437 I.S. Roma, 27 gennaio 1918 (per. il 28).

Si ha il pregio di comunicare all'E. V. che persona autorevole ed in situazione di conoscere profondamente tutti i dessous della politica slava, consiglia ora di agire con prudenza nei riguardi degli czechi e degli jugoslavi, popoli che in seguito al tradimento della Russia, sarebbero ora in piena evoluzione.

La ragione di tale evoluzione sarebbe, secondo l'informatore una delle prime e più gravi conseguenze del ritiro dei russi dalla lotta in seguito al quale gli slavi del sud, sentendosi abbandonati dai russi, preferirebbero anche loro di seguirli in un accordo con l'Austria.

L'informatore ricorda che le simpatie degli czechi e degli jugoslavi per l'Imperatore Carlo sono più grandi di quello che generalmente si creda e cita il discorso ultimamente fatto da Mastalke, forse Presidente della Camera di Commercio di Praga, il quale ha detto che la Boemia poteva sortire dalla guerra con una grande autonomia ed una situazione a Vienna simile a quella dei polacchi, era tutto quello che gli czechi possono avere in questo momento.

Infine ha emesso il parere che in questo momento conveniva sorvegliare attentamente Benes e gli altri del Comitato Gzeco. Si ignorano le ragioni per le quali l'informatore abbia indicato specialmente questi nomi ed anzi si è portati a credere che vi sia una esagerazione da questo lato. Ma è indubbio però che i discorsi Wilson e Lloyd George, venuti durante le trattative di Brest-Litowsk abbiano causato agli slavi del sud un disagio morale ed il sentimento di essere abbandonati alla loro sorte. Se questa è l'evoluzione segnalata dall'informatore, essa è stata sovente ripetuta da altri ed in particolar modo si può dire che i serbi e le loro autorità più autorevoli non fanno mistero del loro malcontento.

Alcuni si sentono poi perduti nella politica adottata verso di essi e cioè invece di radunarli in un fascio contro l'Austria, constatano invece che l'Intesa li ha svalorizzati e non sfruttati e poi abbandonati quando le cose, per fatale conseguenza, si sono rivolte alla peggio.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 303/85. Pietrogrado, 28 gennaio 1918, ore 21 (per. ore 1 del 1° febbraio).

Riassumo qui appresso dichiarazioni in data 17 dicembre che Governo dell'Ucraina ha trasmesso alle Potenze belligeranti e neutre a mezzo ambasciata francese:

Dopo aver esaminato atteggiamento dell'Ucraina rispetto alla pace e dichiarato la necessità di una pace democratica immediata, posa, in occasione delle trattative di pace intavolate a Brest Litowsky dai commissari del popolo, le seguenti condizioni: 1° devesi concludere una pace democratica generale che garantisca a tutte le nazionalità diritto di disporre loro sorti. Sono inammissibili le contribuzioni ma le piccole nazionalità danneggiate dalla guerra devono essere aiutate materialmente; 2° la Repubblica Ucraina prenderà parte colle altre Potenze al congresso della pace; 3° la pace firmata dai commissari del popolo non può in alcun modo divenire obbligatoria per Ucraina se le condizioni non sono state da essa accettate; 4° la pace a nome di tutta la Russia non può essere conclusa che da un Governo federale riconosciuto da tutte le nazionalità organizzatesi in Russia. In mancanza di un tale Governo detta pace potrà essere conclusa da una rappresentanza unificata delle diverse nazionalità.

La Repubblica Ucraina giudica indispensabile invio di suoi delegati a Brest-Litowsky e confida nella soluzione definitiva della questione della pace al congresso internazionale al quale il Governo ucraino invita tutti implicitamente.

Riferendomi ai miei telegrammi sull'Ucraina osservo ad ogni buon fine che contenuto della nota è stato sorpassato dagli ultimi avvenimenti.

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IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 246/38. Jassy, 28 gennaio 1918, ore 22 (per. ore 17,30 del 29).

Mio telegramma n. 6 (l).

Il ministro degli Stati Uniti ha comunicato al Governo romeno che Wilson nel suo messaggio dell'8 gennaio non ha accennato ai diritti della Romania quali risultano dai trattati coll'Intesa che egli allora ignorava ma che anzi l'America quale sostenitrice dei piccoli Stati intende propugnare i diritti stessi.

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IL MINISTRO A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 281/27. L'Aja, 29 gennaio 1918, ore 7,35 (per. ore 12,10 del 30).

Telegramma di V. E. 707 (2).

Ho fatto a questo ufficio di corrispondenza israelita dichiarazione seguente: sono autorizzato a dirvi che Governo italiano è pienamente d'accordo con dichiarazione fatta dal ministro Balfour relativamente alle aspirazioni sioniste e che Governo del Re vede con favore stabilimento in Palestina di un centro nazionale israelita.

(l) -Cfr. n. 73. (2) -Del 17 gennaio, con il quale Sonnino aveva autorizzato il ministro a L'Aja a fare una dichiarazione analoga a quella resa dalla ambasciata a Washington (cfr. n. 49).
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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 266/51. Pietrogrado, 29 gennaio 1918, ore 23,10 (per. ore 13,15 del 2 febbraio).

Mio telegramma gab. n. 48 (1).

Il ministro di Romania ha ricevuto l'intimazione di lasciare immediatamente la Russia. Gli sono state accordate solamente dieci ore di tempo e gli fu rifiutata una proroga di qualche ora. Con un treno speciale all'una di notte parti, via Finlandia, col personale della legazione e con quanti romeni fu possibile avvertire in così ristretto spazio di tempo.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 334/89. Pietrogrado, 29 gennaio 1918, ore 23,10 (per. ore 19 del 2 febbraio).

Colonnello Pentimalli telegrafa da Kieff, che Rada, a grande maggioranza ha approvato il 27 corrente decisione per la quale si stabilisce: l) Ucraina sarà repubblica indipendente e non farà parte della Russia federativa; 2) il consiglio dei ministri del popolo dovrà iniziare trattative di pace con Potenze centrali e condurle a termine senza curarsi degli ostacoli che potessero essere opposti dalle altre frazioni dell'ex Impero russo; 3) guerra ad oltranza contro i massimalisti interni, scioglimento dell'esercito e organizzazione milizia cittadina; 4) cessazione del lavoro nelle fabbriche per produzione del materiale di guerra e ripresa del lavoro delle stesse fabbriche per bisogni della popolazione.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 272/93 (2). Pietrogrado, 29 gennaio 1918, ore 23,20 (per. ore 16 del 3 febbraio).

In una seduta del Congresso dei Soviet Trotsky fece resoconto delle trattative di Brest Litowsky. Disse che quest'ultime erano fondate da parte della Germania sulla speranza di stipulare mercé tacito accordo una pace formale

senza annessioni né contribuzioni, ma di fatto con annessioni e contribuzioni. Disse che la Russia poteva essere obbligata a sottoscrivere pace imposta dal nemico, ma tale pace era una disgrazia non un delitto quando fossero stati espletati tutti i mezzi possibili per evitarla. Potere dei Soviet avrebbe potuto essere costretto concludere pace ma non avrebbe mai ingannato il popolo. Venendo a parlare dei futuri confini della Russia, dichiarò che frontiera partendo dal Golfo di Finlandia ad oriente delle isole Moonsund (alla Russia l'isola Korme) sarebbe passata lungo il litorale del Golfo di Riga togliendo quest'ultima città dalla Lettonia ed avrebbe seguito la Drina sino a Drimok. Procedendo quindi ad oriente di Vilna e tagliando fuori dalla Lituania una parte dei distretti considerati russi si sarebbe diretta su Brest Litowsky. Frontiera a sud di questa località sarebbe poi stata definita in particolari trattative colla Rada. Trotsky disse che tale frontiera a parere degli specialisti militari doveva considerarsi disastrosa. Dal punto di vista economico essa dava alla. Germania la signoria del Baltico. La Polonia era inoltre minacciata totale occupazione della Germania. Lettonia era spezzata in due ed all'Estonia veniva tolta l'isola Moonsund. Tutto questo era la negazione non soltanto della pace democratica ma di una pace di compromesso. Passando a parlare della formula senza contribuzioni disse che questa per i tedeschi aveva lo stesso valore di quella senza annessioni. Secondo i suoi calcoli la Germania avrebbe preteso il pagamento dai 4 agli 8 miliardi. Questi erano i risultati della politica dei cadetti, di Kerensky, della rovina dell'esercito e di tutta la precedente politica di tradimento. Continuò affermando essere caratteristico il fatto che le condizioni germaniche avevano ricevuto la tacita approvazione di Londra. Egli ha detto che doveva quindi considerare come loro scopo ... (l) dall'imperialismo mondiale alla rivoluzione russa. Parlando in seguito del conflitto con la Romania Trotsky dichiarò che non aveva nulla in contrario alla annessione da parte della Romania della Bessarabia se le popolazioni di questa ultima vi acconsentivano.

Sperava che il Congresso avrebbe approvato il sequestro a Mosca del Tesoro romeno ammontante ad un miliardo e 200 milioni. Trotsky riconobbe che la rivoluzione russa era circondata da ogni parte di nemici e che essa stessa

-o la borghesia dovevano perire in Europa. Fece tuttavia rilevare che i Governi alleati erano sempre più propensi a riconoscere i poteri dei Soviet e che attuali movimenti rivoluzionarii nell'Austria meridionale erano stati provocati dalle trattative di Brest. Assicurò che nelle trattative delegazione russa avrebbe in ogni occorrenza sostenuto principii rivoluzione, animata dal desiderio di liberare esercito da ulteriore partecipazione alla guerra, di continuare mobilitazione e non sottoscrivere pace imperialista. Fu violentissimo contro la Germania l'Austria e gli Alleati ai quali diede tempo di prender parte alle trattative e sui quali cadeva responsabilità se pace non sarà generale. Massimalista Kameneff dichiarò in seguito che Germania mirava a fare della Russia una colonia pei suoi capitalisti ma essa andava errata perché in Russia non vi erano privilegi nemmeno pei capitalisti russi. Kartoff socialista minoritario disse che pace proposta degli austro-tedeschi era inaccettabile ... (l) sarebbe stato udito dal

proletariato di tutto il mondo. Assemblea votò in seguito ordine del giorno col quale approvò tutti i passi del potere dei Soviet diretti a raggiungere pace generale democratica. Sottolineò movimento rivoluzionario in Austria e commise alla delegazione russa a Brest di difendere principii pace in base programma della rivoluzione russa. Rappresentante del proletariato polacco protestò vivamente contro tradimento verso Polonia la quale in caso di pace separata cadrebbe sotto il giogo dell'imperialismo germanico.

(l) -Cfr. n. 155. (2) -Partito come telegramma ordinario fu protocollato a Roma nella serle di gabinetto. (l) -Gruppi indecifrati.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 288/57. Atene, 30 gennaio 1918, ore 14,30 (per. ore 23,30).

Continua viva campagna stampa a proposito asserita azione Lloyd George per un'intesa italo-~eca. Estia riceve da Londra riassunto di un articolo del giornale il Secolo di Milano in cui si attacca aspramente politica del sacro egoismo di Salandra. Mutamento Lloyd George di fronte esigenze italiane sarebbe stato cagionato soprattutto dalla politica che l'Italia ha voluto seguire in Grecia. Lloyd George non si sarebbe astenuto criticare politica italiana specialmente dopo conferenza Rapallo. In tutte recenti dichiarazioni Lloyd George si nota evidente mancanza cordialità verso l'Italia. Nea Ellas ben nota per la sua ostilità verso noi, esprime gratitudine greca per Lloyd George. Nei circoli responsabili italiani già si vede un mutamento ed è evidente volontà del popolo italiano di abbandonare le sue vedute imperialistiche. Giornale chiede abbandono Dodecanneso concede che Valona possa restare all'Italia ma domanda annessione alla Grecia dell'Epiro settentrionale. Occorre che territori indiscutibilmente greci occupati dall'Italia siano subito restituiti. Come Italia esige annessione provincie austro-serbe abitate da popolazioni italiane, così anche Grecia domanda unione isole e territori aventi carattere greco. Italia deve applicare in tutto principi nazionalità. Cronos esprime dubbio che vedute italiane possano avere soddisfazione visto il nuovo programma dell'Intesa e le dichiarazioni categoriche America. Crede probabile revisione dei passati accordi.

Ho telegrafato a Parigi.

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CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA TERZA SESSIONE -PRIMA SEDUTA

VERBALE I.C. 39. Versailles, 30 gennaio 1918, ore 15.

Presenti per la Francia Clemenceau, Pichon e Weygand, per la Gran Bretagna Lloyd George, Milner e Wilson, per l'Italia Orlando, Sonnino e Cadorna, per gli Stati Uniti Frazier e Bliss.

M. Clemenceau suggested that the Supreme War Council shouid ftrst consider Note 12 of the Military Representatives dealing with the generai pian of operations for 1918.

Mr. Lloyd George concurred and suggested that the Note shouid be gtven

what in English Parliamentary procedure wouid be called a second reading,

i.e., that its generai principies shouid be accepted, subject to such amendments

or aiterations in detail as might emerge as a resuit of subsequent discussion.

The Supreme War Council having accepted the Note in principie, M. Ciemenceau invited Generai Foch to open the discussion in detail.

General Foch (l) said that he was in agreement with the Note that the Allies wouid have to be on the defensive on the Western front, from Nieuport to Venice, at any rate in the opening stages of the campaign of 1918, but that this defensive might, according to circumstances, be converted into an offensive, as indicated in the pians annexed to the Note. It was necessary to envisage the possibility of attacks for the purpose of which the enemy would have absorbed Iarge forces brought over from Russia. The Allied pian must take account both of the defensive organisation of each of the armies and, in the event of a really important attack, of the necessity of a Generai Reserve. A Generai Reserve which could be moved from one part of the front to the other was a necessary feature of a plan of defence invoiving so long a front with limited resources. He summed up the fundamentai bases of the Allied defence far 1918 as, ftrstiy, the complete arrangements on the front of each Army and, secondiy, the possibility of an appeal to the totai reserves of the coalition in arder to meet a very heavy attack. He presumed that the respective Chiefs of Stati and Commanders-in-Chief would work out their pians on these lines.

Signor Orlando expressed the view that the arrangements far the defensive and the constitution of the Generai Reserve were intimately connected.

Sir W. Robertson agreed with Generai Foch that it was necessary to have arrangements for an offensive combined with the defensive. The offensive was, in fact, the best form of defensive. Generai Foch, however, proposed an offensive on a bigger scale than he thought possibie. It was all a question of means. He suggested that the opinion of the Commanders-in-Chief shouid ne asked as to the means at their disposal.

General Cadorna said that the principies expressed by Generai Foch and ì:3ir W. Robertson were the same as those upon which the Military Representatives had based their pians. The oniy question was carrying those principies into execution.

General Bliss said that he was in full concord as to the necessity for a generai defensive in 1918, coupled with preparations for making use of every opportunity afforded for a counter-offensive. In his opinion, the formation of a Generai Reserve was an essentiai part of the generai plan.

Sir Douglas Haig agreed with Generai Foch and Sir William Robertson as to the necessity for acting on the defensive to begin with, and if possibie pas

sing over to the offensive Iater. He doubted, however, i! means for the Iatter were availabie. He had prepared three sectors on the front for an offensive, and Generai Pétain had, he understood, four similar sectors. The idea was to attract the enemy's reserves, but it was aiways possibie, or, indeed, probabie, that the enemy wouid take counter-measures, and that these Iocai attacks might fail to draw away many of the enemy's reserves. In fact, we cannot hope, with the small means at our disposal, to secure very great resuits from these offensives. On the other hand, a Iarge offensive such as had been indicated by Generai Foch was not, in his opinion, practicabie. He considered that if the enemy attacked in force the situation wouid be very serious by the autumn. In the case of the British Army the normai excess of recruits coming in over casuaities was about 5,000 a month. It was necessary to admit the possibility of a Ioss of 500,000 men, equivaient to the Ioss of 33 divisions, by November in the event of heavy fighting; or, deducting for the normai excess of recruits coming in for the nine months, for a net Ioss of 30 divisions. The present strength of the British Army was 57 divisions, and even after allowing for the addition of American units of a totai strength equivaient to 8 divisions, that would mean that by the end of October the British Force wouid have sunk to about 35 divisions.

As regards the American Forces, our own experience had been that our new divisions required nine months' home training and six months' training in France before they were fit for hard fighting, though they couid be put into quiet sections of the line before that. Nor couid one expect that the American divisions couid be piaced in the line together in any number without inviting a heavy German attack. He consequently did not consider the Allies couid expect the American Force, as a force, to be of effective support this year.

General Pétain agreed with the principies expressed by the previous speakers in favour of combining the measure of offensive with the defensive. He had aiready organised schemes for the offensive, and the whoie of the pians, both for the defensive and far the preparation of sectors for Iocai attacks, had been completed between Sir Douglas Haig and himself. He would have an Army ready to support Sir Douglas Haig in an emergency, and he knew Sir Douglas Haig would be ready to assist him in the same manner. With regard to the question of effectives, he agreed with Sir Douglas Haig that the situation was very serious. The French nation had made ali the effort it could make, and could go no further. Men of fifty years of age were with the colours, and every man who could dig or handle an instrument of any sort was in the trenches. He had already been compelled to suppress 5 divisions, and though he wouid be able to fili up the gaps in his Army up to the 1st Aprii, he wouid be compelled between that date and the 1st October to suppress 25 divisions more, bringing the Army down to something like 75 divisions, simply in consequence of the norma! Iosses along the front, and without any heavy fighting. If there were a big battle the Iosses of that battle wouid involve still further reductions.

As regards the American Army, he agreed entireiy with the conclusions arrived at by Sir Douglas Haig. In fact, in his opinion, the American Army, if it wished to retain its autonomy, would be of no use to the Allies in 1918, except, perhaps along some quiet section of the front. There was only one way in which the American Army could really participate in the operations of 1918, and that was by amalgamation with the British and French Armies. In his opinion, the entry of American troops by battalions or regiments into French or English divisions, not only for training, but also for fighting, was much the greatest assistance that the United States could give the Allies, and would furnish the solution of the crisis with regard to effectives. It would also mean a saving of tonnage if the United States concentrated on sending over their infantry in the first instance, and leaving the artillery, horses, & c, to come later The suggested amalgamation, of course, was only temporary. The American Army would get back its units afterwards and become fully autonomous. Unless this were done the reductions in divisions foreseen by him and by Sir Douglas Haig would certainly come into effect, and the war would enter into a very critica! period.

Mr. Lloyd George said that the first thing was to get at the actual facts. When he was told of half the British Army disappearing and of something of the same sort happening to the French army the calculations simply bewildered him. He did not know how many men there really were available for fighting in the different armies, and he made the suggestion that the Representatives of the different Allied armies should supply the civilian members of the Supreme War Council with the number of the actual combatants in the different armies, and of the number of men available as reserves for reinforcing them. He wished to have these figures not only for the Allies, but also for the Germans and Austrians. With regard to these he would like the figures of combatants given both as totals and on the different fronts, but he wished to have the views of the different Generai Staffs as to the number of divisions and troops the Germans and Austrians would have to keep on the Eastern front. Lastly, he wished to have the total number of guns on both sides, heavy and field guns being distinguished. He suggested that these questions should be worked out by each of the Generai Staffs separately, and drew attention to the extreme importance of each Genera! Staff being clear as to its definition of what they include in the term «combatant '>, so as to make sure that their estimate of Allied and enemy strengths should be on the same basis.

M. Clemenceau agreed that it was no use making plans if the Allies had not the means to carry them out. He fully realised how difficult it was to arrive at any common agreement in international matters, and that to make agreement sure and to enable the Supreme War Council to decide courageously, and even heroically, it was necessary to be clear about the actual facts. Making plans was an easy matter, but their execution carne up against the question of the actual means. The task to be undertaken had to be proportionate of the means available.

Mr. Lloyd George suggested that the Joint Secretaries should frame a questionnaire, and in view of the fact that the British Representatives had not the available staff with them, that the basis already taken by the British for estimating combatants should be adopted. He again laid stress, in answer to a suggestion from Generai Pétain, that the relative strengths were sufficiently

indicated by the number of divisions, that he wished to have the figures worked out in actual numbers of men. He pointed out that the battalions in the British Army stood at 1,000 men, those in the German Army at about 750, and in the French Army between 600 and 700.

M. Clemenceau suggested that the comparative figures might be drawn up in two columns, one column giving the dlvisional strengths and the other the strengths in combatants.

The Supreme War Council agreed that the Secretaries should prepare a questionnaire as suggested, to which the respective Generai Staffs would furnish their severa! answers by the following morning.

Baron Sonnino wlshed to bring the discussion back to the question whether the United States would agree to the temporary amalgamation of their forces in British and French units.

Mr. Lloyd George suggested that till the Supreme War Council knew what the actual situation was, and the extent of the need for men, it was undesirable to go into the matter at this stage.

(The Supreme War Council adjourned till 3 P.M. on the 31st January).

(l) Foch era uno dei delegati <<in attendance » che partecipavano alle sedute del ConsiglioSupremo quando si discutevano questioni di loro pertinenza.

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IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 317/98. Pietrogrado, 30 gennaio 1918, ore 23 (per. ore 17,30 del 1° febbraio).

Nella seduta del congresso dei Soviet del 28 corrente dopo vivace discussione fra socialisti minoritari e massimalisti assemblea votò seguente deliberazione:

1°) Repubblica socialista russa è basata sulla libera alleanza dei popoli della Russia e sotto forma di repubblica Soviet dei detti popoli. 2°) Il supremo organo federazione sarà congresso panrusso dei Soviet il quale dovrà convocarsi ogni tre mesi almeno. 3°) Questo congresso panrusso nominerà comitato centrale esecutivo che sarà organo di Governo negli intervalli dei congressi.

4°) Governo della federazione, vale a dire il consiglio dei commissari verrà eletto e revocato in tutto od in parte dal congresso dei Soviet o dal comitato esecutivo.

5°) Costituzione ed attività delle singole repubbliche verranno determinate mediante istituzione dei rispettivi comitati esecutivi locali e centrali.

6°) Affari locali verranno regolati dai locali Soviet. Soviet centrali regoleranno relazioni fra i Soviet locali e comporranno conflitti che potessero sorgere fra questi ultimi.

7°) Elaborazione della costituzione della futura Repubblica federale verrà

affidata al comitato centrale esecutivo Soviet che presenterà poi un suo pro

getto al futuro congresso dei Soviet. Congresso votò in seguito deliberazione approvante politica del Governo diretta ad applicare principio della libera scelta delle proprie sorti da parte masse lavoratrici di tutti i popoli della Russia e confermante decreto sulla Finlandia ed Armenia.

Nella seduta del 29 congresso celebrò dodicesimo anniversario dell'attentato di Maria Spiridonova contro governatore Lugencoschi. Assemblea accolse quindi con grandi applausi delegazione del 46° reggimento cosacchi insorto contro Caledin. Presidente annunziò in seguito vittoria della rivoluzione proletaria in Finlandia e costituzione a Kieff di Soviet operai e soldati.

È da rilevare che nella seduta del 28 per la prima volta prese parte alla discussione il capo del partito anarchico Ghe, il quale difese illimitata libertà delle masse.

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CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA TERZA SESSIONE-SECONDA SEDUTA

VERBALE I.C. 40. Versailles, 31 gennaio 1918, ore 15.

Presenti per la Francia Clemenceau, Pichon e Weygand, per la Gran Bretagna Lloyd George, Milner e Wilson, per l'Italia Orlando, Sonnino e Cadorna, per gli Stati Uniti Bliss.

M. Clemenceau, as Chairman, put forward the Joint Note 12 submitted by the Military Representatives on the 1918 campaign.

Mr. Lloyd George called attention to some discrepancies in the figures which had been placed before the Supreme War Council in the form of tables by the Generai Staffs, in accordance with the instructions given at the meeting on the previous day. These were explained.

The figures given for men available in depòts as drafts were then considered. In this connection General Foch instituted a comparison between France and England in respect of

1. -The military effort already made; 2. -The actual resources in man-power available at present or in 1918; 3. -The resources in man-power that could stili be got from each country. The figures quoted by him are given in a table annexed to the minutes. He reached the conclusion that England should at once make a great effort to get more men for military purposes. Mr. Lloyd George pointed out that there were two sides to the question: Great Britain had made naval and economie efforts which France had never been called upon to make, and for all of which labour in great quantities was indispensable. Acknowledging as he did the splendid sacrifices in blood France had made, the British figures were creeping up to the French. There were circumstances in the history, the tradition, and the social condition that made

it necessary to handle British masses with more circumspection than the French masses.

M. Clemenceau ruled that while Generai Foch was entitled to draw the deductlons he had made from the figures, none of these remarks were to be interpreted as criticisms of an Ally. The question that now faced the Supreme War Council was military. Assuming the figures in front of them to stand, what was to be their plan of action.

Mr. Lloyd George proposed to adopt the Joint Note No. 12 on the 1918 Campaign, subject to any amendments that might be introduced. Then followed a debate as to whether or not the effort in the East, recommended by the Military Representatives, should take piace.

M. Clemenceau proposed to ask the Commanders-in-Chief on the Western front what he considered the essential question: Can they hold the front in 1918?

Mr. Lloyd George did not agree. We must be secure in the West at all costs; no victory elsewhere can compensate for decisive defeat in the West; if necessary for this purpose he would withdraw every soldier from the East, but we had always over-insured ourselves in the West. He described the advantages Germany had reaped from her Eastern efforts, and those we might have had and still might get. His plan was to knock Turkey out; if not, how, he asked, are you going to end the war? Generai Smuts had been deputed to proceed to Egypt to study the situation with a view to the most vigorous prosecution of the war against Turkey.

Signor Orlando remarked that the proposal of the Military Representatives did not involve an expedition that would weal~en the forces on the West, but only a further cultivation of the military situation there, and he thought, therefore, that the disagreement between Mr. Lloyd George and M. Clemenceau rested on a misunderstanding. He thought Mr. Lloyd George convincing. If we cannot win on the Western front, we yet may win by knocking out an ally of Germany, and Turkey is the weakest of them.

M. Clemenceau expressed his disapprobat.ion of the Eastern plan of the Joint Note, and insisted that the security of the Western front overrode all other considerations. The treason of Russia (he used the word deliberately) had exposed the Allies to the greatest danger they had yet run in the war, but the accession of America to the Alliance would counterbalance it. This was his plan to hold out this year, 1918, till the American assistance carne in full force; after that America would win the war. All he asked was, hold out on the Western front this year. He protested against embarking on this Eastern adventure, when so dreadful a danger was imminent near to Paris itself. He proposed to accept the first part of the Note, and, without in any way questioning Great Britain's right to engage in a campaign in the East, to reject the second.

Baron Sonnino proposed, as it was agreed that no further resources xzfififi man-power could be found among the Western Allies, to ask the Amerlcans what their views on the proposed embodiment of American units in the French and British Armies were: the adoption of this proposal might considerably accelerate the usefulness of the American help.

Mr. Lloyd George, in answer to the last remarks of M. Clemenceau, urged the Supreme War Council not to lose sight of the importance of the East, and

insisted that, on the ftgures prepared by the Genera! Stafls, the Allies were in the West taking risks considerably less than had been taken by the Germans on the same front during the war. He asked whether M. Clemenceau proposed we should retire from Jerusalem, Bagdad, and Salonica. He pointed out that we would not get more than two divisions out of the abandonment of the Eastern offensive campaign: that was all even that Sir Douglas Haig hoped for.

A genera! discussion to which Generals Bliss, Pershing, and Pétain, and other members of the Supreme War Council contributed, then followed. It was ascertained how the American troops were to be embodied, and at what rate they would become an efiective combatant force.

General Bliss explained that the principle on which he calculated his efiective combatant forces, after the spring of this year, was to take the total number of American troops on French soil at a given date and to deduct from it the number of troops that had arrived during the three months previous to that date at the rate of two divisions a month. At the end of September he would have 24 divisions on French soil, and 18, therefore, efiective combatant divisions.

In order to expedite their training, some of the American troops would be attached as battalion or regimental units to the Allied forces for purposes of training; when undergoing this training they would, of course, do their duty and take part in any engagements in which they might ftnd themselves involved, if judged capable to do so. But when this period of training was over, they would be assembled in purely American divisions under their own commanders.

(The Meeting adjourned at 6.45 P.M. to 10 A.M. the tollowing day).

ANNEX.

Statement made by General Tasker H. Bliss before the Supreme War Council at

its Second Meeting, Third Session, January 31, 1918, in regard to the Trai

ning and Utilisation of American Troops.

In regard to the question which had been twice asked by Baron Sonnino as to whether the American Government would allow the minor units of each division to be amalgamated with British and French divisions, in order that they could most efiectively perform their part in the emergency which was assumed to be approaching within the next few months, Genera! Bliss stated in substance as follows:-·

To ask the United States formally to declare now and in advance of the emergency that it will permit its units to be amalgamated with British and French divisions is to make unnecessarily difiicult the solution of the problem which you are studying, i.e., the most efiective utilisation of American manpower under present conditions. Everything possible is now being done to prepare for this efiective utilisation of American man-power without the formal declaration by my Government which Baron Sonnino appears to desire. Yesterday the British Government agreed to bring over six American divisions, with the understanding that they would train the infantry battalions of these divisions on the British front. If the German attack finds these battalions on the British front they will fight to the extent of their capacity wherever the attack finds them. Also, Generai Pershing entered into an agreement with Generai Pétaln by which the organisations of his divisions will receive their fina! training on the French line. It goes without saying that neither our battalions on the British front nor our other organisations on the French front can be withdrawn for the purpose of forming complete American divisions under their own officers while the German attack is being made or is being prepared. If the crisis should come the American troops will undoubtedly be used in whatever way their services will be most effective, either in defence or offence, with the British and French troops with whom they are at the time serving. It is to be clearly understood, however, that this training of American units with British and French divisions, whether behind the lines or in actual combat on the line, is only a stepping-stone in the training of the American forces, and that whenever it is proper and practicable to do so these units will be formed into American divisions under their own officers. Such a thing as permanent amalgamation of our units with British and French units would be intolerable to American sentiment.

169

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E AL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA (l)

T. GAB. 196 bis (2). Parigi, 31 gennaio 1918.

I R. Ambasciatori a Parigi, Londra e Washington Insistono perché si venga ad accordo coi jugoslavi. Il R. Governo non ha obbiezioni di principio contro tale accordo, anzi riconosce che esso sarebbe utlle specialmente nei riguardi del Governo e dell'opinione pubblica degli Stati Uniti. ove la mancanza dell'accordo medesimo ha servito di pretesto alle accuse di imperialismo e di antidemocraticismo mosse contro la politica italiana. È però evidente che qualunque trattativa iniziata sopra basi indeterminate servirebbe agli agitatori jugoslavi alcuni dei quali sono certamente in mala fede, per legare il Governo italiano a importanti rinuncie nella questione adriatica, senza legare i jugoslavi medesimi, i quali, al momento opportuno, eleverebbero ulteriori ed esagerate pretese conformemente ai loro postulati generali. Inoltre, nei riguardi dei nostri alleati, la suddetta intesa costituirebbe anche una dannosa compromissione. Difatti, qualunque intesa coi jugoslavi sulla base di riduzione del nostro pro

gramma iniziale di guerra, sarebbe necessariamente invocata dagli alleati come un «fatto compiuto» dal quale risulti una diminuzione degli obblighi da essi formalmente contratti verso l'Italia. Ma è evidente che se a tale estremità fossimo costretti dalle circostanze, cioè di liberare gli alleati da una parte dei loro obblighi verso l'Italia, ciò non deve avvenire altro che in seguito a negoziati nostri con gli alleati, dai quali potremmo pretendere ed ottenere vantaggi in cambio del notevole vantaggio ad essi offerto (per esempio, garanzia più o meno formale dagli Stati Uniti). Pertanto una presente nostra intesa coi jugoslavi su base di nostre rinuncie comprometterebbe gravemente il negoziato per la revisione degli accordi cogli alleati, quando, eventualmente a tale revisione si decidesse di addivenire.

Ciò non di meno un accordo coi jugoslavi è desiderabile pei motivi detti sopra, ma non sulla base di nostre rinuncie. Il Governo serbo e gli agitatori jugoslavi conoscono abbastanza il contenuto territoriale dei nostri postulati adriatici. Essi sanno che tali postulati sono ispirati a concetti concilianti di mutui sacrifici, come è necessario avvenga laddove si tratta di territori a popolazione mista. Una soluzione equa non deve tener conto esclusivamente del criterio statistico del numero, ma bensì anche del valore economico, morale e storico dei centri di pura italianità che sono abbandonati alle aspirazioni jugoslave. Pertanto una intesa coi jugoslavi può facilmente concretarsi qualora essi facciano previamente sapere di accettare i postulati di guerra dell'Italia, dei quali hanno già sufficiente conoscenza.

Quanto precede per norma di V. E.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 263.

(2) Nota del documento: «Il presente telegramma è stato spedito direttamente da S. E. il ministro da Parigi col n. 59 ».

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CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA TERZA SESSIONE -TERZA SEDUTA

VERBALE I. C. 41 Versailles, 1° febbraio 1918, ore 10.

Presenti per la Francia Clemenceau, Pichon e Weygand, per la Gran Bretagna Lloyd George, Milner e Wilson, per l'Italia Orlando, Sonnino e Cadorna, per gli Stati Uniti Bliss.

TBE 1918 CAMPAIGN

(Joint Note No. 12 by the Permanent Military Representatives)

Prior to the formai meeting, M. Clemenceau, M. Pichon, Mr. Lloyd George, Lord Milner, Signor Orlando, and Baron Sonnino had met and agreed to accept the following resolution in regard to Note 12 of the Military Representatives:

"The Supreme War Council accepts Note 12 of the Military Representatives on the Plan of Campaign for 1918, the British Government having made it clear that, in utilising in the most effective fashion the forces already at its disposal in the Eastern theatre, it has no intention of diverting forces from the Western front or in any way relaxing its efforts to maintain the safety of that front, which i t regards as a vital interest of the whole Alliance ".

'l'hls resolution was formally confirmed at a later stage of the meeting -see page 25 below.

M. Clemenceau proposed that the Supreme War Council should commence by discussing the Pian of Campaign for 1918, and drew attention in particular to the annexure to Note 12, which, he said, was an important document.

(M. Mantoux then read the Annexure to Note 12.)

M. Clemenceau suggested that the best procedure would be to accept the Annexure as a first reading, and then to discuss it in second reading when any necessary amendments could be made.

Mr. Lloyd George proposed to delete the following word in paragraph (l):

"transferring as it does the superiority of numbers to the side of the Centrai Powers "; and to substitute the following:

" increasing to a menacing extent the numbers on the side of the Centrai Powers." Subject to this he was prepared to agree to the Annexure to Note 12.

(This amendment was agreed to.)

M. Clemenceau said that this Annexure constituted a veritabie pian of offensive-defensive, inciuding a locai counter-offensive Ieading, if circumstrances should permit, to an extensive and powerful offensive.

General Pétain said that no offensive could be contempiated unless the effectives were forthcoming, and this brought us back once more to the question of man-power.

M. Clemenceau said that after the long discussions on the previous day the Supreme War Council could not again enter into the man-power question. He agreed, however, that when we speak of a great offensive it was necessary to satisfy ourselves as to whether it was feasibie. He himself did not pretend to know the possibilities, but he asked if Generai Pétain would like to move any amendment.

General Pétain proposed to omit the following words in paragraph (l) (c) on page 2 of the Annexure: " as extensive and powerful as possible, " and to substitute the words: "as far as our effectives permit: "

(" aussi étendue que nos ejjectits le permettront. ")

Field-Marshal Haig and General Robertson agreed to the Annexure to Note 12, subject to Generai Pétain's amendment.

M. Clemenceau called attention to the last paragraph of the Annexure to Note 12, and said that Generai Foch had suggested that the text implied that the Supreme War Council would have no right to take the initiative in making pians. He himseif inclined to this view, since the making of pians beionged essentially to the functions of the Commanders-in-Chief and their Staffs.

Their pians, however, couid be referred to the Supreme War Council. Uniess, far exampie, Fieid-Marshai Haig and Generai Pétain had disagreed, it wouid not be necessary to refer their pians to the Supreme War Council.

Baron Sonnino asked whether the term "it is highiy desirabie that" was intended to be interpreted in its strict sense or in the sense of " must be. " The question arese as to whether the pians of campaign must necessarily be sent to the Supreme War Council or not.

Mr. Lloyd George said that in the consideration of this question it must not be assumed that the paragraph applied only to the Commanders-in-Chief in France. Questions might arise as to the action to be taken in Itaiy. In this case the question of pians wouid not be one for Fieid-Marshai Haig and Generai Pétain. The three Governments and the three armies might an be concerned. It was important not to fetter the pians of the Commanders-inChief and their Staffs, but it was provided in the Rapallo Agreement that the pians of the various Commanders-in-Chief shouid be submitted to the Supreme War Council, which was responsibie for their concordance, and consequently they shouid have power to add pians of their own, if necessary.

M. Clemenceau suggested that the Iast paragraph of the Annexure shouid be amended to read as follows:

"The Governments will have the pians and schemes sent to the Supreme War Council, which will ensure the coordination of this combined action, and will be entitled to take the initiative in any proposais with this object."

(This amendment was agreed to)

Baron Sonnino proposed to add before the word "entitied" the word "equally."

(This addition was agreed to)

General Cadorna pointed out that decisions wouid sometimes have to be taken in case of emergency. At present, however, the meetings of the Supreme War Council oniy took piace once a month, and in fact, two months had elapsed since the last meeting. He asked what the Military Representatives wouid do if they required an immediate decision from the Supreme War Council in the intervals.

M. Clemenceau said that the Supreme War Council would then meet at once. The heads of the Governments wouid be aiways ready to go to one or other of the Allied countries if the meeting couid not be heid in Paris.

General Robertson asked what was meant by the term "will assure the coordination of action." There was no one at Versailles who couid issue orders, and without doing so how couid they assure co-ordination?

M. Clemenceau said that, as he understood the question, in the case of a divergence of opinion between the three Commanders-in-Chief, who might have two or even three opinions on any particuiar question, by referring the question to the Supreme War Council you wouid substitute one mind instead of three.

General Pétain said that the generai conduct, of the war must not be left to the severa! Commanders-in-Chief; for exampie, generai considerations might make it very desirabie to attack in Itaiy and to defend in France, or vice versa. This might not fit in with the plans of the Commander-in-Chief concerned.

There should, therefore, be some generai authority which would lay down where to attack and where to defend, when to attack, and when to delay.

M. Clemenceau said he did not think he was in disagreement with Generai Pétain. A priori various Commanders-in-Chief who had the same ultimate object in view would have a tendency to agree. In case of disagreement, however, the Supreme War Council could always meet to take a decision.

General Pétain said he did not know exactly how Commanders-in-Chief could be expected to agree about generai questions. Some decision should come from some higher authority on this point. At this moment, for exampie, he himself was preparing to act generally on the defensive, but was also getting ready Iocal offensives. He was not qualified, however, to decide whether an offensive should or should not take piace on the Italian front. There should be some higher authority on the generai conduct of the war, and this was a matter for the Governments.

Mr. Lloyd George said he was in generaì agreement both with M. Clemenceau and Generai Pétain. He could foresee cases when the Supreme War Council might have to intervene. He would give two examples of such. First, in the event of an attack upon the French front, in coincidence with an attack on the British front, the question might arise as to which attack was the more formidable. Generai Pétain might consider that the attack on his front was the more serious. At the same time, Field-Marshal Haig might reply that, in his view, the principal effort was being made on his front. This would be a serious matter requiring a decision from some higher authority. His other example referred to Italy. At this moment there was a divergence of information as to the enemy's concentration. Our intelligence was that the German concentration was on the Western front. The Italian intelligence, however, as he understood from Signor Orlando, was that a great concentration was taking piace on the Italian front. It would not be fair to expect Generai Pétain to decide, on the Italian information, to send his reserves away to Italy. The Governments must take this responsibility. Such questions were matters for the decision of the Supreme War Council.

General Pétain said that Mr. Lloyd George had rather raised the question of the conduct of a battle than the conduct of a war, and these were two separate questions. The conduct of the reserves in the course of an action concerned the conduct of battle. But in regard to the conduct of the war, preliminary decisions governing the plan of campaign ought to be given by the Governments to the Commanders-in-Chief, indicating the generai lines of the action they were to take. He wished to draw a clear distinction between the conduct of a battle and the conduct of a war.

M. Clemenceau suggested that the text which the Supreme War Council were adopting would meet Generai Pétain's views as far as possible. In Note 12 and its Annexure were set forth on the responsibility of the Governments, the generai lines on which they desired the next campaign to be conducted, nameiy, a generai attitude of defensive; the preparation of local offensives, leading, if circumstances permitted, to a great counter-offensive.

General Pétain repeated that the generai conduct of the war pertained to Governments. They must say what the generai pian of campaign was to be. The conduct of a battle was a different matter, and that brought us to the question of a great centrai reserve, which at present did not exist.

General Foch then quoted from the scheme of organisation of the Supreme War Council, as approved at Rapallo:

"The generai war pians drawn up by the competent military authorities are submitted to the Supreme War Council, which, under the high authority of the Governments, ensures their concordance, and submits, if need be, any necessary changes. "

General Pétain pointed out that this was supposed to have been the procedure for the Iast two months. Some arrangement was required for getting the pians sent to Versailles.

General Cadorna said that all this would be the proper function of an Allied Generalissimo, if such a post existed. If plans were drawn up by the various Commanders-in-Chief it wouid be for this person to say that one should take the offensive, that another should tal{e the defensive, and where the concentrations of heavy artillery were to be, &c. Since no such person existed, however, it was necessary to substitute some organ instead. He could not see how there could be any other organ than the Supreme War Council.

Baron Sonnino said that what Generai Cadorna suggested was precisely what the Supreme War Council were about to do, nameiy, to give genera! directions for the 1918 campaign. He thought possibly the matter might be put more clearly in the note. It might be stated that it was the duty of the Supreme War Council to establish some genéral plan of campaign, and that the genera! direction of the war would be under the Supreme War Council.

M. Clemenceau asked if Baron Sonnino wished to move an amendment. Baron Sonnino replied in the negative. General Cadorna said that Note 12 only laid down the principles of a cam

paign. A plan of campaign meant much more than this. It must say that there would be an offensive here, and a defensive there, and that troops shouid be moved from one section of the front to another. He conceived this to be the duty of the Supreme War Council.

General Wilson reminded the Supreme War Council that the Rapallo Agreement gave full powers for what the Supreme War Council had to do. As a result the Military Representatives began by drawing up Note l, which laid down the generai policy for the war in 1918. If the Supreme War Council would endorse that Note they would have done what Genera! Pétain required.

(M. Mantoux then read Note 1 by the Permanent Military Representatives) General Pétain agreed with this Note. (Note 1 was approved).

Mr. Lloyd George suggested that. in order to bring this discussion to a head, it was desirable that the Governments represented on the Supreme War Council should direct their Genera! Staffs and Commanders-in-Chief to prepare their plans of campaign for 1918 on the basis of Notes l and 12, and that these should be forwarded to the Supreme War Council.

Generai Pétain said that Notes l and 12 were quite correct as a basis of what should be done. They expressed certain desiderata, but the Commandersin-Chief would require further instructions in order to draw up precise plans, and in his view another organ of co-ordination would be required.

Lord Milner suggested that Mr. Lloyd George's resolution would meet the case. Genera! Pétain had quite correctly pointed out that the Note only laid down the genera! lines of the policy to be adopted, and that something more was required. This was met by Mr. Lloyd George's proposal that the Generai Staffs and Commanders-in-Chief should submit their plans. The Supreme War Council, he pointed out, really consisted of the Governments, since it included the Ministerial Heads of the Governments. The Notes which the Supreme War Council had before them had been submitted to them by their Permanent Military Representatives. He suggested, therefore, that the first thing for the Governments to do was to give these Notes their imprimatur.

Mr. Lloyd George then proposed the following resolution:

"With a view to the complete coordination of plans of operation during 1918 the Supreme War Council agree that the severa! Governments concerned shall direct their respective Genera! Staffs and Commanders-in-Chief to submit their detailed plans on the basis of Joint Notes l and 12 by the Permanent Military Representatives, and shall forward these plans to the Supreme War Council. "

General Foch said that in order to get co-ordination between the detailed plans, it was necessary that the Governments should give generai directions as to the basis of these plans. After these genera! directions had been received the plans could be made. Plans could only be drawn up by some Inter-Allied organisation, which would consider the whole front from Nieuport to Venice. For this there was required an organ of study and an organ of execution. At present there were no genera! directions and no plans.

Mr. Lloyd George said that this was the object of the Supreme War Council.

M. Clemenceau agreed with Mr. Lloyd George, and pointed out that the generai directions had been given by the Notes now under consideration.

Generai Weygand said he had no objection to Mr. Lloyd George's proposal, but that to instruct the Commanders-in-Chief to base their plans on Notes l and 12 was, to some extent, a violation of the Agreement of Rapallo, which left the initiative of drawing up plans with the competent military authorities.

M. Clemenceau did not consider it necessary to discuss this question.

Generai Robertson asked whether Mr. Lloyd George's resolution applied to Note 12.

M. Clemenceau replied in the affirmative. Generai Robertson asked if Note 12 had been approved.

M. Clemenceau then read the following Resoiution, which had been agreed to (as stated at the beginning of this Procès-verbal) before the meeting:

"The Supreme War Council accepts Note 12 of the Military Representatives on the Pian of Campaign for 1918, the British Government having made it ciear that, in utilising in the most effective fashion the forces aiready at its disposai in the Eastern theatre it has no intention of diverting forces from the Western front or in any way relaxing its efforts to maintain the safety of that front, which it regards as a vitai interest of the whole Alliance. "

(This Resolution was jormally agreed to) Generai Robertson said that he did not agree with some of the statements made in Note 12 of the Military Representatives, or with some of the inferences drawn in regard to a campaign against Turkey. He did not want at the moment, however, to discuss these in detail. It was not for him to approve or object to any Resolution of this Council, as he was not a member, but as he was present he felt compelled to make a few observations on the Resolution proposed. In view of the state of the Entente's resources especially in men and tonnage, and in view of the possible events on the Western front this year, he submitted to the Council that they ought to adopt a defensive policy in all secondary theatres, and to keep no more troops there than were necessary for this. He was also of opinion that to undertake, as recommended by the Military Representatives. "A decisive offensive against Turl{ey, with a view to the annihilation of the Turkish Armies and the collapse of Turkish resistance ". was not a practical plan, and that to attempt it would be very dangerous and detrimental to our prospects of winning the war.

M. Clemenceau suggested that the Supreme War Council shouid take note of Generai Robertson's opinion. The• question as to whether Generai Robertson's views involved any aiteration in the Resolution was one for the British Government.

Mr. Lloyd George said that he still adhered to the Resolution he had proposed.

(Mr. Lloyd George's Resolution was adopted) Lord Milner proposed that, before coming to the questione of the reserves and the extension of the British Une, which were highly contentious, the Supreme War Council should dispose of their non-contentious business.

M. Clemenceau then asked whether the Supreme War Council wouid approve Notes Nos. l, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, and 11.

(All the above were approved, with the exception oj Joint Note No. 4, on the Balkan problem, which was reserved jor more detailed injormation at the suggestion of Generai Cadorna; Note No. 5, on the situation in Russia, which was merely taken note ot; and Note 11, on Chinese battalions, which was dropped).

SUMMARY OF CONCLUSIONS

I. -Resolutions in regard to the Plan of Campaign during 1918.

l. The Supreme War Council accepts Note 12 of the Military Representatives on the Pian of Campaign for 1918, the British Government having made it clear that, in utilising in the most effective fashion the forces already at its disposal in the Eastern theatre, it has no intention of diverting forces from the Western front, or in any way relaxing its efforts to maintain the safety of that front, which it regards as a vital interest of the whole Alliance.

2. -The Supreme War Council approve the Annexure to Joint Note No. 12, subject to the amendments proposed by Mr. Lloyd George (page l, para. 1), Generai Pétain (page 2, para. l (c), and M. Clemenceau (pag. 2, last. para.). 3. -With a view to the complete coordination of plans of operation during 1918, the Supreme War Council agree that the severa! Governments concerned shall direct their respective Generai Staffs and commanders-in-Chief to submit their detailed plans on the basis of Joint Notes l and 12 by the Permanent Military Representatives, and shall forward these plans to the Supreme War Council. 4. -The Supreme War Council approve Joint Note No. l of the Permanent Military Representatives dealing with military policy.

II. Resolution in regard to the Reorganisation ot the Belgian Army. The Supreme War Council approve Joint Note No. 2 of the Permanent Military Representatives in regard to an increase in the number of divisions in

the Belgian Army. They take note that the recommendations contained therein have already been carried out.

III. Resolution in regard to Reintorcements tar the Italian front.

The Supreme War Council approve Joint Note No. 3 of the Permanent Military Representatives in regard to reinforcements for the Italian front.

IV. Resolution in regard to the Balkan Problem. The Supreme War Council postpone, for further consideration, Joint Note

No. 4 of the Permanent Military Representatives dealing with the Balkan problem.

V. Resolution in regard to the Situation in Russia.

The Supreme War Council take note of Joint Note No. 5 of the Permanent Military Representatives in regard to the situation in Russia.

VI. Resolution in regard to the Italian Problem.

The Supreme War Council approve Joint Note No. 6 of the Permanent Military Representatives in regard to the Italian problem.

VII. Resolution in regard to Aviation.

The Supreme War Council approve Joint Note No. 7 of the Permanent Military Representatives on the subject of Aviation.

VIII. Resolution in regard to Transportation.

The Supreme War Council approve Joint Note No. 8 of the Permanent Military Representatives on the subject of Transportation.

IX. Resolution in regard to Tanks.

The Supreme War Council approve Joint Note No. 9 of the Permanent Military Representatives on the subject of Tanks.

X. Resolution in regard to Chinese Battalions.

The Supreme War Council do not accept Joint Note No. 11 of the Permanent Military Representatives on the subject of Chinese battalions.

171

CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA TERZA SESSIONE-QUARTA SEDUTA

VERBALE I.C.- 42. Versailles, 1° febbraio 1918, ore 15.

Presenti per la Francia Clemenceau, Pichon e Weygand, per la Gran Bretagna Lloyd George, Milner e Wilson, per l'Italia Orlando, Sonnino e Cadorna, per gli Stati Uniti Bliss.

M. Clemenceau suggested that the question of a Generai Reserve shouid be

considered under the following headings:Shall we constitute a Generai Reserve? Will it be a Reserve for the whole front from the North Sea to the Adriatic? Ho w shall i t be disposed? Who will command it?

General Foch said that, in the existing condition of our front, we had to defend a line from Nieuport to Venice without knowing where the enemy was concentrating, or where or when the attacks wouid be made. In this situation it was difficult to envisage completely the question of reserves. Nevertheless, the necessity of having a Reserve was absolutely indisputable. Moreover, there was no doubt that the reserves should be constituted for the whole front from the North Sea to the Adriatic. and consequentiy it shouid be drawn from the British, French, and Italian Armies. This Reserve must be additionai to the divisions which each army has behind its own front. It was also necessary to have some authority to conserve the reserves and to decide when the time has come to use them, to arrange for their transport to the north or south, and to decide ali details in conjunction with the commanders of the armies to whom they might be sent. To summarise, there must be one authority, able to consistute, conserve, and prepare for the empioyment of the Generai Reserve by the various armies, in agreement with the commanders. When the moment arrives to make use of the Reserve the same authority must decide on their use, must arrange for their transport, and feed the battle-line in which the Reserve was to be engaged. As the Reserve might be utilised to support any of the Allies, the centrai authority must be Inter-Allied in character. It must be abie and entitled to make all the necessary preparations. Moreover, this Inter-Allied organ must be required to take decisions if the Governements were not in session at Versailles. In fact, it must be an Inter-Ally organ of execution. The oniy question that arises is as to how this centrai authority shouid be constituted. If he were asked for a concrete proposai he wouid suggest to bring together the Chiefs of the Staff who advise their Governements on the different questions, in order that they might carry out their duties in agreement. To these principai members of the centrai organ there shouid be added representatives of the American Army and of the Beigian Army.

General Robertson said he was in generai agreement with Generai Foch in regard to the necessity of creating a Generai Reserve. The fundamentai question, however, was the command of the reserves. If this were settied, the composition of the Reserves wouid settle itself. He himseif doubted the need of the Generai Reserve at the moment, because most of the Allied troops were needed where they were, except in Itaiy. Any day however, it might be necessary to form the proposed Reserve, and therefore the qucstion of the organisation shouid be studied in detail. He agreed with Generai I<,och that the best persons to controi the Reserve would be the Chiefs of the Staff. This arrangement would perfectly well suit Great Britain and France, but it wouid not suit Itaiy so well, as the Italians had no Chief of the Staff, except with the Commander-in-Chief of the Army. He also understood that Generai Pershing commanded all the American troops in France. The question of the Italian and American representation wouid want working aut in detail, but these minor difficulties couid be surmounted. Whoever commands the Res,erve must be in a position to issue orders immediately the cmergency arises. The centrai controlling body, however, should interfere as littie as possibie with the Commanders-in-Chief, who were responsible to their respective Governments. What the centrai body had to do was to pcrform those duties which could not be undertaken by the Commander-in-Chief of any one of the fronts.

M. Clemenceau said that the Supreme War Council now harl a definite proposition before them, namely, that the command of the reserves should be given to the Chiefs of Staff. He pointed aut, however, that the Chiefs of Staff are not constantiy in the same place, and that the reserves were scattered about in various places. The question, therefore, arose how to provide far the prompt decisions that would be required.

General Cadorna said that however the directing organisation was composed, it wouid not have to undertake a definite act of command. It wouid mereiy have the duty of saying whether the Reserve was to be sent to the British, French, or Italian front. where it was to be concentrated, and which Army it was to reinforce. Once the reserves had been sent to one or other of the Armies, they wouid pass under the command of the Commander-in-Chief of that Army. In fact, the function of the centrai body wouid be a very simple one.

General Pétain expressed agreement with Generai Cadorna. General Foch pointed out that the centrai body wouid have to deai with reserves of severai nationalities. The question arose, therefore, as to whether

the whole Reserve could be under one command. The Inter-Allied body wouid have the duty of saying how it was to be empioyed.

M. Clemenceau said at the moment he did not want to discuss the question, but mereiy to know what was intended. In the conditions proposed by Generai Cadorna and supported by Generai Pétain, he did not understand of what the Inter-Allied Reserve wouid consist. He understood that each Generai wouid have a reserve of his own; far exampie, there would be French, British, Italian, and American reserves. In this scheme he did not see how the great army of reserves which he wanted was to be created. He did not want to discuss the question far the moment from a military point of view, but mereiy from one of common sense. If each Generai had the free disposition of his own reserves what wouid happen? When one Generai was attacked he wouid gradually use up his reserves until there were none left. In the meanwhile, the Generai Commanding the adjacent Army might have the whole of his reserves in hand. Hence, a situation of great danger might arise. When the question of creating an Inter-Allied Reserve had been raised it had been with the idea that, as we couid not have a singie Commander-in-Chief, such as a Hannibal or a Chariemagne, we might at least have a Commander of Reserves. He considered it very desirabie that we shouid build up an Army Reserve which couid be sent to any point where it wouid be useful.

General Cadorna said he feared he had not made himself sufficiently ciear. His opinion was the same as that of M. Clemenceau in regard to the creation of a great Reserve. Suppose that a great attack were made by the enemy against the French front. Then the centrai body wouid decide that reserves were to be sent to that front. Once they had arrived these reserves would be entireiy under the command of the French Commander-in-Chief. He then, took another hypothesis, nameiy, that there were two attacks, one in France and one in Itaiy. The centrai body wouid then oniy decide the point to which the reserves were to be sent, how many to Italy and how many to France. Another duty of the centrai body wouid be, when the time had arrived, to recall the reserves and form them up for another emergency. The reserves allocated to the centrai body, though remaining behind each separate Army, would be at the disposai of the centrai organisation, which would decide when and where they were to be empioyed.

Mr. Lloyd George said that, like M. Ciemenceau, he was at the stage of asking questions and not of discussing the merits of the scheme. He asked himself whether, supposing those in charge of the Reserve decided on a counteroffensive, wouid the new centrai body have the power to plan and direct it?

General Foch replied in the affirmative. General Pétain expressed himself in agreement with Generai Cadorna, and reinforced his argument, taking another example on a somewhat Iower scale. Supposing, he suggested, that on the French front he had fifteen divisions in reserve. If a sector of his front were attacked the duty of the French Commander-in-Chief would be to put some of the fifteen divisions at the disposal of the Commander of that part of the line which was attacked. Il would then be entireiy for the Commander of that Army to decide what to do with them.

Similarly, the essential ròle of the supreme centrai body would be to allot the reserves to one or other Commander-in-Chief. Of course, the Commander-inChief had other duties to perform, which would not pertain to the proposed centrai body, but in regard to the reserves their functions were precisely similar. The same principle applied to the offensive. If in the French Army it was decided to make an offensive at some point, the Commander-in-Chief would allot, say, ten divisions for that purpose. When the operation was concluded the Commander-in-Chief would withdraw these divisions. The functions of the centrai body ln regard to an offensive would be precisely similar.

Signor Orlando suggested that when Generai Pétain talked of the reserves being disposed of by the new centrai body he understood that this did not apply to the reserves at the disposal of particular Armies. He understood that each Army would continue to have its own reserves in addition to those under the Inter-Allied centrai body.

General Pétain replied in the affirmative. The idea was to constitute an Inter-Allied Reserve in addition to the local reserves of the Armies.

Mr. Lloyd George suggested that it was difficult to consider this question unless a specific proposal was formulated.

General Bliss said that, in the presence of so many officers with long experience in the present war, he, who had as yet but little experience, spoke with some deference. He had, however, observed absolute unanimity of opinion on the desirability of creating a Reserve if sufficient troops could be found. This involved a considerable reduction of the strength of the various Armies. Il was clear that someone must decide whether there are sufficient disposable troops for the creation of a Reserve, and this at once raised the question of the command. Each national Army must have its own Reserve, and the commander of each national Army must. at the outset, have all the troops under his command, as he did not know where the attack would come. If any particurar Army were attacked, the Commander-in-Chief would gradually put in ali his reserves until they were exhausted. It would seem to follow that, at a certain point, you might be able to say definitely that this was the point on which the enemy was concentrating his main attack. When the Commanderin-Chief had exhausted his own resources reserves would have to be brought up from another national Army. The question would eventually arise when those armies which had not been attacl~ed would stili dispose of considerable reserves. Generai Robertson had suggested that a great step forward would be taken if the question of the command could be decided, as the person selected would then decide on the strength of the Reserve and whence it was to be drawn. Generai Robertson had also said that it would not be necessary to form the Reserve at the present moment. But it did seem necessary to decide now whence the Reserve was to be drawn. If the Commanders-in-Chief could agree on a single man to command all the reserves, that would be by far the best pian. But to select a single man might prove impossible, and some other solution would have to be found. The question was not so much one of command as of contro!. He reached the conclusion that the only body that would command confidence would be one composed of a group of men who represcnted the various Commanders-in-Chief. When the representatives of the Commander-in-Chief were in agreement he presumed that the Commanders-inChief themselves would be in agreement and perfect harmony would be preserved.

Mr. Lloyd George said he was in generai agreement that there ought to be a Reserve, but he felt that the actual tcrms of the Resolution to be moved were of great importance, and he asked that Generai Foch should prepare a draft.

General Pershing said that in the discussions over the generai plan of campaign on the Western front it had been decided that a generai defensive policy should be adopted, together with such offensive operations as might be deemed advisable. In any offensive operation the use of reserves would be involved. He wished to know how far the centrai body would have control of the Reserve for offensive purposes. He was apprehensive that the control of all offensive operations might be placed in the hands of the centrai body, thus depriving the British, French, Italian, and American Commanders-in-Chief of the initiative they ought to possess.

(At this point the Supreme War Council adjourned in arder that General "foch might prepare his dratt.)

On reassembling Professar Mantoux read the following draft by Generai Foch:-

Dratt Resolution.

l. A Superior War Board is created to secure the co-ordination of military operations, in accordance with the generai instructions of the Governments, over the whole front from the North Sea to the Adriatic.

2. -The members of this Board are the French and British Chiefs of the Generai Staffs, and also Generals representing Italy, America, and Belgium. It sits in Paris. 3. -This Board draws up, in agreement with the Commanders-in-Chief, the generai plans of operations. These plans can be proposed either by the Board or the Commanders-in-Chief. 4. -The powers and duties of the Board include Ca.) The constitution of Generai Reserves.

For this purpose the Commanders-in-Chief receive, according to circumstances, the instructions of the Board with regard to the troops required for the Generai Reserves, the places where these troops must be concentrated. Till they are about to go into action the troops constituting the Generai Reserve remain under the command of their respective Commanders-in-Chief, but they are under the exciusive controi of the Board, and without the assent of the Board they cannot be sent into action by the Commanders-in-Chief.

(b.) The maintenance and movement of the Generai Reserves.

For this purpose the Commanders-in-Chief must, in accordance with the instructions of the Board, take ali necessary measures for the transportation

and concentration of the troops constituting the Generai Reserves. These measures are submitted to the Board far approvai. Cc.) The use of the Generai Reserves.

Their use will have been settled in a pian adopted by the Board in agreement with the Commanders-in-Chief. As soon as active operations begin, the Chiefs of the Generai Staffs are present, as much as possibie in Paris, together with the officers representing the other countries They have full powers to take decisions in the name of their Governments.

Signor Orlando said that he saw grave difficuities in regard to the appUcation of this scheme to Itaiy, owing to the difficuities of the military organisation which were, to some extent, constitutional. He observed that in the text of the document care had been taken to distinguish between Great Britain and France, which were to be represented by the Chiefs of the Staff, and Itaiy, which was to be represented by a Generai. The fact was that Great Britain and France both had a Chief of Staff, as well as a Commander-in-Chief, but Itaiy oniy had a Commander-in-Chief and no Chief of the Staff. The question wouid be asked: Why shouid Itaiy not nominate a speciai officer? But the question of the powers of this officer presented difficuities. Of course, he couid be accorded speciai powers, but, nevertheiess, he wouid not have so authoritative a status as the others. How couid he give orders to his Commander-inChief, whose representative he was? It was true that the term "instructions" was used, and not " orders," but the instructions wouid practically amount to orders. In the British and French Armies this difficuity did not arise, because the Chief of the Generai Staff did, in fact, issue instructions. But in Itaiy no one couid give instructions to the Commander-in-Chief.

Mr. Lloyd George said that Signor Oriando's observations emphasised the importance of seeing the actuai proposai before accepting it. The generai principie of the proposai had aiready been agreed to, but everything depended on how it was worked out. He did not think that, seeing this proposai for the first time, he couid express a decision in regard to it, but he wouid like to make a few observations. It appeared to him that the proposal was entirely inconsistent with the Resolutions wllich had already been passed on the same day. It had been decided in the morning that the pians of the Commanders-in-Chief were to be submitted to the Supreme War Council and approved by the various Governments there. This, however, was a pian to get round this decision. Consequentiy, some aiteration would have to be made in the proposai in this respect. Another difficulty which he foresaw was that whatever body was created wouid have to be located at Paris. This was quite convenient far Generai Foch, who was already Iocated at Paris. Far Generai Robertson, however, who was located in London, this was a difficulty. Generai Robertson had the duty of advising the War Cabinet in London and they wouid not be willing for considerabie periods to put up with some officer of lowers status. In fact, we were in aimost the same diificuity as Itaiy. Hence he proposed merely to make a first reading of the proposai, and then to adjourn the question until to-morrow.

Baron Sonnino concurred in Signor Orlando's and Mr. Lloyd George's criticisms, This new Central Direction would entirely supplant the new organisation agreed to in the morning by the Supreme War Council. Only this morning it had been agreed that the plans would be laid before the Governments at the Supreme War Council. Here, however, the plans were to be proposed by the Chiefs of Staff. H0 ·.vished to lmow how the delegates of England, France, Italy, Belgium, and the United States would take their decisions. Would it be by voting and a majority? This he could not agree to. Would they have to reach unanimous agreement? This must be more clearly defined.

In regard to the constitution of the Reserve, he thought that a decision should be taken by the Supreme War Council.

As regards the idea that the seat of the new centrai body should be at Paris; Mr. Lloyd George had aìready put the objections that the British Chief of the Generai Staff could not sit permanently there. The same applied to Italy in a greater degree, since a journey of thirtysix hours instead of ten hours was involved. In his view the new proposals ran entirely counter to what had been decided by the Supreme War Council the same morning, and too much of the text was new.

M. Clemenceau said that the objecl;ions of Mr. Lloyd George and Baron Sonnino appeared to him to be determining. He himself was not prepared to discuss a new text like this without time to consider it. He foresaw, however, that it would be very difficult to get a formula for the new organisation. He wished to ensure the preservation of the continuity of the proposals already agreed to. Instead of discussing the new proposal point by point, he suggested that it would be better, before to-morrow, to try and discover a short formula to cover the administration of the Reserve. It did not enter into the minds of him and his colleagues to deprive the Commanders-in-Chief of any of their powers any more than it entered into the minds of the soldiers to deprive the statesmen of their powers. He hoped that before to-morrow a simple and short formula would be discovered to avoid discussion of these details.

Signor Orlando said that he had a suggestion to make, not formally, but merely for reflection before the meeting on the following day. In constituting the authority to administer the Generai Reserve it \vas absolutely essential to have a body that, on the one hand, had the power to issue instructions, and, on the other hand, was in immediate connection with the Governments. He asked why the Military Committee at Versailles, who are beginning to create a tradition of their own, and are in direct touch with their Governments, should not form the nucleus of this body, to which might be added the four Chiefs of the Staff in agreement with the Commanders-in-Chief. Difficulties might arise in securing agreement, but in emergency the Generals would, as a rule, probably agree. If. however, they did not agree, then the politica! Supreme War Council must be called in. He admitted the proposal was open to the objection that it was not a very speedy method.

General Cadorna pointed out that cases of urgency might arise when there would be no time to call together the Supreme War Council. In the case of the Italian retreat on the Upper Isonzo, for instance, Generai Foch had taken a very rapid decision, and had sent the flrst of the French divisions within twenty-four hours of the incident. He suggested that in such cases the Military Representatives should have powers to take the decision and to act as delegates of their Government.

Signor Orlando said that this was in accord with his ideas. Mr. Lloyd George said that another suggestion that had been made was that in this emergency the Government should delegate someone to come to Paris and sit, with the French Prime Minister to take the decision. For example, he himself might delegat to Lord Milner the necessary powers. Baron Sonnino, while admitting that the Prime Minister could, of course, delegate if he wished, suggested that it was not necessary to establish this in any formai document. Mr. Lloyd George agreed that it was unnecessary to include it in a Resolution. He would like his colleagues to consider before the next day the following alternative proposals for the composition of a centrai directing body:

1. -A directing body composed of the Chiefs of Staff of the various nations. 2. -Signor Orlando's proposal that it should be composed of the Military Representatives, assisted by the Chiefs of Staff in agreement with the Commanders-in-Chief. 3. -All the Governments, except the French Government, which resides at Paris, should appoint a Generai ad hoc attached to Versailles. This latter suggestion was made because the body controlling the Reserve must be in immediate touch with all the information which exists, and Versailles was convenient for this purpose.

Baron Sonnino suggested that the Permanent Military Representatives at Versailles had all the information that was required.

Mr. Lloyd George pointed out that the difficulty was that the Permanent Military Representatives had no executive functions, and were purely advisory. This new body, however, would have to be executive.

M. Clemenceau made another suggestion. The new body would not be entirely executive, although it would have some executive attributes. Paris and Versailles were, he suggested, too far from the seat of war. Consequently, the new body should sit and take action when convenient at some point nearer to the front.

Baron Sonnino agreed that the new body should have the power of moving about in order to ascerta[n the situation on the spot, and that its executive powers would be limited to the movement of reserves. Once the Reserve divisions had been sent to Italy or France the centrai body would have nothing executive to do, and should at once come away.

Signor Orlando agreed in this proposal, and considered that it would be a danger for the new centrai body to remain at a point on the front, as they would tend to interfere with the powers of the Commander-in-Chief.

M. Clemenceau agreed. The only object of his proposal was a prompt decision after ascertaining the facts.

Mr. Lloyd George said it must be rcmembered that the new centrai body would be connected with the movements of an Inter-Allied Reserve, and consequently it must not be associated with any particular War Office. If it were in Paris it would be difficult to ayoid such association. Consequently it should be connected with some Inter-Allied body, such as Versailles.

Baron Sonnino said that it seemed to be agreed that the new body must be associated with Versailles, and must have the power of moving about.

M. Clemenceau said that the first reading of the proposal for the constitution of an Inter-Allied Reserve would be regarded as closed, and the second reading would be taken to-morrow.

Italian Co-operation an the Western Front.

Mr. Lloyd George said that now that we had decided on the constitution of a General Reserve, the question arose how it was to be obtaà.ned. He wished to recognise that General Pershing and General Bliss had met the Allies very handsomely in regard to the employment of American troops. He wished, however, now to call attention to the question of Italy. We and the French had together no less than 11 divisions in Italy. Apart from their materia! support, he thought it was a good thing that the British and French troops should fight side by side with the Italian troops for the defence of Italy. It helped the moral of the troops of both countries that they should be fighting side by side. This was equally true of British and French troops. They would feel encouraged if Italian troops were fighting side by side with them on the Western front. They would feel that they were fighting a common battle, and not each his own battle. He wished to see British, French, Italian, and American troops fighting the battle of humanity on the Western front, though, as he pointed out, America was far enough away from the seat of the war to be indifferent to a German advance of 40 kilom., or so, which was not the case with any of their European co-belligerents. Hence, before coming to the question of the extension of the British line, or the creation of the reserves, he suggested, if his Italian colleagues would consent, that we ought to discuss the question of bringing Italian troops to the Western front. The alternative was to bving the British and French troops from the Italian to the Western front. This, however, was undesirable from the point of view of moral. Hence, it would be better to bring Italian troops here.

He then drew attention to the figures in the tables prepared by the Allied Staffs for the Supreme War Council, pointing out that on the Italian front there were 1,440,000 Allies, compared with 860,000 enemy combatants, a superiority of 580,000 combatants; whereas, on the French front the Allied superiority was only 164,000. Moreover, the movement of enemy troops was at present towards the French rather than towards the Italian front. Hence, he suggested that the Italians should send eleven divisions to the Western front, who should be available as part of the Centrai Reserve.

