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QUARTA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume -ultimo della serie IV, relativa agli anni 1908-1914

abbraccia il breve periodo che va dall'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando fino al giorno in cui viene dichiarata la neutralità dell'Italia. Data la particolare importanza del momento, si è ritenuto opportuno, in via del tutto eccezionale, largheggiare nella scelta dei documenti.

2. Il materiale pubblicato è tratto quasi esclusivamente dai fondi dell'Archivio del Ministero degli Esteri e precisamente dalle raccolte dell'Archivio di Gabinetto, della Direzione Generale degti Affari Politici e della Cifra. La corrispondenza da Vienna è stata riscontrata e, al caso, integrata con le minute di Avarna, parimenti conservate nell'Archivio del Ministero degli Esteri. La corrispondenza privata fra Di Sailgiuliano e Salandra è tratta dalle Carte Salata, attualmente in deposito presso la Segreteria della Commissione per la pubblicazione dei Documenti Diplomatici. Altri documenti di quella corrispondenza sono stati forniti dall'Avv. G. B. Gifuni, Direttore della Biblioteca Comunale « Ruggero Bonghi » di Lucera, nella quale sono depositate le carte Salandra. All'Avv. Gifuni vada qui il nostro ringraziamento.

Due documenti, il n. 261 e il n. 492, ·che non fanno cronologicamente parte del volume, sono stati ugualmente inseriti, in considerazione del fatto çhe si riferiscono ad avvenimenti del periodo trattato.

3. La corrispondenza fra gli ambasciatori Avarna e Bollati è stata edita nella «Rivista Storica Italiana», anni 1949-50, e da queHa pubblicazione è tratto il carteggio qui riprodotto.

Di altri documenti già editi precedentemente e ripubblicati si dà notizia nel corso del volume. Indichiamo di seguito, con la relativa abbreviazione, le opere citate nelle note:

ALBERTINI, Origini = L. ALBERTINI, Le origini della gt~erm del 1914, Milano, 1943.

ALBERTINI, Venti anni = L. ALBERTINI, Venti anni di vita politica, parte 2a, vol. I, Bologna, 1951.

B. D. = British Documents on the Origins of the War, 1898-1914, London, 1926 (il numero arabico indica il documento).

D.A. = Diplomatische Aktenstiicke zur Vo1·geschichte des K1·ieges 1914. Ergiinzungen und Nachtriige zur Oesterreichisches-ungarisches Rotbuch, Wien, 1919. Viene citato per i documenti non riportati in Oe.-U.A. (il numero arabico indica il documento).

Oe.-U.A. = Oesterreich-Ungarns Aussenpolitik von der bosnischen Kriese 1908 bis zum Kriegsausbruch 19!4, Wien und Leipz.ig, 1930.

D.D. = Die deutsche Documente zum Kriegsausb1·uch, 2a ed., Charlottenburg, 1927 (il numero arabico indica il documento).

D.F. = Documents Diplomatiques Français (1871-1914), serie III (il numero arabico indica il documento).

G.P. = Die grosse Politik der europiiischen Kabinette, 1871-1914, Berlin, 19221927 (il numero arabico indica il documento).

I.B. = Die Internationalen Beziheungen im Zeitalter des Imperialismus, serie III (il numero arabico indica il documento).

L.J. = Livre Jaune Français (l• agosto 1914-3 agosto 1914), Paris, Imprimerie nationale, 1914 (il numero arabico indica il documento).

L.R.A. = Oesterreichisches-ungarisches Rotbuch. Diplomatische Aktenstilcke betreffend die Beziheungen Oesterreich-Ungarns zu Italien in der Zeit von 20 Juli 1914 bis 23 Mai 1915, Wien, 1915. Viene citato per i documenti non riportati in Oe.-U.A. (il numero arabico indica il documento).

SALANDRA, Neutralitd = A. SALANDRA, La neutralitd italiana 1914-15, Milano, 1928. SALANDRA C. = A. SALANDRA, Il discorso del Campidoglio, nel vol. I discorsi della guerra, Milano, 1922. TORRE, Il Marchese Di Sangiuliano = A. TORRE, Il Marchese Di Sangiuliano fra la neutralitd e l'intervento, in «Nova Historia », giugno 1954. TosCANO = M. ToscANO, L'Italia e la crisi europea nel luglio 1914, Milano, 1940.