Signor Orlando said that Mr. Lloyd George had expressed an aspiration which had been wholly his desire for some time past. He regretted he could not express himself in a foreign language with the same feeling as Mr. Lloyd George could in his own, and that he could not do justice to the emotion which he felt in regard to Mr. Lloyd George's proposal. In principle he was in entire agreement with Mr. Lloyd George. When Generai Foch had come to Rome on the question of military labour he had replied that he would like to give him all the men that could possibly be spared. He was also in agreement with Mr. Lloyd George that it would be preferable to send Italian divisions to the Western front rather than to withdraw the British and French divisions. When it carne to the practical execution of the proposai, however, he thought that the new authority should be entrusted with the study of the question. This matter was closely connected with the question of finding and util'ising a Genera! Allied Reserve. Hence, it must be examined and measured by technical experts from tl1is point of view. It was true that the difference of the numbers of the enemy and the Allies on the Italian front was considerably greater than on the French front. The document submitted to the Supreme War Council allowed far forty-seven enemy divisions on the Italian front, though the Italian Staff estimated the number as fifty divisions. He did not, however, wish to dwell on this aspect of the question. When the Italian numbers carne to be considered it was necessary to bear in mind that some of the divisions required time to be reconstituted after the disaster on the Isonzo. These ought not to be reckoned on as immediately ready. Later on, however, it was hoped that they would be fully available. He also wished to draw attention to the technical question of the different conditions on the Italian and the Anglo-B'rench front. The latter was very strong and fully prepared. The Italian front was only recently established and consolidated. Moreover, owing to the shape of the frontier, any attack on the left fianl{ was most dangerous. A defeat on the Anglo-French front merely meant a retreat aver a few ldlometres, but a retreat an the Italian left fiank meant a very serious and difficult retreat far a great part of the army. Far these reasons, while accepting the proposal in principle, he wished it to be studied by the new body.

Baron Sonnino wished to add one further consideration. No doubt the Italians had a certain superiority aver the enemy in effectives, but the Austrian resources in reserves were much greater than the Italian. Moreover, a peace between the enemy and Roumania and the Ukraine would release a very large force against Italy. The communications of the enemy were very easy, and the whole of the Austrian force could soon be brought to the Italian front. This must be borne in mind in considering any question of taking troops from Italy.

Mr. Lloyd George pointed aut that the enemy troops released from the Russian and Roumanian fronts could, with equal ease, be brought to the Western front. Moreover, the Hungarian Prime Minister had only recently declared publicly that Austro-Hungarian troops would be sent to the Western front.

M. Clemenccau summed up the remarks of Signor Orlando and Baron Sonnino in the sense that the Italian Government would leave the decision to the new centrai authority to be created to-morrow.

He then said it was his duty not to conceal the fact that some weeks ago Generai Pétain had asked for the withdrawai of two divisions from Itaiy, partiy because the position in some parts of the French line was weak, and partly because France had 135,000 men in Italy compared with Great Britain's 98,000. Of course, nothing had been decided, but it was possible that Generai Pétain might press for it again. Possibly also, the British might press for the release of one division. In this connection a new fact that had arisen since the previous day was that a further German division had appeared on the Western front, making a total of 172 German divisions. He wished to point out that an these questions were closely connected, such as, for example, the creation of reserves, the proposed extension of the British line in France, and the employment of Italian troops.

(The Supreme War Council then adjourned until the following day).

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CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA TERZA SESSIONE - QUINTA SEDUTA

VERBALE I.C.- 43. Versailles, 2 febbraio 1918, ore 10.

Presenti per la Francia Clemenceau, Pichon e Weygand, per la Gran Bretagna Lloyd George, Milner e Wilson, per l'Italia Orlando, Sonnino e Cadorna, per gli Stati Uniti Bliss.

M. Clemenceau reminded the Supreme War Council that at their Meeting the previous afternoon it had been agreed to adjourn in arder that members might consider the various proposals in regard to the contro! and composition of an Inter-Allied Reserve which had been submitted during the Meeting. They had now before them a paper by Generai Bliss, as well as a set of Resolutions drafted by Mr. Lloyd George. He proposed to take Generai Bliss's paper first.

(M. Mantoux then read General Bliss's Note, which is printed as an Annex to this procès-verbal).

Mr. Lloyd George said that it had been decided at the Meeting on the previous evening that each member of the Supreme War Council should study separately the various suggestions that had been put forward in regard to the Generai Reserve. The severa! texts submitted were now before them, and it was gratifying to find that they had all arrived separately at the same conclusion. He was very glad that so complicated a problem had been solved satisfactorily by generai agreement. His own view was that it was undesirable to create an entirely new body The Supreme War Council, with its Military Representatives, existed, and the existing machinery could be utilised for the purpose in hand. The question before them was, how was this problem of the Centrai Reserve to be dealt with. He found that they were all in agreement that Generai Foch should represent the French Armies on this new body. This decision in no way refl.ected upon Generai Weygand, whose ability and energy were conspicuous. Generai Foch, however, had exceptionai qualities and experience. The heads of the Allied Governments on the Council would have been pleased to have all the various Genera! Siaffs represented, but it was quite impossible for the United States to send over their Chief of the Staff to France, and it was equally impossible for Italy and Great Britain to spare their Chiefs of the Staff to sit permanently in Versailles or ln Paris, as they were the chief military advisers to their severa! Governments. Moreover, in particular, when a great battle was in progress, these Chiefs of the Staff should be at their respective posts. They had therefore arrived at the opinion that the best thing to do was to make use of the exiscing body, with Genera! Foch representing the French instead of Genera! Weygand. As regards the text of the Resolution which the Councìl had to pass, M. Clemenceau had expressed the wish that it should be as brief as possible. The draft now proposed fulfilled that conditìon. At the same tìme, there was something which he should lìke to add to it. He had read Genera! Blìss's paper, and he suggested that certain portions of it, with one or two alterations, should be engrafted upon his own draft resolutions. Referring to draft resolution 3 of Genera! Bliss's paper, he suggested that the words "after approva! by the majority of its members" should be elìminated. He would, however, lìke to see the words "the moment the Reserve or any part of it shall have begun to move, it will come under the orders of the Commander-in-Chief to whose assistance it is assigned" inserted in the final resolution. He also thought it important that the following sentence should also be included in the final resolution, viz.: "Until such movement begins the Genera! Reserve will for all purposes of discipline, instruction, and administration be under the orders of the respective Commandersin-Chief, but no movement could be ordered except by the Committee."

Sir Douglas Haig expressed his concurrence in this suggestion.

M. Clemenceau put it to the Council that they, should accept Mr. Lloyd George's draft resolutions with the above additions.

Mr. Lloyd George stated that there was another point he wished to raise. He thought it very desirable that as the proposed Committee was to have executive powers it should have a President. Some members of the Supreme War Councìl desired to insert the name of the President in the text which constitutes the body, but his own view was that it was best not to insert the name. It was preferable that the Supreme War Council should nominate the President. The President of the Committee must necessarily have special qualifications, and the members of the Supreme War Council had agreed-that is to say, the three heads of Governments attending that meeting had agreed, and in the absence of the President of the United States had ventured to assume the latter's concurrence-that the right man to be President was Genera! Foch, on account of his experience, his record and his energy, his accomplìshments and his reputation.

General Bliss said he was sure that the three Prime Ministers were right in assuming that President Wìlson would acquiesce in this suggestion.

Mr. Lloyd George went on to give the reasons why he and his colleagues had come to this decision. Genera! Foch was loyal not only to France but also to the Allìes. When the British Army in Flanders was in difficulties

he threw an his weight into rendering it assistance. So prompt and generous was that assistance that Generai Foch might aimost have been an Englishman himself. Agad.n when Itaiy was in troubie Generai Foch, without any hesitation ::.nd on his own responsibility, decided to send troops to her aid. Generai Foch therefore commanded the confidence not oniy of the French, but also of the British and Italians, and, he was giad to hear, the Americans. They couid be quite sure that as President of the Committee Generai Foch wouid be quite unbiassed. He had, therefore, great pieasure in announcing this decision of the Supreme War Council.

General Bliss said that, speaking on behalf of the American Section of the Supreme War Council, and aiso on behalf of the United States of America, he couid say that Generai Foch was marked out for this important work by his great name, if for no other reason.

General Pershing said that he had hoped that perhaps Generai Robertson's name might have been inciuded in the composition of this body. His own programme of that body had, lindeed, inciuded him, but after hearing what Mr. Lioyd George had said about Generai Robertson's great ability and experience being wanted eisewhere he was persuaded that the inciusion of Generai Robertson was not practicab1e. He regretted the fact, because Sir William Robertson's name carried very considerabie weight both with the United States and with her soidi:ery. If the Supreme War Council were satisfied that the Permanent Military Representatives wouid have time to perform the very important functions allotted to them in addition to their ordinary duties, then he agreed that the new body should be charged with the work of controlling the reserves.

M. Clemenceau expressed his thanks to Generals Bliss and Pershing for what they had said. He wished also to take this opportunity of expressing the admiration and gratitude with which the French Army and the French nation feit towards Sir William Robertson, who was undoubtediy one of the greatest soldiers of this great war.

Signor Orlando said that he had heard with emotion what Mr. Lioyd George had stated concerning Generai Foch's record in the able and inspiring words which he had used.

Sir Dougias Haig said that he wished to ask a question, and that was, by what channel he wouid receive his orders from the new body.

Mr. Lloyd George said that in regard to the question of the communication of orders there had been a gap, and he thought that this gap had been filled by Generai Bliss's Note.

Sir Douglas Haig said that he desired to point out that he was responsibie for the forces under his command to the British Government, and he received orders from the Iatter through the C.I.G.S.

Mr. Lloyd George said that the Supreme War Council would issue the

orders, and as stated in the draft resolution would settie all difficuities as

they arose.

Sir Douglas Haig maintained that a constitutionai question of great importance was involved, and he wanted to be quite clear about the matter.

Mr. Lloyd George said he wished to inform the Supreme War Council that before Lord Milner and he had left England to attend this session the War Cabinet, which was the British Government, had given them full powers to act on behalf of that Government. As regards the question of the communication of orders, these would be issued by the member of the body nominated by the Supreme War Council.

Sir Douglas Haig asked that the exact position should be made clear to him in writing, as it involved a change in constitutional procedure.

M. Clemenceau suggested that the draft resolutions should now be read. (Professar Mantoux then read the following dratt resolutions.)

l. The Supreme War Council decides on the creation of Generai Reserves for the whole of the armies on the Western, Italian, and Balkan fronts.

2. The Supreme War Council delegates to an executive composed of the Permanent Military Representatives of Great Britain, Italy, and the United States of America, with Generai Foch, the following powers to be exercised in consultation with the Commanders-in-Chief of the armies concerned:

(a) -To determine the strength in all arms and composition of the Centrai Reserves, and the contribution of each national army thereto. (b) -To select the localities in which the Centrai Reserves are normally to be stationed. (c) -To make arrangements for their transportation and concentration in the different areas. (d) -To decide and issue orders as to the time, piace, and period of employment of the Centrai Reserves. (e) -To determine the time, piace, and strength of the counter-offensive, and then to hand aver to one or more of the Commanders-in-Chief the necessary troops for the operation. 3. -In case of irreconciliable differences of opinion on a point of importance connected with the Centrai Reserves, any Military Representative has the right to appeal to the Supreme War Council. 4. -In order to facilitate its decisions the Executive Committee has the right to visit any theatre of war. 5. -The President of the Executive Committee to be nominated by the Supreme War Council.

Baron Sonnino suggested the insertion of the words "for France" in the second line of resolution 2 after the word " Foch. "

(This was agreed to.)

Signor Orlando proposed that in the third Une of the same resolution the word "consultation" should be changed to "accord," because the latter word was, in his opinion, preferable as indicating unanimity of opinion.

Mr. Lloyd George thought that this was unnecessary, for if there were any disagreement the Supreme War Council would intervene to decide it.

(After some discussion it was decide d t hat the word " consultation " should stand.)

Baron Sonnino proposed that it should be made ciear that the President of the Executive Committee, who was to be nominated by the Supreme War Council, should be one of the members of that Committee.

(This was agreed to.)

Mr. Lloyd George said that he wished to suggest an amendment to his own resolution, and that was that a new subsection Cf) should be added at the end of resoiution 2, which ran as follows:

" Until the movement of the General Reserve begins it will, for all purposes of discipline, instruction, and administration, be under the orders of the respective Commanders-in-Chief, but no movement couid be ordered except by the Executive Committee."

Baron Sonnino said there might be some caoos where it wouid not be an Italian who would be giving orders to Italian troops. As the resoiution stood it looked as if the orders were aiways to be given by one man. The intention was, however, he understood, that in each several case one man wouid be designated to give orders.

General Bliss suggested that the orders wouid not be given, but mereiy transmitted.

(This was agreed to.)

(Mr. Lloyd George's resolutions, amended as above, were jormally agreed to.)

M. Clemenceau, after having consulted the members of the Supreme War Council, declares that Generai Foch had been designated as President of the Executive Committee for the General Reserve.

M. Clemenceau said that the next question which had to be decided by the Supreme War Council was that of the extension of the British front. (Joint Note No. 10 of the Permanent Military Representatives). He thought that this question could be decided without any very lengthy discussion. The Military Representatives had arrived unanimous'ly at a certain conclusion, and it remained for the Supreme War Council to ratify what the Versailles Body had agreed upon after much deliberation. He suggested that the Supreme War Council should sanction the adoption of the above Joint Note, leaving it to Sir Dougias Haig and Generai Pétain to decide when and how effect couid be given to the recommendations contained in that Note, having regard to the position so far as effectives were concerned.

Sir Douglas Haig said that before the Joint Note was accepted he wished to point out that requests from the French for an extension of the British front had been numerous. He had always met each request with a desire to compiy with it H he possibiy could. It was in this spirit that he had constantly had to deai with sman rectifications of the line when a corps commander in 1914, and as an army commander in 1915. Then as Commander-in-Chief

in 1916, when the enemy's attack on Verdun began, he had, without any reference to Govemment at once relieved the whoie front of a French Army about Arras. Again in 1917, at Generai Nivelle's request, he had extended the British front, aithough by so doing British divisions were deprived of the necessary time for training, and the British Army was compelled thereby to piay a secondary ròie in the spri:ng campaign of Iast year. Lastly, during the recent battie in Flanders, he had at Generai Pétain's request agreed to, and had now extended the front first to the Oise and afterwards to Barisis, although his troops were in great need of rest and training after the severe fighting they had been through, and notwithstanding he had a1Iso to detach divisions to Itaiy. Owing to the shortage of men and the apparent impossibility of getting the numbers he wanted, he had to face a reduction in the numbers of the divisions under his command. The position as regards man-powers was exactiy as set forth in the statement he had submitted on the 30th January If, as was possibie, the enemy attacked in force, he had to face a possibie Ioss of half a million men. This must mean that by the end of October the British force will have sunk to about 35 divisions. With the effectives at present at his disposai it was impossibie for him to extend his front beyond the point that he had agreed upon with Generai Pétain. The extra front he was now asked to take over presented other difficuities with regard to transportation. Many additionai men would be required to construct and operate new railways. With the utmost desire to compiy in every way possibie with the French demands, he feit bound to point out to the Supreme War Council that with the troops now at his disposai it was quite

out of the question for him to take over any more front.

Mr. Lloyd George said that he desired to ask Generai Pétain a question. He understood from the Fieid-Marshall that Generai Pétain and Sir Dougias Haig had agreed that the British front shouid extend to Barisis only; did Genemi Pétain confirm that?

General Pétain stated that it was true that there had been an agreement between himself and Sir Dougias Haig to the effect that the British should be extended to Barisis, Iater, however, he had been compelled to ask for a further considerabie extension. It had been then decided that this question shouid be then referred to the Versailles body, and the recommendations of the Military Representatives was that the point of junction between the British forces and the French forces should be on the Ieft bank of the Aillette and between the Aillette and the Laon-Soissons road, the exact point to be fixed by the Commanders-icn-Chief. This recommendation had been made by the Military Representatives in possession of full knowledge of the comparative reserves of both the French and British armies in men. Fieid-Marshai Haig maintained that it was impossibie for him to mai{e this further extension of his front on account of his diminishing man-power. The French reserves and personnei, however, suffered from the same disability. Generai Pétain hoped, therefore, that the recommendations of the Military Representatives would be ratified. He agreed that the execution and method of carrying out this extension should be left to the two Commanders-in-Chief.

Mr. Lloyd George asked that before the Joint Note was adopted he might be allowed to put before the Supreme War Council certain very serious considerations. The Field-Marshal had said that he could ha.rdly be held responsible for the security of his front if he had to extend his Iine. He had pointed out that the most vital parts of the Allied fronts were held by the British. The British lines of communication ran parallel to their front, and the enemy were only ten miles off; this constituted a very dangerous situation. Further, an advance of a few kilometres by the Germans on the French front would not be a very grave matter. If, however, the Germans advanced only six miles in Flanders they would deprive us of certain valuable coal mines, which at present provide no less than ten million tons of coal a year. If they were deprived of this supply of coal it would have to be made up by Great Britain. This would mean a large diversion of labour to the coal m~nes, and of tonnage for the transportation of coal across the Channel. The second point was partly military and partly politica! in character. The French soldier by the law of his country-and he would remind the Council that the French were fighting on their own soil-got leave every four months; the British soldier, on the other hand, got leave only once a year. The British Army had come to be aware of this fact, which was causing the gravest dissatisfaction. No doubt this disparity in regard to the granting of leave was in part due to the shortage of tonnage, but it was a serious consideration which could not be ignored. He would remind the Supreme War Council that the British Commander-in-Chief had said that if he had to extend his front he could not be responsible for te security of his line. If, therefore, the Council decided to accept the recommendation of the Military Representatives, a very grave responsibility would rest upon them. There were then three considerations which he wished to put before his colleagues:

l. That the British hold a line which covered indispensable ports and valuable coal mines, neither of which was ,it possible for us to relinquish.

2. -The question of leave. 3. -The British had borne the brunt of the fighting durLng the past year, and as they had advanced their line in many places it was impossible to give the men the rest they badly needed, as it was necessary to prepare new lines of defence. Further, these Hnes had to be constructed in the abominable climate of Flanders, which was very differ,ent from the climate of Italy, for instance.

If in addition to the dissatisfaction caused by the disparity in regard to leave, by the necessity of having to forgo their well-earned rest in order to construct new lines of defence, the BrUish Army were told that they had to take over a new portion of the French front they would be seriously disheartened to say the least of it. He therefore would again press that a solution of the difficulty might be found by transferring Italian divisions to France. A large contribution of Italian troops to the Western front would, in his opinion, best solve the most difficult problem which M. Clemenceau and he had to consider.

Mr. Lloyd George thought that the question of the extension of the line and that of the transference of Italian troops to Flanders should be considered together.

Signor Orlando said that Mr. Lloyd George had arrived at the same conclusion as himself. He (Signor Orlando) had said yesterday that the question of the extension of the front was essentially a technical one, which only our military advlsers were competent to decide for them. Sir Douglas Haig had said that he had so few troops now at his disposal tha;t he could not accept the responsibility if he were ordered to extend his front. Mr. Lloyd George had further laid stress on the conditions which obtained on the British front. As regards the question of leave, the French were allowed to go every four months; and the English troops could only take Ieave every twelve months, but he wished to point out that the Italian troops at present got no leave at all, with the exception of one man per company, which was granted only as a reward for acts of gallantry. Again, Generai Pétain said that he could not accept the responsibility of holding the Fl'ench line if that line was not diminished. As regards the question of transferring Italian troops to France, he must point out that on this subject the Italian Commander-in-Chief would naturally have something to say. In making calculations as to the number of troops required to hold a certain front, one could not approach the subject as a purely mathematical problem; geographical and other considerations entered very largely into the question. He agreed with Mr. Lloyd George that the questions of the extension of the line and of Italian troops be,ing sent to France must be considered together, and that they were questions for the deliberations of their military experts.

General Pétain said that the points raised by Mr. Lloyd George had not escaped him when he had made his request for a diminution of his front. He had always admitted that the part held by the British was the most vital along the whole front, and tha,t the depth of troops holding that front must be double what they were elsewhere. He would remind the Council, however, that the English only held 180 kilometres of line, while the french were responsible for the security of 550 krometres. As regards the question of leave, this was mainly one of transport. The British lacked tonnage, and in Italy there was serious shortage of rolling-stock. The French no doubt were generous in the matter of Ieave, but it must be remembered that they hold their line very thinly, their front line indeed was practically an outpost line only. The actual front given to one division was from ten to fifteen kilometres. He hoped the Council would not forget that in the French army one regiment consisted of only three battalions, and one battalion at present only had three companies.

Mr. Lloyd George said he understood that the Field-Marshal would now be prepared to accept the recommendations in Joint Note No. 10 in principle subject to an agreement between himself and Generai Pétain as to the method of giving effect to it. The resolution, therefore, that was about to be moved must not be regarded as an order requiring immediate execution.

M. Clemenceau ruled that the Supreme War Council accepted the recommendations contained in Joint Note 10 of the Military Representa·tives in principle, the time and method of carrying out the recommendations being left for decision to Generai Pétain and Sir D. Haig.

(This resolution was formally agreed to).

Lord Milner suggested that the Supreme War Council should accept the first article of the Agenda regarding future procedure as regards the adoption of the Joint Notes, and moved the following resolution:

"The Head of each Government rcpresented on the Supreme War Council undertakes to notify the Military Representativ·es of the Supreme War CounciJ as soon as possible whether any Joint Notes presented by them have been accepted by his Government or whether he wishes them reserved for discussion at the next meeting of the Supreme War Council. If a Joint Note is accepted by all the Governments concerned, it shall, as from that date, be treated as a decision of the Supreme War Council ".

(The above resolution was agreed to). Signor Orlando asked whether the Supreme War Council did not propose to discuss the question of Salonlca.

M. Clemenceau thought that it had better be referred again to the Military Representatives.

Baron Sonnino said he wished to point out that there were politica! considerations involved, moreover, if the Italian Armies had to defend Valona it would be impossible for them to spare men for the Western front.

Mr. Lloyd George was of opinion that it was an part of the question of a Generai Reserve, and that it was for the Executive Committee to •examine the problem.

Baron Sonnino pointed out that the present Session had been occupied practically entirely with the discussion of questions which mainly ~nterested the western Allies, and he deprecated the proposal that a matter which concerned Italy so closely shou~d not be considered by the Supreme War Council, but should be relegated to the Executive Committee.

M. Clemenceau said that Generai Guillaumat had been instructed to examine the whole question on the spot and to submit his report upon it. Until that report had been received no profitable discussion of the question could, in his opinion, take place. As soon as the report was submitted he thought that the Executive Committee and the Military Representatives would go into the whole question.

Mr. Lloyd George concurred in this view. No formai resolution was passed, but there was generai concurrence in the view that this question should be examined by the Executive Committee.

M. Clemenceau said that he proposed to summon a Meeting of the Supreme War Council to be attended by Ministers only at 2.30 P.M. that afternoon to discuss the terms of the resolution regarding the work of the Supreme War Council during the present Session.

(The Meeting adjourned at 12.45 P.M.).

SUMMARY OF CONCLUSIONS

I. Resolutions in regard to the constitution and control of a General Reserve.

l. The Supreme War Council decides on the creation of a Generai Reserve for the whole of the arm~es on the Western, Italian, and Baikan fronts.

2. The Supreme War Counchl deiegates to an Executive composed of the Permanent Military Representatives of Great Brttain, Itaiy, and the United States of America, with Generai F'och for France, the following powers to be exercised in consultation with the Commanders-in-Chief of the armies concerned:

(a) -To determine the strength in all arms and composition of the Generai Reserve, and the contnibution of each national army thereto. (b) -To select the localities in which the Generai Reserve is normally to be stationed. (c) -To make arrangements, for the transportation and concentration of the Generai Reserve in the different areas. (d) -To decide and 'ÌSsue orders as to the time, place, and period of employment of the Generai Re serve; the orders of the Executive Committee for the movement of the Generai Reserve shall be transmitted in the manner and by the persons who shall be designated by the Supreme War Council for that purpose in each particular case. (e) -To determine the time, place, and strength of the counter-offensive, and then to hand over to one or more of the Commanders-in-Chief the necessary troops for the operation. The moment this movement of the Generai Reserve, or of any part of it, shall have begun, it will come under the orders of the Commander-in-Chief to whose assistance it is consigned. (f) -Until the movement of the Generai Reserve begins, it will for all purpose of discipline, instruction, and administration, be under the orders of the respective Commanders-in-Chi:ef, but no movement can be ordered except by the Ex,ecutive Committee. 3. -In case of irreconcilable differences of opinion on a point of importance connected with the Generai Reserve, any Military Representative has the right to appeal to the Supreme War Council. 4. -In order to facilitate its deci:::;ion the Executive Committee has the right to visit any theatre of war. 5. -The Supreme Wa:r Council will nominate the President of the Executive Committee from among the members of the Committee.

II. Resolution in regard to the President ot the Executive Committee.

The Supreme War Council des,ignate Generai Foch as President of the Executive Committee for the Generai Reserve.

III. Resolution in regard to the extension of the British front (Joint Note No. 10).

The Supreme War Counoil adopt Note 10, subject to the time and method of the extension of the British line being left for arrangement between Generai Pétain and Field-Marshal Sir Douglas H3!ig.

IV. Resolution in regard to the employment of Italian troops on the Western front.

The Supreme War Counoil remit to the Executive Committe'e for the Generai Reserve the study of the question of employing Italian troops on the Western front.

V. Resolution as to future procedure in regard to Joint Notes.

The Head of each Government repres,ented on the Supreme War Council undertakes to notify the Military Representatives of the Supreme War Council as soon as possible whether any Joint Notes presented by them have been accepted by his Government, or whether he wishes them reserved for discussion at the next meeting of the Supreme War Council. If a Joint Note lis accepted by all the Governments concerned, lt shall, as from that date, be treated as a decision of the Supreme War Council.

ANNEX.

NOTE BY GENERAL BLISS.

l. I think that one singie generai principie shouid guide the Supreme War Council in determining the important question of the contrai and direction of the Inter-Allied Generai Reserve. That generai principie is unity of contrai and direction so far as it is possibie to attain it.

2. -The Supreme War Council has aiready Iaid down the ruie that the Allied Generaisin-Chief and their Generai Staffs must make their detailed pians in conformity to the generai pians adopted by the Supreme War Council in representation of the Allied Governments. These pians must be submitted to the Supreme War Council in order that it may be assured that they are properiy co-ordinated, and that all tend harmoniousiy to the successfui accomplishment of a common object. The Supreme War Council cannot depart from this ruie without abdicating its essentiai functions. 3. -It is not wise to waste effort by doing a thing which it is not necessary to do. It is, therefore, not wise to create an organisation to do that which another organisation has aiready been created to do. It is not wise to superimpose one agency upon another agency doing the same thing. The oniy possibie resuit of such action will be to produce unnecessary confusion, friction, and deiay, at a time when there shouid exist the utmost ciearness of cooi and unbiassed vision, the utmost harmony, and the utmost rapidity of action. 4. -The Supreme War Council was created in order to secure unity of contro!, and unity of action. It was created, not to assume the functions of command and of execution which beiong to Commanders-in-Chief and the Generai Staffs of the Nationai Armies in the Fieid, but it was created in arder that a certain generai controi of the common

allied military efforts might be transferred from the local theatres of war at the immediate front, where that contro! could not be exercised in the light of a generai view of the entire situation, to a point further removed from that front and from which the situation on all fronts could be seen with equa! clearness and each local situation be thus brought into its proper perspective.

5. -If the Supreme War Council, through its own military agency and in harmonious co-operation with the Commanders-in-Chief and with the Generai Staffs, is not able to undertake the solution of all questions relating to the Inter-Allied Generai Reserve, including its contro! and direction, I do not know of any organisation which can undertake it. If the agency created to assist it under its immediate direction is not competent for the purpose, let the Supreme War Council change this agency to whatever extent it may find desirable; but, whatever be the fina! constitution of this agency, it is neither necessary nor wise to superimpose another agency on it. If the Supreme War Council cannot itself solve the problem of a Generai Reserve, it will have failed in the principal function which, as I be!ieve, it was created to perform, viz., the securing of unity of contro! and action; because, in the approaching campaign, the contro! and direction of a strong Generai Reserve is the only thing that will secure unity of purpose over three theatres of war which are now to be regarded as a single théatre. 6. -The Supreme War Council has already directed that the generai attitude on the Western front shall, in generai, be a defensive attitude. Therefore, the primary object in the creation of an Inter-Allied Generai Reserve must be the preservation of the lntegrity of a defensive line at the point or points most seriously threatened. It cannot be supposed that those who contro! and direct the reserve will use it to precipitate an offensive contrary to the accepted generai pian. They can only direct it, in its entirety or in part, towards the threatened point where it immediately falls under the sole command of the Commander-in-Chief of that part of the front. If, when the enemy has been decisively repulsed, there should appear an opportunity for a declded offensive, it must be assumed that if there then be any considerable force of the reserve stili unengaged, those who contro! it will immediately send it to the Commander-in-Chief who is in a position to make the offensive.

I, therefore, propose for consideration by the Supreme War Council the following.

Dratt ot a Resolution.

l. In order to secure unity of contro! and the maximum effort at the point or points of the Western front that may be most seriously attacked, the Supreme War Council directs the formation of an Inter-Allied Generai Reserve.

2. -Its Military advisers, after full conference with the Commanders-in-Chief, their Chiefs of Staff, and the Chiefs of Staff of the respective Governments, shall advise the Supreme War Council as to the strength, composition, and point or points of initial concentration of the Generai Reserve. The Supreme War Council, if it approves, will then give the necessary directions to carry these recommendations into effect. 3. -The Military Advisers shall constitute a committee for the sole purpose of deciding to which Commander-in-Chief or to which ones of them, and the time when, the Generai Reserve or parts of it shall be assigned to assist in the defence; after which the contro! by this committee shall cease. After approvai by a majority of its members, the orders of the committee for the movement of the Generai Reserve shall be given through that one of its members who shall be designated by the Supreme War Council for that purpose. The moment this movement of the Generai Reserve or any part of it shall have begun, it will come under the orders of the Commander-in-Chief to whose assistance it is assigned. Unti! such movement begins, the Generai Reserve will for ali purposes of

discipline, instruction, and administration be under the orders of the respective Commanders-in-Chief, but no movement can be ordered except by the committee.

4. -On the advice of its Military Advisers and after approvai, the Supreme War Council will give instructions to the Governments and Commanders-in-Chief concerned to prepare and have availabie at the designated piaces the means of transportation necessary for the most rapid movement of the Generai Reserve. 5. -At any time during the formation or existence of the Generai Reserve as an independent body, the Supreme War Council may, in its discretion, give any instructions reiating to it.
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CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA TERZA SESSIONE-SESTA SEDUTA

VERBALE I.C.-44. Versailles, 2 febbraio 1918, ore 14,30.

Presenti per la Francia Clemenceau e Pichon, per la Gran Bretagna Lloyd George e Milner, per l'Italla Orlando e Sonnino, per gli Stati Uniti Frazier.

Mr. Lloyd Geor(Je sa;1d that it had been suggested that the Supreme war Council should not close 1ts present Session without issuing to the world a combined restatement of the war aims of the Al1ied Powers. He had read very carefully the declaration of the French Government, and the ,revised declaration prepared by Baron Sonnino on behalf of his Government, and was -and he believed h1s coHeagues were -inclined to doubt the expediency of issuing these at the present moment. Our war aims had been clearly indicated in recent speeches by himself, President Wilson, and M. Pichon. There were indications that the moral of the Germans and Austrians was weakendng. We wanted to weaken it stili further. If we restated our war aims we ran the risk of losing our present advantages. In a joint formal declaration of war aims each country must feel bound to state its maximum terms. On the other hand, nobody was bound by a speech. Numbers of speeches had been made in each country, but they did not bind Allied Governments in the way that they wouid be bound by a formai joint declaration. It was impossible to formulate such a declaTatl.on w!thout consulting the President of the United States of America, ,and that would lnvolve much delay, and the effect of such a delay would be bad. Re suggested as an alternative that the Supreme War Council should issue a declaration stating what had been achieved during the present Session. Before submitting it for the consideration of his colleagues he wished to remind them that Hertzling and Czernin had shown in their recent speeches that the enemy Governments had no intention of relaxing thei:r claims. With these prefatory remarks he asked that his brief text might be read to the Council.

M. Clemenceau thought that it was not necessary to discuss the alternative of issuing a declaration such as Mr. Lloyd George suggested or a joint statement of war aims. It was self-evident that the former was to be preferred.

He had prepared a draft statement, but in face of objections that had been raised by Mr. Lloyd George and Baron Sonnino he was quite prepared to withdraw it.

(Projessor Mantoux then gave a rendering in French ot Mr. Lloyd George's drajt declaration).

M. Clemenceau said that he had prepared a decla-ration of his own which he would like to read to his colleagues. He put it forward merely for discussion and as an ailternative to that of Mr. Lloyd George.

(M. Clemenceau here read his dratt declaration).

He said that what he thought was required was to issue something which would give to each of tlle Allied Nations and armies a renewed feeling of confidence, self-reli:ance, and assumnce.

Mr. Lloyd George suggested a fusion of the two declarations by himself and M. Clemenceau. He suggested tllat the latter part of M. Clemenceau's paper would do admirably as a peroration. His view was that the declaration might begin witll his own text and conclude witll the latter part of M. Clemenceau's.

Baron Sonnino said that in the last speeclles of Mr. Lloyd George, President Wilson, and. M. Pichon hts own country men felt that they had been rather left out in the cold. He felt bound to speak frankly on this subject. He thought that some announcement should be made by tlle Supreme War Council of the Allied war aims wich would satisfy the aspirations of the Italian nation. Italy's part 1i:n the war, and what she might expect to obtain as the result of the wa-r had, he conceived, been placed rather in the shade. In the speeches alluded to above, attention had only been drawn to the rectification of the Italian front, and nothing llad been said about such territorial adjustments as would give Italy definite security for the future. That secur.ity it was necessary to insure, because Italy carne into the war with this object only in vi:ew. Referring to the naval situation, he wished to point out that although Italy was three times as strong as Austria in those waters. she could yet hardly venture to enter the Adl'i:atic. He reminded the Council that prior to Italy's entering the war, Austria offered her certain tenitory, but not enough to guarantee her real security. He wished to conclude by saying that no declaration could be accepted which suggested any renunciation of Italy's Iegitimate claims.

(Here tollowed a discussion on the torm ot the text suggested by Mr. Lloyd George, in the course of which certain minor alterations were agreed upon).

Baron Sonnino considered that if any difference ex1sted in the substances of the speeches made recently by Allied states-men, these ought to be reconciled. He deprecated introducing into tlle declaration anything which might savour of dictation to the enemy nations in regard to the management of their own affairs.

Mr. Lloyd George said he was not certa,in that he was in entire agreement with Baron Sonnino. To state that one of the main objects of the Allies was to break down the domination of the military caste might wound the amourpropre of Ludendorff and Hindenburg, but there were in the enemy nations many who disliked militarism as much as the democratic countries who were fighting the Centrai Powers, and he was inclined to beUeve that a statement to the .effect that our aim was to do away with militarism would divide the enemy nations rather than consolidate them.

Baron Sonnino disagreed. His view that any attempt to dictate to enemy countries the form of government they should adopt would lay us open to the 11etort: "It is no business of yours: if we wish to be slaves, let us be slaves ".

Mr. Lloyd George mainta,ined that it was desirable to state definitely that what stood in the way of peace was the millitary pa,rty dn Germany.

Baron Sonnino contended that although the German Socialist might admit to himself that he wished to change his form of government, he was certainly not going to do it at enemy dictation.

Mr. Lloyd George said that the point was no rhetoric, but facts. He still mainta,ined that it was necessary to make it quite clear to Germany and Austria that the real barrier to peace was ·the aggressive and unrepentant military caste. Peace could never be made until that class was overthrown.

Baron Sonnino said that he was not convinced. His view was tha.t by outside dictation you will only bind and not divide the enemy. The national amour-propre wi11l still defy you.

Lord Milner said that he agreed with Baron Sonnino, but as they were evidently in a minority it was no use continuing the discussion.

<Atter some turther discussion as to the text to be adopted, it was decided that Mr. Lloyd George's text tollowed by M. Clemenceau's peroration, subject to minor verbal alternations already upon, should be eccepted).

M. Clemenceau then instructed Professar Mantoux to prepare a revised French and English text for the final acceptance of the Supreme war Council.

Signor Orlando salid he wished to raise the point of procedure. He thought that the proceedings should be secret, but that the declaration, as now agreed upon, should be the only thing published.

(Atter some turther discussion, it was decided that the declaration in its jinal torm should be published simuztaneously in the press ot the Allied Countries on the tollowing Monday).

(The text as finally approved is given in the Summary of Conclusions). With reference to paragraph 2 (d), Resolution I, of the Fifth Meeting of the Supreme War Council held the same morning, the Supreme War Council p asse d the following Supplementary Resolution: "The Supreme War Council designates the respective Military Representatives on the Committee to transmit its orders to the armies of their several countries ".

(The Third Session of the Supreme War Council closed at 4.10 P.M.).

Summary ot Conclusions.

I. -Declaration in regard to work achieved by the Supreme War Council during its Third Session.

The Supreme War Council decides that the foliowing declaration embodying the results of the meetings of its third Session at Versailles shali be published simultaneously in the press of the Allied countries on Monday, the 4th February, 1918:

"The meeting of the third Session of the Supreme War Council were held at Versailles on the 30th and 31st January and the 1st and 2nd February. In addition to the members of the Supreme War Council itself, viz., MM. Clemenceau and Pichon for France, Mr. Lloyd George and Lord Milner for Great Britain, Signor Orlando and Baron Sonnino for Italy, and the Military Representatives of the Supreme War Council, Genera! Weygand, Genera! Sir H. H. Wilson, Genera! Cadorna, and Genera! Bliss, there were also present for the greater part of the purely military discussions the French and British Chiefs of the Genera! Staff, Genera! Foch and Genera! Sir William Robertson, the italian minister of war, Genera! Alfieri, and the Commander-in-Chief on the Western front, Genera! Pétain, Field-Marshal Sir D. Haig, and Genera! Pershing. Mr.

A. H. Frazier, First Secretary of the United States Embassy in Paris, was present during the politica! discussion.

" The Supreme War Council gave the most careful consideration to the recent utterances of the German Chancellor and of the Austro-Hungarian Minister for Foreign Affairs, but was unable to find in them any rea! approximation to the moderate conditions laid down by ali the Allied Governments. This conviction was only deepened by the impression made by the contrast between the professed idealistic aims with which the Centrai Powers entered upon the present negotiations at Brest-Litovsk, and the now openly disclosed plans of conquest and spoliation. Under the circumstances the Supreme War Council decided that the only immediate task before them Iay in the prosecution with the utmost vigour, and in the closest and most effective co-operation, of the military efforts of the Allìes, unti! such time as the pressure of that effort shali have brought about in the enemy Governments and peoples a change of temper which would justify the hope of the conclusion of peace on terms which would not involve the abandonment, in face of an aggressive and unrepentant militarism, of ali the principles of freedom, justice, and the respect for the Law of Nations which the Allies are resolved to vindicate.

" The decision taken by the Supreme War Council in pursuance of this conclusion embraced not only the generai military policy to be carried out by the Allies in ali the principal ti'leatres of war, but more particularly the closer and more effective co-ordination, under the Council, of al! the efforts of the Powers engaged in the struggle against the Centra! Powers. The functions of the Council itself were enlarged, and the principles of unity of policy and action, initiated at Rapallo in November last, received stili further concrete and practical development. On al! these questions a complete agreement was arrived at, after the fullest discussion with regard both to the policy to be pursued and to the measures for execution.

" The Allies are united in heart and will, not by any hidden designs, but by their open resolve to defend civilisation against an unscrupulous and bruta! attempt at domination. This unanimity, confirmed by a unanimity no less complete both as regards the military policy to be pursued and as regards the measures needed for its execution, will enable them to meet the violence of the enemy's onset with firm and quiet confidence, with the utmost energy, and with the knowledge that neither their strength nor their steadfastness can be shaken.

" The splendid soldiers of our free democracies have won their piace in history by their immeasurable valour. Their magnificent heroism, and the no less noble endurance with which our civilian population are bearing the daily burden of trial and suffering, testify to the strength of those principles of freedom which will crown the military success of the Allies with the glory of a great mora! triumph."

II. -Supplementary Resolution in regard to the constitution and control of a General Reserve.

The Supreme War Council designates the respective Military Representatives on the Executive Committee to transmit its orders to the armies of their several countries.

174

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 336/90. Berna, 2 febbraio 1918, ore 20,05 (per. ore 23).

Con decreto in data di ieri Consiglio Federale ha richiamato sotto le armi una brigata fanteria due reparti cavalleria ed una compagnia genio militare, 1n tutto circa 10 mila uomini.

Provvedimento viene ufficialmente giustificato colla necessità di «costituire riserva a truppe già sotto le armi 'in v,ista situazione generale interna ed esterna».

Mi risulta che misura fu provocata unicamente da atteggiamento minaccioso di alcuni sindacati operai ,e da certo qual fe,rmento rivoluziooario che fa oscuramente capo a loschi elementi di Zurigo e di cui si ebbero recenti sintomi inquietanti.

175

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

r. 363/105. Pietrogrado, 2 febbraio 1918, ore 21,45 (per. ore 15 del 5).

Ultima seduta odierna congresso dei Soviet ,si è aperta il 31 gennaio con manifestazione di giubilo per noti~ia giunta sul movimooto rivoluzionario in Germania. Dietro invito del presidente, congresso votò ordine del giorno nel quale dichiarasi Assemblea Costituente decaduta per sempre e sopprimesi aggettivo « provvisorio » dalla denominazione del Governo. Essa riconobbe in seguito nuovo Governo degli operai e contadini della Finlandia. Presidente notificò poi nuova composizione del comitato 'esecutivo centrale dei Soviet. In esso massimalisti detengono 160 seggi, socialisti rivoluzionari di sinistra 125, internazionalisti due, anarchici tre, socialisti rivoluzionari massimalisti. sette, socialisti rivoluzionari di destra sette, minoritari due. Tra grandi applausi Lenin dichiarò Governo dei Soviet essere jjl risultato della vita stessa e della rivoluzione russa. Sulle rovine dell'antico regime russo rivoluzione avrebbe elevato oggi edificio del socialismo e forma di Governo non mai veduti dalla storia, chiamato a liberare la terra da ogni schiavitù. Lenin rilevò con orgoglio che provincie russe separatesi sotto Governo di Kerenski formavano ora potente federazione intorno Governo dei Soviet. «Noi imperiamo senza dividere, egli disse, giustamente il contrario dell'antica Roma e ,r,iunendo masse operaie con vincoli di interessi e coscienza di classe. Intorno alla Russia r[voluzionaria si raggrupperanno var~e federazioni libere nazioni». Lenin riconobbe che grandi ostacoli impedivano marcia soc,ialismo ~ed esortò a combattere la reazione. Additò movimento rivoluzionario dell'Europa occ~identale, preconizzò avvento dello Stato «pan-umano ». Dopo discorso di Lenin presidente e i membri de'l congresso e le orchestre intonarono l'internazionale. Deputati indugiaronsi a lungo nella sala cantando inni rivoluzionari e scambiandosi liete notizie sulle vittorie sempre crescenti della rivoluzione internazionale.

176

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 498/128. Londra, 2 febbraio 1918 (per. l'11).

Ho l'onore di qui unito trasmettere a V. E. la traduzione del trattato segreto russo-giapponese delli 3 luglio 1916, quale è sta1to riprodotto dalla Manchester Guardian di ieri, che afferma di averlo tradotto dal testo francese apparso sul giornale Isvestia, il noto organo del Soviet di Pietrogrado.

ALLEGATO

RUSSO-JAPANESE SECRET TREATY TEXT OF THE AGREEMENT

The Isvestia, the organ of the Petrograd Soviet, publishes a translation of the originai French text of the secret treaty between Russia and Japan, of July 3, 1916: -

The Russian Imperia! Government and the Japanese Imperia! Government have, with a view to the greater consolidation of their close friendship, established between them by the secret agreements of July 30, 1907, July 4, 1910, and July 8, 1912, agreed to supplement the above mentioned secret agreements by the following articles: -

Article l. -The two high contracting parties acknowledge that the vita! interests of both require the safeguarding of China against the politica! domination by any third Power entertaining hostile designs towards Russia or Japan, and therefore mutually pledge themselves, each time when circumstances demand it, to enter into frank relations based on complete mutuai trust with one another with a view to taking joint measures for the prevention of the possibility of the advent of such a state of affairs (in China).

Article 2. -If as the result of the measures taken by mutuai agreement by Russia and Japan, in virtue of the preceding article, war should be declared by the third Power referred to in article l of the present Convention on either of the contracting parties, the other party shall on the first demand of its ally come to its assistance, and each of the high contracting parties pledges itself hereby, in case such a situation should arise, not to conclude peace with the common enemy without the previous consent of its ally.

Article 3. -The terms on which each high contracting party is to render armed assistance to the other in accordance with the preceding article, as well as the form in which this assistance is to be rendered shall be determined jointly by the respective competent authorities of the two contracting parties.

Article 4. -Provided that neither high contracting party shall regard itself bound by article 2 of the present Convention in respect of rendering armed assistance to its ally so long as it has not been given guarantees by its allies that they, too, will render such assistance to it as would correspond to the seriousness of the impending conflict.

Article 5. -The present Convention enters into force as from the moment of its signature, and shall remain in force until July 14, 1921. Should one of the high contracting parties not deem it necessary, twelve months before the expiry of this term, to give notice of its unwillingness to prolong the validity of the present Conventicn, the latter shall remain in force for a period of one year after it has been denounced by one or the other of the high contracting parties.

Article 6. -The present Convention shall be kept in complete secrecy from everybody except the two high contracting parties.

In witness whereof the undersigned have confirmed the present instrument by hand and seal at Petrograd, June 20 (July 3), 1916, corresponding to the Japanèse date of Thursday, seventh month and fifth year in the reign of Taise.

177

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E AL MINISTRO A LISBONA, SERRA

T. 166. Roma, 3 febbraio 1918, ore 15.

(Per Londra) Ho telegrafato al R. Ministro a Lisbona quanto segue:

(Per tutti): Questa ambasciata d'Inghilterra informa che in seguito al telegramma identico dei rappresentanti alleati a Lisbona del 23 gennaio (1), Balfour ha dato istruzioni al ministro britannico d'informare il Governo portoghese di quanto segue: «Il Governo di Sua Maestà è molto dolente di non poter riconoscere immediatamente, formalmente ed ufficialmente H Governo portoghese poiché ciò sarebbe contrario ai procedimenti stabiliti e creerebbe un precedente 'imbarazzante. Ma esso è animato dalla migliore buona volontà verso il Signor Paes ed il Governo provvisorio portoghese, e desidera continuare la sua piena assistenza al Portogallo, suo vecchio e fidato alleato. Subordinatamente, tuttavia alle riserve suddette esso intende dare le migliori prove possibili di riconoscimento al Signor Paes e al nuovo Governo ed evitare ogni azione che potesse causare ,loro pregiudizio od inconvenienti, ed ha dato istruzioni in tal senso al suo ministro a Lisbona».

Ad analoga domanda è stato risposto all'ambasciata d'Inghilterra che R. Governo concordava colle direttive inglesi, ed avrebbe dato istruzioni nello stesso senso al proprio rappresentante a Lisbona.

Prego agire in conseguenza.

(l) Cfr. n. 132.

178

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 380/106. Pietrogrado, 3 febbraio 1918, ore 21,40 (per. ore 7,40 del 7).

Consiglio dei commissaDi ha emanato decDeto col quale viene sepa["lata Chiesa dallo Stato e riconosciuta libel'tà di coscienza. Decreto abolisce giuramento religioso e permette riti in quanto non attentino ai d[ritti dei cittadini e della Repubblica. Agli enti religiosi non è riconosciuto né diritto proprietà né personaHtà giuridica. Loro attuali beni devono passare al popolo. Locali ed oggetti del culto sono dati gratuitamente 'in uso a,i rispet1Ji.vi enti religiosi.

179

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 344/26. Madrid, 3 febbraio 1918 (per. il 3).

Nel circolo tenuto dopo banchetto dato ieri sera missione alleati, S. M. il Re mi ha intrattenuto nostra offensiva vittoriosa dimostrando il più vivo interesse svolgimento e pa;rticolari da me espostigli di quell'azione. Acc'ennando. come già con altri alla possìblHtà pace v,errà più presto di quanto si creda, Sua Maestà rilevò alta importanza da attribuire rapporti commerciali itala-spagnoli e aggiunse che avrei sempre trovato in lui caldo partigiano intimo avvicinamento economico f,ra i due paesi. Accentuò opportunità elimina,re loro concorrenza nell'esportazione prodotti similari sia mediante trust, sia ripartendo fra loro mercati esteri di consumo. Mi chiese notizie circa missione tre deputati venuti Madrid e per i quali avevo sollecitato udienza reale, e si compiacque risveglio interessi da parte nostra per 'Ì commerci colla Spagna riconoscendo convenienza che Spagna a sua volta cerchi meg.lio conoscere magnifici progressi industriali 1talian1. Prima di congedarmi Sua Maestà si è degnata rivolgerm1 affabili lusinghiere espressioni auguri per mia missione, ripetendomi fare assegnamento sul suo desiderio vedere sempre più attivi scambi itala-spagnoli.

180

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 375/61 GAB. (l) Pietrogrado, 3 febbraio 1918 (per. ore 19 del 6) (2).

Alcuni capi missione di Potenze minor,i fra cui Serbia si sono rivolti al decano corpo diplomatico perché questi riunisca tutti i rappresentanti esteri onde

venga esaminata situazione generale russa per vedere se non fosse giunto il momento di mutare atteggiamento verso il Governo di Pietrogrado.

Ambasc,iatore Stati Uniti prima aderire a questa domanda ha voluto procedere ad uno scambio di ,idee coi rappresentanti delle Grandi Potenze alleate. Siamo stati tutti una;nimemente d'accordo nel ritenere che mentre sono ancora in corso trattative di pace e non era ancora dato conoscere esito diplomatico di esse, non era il caso pensare ad alcun cambiamento e quindi inutile discutere.

Avendo 'io posata questione quale avrebbe dovuto essere atteggiamento rappresentanti Potenze alleate nella eventualità della conclusione di una pace separata fra Russia e Potenze centrali, ambasciatore di Francia disse che secondo lui anche in que,sta eventualità sarebbe nostro interesse non abbandonare Pietrogrado per agire in modo onde impedire agli austro-tedeschi di prende,re piede 1n Russia e dare all'Intesa possibilità di procedere ad acquisti su vasta scala di grano e materie prime ... (l) così rifornimenti ai nostri nemici. Aggiunse che .in questo senso si era espresso col suo Governo.

Ambasciatore Stati Uniti, senza pronunziarsi dn modo esplic.ito, sembra essere della medesima opinione. Nel caso poi di rottura delle trattative di pace, Noulens pensa che questo fatto dovrebbe produrre un cambtamento nei rapporti ora esistenti fra Potenze alleate e Governo di Pietrogrado. Giudicherà se non fosse il caso di procedere ad uno scambio di idee fra gli alleati per decisioni di comune accordo nelle due eventualità sopra indicate.

Da parte mia osservo che occorre tener presente che nel caso della pace separata e quindi del ristabilimento di rapporti norma!~ fra Governo rivoluzionario e paesi nemici non sarebbe più possibile né di una qualsiasi utilità per Potenze alleate continuare a tenere rappresentanze a Pietrogrado senza riconoscere Governo massimalista, ,almeno come Governo di fatto, e poter trattare con esso anche per controbilanciare attività nemici. Bisognerebbe quindi forzatamente ammettere, per evitare il peggio, che nel momento stesso in cui Governo di Lenin compirebbe fino all'ultimo tradimento, alleati assumano verso di esso atteggiamento più benevolo.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto fu protocollato a Roma nella serie ordinaria. (2) -Il telegramma fu ritrasmesso da Parigi alle 14 del 6 febbraio.
181

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 181. Roma, 4 febbraio 1918, ore 21.

Mio telegramma n. 23 (2) e telegramma di V. S. n. 42 (3).

Per opportuna informazione e norma di V. S. e di Senni comunico che avuta notizia onoranze concesse domenica 27 gennaio a Picot chiesa San Salvatore Gerusalemme ho fatto telegrafare dal Ministero della Guerra a d'Agostino di informarsi se onoranze siano state ripetute domeniche 3 e 10 febbraio avvertendo

(-3) Cfr. n. 143, nota l, p. 106.

che 17 febbraio prima domenica Pasqua dovrebbe aver luogo chiesa Santo Sepolcro annuale cerimonia con ricevimento patriarca in assenza del quale quest'anno vi sarà ricevimento custode Terra Santa. A questa cerimonia interveniva console francese in uniforme ricevuto con onori speciali. Conviene fare in modo questi onori non siano resi quest'anno per non creare precedente assai grave.

Prego telegrafarmi arrivo padre custode e comunicargli quanto precede.

D'Agostino invierà a V. S. lettera o lettere per Governo etiopico concernenti questione comunità scismatica abissina Gerusalemme prego spedirle R. legazione Addis Abeba avvertendola prenderne visione e telegrafarmi in caso sua obiezione consegna (1).

(l) -Gruppo indeclfrato. (2) -Cfr. n. 48.
182

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 211. Roma, 5 febbraio 1918, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 50 (2).

Conferenza di Versailles ha trattato specialmente questioni militari creando un comitato esecutivo per una riserva generale interalleati. Circa scopi di guerra Orlando ed io insistemmo ed ottenemmo che nel comunicato dato alla stampa si sostituisse ad una formula più vaga menzione di domande formulate da «tutti i Governi alleati». Le cose quindi restano allo statu qua dopo la visita di Orlando a Londra, cioè con accordi intatti.

Della Palestina e dell'Asia Minore non è stato trattato.

183

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 216. Roma, 5 febbraio 1918, ore 21.

(Meno Jassy) Ho telegrafato al R. ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti) Lahovary mi comunicava che Mackensen ha intimato alla Romania che dietro la rottura tra essa e la Russia, egli doveva conS!iderare come invalidato l'armistizio tra gli eserciti centrali e la Romania stessa, e invitava quindi quel Governo a mandargli i suoi delegati a trattare sul da farsi -Bratiano

faceva risultare come dato il voltafaccia dell'Ukraina verso gl'Imperi centrali, e la ostilità dei massimalisti, egli veniva preso tra due fuochi senza possibUe scampo; agli alleati non doveva convenire la sparizione totale della Romania, e nemmeno della dinastia e di tutti gli elementi amici; -la Romania inoltre si trovava in queste condizioni per aver seguiti i consigli degli alleati verso i massimalisti. Bratiano contava dunque che in ogni eventualità gU alleati dovessero mantenere intatti i loro impegni verso il suo paese.

Ho risposto che le notizie venute da Jassy parevano meno d~sperate, poiché quel Consiglio Militare escludeva la probabilità di una offensiva tedesca; -che Bratiano chiedeva addirittura una assoluz,ione prima del peccato; -che gli alleati pur riconoscendo le difficoltà della situazione non potevano mai autorizzare sotto nessuna forma una pace separata; -che facendo altrimenti, si sarebbe data una forte spinta a tutti gli elementi disfattisti nei vari Stati a promuovere la pace separata.

(l) -Per la risposta di Negrotto cfr. n. 202. Nel ritrasmettere questo telegramma a Londra con t. 180 del 4 febbraio Sonnino aggiunse la seguente istruzione per Imperiali: «V. E. rileverà da quanto precede opportunità urgenti suoi passi perché anche Custode Terra Santa possa recarsi al più presto Gerusalemme. Attendo risposta>>. (2) -Con il t. gab. 279/50 del 4 febbraio, Imperiali aveva chiesto per una «eventuale norma di giudizio, contegno, linguaggio... qualche informazione circa recenti conversazioni di Parigi...».
184

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 322/63. Pietrogrado, 5 febbraio 1918, ore 21 (per. ore 18,40 dell' 8).

In seguito al sequestro del Tesoro romeno, depositato a Mosca, decretato dal Governo dei Sovi et, e di cui al mio telegramma gab. 48 O), questo ambasciatore di Francia ha ricevuto istruzioni dal suo Governo di protestare ed agire in modo da evitare qualche atto irrepambile da parte del Gove,rno nei l'riguardi del tesoro stesso. Protesta dovrebbe essere basata sulla considerazione che il tesoro romeno è stato ceduto agli alleatA dal Governo romeno in garanzia dei prestiti fatti. Noulens per rendere la sua azione più efficace si è rivolto ai capi missione delle Potenze alleate perché si uniscano a:i suoi paSSJi.. L'ambasciatore degli Stati Uniti e l'incaricato d'affari britannico risposero favorevolmente. Ambasciatore del Giappone dichiarò che non avendo il suo Governo interesse diretto si sarebbe unito se tutti gli altri avessero aderito ai passi da farsi. Da parte mia risposi che pur non conoscendo se il R. Governo avesse interessi speciali da tutelare nei riguardi del tesoro romeno per deferenza verso gli alleati non avrei avuto difficoltà di aderire alla richiesta dell'ambasciatore di Francia. Passando poi a discutere sulla procedura da seguire per fa're giungere protesta al Governo si sono dovute constatare ancora una volta le grandi difficoltà derivanti dalla situazione attuale. Venne riconoscriuto che in realtà la protesta in via ufficiosa sarebbe rimasta senza efficace rilievo e che dato il carattere e l'importanza della questione non era il caso di inviare i consoli a parlare con Trotsky. Quanto ~alla opportunità di inviare una nota al commissario del popolo per gli affar~i esteri, ventilata nel corso della conversazione, dichiarai che da parte mia, mentre credevo di poter aderire in principio alla protesta da farsi, le mie istruzioni mi impedivano fino ad ora di com~ere un qualsiasi atto che

direttametne o indirettamente significasse riconoscimento del Governo massima1ista. Scambio di idee portò ancora una volta alla constataz[one che, attuale situazione prolungandosi, div,iene sempre più difficile se non !impossibile tutelare gli inte:ressi. Ambasciatore di Franc,ia riferirà al suo Gove,rno lo scambi:o di idee avvenuto in proposito facendo rilevare le difficoltà di ottemperare alle istruzioni :ricevute. Intanto per notizie giuntemi da Mosca mi risulta che l'ambasciatore di Francia ha dato istruzioni al suo console per fare comunicare alle autorità locaM r.be il tesoro romeno appartiene agli alleati e invitarli a prendere misure di protezione.

(l) Cfr. n. 155.

185

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. R. 278/51. Londra, 5 febbraio 1918, ore 22,37 (per. ore 2 del 6).

Da ottima amica fonte sono stato oggi in via confidenz~ale avvertito che Francia sta lavorando attivamente per ottenere l'invio a Gerusalemme di un prelato fmncese incaricato di reggere il patriarcato durante l'assenza forzata del patriarca prigioniero dei turchi. Informatore amico ha aggiunto che sarebbe assai deside~rabile che noi si faccia ogni sforzo presso la Santa Sede perché venga invece nominato un prelato italiano di nazionalità e di sentimenti. Se

V.E. accetta suggerimento occorre agire con massima urgenza ed energia. Dalla medesima fonte ho saputo che tra Picot e Allenby sarebbe:ro sorte recentemente aspre frizioni.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 371/133. Londra, 5 febbraio 1918 (per. il 6).

Telegramma di V. E. 153 (l). Vidi ieri sera Sykes tornato da Parigi. Manifestai sorpresa per nuove obLezioni Allenby contrastanti previe sue dichiarazioni teleg,ramma di V. E. 52 (2) ; rinnovai instantissime premure perché non venga più oltre differita già autorizzata visita Senni e venga affrettato pure arrivo padre custode. Sykes disse avere Allenby effettd.vamente sollevato obiezioni. A due suoi telegrammi in tal senso, è stato risposto con altri due rinnovantd. impa,rtite istruzioni. Ignorava se Allenby avesse risposto al secondo telegramma. Osservai se risposta fosse nuovamente dilatoria occorre:rà rivolgergli ordine categorico dinanzi al quale generale abbia ~nchinarsi. Presenza Senni Ge

rusalemme diventa di g[olt"no in giorno più urgente iin vista maneggi Picot lesivi nostri interessi. Se contro taJ,e ~nvadenza Governo britannico non provvede a tempo a pr,emunirsi prepara sgradita sorpresa, ma questo è affare suo. Per parte nostra, lo ripetevo ad ogni buon fine, non intendiamo adattarci ad una situazione inferiorità incompatibile con pattuil:to regime internaztonale implicante perfetta parità di trattamento. Del r~esto famosi diritti di protettorato vantati da Francia al pari di quelli affacciati da Austria-Ungheria furono sempre da noi contestati in base formula giuridica enunciarta da Orispi ossia «res inter allos acta». Sykes mi è parso bensì edotto, ma non compiaciuto azione Picot !asciandomi intravedere lÌ.lllbarazzo e noia dalla medemma creati ad autorità britannica. Chiese se avevamo concreti e fondati motiv'i reclamo invitandomi in tal caso specificarli. Risposi mi risultava solo iin via generale che azione di quel funzionario ci cagiona pr,eoccupazione perché mirante a oceare situazione di fatto pregiudiz~evole nostri diritti e interessi. Sykes concluse assicurandomi avere già telegrafato perché venga aHretta,to e facmtato con ogni mezzo viaggio padre custode. Da complesso telegrammi inviatimi da V. E. e dall'intonazione linguaggio Sykes trarrei motivo per prevedere che spinosa questione protettorato francese si avvii in un modo o nell'altro entrare nel campo attualità. Su solidità eventuale resistenza britannica alla invadenza francese preferisco, fino a prova contra])ia, fare assegnamento solo relamvo. Oltre notoria debolezza di Lloyd George e colleghi verso Francia, occorre tener conto della nozione verosimilmente superfic<iale che essi hanno dei particolari della questione, della sua importanza assai maggiore di quanto appaia a prima vista, nonché delle complicazioni molteplici che acquiescenza presente può generare in futuro. Sorge pertanto naturale domanda se conviene al R. Governo prendere ormai nettamente posiZJione qui a Parigi con pr,ecisa notificazione nostra opposizione di principio a ulteriore sussistenza protettorato francese. Non è da dissimulare che siffatta mossa da parte nostra provocherebbe con Francia una controversia acre, incresciosa, oggi forse sconsigliabile per ovvi motivi di momentanea opportunità. Comunque si tratta di una valutazione di interessi opposti della quale solo il R. Governo possiede elementi complessivi di giudizio e decisione. Come via di mezzo sarei a chiedermi se non si potrebbe avvertire Governo britannico in via ufficiale, per quanto a titolo strettamente confidenziale, dei nostri propositi su questione e cercare possibilmente intendersi mezzi più adatti a rinviare ogni soluzione al momento in cui dovranno Potenze alleate statuire su regolamento finale sorte Palestina adottandosi nel frattempo da autorità militari britanniche una linea di condotta mirante non pregiudicare questione a beneficio Francia e tutelare contemporaneamente, con trattamento stretta parità, interessi italiani senza sollevare fra le due nazioni alleate attriti e frizioni oggi meno che mai desiderabili. Attenderò al riguardo ordini di V. E. Sarà comunque sempre desiderabile che nostre autorità militari in Palestina facciano il possibile per cattivarsi con ogni mezzo fiducia e simpatia di Allenby il cui parere, conforme invariabile sistema inglese, finisce sempre per avere peso quasi dirimente nelle decisioni del Governo centrale. Sarà in definitiva questo modo miglior e

più efficace controbilanciare maneggi francesi. In questione protettorato francese e austriaco ricordo ad ogni buon fine voluminosa mia corrispondenza da Costantinopoli in anni 1904, 1905 e 1906.

(l) -Cfr. n. 143, nota l, pag. 106. (2) -Cfr. n. 77, nota 2.
187

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 378/59. Roma, 6 febbraio 1918, ore 17,05 (per. ore 2 del 7).

Un certo Giovanni Toenisson, che si qualifica membro e rappresentante della Dieta dell'Estonia, ha inviato una protesta contro indirizzo dei baroni a Vorovsky concepita nel senso del mio telegramma n. 54 (1).

In essa si dice anche che la Costituente Estonica si riunirà 28 corrente e che intanto Dieta d'accordo con tutti i parmtl. meno massimalisti, cercherà ottenere gruranzia internazionale dell'indipendenza politica dopo di che popolo dell'Estonia farà di tutto per aprire frontiera e specialmente porti del Paese al commercio pacifico di tutte le Nazioni.

Si esprime infine speranza che il R. Governo « non rifiuterà la sua approvazione amichevole quando dichiarazione di indipendenza dell'Estonia gli sarà formalmente comunicata».

Notificazione identica è stata fatta agli altri rappresentanti esteri in Stoccolma.

188

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 296/57. Parigi, 6 febbraio 1918, ore 20,25 (per. il 7).

Ricevo in questo momento con data 5 comunicazione telegramma ident!i.co da Jassy (2) di cui invio il testo per posta e che qui riassumo: Bratiano ha risposto lettera collettiva a,i ministri alleati ringraz;iando ricordando che azione di polizia contro i massimalisti fu intrapresa d'accordo con loro e confermando dichiarazione già fatta che ove quell'azione avesse gravi conseguenze, potenze alleate dovrebbero considerare che la Romania ha fatto il suo dovere e mantenere gli impegni con essa anche se la continuazione della lotta contro i tedeschi divenisse impossibile. Tale linguaggio riflette lo stato d'animo del Governo e di gran parte dell'opinione pubblica in presenza della gravità della situazione, di probabili proposte vantaggiose della Germania e nell'impossibilità di un aiuto militare dell'Intesa. È segnalato l'arrivo a Jassy dell'antico addetto militare

austriaco a Bucarest. I ministri alleati si proponevano d'interrogare Bratiano e cogliere l'occasione per combatte,re per quanto possibile lo stato d'animo sopra segnalato.

(1) -Non pubblicato. (2) -T. gab. 370 del 5 febbraio, pervenuto il 13.
189

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 217. Roma, 6 febbraio 1918, ore 21.

(Meno Jassy): Ho telegrafato a.l R. ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti): Secondo ·intese raggiunte Parigi V. S. è autorizzata unirsi suoi colleghi di Francia e Gran Bretagna per infnrmare Governo romeno che i Governi alleati garantiscono collettivamente il Tesoro rumeno depositato al Kremlino per un ammontare di non oltre i 350 milioni in oro statici segnalati, salvo, s'intende, il caso di qualsiasi pace separata della Romania.

190

Il MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, BONIN, A LONDRA, IMPERIALI, A W ASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 220. Roma, 6 febbraio 1918, ore 21.

Questo ambasciatore di Francia mi ha comunicato un telegramma di Noulens col quale l'ambasciatore francese a Pietrogrado suggerisce che in caso di pace separata fra massimalisti e Ge,rman.ia, Governi dell'Intesa, per esprimere il loro scontento, ritirassero dalla Russia le loro missioni militari. Ho risposto che ogni decisione al riguardo mi appariva oggi prematura, tanto più che le ulUme notizie non accennavano a che tale conclusione della pace fosse imminente; che se ciò tendeva ad evitare che nostre missioni militari fossero espulse dai massimalisti osservavo che poteva forse convenirci avere questa ulteriore ragione di reclamo contro i massimalisti stessi; che in vista della gravità di un atto come quello della pace separata chs non lasciava dubbio sulla sua entità e che non esigeva un nostro atto per acquistare evidenza noi dovevamo preoccuparci unicamente dell'interesse che noi avevamo sotto tutti i punti di vista in quel determinato momento e considerare se sotto molteplici punti di vista non convenisse che anche le nostre missioni militari restassero sui luoghi a tute·la dei nostri interessd e per spiegare azione efficace in relazione a tali nostri interessi.

Barrère mi chiedeva poi se sempre nell'eventualità di una pace massimalista non ritenevo opportuno che l'Intesa pubblicasse una qualche affermazione constatante come gli alleati non potevano attribuire alcuna validità alle disposizioni concordate in tale pace e alla situazione che ne potesse derivare di fronte alle singole nazionalità ivi contemplate non riconoscendo in alcun modo il GQvemo massimailista come competente a deciderne le sorti. Ho risposto che convenivo che qua;lche cosa si potesse fare in questo senso a tutela delle varie nazionalità interessate, compresa la romena, e considerando la questione sempre al punto di vista generale utilitario nel momento in cui tale evento si verificasse.

191

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

·r. 379/138. Londra, 6 febbraio 1918, ore 23,30 (per. ore 3,40 del 7).

Mio telegramma 111. 133 (1).

In risposta insistenti mie domande Sykes mi disse aveva redatto nuovo telegramma per persuadere Allenby necessità non più differire viaggio Senni. Circa padre custode ha riconosciuto che sua presenza Gerusalemme sarà opportuna pure a interessi br<itannict Allenby purtroppo in seguito forse attriti con Picot si dimostra sempre più contrario viaggio in Palestina di elementi non militar-i.

Ho osservato che viaggio Gerusalemme nelle conco·rdate condizioni è cosa ormai acquisita e che ulteriore indugio nonché difficoltà padre custode provocherebbe,ro vivo risentimento da parte di V. E.

R·lterrei giunto momento di un'autorevole parola di V. E. a Rodd, e più che mai consigliabile amichevo[e personale azione nostre autorità militari presso Allenby (2).

192

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 384/69. Atene, 6 febbraio 1918 (per. il 7).

Stampa riproduce articoli stampa italiana sul riavvicinamento dell'Italia cogli jugoslavi. Scrip dice linguaggio stampa italiana dà ai greci diritto attendere soluzione conforme giuste aspirazioni eldeniche nelle questioni Epiro, Rodi.

(1) -Cfr. n. 186. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 200
193

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI, DEL COMANDO SUPREMO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

N. RR. 1782/5. Roma, 6 febbraio 1918.

L'On. Erzbe,rger, che in questi giorni è stato a Zurdgo in occasione del recente convegno cattolico, ha espresso ad un fiduciado di questo Servizio alcune sue idee circa la pace, che qui di seguito riferisco.

«L'Italia potrebbe ottenere dall'Austria compensi territoriali non indifferenti, qualora essa risolvesse Ia questione vaticana, che, nell'assestamento della nuova Europa, dovrebbe trovare una giusta soluzione, ciò che si potrebbe ottenere senza far rivivere l'antico Stato Ponbificio, ma creando un piccolo territorio, in apparenza autonomo, sotto la sovranità del Pontefice. L'area occupata dal Vaticano, con i relativi giardini, la chiesa di S. Pietro, un piccolo porto sul Tevere, sarebbe~ro condiz•ioni più che sufficienti per ridare al Papa la sua libertà e riprendere le più co.rdiali relazrioni col Quirinale. Al Regno d'Italia verrebbe aggiunta quakhe cosa, come la Repubblica di San Marino, mentre i cattolici del mondo intero plaudirebbero con entus.iasmo ad una tale soluzione. In tal caso l'Austria sarebbe disposta a concedere all'Italia molto di più di quello che essa potrà ottenere con le armi e con le conferenze politiche, anche perché la questione diveN'ebbe puramente austro-italiana e non interesserebbe più direttamente gli alleati. Secondo l'Erzberger, i socialisti italiani sarebbe.ro lieti di aderire ad una tale proposta, qualora l'effettuazione della medesima avvicinasse il mondo ad una pace generale.

Erzberger ha soggiunto che le condizioni militari dell'Italia sono grandemente cambiate, dopo l'occupazione del Friuli, e ciò ha sorpreso non solamente gli italiani, ma molto più i capi militari e politicri della Ge·rmania. Ove l'Italia aderisse alla creazione di un piccolo dominio papale e cedesse anche -sono testuali parole -«i quattro sass.i (sic) abitati dagli slav[ del suo vecchio territorio» l'Austria sarebbe disposta a concedere una buona rettifica di confine verso Trento e verso Trieste, escludendo, naturalmente, queste due città.

Per queno che concerne Valona, ed una più stabile e più sicura sistemazione del confine della Tripolitania e della Cirenaica, Erzberger crede che si potrebbe arrivare ad una rapida e sicura intesa, tanto più che, siccome la Francia non può uscir vittorriosa da questa guerra, gli sembra che Tunisi dovrebbe venir assegnata all'Italli:a, anche perché col suo intervento essa ha salvato la Francia stessa da una certa .rovina. In tal modo l'Italia avrebbe una più libera azione sul Mediterraneo e sull'Adriatico -mentre i suo!!. confini risulterebbero più omogenei nel:la loro forma, non nella sostanza: perché questa guerra ha troppo chiaramente mostrato che le vette maggiori delle Alpi ed n corso del Danubio non sono ostacoli capaci di arrestare le grandi azioni di eserciti bene organizzati.

Creando un solo Regno serbo-mont~megrino sotto la dinastia di Re Nicola, si farebbe cosa grata all'Italia ed all'Austria, e:Uminando, nel medesimo tempo, il «re-assassino » -il quale non può più incontrare simpatie, in nessuna parte del mondo.

Questo regno serbo-montenegrino, avrebbe così il suo naturale porto sul mare.

Data al Belgio la sua primitiva indipendenza, restituiti alla Francia i territori occupati, creata una nuova Po-lonia sotto il Regno di Cado d'Austria-Ungheria: -restituita Riga alla Russia perché destinata a morii.re senza hinterland; risolte le questioni coloniali, economiche e militari, si potrebbe assicurare una pace durevole e, -testuale» << anche onesta». In ulmmo l'E,rzberger ha esposto il concetto che se la questione dell'Alsazia-Lorena fosse tale da costituire 11 solo ostacolo alla conclusione della pace, dopo 4 anni spaventosi di guerra, e che se a,ltri conflitti terribili debbono pesare sulla nostra generazione, per ridurre l'Europa ad un cumulo di rovine, preda degli americani e dei popoli gialli, non sarebbe difficile di stud~are, di comune accordo, un'Alsazia-Lorena libero ed indipendente, nella quale le aspirazioni dei francesi ed H naturale orgoglio del popolo tedesco, possano trovare una giusta e plausibile soluzione.

L'Erzberger ha concluso dicendo che l'ora d'intendersd fra nemici è venuta >>.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 312/55. Londra, 7 febbraio 1918, ore 15 (per. ore 3 dell' 8).

Dopo una conversazione avuta in occasione del pranzo di Lloyd George con Barnes, e de,ua quale informai subito il presidente del Consiglio, ho creduto opportuno vedere Henderson col quale ebbi avantieri un lungo cordia,le colloquio. Spiegandogli con ogni sorta di argomenti quanto ingiusti siano gli addebiti di imperiali<smo mossi contro le nostre rivendicazioni, conclusi essere io sicuro che la massa degli operai inglesi amanti deUa giustizia e del «fair play » non possono disconoscere che la r,ealizzazione del programma non solo di liberazione ma anche di sicurezza vitale indispensabile allo sviluppo pacifico del nostro Paese, costituisce per la conclusione di una pace durevo'le caldeggiata dalla democrazia alleata una condizione non meno essenziale di quella della evacuazione totale del Belgio, rappres,entante, a parlare chia,ro, un interesse altrettanto vitale per la sicurezza deUa Gran Bretagna. Senza addentrarmi in una disamina delle nostre rivendicaz~oni delle quali parvemi del resto avesse nozioni alquanto imprecisate, Henderson si riferì alla nota formula approvata nel congresso laburista osservando fra l'altro a proposito dell'Alsazia Lorena che egli ed il suo partito persistevano a caldeggiare non l'annessione ma la soluzione plebiscitaria da completarsi nella conferenza della pace in condizioni beninteso permettenti genuina libera manifestazione volontà popolare. Aggiunse che in nes

sun caso egli avrebbe sanzionato una pace che col non assicurare agli alleati tutte le garanzie di sicurezza rendesse vani i sacrifici fatti. Accennò poi a questo prossimo congresso interaHeato dicendo che egli annetteva speciale importanza a che le rappresentanze socialiste alleate vengano qui con un programma unico ad evitare stridenti divergenze manifestatesi neUa scorsa estate fra le varie frazioni italiane e francest Ad appianare i dissidi e concordare siffatta unicità di programma egli recasi la settimana prossima a Parigi dove spera di incontrarsi anche coi rappresentanti delle due frazioni del nostro partito socialista. Da ultimo Henderson accennò a1le perniciose conseguenze dell'opposizione dei Governi alieati «del vostro in prima linea» alla conferenza di Stoccolma ed alla conseguente unione sorta fra gli operai inglesi che erano prima tutti egualmente infervorati per 1-a guerra. 'l'acciò poi di assurda e malvagia l'accusa fatta ai suoi amici ed a lui di volere ingerirsi direttamente nella conclusione della pace, invadendo i.il. campo naturalmente riservato all'azione dei Governi. Scopo della conferenza era invece unicamente quello di trovare d'accordo con i socialisti nemici le basi di una accettabile pac'e a basi democratiche. Ad una mia obiezione sulla scarsa probabilità di trovare tale base discutendo con gente dimostratasi finora ligio strumento delle mire aggressive militariste imperialiste dei Governi nemici dei quali era prevedibile continuerebbe ad essere l'organo ed eseguirebbe le istruzioni replicò Henderson che pur prevedendo che la partec,ipazione della minoranza sodalista germanica non sarebbe permessa la conferenza riuscirebbe egualmente utile. n giorno in cui fosse dimostrato che i socialisti nemici per un verso o per l'aUro non accettano le offerte condizioni di pace equa e sd.nceramente democratica tutte le masse operaie inglesi e quelle anche dei paesi alleati ~riconoscerebbero la necessità imprescindibile della prosecuzione deUa gueua. A queste considerazioni io replicai trattarsi di questioni serie esorbitanti dalla mia competenza in merito alle quali preferivo non esprimere alcun avviso. Henderson è persona onesta e rispettabHe ma di mediocre intelligenza e forse influenzabile da altri (Snowden e Compagni) di lui più scaltri che sulla sua vanità e sui suoi risentimenti pe~rsona:li contro Lloyd George speculano per farlo andare più lontano di quanto egli si prefigge. Comunque il colloquio di cui egli dimostrò visibile compiacimento se non tangibilmente proficuo non sarà stato mai nocivo in quanto avrà se non altro servito a stabilire un utile contatto coi rappresentanti ufficiali di un partito di cui è evidente la convenienza di cattivare le simpatie per la nostra causa. In tale ordine di idee ritengo doveroso, per quei che può valere, sottomettere a V. E. che dal linguaggio complessivo Henderson l'impressione saUente da me tratta è che nel caso probabUe di una nuova proposta di conferenza g,ernerale soc,ialista potrebbe forse convernirci nell'interesse della popolarità delle nostre riverndicazioni in questi elemernti operai di non farci parte diligente nel Ca1ldeggtare il rifiuto dei passaporti trincerandoci piuttosto se possibile dietro l'opposizione altrui. Ciò ad evitare che, come nel caso Stoccolma, Francia e Inghilterra adducano nostro contegno d!ntransigente a giustificazione de'l loro, presso le l'ispettive masse operaie con indubbio pregiudizio della nostra causa. Superfluo poi parmi caldamente raccomandare una scelta abile di una patriottic,a rappresentanza del nostro pa,rtito socialista al prossimo congresso interalleato a Londra per evitare che causa italiana rimanga non patrocinata. Influenza nostra rappresentanza

sarebbe ovviamente maggiore se sacre rivendicazioni nazionali fossero integralmente e concordemente difese da intervenuti come manifestazione unica collettiva d'entrambe le frazioni del sociaHsmo italiano.

195

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL REGGENTE ALL'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA. E AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI (1)

T. GAB. 222. Roma, 7 febbraio 1918, ore 17.

(Solo Stoccolmaj Mi riferrisco al te!. dl V. S. n. 59 (2).

(Per tutti) Questo ambasciatore d'Inghilterrra mi ha informato che l'incaricato d'Affari Britannico a Pietrogrado ha ricevuto la visita dei membri estoni all'Assemblea Costituente i quaH gli hanno detto che alcune settimane fa il Governo germanico ha offerto loro uffcialmente di garantire l'indipendenza dell'Estonia alla condizione che essa accetti un protettorato germanico. II paese, secondo suggestioni private, doveva restare occupato dai tedeschi a meno che l'offerta fosse stata accettata. Gli estoni desideravano sapere, prima di rispondere all'offerta germanica, se le loro aspirazioni di indipendenza sarebbero state appoggiate dal Governo inglese alla conferenza della pace: in caso affermativo essi correrebbero il rischio della minaccia dell'occupazione germanica.

Analoga richiesta avrebbero fatto i rappresentanti della Lettonia.

Il Governo inglese era d'avviso si dovesse rispondere che gli Alleati faranno alla conferenza della pace tutto :LI possibile per imped1ve che l'Estonia sia contro il suo volere annessa dalla Germania e per assicurare una forma di garanzia internazionale per l'indipendenza di qualsiasi Stato la cui esistenza potesse essere il risultato della guena.

A Rodd che chiedeva di conoscere le vedute del Governo italiano ho risposto che opinavo doverrsi dichiarare che Alleati avrebbero strenuamente combattuto qualunque annessione o protettorato germanico consentito o no dagli estoniani. Che essi emno favorrevoli ad ogni forma .fede,rativa dello Stato russo, che garantisse pienamente autonomie e libertà delle singole nazionautà; che ogni decisione finale e riconoscimento forma,le su ind1pendenze o autonomie locali doveva essere rinviata a futura conferenza della pace.

AggiunsiÌ parermi che Alleati non dovessero oggi con prematuri affidamenti di 'ficonoscimento di indipendenze locali danneggiare qualunque possibile ricostirtuzione deHo Stato complessivo russo, tanto più che in questi ultimi giorni lo stesso Trotzky ammaestrato dalle espeil'ienze di Brest-Litowsky aveva ripreso a sostenere la tesi di una repubblica federativa russa.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., pag. 257. (2) -Cfr. n. 187.
196

IL DRETTORE GENERALE DEL FONDO PER IL CULTO, MONTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. Roma, 7 febbraio 1918 (per. il 9).

Il Conte Aldrovandi mi ha dato comunicazione del dispaccio telegrafico

in data 5 corrente del R. Ambasciatore a Londra (l), relativo all'azione che

la Francia starebbe spiegando per ottenere l'invio a Geruswlemme di un prelato

francese, incaricato di reggere d1 patriarcato durante la forzata assenza di

Monsignorr Camassei prigioru.e.ro dei Turchi.

Mi son dato premura di attingere in proposito informazioni a fonte diretta

ed ineccepibile, e sono ora in grado di dichiarare all'E. V. che la notiz·ia di cui

è c·enno nel telegramma stesso è assolutamente infondata.

A parte che, data la mancanza di rapporti ufficiali tra la Francia e la Santa Sede, questa non accetteTebbe mai di trattare a mezzo di intermediari. La Santa Sede inoltre non addiverrebbe mai (quand'anche se ne ravvisasse la necessità, ciò che peT aUro non sembTa essere) ~ana nomina a Patriarca di Gerusa1emme di un prelato che non fosse italiano.

Sempre secondo le citate sicure informazioni, sarebbe vero, e questo consta anche alla Santa Sede, che la Francia miTi ad ottenere il protettorato civile in Oriente, e quindi anche nei Luoghi Santi; essa però ha dovuto riconoscere che il protettorato reUgioso per il fatto della cessazione del dominio ottomano non ha ora più ragione di esistere (2).

197

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 609/173. Londra, 7 febbraio 1918.

n Daily News di jeri, continuando la sua campagna circa i risultati deUa recente conferenza di Versailles (oggetto del mio rapporto n.... (3) invoca una sollecita discussione parlamentare sui medesimi.

Il giornale radicale, fondandosi su dl una più ·recente versione, che esso definisce «più accurata», del discorso del Conte Czernin (questa nuova versione sarebbe l'esatta traduzione del testo apparso sui giornaU austriaci e tedeschi) si fa oggi più ardito, sostenendo che è ormai più che indispensabtle illuminare lo spdmto dell'esercito circa la re·ale situazione politica internazionale.

Tra l'antica e la nuova versione del discorso de'l Ministro austro-ungarico correrebbero le seguenti varianti: giusta la prima il Conte CzeTnin parlava

della decisione delle Potenze centrali di difendere le proprie p ossessioni; giusta la seconda, invece, egli si sarebbe riferito nettamente alle sole possessioni esistenti «prima della guerm ».

Il Daily News quindi chiede in tono quasi comminatorio: l) a chi si deve il grave ercrore di versione; e 2) se le discussioni della Conferenza di Versailles si svolsero in base al vecchio od al nuovo testo.

Anche :la Manchester Guardian riporta la nuova versione, rilevando l'importanza di essa, e sostenendo, nell'articolo editoriale, la necessità di procedere ad una politiica strettamente bellica solo allorquando essa appaia indispensabiie in seguito al vagliato esame delle proposte di pace e di ogni altro mezzo che possa essere atto a profittare la fine del confl.itto.

(l) -Cfr. n. 185. (2) -Del contenuto di questo documento fu informato Imperiali con t. posta r. 2011 del 14 febbraio. (3) -Il numero manca nell'originale.
198

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 283/7. Corfù, 8 febbraio 1918, ore 5,30 (per. ore 10,15).

Pasic mi ha detto che non aveva letto che un sunto della dichiarazione del presidente del Consiglio a un giornalista parigino ma che deSJ.iderava dirmi tosto quanto ne era grato e lieto. Nel corso della conversazione gli ho ripetuto come anche dal punto di vista serbo mi sembravano desiderabili solo delle affermazioni generaU d'intesa, il resto essendo immaturo, ed egli mi ha confermato quanto mi a v eva detto il 26 gennaio (l), che, se interrogato, anche alla Skuptcina risponderebbe solo che la più fiduciosa e cordiale intesa di massima esiste fra l'Italia e la Serbia. Avendomi detto che il pres!idente del Consiglio aveva avuto conversazioni con Trumbic io espressi la speranza che ciò varrebbe anche a moderare certe esagerazioni delle pubblicazioni ufficiali del comitato jugoslavo che a volte paiono persino delle volute provocazioni. Desidero notare che, a questo proposito, Pasic convenne meco che in quei comitati, mescolati alla maggioranza patriottica, non mancano forse alcuni in mala fede come V. E. indicava nel telegramma n. 59 da Parigi (2).

199

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 228. Roma, 8 febbraio 1918, ore 10,50.

Questo Governo ritenendo necessario nel momento attuale la presenza del Generale Cadorna in Italia ha nominato in sua vece come proprio rappresentante presso il Comitato militare permanente internazionale di Versailles il generale Gaetano Giardino, già ministro della guerra, e fino ad ora Sottocapo di Stato Maggiore del R. Esercito.

Prego portare immediatamente quanto precede a conoscenza di codesto Governo. (Solo Parigi e Londra} e possibilmente di codesto Presidente de~ Consiglio.

(l) -Cfr. n. 148. (2) -Cfr. n. 169.
200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI E ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 197. Roma, 8 febbraio 1918.

(Per Londra} Suoi telegrammi 133 e 138.

(Per Cairo) R. ambasciatore a Londra telegrafa:

1°) (Riprodurre telegramma 371/133) (l)

2°) (Riprodurre telegramma 399/138) (2) Ho risposto:

(Per tutti) Quest'ambasciatore d'inghilterra è stato interessato a comunicare al suo Governo nostre vive insistenze per immediata partenza Senni e padre custode per Gerusalemme. Gli è stato ricordato che domenica 17 corrente avrà luogo Gerusalemme speciale annuale cerimonia religiosa alla quale padre custode deve intervenire in sostituzione patriarca deportato dai turchi. Per quella data il padre deve dunque essere a Gerusalemme. Quanto a Senni è dai primi di dicembre che chiediamo sia lasciato andare a Gerusalemme: diversità di trattamento fatto a Picot non è giustificata e ci pone in condizione insostenibile di fronte connazionali in Palestina ed opinione pubblica italiana.

Rodd ha risposto telcegraferà subito a Londra e Ca1tro le nostre d.nslistenze.

Prego valersi argomento che custode deve essere 17 corrente a Gerusalemme per sostituire patria;rca e vincere riluttanze Allenby tanto pel custode che pel Senni.

(Per Cairo) Prego agire con Wingate in conformità istruzioni date a Imperiali. (Per Londra} Rispondo per posta (3) altra parte suo telegramma n. 133.

201

IL RAPPRESENTANTE A ROMA DELL'UNIONE DEI PARTITI POLACCHI, LORET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Roma, 8 febbraio 1918.

La Polonia è, in questo momento, minacciata da nuove spartizioni e dal pericolo di una invasione massimalista. Di fronte al pericolo di una spartizione la Polonia non è difesa dall'Intesa; di fronte al pericolo massimalista, non è protetta da alcun suo Esercito. Di queste condizioni si rendono ben conto i tedeschi e le sfruttano a loro vantaggio.

L'opinione pubblica in Polonia è impressionatissima specialmente per iJ silenzio dell'Intesa sulla questione polacca negli ultimi convegni di ParigiV:ersailles. I polacchi intendono salvall"e tutto quello che possono. L'opinione pubblica aspira ardentemente all'ordine, avendo duxante i quattro anni della guerra subito 1e più grandi sciagure che possono colpire un popolo. Da qui si insinua negli animi dei polacchi l'insidia dell'ordine mantenuto dai tedeschi.

Il Consiglio di Reggenza posto bra la morsa di questa situazione è costretto rivolgersi spontaneamente o per forza verso l'Austria, la quale rappresenta per la Polonia l'unico salvataggio, perché può assicurare almeno la riunione di due parti della Polonia, cioè queHa ex-russa con la Gwlizia e salvarla dalla minaccia tedesca di strapparle i bacini carboniferi e i distretti occidentali (Dabrova, Sosnovice, Czestochova, Wielun, etc.).

La minaccia 'tedesca potrebbe anche essere finta allo scopo di sempre più determinare i polacchi ad accettare la soluzione austriaca che è la peggiore delle soluzioni, ma unica in questo momento, in cui i polacchi si credono abbandonati daU'Lntesa, ,in quanto che è stato recentemente affermato che i tedeschi potrebbero indisturbati fare man bassa di quanti territori vogliano in Oriente pur di cedere una striscia di Alsazia-Lorena alla F.rancia e qualche lembo di terre h-redente all'Italia.

Convinzione dei polacchi è che i tedeschi sono disposti a venire a questo accordo, ma soltanto quando si saranno ben consolidati nell'Oriente o meglio nella loro Mittel-Europa.

Dato questo ordine di idee, è subito indovinata la tragica situazione della Polonia.

Il Consiglio di Reggenza dii Varsavia si deve trovare certamente in contatto col Generale Dovbor-Musnicki, Comandante l'Esercito polacco nella RussiaBianca e vede, fuor di dubbio, in questo esercito, un'altra ancora dii salvezza.

Questo Esercito Polacco non deve esser trascurato ma sempre più aiutato, tanto per gli interessi militari che politici dell'Intesa.

Si noti che nell'eventualità del completo abbandono deùla Polonia da pail"te dell'Intesa, l'Esercito Polacco della Russia-Bianca, d'accordo con il Consiglio di Reggenza e non opponenti gli Imperi Centrali potrebbe entrare in Polonia onde salvare quello che è salvabile. I tedeschi allora potrebbero disporre di altre divisioni, togl~endole dal così detto fronte-russo ed incamminandole verso il fronte occidentale.

Questa situazione impone all'Intesa e all'Italia in ispecie, la necessità di una nuova dichia.razione molto esplicita riguardante la Polonia. Si badi che la questione deLla Polonia non deve esser confusa con le questioni delle varie nazionalità che compongono l'Austria.

La questione polacca è di carattere schiettamente internazionale. Per !l'Italia poi si avrebbe quest'altro vantaggio: che togliendo la Galizia all'Austria si verrebbe a diminuire l'impero austro-ungarico di otto milioni di abitanti, corrispondenti a 800.000 soldati nelle future guerre.

Urge quindi di ribadire la tesi del Presidente Wilson Cli.oè di una Polonia unita, indipendente con sbocco al mare e che la questione polacca essendo di carattere schiettamente internazionale, non può essere risolta unilateralmente, ma al Congresso della Pace.

(l) -Cfr. n. 186. (2) -Cfr. n. 191. (3) -Cfr. n. 206.
202

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 410/46. Cairo, 9 febbraio 1918, ore 13,30 (per. ore 7,40 del 10).

Telegramma di V. E. n. 181 Riservato (1).

Onoranze Picot sono state ripetute domenica 3 e lo saranno certamente domani. Cercherò influire presso padre CasteHani affinché [n occasione cerimonia Santo Sepolcro che av,rà luogo 17 corrente sia tra.Jasciato ricevime,nto.

Data attitudine Discretorio e la debolezza Castellani, sarebbe opportuno giungesse ordine teieg,raftco dal padre Oimino. Autorità britMmiche non vogliono mischiarsi, per ora almeno, della questione per non disptacere Francia.

Nuovo custode Terra Santa, otterrà permesso recarsi Palestina [ma] non potrà trova~rsi a Gerusalemme per il giorno 17, piroscafo «Po » essendo atteso Alessandria d'Eg,itto verso il 15 corrente.

203

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 399/79. Atene, 9 febbraio 1918, ore 14 (per. ore 17,50).

Cronos constata esistenza nella Camera italiana forte opposizione contro Sonnino e la sua politica imperialista. Trova notevole questo mutamento perché finora tuttA gli italiani erano concordi nelle pretese di voler tutto l'Adriatico, Albania fino Corfù, Rodi, Asia Minore. Situazione politica e militare deve aver imposto alla opinione pubblica italiana cambiamento dd. vedute. Primo dovere dell'Italia è mettersi d'accordo con gH slavi, poi dovrà venire intesa italo-greca.

204

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 328/7. Le Havre, 9 febbraio 1918, ore 20,52 (per. ore 7 del 10).

11 ministro degli affari esteri mi ha pregato di recarrmi da lui e mi ha detto che Re Alberto nella visita al nostro Augusto Sovrrano non è accompagnato da alcun ministro poiché nelle visite al Re d'Inghilterra ed ai presidente della Repubblica francese a'Ue fronti Sua Maestà non condusse seco min[stri e non si è cveduto derog!llre da questo precedente. Ministro degli aff,ari esteri ha comunicato che ~realizzando un antico progetto, una missione composta

di tre o quattro membri del Governo nella quale saranno rappresentate le vari:e tendenze politiche di esso, si vecherà prossimamente a Roma a visitare

R. Governo come attestato di amicizia dei Belgio verso l'ItaJia e per restituire la visita fatta da alcuni ministri italiani al Governo belga. Ministro del Belgio costì comunicherà ciò a V. E. e prenderà opportuni accordi. Prego V. E. tener presente quanto scrissi in proposito con lettera particolare 19 agosto (l) e considerare per ora come vise·rvatissimo annunzio della visita dei ministri Belgi.

(l) C!r. n. 181.

205

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 329/75. Parigi, 9 febbraio 1918, ore 21,55 (per. ore 3,50 del 10).

Riassumo qui appresso telegramma ·identico da Jassy inviato oggi con corriere di Gabinetto: Bratiano ha detto ai Ministri aHeati che U ConsigHo dei Ministri tenutos1 in seguito aJl'ultimatum tedesco non aveva potuto prendere alcuna decisri.one. Un certo numero di ministri pur essendo contrario a qualsiasi negoziato di pace ha dichiarato di non poter assumere da solo il potere. Secondo Bratiano tre sono le ipotesi che possono essere prese in considerazione: 1° pace separata; 2° rottura immediata; 3° negoziati di pace a scopo dilatorio. Egli ha dichiarato di resta·re al potere solo nel caso in cui sia adottata linea dì condotta prospettata dalla terza ipotesi. Essa par otterebbe di profittare del ravvicinamento dei massimalisti e della peggiorata situazione austriaca. Bratiano accorderebbe tuttavia il suo appoggio ad un Ministero conservatore con programma dì resistenza a oltranza e permetterebbe ai suoi amici di far parte.

I Ministri alleati hanno risposto che conformemente alle istruzioni dei loro governi, esst non potevano ammetteve qualsiasi trattativa che avrebbe finito fatalmente per condurre la Romania alla pace. Risulta poi d'aoltra fonte

a.i Ministri alleati che nei cìrco~i dirigenti romeni sì pensa che la Germania sarebbe disposta ad accettare condizioni favorevoli e spec,ia.lmente il mantenimento del Re Ferdinando. Questo sentimento, se l'Intesa non fa nulla per neutralizzarlo, può diventare decisivo nel senso della pace.

206

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. PER CORRIERE 1830. Roma, 9 febbraio 1918, ore 22.

A quanto ho telegrafato ieri col mio telegramma n. 19 (2) circa la risposta data da quest'ambasciatore d'Inghilterra alle nostre vive insistenze per l'immediata partenza per Gerusalemme del conte Senni e del padre custode, ag

giungo che pa-rlando della presenza del Signor Picot in Pa·les1Jina, s:ir Rennell Rodd disse che «era riuscito a anda.re co'là » e lasciò comprende·re che questo fatto e la sua attività non era.n visti di buon occhio dall'autorità inglese.

Fu assai insistito con sir Rennell Rodd sull'!i.nteresse che vi era che il padre custode fosse presente a Gerusalemme per la prima domenica di quaresima 07 febbraio) pe·r poter prendere il posto de·l patriarca (vedi mio telegramma

n. 180 del 4 corrente) (1).

A tal riguardo comunico a V. E. che noi prevediamo che in queN'occasione il signor Picot tenterà di farsi rendere come agente francese gli onori che usualmente si rendevano al console di Francia; e che lo farà per cos1Jitutre un precedente in favore della continuazione, anche dopo sparite sulla Palestina la sovranità ottomana ·e le capitolazioni, dei privilegi speciaJli vanta-tA dalla Francia in Oriente. Finora il signor Picot ha trovato successo in questa sua azione in causa della condotta, invero alquanto sorprendente, del Discretorio della Custodia; il quale per quanto il funzionante come custode abbia ricevuto dal padre Cimino, ministro generale dell'Ordine dei Minori, un teleg:mmma del 7 genna.io nei termini seguenti: «Essendo cessato H dominio turco in Palestina, è cessato pure l'antico protettorato francese. Noi ignoriamo nuovi accordi Potenze quindi Vostra Paternità non si consideri vincolato da essi», non si è attenuto a queste istruzioni, ma, scissosi in due frazioni, ha continuato a concedere special:i onori all'agente francese nelle scorse funzioni domenicali. Il nuovo padre custode è però partito da Roma con istruzioni precise in proposito e farà cessare questo stato di cose. È quindi assai opportuno che egli possa giunge•re a Gerusalemme pe1l giorno 17 febbmio. È poi necessario che con lui vada a Gerusalemme anche il conte Senni, il quale, pratico delle questioni relative al protettorato religioso in Oriente, persona ben conosciuta e molto ascoltata dai nostri relig•iosi colà, saprà assistere il nuovo Custode e mfforzarne l'azione diretta ad impedire invadenze francesi ormai estemporanee, e sgradite agli stessi monaci di San Salvatore.

Alla domanda formulata da V. E. se convenga a noi prendere nettamente posizione a Londra ed a Parigi sulla questione del protettorato religioso in Oriente, rispondo che, per ora, non mi pare opportuno solleva.re a Parigi così grave questione: ma che costì conviene rafforzare col nostro aperto consenso la tesi che l'Inghilterra stessa ha sostenuto con noi quando abbiamo fatto pratiche pel passaggio sotto la protezione italiana delle missioni francescane e missioni veronesi in Egitto e nel Sudan. Ricordo in proposito !i miei telegrammi

n. 665 (20 maggio 1917) e 954 (19 luglio stesso anno) (3) e comunico il testo della comunicazione diretta il 7 agosto 1917 dal Generale Wingate al Marchese Negrotto e la ·risposta data in proposito dal Ministero a:l Marchese Negrotto.

La tesi inglese che mette la validità de.Ua protezione religiosa in relazione all'esistenza de1le capitol,azioni è la stessa adottata dal Segre•ta:rio di Stato del Vaticano nella nota lettera a S. E. il Signor Denys Cochin (mio telegramma posta n. 24 de<l.l'8 gennaio 1918 (4) ed è ripetuta e riassunta nel primo periodo

delle istru21ioni telegrafiche inviate dal generale dell'Ordine dei minori al sostituto padre custode e qui sopra riportJato.

Di fronte al fatto che 'la suprema autorrità .reQigiosa cattolica sostiene il princ,ipio che cessato il dom1nio turco e con esso O!e capitolazioni, è cessato il protettorato :rel1gioso, div•enta inopportuna una divetta azione nostra a Parigi, che cagionerebbe attrriti, discussioni dannose di per se stesse e ancora più pel fatto d~ esser.e inutil[.

L'attività nostra vuoi essere •tnvece svolta in v•ia indiretta, rafforzando, dovunque possa utilmente fars1, quella deii'autorità relig·iosa che mostrasi decisa a liberarsi da tutele non più necesSIM'Iie, e cercando di assicurare a questa tendenza l'appogg[o e l'inftuenza di altri Governi interessati.

L'azione nostra deve ora svolgersi in Palestina in aiuto del padre custode. È per questo che prego V. E. d'insistere con continuata costanza presso codesto Governo nel chiedere, fino ad ottener.Io ed a vederlo esegUiito, l'ordine al generale Allenby di lasc<iar giungere a Gerusalemme il conte Senni ed i[ padre custode.

La prego di volermi informare dell'esito dei suoi passi in proposito e di svolgere costì in merito al protettorato retigdoso in Oriente un'azione corrispondente alle diretrtJive tracoiate in questo mio telegramma.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 200. (l) -Cfr. n. 181, nota l, pag. 168. (2) -Non pubblicati. (3) -Cfr. n. 57.
207

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 337/46. Jassy, 9 febbraio 1918, ore 24 (per. ore 19,20 del 10).

Gabinetto è dimiss.ionado. Nuovo Gabinetto incaricato trattative pace sarà composto di personalità di secondo ordine: sono stati consultati presidenti delle due Camere e mandato è stato affidato al generale Averesco tl quale sembra abbia messo innanzi l'idea d1 portare a Brest-Litowsky la sede dei negoziati di pace. Il nuovo Gabinetto inizia la sua attiVità chiedendo al nemico in vista della sua costituzione una proroga del termine dell'ultimatum che scade domani.

208

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI DEL COMANDO SUPREMO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

N. RR. 1927/5. Roma, 9 febbraio 1918.

Dal 29 al 31 gennaio ha avuto luogo a Zurigo, all'Hotel Victoria, la seconda conferenza dell'Unione Cattolica Internazionale, a cui hanno partecipato circa 50 delegati. Le sedute sono state presiedute dal Consigliere svizzero A. Wirz.

e vi fungeva da segretario G. Baumberger, il noto redattore-capo della Neue Zilrcher Zeitung. Ufficialmente vi erano rappresentati i cattolici della Germania, dell'Austria-Unghm-ia, della Polonia, della Svizzera, deaa Danimarca, della Russia, deWUcraina e della Lituania. In veste non ufficiale partecipò, per la Franc~a. un professore di Frtburgo, per l'Italia un monaco di Einsiedeln. Vi è stato anche un delegato dell'Idanda.

La Conferenza ha preso atto dei due autografi del cardinale Gasparrl 2 marzo ,e 4 ottobre 1917 -diretti all'on. Wirz, con i quali si approvava il programma d~la U.C.I. H segretarrio ha quindi riferito sullo svhluppo della U.C.I., soprattutto negli Imperi COOtrali, nella Polonia, nella UcraA.na e nel.la Lituania come pure nei Paesi dell'Intesa. Il Rev. Dr. Prof. Seidpl di Vienna riferì sulla Nota Papale e l'assemblea approvò compatta l'iniziativa del Pontefice che, promovendo il disarmo, costituisce le basi per una pace durevole e giusta.

Il Prof. Rev. Htlgenrainer di p,raga g:-iferì sull'animosità sempre crescente, cui sarebbe soggetto ìl Pontefice: e l'assemblea, protestando contro tale campagna, delibera d:i invita,re i cattoiici de'l mondo 1n1Jiero a prendere posizione contro i presunti a~tti, che lederebbero la legge delle guarentigie: ed in tal senso deve essere rimesso un indirizzo al Papa.

Il Prof. Ebers di Mtinster ha riferito sulla formazione di comitati cattolici per lo studio delle questioni di diritto internaziona~e e H consig,Uere aulico Held di Regensburg ha riferito su 'talune condizioni del dopo-guerra.

L'assemblea ha deciso di stabiJlire una rappresentanza della U.C.I. nella città ove avrà luogo la conferenza internazionale per la pace. L'on. Erzberger ha proposto di invitare i Governi di aggregare, alle singole rappresentanze per la conferenza della pace, un delegato competente per le questioni cattoliche e religiose.

In un'altra riunione privata, segreta, è stato approvato un vasto e complicato programma, avente per iscopo la soluzione della questione romana alla conferr,enza per 1la pace.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli.

209

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 413/48. Cairo, 10 febbraio 1918, ore 13,20 (per. ore 19,20).

Mio telegramma n. 46 (1). Confermo precedenti informazioni inviate da me e da Agostino ci!rca azione Picot. In seguito nostra azione Gerusail:emme presidente custodiale ha chiesto trasmissione seguente telegramma:

«Per padTe Cimino e comnnicazione cardinale Gasparri: Malgrado mia ferma volontà a volere seguire sue istruzioni Discretorio ha insistito perché funzioni domenicali fossero continuate con onori Francia. Rappresentante

Francia in seguito mia notificazione cessazione onori, promise portarmi ordine contrario in settimana cosa non fatta finora.

Prego telegrafa,re istruZrioni e se per solenne entrata 16 febbraio, che per essere pubblica sarebbe molto impegnaJbi.va, debba ammettere rappresentante Francia come egli pretende. Presidente custodia Castellani~.

Occorre massima urgenza provocare risposta energica da Cimino e possibilmente da Oa,rdina1e Gasparri che farò pervenire Gerusalemme. Gioverebbe che tale risposta facesse cenno a provvedimenti nel caso Discretorio continuasse disubbidienza (1).

(l) Cfr. n. 202.

210

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 376/66. Pietrogrado, 10 febbraio 1918, ore.... (per. ore 10,35 del 13).

Dalla precedente corrispondenza telegrafica, V. E. avrà rilevato che grave crisi provocata dalla violenta chiusura dell'Assemblea Costituente è stata dal governo del Soviet superata. I mezzi terrorìstki adoperati dal Governo dei So~iet contro i partiti avversari hanno reso possibtle la vitto,ria di Lenin. I socialisti rivoluzionari che avevano per ,loro una indubbia maggioranza, divisa in diverse frazioni, senza programma ben definito, senza linea di condotta ben tracciata e seguita non sono riusciti a farsi va'le,re né con mezzi propri né coi diversi complotti armati che erano stati poco seri non hanno avuto neppure un principio di esecuzione. L'ultimo atto di opposizione al Governo è stata 1a debole protesta fatta dal presidente della Costituente appena questa venne sciolta. Superato H momento critico deila dispersione della Costituente con gli arresti in massa, con la soppressione di giornali, ecc., Governo massimalista poté dominare la situazione e si raffermò mediante l'opera del Congresso dei Soviet di tutta la Russia che difatti si sostituì alla Costituente stessa. Detto Congresso, restato padrone del campo, non intese la necessità di proclamare, come era stato progettato, la Convenzione Nazionale, ma agì come se realmente lo fosse stato. Dichiarò la Costituente decaduta per sempre, la soppressione del denominativo «provvisorio» al nome del Governo, ne ratificò tutti gli atti. II Congresso risultato dalle elezioni manipolate dagli stessi massimalisti fu in segui:to più che aUro una riunione di un partito che sl arrogò il diritto di parlare a nome di tutta la Russia. Proclamò la guerra fino alla distruzione della borghesia, per politica estera indicò l'internazionalismo e fece propaganda per la rivoluzione in tutto il paese. Nei riguardi della pace votò la pace generale secondo i principi democratici e respinse le proposte tedesche come estrinsecazioni dell'imperialismo germanico, ma diede nello stesso tempo carta bianca a Trotsky per regolarsi secondo le necessità della situazione di cui rese responsabili i passati regimi.

Rispetto alle banche, tutta la lunga ser,ie di espropr:iazioni senza indennizzo mentre hanno gettato le classi elevate nello sgomento, hanno guadagnato al Governo la maggioranza degli ope•rai fanatizzati che sono divenuti il vero sebbene l'unico suo sostegno. In segui:to ·a tutto ciò il movimento massimal<ista si è andato considerevolmente allargando ed ha riportato successi se non pieni certamente importanti in Finlandia e nell'Ukraina; ed anche nel Don la situazione pare tenda a diventare preca,ria per la propaganda massimalista che ormai ha fatto progressi anche tra i cosacchi. Il Governo canta vittoria affermando che la rivoluzione massimaHsta ricostituisce l'unità che la rivoluzione borghese aveva rescisso in Russia. Gli impiegati governa.tivi continuano ancora nello sciopero ma orma.i sfiduciati e privi di mezzi di sussistenza cominc~ano a vacHlare. La conclusione della pace non intel'iessa ormai più nessuno.

La guerra è praticamente Nnita. Continua t1 licenziamento delle classi. Tutti hanno ormai scontato gli effetti della follrica di pace separata ed anche per questo le questioni che furono tanto gravi per H Governo sono sorpassate.

Pe•r queste ragioni principali ed altre secondarie il Governo si è andato indubbiamente rafforzando in guisa che pare che, sostenutosi in circostanze tanto più difficili, non debba cadere in prossimo avvenire. Il regime contiene però in sé la causa del suo dissolversi i:n guisa che probabtlmente fintrà per cadere per forza di esse. Le successive riforme improvvisate decretate in massima parte senza che esista il potere per tradurle in pratica finiscono per discreditare il Governo tra i suoi stessi aderenti e sconvolgono sempre più la vita sociale. Il paese è caduto in una disorg·anizzazione che forse non ha precedenti nella storia. Ll Governo si impone colla vio-lenza alla opposizione timida ed agli avversari politici incapaci di serie lotte; nello stesso tempo non ha autorità sulle masse che vanno a lMghi passi verso l'anarchia più sfrenata. I massimalisti che si propagano eccedendo non rappresentano più un partito e un programma politico ma hanno per le mass·e il s·ignificato di vioJenza e di saccheggi. A Pietrogrado la situazione va divenendo disperata. Spesso di giorno e di notte bande di anarchici e malfattori saccheggiano case private e magazzini pubblici. A partire dalla sera tutta la notte si odono fucilate quasi senza interruzione anche nelle vie del centro. Più o meno ciò si verifica anche in provincia ove infierisce la guerra civile. Questa è ora v·enuta a compenetrarsi colla lotta fra ·le diverse nazionalità e battaglie hanno luogo continuamente con l'alterna vicenda tra russi, finlandesi, ukraini, polacchi, tartari, ora particolarmente tra le legioni polacche e truppe russe nel governo di Moghileff. Di tutto ciò si hanno qui a Pietrogrado notizie imprecise e saltuarie che non permettono di seguire tal<i avvenimenti per quanto importantissimi.

Si parla spesso di Kaledin e Alexeyeff che prima o poi dovrebbero intraprendere un'azione a(I'mata per ristabilire l'ordine a Pietrogrado. Proprio in questi giorni si parla di una ripresa di attività di Alexeyeff col piano di marcia verso Mosca. Pochi sperano neHa sua opera invece tutti indistintamente, nella situazione disperata in cui si trovano e nella riconosciuta incapacità di risolvere colla propria fnrza la situazione, deside(I'ano ardentemente l'intervento straniero da qualunque parte venga. I conservatori anelano all'intervento tedesco, i liberali sperano 1n quello degli aHeati ma non protesterebbero contro l'intervento tedesco. Altri e fra quesM a,lcuni che occuparono posti poHtici di responsabilità sotto i passati regimi vedrebbero volentieri un intervento collettivo di tutte indistintamente le Potenze, a loro dire, potrebbero dividersi le sfere d'azione secondo i loro interessi e ~a loro situazione geografica. Si dicono disposti a sacrifici d'ogni genere per compensare le Potenze straniere di questo intervento che ridarebbe almeno la sicurezza della vita e de'i beni. Su questo intervento si spera seriamente perché si ritiene esser interesse di tutti venire a porre un a~rgine a questa rivoluZJione che può minacciare col propagarsi la sicurezza di tutte le altre nazioni. In queste condizioni e con questo stato d'animo generale appa,re impossibile una seria lotta contro n Governo dei Sovie,t che durerà p:resumibilmente fino a che la debolezza inerente al suo programma ed wl modo di attuarlo non ,Jo esaurh·anno.

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 216.

211

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN, AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 252. Roma, 11 febbraio, 1918, ore 21.

(Meno Jassy) Ho telegrafato ai R. ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti) Questo ambasciatore di Francia mi comunica che ministri alleati a Jassy considerano come unica cosa possibile e giovevole da farsi costà per contrastare una pace seprurata deLla Romania un passo d1Tetto dei ministri stessi presso la Corte romena con 11 quale essi dichia,rassero:

l) che le Potenze aUeate mantengono gli impegni pres~ a Bucarest nel 1916;

2) che esse non contrarranno pace senza che Romania sia ricostituita, sotto attuale Sovrano, da rimettersi sul trono se avesse dovuto abbandonare territorio romeno;

3) che n Re ed iJ Governo della Romania parteciperanno a suo tempo ai negoziati di pac'e anche se fossero stati obbldgati a lasciare il territorio nazionaJe;

4) che anche fuori del terdtorio nazionale si provvederanno i mezzi finanziarli al He ed al Governo ed aU'esercito romeni.

Ho risposto che autortzzavo V. S. ad esprimersi rin ,taJ modo col Re di Romania se Governi inglese e francese autorizzavano essi pure a ciò d ,loro rappresentanti; ma che si intendeva che queste dichiarazioni conservavano il loro valore nel solo caso che la Romania non firmasse pace sepa,rata.

Prego V. S. agire in conformità di quanto precede.

212

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 356/82. Parigi, 11 febbraio 1918, ore 21 (per. ore 2,30 del 12).

Riassumo telegramma identico dei ministri d'Italia e di Francia a Jassy che invio per posta:

La Regina di Romania ha dichiM'ato dii chiamare i due ministri per cercare il modo di evitare una pace separata che ~e ispi.Ta profondo orrore. Ha detto di non voler rivolgersi al [oro co1lega inglese benché principessa inglese ella stessa perocché ha da dolersi amaramente del Governo britannico al quale rimprovera:

l) rdf,iuto di aiutare f-inanziamento alla famigHa reale in caso di esilio;

2) di non aver voluto impegnarsi a ristabilire Re F1erdinando in caso di vittoda mentre ia Germania a quanto mi viene riferito è pronta a mantener,lo;

3) H richiamo delle truppe serbe dal fronte russo;

4) il discorso dd Lloyd George che dimenticò tutti g1i impegni presi verso la Romania e che, come il discorso di Wilson, viene invocato dai partigiani della pace molti dei quali non erano tali prima di quei discol'Sii. Regina rese invece omaggio alla lealtà de1l'ItaUa e deJ,Ja Frruncia, mentre i discorsi di Lloyd George e di Wtlson sembrano dimostrare che l'Intesa tiene più alla simpatia dell'Austria che alla fedeltà della Romania. I due ministri aggiungono che il linguaggio veemente ed evidente della Regina viene ad appoggiare la conclusione del loro telegramma del 10 corrente. Il successo delle trattative iniziate a Pietrogrado coi massimalisti potrebbe pure contribuire 'a migliorare la situazione. Importa soprattutto poter dare alla Romania l'assicurazione che eventualmente le autOTUà massimaliste prestano il 1oro concorso alla ritirata romena in Russia. È per i due ministri che telegrafano un dov'e're di coscienza di avvertire i loro Governi che il minimo ritardo nel rimediare ai gravi errori commessi verso la Romania la condurrà ana pace.

213

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 377/34. Washington, 12 febbraio 1918, ore 12,05 (per. ore 0,36 del 14).

Wilson mutando proposito si è deciso a rispondere ad Herhling e Czernin, per prevenire l'accusa di non avere raccolto l'invtto austro-tedesco, specialmente quello austriaco, che parte di questo pubblico illuso riteneva since,ro. Data diversità forma e contenuto dei due discorsi egli ne ha discusso i termini separatamente, ragionatamente. Malgrado la forma apparentemente cortese verso l'Austria egli Sii è prefisso di mettere gli imped centrali nell'imbarazzo smascherandane le sfere dirigenti. Wilson «ha pestato sulla faccia tedesca e ha dato un calcio di straforo a quella austriaca ». Rimane confermato che intendimento di Wilson è di proseguire la guerra. Nei circoli giorna1istici più autorevoli s'interpreta anzi il discorso de:! presidente come un nuovo appello a,l pop11<lo americano in favore della guerra dimostrando la nessuna consistenza de1l'mvito austriaco da che l'Austria non può sottrarsi al giogo tedesco. Wilson ha detto fra l'altro: «La pace del mondo dipende dal giusto componimento di ciascuno dei vari problemi da me toccati nel mio recente messaggio. Naturalmente non intendo dire che la pace dipende dall'accettaz,ione di ogni serie di suggerrimenti circa il modo di tratta,re questi problemi. Intendo soltanto che questi problemi singolari e coHettivi toccano il mondo intero e che non si potrà ottenere una pace permanente a meno che essa sia considerata con uno spirito di giustizia disinteressato ed imparziale tenendo conto dei desideri. dei legami naturali, delle aspirazioni di razza, della sicurezza e de1la tranquillità di sp1rito dei popoli interessati».

V. E. avverta che Wilson pa]}la questa volta anche deHa «sicurezza». E più sotto: <<Non possiamo avere pace generrale soltanto chiedendola o mediante un accomodamento di una conferenza. Essa non può essere rappezzata con intese particolari fra potentati. Ogni partecipante alla guerra deve intervenire nel componimento di tutte le questioni ovunque esse esistano, perché ciò a cui miriamo è una pace che tutti uniti possiamo garanti,re e mantenere ed ogni suo articolo deve essere sottoposto al giudizio comune per determinare che sia un atto di giustizia e non un affare tra Sovrani. Stati Uniti non pensano d'intromettersi negli affari d'Europa né agke come arbitri nelle dispute territoriali europee. Essi sdegnerebbero di profittare di qualsiasi debolezza e disordini interni per imporre la loro volontà ad un aJ.tro popolo. Essi sono pronti a riconoscere che le sistemazioni da loro suggerite non sono le migliori e le più durature. Le sistemazioni suggerite sono soltanto un abbozzo di principii e dei mezzi per applicarli>>. Più sotto: «Gli Stati Uniti non possono parla,re di pace finché non siano rimosse le cause di questa guerra e il loro rinnovamento reso per quanto si può impossibile>>. Rlispondendo a Czernin dopo di ave,rgli concesso una più serena visione di pace ,e forse il proposito di spingersi più oltre se non fos,se legato dai vincoli delle alleanze e daUa sottomissione dell'AustriaUngheria alla Germania WHson dice: <<La prova della possibilità di intenderei è semplice ed evidente. I principi da applica~rsi sono questi: 1) che ogni parte deUa transazione finale sia basata sulla giustizia essenziale di c.iascun caso particolare e su quelle sistemazioni che meglio assicurino una pace permanente; 2) che popoli e provincie non siano mercanteggiati fra Sovrani come se fossero beni mobili o pegno di giuoco anche se si trattasse del gran giuoco, oramai per sempre screditato, dell'equilibrio delle forze; 3) che ogni sistemazione territoriale sia fatta neH'interesse e per il bene delle popolazioni interessate e non come parte di semplici sistemazioni o transazioni nelle pretese fra Stati rivali; 4) che tutte le ben definite aspirazioni nazionali siano soddisfatte nel modo più assoluto in cui possono esserlo senza pe,rpetuare vecchi elementi di discordie ed antagonismo ed introdurne nuovi che potrebbero turbare col tempo la pace dell'Europa, e per conseguenza, del mondo.

Una pace generale su questi punti i)UÒ essere discussa. Finché tale pace non sia assicurata non ci rimane che procedere nella guerra»

Segue una affermazione delle crescenti risorse milita·ri americane e dei propositi di porle a servizio della guerra. « Siamo indomabili nella possenza di azione indipendente e non possiamo consentire a vivere in un mondo gove:rnato daH'intrigo e dalla forza».

214

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 432/50. Cairo, 12 febbraio 1918, ore 13,20 (per. ore 20,15).

Telegramma di V. E. n. 197 (l). Alto commissario essendo da qualche giorno ammalato, ha inca·rica,to colonnello Symes :intrattenersi con me affari Palestina. Questi mi disse che questione viaggio Senni e padre custode a Gerusalemme è o·ra trattata direttamente tra Governo di Londra ed il generale Allenby, tanto che alto commissario ignorava contenuto telegramma Sykes, di cui è parola nel secondo telegramma del R. ambasciatore a Londra e tenore risposta del genera·le. Ciò non pertanto W1Jngate pascià avrebbe te1egmfato ancora avvertimento ad Allenby per riferkgli mia odierna conversazione raccomandandogli decisione conforme nostro desLderLo. Mi ha promesso pure suggerkgli di far sì che solenne cerimonia 16 cnrr::.n'_;e (mio telegramma n. 48) (2) abbi·a luogo in modo da evitare onori .religiosi in forma pubblica a Picot. Tanto Wingate pascià quanto Symes sembravano persuasi buon di.r~tto del~e nostre domande, ma di fronte ostinazione AHenby preferi:scono rimettersi Gove·rno anche per evita•re attr<iti pNsonali. Mi consta che vice console Durieux adde·tto consolato generaLe F·rancia Alessandria si reche,rà in uniforme militare a Gerusalemme forse presso Picot. Ho segnalato a Symes questo fatto lagnandomi parzialità usata verso Francia a nostro danno e mettendo ·in rilLevo 'lealtà nostro procedere. Mio i:nterlocutore mi disse che sarebbero stati chiesti schiarimenti a questo proposito.

215

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 384/87. Parigi, 12 febbraio 1918, ore 13,50 (per. ore 17,45).

Vengo infO!l'mato che per i primi di marzo si prepara una grande ma.nifestazione ana Sorbona dei rappresentanti Le varie nazional,ità soggette all'Austria czechi, polacchi, jugoslavi, rumeni. Presiederà Franklin Buoillon assistito

da Doumer e Albert Thomas. L'Italia sarà certamente invitata a farsi rappresenta•re. Siccome sembra non interverrano !i ministri francesi, meglio sarebbe che rappresentante fosse uomo politico non in carica. La manifestazione sembrando assumere una considerevole importanza, sa•rei grato a V. E. di farmi conoscere il suo pensiero in proposito. Devo aggiungere che dalla stessa fonte mi si informa che tra quegli elementi che fino a poco fa ci erano più favorevoli come i czechi si faccia strada a tutto beneficio dehla F1rancia un certo rancore contro di noi cui si rimprovera di non fare nulla per la nazionalità czeca specialmente per quanto concerne la costituzione dell'esercito czeco il cui maggiore contingente dovrebbe essere costituito dai prigionier-i in mano nostra (l).

(l) -Cfr. n. 200. (2) -Cfr. n. 209.
216

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. u. 209. Roma, 12 febbraio 1918, ore 15.

Suo telegramma n 48 (2).

Pregola fa•r pervenire d'urgenza a padre CasteHani seguente telegramma di padre Cim1no: «Padre Eutimio CasteUani. San Salvatore Gerusalemme. Rispondo suo telegramma in cui Ella chiede istruzioni per il giomo 16. Se è incerta futura sistemazione Luoghi Santi, è però definitiva cessazione dominazione turca e perciò cessazione antico protettorato francese. Mantengo quindi istruzioni date. Se rappresentante Francia presenterà ordini contra·ri Santa Sede, questi dovranno essere esattamente adempiuti. Richiamo inoltre attenzione V. Paternità per tali a•rgomenti indipendenza Custode suffragio Discretorio come decise Propaganda 30 luglio 1874. Serafino Cimino».

Prego dare comunicazione questo telegramma e quello cui risponde a padre custode quando giungerà Alessandria.

217

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 439j48 GAB. (3). Stoccolma, 12 febbraio 1918, ore 13,45 (per. ore 13 del13).

Secondo notizie pervenute qui fra i documenti pubblicati dal Petit Parisien e relativi a:lle somministramOilli di danaro tedesco propaganda bolscevichi ce ne

sarebbe uno diretto ad un certo Moor. Sebbene tutti i precedenti e l'ostentata simpatia per l'intesa sembrano escluderlo vi è ragione di credere che possa tratta-rsi del deputato svizzero Carlo Moor oggetto mio teleg.ramma Gab.

n. 8 (1). A favore di tale ipotesi depongono: 1°) Tre viaggi da lui fatti in un anno in Russia mentre è noto che nelle c·ircostanze attuatli v·iaggi sono dispendiosi e che né Moor, né partito soci!lllista svizzero disporrebbero di fondi abbondanti; 2°) al momento ~ndicato ne1l documento (giu~no 1917) Moor s·i sarebbe effettivamente trovato a Stoccolma; 3°) la sua ultima missione a Pietrogrado av•eva per scopo di tentare riconcUiazione fra i bolscevichi e gli altri gruppi socialisti russi 'la quale avrebbe avvantaggiato meno causa democratica che gli interessi degli imperi centrali; 4°) Moor ammise con Piscel di ave·r veduto in Germania capi socia-llshl tanto deHa maggioranza che indipendenti e manifestò per la conferenza di Stoccolma stessa avversione dei socialisti maggioranza te

desca. rl•4il.:

R. Governo avrà probabilmente modo di far maggiore luce in propositò: Mi permetto osservare che se fossero fondate voci qui giunte secondo le quali governi alleati sarebbero disposti permertteire conf·e.renza socialista in Sv.izze·ra, Moor s!llrebbe certamente chiamato ad avere parte importante. Non solo per questo, ma per i prec·edenti OreuHsch e Crim, per la preva,lenza dei zimmervaldiani fra socia!listi svizzeri, per la situazione interna del paese conf·erenza in Svizzera potrebbe (specialmente per l'Italia) presentare molto maggiore pericolo che a Stoccolma dove Bmnting vi avrebbe parte prlneripa:le. Non bisogna dimenticare che la Svezia è f,ra i paesi neutri quello in cui socialisti (per reazione contro partito borghese) sono meno favorevoli alla Germania.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 272. (2) -Cfr. n. 209. (3) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serle ordinaria.
218

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHNGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 261. Roma, 12 febbraio 1918, ore 21.

(Meno Pietrogrado) -Ho telegrafato al R. ambasciatore a Pie•trogrado quanto segue:

(Per tutti) Questo ambasciatore di Francia mi ha detto che suo Governo aveva dato istruzioni a-l g•enerale Tabouis di dichiarare a-1 Governo dell'Ucraina come nulla e non avvenuta la pace da esso conclusa con gli Imperi Centrali e mi chiedeva se ero disposto a fare analoga comunicazione a mezzo del Generale Tabouis che rappresenta ufficiosamente Gov·erno it!llliano Uc,raina.

Ho risposto che concordavo e che avrei cercato inviare ana,loghe istruzioni a mezzo di V. S. e Governo francese poteva direttamente dnterr·essare generale Tabouis anche pe.r conto del Gove·rno italia;no.

Prego V. S. di comunicare al generale Tabouis in conformità di quanto precede, se Ella ne ha aa possibilità.

(l) Non pubblcato.

219

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 264. Roma, 12 febbraio 1918, ore 21.

Questo ambasciatore di Francia mi ha detto che circa azione da esercitarsi in Siberia dal Giappone si attendevano ancom alcune risposte fra cui quella de~ R. Governo.

Ho risposto che ritenevo essenziale di conosce,re la risposta degli Stati Uniti di America; che era dirimente se negat;iva non potendosi assolutamente correre il rischio di creare dissensi o disgustaTe America per problematica efficienza azione giapponese in Siberia. Se invece risposta degli Stati Uniti fosse stata affermativa per pa.rte mia non avevo obiezioni.

220

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, Il\1PERIALI, E A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 265. Roma, 12 febbraio 1918, ore 21.

(Meno Jassy) Ho telegrafato al R. Ministro a Jassy quanto segue: (Per tutti). Questo ambasciatove di F.rancia mi ha comunicato che Pichon ha autovizzato hl ministro francese a Jassy a fare le seguenti dichiarazioni:

1° -Che tutto ciò che si farà nel ter.ritorio romeno invaso doveva considerarsi come nullo e non avvenuto;

2° -Che ll'Intesa s'impegna di mantenere un'azione milita·re energica sui fronti di battaglia;

3° -Che si farà il possibile per appianare il conflitto tra Romania e massimalisti. Governo francese chiedeva se R. Governo concordava.

Ho ·risposto che avrei autorizzato V. S. a fare le dichiaraziorn contemplate nei punti l e 2 e che per quanto riguardava l'azione prevista a1l n. 3 l'Italia non poteva eS'ercttarrne alcuna non avendo noi nessun contatto con il Governo massima;lista.

Prego V. S. agire in conformità di quanto precede.

221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA.

T. GAB. 266. Roma, 12 febbraio 1918, ore 21.

Questo ambasciatore di Fmncia ha chiesto H mio pa.rere circa l'opportunità di pubblicare un manifesto dell'Intesa per dichiarare nulli e non avvenuti tutti i trattati di pace firmati sino ad ora o che fossero per essere firmati all'infuori dell'Intesa, sotto la pressione degli Imperi centrali e le relative determinazioni di frontiere e clausole. Barrère proponeva ivi una dichiarazione speciale per la Polonia.

Ho risposto che convenivo nell'opportunità di una protesta generale ma che per quanto .riguardava precisioni specifiche, quali per la Polonia, mi sembrava non necessario ed inopportuno farle nello stesso atto potendosi aspettare un'altra prossima occasione.

Ritenevo, per tutto, ess·enziale H concorso degH Stati Uniti di America {1).

222

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 388/71. Pietrogrado, 12 febbraio 1918, ore 22,40 (per. ore 11,45 del 13).

Secondo notiz,Le pervenute delegati della Rada de.U'Ukraina avrebbe·ro firmata la pace colle Potenze Centrali. Nel trattato verrebbe rilevato che Ukraina non essendo Iegata da[ patto dd. Londra del settembre 1915, la pace da essa conclusa non era separata. Kuhlmann e Czernin avrebbero promesso di ·appoggiare il desiderio deU'Ukraina di pa.rtecipa·re alla futura conferenza della pace. L'Austria avrebbe poi acconsentito ad accog1ie•re la Rada a Vienna qualora i massimaldsti avessero avuto t1 sopravvento in Ukraina. È opportuno rilevare che

l delegati ucraini fi.rmatari de~ trattato sudde,tto colle Potenze Centrali, non rappresentano più il Go~rno stabilitosi di fatto in Ukmina in seguito al recenti avvenimenti.

(l) Per la risposta di Macchi di Cellere cfr. n. 239.

223

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 369/35. Washington, 12 febbraio 1918, ore. (per. ore 17,30 del 13).

Questo Governo accogliendo l'invito che gli rivolsi in conformità del telegramma di V. E. Gabinetto [ 43] (l) e con il quale mi sono tenuto in costante affiatamento ha dec,iso mandare una sua missione in ItaUa. In seguito a accordi fra il Dipartimento della guerra e H generale Pershing la missione sa<rà composta dei seguenti uffidali cui viene ordinato di trasportarsd immediatamente dalla Francia nel Regno per esservi accreditati presso le autorità competenti degli Stati Uni:ti: generale di divis,ione Evans Wift, tenente colonneJlo di fanteria John Mac Pa.Jmer, tenente colonnello medico Roberto Upaan, capitano di aviazione La Gua,rda. Compito della missione è di studiare la nostra situazione militare e ogni futura possibilità connessavi riferendo a questo Dipartimento per il tramite di Pershing.

224

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 602/166. Londra, 12 febbraio 1918 (per. il 18).

II dissidio fra il Primo Ministro e questo Corpo di Stato Maggiore, la vivace campagna del Co1onnello Repington in favore dei Generali Haig e RobeTtson, e la recente nomina di Lord Beaverbrook (un finanziere canadese di discussa fama divenuto proprietario del Daily Express e subito dopo elevato a Pari del Regno) a Ministro per la Propaganda, hanno rinfocolato un'aspra campagna di stampa contro il governo e la politica del Signor Lloyd George, che viene definita «di camarilla » e come fatta «di espedienti e d'opportunismo».

La campagna di stampa comincia già a penetrare nel Parlamento, creandovi un'atmosfera di malessere, d'irrequietudine, se non pure d'agitazione.

Gli scogli d'apparenza fatale, ch'io segnalavo trovarsi sul cammino del nuovo governo nn dall'epoca della sua formazione (Mio rapporto delli 12 dicembre 1916), sono ancora tutti la', neU'istessa posturra e dimensione; ed i criteri attuali li rintracciano ad uno ad uno quasi nell'istesso ordine di come io li additavo in allora all'E. V.

A dire degli oppositori, l'anno di governo del Signor Lloyd George non ha corrisposto assolutamente all'aspettativa. Esso sarebbe stato peggiore del precedente, !)€rché nnerzia lamentata neU'amministrazione del Signo.r Asquith avrebbe ceduto H posto ad una politica di ripieghi e d'opportunismo, esercitata da una camarilla di persone facen1Ji tutte capo al giornalismo della famiglia Northcliffe e di Lord Beaverbrook, nonché di Sir George Riddel, di Sir H. Dalzie!, ecc.

Questa situazione di cose avrebbe dato i seguenti frutti:

l) Politica estera. Essa è definita come saltuaria e contingente alle più minute situazioni; priva cioè di alcuna linea generale, d'alcUJllo largo respiro. Si citano più sovente ad esempio: i tentennamenti ambigui ve,rso il Signor Kerensky; le condiscendenze impreviste ve·rso i bolscevisti; 'le diverse e contraddittorie elencazioni degli scopi di guerra: dapprima la politica del << knock-out blow >>; quindi queUa di compromesso; dappoi quella essenzialmente pacifista secondo la formula Wilson-Lansdowne; e per ultima quena forte e bellicosa dell'ultimo Convegno di Versailles.

2) Politica interna nei rispetti della guerra. Creazione d'uno stato d'antagonismo fra il Governo e lo Stato Maggiore, allorché, neLla più ·estrema ipotesi, un atto d'energia sarebbe bastato per •l'allontanamento dei generali non graditi a torto od a ragione. Nessuna soluzione del g.ravissimo problema del ManPower. Inchiesta sui fatti di Cambrai di oscuro o nullo risultato.

3) Politica interna. Permanenza dell'incubo irlandese. Non soluzione delle questioni dei sottomarini, del tonnellaggio, della produzione agrico.la interna; del caro-viveri e degli extra-profitti; delle restrizioni obbligatorie sui consumi; ecc. ecc.

L'unica parte positiva dell'azione deJ governo, sempre a dire di detta stampa

e d'alcuni deputati, f,ra cui lo stesso Signor Thomas -che me ne parlò lunga

mente -, sarebbe stata queUa di perseverare 1n un'assidua campagna di discre

dito e d'1nsinuazioni contro la passata amministraz,ione, e specialmente contro

i Signori Asquith, Grey Haldane, Runciman, ecc.

Su queste critiche, tanto vivaci, V. E. vorrà trovare una conferma negli ac

clusi articoli (l), che appartengono a giornali di diversa tinta politica.

(l) Cfr. n. 47.

225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN (2)

T. GAB. 268. Roma, 13 febbraio 1918, ore 18.

Telegramma di V. E. n. 85 (3). Occorre rettificare fatti. Avendo io informato Barrère rispondendo a sua domanda che, qualora il Governo franc·ese permetterebbe adunanza socialista

lnteralleati a Parigi, il Governo italiano non riteneva pote.re negare passaporti anche a sociaHsti uffici3Jli, egli mi osservò che forse Governo francese avrebbe per Serrati e compagni negato il V>isto; al che risposi che ciò riguardava Governo francese e non me ne occupavo.

(l) Non si pubblicano.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 264.

(3) Con t. gab. 357/83, dell'H febbraio, non pubblicato, Bonin riferiva avergli Pichon detto che 11 suo governo si metteva in posizione delicata se non concedeva il visto francese ai socialisti ufficiali che dovevano andare a Parigi, dopo che era stato accordato loro il visto italiano per recarsi in Francia.

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, E AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. POSTA 272. Roma, 13 febbraio 1918.

Mi viene riferito che è giunto in Fmncia, proveniente da Pietrogrado, un corriere diplomatico di Trotsky a nome Eduard Holzmann. È diretto a Berna ed è latore di due grossi plichi sigillati, uno dei quali indirizzato al Consiglio Federale.

Detto corriere si sarebbe fermato due giorni a Parigi ove avrebbe avuto parecchi colloqui con personalità russe e specialmente con tale Ernstein detto Strass Feival, detto Fernand, abitante a Montrouge -4 -rue Gumbert. L'Holzmann avrebbe tenuto in viaggio discorsi nettamente l'ivoluzionari dicendo che la pace sarebbe presto imposta dal propagarsi della l'ivoluzione a tutti gli Stati belligeranti. Si Titiene che il viaggio dei Signor Holzmann sia in relazione con il grande avvenimento che i rivoluzionari residenti in Svizzera hanno annunzato per il 28 febbraio e che egli abbia portato istru~ioni in InghiJlterra, Francia e Svizzera da dove passerebbe in Italia per l'inizio del tentativo di rivoluzione. La scelta dell'itinerario ad esclusione di queUo germanico molto più breve confermerebbe secondo l'informatore lo scopo anzidetto del viaggio.

Comunico quanto precede alla E. V. ad ogni buon fine e perché V. E. si adoperi ad ostacolare per quanto possibile questa attività contraria a noi ed agli interessi dell'Intesa.

227

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 445/71. Stoccolma, 13 febbraio 1918 (per. il 14).

Dagensnyheter pubblica Intervista del sociallsta svizzero Platten 11 qua1e fa calorosa difesa dei bolscevichi e deii'ìdealità del suo intimo amico Lenln glUstificando anche dispersione Costituente. Sostiene che il regime bolscevico è ancora forte perché appoggiato da operai, soldati e contadini, ma ammette che la questione alimentare costituisce pericolo per esso. Invece Socialdemokraten pubblica intervista di Axelrod il qua:le dice che smembramento deUa Russia, dichiarazione indipendenza e pace separata dell'Ucraina sono conseguenza del regime bolscevico. Ucraina si è separata per preservarsi dal contagio anarchico e può essere che da esso venga salvezza della Russia. Rileva che la missione Kamenev nei pa:esi dell'Lntesa ha per scopo da un <lato di cercare con affermazione menzognera appoggio nell'opinione pubblica e dall'altro gettare polvere negli occhi del popolo ·tedesco. Ma socialisti delle Potenze occidentali commetterebbero tradimento trattando come camerata delegato dei Governo bolscevico la cui caduta è soltanto questione di tempo e dovrebbero invece reclamare che tale Governo di:a a1i rappresentanti degli altri partiti sociadisti russi possib1lità eH recarsi alla conferenza internamonale. Sarebbe stridente ingiustizia se socialismo russo (come a Nottingham) dovesse essere rappresentato da Litvinoff. Dichiarazione di Trotsky circa fine dello stato di guerra è anche tradimento ma rappresenta conseguenza ultima della polit:ca estera bolscevica.

228

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 447/51. Cairo, 14 febbraio 1918, ore 14 (per. ore 19).

Secondo informazioni attendibili di fonte indigena giunte a Solum, parrebbe che Mohamed Saleh stia adoperandosi per concludere pace per conto Sid Ahmed con Said Idris. Ignorasi se iniziativa Saleh sia sincera e se Idris insista ancora affinché Gran Senussi si dtiri a Kufra. Certo si è che le comunicazioni fra Sid Ahmed Saleh ed i turchi continuano. Said el Idris dimostrasi molto inquieto poiché da quanto riferisce l'agitazione germano-turca all'interno ha per scopo spingere tribù nemiche ad una azione ostile in Cirenaica e contro Solum.

Nostra inattiV'ità produce cattivo effetto e Said Idris si lamenta di non aver ancora ricevuto materiale guerra promessogli dal R. Governo. Alto commi:ssa•rio nel chiedermi conferma informazioni, mi prega fargli conoscere quaU sono nostre intenzioni circa assistenza Idris. Prego comunicare Ministeri competenti, Colonie (l).

229

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 448/52. Cairo, 14 febbraio 1918 (per. ore 19,30).

Mi riferisco al mio telegramma n. 50 (2).

Allenby ha risposto accordando pe.rmesso per il padre custode Terra Santa ma non per Senni. Ha fatto capire che la questione essendo trattata fra il Governo Londra e i comandi supremi un'ulteriore insistenza dal Cairo sarebbe

fuori di luogo. Occovre quindi una forte pressione anche Londra per vincere ostinatezza Allenby. Padre custode Terra Santa è giunto ieri Alessandria in anticipo di due giorni. Procederà oggi stesso per Gerusalemme ed ho presi accordi con il comando distaccamento Palestina e con R. addetto mhlitare per facilitargli viaggio. Autorità britanniche si disimpegnano premurosamente ed il generale Clayton è stato incaricato ricevei'Ilo al quartier generale.

Senni si è recato ad Alessand~ria per mettere padre Diotallevi al corrente situazione. Mi sono astenuto dal fa:rlo io stesso per evita,re chiacchiere e commenti innopportuni.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 231. (2) -Cfr. n. 214.
230

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 378/63. Londra, 14 febbraio 1918, ore 22,10 (per. ore 6 del 15).

Nel corso della visita che feci avantieri a Asquith gli manifestai con l'usata franchezza giustificata dalla intima cordialità de1le nostre relazioni personali, il mio profondo :rinci'escimento pel linguaggio di alcuni deputati e giornali radJ.cali ed anche liberali a riguardo delle rivendicazioni itaUane (discorso Runciman. gli articoli del Daily News Nation etc.) discorsi ed articoli il cui prezioso vantaggio per la propaganda nemica non aveva bisogno di speciale illustrazione. Asquith dopo aver pienamente riconosciuto nnopportunità del discorso di Runciman mi chiese se io ritenevo che in ItaHa comincino a prevale~re sospetti a riguardo dell'Inghilterra. Risposi che naturalmente non supponevo si mettesse in dubbdo la buna fede del Governo britannico nell'osservanza scrupolosa degli impegni contratti con noi. In base a numerose lettere di privati miei corrispondenti credevo però non esagerare affermando che da noi si comincia ad averrne abbastanza dei persistenti sdUinquimenti a favo:re dell'Austria e soprattutto della disinvoltura con la qua:le da alcuni organi autorevoli del partito libe,rarle si parla di ripudiare o modificare i trattati ecc. Asquith mi domandò pure se e quale importanza conveniva attribuire al movimento dell'opinione pubblica recentemente delineatosi in Italia a favore di un accordo con gli jugoslavi osservando che la conclusione eventuale di siffatta intesa costituirebbe da parte nostra un atto di grande saggezza politica del quale non potevamo che giovarci. Rispos:i che, per quanto mi era dato giudicare da lontano, la campagna partiva da gio11nali autorevoli e gli ricordai in discorso accademico che la nostra formula per le rivendicazioni adriatiche fu fin da principio quella da V. E. enunciata e cioè «vivere e lasciar vivere».