4. Nel licenziare il presente volume, esprimo il mio vivo e cordiale ringraziamento al dott. Mario Pastore, che ha prestato la sua valida ed affettuosa collaborazione.

AUGUSTO TORRE

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D.

R.

L.P.

PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

Telegramma Telegramma Gabinetto Telegramma Gabinetto Riservato Telegramma Gabinetto Riservatissimo Telegramma Gabinetto Segreto Telegramma Gabinetto Segretissimo Telegramma Gabinetto Urgente Telegramma Gabinetto Urgentissimo Telegramma Gabinetto Personale Telegramma Gabinetto Personale Segreto Dispaccio Rapporto Lettera particolare


DOCUMENTI
1

IL CONSOLE A SERAJEVO, LABIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5730. Serajevo, 28 giugno 1914, ore 13 (per. ore 15,30).

Mentre recavansi al Municipio, in seguito scoppio bomba, Principe Ereditario di Austria-Ungheria e Principessa restavano uccisi. Anche Governatore rimasto gravemente ferito. Attentato sarebbe stato deciso ed effettuato dal locale Comitato giovani serbi.

Comunico quanto precede alla R. Ambasdata.

2

IL CONSOLE A SERAJEVO, LABIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5756/1. Serajevo, 28 giugno 1914, ore 14,45 (per. ore 20,35).

In rettifica a seguito precedente telegramma odierno senza nume.ro. Morte Principi è dovuta a revolverate. Invece di Governatove sarebbe r.imasto ferito un colonnello ajutante. Autore attentato sono tali Cabrinovic e Fric (sic per Princip) di Serajevo. Il primo ha lanciato bomba che produsse solo molti feriti; il secondo lanciò bomba che non e.splose, e immediatamente dopo sparò 4 revolverate provocando morte quasi immediata. Entrambi autori sono arrestati e secondo versione momentanea circoli ufficiali attentato sarebbe dovuto a idee sodaliste anarchiche degli autori.. È mia op~nione invece trattarsi eli complotto Gioventù pan-serba, risultando fra altro essere il primo degli autori ritornato tre giorni or sono da Belgrado, donde avrebbe portato bombe e appartenere entrambi a una nota attiva Società politica sud-slava. Ho tele,grafa,to quanto precede alla R. Ambasciata (1).

1-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

(l) La notizie dell'eccidio di Serajevo venne data anche: a) Da Avarna col tel. 5729/880 spedite. da Vienna alle 16.10 e giunto a Roma alle 18,15. Aggiungeva che la notizia gli era « stata confermata alla Corte I. e R. come anche alla Corte dell'Arciduca. S. M. l'Imperatore che si era recato ieri a Ischl farà domani ritorno a Vienna •. b) Da Martin Franklin col tel. 5740/20 spedito da Bucarest alle 15,50 e giunto a Roma alle 18.20 e col tel. 5741/21, spedito da Budapest alle 17 e giunto a Roma alle 19,15. Aggiungeva: « Impressione qui prodotta è grande rammarico quantunque Arciduca fosse Ungheria poco popolare. Aumenta irritazione supposizione trattisi complotto serbo ».

3

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA AVARNA, E AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 3862. Roma, 28 giugno 1914, ore 15.

Il r. console a Valona telegrafa quanto segue (riprodurre telegramma 5567l

487: «Mi viene riferito... sarebbe pronta») (1).

(Per Durazzo): La supposizione di cui è cenno nel tel. di De Facendis non sembra del tutto infondata. Dobbiamo pertanto adoperarci per conservare il trono al Principe ed evitare i gravi pericoli che potrebbero derivare dalla sua caduta.

(Per Berlino e Vienna): Non bisogna credere che l'Italia non sia !Pronta ad agire energicamente per la tutela dei suoi interessi nell'Adriatico qualora l'Austria-Ungheria prendesse la grave decisione di procedere ad una occupazione territoriale. L'opinione pubblica italiana sarebbe la prima a non permettere che l'equilibrio dell'Adriatico sia turbato a nostro danno. Tuttavia è sommamente desiderabile che non si verifichi l'eventualità di cui è cenno nel telegramma di De Facendis e da parte nostra facciamo il possibile per evitarlo, dando il nostro leale appoggio al Principe allo scopo di conservarlo sul trono il più a lungo possibile.