Asquith mi ringraziò con speciale cordialità per :la prova di fiducia amichevole datagli con tanta f:ranchezza dicendo che avrebbe in questa come in altre circostanze tenuto presente mie osservazioni. Repl:icai che avendo io negoziato il trattato con lui era ben naturale mi sfogassi con lui di fronte alle pericolose lntransigenze ed imprudenze di linguaggio di autorevoli organi liberaR Che il mio franco parlare con Asquith non sia stato completamente infruttuoso dovrei arguirlo dalla seguente frase del suo discorso pronunziato alla Camera con intonazione ancoca più pacifica del passato: «Nell'adopera:re taJe linguaggio esprimo non solo l'opinione di questo paese ma anche l'opinione dei nostri alleati coi quali continueremo ~a guerra in ossequio agli obblighi contratti e che rigorosamente e scrupolosamente osserveremo».

231

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 379/64. Londra, 14 febbraio 1918, ore 22,15 (per. ore 6,30 del 15).

Rilevo dai giornali che questo arcivescovo in una sua predica avantieri rilevò con dolore che Governo britannico in un momento di debolezza aveva in un trattato segreto accettato .la causala relativa aWesclusione di qualsiasi azione del Pontefice dn favore deHa pace e di questo fatto trasse occasione per deplorare la mancata .risposta alla Nota pontificia. Le pa-role di Sua Eminenza rispecchiano il sentimento da varie pa.rti segnalato di una viva irritazione a nostro riguardo esistente presso questo elemento cattolico disponente oggi d'Influenza assai maggiore di quanto si potrebbe credere in un paese protestante. Alle lagnanze dei cattolici sono per ovvi motivi accoppiate quelle radicaU pacifiste. Su tutto quanto precede ritengo ad ogni buon fine doveroso di attirare l'attenzione di

V. E. risultando che delle doglianze dei cattolici si mostrano preoccupati Balfour e Cecil.

232

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 382/67. Londra, 14 febbraio 1918, ore 15,31 (per. ore 21).

Questa stampa radicale pacifista non ha risparmiato recriminazioni contro il comunicato deUa conferenza di Ve:rsailles del quale è stata criticata l'intonazione intransigente e guerrafondaia non senza qualche velata allusione all'influenza che nella redazione del medesimo potrebbe essere stata esercitata da parte nostra. Il recente messaggio di Wilson ha dato pretesto ad insinuazioni circa divergenti tendenze del presidente in senso assai più amichevole e conciliante verso l'Austria. Persona autorevole e bene informata mi diceva oggi considerare messaggio molto abile in quanto non sarà facile ai due Imped

dare concreta e soddisfacente risposta ai quattro punti m esso tormulat1. Ad una mia osservazione di sorpresa per persistenti aperture dell'Austria dopo le dichiarazioni esplicite del fiduciario austriaco escludenti qualsiasi probabilità di una pace separata, è stato risposto presidente avere per un motivo o pe,r l'altro ragrione di aspettarsi a che l'Imperatore Car,lo desiderosissimo di pace è bramoso sottrarsi al pesante giogo tedesco, gli faccia giungere nuove aperture, pel tramite di qualche Stato neutrale. Avendo io rilevato non vedere come potrebbe materialmente l'Austria separarsi dalla Germania che la domina politicamente, militarmente, economicamente, ha replicato ~l mio interlocutore che la Germania sarebbe al postutto impotente a costringere l'Austria a continuare la guerra il giorno in cui per un verso o per l'altro si rifiutasse a combattel'e più oUre. Ignoro naturalmente se le not:zie rifedtemi riposino su fatti concreti o rappresentino soltanto congetture e speranze. Gioverà comunque seguire con particolare attenzione le mosse del presidente tenendo sempre presente l'enorme influenza che una eventuale iniziata conversazione austro-americana eserciterebbe su disposizioni complessive di questa opinione pubblica della quale ho a V. E. segnalato tendenze per motivi diversi favorevoli ad una pace separata coll'Austria. Dal discorso pronunziato ieri da Lloyd George si vede bene che il linguaggio di Czernin del quale sembra avere afferrato la vera portata, ha intiepidito le note sue speranze. Esse però potrebbero essere facilmente ravvivate da promettenti comunicazioni più o meno segrete

da Washington.

233

IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, GASPARRI, AL MINISTRO DEL TESORO, NITTI (l)

L. P. R. [Vaticano], 14 febbraio 1918.

Ieri il Presidente del Consiglio ebbe una nuova conversazione coll'an. Silj, nella quale limitò molto la precedente. Ecco di che si tratterebbe in sostanza. L'anno scorso l'Inghilterra aveva autorizzato dei pourparlers in Svizzera fra un ex-Ambasciatore austriaco ed un inglese; pourparlers, che poi furono rotti e che l'Inghilterra desidem ora riprendere. Il Presidente del Consiglio, se il suo pensiero m[ è stato ben riferito, vorrebbe che la Stanta Sede domandasse all'Austria quali concessioni furono fatte all'Italia in quei pourparlers. Ben poca cosa, come vede! E che il Governo italiano può molto meglio saperlo (sic) da Lloyd George.

Mi sia permesso aggiungere una riflessione. Il Presidente del Consiglio

avrebbe ri.petuto che l'Italia non potrebbe contentarsi del parecchio respinto

nel 1915. Ma l'Italia respinse allora le offerte dell'Austria non perché fossero

in se stesse inaccettabili, ma perché aveva avuto dall'Intesa promesse ben maggiori, oggi note dal patto di Londra, e di cui essa riteneva certa, prossima e relativamente facile la realizzazione. Oggi la situazione è ,radicalmente cambiata; quindi il ,rifiuto di allora non dovrebbe, mi sembra, impedire di esaminare se il parecchio, migliorato tn qualche punto, non sarebbe oggi accettabile.

(l) Ed. in F. MARGIOTTA BROGLIO, Italia e Santa Sede, Bari, Laterza, 1966, pag. 349.

234

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 390/46. Jassy, 15 febbraio 1918, ore 11 (per. ore 22,30).

Tanto Bratianu quanto il presidente del Consiglio contrariamente all'opinione della missione militare francese dichiarano impossibile ogni resistenza militare. Ciò rende pressoché vana ogni speranza di reazione contro le condizioni di pace da parte nemica anche umilianti e grandemente onerose. Quindi il R. Governo deve contare sulla probabile imminenza della pace separata che renderebbe disponibile per le altri fronti i 300 battaglioni nemici che si trovano sulla linea dal Mar Nero al Dniester.

235

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTI'O CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 454/55. Cairo, 15 febbraio 1918, ore 18,25 (per. ore 0,30 del 16).

Mio telegramma n. 52 (l).

Senni tornato da Alessandria compiuta m1ss1one con soddisfazione.

Padre custode dovrebbe giungere questa sera a Gerusa,lemme. Egli ebbe in Alessandria semplice scambio di visite con console francese il quale ignorava sua partenza per Palestina. Da quanto mi telegrafa R. addetto militare, autorità mtlitari avrebbero deciso lasciare a padre piena libertà d'azione in materia religiosa.

Senni prega comunicare padre Cimino che padre essendo giunto e potendo sostituire patriarca nella cerimonia la cui ufficiatura è riservata a quest'ultimo convenebbe telegrafare a monsignor Briante sospendere domanda di recarsi Gerusalemme.

Mio collega di Francia ha infatti insistito perché Briante ottenga permesso recarsi Gerusalemme, ma autorità britanniche non avendo consentito. decisione venne rimessa a Londra.

Briante è favorevole aHe mire francesi in Palestina.

(l) Cfr. n. 229.

236

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E A TOKIO, CUSANI CONFALONIERI

T. GAB. 279. Roma, 15 febbraio 1918, ore 20.

Mio telegramma n. 264 (1).

(Per tutti): Questo (meno Tokyo) ambasciatore di Francia ha insistito per conoscere opinione del R. Governo circa mandato da da:rsi al Giappone per aiutare alleati al sud ed al sud est Russia a mezzo ferrovia translberlana. Governo britannico sarebbe qualificato per fare passi necessari a Toklo, azione giapponese dovrebbe essere preceduta da chiare dichiarazioni e garanzie lncontestabili per evitare ogni suscettibHità. Ho risposto che aderivo facendo però nuovamente osservare necessità essenzia:le procedere d'intesa con Stati Uniti d'America.

237

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (2)

T. GAB. 280. Londra, 15 febbraio 1918, ore 17.

Agenzia Stefani reca risposta Ceci! a Mac Kean secondo la quale Ceci! ha dichiarato <<che articolo del trattato con l'Italia stipulava soltanto che se questa avesse fatto obiezioni che il Papa inviasse il proprio rappresentante al Congresso della pace Inghilte:rra avrebbe appoge;iato tale obiezione».

Prego l'E. V. far conoscere a codesto Governo mia meraviglia per questa risposta. Con essa Governo britannico ha violato esplicitamente il patto del segreto stipulato nel trattato di Londra, non altrimenti che l'hanno violato i massimalisti. Violazione da parte del Governo britannico è tanto più grave in quanto avendoci richiesto se consentivamo a ciò avevamo risposto negativamente. Prego inoltre avvertire che se questione sarà portata alla Camera

italiana io sarò probabilmente obbligato ad una dichiarazione che apparirà in contrasto con la linea di condotta tenuta in questa questione dal Governo britannico (1).

(l) -Cfr. n. 219. (2) -Ed. !n SONNINO, Carteggio, cit., n. 265.
238

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI

T. R. 217. Roma, 15 febbraio 1918, ore 22.

Viene riferito che codesta ambasciata di Germania cercherebbe inviare Italia uomini politici e personaggi influenti spagnuoli con l'incarico esaminare e preparare eventualmente terreno in vista di una pace sepa,rata.

I tedeschi tenterebbero di rivolge·rsi, per mandare ad effetto taJ.e piano, soprattutto al Comitato italo-spagnuolo che conta i seguenti membri: Infante Don Carlos, Duca di Bivona, ex Ministro Calbeton; Marchese della Fruitera, Generale Cavalcanti; scienziato Odon de Buen.

Personalità sopraindicate verrebbero Italia col pretesto di viaggiare per ragioni di studio e di diver>timento ma. in realtà per mettersi in contatto con uomini politici e svolgere propaganda pacifista.

Prego V. E. di volermi far conoscere quale fondamento abbiano le notizie riportate, negando eventualmente il visto al passapvrto delle persone suindicate che decidessero recarsi in Ita>lia.

239

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 406/38. Washington, 15 febbraio 1918 (per. il 17).

Telegramma di V. E. Gabinetto 266/41 (2).

Ho chiesto ieri a Lansing il suo parere ctrca l'opportunità di pubblicare un manifesto dell'Intesa che dichiari nul:li o non avvenuti tutti i trattati di pace e le relative clausole e determinazioni di frontiere firmati o da firmare aH'infuori dell'Intesa sotto la pressione degli Imperi centrali e gli ho manifestato al riguardo il P'ensiero di V. E. Lansing pur avendomi rammentato che il Governo degli Stati Uniti desiderando mantenere una libertà d'azione che, a suo dire, potrebbe talora riuscire utile alla causa comune, non è propenso associarsi a passi collettivi mi ha detto che l'argomento odierno meritava esame e mi ha chicesto di fargli una comunicazione scritta confidenziale che io gli rimetterò. Si è riservato farne oggetto di studio con Wilson.

(l) -Per la risposta di Imperiali cfr. n. 260. (2) -Cfr. n. 221.
240

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 422/40. Washington, 16 febbraio 1918, ore 3,45 (per. ore 13,50 del 18).

Chiesi ieri a Lansing: «Che cosa ha determinato veramente Wtlson a rispondere solamente ai discorsi dl Hertling e di Czernin dopo aver manifestato in precedenza il proposito di non farlo? Ed a che cosa mira sostanzialmente la discriminazione da lui accentuata fra i due discorsi e la diversa accoglienza riservata all'uno e all'altro? Ha Wilson nuove ragioni per escludere che i due discorsi fossero accordati e rappresentassero una sola manovra?» Lans,ing coll'evidente proposito di dissipare subito i dubbi che poteva contenere la mia domanda e di rassicurarmi su quanto mi avrebbe detto in seguito, ml chiese a sua volta se avessi afferrato la portata delle parole «senza perpetuare vecchi elementi di discordia» contenute nel quarto principio enunC'iato da Wilson. E commentò: «Queste parole coprono anche la questione Adriatica. Wilson non lo dice espressamente né poteva dirlo. Ma non può essere che così>>. E proseguì spiegando che era sembrato opportuno rHevare le discrepanze fra i due discorsi per saggiare la presunta malafede di entrambi e porre in imbarazzo i due Governi di fronte a loro stessi e alle loro rispettive popolazioni alle quali soprattutto la risposta di Wilson era destinata nella ,lusinga di promuoverne opposizioni. sommosse e torbidi. Ciò specialmente in Austria ove questo Governo crede sapere esistano realmente disaccordi colle vedute tedesche ed equivoci, ed il popolo si manifesterebbe ogni giorno più insofferente della guerra. Seminare zizzania fra Vienna e Berlino sembra a questo Governo manovra da non doversi trascurare. Pe'r Lansing, Czernin è pro tedeschi ma deve subire le direttive} del suo Sovrano che sul conto nostro è meno... (l) e che manifestamente propende alla cessazione della guerra. Che poi Wilson abbia dovuto parlare egli stesso è conseguenza del fatto che egli cumula in sostanza le funzioni di primo ministro non essendovi chi lo possa sostituire al Congresso ove i membri del Gabinetto non hanno accesso né voce. Era nondimeno necessario per impedire che gli Imperi centraH ingannassero le rispettive popolazioni denunziando in confronto dell'altissimo invito alla pace il disdegnoso silenzio della parte avversa. Dissi a Lansing che quest'ultima ragione era comunque più consistente dell'altra la quale dimostra tutto sommato la perdurante visione di questo Governo di un possibile distacco deH'Austria dalla Germania. A discapito di questa illusione e a dimostrazione del fatto che la morsa tedesca avvinceva comunque l'Austria senza via di uscita, citai fra I'altro ,l'ipoteca presa dal1a Germania sulla vittoria austriaca in Italia avendo chiamato a concorrervi anche i bulgari e 1 turcht le cui bandiere sventolavano pur esse sulle città occupate. Nei riguardi dell'Anstra Lansig mi confidò altre cose che riferisco in separato telegramma (2). Il colloquio fu improntanto sempre aHa massima cordialità ed a reciproca fiducia.

(1) -Gruppo !ndecifrato. (2) -Cfr. n. 250.
241

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 398/68. Londra, 16 febbraio 1918, ore 14,41 (per. ore 23,05).

Rispondendo a una mozione ,lamentante che il Governo britannico non abbia dato una diffusa risposta alla nota papale e che lo stesso Governo abbia sottoscritto l'articolo 15 del nostro trattato, Gecil ha dichiarato: 1°) che mai il Governo britannico aveva inspirato la sua politica a sentimenti ostili alla religione cattolica ed al Papa; 2°) che alla nota papale fu risposto da Wilson alle dichiarazioni del quale non si credette di aggiungere nulla; 3°) che unico significato de1la clausola pattuita con l'Italia era che se il R. Governo si fosse opposto all'invio di un rappresentante pontificio alla conferenza della pace il Governo britannico avrebbe appoggiato tale esclusione; 4°) che del resto la conferenza della pace sarebbe stata tenuta tra le Potenze belUgeranti e che questo pertanto potrebbero autorizzare con generale consenso l'ammissione di quel rappresentante; 5°) che questo, in definitiva, sarebbe pure il caso sia che vi esista o meno la clausola in parola.

242

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 286. Roma, 16 febbraio 1918, ore 18.

Riservato alla persona -Decifri Ella stessa.

In relazione a recenti comunicazioni ed atteggiamenti di Wilson a proposito dell'Austria credo opportuno V. E. sappia in via assolutamente personale e confidenziale per sua norma di condotta quanto segue:

La conferenza interaneata di Parigi nel novembre 1917 autorizzò tl Governo britannico a tenere conversazioni non ufficiali con rappresentanti austriaci. Tali conferenze furono tenute in Svizzera nel dicembre 1917. Il delegato britannico rifiutò di discutere questione di pace generale che includesse la Germania; il delegato austriaco escluse ogni speranza che l'Austria si separi durante la guerra dalla Germania. Così non si giunse a nulla che potesse essere sottoposto agli aueati.

243

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 486/149. Pietrogrado, 16 febbraio 1918, ore 20,30 (per. ore 6,15 del 19).

In seno comitato esecutivo dei soviet Trotski fece resoconto trattative Brest Litowsky Egli dichiarò che Russia rivoluzionaria doveva pagare conto dei suoi

tre anni e mezzo di guerra. Più debole fra tutti i belligeranti dal punto di vista economico, essa si era indebolita prima degli altri dal punto di vista politico. In una lotta prolungata poteva vincere soltanto popolo capace produrre materiali da distruggere in guerra. Il più potente degli avversari era risultata Germania che possedeva governo più razionalmente organizz.ato ed industrie poderose. Sotto questo rapporto Francia e persino Inghilterra le erano inferiori. All'inizio trattative pace non si era potuto non rilevare formidabile potenza di cui Germania aveva fatto prova in 40 mesi di guerra e terr!bile rovina economica e disorganizzazione esercito della Russia. Data questa condizione di cose neppure vittoria Inghilterra non avrebbe migliorato triste situazione Russa perché nella guerra attua.le doveva pagare sempre il più debole. Affermazione della stampa borghese che posizione Russia sarebbe stata migliore se alleati avessero partecipato trattative era senza fondamento poiché in tal caso essa av.rebbe dovuto continuare guerra e disorganizzarsi maggiormente dal punto di vista economico e politico. Alla somma dei conti capitalisti di tutti i paesi le avrebbero fatto pagare perdita e danni subiti da tutti i belligeranti. Ad evitare sconfitta non rimaneva quindi alla Russia che legare sue sorti alla rivoluzione occidentale. Ma soffocato movimento proletariato in Germania delegazione tedesca aveva presentato nuovamente sue primitive esigenze cedendo soltanto sopra un punto, sulla contribuzione mascherata che era stata ridotta a tre miliardi ed aveva preteso immediata rinnovazione dei trattati di commercio. Trotski parlò delegazione della Rada. Egli ribadì accusa mossagli dalla stampa socialista tedesca di avere cercato tirare in lungo trattative. Erano invece delegazioni potenze centrali che avevano tentato questo giuoco aspettando liquidazione sciopero e fine trattative separate colla deler;azione della Rada. Disse che dichiarazione finale della delegazione russa aveva prodotto grande impressione non soltanto sulle delegazioni avversarie ma anche sugli ufficiali e saltanti che trovavansi a Brest. Pur non escJudendo in modo assoluto una offensiva del nemico dichiarò che si poteva smobilitare esercito. Se da un lato vi era un tacito accordo fra imperialisti dell'Intesa di fare qualunque sforzo per soffocare rivoluzione russa dall'altro trattative di Brest avevano rafforzato legame della rivoluzione coi suoi naturali alleati gli operai dei paesi belligeranti. Protesta dei rappresentanti alleati contro annullamento prestiti, stringeva intorno Russia cerchio deH'impe

rialismo mondiale, ma insurrezione proletariato di tutto il mondo avrebbe distrutto piano dei capitalisti e .liberato per sempre il mondo dalle congmre degli sfruttatori contro gli sfruttati. Dopo il discorso Trotski, Comitato esecutivo votò ordine del giorno col quale approvò pienamente condotta legazione 01 Brest, stigmatizzò condotta rappresentanti borghesi Ucraina e dichiarò nullo trattato da essi concluso colle Potenze centrali. Ccmitato esecutivo mamtesto convincimento che soldati operai austriaci tedeschi continueranno s!llo vrttorra lotta cominciata. Vecchio esercito sfinito smobilitavasi, ma occorreva formare esercito russo socialista che avrebbe fatto trionfare aborrito regime.

244

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. R. 412/69. Londra, 17 febbraio 1918, ore 12,20( per. ore 24).

Malessere e incertezza prodottasi neHa situazione ministeriale dopo la seduta di martedì e conseguente rituale dibattito sulla risposta al discorso del Trono non si sono ancora dissipati. La seduta cui assistevo non fu buona pel primo ministro. Mai durante il mio soggiorno qua ho visto una Camera di umore così «vizioso ». Lloyd George, indisposto in salute, sorpreso e sconcertato dalla manifestazione di vivace malumore colla quale la Camera accolse una sua imprudente e inopportuna ins1nuazione contro Asquith, non fu felice, La difesa del suo operat.o a Ve.rsailles, mancò di autorità e di energia. Se Asquith avesse spinto le cose più oltre il Ministero sarebbe molto probabilmente caduto. Ciò egli non fece pe.rché non disposto a riprendere .la direzione del Governo. Motivi determinanti il contegno della Camera sono quelli da me già più volte indica,ti. Grandissima maggioranza entro e fuori del Parlamento mostra chiaramente risentimento contro l'atteggiamento del primo ministro verso Robertson. Lloyd George non osando assumersi la responsabilità di esonerarlo lo sta da mesi facendo attaccare da stampa devota contro .la tirannica dittatura della quale il corruccio va sempre più cDescendo. Ha ino~tre rrodotto cattiva impressione la nomina del nuovo ministro della propaganda nella persona del direttore del Daily Express oscuro e sembra non troppo rispettabile canadese, recentemente chiamato da Lloyd George per servizi reE'igli nei suoi maneggi per scavalcare Asquith alla Camera Alta con scandalo e recriminazioni urniversali. Abbondano inoltre critiche severe contro l'inattitudine, la manchevolezza, la leggerezza altre personalità del Gabinetto Guerra e del Ministero. È stato ad esempio rilevato e con amara ironia commentato che Balfour addentra•tosi avantieri nelle solite disquisizioni filosofiche nel suo come al solito improvvisato discorso, si espresse ad un certo punto in modo da rilevare che o non aveva letto o che aveva dimenticato il messaggio di Wilson e la risposta di Czernin. Rimane intanto tuttora insoluta la questione di Robertson circa la quale negli ultimi tre giorni abbiamo avuto tre comunicati ufficiosi contraddittori. Mi assicurano che l'offerta .rappresentanza britannica al Consiglio Supremo di Versailles con largo vantaggio pecuniario sia stata E'degnosamente rifiutata dal generale. Tutto ciò non contribuisce purtroppo a cJnferire a Lloyd George ~a forza, il prestigio e l'autorità indispensabili nel presente critico momento. Sulla possibilità di una crisi totale o parziale corrono voc·i diverse che per mancanza del debito controllo preferisco omettere. Se Lloyd George dovesse comunque andarsene saremmo in alto mare. Asquith padrone nella Camera è impopolare nel paese. La combinazione Lansdowne-Asquith-HE.nderson vagheggiata dagli estremi pacifisti, sarebbe calamitosa e finora non appan seriamente probabile. La conclusione è che per quanto indubbiamente debole e manchevole il Gabinetto presente, non esiste o non si è rivelato un esperto nocchiero per guidare la nave in così grande tempes.ta.

245

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 478/99. Atene, 17 febbraio 1918, ore 12,30 (per. ore 1 del 18).

Questione dei nostri sudditi coloniali in Cretcl. ha ripreso importanza in

occasione recente chiamata aiie armi essendo stati 7 di essi abusivamente incor

porati. Ho reclamato per i diversi casi ed ho ottenuto da questo ministro

degli Affari Esteri promessa che un'ulteriore dilazione di 2 mesi verrà accordata

a queiii la cui nazionalità venga contestata. A tale proposito ho telegrafato

a Bartolucci di fornirmi al più presto pos::.ibile lista delle persone la cui

nazionalità è contestata con indicazione degli eiemPnti che per ogni caso costi

tuiscono soluzione dal punto di vista di quel console d'Italia nonché copia

delle disposizioni legislative o contrattuali relative aUa nazionalltà dei sudditi

coloniali in Creta. Su questo punto prego V. E. fornirmi quei documenti e dati

che non mi fossero ancora stati inviati col suo dispacc:o n. 105 7 Giugno (l)

che terrò presente nel trattare questione di principio la quale a cagione muta

mento politico avvenuto nell'isola non ha potuto essere fin qui trattata.

A proposito di detto dispaccio di V. E. osservo che negli annessi promemoria del Ministero delle Colonie non si fa menzione della tesi greca (accennata invece nel dispaccio di V. E. al Ministero deiie Colonie n. 113 (l) e su cui tornò questo ministro degli Affari Esteri in una conversazione preliminare avuta con lui in questi ultimi giorni) che cioè dal 1897 sudditi ottomani domiciliati Creta sono divenuti cittadini cretesi e poscia di pieno diritto abbiano acquistato cittadinanza greca. Visto il silenzio del Ministero delle Colonie su questo punto occorre che V. E. mi faccia conoscere se e quale limite io possa ammettere tesi greca. Quanto a questione dei compensi per r.ostra ,eventuale arrendevolezza su questo punto confesso che non ne saprei escogitare alcuno che avesse portata pratica (2).

246

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI E A PARIGI, BONIN, E AI MINISTRI A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, E A STOCCOLMA, TOMMASINI

T. GAB. 288. Roma, 17 febbraio 1918, ore 20.

Mi viene comunicato che secondo informazioni proVf'nienti via Svezia Governo serbo sarebbe per iniziare trattative pace separata eon Imperi Centrali per tramite Governo svedese.

Prego eseguire indagini riservatissimamente su questa notizia e comunicarmi loro risultato (3).

(-3) Per le risposte cfr. nn. 254, 270, 271 e 280.
(l) -Non pubbllcato. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 326.
247

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A TOKIO, CUSANI CONFALONIERI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 291. Roma, 17 febbraio 1918, ore 21,30.

Mio telegramma n. 279 (l).

Questo ambasciatore britannico mi ha par,lato dell'interve!lto giapponese in Siberia. Ho ripetuto quanto avevo detto a Barrère ritenere io come primo elemento da considerare assentimento amedcano e che avevo impressione a Washington non vedessero la cosa di buon occhio.

248

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, E AL RAPPRESENTANTE NEL COMITATO SUPREMO INTERALLEATO DI VERSAILLES, GIARDINO

T. GAB. 292. Roma, 17 febbraio 1918, ore 21,30.

Questo ambasciatore d'Inghilterra mi ha comunicato quanto segue:

«Divisioni germaniche sono state recentemente ritirate dal fronte italiano e trasferite al fronte franco-britannico, dove esse hanno ora stabilito una superiorità di forze, mentre sul fronte italiano le forze nemlChe sono certamente inferiori a quelle degli alleati.

Dopo la più accurata valutazione di tutti i fatti della ~ituazione il Gabinetto di Guerra ha deciso essere necessario trasferire due divisioni britanniche dall'Italia in Francia. Per il momento non sembra tanto probabile che il fronte italiano sia attaccato. D'altra parte il fronte britannico è immediatamente minacciato e le nostre riserve sono considerevolmente più deboli di quelle del fronte francese. L'azione proposta è coerente ai principi che hanno per ,lungo tempo regolato la distribuzione delle forze fra le sezioni francese e britannica al fronte occidentale. Le forze sono ivi sempre state distribuite secondo i bisogni strategici del momento. Il proposto movimento di divisioni naturalmente non implica alcun cambiamento di politica da parte del Governo britannico che continuerà a dare all'Italia tutti i possibili aiuti che la situazione militare possa richiedere ».

Ho espresso vivo rincrescimento per questa decisione, osservando che se non immediatamente o nelle prossime settimane vi era pur ragione di ritenere che avremmo dovuto subire una fortissima offensiva dall'intero esercito austriaco che poteva oramai sguernire tutti i fronti orientali. Avendo chiesto a Rodd se quanto egli mi comunicava era stato esaminato ed era nuto al Comitato di Versailles, egli rispose supporre di sì, ma non poterlo affermare. Ricordo a questo proposito a V. E. che a Versailles tanto Clemenceau che Lloyd George fecero presente l'opportunità che dovendosi addivenire a ritiro di forze alleate dal

fronte italiano, sa.rebbe stato più conveniente !asciarvi le forze franco-britanniche e trasportare in Francia forze italiane, perché con ciò si diminuiva l'impressione morale del ritiro di truppe alleate dall'Italia e si sarebbe effettuata invece una più stretta e palese solidarietà di tutti gli eserciti deU'Intesa.

Ho comunicato quanto precede al Presidente del Consiglio (Generale Giardino) (1).

(1) Cfr. n. 236.

249

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. S.N. Roma, 17 febbraio 1918.

Assolutamente personale.

V. E. saprà dell'iniziativa presa da deputato francese Bouillon di convocare nei primi di marzo a Parigi un congresso delle nazionalità austriache oppresse invitandovi gli italiani. Iniziativa svolgesi al di fuori dei Governi ed è perciò che io me ne interesso soltanto in via pe.rsonaie come in via personale ne interesso V. E. Ciò premesso osservo che adunanza a Parigi presenta due inconvenienti: l) che questo movimento a favore nazionalità. austriache potrebbe finire col ricadere sotto esclusivo protettorato francese tagliando fuori l'Italia; 2) l'ambiente francese essendo propizio aUe pretese degli estremisti jugoslavi, situazione Italia sarebbe più difficile. Sembrerebbe sotto ogni aspetto preferibile che tale adunanza abbia luogo in rtalia, ma temo che tale programma massimo sia difficilmente raggiungibile.

Bisogna quindi pensare ad una... (2) nel senso di lasciare che tale congresso di Parigi abbia carattere di pura solennità e che avviamento a :,oluzione concreta avvenga in Italia sia pure limitatamente nei ·rapporti tra ita.Uani e slavi esclusi i polacchi e rumeni. Sarebbe quindi utile che in questo ordine di idee entrassero circoli jugoslavi di Londra; V. E. potrebbe discorrerne in via personale e privata con Steed con Emanuel e con quegli altri che nella sua prudenza credesse opportuno (3).

250

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SO~JNTNO

T. GAB.S. 421/41 Washington, 17 febbraio 1918, ore ... (per. ore 13,50 del 18).

Nel colloquio di cui al mio telegramma n. 40 gabinetto (4) Lansing mi confidò che della stanchezza dell'Au;:,tria si credeva avere ·qui una prova negli approcci indiretti che Vienna veniva manifestamente tentando mediante persone

spoglie di qualunque veste ma i cui passi e le cui parole convergevano troppo per non essere sintomatiche. Mi escluse in modo assoluto che in siffatte manovre vi fosse alcun che di ufficiale o di semplicemente definito. Teneva a dirmelo per 11 caso in cui rumori inesatti di aperture austriache a Washington pervenisse.ro in Europa. Mi dichiarò spontaneamente a questo riguardo che qualora Vienna avesse tentato realmente da sola un avvicinamento diretto e formaie cogli Stati Uniti d'America questo Governo ne darebbe avviso immediato agli Alleati.

Lansing mi confidò inoltre con preghiera di assoluta riserva personale che Czernin aveva voluto realmente comunicare in precedenza il suo discorso a Wilson, ma che ne fu impedito da Berlino.

(l) -Rltrasmesso a Londra con t. gab. 294 del 18 febbraio, ore 12,25. (2) -Gruppo lndeclfrato. (3) -Per la risposta d! Imperlali cfr. n. 258. (4) -Cfr. n. 240.
251

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 414j8. Le Havre, 18 febbraio 1918, ore 11,15 (per. ore 15,45).

Secondo notizie fornitemi da persona bene informata si sarebbe assai malcontenti in Vaticano che i Sovrani del Belgio, visitando ultimamente i Nostri Augusti Sovrani, non abbiano fatto visita a Sua Santità.

Dalla stessa fonte mi è stato riferito che il ministro del Belgio presso la Santa Sede avendo comunicato al cardinale Gasparri che alcuni membri del Governo belga avrebbero chiesto prossimamente udienza dal Papa, cardinale avrebbe detto chP-non sarebbero ricevuti.

Se ciò è vero, è probabile che Santa Sede cercherà ostacolare visita dei ministri belgi a;l R. Governo di cui al mio telegramma 7 (1), e perciò è opportuno più che mal mantenere segreto su tale visita.

252

IL MINISTRO A PECHINO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONN:O:NO

T. GAB. 428/16. Pechino, 18 febbraio 1918, ore 12 (per. ore 14,25 del 19).

Mio telegramma n. 15 (2).

Informazioni attendibili concordano nell'asserire che il cosacco Semenoff

pur degno di ogni appoggio non sarebbe in grado di ottenere risultati apprezza

bili. Egli potrebbe soltanto servire di punto di appoggio per l'invio di contin

genti alleati ossia in sostanza per occupare ·la ferrovia. Si ha motivo di credere

pure che se non saranno presi immediatamente provvedimenti radicali la situa

zione peggiorerà .rapidamente compromettendo ogni possibilità di salvare la

Russia meridionale dal crescente prestigio nemico. L'eventuale spedizione di

qualche distaccamento oltre le truppe giapponesi avrebbe lo scopo principale di manifestare agli alleati il desiderio di collaborare per soccorrere il popolo russo contro le macchinazioni nemiche. In tutto e per tutto scambio di vedute con questi rappresentanti di Gran Bretagna e di Francia ho constatato che essi hanno ricevuto analoghe informazioni e condividono ormai in massima le stesse opinioni. Mantengo però con essi rigoroso riserbo visto che una decisione su questo arduo problema pieno d'incognite deve essere presa quanto prima tra i Governi Washington Tokyo nell'interesse reciproco. Gli scettici ·ripetono qui che anche questa volta gli alleati agiranno troppo tardi e che il snlo Giappone otterrà i suoi scopi personali quando il suo intervento sarà imposto dalle circostanze. Venuto a conoscenza dei recenti avvenimenti questo mio collega degli Stati Uniti si è mostrato meco assai 1mpressionato e mi ha dato ad intendere che se il suo Governo si convincesse dell'esattezza delle suddette informazioni esso cambierebbe probabilmente tutto il suo atteggiamento al riguardo della Russia.

(l) -Cfr. n. 204. (2) -Con t. 459/15 del 15 febbraio Aliotti forniva informazioni circa la situazione in Siberia, comunicando, tra l'altro, che «impotenza generale dei partiti liberali e anarchia renderebbero ora facile una operazione con poche truppe ben guidate per occupare ferrovie sino Urali ».
253

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 449/81. Pietrogrado, 18 febbraio 1918, ore 13,20 (per. ore 22 del 20).

Giunge qui ora notizia che gl'Imperi centrali hanno denunziato l'armistizio. Nello stesso tempo da informazioni militari risulterebbero importanti movimenti nella regione di Dvinsk. Mi si assicura contemporaneamente ed in relazione agli avvenimenti di Finlandia che il Governo svedese sta per presentare ultimatum chiedente immediata evacuazione Aland e ritiro delle truppe russe da tutta la costa finlandese. Naturalmente i due fatti vengono posti in relazione. Stante gravità situazione comitato permanente dell'Assemblea Costituente (telegrafai a suo tempo (l) che in seguito allo scioglimento di essa si costituì un comitato composta da un certo numero di membri di essa appartenenti a tutti i partiti meno cadotti e massimalisti) sta preparando un manifesto chiedente immediata riconvocazione di essa.

254

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 424/71. Londra, 18 febbraio 1918, ore 13,30 (per. ore 10,45 del19).

Balfour mi ha detto oggi informazioni di cui al suo telegramma Gabinetto

n. 288 dal sottonumero 198 (2), giungergli affatto nuove e sorprenderlo non poco. Farà eseguire opportune riservate investigazioni. Fino a prova contraria

non inclina a prestar fede alla notizia non vedendo quali altrettanti compensi possano Potenze Centrali e più direttamente l'Austria-Ungheria offrire.

In conversazioni private con altra persona specialmente competente nella materia, ho, senza menzionare informazione e parlando solo in via generale e ipotetica, altre volte discorso sull'argomento. Interlocutore ha categoricamente escluso fino ad oggi la possibilità anche di una semplice intenzione.

(l) -Cfr. n. 121. (2) -Cfr. n. 246.
255

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 419/101. Parigi, 18 febbraio 1918, ore 14,10 (per. ore 17,20).

Tutti i giornali pubblicano il testo Bevione della convenzione di Londra. La maggior parte non fa commenti; solo nel Journal des Débats il solito organo degli jugoslavi fa una carica a fondo contro le aspirazioni italiane che tendono ad opprimere gli jugoslavi. Egli conclude però non chiedendo la revisione del patto ma un'intesa fra il Governo italiano ed i jugoslavi. Pubblicazione avvenuta in tal punto coincide con la riunione socia1ista preparatoria della conferenza di Londra nella quale seguitano a dominare i noti pregiudizi a proposito del nostro preteso imperialismo.

256

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI

T. 227. Roma, 18 febbraio 1918, ore 23.

Il ministro di Svezia mi ha chiesto se vi era difficoltà da parte del R. Governo che egli facesse pervenire a S.S. il Papa un piego aperto pervenuto direttamente e non per tramite del Governo svedese, a suo figlio consigliere della legazione di Svezia a Roma, da parte dell'Arcivescovo di Upsala.

Si tratta di un invito a Sua Santità a farsi rappresentare alla conferenza che avrà luogo prossimamente ad Upsala, dove sarebbero invitati reUgiosi protestanti, cattolici e ortodossi.

Ho fatto conoscere al signor De Bildt che, in via eccezionale, poteva far pervenire la lettera al suo destino purché indirettamente. Il signor De Bildt ha detto che l'avrebbe consegnata ad una rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede per il suo successivo inoltro. Gradirò essere tenuto informato circa quanto Le risulterà a proposito della conferenza suaccennata (1).

(l) Per la risposta di Tommasini cfr. n. 282.

257

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. PER CORRIERE 293. Roma, 18 febbraio 1918.

Prego V. E. farmi sapere se dopo suo telegramma n. 48 (l) del 26 gennaio scorso fu ulteriormente trattato del Quartier Generale Politico per l'Arabia. Osservo in proposito che possiamo senza inconvenienti rinunziare ad insistere pel suggerimento di assumere ufficiali itaHani e francesi destinati a coadiuvare Allenby nelle questioni amministrative di PalesUna. Nostro scopo principale è di mantenere rigorosamente la parità tra Italia e Francia.

Per contro occorre insistere perché sia aggregato al Quartiere Generale politico un rappresentante dell'Italia conforme l'ultima parte del telegramma di

V. E. n. 73 (2) dell'll gennaio corrente anno. Secondo ciò che ha comunicato lo stesso Bykes, detto Quartiere Generale si occuperà principalmente dei rapporti del Re dell'Hedjaz con gli arabi della zona francese. A parte l'ovvia considerazione che l'Hedjaz si trova nella penisola arabica, mentre Bykes sembra sostenere che il quartiere generale politico non si occuperà di affari attinenti a,lla penisola stessa, sta in fatto che l'art. 11 dell'accordo anglo-francese del 1916 contempla precisamente i summenzionati rapporti fra l'Hedjaz e gli Arabi. E <l'accordo franco-1nglese-ita:iano del 18 ago

sto 1917 stabilisce che le disposizioni contenute agli articoli 10, 11 e 12 degli accordi franco-inglesi saranno considerate come applicabili all'Italia come se questa Potenza fosse nominata in quegli articoli con la Francia e la Gran Bretagna

a titolo di parte contraente.

Del resto, oltre la lettera delle predette stipulazioni, sta a nostro favore anche lo spirito di esse. Scopo ed effetto di quelle stipulazioni fu di sancire da parte inglese e francese la partecipazione italiana nelle questioni dell'Arabia e del Mar Rosso. Non ,intendiamo in alcun modo ingerirei nelle questioni attinenti alle zone inglese o francese, ma è ovvio che nel trattare col Re dell'Hedjaz del generale assestamento dei paesi abitati da Arabi, sia pure a scopo di evitare attriti, non sarà possibile prescindere dagli ordinamenti e delle intese che si riferiranno particolarmente all'Hedjaz medesimo il quale è fuori delle zone francese e inglese.

Inoltre Sykes ha detto che a Cairo e a Gedda si trattano affari attrnenti ai Luoghi Santi musulmani, ed all'Arabia: il Governo britannico riconoscerà senza dubbio che l'Italia debba senza ritardo essere messa a parte di tali negoziati, in esecuzione degli accordi sopra menzionati.

Prego V. S. riprendere conversazioni con Sykes su questa base e telegrafarmi (3).

(l) -Cfr. n. 149. (2) -Numero errato. (3) -Non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica che Imperiali abbia risposto.
258

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO

T. P. S.N. Londra, 18 febbraio 1918.

Oggi stesso ho veduto Steed. Egli non sapeva nulla del noto Congresso (1). Ha subito spontaneamente osservato che il riunirlo a Parigi sarebbe madornale errore, poiché, H fatto si presterebbe ad essere interpretato come tendenza ad esercitare pressioni sull'Italia. Steed ritiene che se congresso deve aver luogo, uniche sedi consigliabili sarebbero Milano e principalmente Roma. Lavorerà in tal senso. Intanto ha oggi stesso fatto assumere a Parigi informazioni di cui comunicherà risultato. Io ho parlato in via strettamente personale, senza indicare sorgente mia informazione. Per H momento reputerei preferibile non mettere altre persone al corrente.

Steed ha insistito secondo il solito su convenienza che noti accordi concreti

non abbiano 'troppo a tardare, osservando essere nostro interesse che la rag

giunta intesa risulti conseguenza di atto spontaneo del R. Governo.

259

L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 430/22. Tokio, 18 febbraio 1918 (per. ore 12 del 19).

Telegramma di V. E. n. 291 (2).

Governo degli Stati Uniti ha comunicato confidenzialmente a Londra e Parigi il suo modo di vedere.

Riassumo tale comunicazione nel dubbio non ancora pervenuta alla E. V.

«1° -Intervento armato implica pericolo di sostenere antagonismi dell'intera Russia contro tutti alleati; «2° -Governo degli Stati Uniti non ne vede ancora la necessità; « 3° -Caso mai Giappone dovrebbe agire con la cooperazione di altre potenze che potessero avere interesse;

«4° -tra queste devesi annoverare la Cina».

260

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. 415/72. Londra, 19 febbraio 1918, ore 0,20 (per. ore 6).

Telegramma di V. E. n. 280 (4).

Ho parlato oggi a Balfour nel senso prescrittomi. Rispose aver egli energica

mente resistito a tutte le insistenze dei deputati che con ogni mezzo lo volevano costringere parlare del nostro trattato. Cecil ha dovuto tener conto di necessità imperative per calmare 'la vasta, intensa agitazione che la notizia aveva sollevato fra i cattolici d'Inghilterra, d'Irlanda e d'America con grave pregiudizio degli interessi comuni. Ho osservato che tale intento era stato ugualmente abilmente raggiunto da V. E. pur mantenendo integro il principio del segreto pattuito e che noi volevamo comunque augurarci che deplorato inconveniente non abbia più a verificarsi.

(l) -Cfr. n. 249. (2) -Cfr. n. 247.

(3) Ed in SONNINO, Carteggio, clt., n. 266.

(4) Cfr. n. 237.

261

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 231. Roma, 19 febbraio 1918, ore 15.

Telegramma di V. E. 51 (1).

Da tutta la lunga corrispondenza su questione aiuti a Idris V. S. può trarre elementi risposta a domanda Wingate quali siano nostre intenzioni circa assistenza Idris Senussi. Constatata fin da scorso novembre necessità intervenire aiutare Idris sua lotta contro arabo-turchi di Misurata e contro Sidi Ahmed Scerif, R. Governo concesse a Idris larghi aiuti armi e munizioni derrate, danaro. Mille fucili con duecentomila cartucce, 4 cannoni con 150 colpi per pezzo, quattro mitragliatrici con 20.000 cartucce, 75 sciabole e duecento pistole sono stati in gran parte inviate a Idris cui verrà consegnato restante a mano mano sarà necessario. Derrate e denari sono stati forniti a Idris e continuano ad esserlo in quantità ragguardevole per mantenimento suoi armati.

A completare rifornimenti necessari Idris R. Governo erasi rivolto Governo britannico e anglo-egiziano chiedendo lista materiali di cui Governo egiziano poté solo accordare due automobili e 4 camions ancora non giunti Bengasi, 70 pacchi selleria e 1.000 serie vestiario.

V. S. voglia far presente quanto precede ad alto commissario facendo rilevare come se mancarono finora a Idris aiuti « completi » ciò non devesi imputare Governo italiano e prendendo occasione rivolgere nuove premure Wingate interessarsi questione rifornimenti Idris che è oggi di capitale importanza per Cirenaica ed anche per sicurezza confine occidentale Egito.

262

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 454j84. Pietrogrado, 19 febbraio 1918, ore 21,25 (per. ore 1,30 del 21).

In seguito alla denunzia dell'armistizio, Trosky ha indirizzato due telegrammi: uno al Governo tedesco, l'altro a quello austro-ungarico. Col primo domanda

spiegazione come mai l'armistizio sia stato denunziato con soli due giorni di preannunzio mentre secondo patto firmato ne accorrevano sette. Nel secondo dopo aver fatto cenno alla denunzia stessa avvenuta da parte tedesca, domanda al Governo austro-ungarico se non credesse possibile di passare all'applicazione pratica degli accordi di Brest. Il Governo germanico ha già risposto affermando che essendo state interrotte ,le trattative di pace l'armistizio dev'essere ritenuto come annullato e Germania si considerava mani libere. Il Governo russo poi con radiotelegramma denunzia al mondo la condotta disonesta e subdola del Governo germanico che per mezzo dei suoi rappresentanti a Brest e Pietrogrado prima aveva lasciato intendere che l'armistizio sarebbe stato prolungato. Aggiunge che truppe al fronte hanno avuto ordine di resistere agli attacchi e, se obbligate a retrocedere, di distruggere ogni cosa di utile. Un manifesto del principe Leopoldo di Baviera, intercettato da questo Governo, ave è detto fra l'altro che la Germania deve lottare in difesa di tutto l'Oriente contro l'infezione morale che viene dalla Russia, produce vivissima impressione tra i massimalisti e dà lo spunto ai più violenti contrasti nei soliti due giornali ufficiosi. Tutto indurrebbe a credere che Governo si propone di resistere ad oltranza alle nuove pressioni tedesche per salvare almeno i principi rivoluzionari ma contemporaneamente circola con insistenza la voce che malgrado tutto il Governo massimalista stia per cedere o firmando senz'altro il trattato di Brest Litowsky o sforzandosi di riannodare le trattative interrotte.

(l) Cfr. n. 228.

263

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PRIGIONIERI DI GUERRA, SPINGARDI (l)

T. 2458. Roma, 19 febbraio 1918.

Con telegramma del 15 corrente (2) il R. Ministro presso il Governo serbo mi ha comunicato che nelle sfere governative serbe si manifesta nuovamente il desiderio di ricevere i prigionieri di guerra jugo-slavi, asserendo che essi sono in Italia maltrattati perché sottoposti nei campi di concentramento ad ufficiali e sottufficiali di razza tedesca e magiara.

Con successivo telegramma (3), il conte Sforza mi riferisce che circa una possibile azione di propaganda slava al nostro fronte, il Ministro dell'Interno serbo ha avuto una conversazione col generale Marra, il quale ha telegrafato in proposito al M~nistero della Guerra quanto segue:

«Ministro della Guerra mi espose la sua personale opinione che se un trattamento di favore fosse in Italia palesemente fatto ai disertori e prigionieri jugoslavi, se si costituisse un comitato di persone note nel mondo jugo-slavo scelte specialmente fra i disertori, se si compilassero con l'alta approvazione Governo italiano manifesti incitanti i combattenti jugo-slavi a riconoscere che l'esercito

italiano combatte per ideali concordi a quelli della Jugo-slavia e con la stampa ed altri mezzi se ne desse diffusione, si otterrebbero risultati imprevedibili tangibili a danno nostri nemici. Egli stesso potrebbe indicare persona che recandosi in Italia potrebbe essere atta al caso».

Prego V. E. informarmi se è esatto che i prigionieri di guerra jugoslavi sono alle dipendenze di ufficiali e sottoufficiali tedeschi e magiari. Se così fosse, sarebbe opportuno e consigliabile separarli.

Gradirò ad ogni modo un sollecito cenno di riscontro per norma del R. Ministro a Corfù (1).

(1) -Il telegramma fu inviato, per conoscenza, anche ad Orlando e al Comando Supremo. La copia pubblicata è tratta da ACS, Presilenza del Consiglio. (2) -T. 456/17 del 15 febbraio, non pubblicato. (3) -T. 457/18 del 15 febbraio, non pubblicato.
264

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIAL1

T. S.N. Roma, 20 febbraio 1918, ore 13,10.

Avevo comunicato telegramma già diretto V. E. (2) circa ritiro due divisioni inglesi al generale Giardino nostro rappresentante in Comitato Versailles. Generale Giardino mi telegrafa Conferenze da lui avute con colleghi Comitato e particolarmente con generale Foch. Colleghi mostraronsi informati della disposizione in via ufficiosa e non ufficiale e affermarono che competenza Comitato non poteva dirsi violata perché comitato stesso ai fini della costituzione e disposizione delle riserve non poteva ancora dirsi costituito né entrato in funzione. Questa ragione appare eminentemente speciosa dappoiché tanto costituzione massa di manovra quanto studio destinare fronte francese truppe italiane, erano stati deliberati dal Consiglio Superiore di Versailles. Comitato era soltanto organo di esecuzione onde è inesatto che mancata costituzione comitato stesso renda invaiide le deliberazioni già prese dai Governi. Impressione complessiva che si riceve è invece che si tratti di una manovra diretta a sottrarre per ora alcune divisioni riservandosi di ritirare le altre sotto l'aspetto della costituzione delle riserve. Tale impressione non è certo simpatica. Intanto nostro Comando Supremo segnala concentramenti di truppe sul Trentino mentre arriva notizia chiusura frontiera svizzera, i quali segni vengono interpretati come segni delia preparazione di un'offensiva contro di noi. Io prego V. E. di essere molto esplicito, sia pure col dovuto tatto, nel mettere in rilievo predominante gravi responsabilità cui i Governi interalleati vanno incontro per l'ipotesi probabilissima che un'offensiva a fondo abbia a scatenarsi sul nostro fronte. In via poi subordinatissima, V. E. farà ri'levare che in luogo del ritiro delle due divisioni inglesi potrebbesi chiedere al Comando italiano invio di due divisioni italiane, ciò che meglio corrisponderebbe al testo e allo spirito delle ultime deliberazioni di Versailles e gioverebbe al morale degli eserciti alleati e alla nostra dignità nazionale.

(l) -Per la risposta cfr. n. 292. (2) -Cfr. n. 248.
265

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 444/78. Londra, 20 febbraio 1918, ore 23 (per. ore 8 del 21).

Stamane è venuto a prendere congedo Misu che parte sabato per la Romania dove è stato chiamato per assumere il portafoglio degli Affari Esteri con eventuale mandato di primo plenipotenziario nei negoziati di pace. Egli ha due volte rifiutato ma dinanzi ad una instante preghiera del suo Governo si è inclinato. Gli è stato ingiunto di traversare il territorio austriaco. Eg'li è molto triste e depresso anche per l'ignoranza in cui è della situazione in cui va a trovarsi in seguito a possibile preliminare intesa coi nemici. Dal linguaggio tenutomi ho i:ntravveduto la sua recondita speranza di riuscire a non concludere la pace o per lo meno a tirare le cose il più a lungo possibile, ma la speranza mi è sembrata piuttosto debole. Misu mi manifestava alquanto scetticismo sulla pratica possibilità di trovare nella cessione della Bessarabia un compenso per l'abbandono della Dobrugia ai bulgari. L'elemento oggi dominante in Bessarabia, per quanto di nazionalità romena, è tuttavia repubblicano massimalista. È quindi da dubitare fino a prova contraria che voglia consentire all'incorporazione ad una Romania monarchica. Le voci insistenti di scambio tra la Bessarabia e la Dobrugia originano dai bulgari i quali si sentono malsicuri da quella parte, l'annessione della Dobrugia non essendo, a quanto pare, contemplata nei loro accordi con gli Imperi centrali. Balfour con cui discorrevo oggi di questa nuova ma in verità non sorprendente disgrazia, ne riconosceva

meco le tristi conseguenze dal doppio aspetto del vantaggio materiale dei nemici e dell'effetto morale a tutto pregiudizio dell'alleanza, ma non vedeva il modo di impedire una pace separata della Romania vittima del più indegno tradimento da parte della Russia. Non arrivava però a spiegarsi ancora il motivo di questa decisione in vista della superiorità dell'esercito romeno sulle forze nemiche contrappostegli. Balfour ripeteva che naturalmente l'eventuale conclusione della pace romena svincola gli alleati da qualsiasi previo impegno. La partenza di Misu è vivamente rimpianta. Egli è uomo onesto, retto nonché leale e fedele amico della nostra alleanza.

266

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, AL RAPPRESENTANTE NEL COMITATO SUPREMO INTERALLEATO DI VERSAILLES, GIARDINO

T. S.N. Roma, 20 febbraio 1918.

A telegramma V. E. n. 302 Cl). Risposte datele da codesti Generali non hanno nessun effettivo valore dappoiché formazione massa manovra e studio invio in Francia di divisioni italiane rappresentano decisioni prese dal Consiglio Supe

riore Interalleato. Comitato militare non rappresenterebbe che un organo di esecuzione; ma ciò non infirma l'esistenza di quelle decisioni. Trattasi dunque evidentemente di pretesto. Io ho nuovamente ed energicamente telegrafato al nostro ambasciatore a Londra, rappresentando anche l'addensarsi della minaccia sul nostro fronte in via di concentramenti di truppe sul Trentina, segnalato dal nostro Comando, nonché per effetto della chiusura della frontiera Svizzera. Vorrei che anche V. E. facc.ia formalmente risaltare grave responsabilità che assumerebbero i Governi interaUeati indebolendo il nostro fronte in un momento che tutto preannunzia dover essere minaccioso.

(l) Non pubblicato ma cfr. n. 264.

267

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO

T. P. S.N. Londra, 20 febbraio 1918.

Ieri sera Steed mi fece sapere non aveva ancora ricevuta risposta da Parigi. Aveva però conferito con presidente comitato jugoslavo, il quale al pari di lui è decisamente contrario riunione congresso Parigi, caldeggiando invece riunione a Roma, pervio però concretamente nota intesa con noi.

268

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 458/42. Washington, 20 febbraio 1918, ore ... (per. ore 10,45 del 22).

19 febbraio. Lansing ha diretto ai miei colleghi d'Inghilterra, Francia ed a me seguente lettera:

«Con riferimento al:la recente azione del Supremo Consigiio di guerra riguardante le condizioni di pace ed all'azione del Comitato interalleato rispetto al riconoscimento delle autorità bolceviche, desidero informarvt che il presidente tiene a far presente assai rispettosamente, ma assai seriamente, che quando egli suggerì Ia creazione di un comitato interalleato e diede il suo appoggio attivo alla creazione del Supremo Consiglio di guerra, non era affatto nella sua intenzione che ciascuno di questi due enti dovesse adottare alcuna azione o esprimere alcuna opinione su argomenti politici Egli avrebbe dubitato dell'opportunità di nominare un rappresentante di questo Governo presso uno o l'altro degli enti suddetti se avesse potuto pensare che essi avrebbero assunto decisioni su qualsiasi argomento all'infuori delle questioni puramente pratiche di approvvigionamenti o di comune condotta di guerra che era stabilito essi avrebbero trattato. Egli apprezzerebbe molto se questi argomenti fossero completamente ripresi in esame dai capi politici dei Gabinetti interessati e se gli fosse data l'opportunità qualora il Ioro modo di vedere differisse, di riconsiderare le condizioni e le istruzioni in virtù delle quali i rappresentanti degli Stati Uniti dovranno in seguito agire ».

Questa mossa di Wilson non parrebbe dover attribuirsi oggi alle deliberazioni deH'ultima riunione di Versai:lles nella quale, giudicatesi prive consistenza le proposte di pace tanto di Hertling quanto di Czernin, fu deciso intensificare la guerra, perché il comunicato ufficiale del 3 febbraio, che quella deliberazione divulgava, è ormai relativamente remoto e perché ad esso Wilson contrappose già di fatto il suo messaggio. Ragione immediata del passo odierno parrebbe perciò piuttosto la pretesa azione del comitato interalleato rispetto al r.iconoscimento delle autorità bolceviche, azione di cui non si ha qui notizia di sorta e che non sembra comunque verosimile sia stata presa da un comitato che ha funzioni di carattere puramente economico. Vi è da presumere fino a prova in contrario un qualche grosso equivoco. Risultano invece poche le limitazioni che Wilson intende assegnare subito aUe funzioni non solo di questo comitato bensì pure del Supremo Consiglio di guerra ove lo rappresenta con mandato definito soltanto un mi1itare. A lui non garba evidentemente di essere preso a .rimorchio dagli alleati con deliberazioni d'indole politica senza la sua diretta partecipazione o tali che sembrino vincolarne di fronte al mondo la libertà d'azione e di pensiero e che disturbino le sue concezioni personali da lui considerate superiori ·a quelle di chiunque. Indipendentemente dal comunicato di ve.rsailles e dalla presunta azione del comitato i:nteralleato, debbono averlo infastidito le recenti manifestazioni della politica anglo-francese in Russia colle quali, come

V. E. sa, è in pieno disaccordo e rispetto alle qua'li si ritiene giustificato dalla pace fin qui fallita fra Potenze centrali ed i bolcevichi. E da questo insieme trae origine verosimilmente lo scatto odierno nel quale peraltro si avrebbe torto di non vedere la conferma del proposito di Wilson di mantenersi indipendente e del dominio che egli si arroga sorretto daUe circostanze. Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra in un breve scambio di parole non hanno... (l) nessuna impressione fondata. Cercherò vedere domani Lansing (2) per potere completare e modificare presso V. E. affrettato... (resoconto) odierno (3)

269

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 502/73. Cairo, 20 febbraio 1918.

Come ebbi ad informarne l'E. V. coi miei vari telegrammi, il Padre Custode di Terra Santa, giunto in Egitto il 13 corrente, proseguì il giorno appresso per Gerusalemme ove arrivò in tempo per intervenire alle solenni cerimonie del Santo Sepolcro.

Il Conte Senni, recatosi immediatamente in Alessandria, mise al corrente il Padre Diotallevi della situazione e gli comunicò le istruzioni telegrafiche del Padrea Cimino al Padre Castellani (di cui al telegramma di V. E. n. 209 (4)) circa la cessazione dell'antico protettorato francese. Lo accompagnò quindi durante una parte del viaggio che il Comandante del nostro Distaccamento di Palestina, il R. Addetto Militare e le Autorità britanniche gli facilitarono in ogni modo.

Il Padre Diotallevi si dimostrò grato delle attenzioni usategli dalle R. Autorità e, nei discorsi scambiati col Conte Senna, lasciò chiaramente trasparire intenzioni in tutto rispondenti ai nostri desideri.

Alla Sede del Quartier Generale a Bir Salem, il Padre Custode fu presentato dal Maggiore Caccia al Generale Clayton, Capo dell'Ufficio politico, il quale gli dichiarò che giusta gli ordini del Generale Comandante in Capo, nessuna modificazione avrebbe dovuto essere introdotta allo statu quo in materia religiosa e che quindi le funzioni dovrebbero continuare a svolgersi con lo stesso cerimoniale e secondo le consuetudini ante bellum. Il Generale Allenby aveva creduto adottare una ta,le linea di condotta per evitare che Gerusalemme desse spettacolo di dissapori e di discordie e di possibili disordini.

Il Padre Custode sostenne invece la tesi che, dato il nuovo stato di cose, venivano a cessare di per sé le antiche prerogative e che quindi non si vedeva obbligato ad invitare le solite Autorità Consolari, pur dichiarandosi disposto a chiedere l'intervento ufficiale di un rappresentante militare delle tre Nazioni alleate precisamente come avvenne in occasione dell'ingresso solenne in Gerusalemme.

Questa proposta però non fu accettata dal Generale Clayton, il quale continuò a mantenere fermo il suo punto di vista, minacciando persino -a quanto pare -di inibire al Padre Diotallevi l'entrata nella Città Santa. Se non che il Custode avendo osservato che le disposizioni riguardo il cerimoniale non dipendevano da lui ma da ordini superiori che il Vaticano, del resto, aveva già comunicato alla Custodia e che questa avrebbe osservato egualmente, il Generale Clayton pose termine alla discussione e lasciò che proseguisse il viaggio.

Le funzioni del 16 e del 17 corrente si sono quindi svolte in forma privata e senza il minimo inconveniente. Il Signor Picot si limitò a protestare e, riuniti i religiosi francesi, impose che la messa consolare fosse d'ora innanzi celebrata nella chiesa francese di Sant'Anna. Ottenne poi che i preti del Patriarcato, in una riunione, si dichiarassero favorevoli alla continuazione del protettorato da parte della Francia.

Da quanto precede sembrerebbe notarsi una certa contraddizione con le idee fino a poco tempo fa prevalenti in queste sfere governative in fatto di protezione religiosa. È certo che presso l'Alto Commissariato si era propensi alla cessazione di ogni privilegio religioso come conseguenza della caduta del dominio turco in Palestina.

Se non che -probabilmente in seguito alle insistenze deHa Francia e per non fare a questa cosa sgradita -ignoro però se dietro ordini ricevuti da Londra -la questione fu sottoposta all'esame di un giureconsulto inglese (di cui non ho potuto conoscere il nome) il quale è giunto alla conclusione, adottata dal Comando Supremo, che l'abolizione delle Capitolazioni non può considerarsi come definitiva e che quindi anche i privilegi religiosi debbono essere mantenuti provvisoriamente.

La presenza del Padre Custode in Gerusalemme, che è persona di carattere fermo e di sentimenti a noi favorevoli, è di per sé una garanzia contro ogni ulteriore tentativo della Francia diretto a riprendere la protezione dei Francescani di Terra Santa.

Le informazioni raccolte in questi ultimi tempi e le conversazioni avute con diverse pe.rsone sono venute poi a confermare quanto ebbi a comunicare a V. E. come una semplic·e supposizione nel mio rapporto del 4 gennaio u.s.

n. 89j13 (1), circa il motivo dell'opposizione da parte del Generale Allenby, ad ammettere il Conte Senni in Gerusalemme.

L'appartenere questi all'amministrazione civile, se, nei primi giorni dell'occupazione poteva costituire un argomento di un certo valore, si è dimostrato in seguito un semplice pretesto che ora non si potrebbe neppure invocare. Giacché se è vero che nessun Consolato è stato ancora autorizzato a funzionare in Gerusalemme (ad eccezione di quello di Spagna) non si può negare dinanzi all'evidenza che, durante gli ultimi tempi, siano stati rilasciati dei permessi a varie persone non militari per recarsi colà, mentre è mantenuto tuttora il divieto per il Conte Senni.

Non mancai di far rilevare più volte all'Alto Commissario siffatta anomalia che lascia adito ad interpretazioni ed a commenti poco benevoli per noi e che, comunque, appare come una prova di parzialità verso la Francia. Benché nessuno osi disconoscere Ia ragionevolezza della nostra domanda, non è stato fin qui possibile di smuovere 11 Generale Allenby da una sistematica opposizione, sulla quale non hanno presa né valore gli argomenti né le insistenze fattegli da diverse parti.

Il Generale in Capo si preoccupa soprattutto degli attriti e delle competizioni fra il nostro rappresentante ed il Signor Picot, che quest'u1timo deve aver rappresentato come inevitabili e che l'attività forse eccessiva e non sempre prudente del Tenente Colonnello d'Agostino deve aver fatto apparire per lo meno probabili. Egli avrebbe dichiarato che di «Un Picot » ne ha abbastanza e che non intende aumentare gH imbarazzi e le difficoltà di una situazione tanto complicata come quella di Gerusalemme.

Nel fondo però traspare chiaro il proposito dell'Inghilterra di «ménager » ad ogni costo le suscettibilità francesi e quindi non è da escludere che il Generale Allenby ed i suoi consiglieri si inspirino a questo concetto, se non a delle vere e proprie direttive ricevute da Londra.

Lo scacco per la venuta del Padre Custode a Gerusalemme, che il Signor Picot andava dicendo essere stata rinviata sine die, fu molto risentito dai Francesi e, probabilmente, si vuoi attutirne l'impressione mantenendo il rappresentante della Francia in una posizione speciale.

(l) -Gruppi indeclfrati. (2) -Cfr. n. 279. (3) -Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. 334 del 24 febbraio, ore 13,30. (4) -Cfr. n. 216.
270

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 452/107. Parigi, 21 febbraio 1918, ore 15 (per. ore 19,45).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 288 (2). Non sarà facile scoprire qui traccia delle intenzioni che si suppongono nel Governo serbo aperture relative dovendosi ·eventualmente preparare in altri

luoghi. Qualche mio collega bene informato cui ho fatto cenno della cosa con ogni riserva mi ha detto non crederla assolutamente possibile date le condizioni d'assoluta dipendenza dagli Alleati nelle quali travasi il Governo serbo. Nel corso della conversazione avuta ieri sera con Pichon gli ho chiesto se non temesse che dopo aver fatto la pace con la Romania il Governo austriaco non cercasse di circonvenire anche la Serbia. Pichon rispose che non riteneva impossibili dei tentativi austriaci ma che certamente il Governo serbo non vi si presterebbe.

(l) -Cfr. n. 28. (2) -Cfr. n. 246.
271

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 461/56. Stoccolma, 21 febbraio 1918, ore 18,45 (per. ore 11,15 del 22).

Telegramma di Gabinetto n. 288 (1).

Mi è difficile fare indagini conclusive senza avere ulteriori dettagli circa quanto è stato riferito a V.E. Per ora posso comunicarle che: 1°) né il mio collega francese né quello inglese hanno avuto nessun sentore di trattative della Serbia per una pace separata. 2°) qualche giornale svedese ha tempo fa riprodotto notizie provenienti dagli Imperi centrali in tal senso. Ho ragione di credere che nessuna comunicazione circa un'eventuale pace separata sia stata fatta da questo ministro dei Paesi Bassi all'incaricato d'affari di Serbia. Questo mi sembra l'elemento di fatto più interessante perché non credevo inverosimile che il ministro dei Paesi Bassi, il quale dal suo soggiorno a Bucarest è molto legato con Czernin e con von dem Busche avesse in via personale tentato qualche apertura coll'incaricato d'affari di Serb1a che era anche con lui a Bucarest. Per organizzare ulteriori indagini converrebbe che ricevessi da V. E. qualche altra indicazione che mi indichi eventuali direttive.

272

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN

T. GAB. 314. Roma, 21 febbraio 1918, ore 20.

Telegramma di V. E. gab. n. 87 (2).

R. Governo concorda nell'opportunità che l'Italia sia rappresentata alla manifestazione dei rappresentanti le varie nazionalità soggette all'Austria che avrà luogo prossimamente alla Sorbona e che rappresentanza stessa sia al di fuori di ogni qualità ufficiale.

Presidente del Consiglio informato della cosa reputa che iniziative in tal senso saranno spontaneamente prese da Comitati e uomini politici che vagheggiano di tenere buoni rapporti con dette nazionalità.

(l) -Cfr. n. 246. (2) -Cfr. n. 215.
273

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 503/190. Londra, 21 febbraio 1918, ore 22,23 (per. ore 6,30 del 22).

Avant'ieri ritornai parlare a Balfour questione Senni. Gli ho detto scherzando che per una ricorrenza geografica mi pareva essa fosse trattata non all'inglese ma alla turca e mi avveniva in questa circostanza rievocare sgradito ricordo mie incresciose passate lotte con Sublime Porta. Ministro accennato al permesso viaggio padre custode disse avrebbe riparlato con Sykes per trovare U modo aggiustare anche temporanea visita Senni a Gerusalemme. Nel corso deHa conversazione a proposito azione Picot manifestai di nuovo nostro punto di vista circa vantato diritto protettorato francese esprimendomi nel senso prescritto da V. E. facendo rilevare che nella questione interesse inglese è convergente con nostro. Oggi ho veduto Sykes e gli ho detto che a costo farmi detestare io non gli darò pace fino tanto che nostra domanda per Senni non sarà stata accolta. Non gli ho dissimulato penosissima impressione di

V. E. e mia per queste perduranti ingiustificate difficoltà. Sykes mi ha confidato che qui non arrivano spiegarsi motivo ostinazione Allenby il quale a tre insistenti telegrammi ha risposto con altrettante categoriche negative. Ho osservato che ·evidentemente telegrammi inviategli non contenevano quell'ordine preciso e definitivo dinanzi al quale generale non potrebbe non inchinarsi. Al che ha obiettato Sykes al momento presente ordini cosi tassativi Ministero della Guerra non crede poter dare al generale in capo su cui pesa cosi grave responsabilità. In seguito reiterate mie insistenze Sykes ha promesso inviare al generale Clayton telegramma particolare chiedendo confidenziali spiegazioni circa obiezioni AHenby e lasciando intendere desiderio che missione temporanea Senni agli scopi da noi indicati non sia più oltre ostacolata. Sarebbe bene come già ho suggerito che nostro ufficiale addetto a Allenby cercasse anche lui appurare come stanno le cose e ·eventualmente con tatto e abilità amichevolmente si adoperasse persuadere recalcitrante generale. Io da qua non posso che insistere ciò che da qualche settimana sto facendo quasi quotidianamente (l).

(l) Per la risposta di Sonnino, cfr. n. 283.

274

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO

T. S.N./80. Parigi, 21 febbraio 1918.

Riservato alla persona.

Avendomi generaie Giardino informato delle difficoltà che incontrava presso il Comitato di Versailles circa il richiamo di due divisioni inglesi da'l nostro fronte e comunicato il telegramma di V. E. di ieri (l), ho veduto oggi Clemenceau ·e gli ho chiesto se egli non credesse d'intervenire, come già ha fatto altre volte presso il Governo inglese perché le divisioni non fossero richiamate. Clemenceau, in modo cortese ma altrettanto schietto, mi ha risposto che non poteva farlo ritenendo egli stesso quella misura assolutamente .richiesta dalle condizioni del fronte inglese poco provvisto di riserve e particolarmente minacciato dalla prossima offensiva tedesca. Aggiunse che il Governo francese non aveva avuto parte veruna in quel provvedimento e che non pensava affatto per il momento a richiamare le divisioni francesi. Rilevai tosto quel «per 11 momento» per rappresentargli quale gravità e pericolo racchiudesse attualmente un indebolimento qualsiasi del nostro fronte. Accennai al sintomo della chiusura del confine svizzero, ai movimenti nelle retrovie austriache, alla prossima pace romena che 'libererebbe altre 32 divisioni austriache. Egli replicò che le sue informazioni dimostravano che nulla abbiamo per ora da temere che delle truppe austriache si trovano a Magonza e grosse artiglierie austriache in quantità considerevole sul fronte francese che insomma (e questo si va ripetendo qui da tutti i dirigenti) il fronte nostro non ispira ora alcuna preoccupazione. Potremo essere attaccati dopo il fronte francese ma attualmente la tempesta si addensa su questo: Egli non pensa per il momento -mi dpetè -a togliere truppe francesi dal nostro fronte ma che ciò dipenderà dal modo come si svolgeranno gli avvenimenti militari sul fronte francese. Gli chiesi allora come idea mia, senza in alcun modo impegnare il Governo, se non fosse preferibile ove abbisognassero rinforzi in Francia richiamarvi truppe nostre. Egli mi disse allora che era dolente che la sua domanda in tal senso non fosse stata accettata dai nostri ministri quando egli la fece a Versailles; personalmente era tuttora favorevole ma mi riparlerebbe della cosa dopo aver veduto Petain che egli conta vedere domani sera. Nel corso della conversazione che egli condusse, ripeto, in modo sempre amichevole ma con la solita franchezza egli si dolse con me della resistenza che tutte le sue [domande] avevano [incontrato] presso i nostri Ministri a Versailles. Oltre a quella relativa alle truppe italiane mi accennò alle domande d'arruolamento dei nostri prigionieri czechi e degli abissini, entrambe da noi respinte. Non avevo riveduto Clemenceau dopo H congresso di Versailles e non posso dissimulare che questo sembra aver lasciato in lui per quanto concerne

le nostre disposizioni una non buona impressione che sarebbe bene dissipare per ristabilire quella cordialità di collaborazione che mi pare richiesta dalle circostanze presenti.

(l) Cfr. n. 266.

275

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. S.N. Roma, 22 febbraio 1918, ore 15.

Ieri generale Diaz ricevette comunicazione da generale Plumer comandante forze inglesi in Italia secondo la quale comunicazione Governo inglese aveva disposto il ritiro delle due divisioni. Generale Diaz dichiarò di non poter da.r corso a tale comunicazione senza prima darne notizia al Governo italiano e riceverne istruzioni. Ieri stesso il nostro mi:nistro della Guerra riceveva comunicazione di una lettera del ministro della Guerra britannico, con cui comunicava la disposizione. Dato tale stato di fatto, Governo italiano ha telegrafato oggi stesso al generale Diaz avvertendo di non opporre alcuna difficoltà di carattere militare alla disposizione data dal Governo britannico. Rimangono tuttavia integre le obiezioni sollevate dal Governo italiano nei telegrammi stessi all'E. V. Anche di fronte alla maniera di esecuzione della disposizione, il Governo italiano insiste nel ritenere che la disposizione stessa contraddice alle deliberazioni prese a Versailles e deHa cui utilità per la causa comune U primo ministro inglese fece una così calda ed eloquente dimostrazione dinnanzi al suo parlamento. Non solo il ritiro delle due divisioni viene in conflitto con la decisione del consiglio superiore della creazione di una massa di manovra, ma viene altresì in conflitto con deliberazione presa a Versailles su proposta del primo mi:nistro inglese, secondo la quale si affidava al comitato militare di studiare la possibilità ed il modo di invio di truppe italiane al fronte franco inglese. Nessuno mai pensò che fosse possibile un tale invio se non in relazione al mantenimento delle divisioni alleate in Italia, così come ora rimane escluso che l'esercito italiano, nelle gravi condizioni in cui s'i trova il nostro fronte, possa sopportare questo triplice 1ndebolimento: l) ritiro di parte delle divisioni allea te; 2) destinazione delle divisioni alleate e di altre divisioni nostre ana formazione della massa di manovra; 3) destinazione di divisioni italiane al fronte franco-inglese. Ed osservo anzi che una delle ragioni per cui vivamente mi rincresce il richiamo delle due divisioni inglesi è precisamente questa: che vedo irrimediabilmente pregiudicata la mia sincera aspirazione di inviare nostre truppe in Francia. In tanto più poi il Governo italiano si duole del provvedimento, in quanto pareva che le deliberazioni di Versailles muovessero dalla ipotesi dello statu qua, come si era formato e non si può a questo proposito non rilevare che anche l'Italia ha in questo momento più di 70.000 suoi soldati destinati al fronte francese per lavori di difesa militare e non è dipeso dall'Italia di far che questo contributo di carattere militare fosse integrato da un contributo di combattenti. Appunto il migliore modo di equilibrare per la causa comune tutti questi contributi, era I'obbietto degli esami che H consiglio superiore inter-alleato aveva

affidato al comitato mentre la disposizione presa dal Comitato di guerra inglese da tutto ciò prescinde. Prego V. E. di portare tutto l'anzidetto a conoscenza del Governo di S. M Britannica.

276

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE E AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. 326. Roma, 22 febbraio 1918, ore 22.

(Meno Washington): R. ambasciatore a Washington telegrafa quanto segue:

«Ho saputo confidenzialmente che il ministro degli Stati Uniti a Berna, fino a qualche giorno fa in congedo a Washington e ora in viaggio di ·ritorno al suo posto, ha avuto l'incarico da Wilson di indagare sulla sincerità o meno delle tendenze pacifiche austriache. L'azione che a tale proposito egli svolgerà verosimilmente in tutto o in parte presso il suo collega austriaco a Berna potrebbe efficacemente essere neutralizzata da Paulucci de' Calboli se V. E. stimerà d'avvertirlo.

Da fonte solitamente bene informata mi viene confidato inoltre che in queste sfere riservate corre voce di una memoria che Czernin manderebbe a Wilson con proposte concrete di pace e che siffatti rumori terrebbero perplesso il Dipartimento di Stato». (t. gab. 457/43 del 20 febbraio).

Prego V. E. eseguire riservate indagini in merito a quanto precede e tenermi costantemente al corrente di quanto verrà a sapere in proposito.

(Solo Washington): Ho comunicato ai RR. ambasciatori a Parigi e Londra ed al R. ministro a Berna il telegramma di V. E. n. 43 per le opportune indagini ed azione e prego V. E. voler seguitare a tenermi al corrente di quanto potrà conoscere in proposito (l).

277

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 476/87. Pietrogrado, 22 febbraio 1918, ore 23 (per. ore 2,30 del 25).

Capi Missione delle grandi potenze alleate ci siamo riuniti per decidere intorno alla nuova situazione creata dalla ripresa delle operazioni militari austro-tedesche e della conseguente possibilità dell'arrivo a Pietrogrado. Abbiamo deciso unanimemente: 1° -di tenerci pronti a lasciare Pietrogrado al momento opportuno; 2° -non lasciare la Russia fino a che sarà possibile;

3° -recarc1 1n località all'interno in un paese d'onde in ogni circostanza poter partire per l'estero; 4o -fare partire immediatamente tutti i connazionali in età atta al servizio militare per evitare la possibilità che siano trattati come prigionieri di guerra.

La decisione di non lasciar subito la Russia è motivata dalla considerazione di non dare l'impressione di abbandonare completament'e il paese in mano dei tedeschi e potere anche nei limiti del possibile da un'altra località possibilmente vicina provvedere alla tutela degli interessi e poter seguire gli avvenimenti anche perché l'ultima parola sulla pace separata non è ancora detta.

Quanto alla scelta del luogo ove trasportare in caso di bisogno deciso non scostarci dalla linea della transiberiana o da quella di Finlandia, se le condizioni locali lo permettono, per avere in ogni caso aperta la strada verso l'estero. L'Ambasciatore di Francia avrebbe deciso di recarsi a Vologda dove conta operare il concentramento degli ufficiali francesi che trovansi in Romania, Ucraina, con truppe ceco-slovacche per farle poi partire per la vita di Siberia e per quella di Arcangelo. L'Ambasciatore degli Stati Uniti e del Giappone sembrano decisi a recarsi a Wladivostok. Ambasciatore inglese propende per Mosca ed a Mosca mi recherò probabilmente io col personale dell'Ambasciata. Nella stessa città si recherebbero probabilmente Ie altre legazioni alleate. Ma una decisione definitiva non è possibile prendere fino all'ultimo momento dipendendo tutto dalle circostanze. Ho stabilito di mettere a disposizione del Ministro di Svizzera per coadiuvarlo negli affari concernenti la tutela dei connazionali il Dott. Pirone R. Console di 2a categoria ed il cancelliere dell'Ambasciata Signor Savi. Prende poi tutte le misure perché le colonie di Pietrogrado, Mosca, Ki:ew, Odessa e quella di Finlandia partano immediatamente via Eurman. Questa partenza è organizzata dalla R. Ambasciata d'accordo con quella di Francia e d'Inghilterra che fanno egualmente partire dei sudditi allo stesso modo. Ho chiesto alla nostra Missione militare un loro ufficiale perché sorvegli e tuteli lungo la strada Pietrogrado-Murmansk i connazionali in viaggio. Brucierò l'archivio politico, gli incartamenti riservati ed i cifrari fuori uso. Da Mosca o da altro sito invierò possibilmente notizie politiche che potranno interessare il R. Governo e nei limiti del possibile, come si propongono fare gli altri miei colleghi, secondo le circostanze agirò per tutelare gli interessi.

(l) Per le risposte cfr. nn. 284, 302 e 322.

278

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 492/88. Pietrogrado, 22 febbraio 1918, ore 23 (per. ore 21,30 del 26).

Il Consiglio dei Commissari del popolo ha lanciato agli operai, soldati e contadini della Russia, un manifesto col quale denunzia «il nuovo attacco da briganti» dei Governi austriaco e tedesco iniziato dopo la smobilitazione russa.

Aggiunge che presi in considerazione il morale delle truppe, lo stato del paese, le difficoltà degli approvvigionamenti, consiglia i commissari a fare un nuovo tentativo per arrestare l'offensiva germanica accettando le condizioni di Brest. Afferma che tale decisione fu anche resa necessaria pel fatto che la classe degli operai tedeschi non è abbastanza forte per arrestare l'aggressività del militarismo tedesco. Rileva che il Governo tedesco non risponde ancora al passo penoso fatto dal Governo per impadronirsi dei punti più importanti del territorio russo e dichiara che 11 Consiglio dei Commissari è sempre disposto a maggiori sacrifici per dare al popolo una pace e uno stato socialista. Nello stesso tempo però si previene il proletariato che il nemico potrebbe non arrestarsi accanto ad analoghe considerazioni per sopprimere il Consiglio dei Soviet, togliere le terre ai contadini e ricostituire la dominazione borghese e la monarchia. In ,questo caso dobbiamo lottare contro la reazione sino all'estremo. Il Consigl<io dei Commissari invita quindi i Soviets locali a formare una armata espellendo tutti i vili e i neghittosi. La borghesia che si è fino ad ora sottratta alle fatiche della guerra deve ora essere rigorosamente costretta a combattere. Quasi ad ogni ora corre voce che la Germania abbia inviato risposta. Condizioni alle quali Germania riprenderebbe le trattative variano all'infinito. La verità è che dopo 11 noto telegramma dei commissari, l'invio a Dvinsk del corriere latore della stessa comunicazione per iscritto finora nessuna risposta è pervenuta. Le notizie della continua avanzata degli austrotedeschi su tutto 11 fronte produce sulla popolazione la maggiore costernazione ma questo non spinge all'organizzazione di alcuna resistenza. Si sono anzi avute dimostrazioni pacifiste. L'autorità del Governo rivoluzionario è scossa fra le masse stesse e nello stesso seno del Consiglio dei Commissari vi sono serie divergenze sulla via da scegliere. L'aristocrazia, la borghesia e la maggioranza del1a popolazione aspettano impazientemente l'occupazione tedesca che salvi i beni e [ridia] sicurezza. Il partito anarchico guadagna terreno

e diventa sempre più ardito.

279

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 464/44. Washington, 22 febbraio 1918, ore ... (per. ore 2,45 del 23).

21 febbraio.

Dopo aver conferito con Lansing non ho nulla da modificare e poco da aggiungere al contenuto del mio telegramma 42 Gabinetto (1). Mi sono sentito confermare che Wilson, già sfavorevolmente impressionato per il comunicato di Versailles ha creduto vedere una indebita ingerenza politica nel fatto che il comitato interalleato discutendo di materia politica ha emesso una deliberazione colla quale si nega ai massimalisti l'autorità di disconoscere e perciò

cancellare i debiti della Russia. Dalle parole e dalle spiegazioni di Lansing rimane assodato il proposito di Wilson di mantenersi indipendente dai criteri politici dei Gabinetti europei e di evitare che gli enti presso i quali egli è rappresentato emettano in materia politica deliberazioni che possano coartare o semplicemente intralciare la libertà d'azione o di pensiero. Il comunicato di Versailles aveva già messo a nudo con discapito comune divergenze di vedute nell'interpretazione dei discorsi Hertling e Czernin intorno ai quali Wilson ritenne utile la sua manovra di discriminazione. La dichiarazione del comitato interalleato coinvolgendo, magari senza intenzione, una affermazione di carattere politico rispetto alla Russia, circa la quale Wilson non vuole dipartirsi ancora dalla condotta di un'assoluta prescindenza, gli è sembrata pericolosa inducendolo a confermare che egli mantiene la cooperazione più stretta cogli alleati la piena esecuzione materiale della guerra ma che non vuole essere né apparire impegnato nelle loro deliberazioni politiche. Lansing mi ha detto del resto che per attenuare la portata della dichiarazione piuttosto secca di Wilson egli ce l'ha comunicata con lettera particolare e che soltanto la necessità di farci una comunicazione uniforme gli ha impedito di informarcene a voce. A commento del punto di vista di Wilson egli si è indugiato come prevedevo sulle recenti iniziative determinazioni e pressioni 1nglesi e soprattutto francesi relative alla Russia per accentuarne l'inopportunità confermando con ciò la mia precedente impressione del fastidio che qui se ne risentiva ed al quale il passo inconsapevole del comitato interalleato ha dato sfogo.

Rispetto alla Russia Lansing mi ha ripetuto che gli Stati Uniti non avendo riconosciuto nessun Governo considerano nullo e non avvenuto tutto quanto vi si decide dagli uni e dagli altri (1).

(l) Cfr. n. 268.

280

IL MINISTRO A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 465/1. Sgravenhage, 22 febbraio 1918, ore ... (per. ore 2,46 del 23).

Telegramma di V. E. Gabinetto 288 (2).

Sino dal 19 gennaio scorso questa legazione di Serbia ebbe a mandare ai giornali una categorica smentita dell'informazione della Isvestia secondo la quale in un consiglio della Corona tenutosi a Salonicco, il Governo serbo avrebbe deciso di cessare la guerra ed intavolare negoziati di pace con gli Imperi Centrali. In data dell'H corrente in seguito alla riproduzione da parte di questo giornale della notizia data dal corrispondente della Stampa a Parigi secondo la quale essendo intervenuti accordi fra l'Italia e la Serbla l'esercito serbo cesserebbe di essere inattivo questa legazione di Serbia diramò un altro comunicato smentendo l'inattività dell'esercito serbo ed affermando che la Serbia continua a combattere fiduciosa accanto ai suoi grandi alleati per la liberazione

del popolo serbo e per il trionfo del diritto e della giustizia. In data 14 corrente poi questi giornali hanno riprodotto un comunicato dell'agenzia della stampa serba di Corfù che a nome del Governo serbo smentiva le informazioni di Stoccolma circa il Consiglio della Corona serbo tenutosi a Salonicco che avrebbe deciso di intavolare negoziati con l'Austria Ungheria per ottenere uno sbocco al mare.

Da quanto precede e da accurate e riservate indagini da me fatte debbo escludere che vi possano essere pel tramite del Governo olandese trattative di pace separata fra la Serbia e gli Imperi Centrali.

(l) -Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. 334 del 24 febbraio, ore 13,30. (l) -Cfr. n. 246.
281

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 474/45. Washington, 22 febbraio 1918, ore ... (per. ore 19,26 del 23).

Miei telegrammi gabinetto n. 41 (l) e 43 (2).

Chiesi ieri a Lanstng se si fosse verificata alcuna mossa da parte dell'Austria-Ungheria. Mi ha risposto di no. GH ho chiesto se un qualche passo ne era qui atteso. Mi ha risposto che era possibile. Chiesi di qual natura. Mi ha detto: probabilmente uno schema di pace. Insistetti domandando: ma davvero credete ancora possibile distacco dell'Austria dalla Germania durante la guerra? Non lo crede, mi ha risposto, ma è sempre bene fomentare sospetti fra Vienna e Berlino. E aggiunse: ho l'impressione che se la prossima battaglia non sarà favorevole agli Imperi Centrali l'Austria sarà comunque costretta a muoversi per la pace perché sua popolazione non vuole più sentire di guerra (3).

282

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 528/92. Stoccolma, 23 febbraio 1918, ore 19,10 (per. ore 14 del 24).

Telegramma di V. E. n. 227 (4).

Circa noto convegno posso per ora aggiungere a quanto ho riferito nel mio telegramma gab. 26 (5) soltanto che l'arcivescovo di Upsala ha detto a questo mio collega britannico di averne presa l'iniziativa perché riteneva contrapporre qualche cosa alla propaganda socialista pacifista.

(-4) Cfr. n. 256.
(l) -Cfr. n. 250. (2) -Cfr. n. 276. (3) -Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. 338 del 24 febbraio, ore 20. (5) -Cfr. n. 142.
283

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 245. Roma, 23 febbraio 1918, ore 20.

(Per Cairo) Suo telegramma n. 59 (1). Ho telegrafato a Londra:

(Per Londra) Suo telegramma n. 190 (2).

(Per tutti): Insistenza nel rifiuto a Senni mentre si lasc,iava partire custode fa apparire come più grave disparità trattamento che rifiuto ci crea. Se non si permette viaggio Senni non devesi permettere quello Picot: o entrambi o nessuno: e se H Senni non va si deve richamare il Picot. D'altra parte nella situazione attuale i tedeschi proteggono i propri interessi in Palestina con un agente sul posto, e cioè il console spagnuolo ed a noi ciò viene impossibile. Voglia far notare a Balfour una tale incongruenza e energicamente insistere per ordini decisi a Allenby (3).

(Per Cairo) Pregola continuare energica azione anche costi.

284

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 473/114. Parigi, 23 febbraio 1918, ore 21 (per. ore 9 del 24).

Telegramma di V. E. gab. n. 326 (4).

Da qualche giorno si parla qui assai più che per lo passato di una pace separata dall'Intesa con l'Austria. Vi dà occasione lo smarrimento del rapporto del generale Devignes cui si riferivano i miei telegrammi nn. 103 e 106 Gab. (5) e intorno al quale credo che Pichon non mi abbia detto tutta la verità. Credo cioè che in quello si parlasse realmente di quella pace separata senza però che Pichon per suo conto la creda possibile. Egli fu con me ripetute volte sempre preciso ed esplicito nel dichiarare l'ipotesi assurda. L'Homme libre che, come si sa, fu l'organo di Clemencaau ed ha tuttora rapporti cordiali col presidente del Consiglio, pubblicò un articolo del deputato Weiler che mostra di ceredere nella possibilità d'una pace separata coll'Austria. L'ho segnalato stamane al signor Margerie il quale mi disse che trovava singolare l'articolo e ne avrebbe parlato a Pichon: il Weiler era un sognatore e per conto suo aggiungeva Margerie i Governi dell'Intesa hanno avuto il torto di non suscitare abbastanza il disordine in Austria promuovendo l'agitazione nelle varie nazionalità. Ricorderò a proposito della pace separata che Mensdorff appena Smuts gliene parlò gli disse che il Governo austriaco non si presterebbe che ad una pace generale. Per conto mio

(-2) Cfr. n. 273. (-4) Cfr. n. 276.

ho l'impressione che il Governo francese per ora non pensi affatto a detta pace separata ma che molti qui vi pensano e per la stanchezza della guerra e per l'effetto dei maneggi austriaci di cui sono prova l'ostinazione degli uomini di Stato inglesi e americani nel crederla possibile.

(l) -Non pubblicato. (3) -Per la risposta di Imperiali cfr. n. 321. (5) -Non pubblicati.
285

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. S.N. Londra, 23 febbraio 1918.

Ricevo in questo momento comunicazione di BaUour H quale mi prega di recare quanto segue a conoscenza di V. E.:

« Domanda trasferimenti due divisioni britanniche venne dal Generale Foch. Questo Gove.rno suppose che egli l'avesse formulata nella sua qualità di Presidente Comitato esecutivo del Consiglio Supremo ... Vi dette quindi pronta adesione e impartì disposizioni necessarie. Governo britannico si accorge ora essersi ingannato e che Foch aveva rivolto domanda quale Capo di Stato Maggiore francese. Governo britannico riconosce che la procedura in questo caso è stata irregolare e ne esprime rincrescimento. Desidera però rilevare essere inteso che le due divisioni in questione formino parte della porzione delle truppe inglesi destinate alla riserva generale alleata e siano definitivamente destinate a tale scopo. Movimento proposto è pertanto in conformità allo spirito delle raccomandazioni del Consiglio Supremo di guerra circa la costituzione di riserve alleate. Il Governo britannico spera che il Governo del Re malgrado la forma irregolare con la quale la proposta gli è stata per inavvertenza presentata vorrà consentire al movimento tanto più che gli ordini necessari furono già emanati».

Questa comunicazione mi è giunta quando io mi preparavo ad inviare a Lloyd George e Balfour la traduzione del telegramma di V. E. giuntomi questa notte (1). Prego V. E. telegrafarmi (2) d'urgenza se debbo malgrado surriferita nota comunicare lunedì a Balfour contenuto precitato suo telegramma.

286

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN

D.R.U. 6240. Roma, 23 febbraio 1918.

Mi pregio comunicare a V. E. la seguente lettera direttami dal Ministro delle Colonie, avente per oggetto le «Colonie al futuro Congresso della Pace». «Le recenti manifestazioni del pensiero politico del Primo Ministro Britannico e del Presidente degli Stati Uniti d'America, nonché quelle dei capi ricono

sciuti del "Labour Party". Inglesi hanno fermato la mia attenzione, soprattutto per quanto riguarda alcuni criterii di politica coloniale che in esse sono enunciati. Intendo riferirmi al discorso pronunciato dal Lloyd George a Londra il 5 gennaio u.s., a quello del Signor Wilson al Congresso di Washington dell'B gennaio, infine al Messaggio indirizzato dal "Labour Party" inglese al popolo russo.

l) Rispetto alle colonie tedesche, ha detto il Signor Lloyd George, ho ripetutamente dichiarato che sono tenute a disposizione di una conferenza le cui decisioni dovranno, in primo luogo, tener conto dei desideri e degli interessi degli abitanti di quelle colonie stesse. Nessuno di tali territori è abitato da europei .Pertanto la considerazione determinante in tutti questi casi deve essere quella che gli indigeni siano posti alla dipendenza di una amministrazione che sia loro accettabile e il cui principale scopo sia quello di impedire il loro sfruttamento a vantaggio dei Governi e capitalisti europei. Gli indigeni vivono nelle loro varie organizzazioni di Tribù, sottoposti a capi e a consigli competenti a consultarli e a parlare in nome delle Tribù e dei loro singoli membri, esponendo in tal modo i loro desideri e i loro interessi per quanto riguarda la loro propria sistemazione. Pertanto il principio generale della auto decisione nazionale è altrettanto applicabile nel caso loro quanto in quello dei territori europei occupati».

2) Fra le condizioni di pace formulate dal Presidente Wilson nel discorso pronunciato al Congresso di Washington 1'8 gennaio 1918, quella relativa all'assetto delle colonie è la seguente:

Condizione 5 «Libera sistemazione, con spirito largo e assolutamente imparziale, di tutte le rivendicazioni coloniali basate sulla stretta osservanza del principio che, nel determinare tutte le questioni di sovranità, gli interessi delle popolazioni interessate dovranno avere un peso uguale a quello delle pretese accampate dal Governo il cui titolo dovrà essere specificato».

3) Infine nel messaggio indirizzato dal « Labour Party» inglese al popolo russo e firmato dai Deputati Bowerman per il Comitato parlamentare del Congresso delle Trade-Uni o n e Henderson per il Labour Party, si legge:

«Il popolo britannico accetta il principio di auto-decisione rispetto all'impero britannico. Desideriamo peraltro rammentare al popolo russo che, ammaestrata dalla perdita delle colonie americane nel decimottavo secolo, la Gran Bretagna fu il primo Stato moderno che, antecedentemente alla Russia rivoluzionaria, abbia accordato autonomia assoluta a taluni gruppi dei suoi cittadini. I domini del Canadà, Australia, Africa del Sud e Nuova Zelanda, hanno i propri parlamenti, determinano le proprie tariffe con gli altri Stati, nonché la propria politica interna. Accettiamo il principio di auto-decisione anche per l'India, pur ritenendo che la prova colà fatta dal Governo Britannico porga scarso motivo di critica e che l'applicazione del suddetto principio sia lvi particolarmente difficile. È nostro intendimento elevare questa dipendenza alla condizione di dominio. Non possiamo farlo immediatamente, poiché è impossibile di porre fine in un sol giorno ad una condizione di cose creata da un lungo periodo di amministrazione britannica. Sottoponiamo tali principi alla discussione dei popoli della Russia e dell'Europa centrale, sperando che i nostri alleati vorranno fare, da parte loro dichiarazioni nello stesso senso ».

~) II Cancelliere tedesco Hertung parlando il 25 gennaio scorso alla Commissione del bilancio del Reichstag ebbe a dire quanto alla materia coloniale: «Passo ora al quinto punto (dichiarazioni Wilson) componimento di tutte le pretese e divergenze coloniali. L'attuazione pratica del principio esposto da Wilson a questo riguardo incontrerà alcune difficoltà nel mondo della realtà.

In ogni modo, ritengo anzitutto che debba lasciarsi al grande impero coloniale inglese di porsi d'accordo con queste proposte del suo alleato.

Vedremo allora che cosa in base a tali trattative tra Inghilterra e America e nei negoziati di pace, anche da parte nostra, poiché noi propugneremo assolutamente un nuovo assetto dei possedimenti coloniali del mondo, si possa raggiungere».

Nel quarto documento si contiene un accenno sarcastico alla non facile attuabilità delle proposizioni inglesi e americane per le colonie, e alla dichiarazione di Lloyd George che la questione delle colonie tedesche sarà portata in seno alla conferenza della pace si risponde con la minaccia di sollevare tutta intera la questione coloniale.

Su questo punto mi riservo di scrivere fra poco separatamente all'E. V.

Nei primi tre docwnenti il pensiero comune è, più o meno esplicito, più o meno esteso, quello relativo al diritto di autodecisione riconosciuto ad indigeni delle Colonie tanto a popolazioni asiatiche e africane più o meno progredite nella via della civiltà.

Pur non vedendo come praticamente possa attuarsi il principio dell'autodecisione, questa specie di referendum indigeno che sarebbe di ben scarso valore anche tra popolazioni evolute, e pur non essendo chiaro quale estensione si voglia dare alla enunciazione del proclamato principio, giova considerare il rischio che correrebbero anche le stesse nazioni alleate che di tanto ci precedettero nell'acquisto delle colonie, qualora il principio su esposto fosse portato e trovasse sanzioni nel futuro Congresso della pace. Non esito a dichiarare che sia comune interesse dell'Intesa che l'argomento dell'auto-decisione non vi sia portato alla discussione.

Per quanto riguarda l'Italia infatti, se per la Eritrea, per la Somalia e, per un certo rispetto anche per la Cirenaica, la consultazione, dato e non concesso che sia effettuabile, del pensiero degli indigeni, potrebbe affrontarsi da parte nostra con animo sereno, non altrettanto potrebbe dirsi rispetto alla Tripolitania, le cui attuali condizioni sono ben note alla E. V. e che non è presumibile possano radicalmente mutare da un momento all'altro.

Le popolazioni dell'Eritrea hanno dato troppe costanti prove del loro attaccamento all'Italia, dimostrando fiducia in noi anche in circostanze dolorosissime, perché si possa credere che, consultate oggi, manifestino opposti sentimenti a nostro riguardo. La Somalia, alla quale la dominazione italiana ha aperto un'era di prosperità e di pace succeduta a secolari perturbamenti di razzie e devastazioni che mettevano in continuo pericolo la vita e gli averi degli abitanti, ha diritto alla fiducia nostra.

In Cirenaica, nel momento attuale, la politica seguita dal governo del Re, sia con gli accordi con la Senussia, sia con l'attrazione a noi delle tribù facendole partecipare alla loro organizzazione e l'istituzione dei comitati consultivi

indigeni, ha creato una situazione che tutto fa sperare non debba far rimpiangere alle popolazioni l'antica dominazione turca.

Sebbene opportune provvidenze di politica indigena siano state introdotte anche in Tripolitania, con l'istituzione dei comitati consultivi locali ,con l'ordinamento della comunità israelitica, con l'organizzazione degli Aukaf e con altre disposizioni, ben diverse sono le condizioni di quella regione dove la ribellione del 1915 ci ha ridotti alla costa e ad una parte sola di essa, facendoci perdere qualsiasi controllo sulle popolazioni fuori della cinta delle città costiere. Un'applicazione dei criteri esposti nei discorsi succitati, dato che fosse possibile, costituirebbe un grave pericolo non solo per gli interessi italiani, ma anche per quelli dei limitrofi possedimenti francesi e inglesi.

Ignoro quale accoglienza il Governo francese abbia fatto alle dichiarazioni coloniali di Lloyd George e di Wilson e del «Labour Party>> inglese che ha certamente spinto il governo britannico sulla via di quelle dichiarazioni: so unicamente e lo apprendo dalla stampa francese, che un movimento coloniale si è or ora accentuato in Francia per preparare ardite riforme specialmente in Algeria allo scopo di creare una condizione di politica indigena di fatto che, ponendosi in discussione il problema coloniale, dia modo di dimostrare i propositi liberali del governo francese.

Per conchiudere, io credo: l) che a noi convenga in modo assoluto che «la questione dell'auto-decisione» non sia portata in discussione al Congresso della pace, e tutto al più se ne parli extra Congresso; 2) che a noi convenga, in ogni modo, di occuparci e preoccuparci della questione raccogliendo tutti gli elementi che ci mettano in grado di preparare le armi per difenderci.

Per queste ragioni, non essendo sufficienti le pubblicazioni contenute in riviste e giornali, io mi permetto di pregare l'E. V. di voler dare istruzioni ai RR. Ambasciatori a Londra e a Parigi; al primo, per avere un esauriente rapporto su quanto egli pensi, fondandosi su elementi locali intorno al valore ufficiale e all'estensione che debba attribuirsi all'enunciazione del principio di auto-decisione degli indigeni delle colonie fatta dal Signor Lloyd George, nonché ai voti relativi a tale questione emessi dai recenti congressi del Labour Party in relazione al punto 5° delle dichiarazioni Wilson; e al secondo per avere un analogo esauriente rapporto su quanto egli, fondandosi anche su elementi locali, pensi in merito alla questione sollevata dal signor Lloyd George e dal Signor Wilson e alle riforme che il governo stesso ha in animo di introdurre nelle proprie colonie africane e specialmente in Algeria. Da essi rapporti dovrebbe anche resultare se i criteri coloniali così solennemente enunciati debbono, o possono, nel pensiero dei circoli competenti, esser materie di conferenza o di extraconferenza ».

Sull'importante argomento svolto nella lettera su riportata richiamo tutta l'attenzione dell'E.V. -pregandola di volermi trasmettere con sollecitudine compatibile con l'importanza e la complessità delle questioni da trattare, il rapporto che -per la parte che riguarda codesta R. Ambasciata, -è richiesto da

S. E. l'an. Colosimo nell'ultima parte della sua lettera (1).

(l) -Cfr. n. 275. (2) -Per la risposta d'Orlando cfr. n. 293.

(l) Cfr. n. 45~.

287

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 339. Roma, 24 febbraio 1918, ore 18.

(Solo Jassy): Telegramma di V. S. n. 53 (1).

(Meno Jassy): Ho telegrafato al R. ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti): Rinnovo istruzioni a V. E. che qualunque sia situazione, R. Governo non può sotto nessun punto di vista contemplare né tanto meno ammettere ipotesi della pace tra Romania ed Imperi centrali. Barrère mi comunica che Saint-Aulaire ha avuto eguali istruzioni.

288

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 481/55. Jassy, 24 febbraio 1918, ore 19,40 (per. ore 17,20 del 25).

Ministro d'Inghilterra ha finalmente rimesso a Re Ferdinando la risposta al telegramma di Sua Maestà (mio telegramma del 9 corrente). Risposta esorta Sua Maestà alla resistenza assicurandolo che la guerra è entrata nella fase risolutiva e che Inghilterra agisce per eliminare il conflitto coi massimalisti.

Re Ferdinando ha dichiarato che non farà pace se le condizioni non saranno onorevoli. Ha però aggiunto che in ogni caso la resistenza non potrà prolungarsi più di due o tre settimane giacché il nemico dispone su questo fronte di forze maggiori di quello che non si creda. Sua Maestà, come del resto il presidente del Consiglio, ritiene l'evacuazione in Russia inattuabile, e l'accordo coi massimalisti, che considera pazzi, impossibile.

289

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN (2)

T. GAB. 340. Roma, 24 febbraio 1918, ore 20,30.

(Solo Washington) Telegrammi di V. E. Gabinetto n. 42 e 44 (3).

(Meno Washington) Mio telegramma Gabinetto n. 334 (4).

(Per tutti) Barrère si mostrava stamane irritato contro la comunicazione fatta da Wilson riguardo alle risoluzioni politiche degli Alleati nel Consiglio Su

(-4) È la ritrasmlsslone dei nn. 268 e 279.

premo di Versallles. Egli avrebbe voluto si rispondesse con qualche vivacità al tono troppo altezzoso del Presidente. Quanto all'appunto mosso da questi riguardo a supposte decisioni sulle relazioni coi massimalisti non riusciva a comprenderne il senso, non essendosi in proposito deliberato nulla di nuovo.

Ho risposto che concordavo in ciò ma che consigliavo molta prudenza, parendomi convenisse non rilevare la singolarità della mossa di Wilson. Formalmente questi poteva avere qualche ragione perché il Consiglio Supremo come tale aveva un compito specificatamente militare. Era però naturale che tra Capi di Governo riuniti dovessero anche esaminare questioni politiche. Si sarebbe potuto distinguere le deliberazioni, riservando quelle del Consiglio al tema militare e facendo figurare quelle di carattere politico generale come prese unicamente dai tre presidenti del Consiglio fiancheggiati dai loro ministri civili. Wilson si sentiva evidentemente non rappresentato abbastanza nel Consiglio Supremo quando questo dovesse statuire nella politica generale degli alleati. Nella prossima riunione a Londra o altrove dei presidenti converrebbe pregare in precedenza Wilson di farsi rappresentare più particolarmente da persona di sua stretta fiducia come per esempio il colonnello House.

(l) -Con t. gab. 466/53 de 19 febbraio Fasciotti comunicava che continuava a persistere «diverguenza fra le istruzioni inglesi e quelle francesi circa la condotta da tenersi di fronte alle trattative di pace della Romania>> e chiedeva a Sonnino istruzioni in proposito. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 259-260. (3) -Cfr. nn. 268 e 279.
290

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 503/92. Pietrogrado, 24 febbraio 1918, ore 23 (per. ore 14 del 26).

22 febbraio.

Oggi sono state pubblicate le nuove condizioni di pace: La Germania si dichiara pronta a riprendere con la Russia le trattative di pace:

1° -I territori occupati ad occidente della linea tracciata a Brest Litowsky non si trovano più sotto la sovranità russa. Nella zona di Dwinsk questa linea deve essere spostata fino alla frontiera orientale della Curlandia. Ex appartenenza di detti territori alla Russia non dà obblighi di nessuna specie da parte di questi territori verso la Russia. La Russia rinunzia a qualsiasi intromissione nelle cose interne di quei paesi. La Germania e l'Austria vogliono fissare le future sorti di ,queste località d'accordo colle popolazioni di esse. La Germania è pronta dopo la conclusione della pace generale e la completa demobilitazione ad evacuare i territori a oriente della detta linea per quel tanto che non contraddice all'art. 2 e seguenti.

2° -Curlandia, Estonia vengono immediatamente evacuate dalle truppe russe e occupate dalla polizia tedesca fino al momento in cui l'organizzazione del paese non garantirà la sicurezza pubblica e l'indipendenza politica. Gli arrestati politici saranno subito liberati.

go -La Russia concluderà immediatamente pace coll'Ucraina e colla Finlandia portando via immediatamente le truppe e le guardie rosse.

4° -La Russia farà quanto è in potere suo per garantire alla Turchia la restituzione delle provincie orientali dell'Anatolia e riconoscerà abolizione delle capitolaziont.

5° -Dovrà essere operata immediatamente la completa smobilitazione compresi i reparti formati dall'attuale Governo.

6° -Le navi da guerra russe nei mari Nero, Baltico, Oceano glaciale devono essere subito trasportate in porti russi e rimanerci sino alla pace generale oppure subito disarmate. Le navi da guerra delle Potenze dell'Intesa che sono nelle acque russe dovranno essere considerate navi russe.

Seguono alcuni articoli che riguardano questioni commerciali di cui i più importanti sono: l'entrata in vigore del trattato di commercio russo-tedesco del 1904. Libera esportazione e importazione in franchigia doganale dei minerali. Inizio di trattative per la conclusione di un nuovo trattato commerciale con l'obbligo della esclusione della clausola della nazione più favorita sino al 1925 come minimum. Quanto ai danni civili saranno regolati in base alle proposte tedesche; la rifusione delle spese ai prigionieri in base alla proposta russa. La Russia si obbliga di smettere ogni agitazione e propaganda del Governo o da esso sostenuta contro il Governo della quadruplice e l'istituzione politico militare di esse anche nelle località occupate dalle Potenze centrali. Tutte queste condizioni debbono essere accettate in 48 ore e i plenipotenziari russi debbono immediatamente recarsi a Brest per firmare nel termine di tre giorni il trattato di pace che dovrà essere ratificato nel termine di due settimane.

291

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 502/94. Pietrogrado, 24 febbraio 1918, ore 22,30 (per. ore 15,35 del 28).

Da informazioni sicure mi risulta discussione sulle nuove proposte tedesche che hanno avuto luogo in seno al Consiglio dei commissari è stata estremamente agitata. Asprissimo si è manifestato il dissidio fra Lenin e Trotzky. Questo ultimo si è opposto con tutta l'energia ma Lenin è riuscito a guadagnare l'approvazione degli altri nel senso di presentarsi compatti al Comitato esecutivo dei Soviet proponendo l'accettazione delle proposte. Trotzky non si è lasciato convincere e non si è presentato al comitato. Lenin sostiene che per quanto i nuovi patti siano disastrosi bisogna firmarli per dare la pace al paese e che questi patti saranno presto cancellati dalla rivoluzione mondiale. Al comitato esecutivo la discussione fu molto animata e il risultato della votazione fu: centododici voti per la pace, ottantaquattro contro, ventiquattro astenuti. È da rilevare che la maggioranza fu raggiunta specialmente per il voto dei soldati. Questa sera vi sarà seduta plenaria fra il comitato esecutivo e il Soviet di Pietrogrado che dovrebbero prendere decisioni definitive. Malgrado l'opposizione vivace pure tutti sono d'avviso che la decisione sarà nel senso di aderire alla firma imposta dalle Potenze centrali.

292

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PRIGIONIERI DI GUERRA, SPINGARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

N. 6508. Roma, 24 febbraio 1918.

A telegramma del 19 corrente, di n. 2458 (2).

Questa Commissione, fin dall'inizio dei suoi lavori, ebbe a preoccuparsi delle ripercussioni che gli attriti esistenti fra le varie nazionalità dell'Impero austro-ungarico potevano avere fra i prigionieri di guerra e si rese quindi pieno conto dell'opportunità di ripartire i prigionieri stessi in guisa che quelli appartenenti alla stessa nazionalità od a nazionalità affini fossero possibilmente raggruppati in distinti reparti.

Non astante i gravi ostacoli che a tale opera di ~Plezione derivavano dalla scarsezza dei locali disponibili, dalla difficoltà dei trasferimenti connessa con quella dei trasporti, dalla diversa propmzione numerica dei prigionieri delle varie razze e da altre cause di carattere amministrativo che sarebbe lungo l'enumerare, notevoli risultati si erano conseguiti con la formazione di alcuni reparti assegnati esclusivamente ai prigionieri di nazionalità italiana-czecoslovacca-romena-polacca-rutena-serba, croata e slovena (3), in modo da separare nei limiti del possibile questi elementi da quelli tedeschi e magiari.

Il graduale svolgersi di questo lavoro di cernita fu però sensibilmente turbato dalla riconosciuta necessità di concedere un gran numero di prigionieri di guerra per l'esecuzione di lav ori agricoli ed industriali.

Occorrendo soddisfare le molteplici e varie esigenze dell'agricoltura e dell'industria nelle diverse regioni, esigenze alle quali non corrispondevano le disponibilità dei locali reparti di prigionieri, si dovettero operare numerosi e talvolta improvvisi trasferimenti da altri reparti spesso dipendenti da diversi e lontani Corpi d'Armata; talché per quanto si cercasse di mantenere una certa omogeneità nei varii gruppi di lavoratori, il criterio della nazionalità non potette esser sempre rigorosamente seguito.

La questione si fece anche più grave quando, in seguito al ripiegamento

del nostro esercito sulla Piave, convenne, per ovvie ragioni, sgombrare solle

citamente tuti i reparti situati nella circoscrizione dei Corpi d'Armata più vici

ni alla zona di operazioni, ritirare in fretta tutte le concessioni ai lavoratori

accordate in quelle regioni e, al tempo stesso, porre a disposizione dell'Autorità

politica, perché potesse ricoverarvi i profughi dalle province invase, parecchi

locali prima adibiti ad alìoggio dei prigionieri

Nei rapidi e numerosi spostamenti che ne seguirono, complicati per giunta

dalla sopravvenuta penuria di locali, che rendeva arduo lo stesso problema del

semplice ricovero dei prigionieri, le distinzioni e separazioni prima faticosa

mente attuate furono necessariamente molto turbate.

Pur fra tali vicende, si pervenne a mantenere intatto il carattere nazionale di qualche aggruppamento di prigionieri ad esempio di quello czecoslovacco; ma questa Commissione non può dissimularsi come, specialmente ora che la quasi totalità dei prigionieri è disseminata in piccoli distaccamenti di lavoratori agricoli ed industriali, una completa ed assoluta separazione delle varie razze sia materialmente impossibile. In particolare per i prigionieri da qualificarsi come jugoslavi una difficoltà di più sorgerebbe dalla relativa indeterminatezza di tale qualifica.

Ciò premesso in linea generale, si fa presente come non risponda punto al vero che i prigionieri jugoslavi siano comunque maltrattati. Ad essi vien fatto l'identico trattamento che agli altri prigionieri; e poiché questi sono alla loro volta trattati come i militari del R. Esercito, non sembra opportuno adottare verso i jugoslavi un regime di favore che li porrebbe in condizione migliore dei nostri stessi soldati. Qualora si riuscisse ad isolarli completamente dagli altri prigionieri (il che, ripeto, non sembra ora possibile) il miglioramento della loro sorte non potrebbe tradursi che in un aumento della loro libertà di movimento. Or sono ben noti a codesto Ministero i gravi inconvenienti cui tale aumento di libertà ha spesso dato luogo e l'eco rumorosa e spiacevole ch'essi hanno avuta, auspice la stampa, nella pubblica opinione.

È poi assolutamente inesatto che i prigionieri jugoslavi siano esposti nei campi di concentramento a subire i maltrattamenti di ufficiali e sottufficiali tedeschi e magiari. Gli ufficiali sono infatti concentrati in località completamente distinte da quelle della truppa, colla quale non hanno la materiale possibilità di venire a contatto; e quanto ai sottufficiali di razza tedesca o magiara, pur non escludendo che alcuni di essi possono trovarsi frammisti a prigionieri jugoslavi, conviene tener presente che la loro autorità non ha modo di esplicarsi che in misura assai limitata e sotto il continuo controllo dei nostri ufficiali preposti alla loro vigilanza.

(l) -Da ACS, Presidenza del Consig!lo. (2) -Cfr. n. 263. (3) -Nota del documento: «Padula, Termini Imerese, Adernò: Czecoslovacchi; Fonte d'Amore (Sulmona) Urbania, Terrasini: Romeni; S. Maria Capuavetere: Polacchi; Servigliano: Serbi, Croati, Sloveni; Scandiano: Ruteni >>.
293

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. S.N. Roma, 25 febbraio 1918, ore 13.

In risposta alla comunicazione fatta per mezzo dell'E. V. dal signor Balfour (l), prego fargli la seguente comunicazione in risposta: «Il Governo italiano prende atto con soddisfazione delle spiegazioni cortesemente fornite dal Governo britannico sul ritiro delle due divisioni e ringrazia per il leale riconoscimento che Governo britannico ha voluto fare della fondatezza delle osservazioni del Governo italiano. Osserva però che mentre resta definitivamente fermo per la stessa comunicazione fatta dal Governo britannico che le due divisioni si intendono far parte fin da ora delle riserve, la dislocazione delle truppe stesse dovrebbe sempre rimanere nel territorio italiano giusta il

(l} Cfr. n. 285.

piano di dislocazione proposto dal comitato militare inter-alleato e che trovasi ora in consultazione presso capi di Stato Maggiore. Tanto più il Governo italiano deve insistere sulla necessità di tale provvedimento in quanto precise informazioni pervenute al nostro comando supremo determinano in modo indubbio l'addensarsi della minaccia sul nostro fronte. Risultano inviate sul fronte Trentine ben nove divisioni austriache già individuate come terza, settima, nona, quattordicesima, ventesima, trentunesima, trentanovesima, cinquantunesima, cinquantatreesima. Si è accertato intenso affluire di materiali specialmente artiglierie, aeroplani e munizioni. Si nota insolita attività radiotelegrafica, movimenti di truppe, tiro aggiustamento artiglieria, si ha notizia che Stato Maggiore svizzero ha già predisposto mobilitazione suo primo corpo d'armata per garantire inviolabilità proprio territorio e ciò perché suddetto Stato Maggiore crede che il teatro più importante della prossima azione degli Imperi centrali sarà certamente quello italiano.

294

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 538/112. Atene, 25 febbraio 1918, ore 14,40 (per. ore 20,50).

Stampa annunzia riunione dodecanesini tenutasi ieri ha mandato indirizzo telegrafico al Governo italiano, britannico, francese, Stati Uniti chiedendo la restituzione delle isole alla madre padria. Alcuni giornali annunziano che dodecanesini han fatto voti che sia loro permesso combattere nelle file greche. Altri dicono che una nuova riunione sarà tenuta dopodomani per formazione lega con una commissione di 40 membri in cui saranno rappresentate tutte le isole. Giornale Patris esalta in modo speciale importanza riunione. Dice che vi presero parte migliaia di dodecanesini e che lo spettacolo era imponente.

295

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 484/116. Parigi, 25 febbraio 1918, ore 21 (per. ore 0,45 del 26).

Il mio collega di Romania mi ha chiesto di vedermi. Mi ha detto che la Russia essendo annullata e l'Austria essendo inconciliabile nemica della Romania, questa considerava l'Italia come la sola grande potenza alla quale potes~e appoggiarsi nel futuro; desiderava perciò il mio giudizio su quanto il Governo romeno dovesse fare nelle presenti circostanze. Tenendo conto del telcgramma di V. E. n. 339 (l) risposi che il solo consiglio che potevo dare era quello della resistenza; l'esercito romeno era in piena efficienza, i tedeschi molto occupati altrove, non solo considerazioni di dignità ma anche di saggez;;;a politica consigliavano di resistere. Il mio collega replicò che la situazione militaJ."e era gravissima perché mancavano il vettovagliamento e la profondità di terreno per ritirarsi. I tedeschi potrebbero facilmente portare sul fronte romeno quanto occorre per travolgere ogni resistenza. Gli rappresentai che una volta iniziati i negoziati di pace la Germania useJ."ebbe del solito metodo di mostrarsi dapprima conciliante per porre all'ultimo quando le popolazioni si lusingheranno d'aver la pace vicina delle condizioni gravissime che sarà troppo tardi per respingere. Accennai che in caso di pace romena sepamta l'Intesa non potrebbe più considerarsi legata da impegni presi in passato. Ciò sembrò produrre penosa meraviglia nel mio interlocutore che ricordò come la Romania sia stata spinta alla guerra e ciò nel momento in cui... (2) e nelle condizioni meno favorevoli per essa; era dunque per alleati impegno morale di mantenere i loro impegni anche dopo che per forza maggiore avesse dovuto cedere alla Germania. Gli risposi che anche ove gli si dovesse dar ragione nel terreno morale, sarebbe stato impossibile ai Governi alleati di continuare ove lo volessero la guerra soltanto per disfarsi del vergognoso trattato che la Romania avesse accettato dalla Germania; le popolazioni assetate di pace non lo permetterebbero e quindi la Romania dovrebbe lasciare ogni E-peranza. Tutto ciò parvemi impressionare personalmente il signor Antonesco :na egli mi lasciò anche l'impressione che deplorandolo vivamente vede inevitabile la pace separata. È atteso per domani il ministro di Romania a Londra chmmato dal nuovo Governo romeno in vista dei negoziati. Antonesco mi ha detto che lo condurrà da me. Telegraferò a V. E. dopo il nuovo colloquio (3).

296

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 514/95. Pietrogrado, 25 febbraio 1918, ore 22 (per. ore 19,50 del 1° marzo).

Seduta plenaria dei Soviet di cui al mio telegramma 94 (4) è stata agitatissima e nella discussione ha preso sopravvento la corrente contraria alla accettazione delle proposte tedesche. Fu proclamata la guerra santa. Durante discusl'ione giunse notizia dell'occupazione di Pacoff, che produsse grande impressione (risulta che Pacoff fu occupata da soli 150 soldati). Furono suonate le sirene delle fabbriche per chiamare operai guardie rosse a farli aderire decisione combattere tedeschi ma nessuno si mosse. Furono inviati messaggeri al reggimento Simeonosky ad annunziare la presa di Pacoff, e necessità guerra, mu reggimento non si commosse e rispose che la cosa non lo riguardava. Trot

(-4) Cfr. n. 291.

::;ky sempre ammalato. Lenin minaccia di lasciare Governo partito e Russia se pace non sarà fatta. Intanto sono partiti per Brest nuovi plenipotenziari per riprendere trattative con istruzioni di firmare. Nessuno di quelli che avevano trattato precedentemente fa parte della nuova delegazione, tranne segretario Karacan. Partito socialista rivoluzionario di estrema sinistra che fa parte del Governo reclama convocazione assemblea. Situazione dunque incerta e dato il caso attuale e le passioni violente è impossibile fare previsioni approssimative sicure. Permane opinione prevalente che pace sarà firmata e probabilmente in seguito alla firma si acuirà la guerra civile. Lenin intanto fa procedere a numerosi arresti e alla fucilazione anche di socialisti rivoluzionari. Situazione Pietrogrado accenna a divenire minacciosa: anche la crisi alimentare si avvia a gravità estrema. All'ultima ora giunge notizia che pattuglie tedesche sarebbero apparse a Luga.

(l) -Cfr. n. 287. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Non risulta che l'annunciato telegramma sia stato in seguito spedito.
297

L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 494/31. Tokyo, 25 febbraio 1918, ore 22,10 (per. ore 20,20 del 26).

Seguito mio telegramma n. 25 (1).

L'ambasciatore di Francia aveva inoltre proposto la cooperazione francogiapponese nella compra degli approvvigionamenti in Russia per sottrarli alla Germania. Questo ministro degli affari esteri gli ha risposto che ciò non sarebbe possibile senza avere in mano le ferrovie e che l'esportazione giapponese è già stata limitata alla necessità degli abitanti di Vladivostok. Ha nuovamente lamentato il ritardo della risposta inglese rilevando che H Giappone è pronto ad un'immediata avanzata fino a Irlmtsch; se appoggiato dalla Francia e dalla Inghilterra potrebbe muoversi anche se gli Stati Uniti fossero sfavorevoli (non ho basi sicure per escludere ambasciatore di Francia abbia avuto... (2)) ha concluso che se della pace separata russa non fosse tenuto conto alcuno potrebbe derivarne la defezione di qualche altro paese alleato forse anche del Giappone. Che egli vi sarebbe personalmente contrario ma ha paura essere sopraffatto da germanofili in questo Governo.

La situazione presente delle Potenze alleate qui è la seguente: l'Inghilterra ha tuttora il primo posto in base all'alleanza speciale della quale però attualmente ha solo gli svantaggi consistenti nei continui sgradevoli insuccessi delle sue domande nell'interesse della guerra. Vengono poi gli Stati Uniti che abilmente hanno saputo calmare i sospetti giapponesi ora sopiti da una nascente interessata cordialità non scevra di circospezione. 3°) Francia che male si adatta alla graduatoria. Noi siamo per forza delle cose ultimi destando pochis

simo interesse e nessun sospetto. Conseguentemente mi pare la nostra politica qui deve consistere energica sollecitudine fare meglio conoscere Italia ed apprezzare suo leale desiderio d'intensificare le relazioni commerciali senza intrighi né cupidigie o secondi fini. Con questo obiettivo dovremo tener presente che se gli Stati Uniti sapranno attenuare le asprezze del loro idealismo democratico, a guerra finita avranno qua una posizione preminente contrastante con quella dell'Inghilterra e della Francia e noi avremo un terreno favorevole alla nostra espansione la quale non potrà dare ombra ai loro maggiori interessi di vicinato.

(l) -Non pubblicato. (2) -Oruppo indecifrato.
298

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 485/4866. Comando Supremo, 25 febbraio 1918, ore 23,45 (per. ore 9 del 26).

Generale Henrys, Comandante Armata francese Oriente ha ordinato al generale Mombell'i, comandante nostra 35• divisione italiana, studiare possibilità maggiore economia forze nel nostro schieramento in vista eventualmente estensione fronte detta divisione alla quale dovrebbe venir affidato sulla propria destra anche fronte 16• divisione coloniale francese che verrebbe ritirata per costituire riserva di armata. Nostra divisione che, in seguito a trasformazione organica in corso di attuazione dovrà prossimamente tenere attuale fronte di 15 chilometri con soli 10.000 fucili circa è assolutamente insufficiente presidiare anche nuovo settore 16• divis,ione coloniale. Detto settore misura solo 2 chilometri fronte ma comprende le importantissime posizioni del Piton Rocheux e dello Smetch che costituiscono parte essenziale difesa settore Cerna e che francesi tengono con un reggimento prima linea e una seconda linea facendo in caso di offensiva nemica assegnamento anche su due altri battaglioni seconda linea. Tentativo aumento fronte 35• divisione fu fatto già da generale Sarrail ma sventato energico contegno negativo questo Comando con ausilio opera Comando in Capo francese cui furono dimostrare nostre buone ragioni.

Prego V. E. voler pertanto adoperarsi presso Governo francese affinché Comando Armata Oriente receda intenzione aumentare fronte nostra divisione tanto più che questo Comando è tuttora in attesa di vedere risolta questione dello spostamento della 35• divisione verso l'Albania e detta estensione fronte vincolando sempre più alla regione Cerna comprometterebbe il prefato spòstamento. Sezione italiana Consiglio Guerra Versailles è stata messa al corrente questione e informata presente passo fatto presso V. E.

Comunicato Ministero Esteri e per conoscenza Ministero Guerra e Presidenza del Consiglio (1).

(l) R!trasmesso a Parigi e Londra con t. gab. 348 del 27 febbraio, ore 20.

299

IL MINISTRO DELLA GUERRA, ALFIERI, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PRIGIONIERI DI GUERRA, SPINGARDI (l)

N. 34626. Roma, 25 febbraio 1918.

S'informa che in seguito a recenti comunicazioni pervenute dalla presidenza del Consiglio dei ministri sulla formazione in Italia di reparti polacchi, interpellato il Comando Supremo, esso ha qui nuovamente confermato il parere favorevole di cui al foglio 127666 R.S. del 28 settembre 1917 trasmesso col telegramma 11649 G. della Divisione Stato Maggiore.

Pregasi pertanto codesta Commissione di addivenire al più presto alla costituzione di tali reparti adottando, come da precedenti intese le stesse modalità seguite per gli czeco-slovacchi ed impiegando all'uopo, per ora soltanto il primo migliaio del contingente disponibile.

Si gradirà conoscere a provvedimento attuato qualche notizia in proposito, dandone comunicazione anche alla Presidenza del Consiglio, al Ministero degli Affari Esteri ed al Comando Supremo.

300

IL MINISTRO A LISBONA, SERRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 88/25. Lisbona, 25 febbraio 1918 (per. il 18 marzo).

Con i miei precedenti rapporti ho cercato di lumeggiare la politica del Signor Sidonio Paes, la quale consiste nell'equilibrare colle forze conservatrici del Paese la resistenza dei partiti estremi.

Sotto questo rispetto la promulgazione della nuova legge di separazione fra la Chiesa e lo Stato rappresenta il primo atto veramente politico del nuovo Presidente della Repubblica.

Sorta nel momento in cui feroce era la lotta fra la demagogia ingagliardita ed il clericalismo intimidito, l'antica legge di separazione era senza dubbio demolitrice, distruttrice.

La nuova legge non è in sostanza se non l'applicazione al Portogallo della celebre formula cavourriana «Libera Chiesa in libero Stato». Tuttavia il nuovo regime, pur non accordando ai cattolici alcun privilegio che possa rendere la

religione una pericolosa arma politica, è così blando, così diverso dal precedente da rappresentare un vero atto di orientazione verso il conservatorismo.

Ecco i punti in cui la legge del 1910 è stata sostanzialmente modificata: secondo questa l'esercizio del culto era concesso sotto il controllo dello Stato ad associazioni di cui non poteva far parte nessun membro del clero. Ne risultava che queste organizzazioni erano spesso costituite da persone che impedivano l'esercizio del culto. Colla nuova legge queste società si costituiscono liberamente, senza sorveglianza governativa e possono essere costituite in tutto od in parte di membri del clero. Secondo l'antica legge solo un terzo delle rendite ecclesiastiche poteva essere adibita al culto ed il resto doveva essere consacrato esclusivamente alla pubblica assistenza. Colla nuova invece solo un decimo di dette rendite è destinato alla beneficenza e tutto il resto deve servire per i servizi religiosi.

La nuova legge sopprime inoltre le pene speciali per gli ecclesiastici, la censura sui libri destinati alla istruzione religiosa, restituisce al clero l'uso dei conventi e dei seminari e permette ai ministri del culto ed alle suore di presentarsi in pubblico in abito religioso e di esercitare gli atti del culto a qualunque ora ed a qualunque giorno.

Qui unito ho l'onore di rimettere a V. E. un esemplare della vecchia e della nuova legge,

(l) Questo dispaccio fu comunicato, per conoscenza, anche a Orlando, Sonnino e al Comando Supremo.

301

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 261. Roma, 26 febbraio 1918, ore 10.

Generale Ferrera segnala risveglio della propaganda panellenica nella provincia di Argirocastro. Tale propaganda non rifugge dal ricorrere anche a mezzi terroristici come ne fa prova uccisione avvenuta nello scorso gennaio presso villaggio Melani del prete ortodosso nazionalista albanese Staghios Melani, per opera di emissari greci.

Secondo informazioni indirette pervenute a questo Ministero, si sarebbe costituito a Janina, sotto presidenza del cretese Geas, un comitato panellenico, di cui uno degli scopi sarebbe di mantenere viva l'agitazione nei territori albanesi occupati dalle R. truppe.

È necessario che Governo ellenico usi tutti i mezzi a sua disposizione per influire opportunamente su propri agenti ufficiali ed ufficiosi in Epiro perché non incoraggino detta propaganda, che non può venir da noi tollerata.

Prego la S. V. di svolgere a tale uopo presso codesto Governo azione assidua e vigilante, ma nel contempo oculata per non provocare inutili suscettibilità e recriminazioni e tenendo presente nuova situazione creata nei nostri rapporti con Grecia da intervento di questa a fianco delle Potenze dell'Intesa.

302

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 489/84. Londra, 26 febbraio 1918, ore 22 (per. ore 10 del 27).

Telegramma di V. E. 326 (l) e 338 (2) e mio telegramma n. 67 (3).

Balfour mi disse ieri avere anche lui avuto vago sentore di nuovi possibili assaggi di conversazioni austro-americane, non possedere però particolari al riguardo, non ritenere che esse siano già state iniziate, non dubitare comunque che della sostanza ed eventuale piega delle medesime Wilson sicuramente terrebbe al corrente gli Alleati.

Avendo io confermato mio perdurante scetticismo sulla possibilità di un distacco dell'Austria dalla Germania rispose Balfour che pure lasciando da parte le possibilità o meno di tale eventualità occorre tener presente che Austria ha ogni interesse a tenersi amica l'America alla quale sarà per forza costretta rivolgersi alla fine della guerra per trovare denaro indispensabile ad alleviare disastrosa sua situazione finanziaria.

303

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 496/85. Londra, 26 febbraio 1918, ore 20,10 (per. ore 10 del 27).

Telegramma di V. E. gab. 334 (4).

Balfour concordava colle vedute di V. E. circa la mossa di Wilson. Egli opina non convenga prendere tragicamente « singolarità » del suo linguaggio. Balfour mi disse che il presidente si è evidentemente adombrato per parte politica del comunicato di Versailles che egli qualificò « obiter dieta» perfettamente innocua. A riguardo medesimo ha attirato attenzione Wilson sulle dichiarazioni fatte alla Camera anteriormente alla nota lettera, nel senso cioè che compito del Consiglio di Versailles essendo di carattere esclusivamente militare non conveniva attribuire soverchia importanza alle dichiarazioni di politica generale in vista del fatto che alle riunioni egli ministro degli Affari Esteri non aveva partecipato. Su questo punto Balfour con manifesta intenzione due volte insistette. Ed io gli dissi che in tal caso mi pareva desiderabile egli partecipasse alle riunioni future e vi partecipasse pure possibilmente un fiduciario del presidente, ad evitare nuovi equivoci, nuove recriminazioni, nuove parvenze di disaccordo. Quanto alla decisione sui massimalisti Balfour se ne

dichiarava totalmente ignaro e non è ancora riuscito a capire di che si tratti. Uguale ignoranza e sorpresa mi manifestava pure Cambon in proposito interpellato dal suo Governo.

(l) -Cfr. n. 276. (2) -Cfr. n. 281, nota 2. (3) -Cfr. n. 232. (4) -È la ritrasmissione a Parigi e Londra dei nn. 268 e 279.
304

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 486/86. Londra, 26 febbraio 1918, ore 15,10 (per. ore 6 del 27).

Autorevole membro della Camera Alta, per alte posizioni diplomatiche occupate specialmente competente e minutamente informato dei problemi esteri, mi diceva giorni fa essere egli giunto alla convinzione che la questione dell'Alsazia Lorena è un ostacolo insormontabile alla conclusione di qualsiasi pace perché su quel punto la Germania mai consentirà transigere. Aggiungeva che il trattato di Francoforte essendo stato ratificato dall'Assemblea nazionale francese appartiene ormai al diritto pubblico europeo, e che comunque non è per l'Alsazia-Lorena che l'Inghilterra da nessun impegno passato o presente vincolata, entrò in guerra.

Questa precisa opinione che rispecchia in verità un sentimento che parmi vadasi sempre più diffondendo mi ha tanto più colpito in quanto il personaggio fu in passato uno dei più strenui fautori e cooperatori della politica dell'Entente.

305

IL RAPPRESENTANTE NEL CONSIGLIO SUPREMO INTERALLEATO DI VERSAILLES, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO

T. 361. Parigi, 27 febbraio 1918, ore 16,05 (per. ore 21,40).

Assolutamente personale.

Questione impiego legione czeco-slovacca fronte italiano, prospettata secondo tuo telegramma personale 21 corrente (1), non trova alcuna opposizione di massima, anzi piuttosto favore. Credo perfino generale Foch disposto, se formalmente interessato, trattare esso stesso favorevolmente questione con Comitato Nazionale col quale Francia ha convenzione stipulata. Mi è stato però osservato, che legione ha finora un solo reggimento composto metà priglon1er1, per i quali sussisterebbe vostra stessa pregiudiziale per impiego nostro fronte, metà volontari circa un migliaio non istruiti e non impiegabili prima due mesi. Perciò risultato sarebbe praticamente nullo di fronte urgenza apprestare tempo

utile ogni sforzo comune per epoca prevedibile operazioni. Profondamente convinto nulla doversi trascurare presente situazione e dovere apprestare tutto in tempo ed essere presente questione, di altissima efficacia morale, mi permetto pregarti vivamente esaminare se pregiudiziali esposte non possano essere abbandonate o almeno attenuate di fronte grande responsabilità rinunziare questo mezzo indebolire compagine nemica.

Resto ogni modo attesa risposta (l) per prosecuzione pratiche ed anche per indirizzare impiego professore Gallavresi.

(1) Non pubbl!cato.

306

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A TOKIO, CUSANI GONFALONIERI E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 349. Roma, 27 febbraio 1918, ore 18.

Questo ambasciatore di Francia mi ha nuovamente intrattenuto circa urgenza intervento giapponese in Siberia. Giappone dovrebbe dare garanzie formali che suo intervento si intendeva per mandato internazionale. Ho detto che non mi opponevo e che a parte sempre desiderabili dichiarazioni formali sarebbe stato opportuno intervento giapponese fosse accompagnato da rappresentanze sia pure simboliche di reparti e bandiere degli altri alleati dell'Intesa. Ma che ritenevo assolutamente indispensabile consenso e adesione degli Stati Uniti. Barrère mi chiese se avrei dato istruzioni:

(Per Washington): a V. E.

(Per Parigi, Londra e Tokio): al R. ambasciatore a Washington.

(Per tutti) : di unirsi a passi che svolgessero in tal senso i suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra. Ho risposto affermativamente. (Solo Washington): prego V. E. agire in conformità di quanto precede (2).

307

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 117/48. Le Havre, 27 febbraio 1918 (per. il 5 marzo).

La conferenza dei socialisti degli Stati Alleati a Londra, chiusasi il 23 corrente, ha avuto speciale interesse pel Belgio, avendovi preso una parte predominante il Signor Vandervelde quale capo dell'ufficio internazionale socialista ed il Signor Huysmans, segretario dell'ufficio stesso, entrambi deputati al Par

lamento di Bruxelles; altri membri del socialismo belga sono pure intervenuti. Occorre tener presente che il Vandervelde è Ministro dell'Interno nell'attuale gabinetto.

Non ho visto il Signor Vandervelde al suo ritorno qui a Londra, ieri l'altro, ma da altri Ministri sono informato che egli è molto soddisfatto dell'esito della conrerenza, la quale ha potuto in breve tempo mettere d'accordo i socialisti dei paes1 alleati e di paesi soggetti agli stati nemici. Egli considera l'opera compiuta ora a Londra come in armoma con le 1aee di Lloyd George e del Presidente Wilson sulla pace e fa affidamento sull'effetto che produrranno sui socialisti degli Imperi centrali gli scopi di guerra approvati in questa ultima conferenza socialista.

Bisogna ritenere che questo ottimismo non sia condiviso dai colleghi del Signor Vandervelde nel Ministero. Vi è però una parte dei Belgi i quali, desiderosi come sono della pace, han riposto speranza nell'opera dei socialisti per porre termine alla guerra, malgrado che i principi da essi professati sieno del tutto opposti a quelli della «Internazionale »; costoro vi sperano come già fecero assegnamento nell'intervento del Papa.

Del resto il voto dei socialisti, sì come è stato ora formulato nella conferenza di Londra, è certo molto favorevole al Belgio ed equilibrato. Per vero non è fatto in esso menzione d'ingrandimenti territoriali di garanzie al Belgio contro il ripetersi dell'aggressione germanica o di altro che possa renderne l'accettazione assai difficile alla parte avversa.

Pochi giorni prima della conferenza è stato qui il Signor Huysmans, che come è detto sopra, è segretario dell'ufficio socialista internazionale ed ha conferito con qualche membro del Governo. È noto come egli sia stato messo al bando dalla grandissima maggioranza del partito socialista del Belgio, rimproverandoglisi d'essere più interessato al trionfo della «Internazionale» che al bene del suo paese. Durante la guerra fu in continue relazioni coi camerati delle Potenze nemiche e fu l'organizzatore della riunione di Stoccolma; per tutto ciò non si trovò d'accordo col Vandervelde. Dalla sua visita qua si è osservato un mutamento nella sua attitudine, secondo si è potuto rilevare alla conferenza di Londra nelle varie questioni, anche in quelle che non concernono direttamente il Belgio. Si vuole che dopo la riunione dei socialisti britannici a Nottingham, un mese fa circa, alla quale era stato invitato, sia intervenuto un accordo col Vandervelde. Si recherà ora agli Stati Uniti con due o tre capi del socialismo della Gran Bretagna e della Francia a fine di decidere Gompers e i compagni americani ad aderire alle conclusioni della conferenza di Londra. Se non che le notizie che giungono oggi da Nuova York non lasciano molta speranza, i socialisti del Nord America continuando ad opporsi ad entrare in relazione coi socialisti degli Imperi Centrali e questo è il punto essenziale della mozione votata a Londra.

Circa l'assetto delle Colonie in Africa le deliberazioni della conferenza sono riuscite meno gradite ai Belgi, le cui preoccupazioni pel Congo formarono oggetto dei miei rapporti 23 gennaio n. 51/19 (l) e 21 corrente, n. 102/41 (2), ma

256 la formala adottata è meno assoluta ctrca l'internazionalizzazione delle colonie di quella stabilita nell'assemblea del «Labour Party » del 28 dicembre p.p., secondo il Signor Ministro degli Affari Esteri mi dice.

Una difficile questione si porrà se la conferenza socialista internazionale con intervento dei socialisti dei paes.i. nemici avrà luogo in esecuzione delle decisioni della ultima conferenza di Londra e ciò pel Signor Vandervelde. Essendo egli membro del Gabinetto belga si troverà in delicata situazione, la sua presenza in quella riunione e l'incontro coi camerati degli Stati nemici non potranno essere considerati opportuni da questo Governo.

(l) -Cfr. n. 310. (2) -Per le risposte di Imperiali, Cusanl Confalonieri e Macchi di Cellere cfr. nn. 314, 318 e 328. (l) -Cfr. n. 134. (2) -Non pubblicato.
308

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 812/254. Londra, 27 febbraio 1918 (per. il 13 marzo).

Il 25 corrente è stato pubblicato un memorandum elaborato dalla Conferenza socialista interalleata di Londra, relativamente agH scopi generali di guerra.

Il documento è stato definito dai giornali liberali come un'importante, notevole opera di statisti; ma con assai minor calore di espressioni dalla stampa radicale e pacifista, rimasta non soddisfatta, apparentemente, dalle dichiarazioni socialiste, riaffermanti comunque la legittimità di determinate rivendicazioni territoriali.