È opportuno che V. E. trovi un'occasione propizia per far conoscere a codesto Governo questi nostri concetti. (Per Berlino): e possibilmente ottenga che se ne parli a Vienna dove sembra che amichevoli consigli di maggior calma e prudenza non sarebbero fuori :luogo.

4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 3878. Roma, 28 giugno 1914, ore 20.

Ho subito telegrafato a Berchtold le mie condoglianze e quelle del R. Governo. Prego V. E. fare inoltre quanto altro Ella crederà opportuno.

5

IL CONSOLE A VALONA, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5758/512. Valona, 28 giugno 1914, ore 22,45 (per. il 29, ore 1,15).

Telegramma di V. E. n. 3855 (2). Riservatissimo.

Comandante stazionario austro-ungarico ha comunicato Comandante « Agordat » avere ric·evuto istruzioni dal suo Governo in caso marcia insorti su Valona

non dovesse intervenire che per protezione fuggiaschi. Essendomi og·gi trovato con collega austro-ungarico e i due comandanti, in seguito scambio di idee avute, ci siamo trovati d'accordo c.irca opportunità per stazionari di rimanere quanto più possibile estranei ad un eventuale conflitto interno, salvo la protezione che potesse mostrarsi necessaria per le rispettive colonde e consolati. In tal senso ritengo quindi dovrebbero ess·ere date istruzioni comandante «Agordat ~ il quale tuttavia sarebbe utile si tenesse in stretti rapporti con questo Consolato in ogn.i eventualità.

(l) -Del 24 giugno col quale De Facendis comunica che Ekrem bey Libohova. aiutante del Principe di Wied, c avrebbe espresso opinione che qualora situazione peggiorasse Prinìeipe sarebbe costretto lasciare Albania, ciò che faciliterebbe una occupazione austriaca senza cooperazione dell'Italia, che a questa non sarebbe pronta». (2) -Del 27 giugno col quale Di Sangiuliano chiede il parere circa le istruzioni da darsi al Comandante della R. Nave c Agordat >.
6

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER TELEFONO 5759/587. Durazzo, 28 giugno 1914 (per. il 29, ore 7).

Dopo di aver conferito col Principe, Turkhan pascià ha preso la decisione di partire stanotte per Brindisi sulla tonpediniera di servizio per Roma e Vienna. Scopo del suo v.i:aggio sarebbe quello di ottenere a favore del Principe un intervento più efficac-e che potesse domare la ribellione. Forse egli si recherà anche in altre capitali. L'Epiro, donde provengono pure notizie gravissime, formerebbe pure oggetto di eventuale sua domanda. Turkhan pascià vorrebbe chiedere a V. E. se le nostre navi non potrebbero essere autorizzate a far us1o delle loro artiglierie contro i ribelli, illudendosi che con ciò si potrebbe ottenere un effetto diriminante. A qualche sua domanda in proposito mi son limitato a far osservare che la cosa riguarda il R. Governo e l'Ammiraglto, mentre alcuni ufficiali di marin1a hanno fatto notare l'impossibilità di far bombardare Sciak e Kavaja, contrariamente a quanto egli credeva. Questo viaggio di Turkhan s1embra lo sforzo

supremo del Principe per salvare la sua situazione a Durazzo. Il mio collega d'Austria è stato additato (?) insieme a me.

7

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5784/585. Durazzo, 28 giugno 1914 (per. il 29).