Il documento è più diffuso e motivato del memorandum dei laburisti britannici comparso nello scorso dicembre. In esso corre pure un maggiore nesso logico tra le varie parti e la premessa generale della costituzione d'una lega delle nazioni, che è la chiave di volta di tutte le dichiarazioni susseguenti circa i particolari scopi di guerra.

Le differenze sostanziali fra i due documenti sono notevoli. Per brevità

accennerò specialmente alle principali.

Lega delle Nazioni. -Questa entità superstatale è riconosciuta essere la

condizione necessaria per l'istaurazione d'un sistema internazionale, che non si

basi sull'antica dottrina della bilancia delle Potenze, considerata non preven

tivo, ma bensì fomite di guerra. La Società delle Nazioni da istituirsi sarà la

forza centripeta mercè la quale potrà applicarsi la dottrina della self-determi

nation, la quale, a sua volta, potrà avere valore solo se quella unità interna

zionale potrà costituirsi ed esplicare la sua forza protettiva sulle entità nazio

nali formate e da formarsi.

Questioni territoriali. -Esse sono tutte meglio specificate che nel memo

randum del dicembre scorso, tranne forse quanto concerne il Belgio, la neces

sità della restituzione e della integrazione del quale è stata riaffermata con la

medesima forza che precedentemente.

Il paragrafo relativo all'Alsazia Lorena è invece stato sostituito da uno plU

completo, dichiarante che il trattato di Francoforte essendo stato abrogato dalla

Germania con la sua dichiarazione di guerra, l'annessione di quelle provlncle è stata anch'essa annullata. Donde consegue che a quei territori, rimasti così liberi da dominio, debba andare applicata la dottrina della self-determination, con voto esplicito.

Circa i Balcani, il memorandum offre pure una dichiarazione più completa, giacché esprime la necessità d'un'integrale liberazione di tutti i territori occupati.

Così pure può dirsi per quanto concerne la Polonia e la Russia. Con energiche espressioni il memorandum assume che la prima debba essere ricostruita nella sua libertà ed indipendenza, e godente altresì di un libero accesso al mare; e che circa la seconda ogni eventuale annessione di territori russi da parte del nemico è da considerarsi inammissibile.

Nei riguardi della Turchia, il memorandum asserisce che l'Armenia, la Mesopotamia e l'Arabia non potranno essere ristaurate sotto il dominio del Sultano, e che qualora pertanto quelle provincie non possano provvedere direttamente ai propri destini, esse dovranno essere sottomesse ad una commissione agente sotto la Lega delle nazioni. Per il resto dell'Impero, il documento ne conferma l'integrità, facendo particolare menzione della necessità della neutralizzazione degli stretti.

Un paragrafo interamente nuovo ed importante è stato formulato per quanto concerne l'Austria-Ungheria. In breve, mentre si sconfessa il desiderio di smembrare la Duale Monarchia e di tagliare l'Impero fuori dal mare, si riafferma invece il diritto di self -determination per gli czeco-slovacchi e per gli jugo-slavi.

Infine per le Colonie si formula una dottrina affatto nuova, in quanto si considerano non solo le particolari colonie dell'Africa ma l'insieme di tutte le colonie e delle relative dipendenze, da essere messe, in breve, sempre sotto l'istituenda Lega delle nazioni.

V. E. rileverà certamente dalla lettura dello speciale paragrafo quanto è stato stabilito nei riguardi dell'Italia. Finora due soli giornali hanno commentato questa particolare deliberazione. E cioè il Times, che ha notato: «La questione dell'Italia è chiaramente trattata, ma una disposizione è stata aggiunta alla vecchia clausola, la quale statuisce che gli slavi abitanti territori italiani e gli italiani abitanti territori slavi godrebbero dei diritti di self-determination >>; e la Manchester Guardian, che nota: «il passaggio del memorandum labourista relativo alle rivendicazioni italiane è stato modificato considerevolmente nel senso degli interessi italiani. Esso non solo riconosce il diritto dell'Italia alla Italia irredenta, ma, mentre salvaguarda gl'interessi dei jugo-slavi, specificamente riconosce ciò che è stata chiamata la bilancia del potere nell'Adriatico».

Siccome avevo l'onore di notare al principio del rapporto, il memorandum socialista è stato gradito meno dal democratici che dai liberali, i quali già cominciano a trame argomento in favore del loro assunto nei rispetti della guerra, col dichiarare che questa non potrà mai avere il suo termine, se prima non si siano raggiunti gli scopi indicati dalle democrazie alleate. La stampa radicale invece sl limita a trarre pretesto dal documento democratico per invocare una maggiore definizione da parte dei Governi alleati nelle loro dichiarazioni concernenti i rispettivi scopi di guerra.

Per quanto concerne l'opera qui spiegata dai rappresentanti del partito socialista italiano riformista ed ufficiale, e da quello della Democrazia irredenta, parmi aver notato che essa si sia ispirata al concetto generale di una stretta unione con la rappresentanza francese allo scopo di abbinare la questione dell'Alsazia-Lorena con quella delle nostre rivendicazioni, in modo da formare un accordo, e quindi un interesse reciproco a sostenere i due ideali.

Accludo, qui unito, a V. E., il testo del memorandum (l), ed i principali articoli editoriali di commento.

309

IL SENATORE SILJ AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO (2)

L. P.R. Roma, 27 febbraio 1918.

La sera stessa del giorno 19, vidi il Cardinale Gasparri. Non ti riferii l'esito della conversazione, perché supposi che te ne avesse informato la persona che ebbe con lui colloquio, nel pomeriggio del giorno stesso. Il Cardinale persiste nell'idea prima, che cioè, per giungere ad un risultato pratico, sia opportuno di stabilire un programma massimo e minimo. Non è possibile sapere su che basi si iniziarono, in Svizzera le trattative per l'Italia, tra il generale Smuts e l'ex ambasciatore austro-ungarico Mensdorff. A parte speciali considerazioni la ragione è ovvia, e non è di prova l'assoluto riserbo, che, al riguardo, mantenne con te Lloyd George.

L'Inghilterra ha, di questi giorni, informato Ia S. Sede, che i Polacchi, deportati in Russia, si rivolgono, per suo mezzo, al Papa implorando aiuto e protezione, versando essi nelle condizioni più miserande: muoiono di stenti e di fame. L'Inghilterra si è dichiarata disposta a cooperare per un'opera tanto pietosa. La Segreteria di Stato ha ringraziato il Ministro Balfour, ed, in seguito ad accordi con il Governo inglese e col Ministro Russo, ha interessato alla sorte dei poveri Polacchi il Governo tedesco, quello austriaco e Monsignor de Rapp di Mohilew, a disposizione del quale il Papa ha messo la somma di 100 mila lire, che saranno passate, per conto della S. Sede, dall'Ambasciata inglese di Pietrogrado.

Secondo informazioni, gl'Imperi centrali avrebbero avuto dall'Ucraina, in acconto, un milione di tonnellate di grano: nell'Ucraina ve ne sarebbero in serbo otto milioni di tonnellate. L'Ucraina, la Bessarabia, la Romania darebbero, insieme, la quarta parte della produzione mondiale del grano.

I tedeschi, nell'avanzata in Russia avrebbero trovato 30 m[ila] tonnellate di zuccaro!

Secondo notizie pervenute, il partito repubblicano, negli Stati Uniti, capitanato da Roosevelt, ha iniziato una fiera campagna contro il partito democratico, che fa capo a Wilson, per la condotta della guerra. Si dice che questo movimento sia anche determinato da ragioni elettorali: nel novembre venturo vi

saranno le elezioni generali dei deputati e di un quarto dei senatori. Si pensa che l'aspro contrasto potrebbe dar luogo a sorprese nell'atteggiamento dei democratici ora al potere e che non intendono di essere sopraffatti. In America i pacifisti, o i non entusiasti per la guerra, sono molti: il Sindaco di New-York, eletto all'alto ufficio, non molto tempo fa, è pacifista.

In Vaticano dura ancora l'impressione penosa per l'articolo XV.

(l) -Non si pubblica. (2) -Ed. in F. MARGIOTTA BROGLIO, Italia e Santa Sede, cit., pp. 350-351.
310

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL RAPPRESENTANTE NEL CONSIGLIO SUPREMO INTERALLEATO, GIARDINO (l)

T. S.N. Roma, 28 febbraio 1918, ore 14,20.

A tuo telegramma n. 361 (2). Osservo preliminarmente che pregiudiziale opposta da Sonnino riguarda impiego sul nostro fronte di prigionieri fatti dalle nostre truppe. Se quindi in legione costituitasi in Francia vi sono dei prigionieri fatti dai serbi e dai russi, per essi non varrebbe pregiudiziale suddetta. Dato poi che così scarso sia il numero da te indicato e data difficoltà derivante mancata istruzione dei volontari, mi sembra che per ora l'efficienza pratica dell'uso militare degli czechi si riduca tutta ai nostri prigionieri, nel qual caso si comprende meno in che cosa la Francia o il Comitato di Versailles possa aiutarci. Sul merito della questione ti ripeto che per ora è impossibile vincere pregiudiziale di Sonnino mentre ciò potrebbe essere facilitato dal fatto che czechi provenienti da altre parti combattessero sul nostro fronte. Perciò avevo insistito per l'invio in Italia delle truppe czeche esistenti costà, nel quale proposito continuo ad insistere sebbene tuo telegramma abbia di molto attenuato l'importanza concreta di codesto contributo. Prosegui dunque nelle pratiche iniziate costà e da cosa potrà nascer cosa. Saluti cordiali.

311

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE,. E AL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA

T. GAB. 357. Roma, 28 febbraio 1918, ore 18,30.

Ho ricevuto stamane i delegati finlandesi Signori Kihlmann e Wolff. Mi sono espresso con loro dichiarando che Italia ha le maggiori simpatie per Finlandia, riconoscendo sua situazione difficile e penosa. Ho detto non avere nes

suna difficoltà a tener relazioni col Governo di fatto. Ma non possiamo riconoscere oggi ufficialmente indipendenza di parti dello Stato russo, specialmente quando hanno l'estrema importanza strategica che ha per Russia la Finlandia, non riconoscendo noi come legittimo il Governo bolcevico e le sue dichiarazioni, né riconoscendo accordi separati con la Germania.

Ho concluso che dobbiamo rimandare ogni sistemazione definitiva a Congresso pace facendo voti che movimento della Finlandia verso l'indipendenza non porti ad una soggezione alla Germania che tende strenuamente a fare del Baltico un lago tedesco.

(l) -Da ACS, Presidenza del Consiglio. (2) -Cfr. n. 305.
312

L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 510/32 Tokio, 28 febbraio 1918, ore 21,20 (per. ore 12 del1° marzo).

Questo ministro degli affari esteri mi ha detto che ritiene urgentissima decisione unanime potenze alleate di fronte Russia e mi ha pregato di far conoscere modo di vedere del R. Governo. Ha creduto informare che il Giappone non prende una deliberazione finale circa azione militare in Siberia se non dopo raggiunto pieno accordo fra gli alleati. Confidenzialmente questa dichiarazione è stata provocata dall'ambasciatore degli Stati Uniti facendo pressione sul visconte Isch la cui nomina ambasciatore a Washington pubblicata ufficialmente avantieri.

313

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

1.'. GAB. 504/9. Le Havre, 28 febbraio 1918, ore 21,35 (per. ore 6,10 del 1° marzo).

Parlando oggi con questo ministro degli Affari Esteri intorno all'ultimo discorso del cancelliere tedesco, il ministro mi ha detto non... (l) nell'invito al Governo belga di fare proposte che una novella prova del desiderio di pace della Germania. L'invito è per altro inutile poiché la Germania conosce bene le condizioni alle quali il Governo belga tratterebbe e che furono ancora una volta definite nella risposta alla nota del Papa. Il Ministro ha detto sulla fede di notizie attendibili che gli ultimi scioperi in Germania ai quali presero parte più di un milione di operai, si produssero essenzialmente per invocare la pace e contro l'offensiva in occidente perché costerebbe centinaia di migliaia di vite. Il Ministro ha di nuovo espresso l'opinione personale di non credere a tale prossima offensiva la quale senza contare le enormi perdite presenterebbe trop

po rischio per la Germania anche riportondo qualche vittoria che non fosse dirimente. Codesta opinione sento Gi'iprimere qua da :1lt.ri r'ont.r;1ri:lmcnt.c ;1llc informazioni delle autorità militari al Governo belga.

(l) Gruppo indeclfrato.

314

L'AMBASCIATORE A LONDRA. IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 508/91. Londra, 28 febbraio 1918, ore 22,11 (per. ore 6,25 del 1° marzo).

Telegramma di V. E. n. 349 (1).

Premesso che non era ancora giunta alcuna risposta da Washington, Hardinge opinava che il Giappone consentirebbe bensi a agire quale mandatario delle potenze ma si rifiuterebbe a qualsiasi alleato. In tale ordine di idee Hardinge esprimeva apprensione per possibile complicazione nel caso in cui il Governo degli Stati Uniti volesse anche esso in un modo o nell'altro partecipare ad eventuali azioni giapponesi. Al pari di V. E. Hardinge considera indispensabile ottenere in ogni caso la previa adesione degli Stati Uniti d'America. Da avantieri alcuni di questi giornali hanno cominciato a parlare con simpatia di un possibile intervento giapponese in Siberia. Manchestcr Guarrlian invece pubblica articolo stamane di acerbe critiche contro siffatto intervento. L'articolo sostiene che dello stesso, il solo Giappone trarrebbe pratici vantaggi commettendo anche più cinicamente dei tedeschi un'aggressione a danno della Russia. Incoraggiare e non ripudiare tale azione sarebbe grave errore da parte delle potenze e sarebbe in stridente contraddizione con tutta la politica di Wilson. È ormai più che tempo che il presidente prenda in mano efficacemente diplomazia di guerra. Discorsi non sono sufficienti.

315

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. S.N. Roma, 28 febbraio 1918, ore 23,50.

Mentre ancora sono in attesa della definitiva risposta del Governo Britannico circa il ritiro delle due divisioni, credo molto opportnuo comunicare all'E. V. che oggi Ambasciatore d'Italia a Parigi mi ha comunicato che il Signor Clemenceau in seguito ad una conferenza avuta col Generale Pétain avrebbe stabilito il richiamo di tre divisioni francesi. Telegramma dell'Ambasciatore continua: «Presidente del Consiglio Clemenceau confermandomi decisione Stato Maggiore Inglese richiamo due divisioni inglesi da nostro fronte disse che egli è deciso lasciare in tutti i casi sul nostro fronte un importante contingente francese,

ma che visto che Inghilterra non intende destinare alla massa di riserva deliberata a Vemaillm; rhe le due divisioni state tolte òa nostro fronte, il Generale Pétain gli ha rappresentata la necessità di richiamare tre delle sei divisioni francesi. Clemenceau aggiunge che egli non conta di farlo subito, anzi differirà quanto è possibile, ma che non poteva rifiutarsi alle domande di Pétain senza assumersi troppo grave responsabilità».

Ho risposto a S. E. Bo n in Longare come segue:

« Io prescindo dal considerare il merito della questione e cioè quale sia ora il fronte più minacciato o che si trovi in maggiori difficoltà. Non è certo per telegrafo che può istituirsi una simile discussione tecnica e strategica. Deliberazioni recenti Congresso Versailles avevano per l'appunto creato un organo tecnico e gli avevano affidato esame proprio di quelle questioni che sono ora pregiudicate da dirette disposizioni date da Governo Inglese per le sue due divisioni e da Governo Francese per le sue tre. Governo Inglese aveva già sinceramente riconosciuto che richiamo due divisioni si metteva in contraddizione con deliberazioni prese a Versailles. Credo che la stessa ammissione sarà ora fatta dal Governo Francese, visto che mentre V. E. ci segnalava la comunicazione del Presidente del Consiglio, il Generale Giardino ci comunicava un piano di distribuzione delle riserve in cui si dispone altrimenti delle tre divisioni ritirate. Io non oso trarre da tutte queste premesse la vera conclusione che esse contengono e cioè che la costruzione laboriosamente fatta nell'ultima riunione di Versailles viene lentamente perdendo ogni efficacia ai fini cui era destinata>>.

Io non so quale sarà la decisione finale del Governo Inglese; ma vedo verificarsi con molta esattezza la mia facile previsione, cioè che a poco a poco le decisioni di Versailles vengono a svanire.

(l) Cfr. n. 306.

316

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 506/48. Washington, 28 febbraio 1918, ore... (per. ore 6,05 del 1° marzo).

Chiesi ieri a Lansing se non reputasse che i pericoli connessi ai nuovi avvenimenti russi importavano ormai urgente il problema di un'azione militare in Siberia. Egli lo riconobbe senz'altro ma non mi nascondeva la grave perplessità di questo Governo circa la migliore soluzione da adottare. Un'azione isolata del Giappone gli sembra gravida di pericoli e di sorprese. La rende sospetta la stessa insistenza del Giappone di voler procedere solo. Una volta in Siberia quando ne uscirebbe? E quale difesa avrebbero gli alleati se dall'occupazione giapponese in Siberia e da quella tedesca in Russia derivassero accordi fra i due paesi e magari tentativi di pace separata? Il Giappone si è mostrato sempre fedele ai patti convenuti. Ma quando non esistono patti non v'è nulla da mantenere. Occorrono perciò garanzie. A prevenire che il Giappone si assuma di muoversi da solo converrebbe forse invitarlo senz'altro ad agire d'accordo e in rappresentanza degli alleati a condizioni ben definite e con impegni asso

luti che affidino contro ogni fatto compiuto ed ogni eventualità. Questo Governo ha la faccenda in serio esame ma non ha raggiunto tuttora una decisione. Lansing nel manifestarmi questi suoi pensieri mi parlò confidenzialmente.

317

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 511/49. Washington, 28 febbraio 1918 (per. ore 18,10 del 1° marzo).

Discorso di HertHng non potrebbe essere accolto in queste sfere con maggiore ostilità. I commenti ufficiosi della stampa sono severissimi. Connettono le dichiarazioni del Cancelliere coll'avanzata tedesca in Russia e colla completa defezione dei bolcevichi per ammonire contro ogni ulteriore illusione. Parola d'ordine è intensificazione della guerra. Non è escluso che Wilson parli in questo senso. Da due giorni egli è in continui colloqui col fido colonnello House. V'è un malcelato senso di delusione per il silenzio di Czernin sulla cui parola anteriore a quella di Hertling si faceva qui assegnamento. Lansing, cui ho chiesto ragione di questo silenzio, mi ha detto di non saperselo spiegare. Egli ha replicato che esso era stato probabilmente imposto da Berlino (1).

318

L'AMBASCIATORE A TOKYO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 519/33. Tokyo, 1° marzo 1918, ore 13,30 (per. ore 6 del 2).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 349 (2).

Energica conferma di V. E. indispensabile consenso Stati Uniti avrà grande efficacia per la concordia della quale Governo francese non sembra apprezzare disciplina. Infatti questo ministro degli Affari Esteri mi ha detto confidenzialmente avergli Pichon comunicato che condivide pienamente suo modo di vedere e che sta trattando al riguardo cogli alleati. Ciò indebolisce qui il corretto riserbo altri Governi ed eccita diffidenze americane. Al mio collega degli Stati Uniti, uomo equilibrato e molto apprezzato a Washington (3) tenga continuamente presente che circostanze di fatto possono esigere imprevedibili cambiamenti d'indirizzo, come avvenne al suo Governo nell'attitudine verso i

massimalisti e che le condizioni essenziali di vita delle Potenze che hanno combattuto quattro anni potrebbero prevalere su bene intenzionati aspirazione guerra oltranza non ancora messe alla prova del fuoco e della fame.

(l) -In riferimento a questo telegramma Sonnino telegrafò (t. gab. 370 del 2 marzo, ore 13) «Parmi evidente che la ragione del silenzio di Czernin sia che prima di entrare in trattative col presidente Wilson egli vuole, d'accordo con la Germania, definire completamente le questioni ~an l'Ukraina, la Romania, Trorsky ecc. per potervi giocare con mano pienamente libera». (2) -Cfr. n. 306. (3) -Gruppo indecifrato.
319

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 512/121. Parigi, 1° marzo 1918, ore 14,20 (per. ore 18,10).

Pichon mi ha detto che ha telegrafato a Jusserand per fare chiedere a Wilson nella forma più amichevole di voler chiarire i suoi lamenti circa deliberazioni di Versailles. Non è possibile, egli dice, lasciare cadere la cosa e occorre ottenere che il presidente si spieghi. Pichon non riesce a comprendere ancora che cosa abbia dato origine alle doglianze di Wilson circa il preteso riconoscimento dei massimalisti; egli suppone trattisi d'una decisione al riguardo della conferenza finanziaria di Londra relativamente ai Governi che ripudiano i loro obblighi finanziari. In quella riunione porò l'America era rappresentata da Crosby che anzi presiedeva.

320

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 516/11. Corfù, 1° marzo 1918, ore 18,30 (per. ore 23,15).

Opposizione ha offerto Pasic di consentire Ministero coalizione sotto la sua presidenza purché abbandoni Ministero Affari Esteri, al che egli ha risposto che in tal caso sarebbe per lui più dignitoso ritirarsi completamente. Gli oppositori che sono quasi pari di numero al partito vecchio radicale sono talmente montati contro Pasic che soltanto un'azione personale del principe reggente sembra ora capace di ricondurre concordia non solo necessaria alla Serbia, ma a mio avviso anche desiderabile per gli interessi degli Alleati. Pur riconoscendo che i capi degli oppositori affermano la più condizionata lealtà all'Intesa, faccio notare che della coalizione contro Pasic fa parte anche l'esiguo partito radicale che ha tradizioni di accordi e di transazioni coll'Austria e che mi consta fra i deputati v'è chi fa colpa a Pasic di non avere accolto apertura austriaca quando offrivano condizioni accettabili. Una caduta di Pasic sarebbe quindi grave pel fatto stesso del momento in cui i suoi successori prenderebbero il potere; d'altra parte se essi si mostrassero incapaci di mantenere in vita un Governo ciò potrebbe indurre la casta militare ad impadronirsi del potere il che pure non sarebbe senza pericolo.

Per parte mia delle conversazioni private con i parlamentari serbi esprimo consiglio di mutua transazione nell'interesse supremo del loro paese.

321

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. 571/214. Londra, 1° marzo 1918 (per. il 2).

Telegramma di V. E. 245 (l). Dopo un colloquio avuto lunedì con Balfour, il quale confermò di avere con speciale istanza pregato personalmente Allenby di consentire viaggio Senni, seppi ieri da Sykes che generale ha rinnovato risposta categoricamente negativa in termini tali da escludere ogni ulteriore pressione da parte del Governo presso il generale comandante in campo di fronte al nemico. Superfluo addentrarsi a riferire i miei rilievi e le mie acri osservazioni in presenza delle quali Sykes disse avrebbe preso ordini superiori e mi pregò tornare oggi da lui. Nel colloquio odierno Sykes mi ha detto che erasi deciso telegrafare a Rodd di dare direttament~ a V. E. opportune spiegazioni (2) che egli ha riassunto come appresso: l) all'entrata delle truppe console di Spagna si trovava già a Gerusalemme dove ha reso importanti servizi a tutti gli alleati durante la guerra. Non si potrebbe quindi decentemente espellerlo. Avendo egli per motivi di salute chiesto di assentarsi temporaneamente nominando un sostituto, gli è stato risposto eh se va via non potrà essere rimpiazzato; 2) attribuzioni di Picot sono limitate esclusivamente ai noti compiti per i quali fu concessa sua presenza Gerusalemme; 3) a Picot è stato significato che non gli si riconoscono prerogative consolari in qualità protettore o anche di mediatore di interessi ecclesiastici. Ciò è stato in modo tangibile confermato nella recente occasione della cerimonia della «solenne entrata» col rifiuto opposto alla domanda da lui rivolta al comando per ottenere appoggio contro obiezioni dal padre custode alla sua presenza alla cerimonia; 4) consentendosi viaggio di Senni a Gerusalemme dove popolazione lo conosce già come console d'Italia, non si potrebbe più ostacolare viaggio del ministro di Francia al Cairo la cui presenza a Gerusalemme verrebbe a risolvere questione del protettorato francese, soluzione della quale è interesse comune di rinviare alla fine della guerra; 5) Governo britannico ritiene in tesi generale che vigilanza interessi italiani potrebbe essere benissimo esercitata dal comandante delle nostre truppe. Qualora però il R. governo desideri avere a Gerusalemme un ufficiale più esperto in affari civili, questo governo sarebbe disposto a provvedere a che egli sia accreditato al quartier generale in qualità di addetto militare. Ho detto a Sykes che la questione essendo ormai sottoposta a V. E. dovevo rimettermi alle decisioni di lei. Quali che esse possano essere, ritengo doveroso V. E. sappia che mie insistenze hanno raggiunto massimo limite compatibile con situazione nostra di fronte al governo britannico. Risposte datemi mi fanno ritenere che insistenze ulteriori riuscirebbero vane e comunque occorrerebbe dare alle stesse forma e carattere tale da farmi considerare indispensabile ordine preciso di

V. E.

(l) -Cfr. n. 283. (2) -Non si pubblica il memorandum di Rodd in proposito che ha la data 4 marzo.
322

IL MINISTHO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. POSTA R. 565/13. Roma, 1° marzo 1918 (per. il 7).

Mi riferisco telegramma di Gab. n. 326/9 (l).

Ho avuto tre lunghi colloqui, ieri e ier'altro a Ginevra, colìa persona (americana) incaricata dal presidente Wi\son di tastare il terreno così nel campo ,~_ustriaco come in quello bulgaro per vedere se è possibile un'intesa con ambedue o almeno con uno di essi.

Le trattative cogli inviati di Re Ferdinando si possono dire quasi fallite a ragione della enormità delle pretese ognor crescenti della Bulgaria non ancora sazia di tanto territorio acquistato.

Il mio interlocutore mi narrava a tal proposito che le brame della Bulgaria (la quale sarebbe per lui una seconda Prussia) si spingono, oltre alla egemonia nei Balcani, anche ad una penetrazione nell'Asia Minore dove si lusingherebbe di essere aiutata dal danaro americano. Gli Stati Uniti, nella loro politica sentimentale, hanno sempre avuto un debole per la Bulgaria, colla quale oggi non sono in stato di guerra.

Ma se le trattative cogli emissari dello Zar Ferdinand:J sono ad un punto morto, il Signor X non mi ha nascosto che quelle coll'Austria-Ungheria continuano attivissime. Fu dapprima l'industriale Meisel, che gode la fiducia dell'Imperatore Carlo, la persona incaricata di abboccarsi col rapr _:esentante ufficioso americano. Egli fu sostituito più tardi dal noto Professore 1 lmmasch al quale l'Imperatore (vedi mio telegramma gabinetto senza num:::ro del 18 settembre scorso) (2) aveva offerto di formare il Gabinetto.

La situazione in Austria, da quanto avrebbero riferito i (.:e emissari al mio interlocutore, sarebbe la seguente: vi sono nell'Impero duo g:·.-.ndi divisioni, due grandi partiti, il vecchio ed il nuovo regime. Al primo apj. ut:ngono gli arciduchi, la nobiltà, l'ufficialità e la massima parte del clero. Al s:::condo la maggioranza della borghesia. gli intellettuali ed il popolo. L'Imperatore, sostengono il Mesel ed il Lammasch, confermando così quanto diceva il prof. Foerster (vedi telegramma citato) sarebbe interamente favorevole al nuovo regime, avversando sempre di più il conte Czernin e la sua politica sostenuta d:1 Berlino.

L'Imperatore avrebbe detto al Lammasch che il suo sog:1o sarebbe di ricondurre la pace interna fra i suoi popoli accordando a tutte le c:ifferenti nazionalità una specie di home rule.

Sarebbero così sei regni indipendenti riuniti sotto la sua persona. Sua Maestà, aggiunse il Lammasch, salvando le forme verso i suoi alleati attuali, sarebbe pronto a porre subito in atto le sue idee, ove gìi Stati Uniti potessero garantirlo contro possibili attacchi interni ed esterni.

Dopo l'ultimo colloquio avuto a Ginevra il Lammasch è tornato recentemente a Vienna a render conto al suo Sovrano dell'ec.\to delle sue pratiche. Farà ritorno in Svizzera fra pochi giorni.

Ho creduto di capire che il delegato ufficioso del Presidente Wilson (col quale egli è in continua comunicazione pel tramite della Legazione a Berna) veda la situazione odierna dell'Intesa sotto i più neri colori. Mancando totalmente la Russia, e non essendo pronta l'America, egli è convinto de'Ila necessità di staccare l'Austria dal blocco se gli alleati non vogliono essere schiacciati nella prossima grande offensiva. Gli ho detto che invece di tentare quasi l'impossibile, perché l'Austria-Ungheria forma oggi un corpo unico colla Germania, varrebbe meglio tentar di scuotere la compagine interna, favorendo il movimento czeco e quello slavo... Interrompendo le mie osservazioni, e continuando nel primo tema, il mio interlocutore mi chiese, di punto in bianco, se l'Italia avrebbe accettato di fare la pace sulla base della cessione del Trentino e del plebiscito per le altre terre irredente... Questo sarebbero, egli conchiuse, le proposte che avrebbe l'intenzione di fare l'Imperatore Carlo (l).

(l) -Cfr. n. 276. (2) -Non pubblicato.
323

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 813/255. Londra, 1° marzo 1918.

Il discorso del Conte Hertling, che è stato accolto da questa stampa con commenti unanimemente ostili, ha suscitato un'immediata replica, alla Camera dei Comuni, da parte del signor Balfour, il quale ha avuto un grande successo.

La risposta del signor Balfour fu molto efficace. Egli fece risultare, esemplificando i contrasti di fatto, la niuna fondatezza della dichiarazione del Conte Hertling di ammettere i quattro principi generali stabiliti dal Presidente Wilson. Quindi il signor Balfour trattò diffusamente della questione relativa alla restituzione del Belgio sostenendo che il Belgio era la vittima, e non già l'autore del crimine commesso a suo detrimento, e pertanto era del tutto inammissibile che, secondo le dichiarazioni del Cancelliere la nazione belga dovesse andare punita, mentre la Germania era il solo e vero colpevole. Il signor Balfour svolse ancora maggiormente i suoi argomenti, fra gli applausi generali, adducendo che circa siffatta primordiale questione il Governo germanico av,rebbe dovuto assolutamente, come lo dovrà fare, riconoscere il suo torto e dichiararsi pronto ad eseguire le necessarie riparazioni.

Il Ministro degli Affari Esteri raccolse nuovo successo, allorché assunse che il principio della bilancia delle potenze, dichiarato antiquato e da sostituirsi con altro più atto ad assicurare la pace europea, doveva intanto rimaner fermo fin quando il militarismo germanico sia effettivamente una cosa del passato, e fino a quando vi sia una corte internazionale armata di tali poteri da garantire sicurezza al debole contro il forte.

Da queste premesse il signor Balfour dedusse chiaramente che non v'era materia a persuadere all'inizio di qualsiasi conversazione di pace in quanto che il principiare negoziati destinati a non potere ottenere alcun successo sarebbe commettere il più grande crimine contro la futura pace del mondo. In altri

termini fin quando non si sia raggiunto uno schema di generale accordo, e che gli statisti di tutti i paesi non riscontrano in esso le linee generali d'un progetto destinato a profittare una pace permanente, scambi di vedute personali e verbali non sarebbero che di una piccola o di nessuna utilità.

Delle precise e vigorose affermazioni del signor Balfour, a me pare sia da considerare attentamente quella concernente il Belgio. Dall'insieme delle parole usate dal Segretario di Stato parrebbe infatti che egli, seguendo il concetto di

V. E., voglia mettere la questione stessa al di fuori e al di sopra di quelle altre particolari sorte in seguito al conflitto armato. A qualcuno è sembrato pure che la dichiarazione stessa abbia voluto mettere in evidenza l'importanza dirimente su qualsiasi altra questione, che il Gove,rno britannico assegna alla liberazione ed alla restaurazione del Belgio, cioè un'importanza tale che la soddisfazione, da parte del nemico, della domanda di liberazione e restaurazione di quello stato potrebbe segnare H compimento di quell'accordo generale fra i belligeranti, dal quale dovrebbe poi partire il corso dei negoziati di pace.

Nell'accludere qui unito a V. E. il testo del discorso del Signor Balfour ... (1).

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 348.

324

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO BRITANNICO, WILSON, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ (2)

L. Londra, 1° marzo 1918.

Ella sarà a conoscenza che io sono succeduto al generale Robertson nella carica di Capo di Stato maggiore a Londra.

Personalmente non desideravo le nuove attribuzioni, giacché consideravo Versailles come una mia creatura. e avrei preferito rimanerci sino alla fine della guerra; però le autorità pensarono altrimenti ed io dovetti obbedire agli ordini.

Assumendo la carica. trovai che erano già stati impartiti gli ordini perché due divisioni britanniche venissero ritirate dall'Italia e riportate di nuovo in Francia. Se io avessi potuto far sentire la mia voce sull'argomento, avrei di gran lunga preferito portare in Francia due, o tre, o quattro divisioni italiane, e lasciare per ora le nostre cinaue divisioni con voi: ma la questione era stata risolta prima che io assumessi il ootere.

Io spero che Ella non penserà che questo movimento significhi un mutamento di politica per quanto riguarda la Vostra fronte. Come Ella ben sa, io considero tutta la fronte dal mare del Nord all'Adriatico come unica, e quelle zone che sono più minacciate o appaiono più importanti riceveranno, almeno per quanto sta in mio potere, i rinforzi delle zone meno minacciate, o meno importanti. 1 11if,jf;

Spero tra non molto di avere tempo disponibile per fare una gita per venirla a salutare, giacché conservo il migliore ricordo della Sua cordialità verso di me durante quelle oscure giornate di novembre, come ho un gradito ricordo del modo come Ella trattava una situazione così difficile.

Il Generale De!mè Radcliffe mi l'a clellc comunir:azioni assai ineora,;gianli sulla situazione, le condizioni morali c di cfficiem:a dell'esercito di cui Ella è a capo, ed io che ben conosco come stavano le cose nel novembre scorso, Le tributo la più alta ammirazione per i grandi mutamenti che ha potuto compiere.

Il Generale Delmè Radcliffe mi riferisce che la neve continua a cadere quest'anno in proporzioni molto mi11ori del solito cosicché, se le condizioni del tempo non cambieranno, noi possiamo. credo, ritenere che i passi in alta montagna saranno sgombri di neve un mese prima del consueto. Ma anche in queste circostanze immagino che i Boches avranno iniziato il loro sforzo sulle fronti britannica o francese prima che siano in grado di fare un attacco veramente serio sulla fronte Vostra.

Siccome il Generale R.awlinson è stato destinato quale mio successore a Versailles, il Comando della sua armata per ora vacante, e il Comandante Supremo esprime naturalmente il suo desiderio che il Generale Plumer possa ritornare in Francia ad assumere al più presto quel Comando.

Io lascio il Generale Plumer tra Voi ad ogni modo ancora per qualche giorno nella considerazione che possano aver luogo quanto prima alcune operazioni, come mi ha riferito stamane il Genera!c Delmè Radcliffe.

Io spero che Ella vorrà scrivenni direttamente, quando crede meglio, se penserà che io possa esserLe di qualche aiuto, e che Ella permetterà che io Le scriva nello stesso modo (l).

(l) -Non si pubblica. (2) -Da ACS. Presidenza del Consiglio.
325

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 577/85. Cairo, 2 marzo 1918, ore 13,50 (per. ore 18,10).

R. addetto militare mi comunica che le autorità britanniche avrebbero fatto passi presso Roma per la nomina dl un rappresentante britannico nel discretorio della Custodia di 'l'erra Santa. Risulterebbe che i francescani non sarebbero contrari. Si potrebbe però cogliere l'occasione per raccomandare costà stretta applicazione della lettera pontificia del 17 novembre 1912 al padre Calcaterra la quale conferma suprema autorità custode italiano c refuta pretesi speciali diritti nazionali spagnuoli.

326

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARJ E AL CONSOLE A CANEA, BARTOLUCCI

T. 273. Roma, 2 marzo 1918, ore 21.

(Per Canea) Ho telegrafato alla R. legazione Atene.

(Per tutti) Suo telegramma n. 99 (2). Dichiarazione autonomia Creta e atti susseguenti fino ad annessione alla Grecia costituirono bensì speciale status del

cittadino cretese ma non abolirono stu sudditanza da Turchia che conservò su

isola alta sovranità come per altri casi analoghi ad esempio per libanesi.

Sovranità italiana su Libia proclamata 5 novembre 1911 fu riconosciuta dalla Grecia dopo trattato Losanna (ottobre 1912), quindi anteriormente alla sparizione delle ultime vestigia della sovranità ottomana su Creta (trattato di Londra 30 maggio 1913 art. 4) e al conseguente passaggio di Creta sotto la sovranità greca. R. consolato Canea ha quindi diritto considerare sudditi coloniali italiani i libici residenti Creta anche prima del 1897 dichiarati tali dal R. decreto 6 aprile 1913 poiché essi rimasti sudditi ottomani sino al trattato di Losanna divennero sudditi coloniali italiani per effetto stesso trattato le cui conseguenze territoriali e politiche per la Libia furono riconosciute da Grecia. Fine sovranità ottomana su Creta e passaggio isola sotto sovranità greca trovarono quindi un fatto compiuto nei riguardi dei libici residenti Creta e non poterono né possono apportare alcune modificazioni alla situazione giuridica della loro sudditanza. A quei libici debbono perciò applicarsi i benefici del trattato italo greco 1889 tra cui quello riguardante esenzione servizio militare.

Venendo a questione dell'attuale situazione tra autorità greche e R. Consolato Canea osservo come noi pur non volendo portare difficoltà alla mobilitazione greca non possiamo tuttavia abbandonare nostri sudditi e non possiamo non far valere nostri certificati che autorità locale deve rispettare. Autorità locale procede invece modo non conciliante acuendo con procedimenti violenti divergenza che va invece risolta in base fatti e criteri di diritto pubblico su esposti.

V. S. voglia portare quanto precede a conoscenza Governo ellenico: o ve questo abbia contestazioni a rivolg·erci siamo pronti riceverne comunicazione. Intanto Governo greco dovrebbe dare precise istruzioni autorità Creta in senso sospensivo e di rispetto ai certificati consolari.

Prego telegrafarmi assicurazioni al riguardo (1).

(l) -Per la risposta di Diaz cfr. n. 41U. (2) -Cfr. n. 245.
327

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 120/49. Le Hàvre, 2 marzo 1918 (per. il 7).

Nel telegramma n. 9 (gabinetto), del 28 p p. (2), ho avuto l'onore di riferire, fra altro, ciò che m'ha detto il Ministro degli Affari Esteri, Signor Hymans, circa il discorso del Cancelliere tedesco. il 25 gennaio, segnatamente per la parte che riguarda il Belgio e l'invito ad entrare in negoziati.

Il Signor Hymans contava di non dare subito. in una forma qualsiasi, risposta, stimando che nella nota belga a Sua Santità del 24 dicembre p.p. (telegramma n. 6 (3) e mio rapporto 25 gennaio, n. 5'1/21) (4) fossero chiaramente

(-4) Non pubblicato.

indicate le condizioni che il Governo belga pone per trattare della pace. Ad ogni modo aspettava il ritorno qui del Capo di Gabinetto per decidere intorno alla risposta.

Se non che egli ha avute tante sollecitazioni per parte di belgi di far conoscere il pensiero del Governo sull'offerta del Conte Hertling che ha pensato poter un ulteriore indugio far credere ad una esitazione del Gabinetto e pe·rciò ha pubblicato nel giornale dell'Havre, ieri, una nota, riprodotta nella stampa di Parigi. V. E. ne troverà il testo qui unito (l) e osserverà che vi è una semplice riproduzione del paragrafo della nota al Papa, predetta, nel quale sono esposti gli scopi belgi di guerra.

(l) -Cfr. n. 343. (2) -Cfr. n. 313. (3) -Cfr. n. 136.
328

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 540/52. Washington, 3 marzo 1918, ore 8 (per. ore 11,35 del 4).

2 marzo. Mio telegramma n. 48 Gabinetto (2) e telegramma di V. E. Gabinetto

n. 349/52 (3).

Ho domandato a Polk (Lansing si è assentato per una diecina di giorni) se si era raggiunta qui una decisione rispetto Siberia. In risposta egli mi ha letto il seguente telegramma che Dipartimento di Stato dirige oggi all'ambasciatore degli Stati Uniti a Tokyo:

«Governo Stati Uniti si trova a constatare in ogni circostanza essere desiderio del popolo americano che pur [collaborando] con ogni energia coi suoi associati in qualsiasi intrapresa diretta (4) della guerra in cui gli sia possibile partecipare il Governo si mantenga la propria libertà d'azione quante volte possa farlo senza cagionare torto ai suoi associati. È perciò che il Governo degli Stati Uniti non ha creduto unirsi ai Governi dell'Intesa nel chiedere al Governo giapponese agire in Siberia. Governo degli Stati Uniti non ha obiezioni a che questa domanda sia fatta e desidera assicurare il Governo giapponese della sua piena fiducia che nel mandare una forza armata in Siberia esso lo farà come un alleato della Russia con nessun altro proposito se non quello di salvare la Siberia dall'invasione e dagli intrighi tedeschi e sarà pienamente disposto a lasciare alla conferenza della pace la determinazione di tutte le questioni che possono toccare le sorti permanenti della Siberia». Polk mi spiegava che unendosi agli alleati nelle trattative col Giappone gli Stati Uniti d'America si sarebbero fatti parte di un trattato che avrebbe suscitato nei membri del Senato avversari al Giappone una discussione tumultuosa da evitarsi. D'altra parte occorrendo scongiurare la minaccia del Giappone di andare solo e senza accordi

(I) -Non pubblicato.

in Siberia questo Governo non soltanto non si oppone alla domanda degli alleati ma è lieto delle condizioni che essi potranno ottenere. Polk è però alquanto scettico e disilluso del contegno dei giapponesi nell'azione in Siberia.

(2) -Cfr. n. 316. (3) -Cfr. n. 306. (4) -Gruppo indecifrato.
329

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 589/218. Londra, 3 marzo 1918, ore 15,57 (per. ore 0,30 del 4).

Secondo desiderio espresso da S. E. Crespi mi sono recato oggi da Cecil a trattare nuovamente questione carbone. Gli ho mostrato ultima situazione spedizione facendogli osservare come arrivi marzo presentansi estremamente limitati e assai distanti dalla cifra sperata di 600.000 tonnellate.

Cecil rispose:

l) che nonostante ultime notizie telegrafiche che forse potevano far nascere qualche dubbio in proposito, riteneva che Francia si fosse definitivamente impegnata a fornire le 240.000 tonnellate;

2) che per quanto riguarda Inghilterra essa impegnavasi a spedire 150.000 tonnellate via Mediterraneo presupponendo per altro rimanesse inalterato numero vapori nostri in quel traffico;

3) Inghilterra assumeva analogo impegno per servizio Blaye; 4) che « terrific efforts » vengono fatti dal Ministro navigazione per provvedere alla spedizione 110.000 tonnellate via Rochefort e che egli aveva in proposito più che ragionevoli speranze di riuscirvi; 5) che rimaneva peraltro a risolvere problema ferroviario dubitando egli fortemente che in seguito all'avvenuta cessione di considerevoie numero carri ferroviari all'America, Francia non abbia sufficiente scorta matedale con cui far fronte nuovo traffico Rochefort Italia; 6) che per quanto riguarda traffico Marsiglia Genova: egli attendevasi fosse provveduto con mezzi itala-francesi. Replicai facendo notare che non vedevo come noi potessimo provvedere tutto tonnellaggio necessario traffico Marsiglia. In risposta Cecil accennò in via strettamente confidenziale ad una possibilità non remota per quanto ardua di difficoltà politiche, con la quale si riuscirebbe eventualmente ad aumentare tonnellaggio a disposizione degli Alleati. A mia domanda circa questione transito Svizzera disse aver telegrafato secondo promessa ma non aver ancora risposta né da Roma né da Parigi. Concluse aver più che mai presente estrema gravità della nostra situazione e non risparmiare occasione alcuna per alleviarla. Colloquio odierno era stato preceduto da conferenza tra Cecil e Milner. Attolico ed io abbiamo qui fondati motivi di essere convinti che assicurazioni di Cecil non sono parole vuote. Prego V. E. comunicare presente telegramma anche a S. E. Crespi in risposta suoi messaggi inviatimi a mezzo Attolico.

330

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 376. Roma, 3 marzo 19.18, ore 20.

Mio telegramma Gabinetto n. 348 (1).

Ministero Guerra comunica quanto segue: « Sembrami sia della massima convenienza da parte nostra, lungi dall'aderire ad un ampliamento del fronte della 35a Divisione, ottenere, giusta i precedenti accordi, che l'esame dello spostamento della Divisione ste~;sa verso l'Albania entri al più presto in una fase risolutiva>>.

331

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 539/97. Pietrogrado, 3 marzo 1918, ore 20,10 (per. ore 12,25 del 4).

Incidente riguardante la partenza della R. ambasciata (2) soddisfacentemente risolto; partiamo questa sera diretti a Helsingfors ove raggiungerò le altre rappresentanze alleate. Il commissariato degli affari esteri è stato irremovibile tanto nei nostri riguardi che in quelli degli alleati nel permettere l'immediata partenza solo dei membri della missione muniti passaporto diplomatico rilasciato dal proprio Governo e non dalle ambasciate. Trovandosi tutti i membri missioni militari in queste condizioni, generale Romei ha deciso rimanere a Pietrogrado qualche giorno sino a che tutti i suoi subordinati, espletate le pratiche in corso, possano lasciare la Russia.

Prego comunicare Ministero Commercio che il dott. Mariani lascia Pietrogrado unitamente al personale dell'ambasciata.

332

IL REGGENTE L'AMBASCIATA A PIETROGRADO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 542/08. Pietrogrado, 3 marzo 1918, ore 20,10 (per. ore 14,30 del 4).

Con telegramma giunto ieri sera da Brest Litovsky è stata annunziata la firma della pace. I tedeschi avendo rifiutato la sospensione delle ostilità sino

alla firma stessa. b delegazione russa accettò tutte le condizioni senza stuctiarle n(? diseuLPrlP. T<1li eon(Ji,:ioni rìsl;ìt:lno ancoJ":l più gr:I\'OS(' di qtwllc rlel 21 febbraio. Il distretto del Cuticaso di Karakam. Kars e Batum vanno anche perduti per la Russia. I massimalisti scusano questa pace vergognosa e disastrosa coll'affermare che le questioni territoriali hanno secondaria importanza avanti all'interesse di conservare il potere per rafforzare il Governo dei Soviet minacciato di distruzione dall'avanzata germanica. A quanto mi viene riferito però l'avanzata tedesca non si è ancora arrestata e si teme che essa possa continuare sino alla ratifica del trattato dando possibilità di provvigionare Pietrogrado. Ieri sera gli aeroplani tedeschi gettarono bombe nel centro della città. Si hanno parecchi marci. Quanto alla cessione dei distretti sopraindicati essa provocherà probabilmente complicazioni da parte della Repubblica del Caucaso proclamatasi da tempo indipendente senza contare che gli armeni potrebbero ribellarsi. Il grosso pubblico ha accolto la notizia della pace con indifferenza. La borghesia è indignata ma non accenna a muoversi. Il Governo ha convocato per il giorno 12 il Congresso dei Soviet di tutta la Russia per la ratifica. Molti Soviet fra cui quello di Mosca si erano già pronunziati contro una pace che non comprendesse i noti principi democratici, ma sembra difficile che adesso oppongansi seriamente al fatto cornpinto. Dato il caos attuale altre sorprese non sono impoé::.;ibili.

(l) Cfr. n. 298, nota l.

(2) Con t. gab. s. 538/s.n. del l" marzo Torretta aveva informato di un incidente dovuto al rifiuto russo di vistare il passaporto dell'an. Dentice eli Frasso insieme a quelli dei componenti l'anlbascinta jtaliana.

333

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 546/129. Parigi, 3 marzo 1918 ore 20,30 (per. ore 9,30 del 5).

Mi sono valso delle voci che V. E. è venuto segnalandomi circa H possibile insediamento di truppe greche a Koritza per ricordare oggi a Margerie le schiette e spontanee assicurazioni che egli mi diede poche settimane or sono in seguito alla soppressione della famosa repubblica. Margerie mi ripetè con la stessa precisione che il Governo francese non conta affatto far inviare truppe greche a Koritza che v-i rinforzino elementi francesi appunto per non incoraggiare le illusioni greche. Ho colto l'occasione per segnalargli come il Comando Supremo francese in Oriente si mostrasse in generale tutt'altro che favorevole verso di noi; accennai alla questione della 35' divisione, al caso Chain che si trascinò per più mesi. alle nostre domande per la fortificazione di Corfù non accolte. Margerie rispose che forse c'era anche un po' di suscettibilità da parte nostra e cercò di giustificare il fatto osservando che l'incidente Chain si prolungò a causa del carattere ostinato di Sarrail che poi gli costò il comando affermando che la Francia non aveva alcuna mira sopra Corfù. Egli naturalmente non poteva ammettere la mia osservazione; credo però ciò nonostante che questa non sia stata inutile.

334

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 535/96. Londra, 3 marzo 1918, ore 24 (per. ore 5,30 del 4).

Discorso di Balfour polemizzante con Hertling (l) ha in complesso incontrato l'approvazione quasi generale. È stato notato che l'intonazione del discorso, per quanto a volte ironica e mordace, fu nell'insieme alquanto più conciliante. Persino Ramsay Macdonald ha fatto privatamente sapere a Balfour che era rimasto piuttosto soddisfatto. Ciò non ha naturalmente impedito le recriminazioni dei soliti radicali pacifisti i quali con discutibile buona fede si affannano a dimostrare che nel fondo il linguaggio del Cancelliere circa i:l Belgio apriva benissimo l'adito all'inizio delle auspicate conversazioni di pace.

V. E. avrà potuto rilevare in relazione al mio telegramma gab. 85 (2) che Balfour è tornato ad insistere sulla non assoluta competenza del Consiglio di Versailles a discorrere di politica generale e lo ha fatto in termini attraverso i quali si potrebbe persino scorgere una critica per la pubblicazione del comunicato.

Per conto mio dopo accurato esame del discorso di Balfour, non sono ancora riuscito a trovare conclusiva risposta alla domanda che in questi momenti di così intensa ansietà costantemente rivolgo a me stesso, e cioè quaie sarebbe il contegno non tanto del Governo quanto della grandissima maggioranza di questa opinione pubblica a riguardo di una proposta tedesca di inizio di conversazioni diplomatiche sulla base esplicita e precisa di una scrupolosa restaurazione in pristino del Belgio con adeguate riparazioni? Questa domanda non mi appare ingiustificata quando ricordo l'accenno fatto da Lloyd George al nostro presidente del Consiglio sul grande imbarazzo in cui predetta eventualità porrebbe il Governo britannico.

335

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, RODD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. Roma, 3 marzo 1918.

I am sorry to trouble you with work when you are ln enforced retirement. But I must send you two documents (3). One is a telegram announcing that one of the divisions which it was purposed to withdraw will for the present remain in Italy. The other is a statement regarding losses by submarine warfare and ship which we propose to publish at once if you do not object, in order to stimulate production and to make known what the rea! conditions are.

(l) -Cfr. n. 323. (2) -Cfr. n. 303. (3) -Non pubblicati.
336

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, RODD

L. Roma, 3 marzo 1918.

Ho ricevuto la lettera che V. E. si è compiaciuta d'inviarmi oggi (l) con allegati i due documenti concernenti l'uno le perdite causate dai sottomarini nemici, e l'altro il ritiro delle divisioni inglesi dal fronte italiano (2).

Circa il primo documento mi pregio, in risposta, farLe conoscere che il

R. Governo non ha alcuna obiezione a che il Governo britannico dirami posdomani martedì il proposto comunicato e che esso stesso si propone di pubblicarne uno analogo lo stesso giorno.

337

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 548/98. Londra, 4 marzo 1918, ore 22,10 (per. ore 10 del 5).

Oggi questi Sovrani britannici ci fecero onore invitarci loro colazione famigliare. S. M. il Re manifestò con usata veemenza sua indignazione per bombardamenti aerei Venezia da parte austriaci mostratisi in brutalità <<degni emuli dei tedeschi>>. Sua Maestà si meravigliava per impotenza del Papa ad impedire simili vandalismi. Chiestogli che cosa pensava del messaggio dell'Imperatore al presidente, si è mostrato piuttosto scettico sui risultati conversazione per essere mossa austriaca evidente conseguenza di previi accordi con tedeschi i quali sapendosi odiati dal mondo intero cercano mettere avanti meno invisi austriaci. Connivenza apparve del resto in modo indubbio dalla nota esplicita dichiarazione preliminare fatta al generale Smuts da Mensdorff sul fermo proposi:to Governo I. e R. di non separarsi dall'alleato. Mi sono qui permesso ricordare a Sua Maestà l'opinione da me costantemente sostenuta in vari precedenti colloqui sulle più che scarse probabilità di una pace separata da parte dell'Austria. Abbiamo poi parlato della disgraziata Russia. È superfluo io insista sulla severità apprezzamenti di Sua Maestà a riguardo dei bolscevisti che hanno tradito alleati e sacrificata loro patria. Ora finalmente si comincia a rendere giustizia alla lealtà e buona fede del così indegnamente calunniato Imperatore.

Del messaggio imperiale a Wilson ho discorso pure con Hardinge. Egli, pure mostrando scetticismo su risultato pratico, osservava sarebbe sempre abile se presidente riescisse a costringere Imperi centrali a rivelare in modo preciso loro intenzioni.

(l) -Cfr. n. 335. (2) -Non pubbllcat!.
338

IL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE DELL'ALBANIA, FERRERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.591/30052. Zona di guerra Albania, 4 marzo 1918 (per. il 4).

Informatori dell'ufficio po-litico riferiscono che austriaci spargono voce prossimo arrivo in Albania del principe di Wied e loro conseguente sgombero dallo Stato indipendente albanese salvato con le loro armi dalle invasioni nemiche. Se Italia non seguirà loro esempio sgombrando a sua volta, austriaci accorreranno all'appello del Re di Albania prestando nuovamente loro appoggio per liberare tutta l'Albania. Dietro invito delle autorità austr·iache popolazione festeggia prossimo arrivo di Wied. Albanesi rispondono con entusiasmo nuove iscrizioni aperte per formazione esercito nazionale. Notasi propaganda più attiva dei capi banda nemici per indurre nostre bande non opporsi eventuali attacchi.

339

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 552/133. Parigi, 5 marzo 1918, ore 14,15 (per. ore 21).

Riassumo seguente telegramma identico da Jassy in data lo corrente che invio per posta:

Il Presidente del Consiglio ha riunito i ministri aHeati per comunicare loro le condizioni di pace di Czernin che ha dichiarato in pari tempo essere scomparsa dinastia e la divisione della Romania fra Ungheria e Bulgaria. Le condizioni sono la cessione della Dobrugia alla Quadruplice Alleanza fino al braccio più meridionale del Danubio, la cessione all'Ungheria delle porte di ferro, della valle del Jin e della regione di Dornovatra. Condizioni economiche non precisate da applicarsi ai grani e petrolio, e che saranno più aspre ancora che le territoriali. Averesco ha detto ai miinstri alleati essere necessario scegliere tra le tre soluzioni seguenti:

1°) accettare negoziati sulle basi esposte;

2°) una capitolazione che eviterebbe la pace legale ma implicherebbe la perdita di tutto il materiale di guerra e ferroviario e della indipendenza del paese per tempo indefinito;

3°) resistenza a oltranza con certezza del disastro finaie e con le stesse conseguenze. Il presidente del Consiglio ha quindi chiesto se negoziare non sia il migliore partito nell'interesse della Romania e dell'Intesa. Chiese inoltre se data l'ipotesi di una pace cosi conclusa, la Romania potesse al momento del Congresso contare sull'appoggio degli alleati per ottenere la revisione soprattutto per le condizioni territoriali. I ministri alleati insistettero per la resistenza ad ogni costo e per l'evacuazione dell'esercito e della famiglia reale. Il presidente del Consiglio ha mantenuto il suo modo di vedere e segnalato le gravissime conseguenze per l'Intesa d'alienarsi con la sua intransigenza la popolazione romena e gettarla in braccio ai tedeschi. Ha chicesto che le sue dichiarazioni venissero comunicate ai Governi alleati in vista di eventuali istruzioni che giudicassero dover dare ai loro rappresentanti a Jassy. Ministri alleati segnalano inoltre l'utilità di dare 1a maggiore pubblicità all'ultimatum tedesco ed alla minaccia mostruosa deHo smembramento della Romania fra i suoi nemici ponendoli in raffronto con le dichiarazioni concilianti fatte in addietro dagli Imperi Centrali.

340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 391. Roma, 5 marzo 1918, ore 20.

Secondo telegramma «Agenzia Stefani» aHa Camera dei Comuni Noel Buxton ha domandato ieri al ministro degli Affari Esteri se sua attenzione è stata richiamata sulla dichiarazione fatta dal ministro americano a Sofia secondo la quale Governo americano ha fatto comprendere che non sosterrebbe rivendicazioni Italia circa Dalmazia e se questa dichiarazione rappresenta vedute Governo americano. Ministro affari esteri britannico ha risposto che si pretende che il ministro americano a Sofia abbia fatto tale dichiarazione in un'inte·rvista colla stampa ma che egli ignora se questa versione sia esatta.

Prego telegrafarmi se è esatto che il ministro americano a Sofia si sia espresso nel senso indicato e che cosa si pensi costà di simile dichiarazione (l).

341

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, A TOKIO, CUSANI GONFALONIERI E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 393. Roma, 5 marzo 1918, ore 20,45.

Questo ambasciatore di Francia ha comunicato che Stati Uniti non opponendosi ad azione giapponese in Siberia era il caso concludere per il tramite Inghilterra accordi col Giappone circa suo intervento quale mandatario Intesa.

Prego seguire trattative tenendo presente nostro desiderio di compartecipazione sia pure simbolica a mezzo piccoli reparti e bandiera (2).

(l) -Macchi di Cellere rispose con t. gab. 608/55 del lO marzo, comunicando che «Polk escludeva senz'altro la verosimigllanza della dichiarazione e che riteneva tale divulgazione una manovra tedesca ». (2) -Per le risposte di Bonin e Cusani cfr. nn. 346 e 350. Cfr. anche Il n. 349.
342

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 564/53. Washington, 5 marzo 1918, ore... (per. ore 10 del 7).

Polk è venuto a vedermi stasera per informarmi che non era stato più spedito a Tokio il telegramma da me riprodotto col mio te~egramma n. 52 (l) e per mostrarmi il nuovo telegramma che in sua vece il Dipartimento di Stato dirigeva adesso. Questo telegramma del quaie mi hanno permesso di prendere copia e che riproduco più sotto è una versione peggiorata del primo. Ho chiesto a Polk se non riteneva che questa più completa risciacquatura di mani potesse cagionare ulteriori incertezze e nuovi imbarazzi e quali fossero in sostanza il pensiero ed i propositi di Wilson. Egli mi ha risposto: «Presidente insiste ritenere intervento in Siberia un grosso errore. In presenza fatto ·inevitabile ha tenuto ad affermarlo dichiarando in pari tempo a quali intendimenti egli confida rimanga subordinata l'azione giapponese». Mi ha confidato poi sapere che la spinta f,rancese per l'intervento giapponese è dovuta principa'lmente al generale Foch e che l'Inghilterra avrebbe già fatto passi a Tokio per ottenerne opportune garanzie. È manifesto desiderio di questo Governo che si agisca adesso dagli alleati in questo senso. Nella rinnovata dichiarazione di simpatia per la riv~uzione russa si impernia poi l'ostinata e singola,re concezione politica di Wilson.

Ecco il telegramma: «Il Governo degli Stati Uniti ha preso nella più attenta considerazione le condizioni prevalenti in Siberia ed il loro possibile rimedio. Esso riconosce i pericoli estremi di anarchia al quale sono esposte le provincie siberiane ed anche i rischi di imminente invasione e dominazione tedesca. Conviene coi Governi dell'Intesa che se intervento è considerato opportuno, Governo giapponese si trova nella condizione per assumerlo e compierlo il più efficacemente. Esso ha inoltre massima fiducia nel Governo giapponese ed in quanto concerne propri sentimenti a suo riguardo sarebbe interamente disposto ad affidargli l'impresa. Ma sente il dovere di dire con tutta la franchezza che l'opportunità dell'intervento gli sembra assai discutibile. Se intervento fosse deciso il Governo degli Stati Uniti confida che sarebbero fornite le più esplicite dichiarazioni che il Giappone lo assumerebbe come alleato della Russia nell'interesse della Russia ed al solo scopo di mantenere la Russia salva contro la Germania ed a disposizione assoluta della conferenza deHa pace. Altrimenti Potenze centrali potrebbero, né mancherebbero di fare apparire che il Giappone farebbe nell'est esattamente ciò che Germania fa nell'ovest e cercare in tal modo ribattere la condanna che il mondo intero pronunzia contro l'invasione della Russia che la Germania cerca di giustificare con la pretesa di ristabilire l'ordine. Il Governo degli Stati Uniti ritiene con tutto il rispetto che quando anche tali assicurazioni fossero date esse potrebbero essere egualmente screditate da coloro che vi avrebbero interesse; che un forte risentimento sarebbe suscitato nella stessa Russia e che tutta la faccenda potrebbe fare il

giuoco dei nemici della Russia e specialmente dei nemici deHa rivoluzione russa per la quale il Governo degli Stati Uniti nutre la più grande simpatia malgrado tutto quanto di infelice e disgraziato ne è sc,aturito fino ad ora. Governo degli Stati Uniti desidera tornare a manifestare al Governo giapponese la sua più calorosa amicizia e fiducia pregandolo di vole,r accettare queste manifestazioni del suo pensiero espresso solo nella franchezza dell'amicizia » (1).

(l) Cfr. n. 328

343

IL CONSOLE A CANEA, BARTOLUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 604/16. Canea, 6 marzo 1918, ore 21 (per. ore 0,45 del 7).

Ringrazio V. E. del telegramma n. 273 (2).

I giornali locali pubblicano un ordine del Ministero della Guerra che a me sembra definire la situazione giuridica dei musulmani cretesi secondo il nostro punto di vista. Ne trascrivo il periodo principale: «I musulmani che ottennero l'indigenato cretese per naturalizzazione collettiva (1897) e che hanno conservato tale loro qualità sino ad annessione di Creta alla Grecia, essendo divenuti in quel momento cittadini greci per il fatto che cessava di esistere l'indigenato cretese, perdettero la sudditanza ottomana >>.

Confermando che tutti i nostri sudditi della guarnigione di Canea sono stati rilasciati mentre sembra che siano ancora trattenuti alle armi quelli di stanza ad Atene, Pireo e Salonicco, prego V. E. di un intervento in favore di questi ultimi il ritardo alla loro messa in libertà non potendo provenire che da difficoltà d'ordine burocratico. Dovendo poi riprendere le iscrizioni, lasciate apposta in sospeso durante ultimi avvenimenti, prima di chiedere al governatore generale il rilascio dei nostri iscritti che eventualmente si trovassero alle armi, vorrei essere assicurato che non andrò incontro a difficoltà o ad un rifiuto. Telegrafato Roma e Atene.

344

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, BONIN, A LONDRA, IMPERIALI, E AL MINISTRO A J ASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 398. Roma, 6 marzo 1918, ore 21,20.

(Per Londra) Ricevo seguente telegramma dalla R. ambasciata a Padgi: «Riassumo... (come nel telegramma gabinetto n. 552/133) » (3). (Per Parigi) Telegramma di V. E. Gabinetto n. 133. (Per Parigi e Londra) Ho risposto a Fasciotti come segue:

(Per Jassy) Mi riferisco al telegramma identico da Jassy in data 1° marzo.

(Per tutti) Pur rendendoci conto della penosa situazione in cui si trova la Romania in conseguenza del tradimento russo, non ci è possibile mutare atteggiamento tenuto sin qui, impegnandoci per l'avvenire. Una assicurazione delle Potenze dell'Intesa per la reintegrazione territoriale al congresso della pace non mi sembra oggi né efficace né opportuna. In primo luogo questa assicurazione verrebbe risaputa dagli Imperi Centrali e servirebbe ad essi come arma per peggiorare le attuali condizioni di pace. Se poi noi autorizzassimo Romania ad accettare i patti della pace ci renderemmo con ciò corresponsabili della validità dei patti stessi, anche innanzi al congresso della pace generale, mentre possiamo non riconoscere qualunque pace separata della Romania fatta nostro malgrado.

(l) -Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. 413 del 6 marzo, ore 20. (2) -Cfr. n. 326. (3) -Cfr. n. 339.
345

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 874/282. Londra, 6 marzo 1918.

Il Daily Telegraph di ieri ha pubblicato una nuova lettera del Marchese Lansdowne.

La lettera si riferisce direttamente al discorso del Conte Hertling ed alla risposta del Signor Balfour. Ma essa è principalmente una delucidazione, un'interpretazione ed un'amplificazione delle dichiarazioni del Cancelliere, dalle quali l'antico Ministro degli Esteri vuole dedurre: l) che, stante le dichiarazioni circa il Belgio -che egli interpreta come promessa di restituzione e di completa evacuazione -bisognerebbe ammettere «quell'intimo meeting », che il Conte Hertling desidera sia formato per discutere confidenzialmente e senza pregiudizio la possibilità di una più formale conferenza; 2) che in tale conferenza, una volta stabilita la restaurazione del Belgio e delle provincie occupate dagli Imperi Centrali in Francia ed altrove, si potrebbe parlare delle questioni relative all'Alsazia-Lorena, alle provincie irredente ed alle aspirazioni britanniche su parte dell'Impero turco.

Questi punti a me sembrano, in oggi, non solo l'essenza della sottile lettera del Marchese di Lansdowne, ma anche l'assunto dei radicali e di quella parte dei liberali, che più specialmente fa capo al Signor Runciman.

Secondo questa tendenza politica, la pace di compromesso non dovrebbe sicché essere formata mercè una proporzionale e generale diminuzione delle assicurazioni belliche di ciascun alleato; ma dovrebbe invece partire dallo stesso punto dal quale essa partirebbe qualora -quod Deus avertat -gli alleati si trovassero ad aver subito una reale e definitiva sconfitta.

La gravità di quella tendenza è resa maggiore dal fatto che i partiti labouristi e socialisti britannici, malgrado il loro recente memorandum, non deducono più dai loro principi politici la necessità profondamente democratica della integrazione nazionale di ciascun popolo, mercè il recupero della rispettiva completa indipendenza; ma invece, assillati dal desiderio di pace, mettono da banda oramai tale conseguenza logica nei loro stessi principi politici per adattarsi a quel qualsiasi programma, che più soLlecitamente possa profittare la pace.

Si è detto, e si ripete ancora oggi, che il Marchese Lansdowne è messo innanzi dai suoi antichi irreducibili contraddittori radicali per propiziargli un'eventuale chiamata al potere, alla caduta del presente Gabinetto. Si aggiunge pure che il Signor Runciman ed il Signor Henderson dovrebbero far parte della nuova combinazione.

Frattanto, questi ultimi due, siccome V. E. lo rileverà dalla lettura dei documenti annessi (l), hanno fatto delle dichiarazioni, il primo di consenso indiretto all'interpretazione data dal Marchese Lansdowne aUe dichiarazioni del Cancelliere, ed il Signor Henderson -in una recentissima conferenza -di attenuazione alle precise rivendicazioni territoriali contenute nel memorandum socialista.

La lettera del Marchese Lansdowne finoggi non è stata commentata che

dalla Westminster Gazette, la quale osserva che lo spettacolo della Russia non persuade ad accordare alle dichiarazioni germaniche alcun altro senso che quello risultante dall'ambiguità pericolosa dello stesso contesto deHe dichiarazioni, avvertendo del pericolo che la Germania possa ingannare noi, allo stesso modo col quale essa ha ingannato la Russia.

346

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 571/138. Parigi, 7 marzo 1918 ore 18,05 (per. ore 5 dell'8).

Telegramma di V. E. n. 393 (2).

Pichon mi ha detto stamane che egli troverebbe assai opportuno di non appagarsi del consenso passivo che gli Stati Uniti sembrano disposti a dare ad accordo dell'Intesa con il Giappone per una azione di questo in Siberia ma di ottenere possibilmente che Wilson vi si associasse. Intanto egli ha mandato istruzioni all'ambasciata a Tokio di appoggiare le pratiche del Governo inglese ed ha dato opportune di·rettive a Cambon che è ripartito ieri sera per Londra. Pichon desidererebbe che il Giappone estendesse il suo controHo della linea transiberiana sino agli Urali. Egli ritiene che soprattutto occorre fare presto; il Giappone ha tutto pronto per la sua azione e agirà in tutti casi; sarebbe meglio che egli agisse come mandatario delle Potenze alleate ciò rappresentando un possibi!le freno alle sue aspirazioni e attenuando ferita a quanto rimane del sentimento nazionale russo. Pichon sarebbe anch'esso lieto se le varie Potenze potessero essere rappresentate con piccoli reparti e bandiere ma senza escluderlo del tutto dubito assai che il Giappone vi consenta (3).

(l) -Non si pubblicano. (2) -Cfr. n. 341. (3) -Ritrasmesso a Londra con t. gab. 414 dell'8 marzo, ore 20.
347

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 404. Roma, 7 marzo 1918, ore 20.

I ministri alleati a Jassy propongono una manifestazione allo scopo di riservare efficacemente l'avvenire della causa deH'Intesa in Romania. Tale manifestazione che dovrebbe precedere la firma definitiva della pace, proclamerebbe:

l) che la pace imposta alla Romania con la violenza è considerata dall'Intesa come nulla e non avvenuta. 2) che l'Intesa conserva i suoi sentimenti verso Ia Romania e se ne ispirerà alla conferenza generale della pace.

Confermo a ta,le proposito mio telegramma n. 398 (l) da cui risultano le ragioni perché una manifestazione del genere prima della firma definitiva della pace non sarebbe a mio avviso né efficace né opportuna.

348

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN E AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. PER CORRIERE 406. Roma, 7 marzo 1918.

(Per Berna) Telegramma S. V. Gabinetto n. 13 per posta (2).

(Per Parigi e Londra) R. legazione Berna riferisce quanto segue in data 1° marzo: «Ho avuto... (come nel telegramma Gabinetto 565/13) ». Ho risposto al Marchese Paulucci come appresso: « (Per tutti) Plebiscito sarebbe oggi un inganno. Quale sarebbe l'unità di

circoscrizione per le votazioni? Quale U criterio di decisione? Qua,le la garanzia di sincerità tra banditi, internati e terrorizzati? Indipendentemente dalle ragioni etniche noi rivendichiamo per ragioni strategiche un confine di sicurezza di frontiera e di difesa della nostra costa adriatica.

Ciò premesso parmi non convenga per ora dare alcuna risposta né esprimere alcuna opinione di fronte ai negoziatori e limitarsi a rtlevare tutta la perfida delle trattative (3).

(l) -Cfr. n. 344. (2) -Cfr. n. 322. (3) -Questa risposta fu trasmessa anche a Washlngton con t. gab. 405 del 7 marzo.
349

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 407. Roma, 7 marzo 1918, ore 19.

Con lettera personale in data 5 corrente questo ambasciatore d'Inghilterra mi riferisce quanto segue: «A telegram has been sent to our Minister a t To!{yo in the following sense:

In view of the unconditional surrender to Germany of the Petrograd Government, there appears to be now no barrier to the penetration of Germanic influence into Siberia, and no Russian authority exists which can be trusted to prevent the appropriation of Siberian foodstuffs by the Centrai Powers, or would be able to guard the objects in view to involve the contro! of the Siberian railway, probably as far as Chiliabinsk and certainly as far as Omsk, it is clear for geographical reasons which are obvious, that this task must be undertaken by Japan. We think it most important, lest it should be thought that there is any resemblance between the operations which Germany is now carrying on in European Russia and those which Japan may be compelled to undertake on account of Siberia, that Japan, in acting as the mandatory of the Allies, should give the fullest publicity to her methods and aims. While it is not within Mr Balfour's province to make suggestions as to the form which such a declaration should take. His Majesty's Government consider it to be of very great importance that it should be made clea,r that, while the centrai Powers are engaged in destroyi:ng Russia, the desire of the Allies is to aid her; that where as Germany has seized the opportunity of Russia's weakness to despoil her of great provinces, the Allies predge themselves to leave her territory intact: that, while Germany has not only been making war upon Russia but also upon particular forms of Government which Russia has either established or may seek to establish, the Allies do not intend nor desire to interfere with the internai affairs of Russia; and finally that, while the object of Germany is not only to crush Russia politically but also economically to exploit her, the allies desire both in Russian interests and in their own to see her independent and strong.

The British Minister is reminded that telegrams from Washington, which have been repeated to him, show that the United States are favourable to this policy.

He is i.nstructed to speak to the Japanese Government in this sense and if he finds them favourable to such views he is to consult his Italian and French colleagues and, when they have received the necessary instructions, he should join in inviting the Japanese Government to undertake the obligations which have been outlined as the mandatary of the Allied Powers.

I have not yet received instructions to comunicate this telegram to you, but as you know, my constant practice is to tell you everything without reserve. I thought I had best let you know at once the line we were taking »

Ho risposto a Sir Rennell Rodd che lo ringraziavo della cortese comunicazione e che concordavo con le idee da lui manifestate.

350

L'AMBASCIATORE A TOKYO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 576/37. Tokyo, 7 marzo 1918, ore 21 (per. ore 12,50 dell'8).

Fedelmente mi attengo alle istruzioni del telegramma di V. E. gab. n. 393 (l). Ambasciata Inghilterra che non ha ancora ricevuto le istruzioni di agire mi ha detto che per quanto le risulta suo Governo non intende partecipare in nessun modo alla [spedizione] e che questo ministro degli affari esteri gli ha dichiarato che una domanda in tal senso incontrerebbe viva opposizione del Governo giapponese ciò che concorda con le mie informazioni attinte a buona fonte. Ambasciatore degli Stati Uniti oggi ha ricevuto istruzioni di dare lettura a questo ministro degli affari esteri di un memorandum di cui mi ha dato visione confidenzialmente. Ecco il sunto:

«Noi abbiamo la massima simpatia e fiducia nel Giappone riconoscendo seria situazione e crederemmo nessuna potenza sarebbe più adatta all'incarico per una spedizione militare in Siberia qualora questa fosse opportuna. Ma, pur non facendo opposizione, teniamo a dichiarare che tale opportunità è per noi più che discutibile poiché Giappone si attirerà nella Russia orientale identiche animosità che la Germania nella occidentale ed anche perché un tale passo è contrario alla rivoluzione russa per la quale abbiamo viva simpatia malgrado le sue deplorevoli conseguenze immediate>>.

351

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 572/141. Parigi, 7 marzo 1918, ore 21,15 (per. ore 5 dell'8).

Mio telegramma 107 (2).

Legazione di Serbia pubblica una dichiarazione neHa quale smentisce energicamente in nome del suo Governo che la Serbia si prepara a negoziare una pace separata. Dichiara inoltre che le dimissioni di Pasic nulla hanno da vedere con la politica estera della Serbia che non si dipartirà in nulla dalle direttive seguite dal 1914 in poi. Voci di pace separata vengono qui diffuse dai pochi socialisti serbi. Da persona bene informata si ritiene che trattisi di manovre austriache per impedire accordi fra i rappresentanti nazionali soggetti all'Impero (3).

(l) -Cfr. n. 341. (2) -Cfr. n. 270. (3) -Ritrasmesso a Londra e Corfù con t. gab. 415 dell'8 marzo.
352

L'AMBASCIATORE DI RUSSIA A ROMA, GIERS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 260. Roma, 7 marzo 1918.

Je tiens à exprimer à V. E. mes sentiments de révolte et de profonde in

dignation au suj~et de l'accord conclu d'une part par les individus qui ont

usurpé le pouvoir à Pétrograde, ainsi que par des personnes qui prétendent

représenter un groupe de provinces russes, et, de l'autre, par les représentants

des Puissances ennemies, -accord auquel les signataires voudraient attribuer

la signification d'un traité de paix entre la Russie et les Empires centraux.

Je crois devoir affirmer de la façon la plus catégorique que jamais la

Russie ne saurai:t étre liée par cet indigne subterfuge. Le peuple ,russe ne pourra

ne pas voir le piège qui lui a été tendu par des individus auxquels le sentiment

de patriotisme est étranger; il comprendra qu'il a été trahi et par la force

méme des choses, la Russie, une et indivisible, rentrera en .Uce pour continuer,

au flanc de ses Alliées, Ia lutte contre l'ennemi commun (1).

353

L'AMBASCIATORE A TOKYO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 580/38. Tokyo, 8 marzo 1918, ore 18,20 (per. ore 7,45 del 9).

Quasi contemporaneamente alle istruzioni da Londra il mio collega d'Inghilterra ha ricevuto da Washington il testo del memorandum americano riassunto nel mio telegramma gabinetto n 37 (2). Egli andò immediatamente a chiedere a questo ministro degli Affari Esteri quale sarebbe 'l'attitudine del Governo giapponese qualora pur non opponendosi alla spedizione in Siberia, presidente Stati Uniti manifestasse che non l'approva. Ministro degli Affari Esteri gli diede la seguente risposta testuale che egli ha telegrafato al suo Governo rimanendo in attesa istruzioni: «Sarebbe molto difficile materialmente per il Giappone di intraprendere un'azione a richiesta degli alleati se non potesse guardare verso l'America nel nord per assistenza di danaro di acciaio ecc. Se alleati trovassero non potere fare assegnamento sull'appoggio del Presidente degli Stati Uniti sarebbe forse più saggio fare una... (3).

Situazione russa non è ancora così minacciosa da non permettere una sosta per discutere ulteriormente. Sarebbe una sfortuna per gli alleati e di un grande vantaggio per i nemici se si verificasse, o si potesse affermare essersi verificato, un disaccordo fra gli AHeati stessi».

(l) -Con t. gab. 607/207 pari data Bonin comunicò: «Questa Ambasciata russa pubblica una protesta vivacissima contro pace massimalista che dichiara non potere Impegnare Russia». (2) -Cfr. n. 350. (3) -Gruppo indecifrato.
354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, BONIN, A LONDRA, IMPERIALI E A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 410. Roma, 8 marzo 1918, ore 18,30.

(Solo Parigi) Telegramma di V. E. n. 140. (Solo Londra) R. ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue: -telegramma da Jassy:

« Nous apprenons que le Roi Ferdinand envisage la possibilité de son abdication plutòt que de signer la paix imposée par l'ennemi. En ce cas le Roi et la Reine resteraient dans un pays de l'Entente. Le tròne serait occupé par le Prince héritier qui s'engagerait à se retirer le jour de la victoire des Puissances alliées permettant à son père de rentrer dans le pays.

Les Princesses Royales qui sont acquises à la cause de l'Entente resteraient auprès de leur frère. Une pareille décision constituerait la protestation la plus solennelle contre les violences subies par la Roumanie. Ayant été sondés officieusement et à titre très confidentiel sur l'opportunité de l'abdication, nous prions nos Gouvernements de nous donner d'urgence leurs instructions à cet égard.

En cas affirmatif nous devrions ètre à mème d'assurer le Roi et la Reine de l'accueil le plus chaleureux dans les pays de l'Entente.

Nous signalons la nécessité d'observer le secret le plus absolu sur le projet de l'abdication éventuelle du Roi pour garder sa justification, éviter ... (l) d'avoir été concertée avec les Puissances Alliées, et apparaitre aux yeux de tous pleinement spontanée comme elle serait en effet » (t. gab. 575/140 del 7 marzo).

(Solo Jassy) Telegramma identico circa l'abdicazione del Re Ferdinando.

(Meno Jassy) Ho telegrafato al R. ministro a Jassy quanto segue:

(Per tutti) Non vi ha dubbio che i paesi al1leati accoglierebbero il Re tenendo conto della sua fedeltà all'alleanza. Ma non credo autorizzare a fare qualsiasi dichiarazione che possa interpretarsi per una nostra acquiescenza neanche parziale alla pace romena fatta anche dal figlio del Re Ferdinando, dichiarazione che difficilmente potrebbe restare segreta.

355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 411. Roma, 8 marzo 1918, ore 18.

Seguito mio telegramma 404 (2).

Osservo inoltre che non si potrebbe fare una dichiarazione che l'Intesa considera la pace romena come nulla e non avvenuta senza aver fatto prima o fare contemporaneamente una consimile dichiarazione per le paci di Brest Litowsky.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. n. 347.
356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN

T. GAB. 417. Roma, 8 marzo 1918, ore 21.

Presidente del Consiglio dei ministri pa,rtirà domani sera dal fronte diretto a Londra per ,la riunione del Consiglio Supremo interalleato. Essendo io nella assoluta impossibilità di muovermi per ragioni di salute, presidente del Consiglio sarà probabilmente accompagnato dal ministro Bissolati.

(Solo Parigi): Prego prende,re accordi col suo collega britannico per facilitazioni viaggio.

357

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 585/14. Berna, 8 marzo 1918, ore 21,35 (per. ore 3,30 del 9).

Nel seno della commissione dei neutrali del consiglio nazionale il deputato di Baden Jaeger accusò mercoledì scorso Ador di avermi comunicato violando i propri doveri notizie 'ricevute dal ministro di Svizzera a Berlino circa la prossima offensiva sull'Isonzo. Un rapporto del ministro De Pianta avrebbe fatto invero menzione al dipartimento politico di un colloquio da lui avuto con uno degli alti funzionari della Consulta nel quale questi gli avrebbe detto avere il ministro Sonnino dichiarato che il rappresentante italiano a Berna era stato prevenuto da1l'Ador dell'offensiva sull'Isonzo. Non ricordo di aver nulla telegrafato circa questa offensiva annunciata dall'Hab e comunicatami dall'Ador; la sola notizia che potrebbe riferirvisi, ma data vari mesi prima ed in tesi generale, è quella oggetto del mio telegramma 19 del 25 luglio 1917 (1). L'incidente ha fatto molto rumore ma un comunicato del Dipartimento politico chiude le discussioni scagionando di ogni taccia l'ex capo del Dipartimento politico. Ma è doloroso per me constatare che vi fu una qualche parola imprudente riferita al De Pianta che porterà quale conseguenza inevitabile il richiamare la diffidenza verso la nostra legazione mettendo in guardia i membri del Consiglio Federale e inaridendo vieppiù maggiormente le già scarse sorgenti d'informazioni di cui mi è dato disporre. Per debito poi di ufficio debbo aggiungere che secondo altri giornali propalazione sarebbe avvenuta in seguito ad indiscrezioni sulle discussioni avvenute in seno alla Camera dei deputati adunata in comitato segreto.

(l) Non pubblicato.

358

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. S.N. Italia, 9 marzo 1918, ore 12,45.

Ricevo qui comunicazione BaHour circa art. 15 trattato Londra. Mentre prego l'E. V. di ringraziarLo vivamente in nome mio, crederei opportuno che egli aspetti mia venuta prima di dare istruzioni al suo Ministro presso la Santa Sede e ciò perché avendo avuto io occasione di fare una comunicazione al Papa sull'art. 15 potrebbe essere opportuno che comunicazione inglese abbia presente mia risposta. Sarò costì prossimamente. Codesto congresso avrà eccezionale importanza poiché da ultime decisioni Comitato Versailles parrebbe che elemento militare inglese tenda esautorare comitato stesso forse per ostinarsi direttive di Robertson. D'altra parte parrebbe che francesi sarebbero lieti esautorare azione comitato Versailles per ragioni opposte e cioè per cercare conseguire intento Comando unico. Interesse italiano sarebbe danneggiato da ambedue quelle estreme tendenze poiché mentre esautorazione comitato fa venire meno formazione massa di riserva e compromette permanenza divisioni alleate in Italia, d'altra parte a noi non gioverebbe passare sotto il comando di un generale straniero. Logicamente tendenza Governo Inglese dovrebbe essere uguale alla nostra. È incomprensibile che codesto primo ministro lasciasse disfare dai militari la sua opera che è tanto vantata. Ho voluto preavvisarLa perché data la grande importanza dell'argomento gioverebbe che io arrivando costà avessi da V.E. qualche notizia sugli umori di costà per orientarmi.

359

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 588/147. Parigi, 9 marzo 1918, ore 14,20 (per. ore 18 del 9).

Journal des Débats di cui sono note simpatie jugoslave, pubblica un telegramma da Roma secondo il quale il deputato Torre è stato incaricato dal Governo di recarsi a Londra e a Parigi per prendervi contatto con nazionalità oppresse dall'Austria, in vista di un'assemblea solenne dell'irredentismo da tenersi a Roma in fine di marzo (l).

(l) Il 10 marzo (t. gab. 426) Sonnino telegrafò a Londra e Parigi: «Informo ad ogni buon fine V. E. che on. Torre non ha avuto alcun incarico dal Ministero degli Affari Esteri e che ritengo inopportuna assemblea irredentistica a Roma>>.

360

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 626/132. Atene, 9 marzo 1918, ore 14,30 (per. ore 19,30).

R console Salonicco telegrafa quanto segue:

« Giornale organo propaganda israelitica informandomi che giornali Londra hanno pubblicato dichiarazione R. ambasciatore Washington e R. ministro Amsterdam circa accordo Governo italiano con Balfour relativamente aspirazioni sioniste e stabilimento centro israeliti in Palestina, mi ha pregato chiedere V. E. se esiste dichiarazione ufficiale in tal senso del R. Governo. Prego V E. pormi in grado rispondere (l)

361

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 591/107. Londra, 9 marzo 1918, ore 15 (per. ore 23,30).

Comunicato «Reuter » annunzia stamane che un accordo formale sulle basi di principi mutualmente riconosciuti è stato concluso tra To·rre qua,le rappresentante il Comitato parlamentare italiano e Trumbich (2).

362

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE DELL'ALBANIA, FERRERO

T. GAB. 420. Roma, 9 marzo 1918, ore 21.

R. ministro a Corfù telegrafa che S.A.R. il principe reggente di Serbia gli ha espresso vivissimo desiderio che sia destinato presso la sua persona il colonnello Bodrero attualmente a Valona. Nella stessa forma che dovrebbe assumere colonnello Bodrero trovansi già presso S.A.R. un ammiraglio inglese ed un ufficiale superiore francese.

A meno che non vi siano speciali ragioni in contrario riterrei opportuno accogliere il desiderio del principe reggente. Prego telegrafarmi sue decisioni con la maggiore urgenza essendo opportuno che il R. ministro in Serbia informi personalmente S.A.R. prima della sua partenza per Salonlcco.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 368. (2) -Il 10 marzo Sonnino telegrafava (t. gab. 427): «Attendo da V. E. maggiori possibiliparticolari sopra comunicato Reuter da lei accennato col suo telegramma n. 107 ». I particolari furono inviati da Imperiali col t. gab. 625/111 del 13 marzo (cfr. n. 395).
363

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A PARIGI, ROMANO A VEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 593/7 Parigi, 9 marzo 1918, ore 21,16 (per. ore 1,45 del 10).

Il console del Montenegro a Ginevra ha informato il presidente del Consiglio montenegrino che erano imminenti a Berna trattative e decisioni che interessavano l'avvenire del Montenegro e chiedeva che fosse autorizzato a designare una persona adatta per seguirle ed informare.

Prego V. E. darmi istruzioni se debba incoraggiare il Governo montenegrino ad accogliere questo suggerimento a scopo beninteso d'informazione ed escluso ogni pensiero di un'azione separata da quella degli Alleati (1).

364

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 595/16. Berna, 9 marzo 1918, ore 21,40 (per. ore 1,45 del 10).

Seguito mio telegramma di ieri (2).

In un colloquio che, perdurando la mia indisposizione, Durazzo ebbe oggi con un Consigliere federale, questi confermò ciò che è del resto qui di pubblica notorietà avere cioè nel novembre scorso un funzionario della Consulta espresso al signor De Pianta (che ne avrebbe fatto oggetto di rapporto) ringraziamenti per il preavvertimento (« warnung ») che il consigliere Ador allora Capo del Dipartimento Politico avrebbe fatto pervenire a Roma per il tramite mio circa la prossima offensiva sull'Isonzo. Più che alla gravità dell'indiscrezione che è mio obbligo di rilevare, mi riesco inspiegabile l'origine e la base della notizia, non avendo io come già dissi nel mio telegramma di ieri, nulla mai riferito a V. E. su questo oggetto nell'autunno scorso. La cosa mi interessa particolarmente visto che parte di questa stampa insinua che io abbia potuto, esagerando, sviare il senso del colloquio da me avuto coll'Ador.

365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 3608. Roma, 9 marzo 1918, ore 23.

Mi giunge, via Parigi, H seguente telegramma identico da Jassy: «Le Comité transilvanien nous a proposé Ja formation de troupes transilvaniennes destinées à combattre sur le front italien. Ces troupes devraient ètre

recrutées parmi les prisonnters de guerre austro-hongrois de nationalité roumaine qui se trouvent en Italie. Nous croyons qu'il serait de l'intéret des Puissance Al!liées d'accueillir cette demande qui nous a été recommandée aussi par le président du conseil des ministres. De la sort que meme après la conclusion de la paix par la Roumanie le drapeau figurait encore parmi les armées de l'Entente ce qui aurait entre autres avantages celui d'encourager les défections de troupes de cette national~té » Ct. gab. 577/62, Jassy, 2 marzo, ritrasmesso da Parigi il 7).

Ho risposto al R. ambasciatore a Parigi:

«L'Italia è disposta a favorire in ogni modo possibile i prigionieri di guerra austro-ungarici di nazionalità romena, separandoli completamente dai prigionieri di nazionalità tedesca o magiara e riunendoli, come ho già fatto, per gli czeco-slovacchi e per i polacchi, in reparti o corpi speciali con propria bandiera. Non potrà tutavia essere consentito il loro impiego come combattenti al fronte, come non lo è consentito per gli irredenti italiani e di altre nazionalità >>

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 429 del lO marzo, ore 22: << Ignoro di che si tratti. Governo Montenegrino potrà cercare di appurare supposte trattative e decisioni, ma nella via più segreta e riservata, tenuto presente che potrebbe riuscire perniciosissima al Montenegro qualsiasi apparenza di sua attività che oltrepassasse puro scopo informativo». (2) -Cfr. n. 357.
366

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 604/15. Corfù, 10 marzo 1918, ore 10,25 (per. ore 16,10).

Mentre nei paesi nemici (telegramma n.... (l) del 7 corrente) e probabilmente anche in Serbia ,le dimissioni di Pasic si interpretano come un indizio di diminuita volontà di lotta del Governo serbo non vedo qui segni di prossima concorde soluzione. L'opposizione continua a voler l'esclusione di Pasic ed il principe reggente pure ansioso di costituire un Ministero di coalizione con i migliori rappresentanti di tutti i partiti mi sembra alquanto impressionato dall'onda di impopolarità del primo ministro fra i politicanti serbi. Nel crescendo della loro violenta campagna costoro lo accusano ora anche di « non essersi fatto abbastanza sentire presso l'Intesa».

Il pericolo di un cambiamento sta per me in ciò: che se la presidenza del Consiglio o anche il solo portafoglio degli Esteri venissero in mano di chi formula tali critiche questi, non per minore lealtà aH'Intesa ma credendo soltanto di fare un'abile manovra da spingere gli alleati a non si sa quali concessioni a parole, mostrerebbero di non scartare a priori le eventuali aperture austriache; con quale pericolo per la compagine morale serba non v'è bisogno di dire. Oggi stesso giunse qui notizia che qualche ministro d'Austria-Ungheria presso Corti neutrali ha fatto circolare la voce che Vienna consentirebbe volentieri la fusione serbo-montenegrina il che assicurerebbe alla Serbia lo sbocco a,l mare, col corrispettivo di cessioni serbe alla Bulgaria.

(l) Gruppo lndeclfrato.

367

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 613/108. Londra, 10 marzo 1918, ore 15 (per. ore 9,05 dell'11).

Telegrammi di V. E. n. 413 e 414 (1).

Oggi ho saputo da buona fonte che H secondo telegramma di Wilson ha alquanto sconcertato questo Governo e accresciuto il senso di dubbiosa esitazione per la ripercussione che azione del Giappone potrebbe avere sull'opinione pubblica in Russia. Ciò tanto più in vista delle ultime notizie non escludenti la possibilità di una non ratifica della pace da parte dell'assemblea dei Soviet. Le istruzioni date da Balfour all'ambasciatore a Tokio gli prescrivono, secondo mi viene affermato, di tastare il terreno per accertare:

l) se il Giappone è disposto a fare dichiarazioni implicanti temporaneità eventuale occupazione dei territori russi ed il conseguente impegno di evacuarli;

2) fin dove penserebbe il Giappone estendere la sua azione;

3) predetto ambasciatore prima di fare qualsiasi passo definitivo dovrà riferire qui.

Come era da prevedere il contegno riservato del presidente ha anche più rinfocolato l'opposizione di questi elementi radicali simpatizzanti coi bolscevisti contro l'azione giapponese.

368

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 293. Roma, 10 marzo 1918, ore 21.

Suo telegramma 132 (2).

Non esiste dichiarazione diretta del R. Governo, ma R. Ambasciatore Washington e R. ministro all'Aja furono già autorizzati pronunziarsi in conformità dichiarazione Balfour che era del tenore seguente:

(Telegramma da Washington n. 652 -4299) (3). V. S. e R. console Salonicco possono regolarsi analogamente, informando richiedenti, senza ulteriori comunicazioni alla stampa, che R. Governo italiano è pienamente d'accordo con dichiarazione Balfour.

(l) -Sono la ritrasmlsslone rispettivamente ciel nn. 342 e 346. (2) -Cfr. n. 360. (3) -Cfr. serle V, vol. IX, n. 575, pag. 385.
369

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, BONIN, A LONDRA, IMPERIALI E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 424. Roma, 10 marzo 1918, ore 22.

(Meno Parigi) Ho telegrafato al R. ambasciatore a Parigi quanto segue:

(Per tutti) Questo ambasciatore di Francia mi ha comunicato il testo proposto dal suo governo per una protesta dell'Intesa circa la Polonia e la pace russa. Nella dichiarazione relativa alla Polonia ho soppresso la frase finale che promette alla Polonia un «accesso al mare» in conformità a quanto fu osservato alla conferenza interalleata di Parigi del novembre scorso. Ritengo infatti inopportuno fare ulteriori dichiarazioni che amplifichino i nostri fini di gueua, quando, come in questo caso, non siano che difficilissimamente raggiungibili sia per le difficoltà intrinseche di ottenere un assetto che significhi discontinuità di territorio germanico, sia per le difficoltà estrinseche derivanti dalla nostra attuale situazione militare. Una consimile promessa sembrerebbe oggi ai nostri popoli avventata, e genererebbe sconforto circa la durata della guerra. Per quanto riguarda la formula proposta come protesta circa la pace russa ho soppresso le indicazioni ivi contenute accennanti a plebisciti considerandole più che altro affermazioni sovietistiche senza valore reale, ed anzi pregiudizievoli a talune aspirazioni nostre e della Francia, essendo probabile che i nostri nemici riuscirebbero, ad esempio in Alsazia, Lorena ed in !stria, ad ottenere, dalle popolazioni terrorizzate, sotto il loro possesso, votazioni discordi e non sincere, contrarie alle vere condizioni di nazionalità ed ai nostri interessi.

Trascrivo qui appresso il testo delle formule su la versione da me corretta, e che sono pronto ad accettare si omnes:

-I

« Les Gouvernements de ... et de ... continuent à considérer la constitution d'un état polonais unifiè et indépendant camme une des conditions primordiales de l'organisation de l'Europe constituée suivant le principe des nationalités garanti contre la surprise d'une guerre nouvelle; ils regardent camme nul et non avenu un traité de paix imposè par la force qui attribue à l'Ukraine ou aux Empires Centraux des territoires incontestablement polonais au point de vue ethnique aussi bien qu'au point de vue historique;

Ils proclament à nouveau leur résolution en faveur de l'unité et de l'indépendance de la Pologne constituée en Etat complètement autonome et libre, en mesure d'assurer son développement politique, militaire et économique ».

«Les Gouvernements de ... et de ... résolus à ne reconnaitre qu'un état de choses fondé sur le respect des principes de droit et de justice pour lesquels ils combattent, convaincus que les signataires russes ne représentent aucunement la nation au nom de laquelle ils ont traité, déclarent tenir pour nuls et non avenus:

le traité signé le 9 février 1918 par le prétendu Gouvernement ukranien avec l'Allemagne, l'Autriche-Hongrie, la Turquie et la Bulgarie; le traité signé le 3 mars 1918 avec les mémes Puissances par les délégués du Gouvernement maximaliste de Pétrograd;

protestent contre les remaniements de tèrritoires opérés par les deux traités en violation du droit des nationalités et contre les stipulations qui consacrent les spoliations ou livrent les populations à l'arbitraire de l'occupant;

se réservent expréssement de faire reviser lors des négociations pour la paix générale ces deux traités, irrégulièrement conclus comme tous ceux qui interviendraient dans les mémes conditions ».

Prego telegrafarmi seguito che avrà proposta francese e data della pubblicazione da farsi in Italia (1).

370

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, E ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 428. Roma, 10 marzo 1918, ore 22.

Clemenceau ha detto al R. ambasciatore a Parigi che da sue informazioni risulterebbe che i nemici preparano un'offensiva sul nostro fronte (2).

371

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 430. Londra, 10 marzo 1918.

Ricevo in questo momento telegramma di V. E. senza numero del 9 corrente (3). Farò domani a Balfour prescrittami comunicazione. Ieri in seguito telegramma ministro del Tesoro conferii con Bonar Law per questione di crediti liberi sostanzialmente regolata in conformità nostri desiderata. Nel corso coHoquio accennai agl'incidenti di Versailles facendo rilevare al cancelliere come opinione mia personale che deprecatissima esautorazione Comitato di VersaUles potrebbe probabilmente sollevare delicata questione Comando unico. Soluzione questa che, a quanto mi era dato di giudicare, provocherebbe qui vivacissima opposizione. Replicò Bonar Law abbondando nel mio senso ed affermando tale eventualità non gli pareva contemplabile. Manifestai allora impressione mia personale che anche su questo punto vi è identità tra le tendenze italiane e quelle britanniche. Bonar Law in complesso si mostrava fiducioso che neHa prossima conferenza si riuscirà ad appianare tutte le difficoltà. Cancelliere mi

(-3) Cfr. n. 358.

espresse rincrescimento per noto ritiro divisioni britanniche ripetendomi che Gabinetto di Guerra fu ingannato da equivoco sorto in seguito telegramma di Foch. Prego V. E. telegrafarmi in tempo debito data ora suo arrivo. Superfluo aggiungere quanto caro riescami rivederLa qui.

(l) -Per le risposte di Imperlali e Cellere cfr. nn. 382 e 396. (2) -Per la risposta di Imperlali cfr. n. 383.
372

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 607/49. Cristiania, [10] marzo 1918 (per. ore 5,30 dell'11).

Miei telegrammi 47 e 48 (1).

Questo ministro degli Affari Esteri mi ha ieri nel pomeriggio, invitato a recarmi da lui e mi ha rimesso personalmente una nota di cui riproduco qui appresso la traduzione del testo sostanziale:

«Il Governo norvegese per vari motivi ritiene opportuno riconfermare la sua neutralità nel corso dell'attuale guerra tra le Potenze e di fare perciò la seguente dichiarazione che è in completo accordo con la linea di condotta politica da esso osservata durante tutta la guerra e che pregola portare a conoscenza del suo Governo. La Norvegia nel corso della guerra rimarrà imparzialmente neutrale ed è decisa se necessario ad opporsi con le armi ad ogni violazione della sua sovranità territoriale da parte di qualsiasi Potenza o gruppo di Potenze ed impedire l'uso del territorio norvegese come punto di appoggio (da interpretarsi base militare navale) da parte di qualsiasi Potenza. Il Governo norvegese riguarda come una logica conseguenza della sua politica di neutralità di non intraprendere durante la guerra alcuna trattativa con una Potenza o gruppo di Potenze e di non impegnarsi in alcun accordo che fosse per renderle impossibile di mantenere lo sua neutralità. In fine gradito al Governo norvegese di poter affermare che mai durante la guerra da parte di alcuna Potenza è stata la Norvegia richiesta ad intervenire nel conflitto o sollecitata ad acconsentire od a cedere un punto di appoggio sul territorio norvegese, né in generale ha ricevuto domanda o appello avente per scopo di indurla a rinunziare alla sua neutralità».

Note analoghe sono state rimesse pure quasi contemporaneamente e separatamente ai miei colleghi alleati ed al ministro degli Stati Uniti ai quali il ministro degli Affari Esteri al pari che a me disse che il documento era stato consegnato anche ai rappresentanti delle Potenze Centrali e che il Governo norvegese aveva creduto necessario di fare tale dichiarazione a cagione degli attacchi della stampa tedesca e di certe rimostranze del ministro degli Affari Esteri germanico rimproveranti alla Norvegia di non segui're una politica strettamente neutrale con speciale riguardo all'accordo commerciale coll'America.

Dal canto mio sebbene fossi esattamente informato circa il vero motivo del passo norvegese, sul quale punto riferirò in un successivo telegramma (2), mi astenni da commenti.

In attesa di eventuali istruzioni di V. E. mi limito per ora a segnar ricevuta pmamente e semplicemente della nota, aggiungendo che ne ho portato il contenuto a cognizione del R Governo Cl).

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 374.
373

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 618/16 Corfù, 11 marzo 1918, ore 9 (per. ore 16,30).

Completandomi una informazione già pervenutami da altra fonte e di cui al mio telegramma 15 (2) Pasic mi ha detto essere corsa voce che la Casa Reale serba avesse inviato una persona di fiducia in Austria per sentire segretamente circa eventuali condizioni di pace e che le si sarebbe fatto capire che la Monarchia austro ungarica consentirebbe la fusione del Montenegro con la Serbia il che assicurerebbe a questa anche lo sbocco al mare contro la cessione alla Bulgaria della Macedonia serba e della Valle della Morava.

Pasic credeva che la voce fosse originata dal ministro d'Austria Ungheria all'Aja e che aveva fatto colà rilevare che non poteva trattarsi che di invenzioni austriache. Ignorava invece la voce di cui nel telegramma 415 del 7 corrente (3).

374

IL MINISTRO A CRISTIANIA. MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 612/50. Cristiania, 11 marzo 1918, ore... (per. ore 13).

Mio telegramma Gab. 49 (4).

Poco prima che questo ministro degli Affari Esteri mi rimettesse quella nota avevo appreso a titolo confidenziale da fonte sicura norvegese che la Germania ha ultimamente richiesto una dichiarazione formale al Governo norvegese con cui questo assumesse l'impegno di non accordare agli alleati alcuna base navale. Il Governo medesimo pur avendo coscienza tranquilla a tale proposito è rimasto sgradevolmente sorpreso ed imbarazzato.

La questione venne discussa a lungo in una seduta segreta del Comitato speciale dello Storthing di ieri l'altro sera. Di ciò ho informato i miei colleghi britannico e americano. Evidentemente il tono aggressivo e minaccioso deHa campagna della stampa ufficiosa tedesca (mio telegramma 48 (5) ha per scopo

(-4) Cfr. n. 372.

di secondare l'azione diplomatica. Il Governo norvegese assai impressionato per il contegno della Germania nel Baltico e senza avere un'idea precisa delle mire tedesche ha creduto più prudente cedere subito all'imposizione per timore di peggio. Molte ipotesi si possono fare circa Io scopo delle esigenze tedesche. Accenno ad alcune: forse la Germania stupita della incredibile arrendevolezza e liberalità degli Stati Uniti e degli alleati nelle condizioni definitive deH'accordo economico norvegese-americano ha avuto il sospetto che la Norvegia abbia consentito o sia per consentire eventuali cessioni di qualche base navale a quelle Potenze, eventualità che il Governo tedesco ha sempre molto temuto e contro la quale avrebbe deciso ora premunirsi. È anche possibile che l'azione tedesca sia in sostanza diretta a privare la Svezia dell'aiuto morale norvegese ed a toglierle ogni speranza di appoggio militare degli alleati attraverso la Norvegia per potere più facilmente esercitare su di essa una pressione politica nello svolgimento del suo programma non ancora esattamente definibile nel nord finlandese-scandinavo. Con maggiore probabilità si tratta di un primo colpo per aggiogare all'egemonia politica tedesca tutto il Nord d'Europa. Qui si ha l'impressione che la Germania agisca sotto l'imperio dell'ebbrezza dei successi politici riportati nell'est e nel nord europeo.

(l) -Nel ritrasmettere questo telegramma a Parigi e Londra con t. gab. 449 del 13 marzo, Sonnino aggiunse la seguente istruzione: «Prego telegrafarmi se e qual seguito darà codesto governo alla comunicazione norvegese>>. (2) -Cfr. n. 366. (3) -Recte dell'8 marzo, cfr. n. 351, nota 3. (5) -Non pubblicato.
375

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 615/58. Washington, [11] marzo 1918, ore ... (per. ore 16,20).

In una riunione tenutasi ieri col mio intervento e neH<.t qù.ale poHtica, giornalismo, finanze, commercio, professioni libere erano largam•.mte rappresentati da eminenti personalità americane di ogni partito si è costituita la « Italian American Society » che si prefigge di rafforzare i vincoli di amicizia e le relazioni intellettuali finanziarie commerciali fra i due paesi. Carlo Hughes già [candidato] alla presidenza della Repubblica che era fra i presenti e che al pari di ognuno manifestò caldi sentimenti d'amicizia e d'ammirazione per l'Italia e speciale interesse per il suo sempre maggiore affratellamento in ogni campo cogli Stati Uniti fu eletto presidente. Il Signor Hamilton Holt direttore proprietario dell'autorevole rivista The Independant che secondando efficacemente la mia iniziativa aveva convocato la riunione fu eletto vicepresidente. Mi venne offerta ed accettai la presidenza onoraria. Un comitato esecutivo appositamente designato procederà subito alla compilazione dello statuto ed alla definizione delle finalità e del piano d'azione.

Ad una organizzazione di tale fatta che per la qualità eminente delle persone si imponesse sulle altre ed affidasse circa i risultati che dobbiamo riprometterci ho consacrato, da tempo, i miei sforzi.

Sono lieto di parteciparne oggi alla E. V. la riuscita.

376

IL REGGENTE L'AMBASCIATA IN RUSSIA, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

1'. GAB. 630 S.N. Helsingors, 11 marzo 1918, ore 14,20 (per. ore 20,15 del 12).

10 marzo.

Missioni alleate tranne inglese che riuscì a traversare la linea di combattimento staccandosi dalle altre trovansi ferme nella piccola stazione di Tojola vicino a Tammerfors. Abbiamo negoziato con guardia rossa condizioni per un armistizio che, se accettato dalla guardia bianca permetterà il proseguimento del nostro viaggio verso Tornea. Legazione di Francia a Stoccolma fa pratiche per questa accettazione.

Missione militare italiana trovasi ancora a Pietrogrado e conta trasferirsi a Mosca. Quella americana e giapponese sono già in Siberia... (l) raggiunto frontiera svedese e quella belga ha lasciato Russia con noi. Parte della missione militare francese ha lasciato Pietrogrado per rimpatriare via Murmansk. Se la pace sarà ratificata al congresso dei Soviet di Mosca indetto per il 12 corrente, giudicherà V. E. sia il caso che anche la nostra missione militare lasci la Russia (2).

Dopo aver avuto scambio di idee coi miei colleghi telegraferò a V. E. da Stoccolma per sottoporle quelle decisioni che crederemo opportune segnalare ai rispettivi Governi per quanto riguarda i nostri movimenti in connessione colla situazione in Russia.

377

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 644/120. Stoccolma, 11 marzo 1918, ore 19,30 (per. ore 11,15 del 12).

Questo ministro degli Affari Esteri mi ha detto che ministro svedese a Pietrogrado non è sicuro che i bolsceviki ratificheranno trattato di pace con Imperi centrali sebbene ritiro di Trotzky faccia prevedere preva'lente influenza di Lenin favorevole alla ratifica.

Ministro di Svezia ha chiesto autorizzazione di rimpatriare ove pericolo disordini e massacri divenga imminente. Questo Governo glie<lo ha concesso dandogli però istruzioni di lasciare in Russia una parte del personale.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Sonnino con t. gab. 455 del 13 marzo, ore 21,30 informò Torretta di aver dato al Comando Supremo «parere favorevole... circa permanenza in Russia della nostra missione mllltare o di parte di essa e di ritenere che l'invio di un incaricato d'affari in Russia potesse essere compensato dalla presenza del generale Romei ».
378

L'AMBASCIATORE A TOKYO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 617/39. Tokyo, 11 marzo 1918 ore 20,40 (per. ore 9,55 del 12).

Ambasciatore d'Inghilterra in conformità di istruzioni ulteriori ha iniziato oggi aperture circa Siberia. Egli ha ricevuto ordine, qualora Governo giapponese accetti modo di vedere del Governo britannico, invitarlo congiuntamente con l'ambasciatore di Francia e con me ad assumere il mandato deHe Potenze, non appena ne abbiano avuto autorizzazione (già ricevuta dall'ambasciatore di Francia). Prego telegrafarmi urgenza definitive istruzioni anche per quanto concerne desiderio partecipazione nostra bandiera (l).

379

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN

T. GAB. 435. Roma, 11 marzo 1918, ore 21.

Barrère ha ins,istito oggi a nome di Pichon perché avessi consentito ad includere la frase «avec accès à la mer » di cui nel mio telegramma 424 (2).

Ho confermato le mie obiezioni sull'opportunità di una tale frase segnalando anzi i danni che essa potrebbe avere nel momento attuale, obiezioni che mi impedivano assolutamente di accedere per mia parte alla sua inserzione in un comunicato.

380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E AL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI

T. GAB. 436. Roma, 11 marzo 1918, ore 21.

Barrère mi ha comunicato il telegramma collettivo da Jassy col quale i ministri dell'Intesa chiedevano di essere autorizzati, in caso di consegna del materiale bellico russo o romeno, a dichiarare che avrebbero sollecitato istruzioni dai loro Governi sull'atteggiamento da prendere, lasciando intendere che questo atteggiamento potrebbe implicare il richiamo delle missioni diplomatiche da Jassy e l'isolamento della Romania al congresso del1a pace.

Ho risposto a Barrère che non concordavo sull'opportunità di una tale dichiarazione, che non avrebbe avuto alcun effetto pratico in Romania e che invece

Cl) Per la risposta di Sonnino, cfr. n. 393.

avrebbe pregiudicato la nostra piena libertà di condotta circa il ritiro o meno delle missioni diplomatiche presso il Governo romeno e nei riguardi della pace definitiva.

(2) Cfr. n. 369.

381

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 616/157. Parigi, 11 marzo 1918, ore 22 (per. ore 5,30 del 12).

Deputato Torre reduce da Londra mi ha detto di avervi avuto con Trumbich un colloquio da principio tempestoso ma poi finito in piena armonia grazie soprattutto all'opera conciliante di Steed che sembra aver energicamente appoggiato presso gli jugoslavi il punto di vista italiano. Fu redatto un testo d'accordo nel quale non si parla né del patto di Londra né di quello di Corfù né si accenna ad alcuna delimitazione territoriale, ma contiene soltanto dichiarazioni di principio come quella del rispetto reciproco dei diritti e degli interessi delle due nazionalità, la difesa contro ogni nemico. Torre mi disse di avere agito naturalmente nella sola qualità di delegato del Comitato italiano per l'intesa tra le nazionalità soggette all'Austria. Egli spera che il congresso in preparazione possa tenersi a Roma ( 1).

382

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 628/114. Londra, 11 marzo 1918, ore 22,30 (per. ore 18 del 12).

Telegramma di V. E. 424 (2).

Balfour mi ha detto testé non avere egli ricevuto finora comunicazione dal Governo francese del testo della seconda delle due dichiarazioni trasmessemi da V. E. (protesta contro la pace della Russia e dell'Ukraina). Circa la dichiarazione per la Polonia ha osservato non parergli possibile sopprimere la frase «accesso ai mare>>, l) perché avendola il presidente Wilson inclusa nel suo messaggio del 9 gennaio, l'emissione della medesima nella dichiarazione degli Alleati produrrebbe ovviamente cattiva impressione; 2) perché i polacchi vi annettono grande importanza, considerando quella frase non meno essenziale dell'altra circa l'unità; 3) perché per accesso al mare devesi intendere libertà di navigazione della Vistola; 4) perché nella forma generica in cui é redatta non gli pare che i particolari della dichiarazione si possano interpretare come precisi e definiti impegni amplianti gli scopi di guerra.

(l) -Ritrasmesso a Londra con t. gal>. 442 del 13 marzo. (2) -Cfr. n. 369.
383

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 621/117. Londra, 11 marzo 1918, ore 22,30 (per. ore 11 del12).

Telegramma di V. E. gab. n. 428 (1).

Balfour mi disse oggi che da informazioni qui giunte parrebbe che il nemico prepari piuttosto l'offensiva contro il fronte franco-britannico. Ho osservato purtroppo che il nemico dispone oggi di forze sufficienti per iniziare l'offensiva contemporaneamente contro due fronti. Anche il colonnello Repington nell'odierno Morning Post prospetta la possibilità di un'offensiva contro il fronte italiano. La riunione del Consiglio Supremo avrà luogo giovedì prossimo. Clemenceau è atteso per mercoledì. Ignoro ancora la data dell'arrivo del Presidente del Consiglio.

384

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. POSTA 674/158. Parigi, 11 marzo 1918 (per. il 17).

Mio telegramma n. 141 (2).

Secondo notizie che circolano nella colonia serba di qui e che dò per quello che valgono, Governo austro-ungarico avrebbe tentato di valersi del Signor Georgevic già ministro serbo, ora internato in Austria e di sentimenti germanofili per lanciare un tentativo di pace separata con la Serbia. Il Georgevic avrebbe dovuto costituire un Governo in opposizione a quello di Corfù ed intavolare trattative con l'Austria. Il progetto sarebbe fallito per il rifiuto opposto dal Georgevic. Anche a Corfù sarebbero andati emissari serbi favoriti dalle autorità austriache per rappresentare al Governo serbo sofferenze della Nazione e necessità pace ma Governo avrebbe resistito a quella pressione (3).

385

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 488/60. Atene, 11 marzo 1918 (per. il 21).

Facendo seguito alle mie comunicazioni precedenti, e da ultimo al mio telegramma n. 123 (4), ho l'onore di riferire all'E. V. che, secondo fu allora prean

(4} Con t. 568/123 del l" marzo De Bosdari comunicava: «Stampa annunzia che la Commissione provvisoria dei dodecanesini ha incaricato tre dei suoi componenti elaborare statuto \ega settimana prossima avrà luogo elezione per il Consiglio Amministrativo della Lega».

nunziato, si è costituita una cosidetta commissione dei dodecanesini il cui presidente Dottor Skevos Zervos presentatosi questa mattina a me mi ha rimesso la lettera di cui Le accludo copia. Mi sono limitato a chiedere al Signor Zervos se egli fosse suddito ellenico, ed alla sua risposta affermativa, ho osservato che egli avrebbe quindi potuto dare sfogo ai suoi propositi bellicosi servendo nell'esercito ellenico. Che d'altra parte molti dodecanesini non sudditi ellenici come lui ma protetti italiani che erano stati arruolati nell'esecito greco avevano ricorso alla R. Legazione pe'r essere liberati.

ALLEGATO

LA COMMISSIONE DEI DODECANESINI A DE BOSDARI

L. p. Atene, 11 marzo 1918.

En se présentant devant Vous, le Syllogue des Dodécanésiens a l'honneur de Vous prier instamment de bien vouloir accepter et transmettre à votre Honorable Gouvernement, notre décret.

Au moment où la Grèce, notre mère-patrie, mobilise pour combattre, conduite par son illustre chef M. Vénizelos, aux còtés de ses héroiques alliés, ses grands amis et protecteurs, nous les habitants des Dodécanèse, Grecs depuis plus de cinq mille ans, considérerions comme un suprème honneur l"autorisation de lutter nous aussi, sous les plis du drapeau hellénique, pour la liberté des peuples et la civilisation.

Vous, les Italiens, qui savez parfaitement ce que c'est que la servitude, Vous qui avez des enfants et des frères qui gémissent sous le joug étranger, Vous qui avez des territoires irrédimés, attendant avec anxiété le jour de la délivrance, Vous nos grands amis et alliés, veuillez permettre aux Dodécanésiens de lutter aussi aux còtés de notre mère-patrie pour la civilisation et de mourir à l'autel de la Liberté.

(l) -Cfr. n. 370. (2) -Cfr. n. 351. (3) -Ritrasmesso a Londra e Corfù con t. gab. 487 del 18 marzo. Per la risposta di Sforza Jfr. n. 448.
386

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. 106/34. Corfù, 11 marzo 1918.

Coi miei telegrammi gab. del lo (1), 7 (2) e 10 (3) corrente, riferendo a V. E. circa l'andamento della crisi ministeriale ho anche accennato a quanto di più caratteristico si ravvisa nell'attuale intensa agitazione dei deputati serbi.

Che molti di costoro non disdegnino qualsiasi mezzo e qualsiasi attacco per abbattere nel Pasich un uomo politico di cui uno dei più gravi torti è, per loro, di trovarsi al potere da sei anni, niuna meraviglia.

Ma quello che colpisce e preoccupa è la forma di ubriacatura collettiva che certi argomenti, e i più insensati, producono togliendo ogni controllo, non dirò di buon senso, ma di logica e di proporzione a molti uomini politici che possono in un prossimo avvenire essere chiamati a governare in Serbia.

Continuo ad essere convinto che l'opposizione parlamentare venne a Corfù cvi proposito di abbattere il Pasich sopratutto per non incorrere di fronte alla

massa degli elettori negli odi che dicesi dovrà trar seco il processo di Salonicco. Pare che secondo le tradizioni serbe non vi sia dubbio che i giustiziati per il complotto contro il Principe Alessandro costituiranno ragion di vendetta e segno d'unione per i loro amici e famigliari cui, come intorno a causa popolare, si uniranno i malcontenti. V'è già chi dice, e son degli ex ministri -gente dunque che sa come si imbastisce un processo serbo -che l'attentato contro il Principe Reggente non fu serio, o per lo meno non così serio come lo si dipinse, e che il 'Governo lo gonfiò per trarne occasione di schiacciare una volta per sempre la Mano Nera.

Checché ne sia di ciò, gli oppositori, trovandosi fuor di Serbia, giungendo qui di Francia e d'Italia, sentono che non possono senza danneggiarsi di fronte agli spettatori stranieri prendere una siffatta piattaforma. Ed ecco i discorsi di Wilson e Lloyd George del gennaio fornir loro le armi per sostenere che l'Intesa abbandona la Serbia e che la colpa è del Pasich che non ha fatto mai valere le sue ragioni presso i Gabinetti alleati, divenendo sempHcemente lo schiavo di Londra e Parigi.

Un ex ministro che già resse per un certo tempo l'interim degli Esteri, e che anela a riavere quel portafoglio, non si è peritato di dirmi che Pasich avrebbe dovuto far «patti chiari» cogli alleati. Il che può significare solo questo: che la Serbia prima di permettere che l'Intesa si battesse anche per essa doveva esigerne garanzie formali per le sue annessioni future.

Se cotal gente prenda il potere voglio ben ammettere che e per le necessità e i legami che la stringono, ed anche per la mirabile tenacia della razza che fino all'ultimo può amar di gioca,re il tutto per il tutto, voglio ben ammettere, dico, che intenderà e saprà rimanere fedele agli alleati; ma per far meglio di Pasich, per essere più «abile» potrà forse accogliere qualche fLlo segreto di conversazione col nemico, al solo scopo di ottenere dall'Intesa delle più larghe garanzie

o concessioni che non potrebbero essere che di parole.

Ma per leali che fossero i nuovi venuti al potere sarebbero pur anche dei novellini in politica estera; non v'è bisogno quindi di sottolineare qual pericolo potrebbe costituire per la compagine morale serba l'eventualità di certe aperture austriache: tanto più che ho ragione di credere il comitato jugo-slavo si sia dichiarato per l'opposizione denunziando come esiziale all'unione serbo

croato-slovena non forse la linea politica di Pasich, ma i suoi metodi. Un gabinetto formato dagli attuaU oppositori di ,lui si fondevebbe quindi col comitato jugoslavo intorno al quale non si può affatto escludere si trovi qualche elemento rimasto in contatto coll'Austria.

Si è per tutte queste ragioni che il ritiro di Pasich rappresenterebbe per gli alleati un salto nel buio. Se .a passione non li accecasse, i politicanti serbi dovrebbero riconoscere che significa pur qualche cosa il fatto, indubbio anche per essi, che la caduta del vecchio Primo Ministro, e quella sola, costituirebbe per gli austriaci l'argomento più eloquente per far credere ai serbi rimasti in Serbia che anche il Governo di Corfù comLncia a chinare il capo dinanzi alla realtà (1).

(l) -Cfr. n. 320. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 366.

(l) Di questo rapporto venne inviata copia a Imperiali e Bonin in data 18 marzo.

387

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. RR. P. Corfù, 11 marzo 1918.

Accludendole un rapporto ove adombro i pericoli che la crisi serba potrebbe trar seco, desidero aggiungerle, a titolo del tutto personale, che i pericoli non scompariranno tutti anche se, riconosciuto impossibile un Ministero di coalizione, si ricostituisca un Ministero Pasich con solo gente del suo partito.

V'è un proverbio serbo che dice: «ti faresti musulmano per denaro? -Per denaro no; ma per sfogare una mia rabbia, sì». Dato il furore che avranno i nemici di Pasich, se rimangono fuori del Ministero, e la diminuita autorità di lui, Ella «intende me ch'io non ragiono».

Né, anche se questa volta gli darà pieno appoggio, non sono certo che il Principe voglia sempre continuarlo a Pasich. Premettendo che mi parlava in tutta confidenza e per me solo, S.A.R. si è lamentata più d'una volta meco che Pasich non possa, coi suoi sistemi, aver che degli impazienti e dei malcontenti intorno a sé, giacché egli tratta tutti gli uomini politici serbi come dei bambini inesperti cui niente si può confidare. Ella sorriderà, semplicemente, se a questo punto Le aggiungerò che un giorno, parlandomi appunto di Pasich, il Principe mi disse:

« Cette volonté de silence irrite les autres. Je crois qu'en cela il rappelle le Baron Sonnino... Certes, c'est une forte personnalité >>.

Ma, come vede, era un'ammissione fatta a malincuore.

Dal canto suo Pasich, che non è certo uomo da scoprir mai la Corona, a me che gli osservavo che una sua caduta sarebbe interpretata chi sa come in Serbia, rispondeva:

«È vero; è un argomento di cui non posso valermi, perché sa di vanto personale; ma per gli austriaci la resistenza, l'indipendenza serba sono impersonate in due uomini soltanto: il Re Pietro e io>>

Poteva escludere il Reggente per la sua giovinezza; ma insomma lo escluse.

Possiamo senza errore stimar falsa la voce fatta correre dagli Austriaci che la Casa Reale Serba abbia mandato a Vienna persona di fiducia per sentire segretamente circa eventuali condizioni di pace; ma non oserei del tutto escludere che la pretesa risposta austriaca (mio telegramma gab. n. 16) (l) non possa in certe estremità non dispiacere alla casa Karageorgevich anche dal punto di vista dell'assicurata supremazia dinastica sul mondo serbo.

Dico espressamente il mondo serbo: per tutti i veri serbi -e serbissimi sono i Karageorgevich -gli jugoslavi, la Jugoslavia non son che dei succedanei meschini della «V elica Serbia », la grande Serbia; cioè il Regno di Serbia allargato colla conquista militare di quanti più possibile paesi slavi del sud, che, privi della forza politica e militare della Serbia, non avrebbero dovuto formare che parti ubbidientissime del nuovo Reame.

I veri serbi --il Reggente pel primo -parlano degli «jugoslavi>> non come di un tutto di cui son parte, ma come di popoli distinti da loro e che la sorte delle armi in questa guerra (i serbi sentono, sanno che ce ne sarà poi un'altra, né l'idea dispiace loro, ed è questa una delle forze della razza) li obbliga a cercar di annetterli con le formule «moderne», sinceramente ma dottrinariamente inventate da Trumbich.

P. S. Avrei avuto altro da aggiungere, ma il cacciatorpediniere, che si è fermato qua improvvisamente per un'ora, riparte.

(l) Cfr. n. 373.

388

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 629/17. Corfù, 12 marzo 1918, ore 18,30 (per. ore 23,20).

Mi consta in modo sicuro che il Comitato jugoslavo ha preso parte attiva campagna contro Pasic. Se gli oppositori riuscissero a succedergli, il che oramai sembra da escludersi, intenderebbero accogliere nel Ministero vari membri del Comitato. L'attuale ministro di Serbia a Londra ha partecipato nascostamente ma d'accordo col Comitato alla campagna contro Pasic; egli anche ora sarebbe il candidato favorito dell'opposizione pel portafoglio degli Affari Esteri.

389

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. 631/160. Parigi, 12 marzo 1918, ore 20,55 (per. ore 9,20 del 13).

Telegramma di V. E. gab. 426 (2) e mio 157 (3).

Ho parlato con S. E. Orlando di passaggio per Parigi dell'argomento. Egli mi ha detto essere fuori dubbio che ogni iniziativa di comitati debba ritenersi come del tutto privata e quindi al di fuori del Governo. Egli ritiene che questo principio non possa non applicarsi anche all'eventualità di un congresso da tenersi a Roma. Egli è d'accordo che nulla debba farsi per favorirlo. Ma per la stessa ragione non trova possibile di impedirlo. Egli si domanda quali mezzi si avrebbero per raggiungere l'intento ed esclude che questi mezzi possano essere d'autorità, come: negata concessione di passaporti o divieto di polizia. Egli trova che ciò sarebbe estremamente pericoloso ed equivarrebbe ad un intervento del Governo, violando il principio dell'assoluta astensione. A me poi risulta che le decisioni in proposito saranno prese a Roma in un comitato di cui fanno parte gli on. Ruffini, Barzilai ed altri. Sembra quindi che un'azione potrebbe svolgersi utilmente soltanto costà in via di amichevole avviso da far pervenire ai membri del comitato con cui si abbiano speciali rapporti di amcizia personale e politica.

(l} Ed. in SONNINO, Caftcggio, cit., n. 267. (2} Cfr. n. 359, nota l.

(3) Cfr. n. 381.

390

L'AMBASCIATORE A TOKYO, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 634/40. Tokyo, 12 marzo 1918, ore 21,20 (per. ore 9,15 del 13).

Mentre l'ambasciatore di Francia ha avuto istruzioni urgenti di agire direttamente presso il Governo giapponese non appena l'ambasciatore di Inghilterra abbia fatto aperture, questi ha ricevuto ordine di non fare alcun passo collettivo prima di avere comunicato al suo Governo la risposta di questo ministro degli affari esteri alle aperture medesime. Questa è stata essenzialmente:

l0 L'iniziativa della proposta spedizione militare non è stata fatta da parte

del Giappone. 2°. Dovremmo fare assegnamento indispensabile sugli Stati Uniti per denaro ed altro.

Io mi sono limitato a dire ai tre ambasciatori che attendo istruzioni (l) ed ho ritenuto opportuno il massimo riserbo di fronte alla situazione non ancora chiarita. Per il momento l'opinione pubblica giapponese impressionata dall'atteggiamento americano sembra aspiri tutt'al più ad una spedizione così modesta da produrre difficilmente vantaggi sensibili agli alleati.

391

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A PARIGI, ROMANO A VEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. POSTA 676/8. Parigi, 12 marzo 1918 (per. il 17).

Mi riferisco al mio telegramma del 9 corrente gab. n. 7 (2). Il presidente del Consiglio montenegrino ha ricevuto una seconda comunicazione dal console del Montenegro in Ginevra in data dei 6 corrente. Il signor Piquet insisre, senza precisare, sull'imminenza di un'azione degli Imperi centrali per obbligare alla pace gli «Stati Balcanici» com'è stato fatto per la Romania. L'espressione «Stati Balcanici» indica che si tratta oltre che del Montenegro anche della Serbia. Il console suggerisce l'opportunità pel Montenegro di nominare immediatamente un ministro a Berna per esservi ufficialmente e regolarmente rappresentato nella fase difficile che, secondo lui, sta per traversare.

Il Signor Popovitch non intende accogliere questa proposta, sia perché non ne avrebbe i mezzi sia perché ritiene che la nomina di un rappresentante diplomatico del Montenegro in !svizzera in questo momento potrebbe essere male interpretata dagli alleati. Ha invece autorizzato il console ad incaricare persona di sua fiducia per seguire, a titolo strettamente informativo, gli affari ai quali così vagamente accenna.

(-2) Cfr. n. 363.

Mi permetto di consigliare di far partire per la Svizzera Baldacci che credo sia il solo in grado di informarci di che cosa si tratta e di sorvegliare anche l'azione stessa dei montenegrini. Egli potrebbe prima passare da Parigi. Baldacci abita: Corso Umberto, 42.

(l) -Per le istruzioni cfr. n. 393.
392

IL CONSOLE GENERALE A MOSCA, MAJONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 662/23. Mosca, 13 marzo 1918, ore 14,34 (per. ore 1,40 del 15).

Lenin è qui giunto ieri con altri commissari del popolo eccettuato Trotzky rimasto Pietrogrado con altri due colleghi, si dice, per sorvegliare evacuazione, ma sembra assicurato inv,ece, per motivi politici. Mosca diventa sede governo: si procede requisizione in massa locali pubblici privati. Anch'io ho ricevuto avviso sloggiare albergo, poscia annullato, ma ho dovuto !asciarlo lo stesso essendo albergo divenuto sede comitato esecutivo Soviet. Si evacua città da individui inutili. Ieri anniversario rivoluzione passato tranquillità genemle: tutto chiuso per paura, nessuna manifestazione: popolazione terrorizzata. Per domani si annunziano disordini anarchici pericolosi. Principe Dolgorouky capo partito cadetto ha comunicato consolato vivace ordine del giorno pubblicato anche giornali odierni per trattato pace violento contro Germania. Parlando con lui mi ha detto che non dispera avvenire Russia malgrado situazione gravissima che peggiorerà in completa anarchia, la quale provocherà poi salutare ribellione di cui egli dice vedere già sintomi significativi. Colleghi ed io non vediamo fino ad ora ciò, né sorger partito forte compatto che possa imporsi e risanare psicologia sfibrata Paese che vede unica salvezza occupazione straniera eccezion fatta pochi individui. Fino ad oggi non si nota agitazione per imminente congresso ratifica trattato pace quantunque esso provocherà violenta discussione a giudicare dalla stampa giornaliera, ad eccezione di quella partito Governo, il cui entusiasmo bellicoso è svanito.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, CUSANI CONFALONIERI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 454. Roma, 13 marzo 1918, ore 21,15.

(Meno Tokyo): R. ambasciatore a Tokyo telegrafa quanto segue: «Ambasciatore d'Inghilterra... ecc.» (come nel telegramma gab. n. 617/39) (1).

Ho risposto a Cusani quanto segue:

(Solo Tokyo): Telegramma di V. E. n. 39.

(Per tutti): Autorizzo agire d'accordo con colleghi, specialmente britannico, insistendo su intesa con collega americano. Rappresentanza bandiere alleate sommamente desiderabile non deve però far fallire negoziato. Se però bandiere francese o inglese vengono ammesse, occorre insistere anche su partecipazione nostra (1).

(l) Cfr. n. 378.

394

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 458. Roma, 13 marzo 1918, ore 21,15.

(Meno Londra) R. ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue:

«Balfour mi ha detto... (come nel telegramma gabinetto n. 628/114) » (2).

(Solo Londra) Telegramma di V. E. n. 114.

(Per tutti) Consento per deferenza agli alleati ad includere nella dichiarazione per la Polonia la frase << libero accesso al mare » in quanto la parola «libero» ci obbliga meno specificatamente ad una zona territoriale che tagli il territorio tedesco ma può significare libertà di navigazione sulla Vistola. Ritengo tuttavia sempre un errore queste precisioni che allarmano il pubblico desideroso di pace.

(Solo Parigi) Ho comunicato questo mio consenso a Barrère.

395

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. 625/111. Londra, 13 marzo 1918, ore 22,20 (per. ore 18 del 14).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 427 (4).

Il comunicato è il risultato di conferenze tra Trumbic e l'onorevole Torre il quale agiva per conto proprio quale Tappresentante nota associazione italiana. A queste conversazioni io sono rimasto naturalmente completamente estraneo. Dell'accordo raggiunto fui informato da Torre in via privata alla vigilia della sua partenza. L'accordo si compone di tre o quattro articoli. Stabilisce soltanto principi generali: non entra in particolari. Ho saputo pure che non fu facile raggiungere l'intesa Trumbic essendosi fino all'ultimo momento mostrato restio ad accettare una clausola considerata essenziale dall'an. Torre. Alle conferenze hanno partecipato pure Steed, Evans e Watson i quali hanno esercitato forte pressione su Trumbic. Steed arrivò perfino a dichiarargli che se l'accordo non

(2} Cfr. n. 382.
(4} Cfr. n. 361, nota 2.

O'i concludeva per sua cocciutaggine avrebbe scritto una lettera al Times abbandonando la causa jugo-slava. Questo ultimo particolare fu confermato ieri sera dal corrispondente del Corriere della Sera ad uno dei segretari dell'ambasciata. Mi riservo telegrafare a V. E. qualunque ulteriore particolare venga a mia notizia.

(l) -Per la risposta di Cusani cfr. n. 409. (3) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 268.
396

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 654/66. Washington, 13 marzo 1918 (per. ore 4,25 del 14).

Telegramma di V. E. gab. 424/73 (1).

Il Governo francese ha comunicato anche a Washington il testo della protesta dell'Intesa circa la Polonia e la pace russa. Poll{ mi ha detto che il Dipartimento di Stato si è limitato a suggerire nella frase: «in grado di assicurare il suo sviluppo>> la parola «indipendente». D'altra parte essendo stato richiesto di unirsi alla protesta di questo Governo ha risposto a Parigi che «in vista presenza dei rapidi mutamenti e dell'incerta condizione di cose in Russia, il Governo degli Stati Uniti pur essendo d'accordo in principio colle vedute espresse nelle proteste proposte preferisce per il momento astenersi dall'unirsi nella pubblicazione della proposta dichiarazione.

397

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO BRITANNICO, LLOYD GEORGE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO (2)

L. s. Londra, 13 marzo 1918.

I suggest that the programme of our Conferences should be as follows:

Thursday, March 14.

11 a.m. Meeting of the three Prime Ministers at 10 Downing Street;

11.30 a.m. Meeting of the Supreme War Council at 10 Downing Street. The remainder of the day to be reserved for the Supreme War Council. The Agenda of the Supreme War Council Meeting is enclosed herewith. It

is based on the proposals of the Permanent Military Representatives, with a few necessary additions. No doubt there may also be questions which you wish to raise.

Friday, March 15.

11 a.m. Meeting of Ministers at 10 Downing Street to consider certain politica! questions. I enc1ose a list of the questions which Mr. Balfour wishes to raise.

I think it is important that, having regard to the atliitude of President Wilson, the politica! questions should not be discussed at the Supreme warr Council, which deals primarily with Military questions, and there are severa! reasons why it is difficult to hold the politica! Conf,erence on Thursday. In the first place, it is doubtful whether the Supreme War Council will complete its task in time for another Meeting on the same day. In the second place Mr. Balfour has telegraphed to the United States of America asking if they would like to be represented in any way at the Politica! Conferences, and we cannot depend upon receiving a reply in time for a Meeting on Thursday. In the third place, it is important that Mr. Balfour should be present and he is engaged in an important Debate 1n the House of Commons on Thursday afternoon. I hope, therefore, that you will be able to stay for a Politica! Conference on Friday morning.

I suggest that at the Meeting of the Supreme War Council we should follow the precedent set at the last Meeting according to which each Government will be represented only by its Prime Minister and one other Minister, its Chief of the Staff, as well as by the four Permanent Military Representatives and one Secretary for each nation. I have also asked Field-Marshal Sir Douglas Haig to be present when the question of the Genera! Reserve is discussed, in order that he may give the Supreme War Council his views on the question of the Allied Genera! Reserve.

ALLEGATO

12 marzo 1918.

Political subjects for discussion with the French and Italian Prime Ministers:

l. Japan and Siberia (Political side).

2. -Article XV of Secret Treaty with Italy. 3. -Declaration with Regard to German-Russian and German-Ukraine Peace. 4. -Polish Declaration.
(l) -Cfr. n. 369. (2) -Da ACS Presidenza del Consiglio.
398

CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA QUARTA SESSIONE - PRIMA SEDUTA

VERBALE I.C.-47. Londra, 14 marzo 1918, ore 11,30.

Presenti per la Francia Clemenceau e Pichon, per la Gran Bretagna Lloyd George e Milner, per l'Italia Orlando e Bissolati, per gli Stati Uniti Frazier.

Mr. Lloyd George said the first question related to the formation of a Genera! Reserve. He recalled the circumstances in which this decision had been taken at Versailles. After the Versailles meeting the Executive War Board had agreed to a scheme for the composition of this Reserve, and thls

312 scheme had been accepted by the French and Italian Governments. As regards the British Army, however, exceptionai difficuities had been found by FieldMarshai Sir Douglas Haig in agreeing to the proposed scheme. Mr. Lloyd George himself had thoroughly discussed the question with Fieid-Marshai Haig, and though himself a warm advocate of the scheme of a Generai Reserve, he had come to the conciusion, in view of the exceptionai concentration against us, that it wouid be very difficult for Fieid-Marshai Heig to spare the necessary Reserves. He then called attention to the distribution of troops on the map, and pointed out that, if the enemy attacked, they would have 87 divisions in line and immediate reserve, and 30 others available to operate against 40 British divisions in line with 18 in ,reserve. The difficuities of suppiying the British quota immediately did not involve the abandonment of the whole scheme. Mr. Lloyd George said that he had read with great care a document circulated by the United States Embassy, which, without disputing F'ield-Marshal Haig's immediate difficulties in surrendering his quota of the Reserve, strongly urged that the principle should not be abandoned. He himself fully agreed with this important State document. His own proposal was that the Reserve should be built up gradually, as United States troops carne into the line, and thereby lessen the pressure on the other armies and enabie them to reiease divisions.

M. Clemenceau said he was in full agreement with Mr. Lloyd George on all points. There could be no question of abandoning the principie of the Genera! Reserve. For the moment it was impossible to withdraw divisions from the Command of Field-Marshai Haig and Generai Pétain, in vi-ew of the threatened attack. He was glad to say, however, that absolute agreement existed between Fi,eld-Marshal Haig and Genera! Pétain as to the measures to be taken for mutuai support to meet an emergency, and the two Governments endorsed the agreement of the Commanders-in-Chief.

Signor Orlando said that naturaUy he regretted that it was impossibie, at the moment, to put the Versailles Resoiution ii.nto execution, but it was only a question of postponing the matter. As the question had been examined by those responsible, namely, the Commanders-in-Chief of the British and French Armies, the postponement became almost a law of necessity. Hence, he expressed agreement with Mr. Lloyd George and M. Clemenceau. Certain questions, however, remained to be decided in the present transii.tionai stage of the formation of the Genera! Reserve. One of these questions was: What is the power of the Versailles Executive War Board? Then there were two questions on the agenda paper which related to the equilibrium of the forces of the Allies. Would these questions, he asked, be decided by the Executive War Board, or by the Commanders-in-Chief, or by the Governments? He oniy asked these questions for information, and in no criticai spirit.

General Bliss, in reply to Mr. Lloyd George, said that he interpreted the meaning of the document circulated by the United States Embassy to be that the United States Government recognise that, at the moment, the decision of the military authorities that the Genera! Rese,rve cannot be formed must be accepted. Looking to the future, however, they still are of opinion that the establishment of the proposed Reserve should be carried out. As regards his

own personal views, he was in complete and enUre agreement with FieldMarshal Haig that, at the present moment, it was impossible to contemplate the withdrawal of troops !rom the British front. In three months time, however, the attack might develop elsewhere. Moreover, looking at the position of the relative forces on the map, if a Generai Reserve could be formed anywhere !rom divisions brought from any point from the English Channel to the Adriatic, it seemed to him that Field-Marshal Haig stood to gain. His own view was that a Generai Reserve might be termed an Inter-AUied Generai Reserve if composed from the Armies of two instead of three of the Allies. If, however, it was insisted that it must be composed from three of the Allies, then any disposable British force which was not immediately required for service in the line might be designated as part of the Reserve without actually being called away !rom the British front. In theory the British contribution would be bound to be utilised on the British front if the situation developed as we now expected; that is to say, the contr,ibution of one of the three Allies would, as it were, already have been allocated when the Generai Reserve carne into existence. If the French and Italian Armies, however, could contribute their quota of the Reserve, then in the last emergency there would be a force that could be utilised. As regards the United States Army, he understood that it was not at present regarded as sufficiently experienced to go 1nto the Generai Reserve. Generai Bliss also pointed out the probability that very considerable attacks might be made elsewhere simultaneously with the main attack. Hence, each Commander-in-Chief, believing himself to be ,in a serious situation, would probably refuse to surrender any of his troops to the Generai Reserve. This pointed to the desirability of having someone who should be in a position to give a fina1 decision.

Mr. Lloyd George asked wha:t were the views of the French and Italian Governments as to forming the Generai Reserve, in the first instance, without British troops, and as to his own proposal that as American troops arrived British troops should gradually be added to the Reserve?

M. Clemenceau stated that he was in accord with General Bliss in theory. But in practice he considered it necessary to put off the decision for a short time. Mr. Lloyd George was perfectly right in his suggestion that we might constitute the Generai Reserve at once, but we ought to consider the question as though there were only one front from the English Channel to the Adriatic, and the situation on each front ought to be examined in detail before reaching a decision. Moreover, we ought not to forget that Italy offered to send troops to the Western front. On the whole, he thought we should adjourn the decision for a few weeks. The forthcoming German attack would probably be more formidable than any previous one. After three months we might be able to judge better how to dispose of our troops. The moral of the Allied forces was at present extremely high, but we could not foretell what the situation would be exactly three months hence. Summing up his remarks, he suggested that they should now agree:

l. To adopt the principles suggested by Generai Bliss.

2. To examine the question of whether it was necessary to retain the AngloFrench troops in Italy.

As the meetings of the Supreme War Council could be fairly frequent there need be no undue delay in reaching the decision.

Signor Orlando expressed agreement with M. Clemenceau.

Mr. Lloyd George, reverting to the questJions asked by Signor Orlando at the beginning of the Meeting, said that they were raised in a more definite form on Items 2 and 4 of the agenda paper, namely:

"The question of the withdrawal of the 7th British Division from the Italian front to France", and "The despatch of Italian troops to the British front in France".

M. Clemenceau said there was no doubt that we required all the forces we could get on the Western front. If the railway to Italy was clear and free, he himself would have preferred to leave the withdrawal of forces from there until the last moment. The railway, however, was, to a large extent, encumbered with the conveyance of coal and supplies to Italy. Generai Wilson knew how difHcult it was to withdraw even one division. Hence, he suggested that Generals Giardino, Foch, and Wilson should give their views on the strategica! situation.

General Giardino said that the Italian Army had been reconstituted. The terrain had been prepared on a succession of defensive posttions. At present, however, no defensive position had been prepared on the line of the Adige-Mincio. The Austrian force numbered 55 divisions, and the Italian 60 effective d;visions, besides non-divisioned troops equivalent to two divisions. The situation on the Italian front was good, and some divisions might be withdrawn from Italy to the Western front. But before even considering the withdrawal of one division it would be necessary to examine the f,ront as a whole, because the situation which was now good must on no account be allowed to become bad. In short, the situation was such as to permit the question of the ..vithdrawal of troops to the Western front being taken into consideration, but no final decision could be given until he and his colleagues had examined it in detail, since a number of complex questions, such as the relative values of the artillery, defensive positions, &c., were involved.

General Foch said that, in arder to express an opinion on the Italian front it would be necessary for him to con:;l~'t Generai Diaz, as the responsible Comander-in-Chief, on many details, such as his defensive positions, his artillery his effectives, &c. He would also require the same information from the British and French Commanders-in-Chief. Unless he had these details he could only give very generai views.

Mr. Lloyd George drew attention to the fact that, at their meeting on the 2nd February, 1918, the Supreme War Council had remitted to the Executive War Board for the Genera! Reserve the study of the question of employing Italian troops on the Western front. He had assumed that Generai Foch would have obtained information on all the details to which he referred.

General Wilson explained that, owing to the fact that the Generai Reserve had not materialised, the Executive War Board, which was appointed for the contro! of the Generai Reserve, had not functioned. Consequently, it had not examined the question of the employment of Italian troops on the Western front.

Signor Orlando said that, as he understood the matter, the Executive War Board was asked to envisage the question of the Generai Reserve and the connected questions of the withdrawal of the British 7th Division from the Italian front and the employment of Italian troops on the Western front. As the Generai Reserve had not been formed, the Executive War Boa,rd was, in his opinion, right to cease work. This was the reason for his question as to what were the powers of the Versailles Executive War Board. In the absence of a decision on this question the Supreme War Council had to consider questions 2 and 4 on the Agenda without the advantage of the advice of their technical experts.

M. Clemenceau expressed surprise that the Executive War Board had not considered the question of the employment of Italian troops on the Western front, which was very urgent. The British and F1rench Governments had sent troops to Italy at a time when the Italian front was in great danger, and now when the Western front was threatened they wished to consider their withdrawal. At this moment he had in his possession an officially wr~tten demand from Generai Pétaln that three French divisions should be withdrawn from Italy. He had consulted Generai Duchesne, who had replied that half the British and French troops could be withdrawn from the Italian front without risk. Generai Fayolle, whom he had consulted, had replied dn the same sense. Even with this expert advice, however, he had not taken a decision. It was vita!, however, that the Supreme War Council should decide the matter at once. He therefore proposed that a British and a French Generai should be deslgnated to meet Generai Diaz in a few days, and to furnish a report on which the British and French Governments could act.

Signor Orlando concurred.

Mr. Lloyd George agreed with M. Clemenceau that the question of Italian troops and British divisions should not be mixed up with that of a Generai Reserve. It ought to be examined independently on its merits. He would also like to have the question considered whether it was not advisable to treat the British and French divisions as part of the Generai Reserve, as well as any Italian troops that might come to France. Our troops in Italy could be regarded as an army of manoeuvre. He saw no reason why the army of manoeuvre should not be under the direction of the Centra! Body which had been constituted for the contro! of the reserves. In the absence of some such arrangement he was afraid of a repetition of the recent incident when Generai Foch had proposed the withdrawal of two British divisions from the Italian front. The British Government had been under the impression that Genera! Foch had spoken as Chairman of the Executive War Board, but he now understood that this was not the case, and that he had made the suggestion on his own inritiative.

M. Clemenceau stated that the suggestion had been made by Genera! Foch entirely on his own initiative. He had not discussed the matter with the Executive War Board, and he had not consulted M. Clemenceau. M. Clemenceau was prepared to accept Mr. Lloyd George's suggestion.

Mr. Lloyd George then made the deHntte suggestion that the British and French troops in Italy should be constituted as part of the Genera! Reserve. The Executive War Board would then hav,e some troops under its contro!. This, he pointed out, would meet the views of the United States of America. He also suggested that the Executive War Board should select their own generals to confer with Genera! Diaz.

M. Clemenceau agreed, subject to the proviso that the Generals selected should be approved by the Governments. He pointed out that the Committee would be very important one from a politica! point of view. He entirely accepted Mr. Lloyd George's suggestion, subject to the amendment that the Governments must have the final decision on this question.

Signor Orlando concurred. Signor Bissolati asked if it was clearly understood that the Anglo-French troops in Italy would constitute an Army of Reserve together with such Italian troops as might be decided on? He pointed out that people who were opposed to the war were apt to point out that it was not conducted with sufficient energy. It was important to demonstrate to these that the Allies were in earnest.

(The Supreme War Council then adjourned jor the preparation of a Drajt Resolution by Mr. Lloyd George).

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CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA QUARTA SESSIONE - SECONDA SEDUTA

VERBALE I.C.- 48. Londra, 14 marzo 1918, ore 15,45.

Presenti per la Francia Clemenceau e Pichon, per la Gran Bretagna Lloyd George e Milner, per l'Italia Orlando e Bissolati.

Mr. Lloyd George sa,id that the result of the morning's discussion had been now incorporated in the form of a draft resolution, the adoption of which he proposed to move. This draft resolution he had before him, and it would be read out to the meeting. He had, however, two minor alterations to make: first, in paragraph l, for the word "re-affirmed" he suggested that "maintained" should be substituted; secondly, in the seventh paragraph, that the words "on resolution 4" should be inserted after the word "decision". He made this latter suggestion as it was obvious that the Allied Governments could not intervene when once troops were actually on the move.

M. Clemenceau asked that the draft resolutions might be read both in English and French.

Mr. Lloyd George thought that it was sufficient if they were read out in French only, as most of those present had the English text in front of them.

(Brigadier-General Spiers then read aut a French translation of the dratt resolution).

Mr. Lloyd George said he understood that the draft resolutions, with the minor modifications suggested by himself, were now adopted by the Supreme War Council.

(This was agreed to).

Mr. Lloyd George said that items l, 2, and 4 on the Agenda were now disposed of, and he proposed that the Supreme War Council should proceed to discuss item 3 (Japanese Intervention).

General Foch said that, as regards the resolutions which the Supreme War Council had apparently adopted, he had certain reservations to make.

M. Clemenceau enquired as to the particular resolutions to which Generai Foch referred.

General Foch replied that his reservations applied to all the resolutions. As President of the Executive War Board, he submitted that tt was desirable to examine the draft read out to the Council more closely before they were finally accepted. He had not seen a copy of the draft before the Council met, and, consequently, had had no time to give them the careful consideration they merited. It was a question of establishing an Executive Council, but apparently it was now proposed to deprive beforehand that CouncH of all executive powers.

M. Clemenceau said that if Genera! Foch wished to object to the Statutes, he should state very clearly the precise nature of his objections.

Mr. Lloyd George said that the Executive War Board was required to arrive at decisions upon the most important questions that anybody could determine. The nucleus of a Genera! Reserve had been fixed by the resolutions adopted that afternoon. The next point that the Executive Board had to adjudicate upon were:

(i.) Were any of the reserves from Italy to be sent to the Western front? (ii.) How many Italian divisions were to be sent to the Western front, and what number was to remain in Italy?

M. Clemenceau had suggested that certain officers should be sent to Italy to confer with Genera! Diaz, and that these officers should be selected at Versailles, and that the selection should be subject to the approvai of the Governments concerned: further, if politica! questions were involved, reference would have to be made to those Governments. Mr. Lloyd George proceeded that he could not imagine any more important functions than those assigned to the Executive War Board. They had practically full powers, except where politica! questions arose, when naturally the Governments must be approached.

M. Clemenceau said he wished to point out that the powers of the Executive War Board had not been diminisl1ed by the resolutions passed by the Supreme War Council; o n the contrary, they had bee n extended, with, perhaps, slight modifications. The Governments quite understood the reluctance of the various Commanders-in-Chief to surrender troops, of which they were badly in need, in arder to create a Generai Reserve as those Commanders were responsible for the security of their respective fronts, and this responsibility necessarily weighed very heavily upon them. All this had been carefully considered, and due allowance had been made for this reluctance when the resolutions now before the Supreme War Council were framed. The Governments had not insisted upon the recommendations of the Executive War Board being accepted. They had agreed to the nucleus only of a Generai Reserve being formed, and that a small Reserve would gradually, but continually, be augmented as more and more American troops arrived in France. He wished again to point out that the Executive War Board's authority had, in reality, been extended. As Head of the French Government he had accepted what was decided in regard to the creation of a General Reserve at the last Session of the Council. Again, as Head of the French Government, he accepted the resolutions which had just been read out.

Mr. Lloyd George said that, as the Supreme War Council had accepted these draft resolutions, he suggested that they should proceed to the next item on the Agenda, which was the question of Japanese Intervention in Siberia. He proposed, first, to read Joint Note 16 of the Permanent Military Representatives, which was very brief, and he would then ask one of the Military Representatives to be good enough to explain in greater detail the reasons which induced them to submit the recommendations therein contained.

(Mr. Lloyd George then read Joint Note No. 16).

M. Pichon thought that the decision was too serious to be taken that afternoon without more careful consideration. Negotiations were at present in progress, and he deprecated any decision being taken while those negotiations were proceeding. The Council had considered the possibility of Holland entering the war either on our side or against us. There was a third alternative, and it was this, that we ourselves might be forced to make war upon HoUand. M. Pichon was all in favour of allowing the present negotiations to proceed. A question of international law was involved, and the requisitioning of shipping might be placed on a footing with the German violation of Belgium.

Lord Milner said that he thought that an immediate decision was necessary. Lord Robert Cecil agreed, and pointed out that the United States were bent on requisitioning. He wished to inform M. Pichon that the legal side had been fully examinated by experts in this country and in the United States. There was, moreover, a precedent for such seizure. In 1870 the Germans had seized British ships at Rouen, in order, so far as his memory went, to destroy them, and on that occasion we had raised no protest, but had accepted the situation. Our own and American experts on international law were satisfied that a sovereign State had the right to seize any neutra! property, provided:

{a) The seizure was necessitated by military rcasons of a really serious character.

(b) That full compensation was paid.

American legal opinion was even more precise and firm on the question of international law than our own. Further, in the course of the present war, both the British and French had, in accordance with our tnterpretation of international Iaw, seized Danish, Swedish, and Norwegian ships.

Mr. Lloyd George suggested that, in view of a communication which had just been received from the United States Government, the question should not be discussed by the Supreme War Council that afternoon, but should be considered by a Special Conference of Ministers, to include the Ministers for Foreign Affairs now in London, to be held on the followi:ng day. His own impression was that President Wilson was inclined to doubt the advisability of a matter of this kind, which was Iargely politica!, being handled by the Military Representatives. The question was so much more politica! in its nature than military. Moreover, Mr. Frazier was not present that afternoon, and had expressed a particular desire to attend whenever politica! questions were under consideration, as he had to keep his Government fully informed of such politica! discussion.

(This was agreed to). Mr. Lloyd George said that M. Clemenceau wished to raise the question of reprisals for hostile air raids. Mr. Lloyd George enquired whether Generai Trenchard was present, or could be summoned. Lord Derby said that Field-Marshal Sir Douglas Haig was fully acquainted with every aspect of the question, and consequently he thought that Generai Trechard's presence was unnecessary.

M. Clemenceau said that, before it was decided to adjourn the discussion of this question, he would be glad to be assured that Sir Douglas Haig would be present on the following day.

Sir Douglas Haig said that he would be present the next day. ([t was decided to adjourn the discussion of reprisals until the tollowing day).

M. Lloyd George said that the next important question on the Agenda was Item 5, The Possible Military Results consequent on the Seizure of Dutch Shipping by the Allies. He understood that the maritime experts were opposed to the requisitioning of the shipping. It was one of the most difficult questions that had arisen for decision, that of seizing Dutch shipping in neutra! ports. This shipping was very urgently required both for the transport of coal to Italy and American troops to France. The Military Representatives had declared themselves absolutely in favour of seizing the shipping. The Maritime Council had, however, met the previous day, and he fancied that their view was that such seizure would involve us in war with Holland, and that in either case we should stand to lose, since, if Holland elected to side with the Allies, it would fall to them to feed, clothe, and protect her. He would be glad to know what were the views of his colleagues on this subject, and he would also invite the Chief of the Imperia! Generai Staff to make a statement on the subject.

General Wilson said that he regarded this as part of a much bigger story and a larger issue; that was, the question of bringing American troops to French ports, the shipping required for this and other purposes, and the supply of trucks and rolling-stock generally to France and Italy.

Lord Milner pointed out that, unlcss the ships were requisitioned, it would be impossible to transfer to France either troops or rolling-stock. The Shipping Controller was quite convinced of this fact.

Mr. Lloyd George said that he would like a French translation of what had been decided by the Allied Naval Council to be read out to the meeting.

(General Spiers read out a French version ot War Cabinet Paper G.T.-3904, entitled "The Requisitioning ot Dutch Shipping-Possible Action by Holland").

Signor Orlando sa1d that here the Supreme War Council had before them a question of the very gravest difficulty. So far as Italy was concerned, there was most urgent need of 400,000 tons of neutra! shipping being requisitioned for the supply of food and coal to Italy, and to ensure, in consequence, the tranquillity of the country. It was not easy to conjuncture what Holland would or could do, supposing the shipptng were seized, and he himself had no means of ascertaining this. As it was, however, a considerable number of trains in Italy cou1d not be run, on account of the shortage of coal, and if the raHway communication in that country were further suspended, it would be futile to discuss further the question of a Generai Reserve. The supply of more shipping was really a matter, as far as Italy was concerned, of life and death.

Lord Milner said that he was astonished at the suggestion that Holland would go to war if the shipping were seized. He pointed out that for nine weeks negotiations had been proceeding on the part of Holland for the transference of this tonnage. America felt strongly that the time had now arrived for a definite settlement of the question. If Holland would not transfer it, the shipping must be seized, subject to a guarantee on the part of the Allies that an equivalent amount of mercantile marine would be handed back to Holland at the end of the war. It was only yesterday that he had heard of any objection to the seizure on the score of Holland going to war. If Holland decided to JOln our enemies, it would be Germany and not we who would have to feed her. He would like to ask a representative of the British Foreign Office what new point had arisen which made that Department imag,ine that Holland would be driven to war by this act.

(A t this point Lord Robert Cecil [far the British Foreign Oftice] and Admiral Fremantle [Deputy Chief ot the British Naval Staff] entered the Council Chamber).

Mr. Lloyd George inv,ited Lord Robert Cecil, who had been in charge of this question on behalf of the British Government, to favour the Council with his views.

Lord Robert Cecil said that the question had arisen in the following way. A week or so previously, the United States Government had informed them that the Dutch had intimated that they could not carry out the modus vivendi; that is to say, the use, for one voyage, of Dutch ships in United States ports, partly for Belgian Relief and partly for other purposes. The Dutch has said that the Germans would not permit it. The United States had then suggested that, if the Dutch would not negotiate, the shipping in American and neutra! ports should be requisitioned. Lord Robert Gecil said that he had seen M. Van Vollenhoven, the Dutch Representative sent to negotiate questlons of tonnage and other commerciai questions, on various occasions, and, after many conversations with him Lord Robert had suggested that, apart from the question of the modus vivendi, it was impossible to continue a discussion which appeared to be endless. The Dutch Government had guaranteed to hand aver to the Allies not only the 400,000 tons of Dutch sbipping in American ports, but all their ships in neutra! ports. Tbe first arrangement was tbat this shipping should not be used in tbe war area. It was now, however, no longer possible to make tbis reservation. The whole situation as regards sbipping was extremely precarious. It was necessary to strike out the provision in the originai draft agreement that Dutch ships should not be used in tbe danger zone. Tbe British Government had suggested to tbe Allied nations:

(a) -Tbat 100,000 tons of grain sbould be sent to Holland in the next few weeks. (b) -That all sbips sunk in the war zone should be replaced.

The Dutch Government bad been informed tbat, unless we received a favourable reply by the following Monday, it would be necessary to requisition the ships. Our Minister at Tbe Hague had reported that, at first, the Dutch Government bad seemed not unfavourable. Lately, however, tbeir attitude had been not so favourable. A very influential Dutcbman bowever, M. Van Orulet, had informed our Minister at The Hague that, even if this shipping were seized, tbe Dutch Government would, in ali probability, do nothing.

Mr. Lloyd George invited Admiral Fremantle to explain the decision of tbe Allied Naval Council, and tbe reasons for arriving at that decision.

Admiral Fremantle said tbat be had not bimself attended tbe meetings of the Allied Naval Council, but he had been a member of the Sub-Committee which had reported to tbat Council. That Sub-Committee strongly felt that, in arder to acquire 400,000 tons of neutra! sbipping, it would not be worth while to run the risk of Holland entering tbe war on either side.

Mr. Lloyd George enquired whetber the Sub-Committee would bave arrived at a different opinion bad it been a question of 800,000 tons. Admiral Fremantle said tbis would bave made no difference, as it only represented about two months' losses by submarines.

Lord Milner asked wbetber Admiral Fremantle and his Committee had any special reason to believe tbat Holland would join the enemy if tbe ships were seized.

Admiral Fremantle said that, if Holland joined tbe other side, the Germans would be placed in possession of four bases, two of wbich would be specially valuable: one tbe Helder, wbicb was tbe base of the Dutch navy, and the other Antwerp. Tbese two were specially suitable for light fast cruise,rs.

Mr. Lloyd George enquired wbether it would not be possible, in that event, for the Allies to seize some very useful islands on the Dutch coast.

Admiral Fremantle said tbat tbis would involve combined operations of a certain magnitude, and pointed out tbat the islands were nearer to Germany than to England. Tbe only island which would really be useful to us was Walcheren, wbere we should be under hostile fire.

Lord Robert Cecil said that one of the reasons why Holland would never declare war on us was that she was anxious about her Colonies, and their possible loss would undoubtedly still influence her Government.

Signor Orlando said it was not a question of balancing the advantages or dlsadvantages of acquiring the shipping and the risks it might involve. The Council ought to consider whether there was any real reason to think that Holland would go to war. Judging by what Lord Milner and Lord Robert Cecil had told the Council, he himself did not perceive even the shadow of such a danger.

Lord Milner enqulred whether the Admiralty view was that Holland would enter the war.

Admiral Fremantle said that he had absolutely no reason to think this. The matter, however, had not been in the Terms of Reference to the Sub-Committee or the Council.

Mr. Lloyd George asked whether M. Pichon thought that Holland would make war.

M. Pichon replied that he did not think this probable. Germany, however, would almost certainly seize the opportunity of utilising Dutch territory. He had been much impressed by the unanimity of opinion of the Naval experts. He urged that the further discussion of the question should be adjourned until the following day, in order that he might have time to consider U more fully.

(This was agreed to).

Mr. Lloyd George proposed that the Council should now proceed to consider the next item on the agenda, "The Question whether Requisitioned Dutch Shipping is to be employed partly for the provision of coal to Italy or exclusively for the Transport of American Troops and Transportation Materia!".

Lord Robert Cecil said that it had been decided that it was agreed that a minimum of 600,000 tons a month of coal should be supplied to Italy, and that the French should be asked to provide 350,000 tons of that amount. The French had replied that it was impossible for them to do this unless England supplied a similar amount of English coal to France, and we had been of the same opinion. The provision of coal for France, to make up the amount of French coal sent to Italy, was s~mply a question of tonnage. It had been suggested that part of this amount might be sent to France if we utilised 150,000 tons of coasting vessels, and this was to be done, though it would cause very grave inconvenience to the inhabitants of Great Britain. Our tonnage experts had declared that no shipping was ava:ilable elsewhere to transport this coal, unless we could cut down 70,000 tons of cereals from the United States, and this was a very serious proposition. The only service available was the Dutch shipping in American and Allied ports. The acquisition of this shipping would enable us to divert English tonnage to convey coal to France. Signor Bianchi, M. Loucheur, whose advice and industry had been most valuable, Mr. Stevens, the American shipping expert, and our own experts on the subject, were all a~reed that the whole position should be put before the Supreme War Council, and had desired especially to emphasise the present criticai military position in Italy owing to the lack of coal.

Mr. Lloyd George said that he would like the Chief of the Imperia! Generai Staff to give his views about the question. There was a Report from Generai Nash which bore on the subject.

General Wilson said that he had already referred to further complications at the present moment due to the transference of American troops to French ports. There was a great shortage of rolling-stock in France, and we have Ient the Americans some 11,500 trucks already. This rolling-stock was required to move American troops as they arrived at French ports. Some 10,000 truck~ were required in France in arder to trasport coal to Italy. Was the shipping, if it was acquired, to be used to convey these 10,000 trucks to France as well as to transport coal to Italy?

Lord Robert Cecil said that the French thought that they could manage to supply sufficient rolling-stock for the coal for a period of one month. There were now some 11,000 wagons in France in use for the transportation of the American troops.

General Wilson said he wouid then like to ask whether more American troops shouid be brought over to France, where there were no trucks for their conveyance, or should they first import the trucks and Ieave the troops till later? He had not himself seen Genera! Nash's latest Report but Sir Guy Granet's view was that, to import American troops without providing sufficient rolling-stock for them on arriva], would result in a deplorable congestion, and eventually to a complete breakdown.

Mr. Lloyd George suggested that the Council should pass a resolution on the following lines:

The Supreme War Council agree that any Dutch shipping requisitioned should be allotted to the following services, in arder of priority as stated below:

l. To complete the transportation of coal to Italy;

2. -To complete the rolling-stock in France; 3. -To transport the American forces to France.

M. Pichon asked that this resolution should not be put to the Council unml the following day, and that it should be put at the same time as the resolution on Item 5 on the Agenda. The very important question of priority of coai or troops was 'involved, and before a decision was reached he would like to discuss these two questions privateiy with the French Minister of War.

Mr. Lloyd George said that he attached great importance to the very serious statement made by Mr. Stevens that, on present American calculations, the American Military Programme now adopted by the Supreme War Council and agreed to by the American Government, seemed likeiy to absorb:

(a) -All American tonnage existing and building not required for American imports. (b) -All additional neutra! tonnage which may be received by America, this, in result, including the whole of the Dutch tonnage now in American ports.

If the Council dedded to adjourn the discussion until the following day, as desired by M. Pichon, he proposed to move a resolution which would be based on the recommendation which was put forward by all the Representatives delegated by the various Governments.

(lt was agreed that the discussion should be adjourned until the next day).

General Bliss considered that, before any resolution was adopted it would be necessary to try and reconcile it with the acce.ptance by the Supreme War UouncH, at the Third Session, of Joint Note 12 of the Military Representatives. When those Representatives submitted their Joint Note it had been laid down as one of many conditions that American troops should continue to arrive in Europe at the rate of not less than two divisions a month. He had cabled to the Government at Washington to ask if they could guarantee that American troops would be ready for transportation at the above rate, and the reply had been to the effect that two divisions per month would be ready for despatch as from April 1st next, on the assumption that Dutch shipping would be requisitioned. If the Supreme War Council now decided to adopt a resolution on the lines suggested by Mr. Lloyd George, it would be necessary to let the United States Government know at once that the Council did not insist on the full two divisions a month, as a certain priQrity of use of shipping must be accorded to coal for Italy and transportation materia! for France.

Mr. Lloyd George proposed that the meeting should adjourn at this point, in arder to enable M. Clemenceau and M. Pichon to confer together on the question of the requisitioning of Dutch shipping. As regards the remaining items on the agenda paper, there were reasons why these questions could be more profitably discussed on the following day.

(The Supreme War Council adjourned at 5.30 p.m. until 11 o'clock the next morning).

Summary ot Conclusions.

l. Resolutions in regard to the Allied General Reserve; the transport ot British and French Divisions trom the Italian to the Western tront; and the employment of Italian troops on the Western front. The Supreme War Council agree on the following resolutions:

(a) -The number of divisions to be allotted as the Italian quota of the Genera! Reserve. (b) -The desirability of an immediate transfer to the Western front of some of the British, French, and It~Li::tn divisions now on the Italian front.

2. Resolution in regard to Japanese Intervention in Siberia. ---The Supreme War Council take note of the views of the Permanent Military Representative as set forth in Joint Note 16, in regard to Japanese intervention in Siberia, and remit the further consideration of the question to the Politica! Conference to be held on Friday, March 15th.

(l) -The creation of a Genera! Reserve for the whole of the Armies on the Western, Italian, and Balkan fronts, as decided at ve,rsailles on February 2nd, 1918, is maintained. (2) -In view of the great enemy concentration on the Western front, and the likelihood of an early attack on the British section of the line, the proposals of the Executive War Board for the composition of the Generai Reserve require modifica tion. (3) -The British and French divisions now on the Italian front, together with the British division which has just left that front, and a quota of Italian divisions to be determined by the Executive War Board, shall form the nucleus of the Genera! Reserve. (4) -The Executive War Board are at once to decide the following questions: (5) -To assist them in carrying out Resolution 4, the Executive War Board, or a Committee of Genera! Officers nominated by them with the approva! of their Governments, are at once to confer with the Commander-in-Chief of the Italian Army. (6) -The decision of the Executive War Board on the above points will immediately be notified to the four Governments so that if politica! considerations are involved the Governments may intervene. (7) -In the event of the Executive War Board being unable to reach a unanimous decision on Resolution 4, the question will be decided by communications between the Governments or at a meeting of the Supreme War Council. (8) -The nucleus of the Generai Reserve will be formed from such divisions as may be decided as provided above, and the Generai Reserve will thereafter be gradually expanded as the arrivai of fresh divisions from the United States of America, by relieving the pressure on the other Armies enables further divisions to be released.
400

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 661/137. Atene, 14 marzo 1918, ore 19 (per. ore 19,35).

Nella seduta di ieri Presidente della Camera comunicò ai deputati un lungo memoriale firmato: «I rappresentanti dell'Epiro settentrionale» che costituisce una violenta invettiva contro la politica italiana nell'Epiro del nord. Oltre frasi generiche sulla contraddizione della nostra politica che da un lato reclama annessione alla madre patria degli italiani irredenti e dall'altro vuole asservire i greci dell'Epiro, memoriale specifica le doglianze degli epiroti nei seguenti punti: «l) insegnamento obbligatorio della lingua italiana ed albanese ed abolizione dell'insegnamento del greco; 2) abolizione dell'autonomia ed indipendenza del clero ortodosso, in modo che popolazione è obbligata a ricorrere ai preti austro-russi o musulmani; 3) interruzione di ogni comunicazione con la Grecia; 4) ritenzione in Italia come ostaggi di diversi notabili chimarioti; 5) Bande alban esi che con connivenza degli italiani infestano la valle di Argirocastro; 6) fucilazione di sei chimarioti che non vollero lasciarsi arruolare per forza dagli italiani>>. Spedisco per posta traduzione integrale memorandum che è stato pubblicato soltanto dal giornale Eleuter Tipos.

401

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 643/165. Parigi, 14 marzo 1918, ore 21,25 (per. ore 9,35 del 15).

Telegramma identico da Jassy:

« D'après !es renseignements confidentiels parvenus ici de Bukarest, les Empires Centraux sont aujourd'hui surs plus que jamais de la victoire par la suite de leur mainmise sur la Russie et des possibilités immenses de ravitaillement qu'ils y trouvent. Nous serions reconnaissants à nos Gouvernements de nous mettre à mème de combattre cette conviction sur la situation intérieure des Puissances Centrales ainsi que sur ì.'importance des ressources qu'elles trouveront en Russie dont nous sommes coupés.

Il importerait au point de vue de l'opinion publique de nous renseigner sur le projet d'intervention japonaise en Sibérie dont jusqu'ici nous n'avons eu connaissance que par des télégrammes de presse ainsi que sur l'action militaire éventuelle des Puissances Alliées dans des parties de la Russie » (1).

402

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. PER CORRIERE 459. Roma, 14 marzo 1918.

Suoi telegrammi Gabinetto nn. 14 e 16 (1).

Ho fatto interrogare Pianta circa le voci correnti pubblicamente a Berna, secondo ella riferisce. Pianta ha subito categoricamente negato di aver mai comunicato al suo Governo ringraziamenti sia miei sia di funzionari della Consulta per un preavviso circa offensive nemiche. Da parte nostra gli fu confermato che, dopo indagini eseguite, è risultato che nessun alto funzionario del Ministero ebbe mai ad esprimergli tali ringraziamenti.

A domanda quale potesse essere, secondo lui, l'origine di questa montatura, Pianta rispose ritenere che Ador abbia discorso con V. S. dell'offensiva dell'Isonzo che era in preparazione nell'ottobre scorso, non per riferire a lei notizie pervenute da Berlino, ma come di cosa notoria e che formava oggetto di pubblicazioni di stampa. Fu osservato a Pianta, in risposta, che nell'autunno scorso la s. v. non aveva fatto al Ministero alcuna comunicazione di questo genere.

Fu quindi fatto osservare a Pianta che, tuttavia, secondo si dice a Berna, esiste un rapporto di lui al Governo Federale su questi argomenti. Pianta rispose che il rapporto esiste, ma che in esso riferì semplicemente che a Roma s1. diceva comunemente che l'offensiva di Caporetto era stata pubblicamente preannunziata, e che era stata qui sparsa la falsa diceria che egli, Pianta, ne avesse dato a me preavviso, ma che io non ci avrei dato importanza. A questo proposito fu osservato a Pianta che questa era evidentemente una manovra politica interna, del che egli convenne pienamente. Pianta si mostrò dolente per le indiscrezioni ed i travisamenti accaduti a Berna e li spiega con la campagna condotta contro Ador. "" .J~:

Quanto alla voce da lei riferita nel suo telegramma n. 14 che le propagazio:ii sarebbero avvenute in seguito a dichiarazioni sulle discussioni della Camera dei deputati in comitato segreto, posso assicurarla che ciò è assolutamente insussistente perché nulla fu detto alla Camera che potesse darvi appiglio.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 410. (2) -Cfr. nn. 357 e 364.
403

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. S.N. Londra, 14 marzo 1918.

Grazie tuo telegramma (2) da cui trarrò eventuale norma. Stamane Primo Ministro, in privata riunione con me e Clemenceau, alluse ancora ai suoi tentativi con l'Austria. Pare che avrebbe inviato un suo segretario particola•re in Svizzera con istruzioni di chiedere all'Austria quali intenzioni avrebbe nell'ipotesi di pace separata della Germania. Non ho mancato di dire che credo tale ipotesi assolutamente fantastica; mi disse che ne riparleremo. Soluzione questione militare si presentò in condizione difficilissima essendo manifesto accordo fra Governi e Comandi militari Francia Inghilterra nel senso di disfare tutto quanto si era fatto a Versailles. In tali condizioni disperate io credo di avere salvato quanto potevo. Fu deciso che la riserva generale si costituisca egualmente colle undici divisioni alleate al nostro fronte e con una quota che dovrà apprestare nostro esercito. Queste riserve sa•ranno amministrate dal Comitato Versailles salvo appello Governi. Debbo necessariamente rimettere alle spiegazioni orali dimostrazione del perché tale soluzione rappresenti per noi male minore. Questione intervento Giappone fu rinviata a domani ma sembra prevalga idea non creare ragioni di urto con America. Oggi si è discusso requisizione naviglio olandese che si trova America. Questione ha per noi grande interesse perché vi si collega nostro rifornimento carbone. Fu sollevato dubbio che ciò possa spingere Germania farne una questione con l'Olanda sino ad obbligarla di schierarsi contro di noi. Inglesi ed Americani tendono escludere tale possibilità. Decisione fu rinviata domani.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 269.

(2) Non identificato.

404

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 657/64. Washington, 14 marzo 1918, ore 17,30 (per. ore 17,30 del 15).

12 marzo.

Secondo quanto mi ha detto Polk, Wilson nel dirigere al popolo russo il messaggio di simpatia in nome del popolo americano ha deferito al suggerimento di coloro (tra i quali specialmente Root che fu capo della missione americana in Russia) che ritenevano opportuno che nell'imminenza del voto del congresso di Mosca circa la pace firmata dai bolcevichi pervenisse al popolo russo una parola di conforto che facendogli sentire di non essere abbandonato lo incoraggiasse alla resistenza contro la Germania. Nessuna illusione ha Polk che ciò possa scongiurare la ratifica ormai inevitabile del trattato di pace ma un incoraggiamento alla resistenza futura.

Nelle parole del messaggio è implicito per altro il disconoscimento del trattato di pace colla Germania e l'impegno degli Stati Uniti di fare tutto il possibile per la completa restaurazione della Russia. E dacché si è attribuito alla Germania l'eventuale proposito di avanzare un trattato di pace sulla base di concessioni alle Potenze occidentali in compenso di una mano libera in Russia, si potrebbe leggere nelle parole di Wilson anche il proposito di rifiutarsi di avvantaggiare nella conferenza della pace qualunque interesse altrui a detrimento della Russia.

405

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 658/65. Washington, 14 marzo 1918, ore... (per. ore 12 del 15).

Chiesi ier sera a Polk se fosse pervenuto al dipartimento di Staoo qualche comunicazione da Tokyo in replica alla comunicazione americana (mio telegramma 53 Gab.) (l) relativa all'azione da svolgersi in Siberia e quali notizie in genere egli avesse intorno allo svolgimento di questa faccenda. Mi rispose che Tokyo non aveva risposto e che dell'andamento della cosa non si sapeva qui altro per ora. Egli poi, quasi a ribadirmi le riserve anteriori di questo Governo, mi lesse parte di un telegramma dell'ambasciatore americano in Russia nel quale l'eventualità della spedizione giapponese in Siberia era segnalata

come non scevra di pericoli e comp:icazioni. Folk mi aggiunse che indipendentemente da ciò il Giappone aveva domandato di conoscere in qual modo gli Stati Uniti in presenza degli ultimi avvenimenti si preparavano a considerare la Russia: se come Potenza neutrale o nemica. La risposta era che il Governo degli Stati Uniti si apprestava a considerarla come alleata. Avendogli chiesto spiegazioni su questo punto di vista, Folk mi diede lettura e mi consentì prendere confidenzialmente copia del telegramma che mandava in proposito a Tokyo. Lo riproduco: «A giudizio del governo degli Stati Uniti recenti avvenimenti non hanno alterato in alcun modo le relazioni e gli obblighi del Governo stesso verso la Russia. Esso non crede di poter considerare la Russia né come neutrale, né come nemica, ma continua a considerarla come un'alleata. Non vi é infatti alcun Governo russo col quale trattare. Il cosi detto dei Soviet al quale la Germania ha ultimamente imposto o tentato di imporre la pace non è stato mai riconosciuto dal Governo degli Stati Uniti nemmeno come un Governo di fatto. Nessuno dei suoi atti offre quindi materia pel riconoscimento ufficiale di questo Governo; ed il Governo degli Stati Uniti stima essere della massima importanza rispetto all'opinione pubblica di tutto il mondo e per dare prova dell'assoluta buona fede di tutti i Governi uniti contro la Germania che si continui da noi a trattare i russi sotto ogni rispetto come nostri amici ed alleati contro il nemico comune».

Nessuna dichiarazione precedente delinea più chiaramente il persistente orientamento politico americano rispetto alla Russia.

(l) Cfr. n. 342

406

IL DIRETTORE GENERALE DEL FONDO PER IL CULTO, MONTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. Roma, 14 marzo 1918.

S. E. il Cardinale Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità, mi ha diretto la lettera che qui di seguito testualmente trascrivo:

«È a cognizione della Santa Sede che in America vengono divulgate notizie contro la Santa Sede assurde si, ma che fanno impressione sul popolo e gettano l'allarme nelle masse cattoliche. Si ripete, per esempio, che il Governo Italiano sta preparando un colpo di Stato contro il Vaticano per liquidare la questione romana; che è provata la complicità del Vaticano nella campagna austro-tedesca nella guerra in Italia; che i Corrieri della Sera (di cui io ignoravo l'esistenza) distribuiti fra i soldati italiani, causando il disastro suli'Isonzo, furono stampati in Vaticano; che l'Austria ha promesso al Vaticano il ristabilimento del potere temporale; che il S. Padre verrebbe processato od esiliato, ed altre cose simili. È pure a cognizione della Santa Sede che queste notizie emanano dall'ufficio Informazioni dell'Ambasciata italiana in Washington, affidato al Professore Falorsi.

Io richiamo tutta la sua attenzione sopra la gravità di queste informazioni,

che provengono da fonte sicura. Se l'ufficio d'informazioni dell'Ambasciata

continuerà in simili diffamazioni, la Santa Sede lo denunzierà alla pubblica

opinione in America, con quanto vantaggio dell'Italia, lascio a Lei compren

dere>> (l).

A quanto deplora nella sua lettera S. E. il Cardinale Segretario di Stato si

riconnette, anche l'incidente che forma oggetto dell'articolo «La provenienza

di certe accuse al Papa divulgate in America» contenuto nel numero dell'Os

servatore Romano in data 11 corrente che qui accluso rimetto all'E. V.

Non ho bisogno di richiamare l'attenzione dell'E. V. sul grave e delicato argomento; mi permetto solo pregarLa di voler considerare se ad evitare possibili spiacevoli conseguenze non convenga allontanare il Falorsi dall'ufficio al quale è addetto.

Nella fiducia che l'E. V. vorrà poi cortesemente pormi in grado di dare una

risposta al Cardinale Segretario di Stato... (2).

407

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO (3)

T. GAB. 821/29. Roma, 15 marzo 1918, ore 10.

Ho inviato oggi al Comando Supremo il seguente telegramma:

«R. ambasciatore a Washington telegrafa quanto segue:

<< Segretario della guerra Baker essendo già ormai giunto a Parigi e, contrariamente a quanto sembrava in passato, confermandosi che la sua missione è di carattere puramente militare, sottopongo a V. E. l'opportunità che il R. Governo lo inviti a visitare il nostro fronte dopo che avrà compiuta la sua ispezione in Francia.

La sua visita avrebbe tanto maggiori benefici effetti in quanto che egli ha generalmente dimostrato una ostinata tendenza a svalutare l'importanza del fronte italiano ed a disconoscere i nostri sforzi militari (t. gab. 637/63 del 12 marzo).

Per le ragioni addotte dal R. ambasciatore ritengo . ancor io opportuno

che il Signor Baker sia invitato a visitare il nostro fronte. Prego farmi conoscere le decisioni di V. E. (4). Tanto comunico per opportuna conoscenza dell'E. V.

(l) -Questa lettera fu comunicata da Monti anche ad Orlando che il 21 marzo scrisse a Sonnino: «So che un'eguale comunicazione ti è stata fatta; ma aggiungo la mia preghiera perché tu consideri la cosa. Se la «propaganda» del Fu:orsi ci rende questi servizi, dirò con te: Dio cl guardi dalla propaganda». (2) -La lettera di Gasparri fu trasmessa all'ambasciata a Washington con t. gab. confidenziale 472 del 16 marzo con la seguente aggiunta: «Prego telegrafare su quanto di vero e sa esatto sospendere subito incarico Falorsi >>. Per la risposta di Cellere cfr. n. 423. (3) -Da ACS, Presidenza del Consiglio. (4) -Cfr. n. 416.
408

CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA

Quarta Sessione -Terza Seduta

VERBALE I.C.-50. Londra, 15 marzo 1918, ore 11.

Presenti per la Francia Clemenceau e Pichon, per la Gran Bretagna Lloyd George e Milner, per l'Italia Orlando e Bissolati.

Mr. Lloyd George said that the first question that they had to discuss was that of reprisals, which had been raised by M. Clemenceau at the previous meeting. He invited M. Olemenceau to state his views on the question.

M. Clemenceau said that it was an accepted fact that neither the French, the English, nor any of the Allied Powers had been the first to bomb open towns. It was the Germans who had started this practice, which was in conformity with their ideas of waging war, and they had now even descended to torpedoing hospital ships. AU the Allies were unanimous that they did not make war on women and children. The question had become complicated, as British aviators had a camp near Nancy, and it was from thes·e camps that they proceeded on their Iong-distance bombing expeditions. The fact that British aviators started from beh'ind the French front involved a question of dual responsibility. He would like to ask Field-Marshal Haig exactly from what points the British aviators started to bomb German towns. He hoped that it might be possible that these long-distance bombing operations, undertaken by the British, should be started from other points than behind the Franch lines.

Sir Douglas Haig said that the policy in regard to bombing by aircraft, which had been adhered to by the British forces in France, was to attack targets of military importance only, such as hostile aerodromes, railway junctions, camps, cantonments, ammunition depòts, &c. It was recognised that damage must frequently and inevitably be caus·ed to the civil population, and to private property, in the course of such raids, but this was avoided as far as possible. The great majority of the bombing was carried out in French and Belgian te.rritory, and the authorities of those countries recognised the risks involved. Our own policy was the same in regard to bombing, whether carried out in France, Belgium, or in Germany. The only bombing carri·ed out in Germany was performed by British and French squadrons located in the neighbourhood of Nancy. The objectives of these squadrons were of ·a purely military nature, viz.: munition factories. dye-works, and other military targets in the Rhine Valley; while machines capable of short-distance work only, concentrated their efforts on the iron-ore fields of Lorraine and Luxembourg. At the present time the British had only about three squadrons neail' Nancy, but it was hoped that these would be increased by the end of June to a total of eight squadrons, the bulk of which would carry out long-distance work in the Rhine Valley. The French confined their activities mainly to the iron-ore fields of Luxembourg and Lorraine, though, when conditions were specially favourable, they could reach Mannheim. The total number of squadrons which the French had available for this work was 15. It was improbable that the Americans would have any squadrons for this purpose for the next three or four months-nothing of much value until September. Three Italian squadrons had recently arrived, consisting of four machines each. As regards the system of command and cooperation in bombing Germany, the British chose the long-distance targets in the Rhine Valley; the French chose the short-distance targets, and also allotted targets to the British .in Lorraine and Luxembourg. The American squadrons as they arrived would come under British control. The Germans had an organisation of 7 squadrons of 36 machines each, or 250 macb:ines, for long-distance bombing; this number might be reached in the course of the next four or five months. It appear·ed to be improbable that this number would be expanded to any great extent. In fact, nearly all the machines of the Alli:es and of the enemy were capable of short-distance bombing on the Allied front. It was not possible to say whether we or the enemy had now, or would have in the near future, the greater number of machines, but it was the fact that the enemy had this advantage that all bombing of this nature would cause damage to Belgium and French civilians and private property, whether carried out by the enemy or ourselves. His own conclusion was that our expansion and facilities for bombtng would increase in relation to those of the enemy and that it is likely to be advantageous to us to continue unrestricted bombing of military targets, not withstanding the disadvantages of our carrying out raids over Allied territory and

the fact that the capitals London and Paris a;re within bombing distance of the enemy.

M. Clemenceau said that he was quite in agreement with Field-Marshal Haig on almost all points. He would be quite satisfied if he could assure the French House of Deputies that the French, Italian, and British Armies only bomb military objectives. He insisted, indeed, that these aJone should be bombarded, and he thought that the Supreme War Council should make a pronouncement to this effect. He attached great importance to his being authorised to make such a dec1a;ration. Field-Marshal Haig had said that the Allies bombed by day and the Germans by night. Of course, even by day it was not possible for the squadrons to be perfectly certain where their bombs would drop.

Mr. Bonar Law pointed out that the British Government had defi!nitely adopted the policy of reprisals, that is to say, that we felt that we were entitled to bomb Germa;n open towns if they bombed ours.

M. Clemenceau reiterated that he was quite satisfied with the statement made by Field-Marshal Haig, while recognising that, although every precaution might be taken, accidents must happen.

Mr. Lloyd George thought it was impossible for the British Government to go back on the policy they had deHberately adopted.

M. Clemenceau said that he did not expect that they would. Signor Orlando stated that, on the Italian front, the Germans bombed

w1.thout any discrimination at all. A captured German officer had stated that the Austrian Emperor was averse from the bombing of open Italian towns. The Germans, however, had refused to conform to his wishes, as they were «aut to kill, » and had insisted upon indiscriminate bombing. The Italian squadrons had hitherto only bombarded military objectives for two reasons: the first was the humanitarian reason, and the second because German towns were out of their range.

M. Clemenceau proposed that Fic1.d-Marshal Haig's statement should be accepted.

M. Lloyd George pointed out that Sir Douglas Haig had laid down no policy, but merely stated what was actually being dane at the present time. Signor Orlando added that to-morrow Field-Marshal Haig might change his views.

Mr. Lloyd George said that whenever the Germans had bombed French towns, the French had bombed German towns by way of reprisal, and a certain success had apparently attended this policy. The British had hesitated for a long time to make up their minds, but eventually they had agreed that it was necessary to embark on reprisals, exactly as the French had dane. Sir Douglas Haig had announced our purpose as regards military targets, but so long as the Germans bombed open towns we should do likewise. The French had dane so, always announcing that the bombing was carried out by way of reprisals.

M. Clemenceau demurred to this.

Mr. Lloyd George said that even if M. Clemenceau himself had not adopted the policy of reprisals, his predeces~;ors in office had done so.

M. Clemenceau said that, whatever happened, the Allies must adopt a common policy. He suggested that they should adopt Sir Douglas Haig's exelusive military objectives as being the only ones we had attacked. He had a particula·r reason for wishing to be in a position to say that British aviators behind the French front had bombed only military targets.

Mr. Lloyd George said that that was a statement of fact but not of policy. Mr. Bonar Law again reminded the Supreme War Council that the British Cabinet had deHnitely decided on reprisals, but he thought that that decision could be reconciled with the proposed statement. Lord Milner pointed out that wherever we bombed there always were, as a matter of fact, military targets. Mr. Lloyd George thought that the Germans would never stop bombing open towns unti! they were forced to do so by retaliatory measures. Our policy in this respect was not a matter for the Field-Marshal, but it was for the Governments themselves to declare. He thought those Governments should announce that every time the enemy bombed one of our open towns we should do the same to them.

M. Clemenceau expressed the hope that when British machines started from behind the French front they would only bomb military targets.

Mr. Bonar Law reminded the Council that British machines could only start from behind the French front.

Mr. Lloyd George then read out a draft resolution which he suggested the Council might adopt.

M. Clemenceau suggested that the word « nevertheiess » shouid be struck out, and the words «are always as a matter of fact directed » shouid be substituted.

The Supreme War Council accordingly adopted the Jollowing amended re

solution in regard to aerìal reprisals:

« The Supreme War Council agree that the British and French Govern

ments should announce that the operations of British and French aircrajt,

even when carried out as measures oj reprisals jor the bombardment o! open

towns by the enemy are always as a matter ot jact directed against objectives

o! military importance >>.

Mr. Lloyd George said that he wouid now like to raise the question of Saionika. The Supreme War Council, he thought, were anxious to bave fuller information as to Generai Guillaumat's pians.

Generai Wilson said tbat the Frencb Commanders-in-Chief at Saionika had again and again promised to inform tbe Allied Governments at to their pians, but tbey had never done so.

Lord Derby said tbat Generai Milne bad wired that morning to say tbat he had received from Generai Guillaumat a copy of bis plan of operations, and Generai Milne proposed to cabie tbe details of the pian sbortiy.

Generai Weygand pointed out tbat an teiegrams from General Guillaumat dealing with his scheme of operations had been regularly circulated to all the Military Representatives at Versailles.

General Rawlinson said tbat be had seen a certain number of telegrams, but that he bad never yet received a full detailed pian.

Generai Weygand said tbat a copy of the detailed plan of General Guillaumat's had just been received from Salonika by tbe band of a Liaison Officer, and copies would be circuiated to those concerned.

(The Supreme War Council took note that copies oj Generai Guillaurnat's pian oj operations would be jurnished at once to the Perrnanent Military Representatives at Versaìlles).

Mr. Lloyd George said that the next question he wished to bring up was Item 7 on the Agenda. He proposed that a Council should be set up in Paris to coordinate transportation, as suggested by General Nasb. This CouncE wouid be in touch with the Military Representatives of the Supreme War Council, at Versailles.

M. Clernenceau said that he had no objection to raise, as the French Government realised that in General Nash they had a VNY competent adviser.

The Supreme War Council accordingiy approved the recommendation of Major-Generai Sir P. A. M. Nash for the creation of an Inter-Allied Transportation Council at Paris, under the Supreme War Council, consisting of a representative of each of the four Allied Governments. and charged with the functions set forth in paragraph 11, page 20, of Generai Nash's Report.

Mr. Lloyd George said that on the previous afternoon the question of the requisitioning of Dutch shipping had been adjourned, in arder to permit the French Ministers to confer on the subject.

Lord Robert Cecil said that the Dutch Government had just published a press communiqué giving a full statement of the question of the transference of Dutch shipping. This communiqué was neither particularly friendly nor was it hostile to the AIHes. Various Dutch newspapers had commented on it, and their comments, so far as they were unfriendly, were mol'e especially directed against the Gel'mans. Our Mi,nister at the Hague had reported that he had spoken to ma-ny Dutchmen on the subject, and the generai consensus of opinion among them was that the requisitioning of Dutch shipping in American and neutra! ports would only produce a « wordy uproar ».

Mr. Lloyd George added « provided Holland's more urgent needs were supplied by the Allies ». In view of this news, he proposed to move the following resolution:

« The Supreme Wa,r Council had carefully considered the Memorandum of the Allied Naval Council, setting forth the disadvantages of drawing Holland into the war, whether as an ally or as an enemy. They have also considered Joint Note No. 17 of the Permanent MHitary Representatives on the possible military consequences of such an eventuality. The Supreme Wa-r Council are of opinion that the risk of Holland being drawn into the war in consequence of the requisitioning of Dutch shipping is a remote one, and that, in view of the urgent and immediate needs of shipping, particularly for the supply of coal to Italy, railway materia! to France, and far the completion of the Ame,rican programme of military co-operation 'in France, as set forth in the Note of the Allied Maritime Transport Council, the risk is one that should be accepted. They therefore recommend that the policy of requisitioning Dutch shippi!ng should be adhered to ».

M. Clemenceau said that he had certain objections to mise before this Resolution was adopted. He wanted more information. He reminded his colleagues that the Allied Naval Council had stated that, in their view, the value of this shipping, when so requisitioned, was practicaily nil.

Lord Robert Cecil pointed aut that the Allied Naval Council had been misinformed; the amount in question was 800,000 tons, and not half that amount, as stated.

M. Clemenceau said that in that case he was satisfied, but in the Draft Resolution various needs were mentioned which should be classified in arder of importance. The first need was men from America, and it had been decided that two divisions were to come each month. Would it be possible to send these divisions without making use of Dutch shipping? No doubt both coal for Italy and oats far France were important, but the need far men was the most urgent one. On this point he was adamant. They must bave those two divisions a month, and, if Dutch shipping was to be requisi,liioned, those divisions must come first.

Mr. Lloyd George satd that the Supreme War Council were ag.reed as to the necessity of requisitioning the shipping. He now proposed ·that they shou1d adopt the Resolution without specifying the order of priority of use.

(The Supreme War Council agreed to adopt the Draft Resolution, omitting the words "particularly tor the supply ot coal to Italy, ot railway material to France, and jor the completion of the American programme ot military cooperation in France.").

Mr. Lloyd George said that the next point which the Council had to discuss was the use to be made of this shipping after it had been requisitioned.

Lord Robert Cecil thought that the transportation of men in this connection might be discussed apart. M. Clémentel had offered five large French passenger ships of an aggregate tonnage of 22,000 tons, to be used for the transportation of men. The real difficulty however was the question of equipping these men, and on this point they had not the necessary information. Mr. Stevens had said that there were about 450,000 tons of Dutch shipping in American ports, 150,000 of which was to be used for Belgian reHef and for corn to Switzerland. Half the remaining 300,000 tons was to be at the disposal of the United States for military needs. Personnally, he did not see why corn ·to Switzerland should come before coal for Italy. He would suggest that half this amount should be used for coal. Moreover, he could not believe that the United States would requi,re a'll this Dutch shipping at once. Coal for Italy was an intensely difficult question, and of immense miHtary importance. After months of discussion he thought they had arrived at a solution which would settle the problem, at any rate, for one month. Unless the Supreme War Council would allow some of this requisitioned tonnage to be used for coa'l for Italy, the whole question would have to be examined afresh.

M. Clemenceau maintained that the last thing he wished to do was to upset the decision of the Maritime Transport Council.

Signor Orlando claimed that it was absolutely necessary to supply coal to Ita.ly. It was quite true that this matter had been under discussion for months. He thought that a right solution would be to give half the shipping to coai fo,r Italy, and half to the transportation of American troops. Beyond this he had nothing to add to what Lord Robert Ceci! had proposed. He did not wish to plead Italy's cause in particular, for there was oniy one common cause. By ali means let troops from America be tmnsported to France, but do not Jet Italy die for the want of coal. She was already in extremis. Further, the solution proposed by the Ma'ritime Gouncil would, it must be remembered, only give Italy coal for a period of one month.

M. Clemenceau strongly urged the Supreme War Council to remember that the great, the main question, was that of troops. He thought the problem must not be envisaged part by part, but as a whole. The first thing that England and France had to arrange 1n conc·ert was the transportation of the two American divisions a month. He thought that a certain amount of unnecessary materia! was being sent over to France from America. For instance, 50,000 cubie metres of wood was to be brought from State1 and that wood could be better providcd in France. Tì1c question could be solvcd, he thought. if Ameril'a would only in1port into J•'ran<"e thing:-; whicll werp absolutoly vita!, and which could not be supplied elsewhere. The French and American armies were short of effectives. The Americans were now arriving under the best posslble conditions. He himself had visited them at the front, and he had been much impressed with their moral. Their first brush with the enemy had been most successfuL This was a War Council, and he trusted that the Italian Ministers would not urge too strongly the question of coaL Italy had no need to be apprehensive in this respect. France would always share with her all that she had. Troops were the first consideration.

Signor Orlando admitted that certain people in Italy might, in the past, have exaggerated the coal crisis, but there was no doubt that this crisis to-day was very grave. He did not wish to speak further on this matter, but he sincerely hoped that the decision arrived at, and the recommendations made by the Transportation Council, would not be upset by the Supreme War CounciL

Generai Wilson said that M. Clemenceau had stated that the question might be solved more simply than they imagined. He agreed, but for a different reason: because. in his opinion, very few American troops, in point of fact, would be able to be transported to France on account of the congestion of the ports and the state of the French railways. The ships that were to bring six divisions frorn America to France via England, and the troops of which were to be trained on the British front. were now wanted by the Americans to take American troops to France; e.g., the "Aquitania," the "Olympic," &c. His information was to the effect that the two divisions a month could not be transported to France because of the congestion at the French ports and railways. If that was the case, then the shipping would be free for the conveyance of coal to Italy. If they persisted in carrying American troops, it would mean further congestion of the French railways, as, apart from the conveyance of troops, 10,000 more trucks would be required to carry coal to Italy. He hoped to assemble a srnall conference on this wbject that evening, and Generai Bliss had promised to ask Mr. Baker, the United States Secretary for War, to come to London to discuss the question.

Generai Bliss pointed out that the 6 divisions to come aver to have their infantry trained upon the British front were to be brought aver in British bottoms, and in no way to interfere with American shipping. Those divisions could be landed where the French and English Governments liked. It was for the Supreme War Council to arrive at a proper decision on this subject. His Government had cabled to say that they accepted in principle all the Joint Notes of the Military Representatives, including Joint Note No. 12, and it had promised to use its best endeavours to carry out the recommendations contained in those Notes. He had cabled back to his Government that it was no use their promising to do their best: they must tell the Allies definitely that they would be able to despatch the two divisions every month. The United States Government had then replied that they could send two divisions a month from Apri! next, apart from the six divisions, subject to certain conditions, one of which was that the United States should have the use of the « Mauretania '-' and «Aquitania''· If the Supreme War Council considered tllat tlw safety or !.Ile vVc~tern front. r!Ppencle<l upon t.\wir rec<>iving two Anwrican divisions a month, then everything must give way to the transportation of those divisions. If the Alliance depended on the supply of coal to Italy, then that supply must be a first charge on the available shipping.

Mr. Lloyd George said that a fundamental military question had here to be decided: which was really more important from the military point of view, troops or coal. He thought that on this question the advice of the Permanent Military Representatives should be taken.

M. Clemenceau thought that one did not necessarily exclude the other Mr. Lloyd George said that it was not more urgent to supply coal than to get a full two divisions. He suggested that the two MHitary Representatives should meet, and that, if possible, Mr. Stevens and Generai Nash, or Sir Guy

Granet, should be present at the meeting. That was his proposal. The Military Representatives could then advise the Supreme War Council.

M. Clemenceau said that he still thought shipping could be supplied for both services. What they wanted to know was, what shipping was required for the two divisions? There must be some superfluous shipping, as the Transport Council had allowed for three services: American troops for France, coal for Italy, and corn for France. So far as the Jast service was concerned, he was quite prepared to eliminate that.

Lord Robert Cecil said that if M. Clemenceau was really prepared to act on this view, he should assure the Supreme War Council that in no case would he stop the export of 350,000 tons of French coal to Italy a month, provided that the British would do their vNy best to replace this amount of coal from Great Britain, and that this arrangement should hold good for another month.

M. Clemenceau said there was no question about it; he was ready to give his promise to this effect on the spot. Lord Robert Cecil said that, in that case he thought the shipping difficulty had been temporarUy solved.

Lord Milner thought that there was no rea! conflict between coal and troops, because, as Generai Wilson had said, there was no use in piling up ships with men to be sent to French ports rif it was impossible to transport them to the French front.

M. Clemenceau said that, in regard to the question of congestion of French ports and on the French railways, Generai Wilson had not been exactly informed. He would guarantee to move all Americans who might arrive at the French ports to the Allied front, and he would sign an engagement to that effect.

Mr. Lloyd George said there were two proposals before the Supreme War Council: that of the Inter-Allied Maritime Council, and the proposal of Lord Robert Cecil. Generai Wilson's contention was that the French ports could not discharge their cargo sufficiently rapidly. What were Generai Bliss's views o n the subject?

General Bliss saLd that he beUeved this, to a certain extent, was true.

Lord Robert Cecil then read out the following Draft Resolution:

The French Government undNtaking that in no case shall the tmnsport of 350,000 tons of French coal into Italy by the 15th Aprii be intelèrupted, the Council a,re of opinion that the Dutch shipping in American ports should be used, in the first piace, for the absolute necessities of the American Military Programme, the balance being used in arder to secure the Halian coal.

M. Clemenceau said that he was not prepared to vote on that resolution until he knew exactly what tonnage was requked for the transportation each month of two American divisions.

Lord Robert Cecil pointed out that Dutch ships would not in any case be used to carry coal to Italy. These ships are wanted to bring grain to the Allies so that the latter could use for the conveyance of coal to Italy thek own ships that were now being utiliscd to bring gmtn from Amedca. As r;egards the suggestion of M. Clemenceau that the matter shouid be referred to the Militay Representatives, he did not think that this would be productive of any useful result. Mr. Stevens had said that he was aware that the United States' originai estimate of shipping required was excessive, because their ol'IÌ.ginal lntention was to send with those troops everything required for their use. The Government at WashLngton were now prepared to let the A:llies supply certain commodities that could be equally well provided in Great Britain and France, and this would release a certain amount of tonnage. The United States were very anxious not to fail in their obligation to send two divisions a month, and it was to the transportation of these two divisions that they wished to devote all available shipping. Lovd Robert Cecil further urged that, at this stage of the war, it was impossible to treat tonnage required for military and civil purposes as sepa,rate things. He suggested that there should be the closest possible liaison between the Inter-Allied Transport Council and any similar existing body which dealt with the a'llocation of tonnage for purely mHitary purposes. As rega,rds coal for Italy, the arrangement was that we should send 250,000 tons of British coal, and that the French shotrld send 350,000 tons of French coal. Further, the French would also send 350,000 tons of French coa,l to Italy, on condition that we should ,replace this amount in France with an equivalent number of tons of British coaL Whatever happened, it was vitally necessary that the supply of French coai to Italy should not be discontinued. Even H the transportation of Ame,rican troops >involved the suspension of the supply of coal from England to France, it was essential that France should not suspend her provision of coal to Italy.

M. Clemenceau suggested that the word « exclusive » should be substituted for the word « absolute » before « necessities » in the draft.

Mr. Lloyd George objected that if this were adopted there was a danger that it would be taken as meaning that the shipping should be used exclusively for the purpose stated.

Lord Robert Cecil said that he thought that the word « absolute >> in its English sense was really what M. Clemenceau meant.

Mr. Lloyd George suggested tha.t for « absoiute nec,essitLes » the words «indispensable requirements » should be substituted.

The Supreme War Council then adopted the following amended resolution:

"As the French Government had agreed not to discontinue the transport of 350,000 tons of French coal into Italy by the 15th April, the Supreme War Council are of opinion that the Dutch shipping in American ports should be used, in the first place, jor the indispensable requirements of the American Military Programme ".

M. Clemenceau asked how the question of oats for France stood, and enquired whether the Supreme War Counc'il shouid not now proceed to discuss the matter.

Lord Robert Cecil satd that he had been 'endeavouring to ascertain the exact position in regard to this question, and hoped to be abie to report fully on the matter to the Supreme War Council at the meeting of Minislte!l's that afternoon.

(The Supreme War Council decided, in the circumstances, to dejer the discussion of this question). General Foch said ·that he understood that Generai Rawlinson had a matter to Iay before the Supreme War Council.

General Rawlinson ref,erred to paragmph 5 of the resoiution adopted by the Supreme War CounciJ. at the Second Meeting, held the previous day, which was as follows:

"To assist them in carrying out Resolution 4, the Executive wa.r Board, or a Committee of Generai Officers nominated by them with the approvaJ. of their Governments, a1re at once to confer with the Commande1r-in-Chief of the Italian army ".

In confomnity with this vesoiution, the Executive War Board had met that morning, and had discussed the questi.on of the seiection of the Genera! Officers to be sent to Italy. Generai Foch had nominated Generai Maistre, and he had asked Generai Bliss, Genemi Giardino, and himself CGenemi Rawlinson) to be the other members of the Oommittee, which would proceed on the Monday, the 18th instant, to Turin, where they wouid meet Generai Diaz.

The Supreme War CouncH approved the proposai that the following Genera! Officers shouid form a Gommittee, which should proceed at once to Italy in arder to confer with the Commander-in-Chief of the Italian Army:

Generai Maistre,

Generai Rawlinson,

Generai Bliss,

Generai Giardino.

General Foch asked permiSsion of the Supreme War Council to make a brief statement in regard to the present miHtary position of the Mlies and the functions of the Executive War Boa.rd. We were expecting battie, and we would make all the necessary dispositions to encounter it. Among them, the organisation of a Generai Reserve. What tomorrow's battle will be our

past battles enabled us to foresee. We stopped the enemy on the Marne; and,

with the help of the Belgians, on the Ysecr; with the EngHsh, at Ypres; and

with the Italians, on the Piave. Yet we had then no Generai Reserve. It

was not, therefore, an indispensable instrument. On what, then, is victory

made? Failing a General Reserve, there was in the High Command complete

agreement, and for each of the armies perfect know,ledge of the neighbouring

army. Indisputably we must attain this agreement, and this knowledge of the

conditions of each of the Allied armies. If the Versailles Counci:l. means to

render valuable service it must have extended powers, such as will guarantee

the realisation of these two fundamental necessittes, in addition to the Ge

nerai Reserve. Had he foreseen yesterday the new proposal concerning the

Generai Reserve, he would have sought to complete it by wider and more elastic

arrangements, giving this Versailles Council both the means of knowing the

exact situation of each army by a close liaison with it, and of establishing

thereby complete agreement as to the requisite decisions. For this ,reason, in

conclusion, he requested that this declaration of his should be recorded, and

that notice were taken of these necessities, the fulfilment of which is indis

pensable if our Governments a-re to reach well-inf.ormed decisions and get

them executed by their armies.

Mr. Lloyd George sa'id he thought this was a sound proposition. The Su

preme wa,r Council and the Allied Governments must be advised of aH that

goes on at Versailles, but he doubted whether any special Resolution on. this

point was necessary. He invited Signor Orlando to state his view.

Signor Orlando said that Generai Foch had raised the question of full

information being always supplied to Versames, and a'lso the question of the

powers to be given to the War Board at Versailles. He himself was an in

favour of anything that might help us to win the war, but he thought that

a definite programme should be submitted.

Mr. Lloyd George said it had already been arranged that each Commander-in-Chief, whethe'r in France or in Italy, should come to the he1Ip of another Commander-in-Chief if and when need arose; but it was necessary that the Executive War Board at Versailles should be informed of the arrangements made to that end.

General Foch satd that he had received full information from Generai Pétain, but from nobody else. Mr. Lloyd George enquired whether this information had been furnished to the other members of the Board. General Foch replied that Generai Pétain had told him personally of his own arrangements. Mr. Lloyd George wished to lmow whether Generai Foch had or had not passed on this information. General Foch said that Generai Péta:in had communicated his plans and arrangements to himseU alone. Mr. Lloyd George enquired whether Sir Douglas Haig had taken similar action.

Sir Douglas Haig said that his pians had been worked out in close co-operation with Generai Pétain. So fa,r as communicating them to V~ersailles was concerned, the British Staff at Versailles were constantly passing to and fro between Generai Headquarters and Versailles and were able to obtain any information regarding plans they des~red.

Mr. Lloyd George wished to know whether Generai Rawlinson had been informed of Generai Pétain's arrangements. General Rawlinson stated that he had not so been informed. Sir Douglas Haig said that hts own plans inciuded schemes for giving support to Generai Pétain, as weU as for receiving support from him.

Mr. Lloyd George said that this was a matter of considerable importance. It seemed to him that there had been a tendency almost to ignore entive,ly the Versailles Council. He wished to know what arrangements there were in case of a German attack on Italy. Had this contingency been considered? He thought that the present situation was distinctiy unsatisfactory. Apparently there were no proper concerted anangements for the support of Itaiy in the event of a strong offensive being conducted against that country, and the Versailles Council were apparently ignorant of the plans of the Commanders-in-Chief in France. He thought that two things were essentia,I: one, that the Commanders-in-Chief should communicate to Versailles aU details of their plans and arrangements; and, secondly, that VersaiHes shouid consider, with the Commanders-,in-Chief concerned, the Italian probiem.

The Supreme War Council decided:

l. That the agreement arrived at between the Commanders-in-Chief oj the Allied Armies in France, tar mutual support, shall be communicated jormally to the Permanent Military Representatives at Versailles.

2. That the Permanent Military Representatives shall jorthwith prepare, in consultation with the Commanders-in-Chief concerned, a plan tor supporting the Italian Army in the event ot an enemy offensive upon that front.

(The Fourth Session of the Supreme War Council closed at 12.30 P.M.).

SUMMARY OF CONCLUSIONS.

1. -Resolution in regard to aerial reprisals. -The Supreme War Council agree that the British and French Governments should announce that the operations of British and French aircraft, even when carried out as measures of reprisals for the bombardment of open towns by the enemy, are always as a matter of fact directed against objectives of military importance. 2. -Resolution on the proposal to requisition Dutch shipping. -The Supreme War Council have carefully considered the Memorandum of the Allied Naval Council, setting forth the disadvantages of drawing Holland into the war, whether as an a.lly or as an enemy. They have aiso conside:red Joint Note No. 17 of the Permanent Military Representatives on the possible military consequences of such an eventuality. The Supreme War Council are of opinion that the risk of Holland being drawn into the war in consequence of the

requisition of Dutch shipping is a remote one, and that, ti.n view of the urgent and immediate need of shipping, as set forth in the note of the Allied Maritime Transport Councìl, the risk is one that should be accepted. They therefore ·recommend that the policy of requi•sitioning Dutch shipptng should be adhered to.

3. Resolution in regard to the employment oj requisitioned Dutch shipping.

As the French Government have agreed not to discontinue the transport of 350,000 tons of F1rench coal into Ita.ly by the 15th Apr.i!l, 1918, the Supreme War Council are of opinion that the Dutch shipping in American ports should be used, in the fLrst piace, for the indispensable requirements of the American Military Programme.

4. Resolution in regard to the creation oj an Inter-Allied Transportation Council. -The Supreme War Council approve the recommendation of MajorGeneral Sir. P. A. M. Nash for the creation of an lnter-Allied Transportation Council at Par1s, under the Supreme War Council, consisting of a representative of each of the four Allied Governments, and cha•rged with the functions set forth in Section 3, paJra. 11, of Generai Nash's Report:

"I recommend that an Inter-AHied Transportation Council should be created at Pa.ris, under the Supreme Wa'r Council, consisting of a •representative of each of the four Allied Governments. This Council should be charged with fulfilling the f ollowing main functions:

(b) -To negotiate with the Allied Governments concerned as to the prov1sion of such additional rai'lway facilities as are necessary to give effect to any accepted plan of campaign, or to relieve the generai position, and to a•rrange for any extraneous assistance required in men or material. (b) -To make, when instructed to do so, necessary preparation with the Inte•r-Allied Governments concerned for the carrying out of such movements, including when necessary a redistribution of mobile resources of rahlway materia! and personnel.

5. With a:eference to para. 5 of the Resolutions adopted by the Supreme War Council at the Second Mee1Jing of the Fourth Session, in ,rega,rd to the Allied Generai Reserve, the Supreme War Council approve the proposal that the following Generai Officers should form a Committee which shouàd proceed at once to Italy, in ovder to confer with the Commander-in-Chief of the Italian army:

Generai Maistre,

Generai Rawlinson,

Generai Bliss,

Generai Giardino.

6. -The tunctions ot the Executive War Board and the creation of an Allied General Reserve. -The Supreme War Council took note of a statement made by Generai Foch with regard to the functions of the Executive War Board and the creation of an A:llied Generai Reserve. 7. -The Supreme War Council decided:
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