Il colonnello Philips mi ha detto di essersi messo d'accordo col Signor Lamb per rispondere in massima in senso favorevole alla proposta circa l'organizzazione della milizia albanese. Egli però ha formulate alcune osservazioni di ordine tecnico dimostrando fra le altre cose ·Che ci vorrà per tale delicato lavoro un numero superiore di ufficiali europei di quanto si crede e che per conseguenza dovrebbero eventualmente essere aumentati contingenti inglesi, francesi e tedeschi.. Secondo lui

quattro mesi sono .assai scarsi per arrivare ad un principio d'organiz•zazione efficace. Molto probabilmente saremo già nel cuore dell'inverno prima che la milizia in parola possa rendere i servigi richiesti. Vi sarebbe poi la questione finanziaria, visto che il Governo albanese non dispone più di mezzi sufficienti. In quanto all'uso deHe milizie Philips crede che sia meglio non parlarne per non complicare le cose; ma che al momento buono gli uffici.a.J.i europei non potranno fare a meno di accompagnare le truppe anche fuori di Scutari, per non vederle sbandarsi.

8

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 3898. Roma, 29 giugno 1914, ore 3.

R. ministro in Atene telegrafa quanto segue: tel. 5653/273 (l).

Dal complesso del linguagkio di Mérey e di Berchtold sorge il dubbio che cotesto Governo voglia sfruttaJre allo .scopo di carttiVIarsi le simpatie della Grecia il nostro specialissimo interesse a che ·1a questione dell'Epiro sia una buona volta risoluta in .conformLtà delle deliberazioni di Londra.

Sarà bene che V. E. sino da ora si ado~ri a neutTiali:llZare questa pericolosa tendenza che potrebbe avere pe.r ll"iJSUltlatiO di mett•erci in cattiva luce di fronte agli Albanesi, facendo apparire che l'Austria-Ungheria è riuscita ad ottenere per l'Albania settentrionale ritsultati che l'Italia non ha potuto o non ha voluto conseguire per l'Epiro. V. E. potrebbe dire a Berchtold che egli è in grave errore, qualora supponesse che l'interesse austro-ungarico nella ques1Ji1one dell'Epiro è minol'e dell'interesse deil'Halia. Per noi 1'1nteresse delle due Potenze è identico e di uguale valore ed Ella potrebbe amichevolmente far osservare che qualora apparisse che !'•agitazione dell'Austria-Ungheria nelLa questione epirota è più fiacca di quella italtana, codesto Governo dannegge['ebbe gravemente la sua influenza.

Lascio a V. E. di .giudicare se quando e come :fiar prevalere questi concetti presso codesto Governo.

9

IL CONSOLE A VALONA, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5785/515. Valona, 29 giugno 1914, ore 10 (per. ore 10).

Ufficiale olandese inviato qui dopo incidente Durazzo ha voluto proclamare anche Valona stato di assedio sebbene ciò ritengo non fosse necessario. Questo Governatore mi ha fatto seguente notificazione: « l) A cominciare da domani è

{l) Del 25 giugno, col quale De Bosdari comunicava di aver fatto 11 passo presso Streit affinché gli Epiroti fossero reintregrati nei loro villaggi per attendere alla mietitura e che Streit aveva risposto che da parte del Governo greco nulla ostava a tale riform~ • Egliprocurerà di intervenire presso Zographos affinché questi dal canto suo lo faciliti, ma mi ha fatto intendere che i rapporti fra Zographos e il Governo ellenico divengono sempre piùdifficili •.

proclamato lo stato d'assedio. 2) Stranieri non muniti documento per identificazione loro qualità dovranno lasciare città quanto prima. 3) Vietato esportare viveri. 4) Maggiore olandese Schleus nominato comandante della piazza. 5) Vietato portare armi a chi non fa parte della forza pubblica. 6) Vietato propaganda notizie che possono turbare pubblica quiete. 7) Comunicazioni telegrafi,che telefoniche riservate unicamente agli impiegati ufficialmente riconosciuti:». Ad evitare inconvenienti in relazione alle disposizioni contenute nel numero 2 che può prestarsi alle velleità del Sig. Schleus sarà utile fare impartire opportune istruzioni alle autorità del Regno affinchè connazionali che prendono imbarco per Albania siano muniti di passaporti (1).

10

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T 5769. Asmara, 29 giugno 1914, ore 11,50 (per. ore 15,10).

R. ministro in Addis Abeba telegrafa quanto segue: « 26 giugno n. 154. Mi riferisco telegramma n. 3768 (2) di V. E. Prego telegrafarmi se caratteristiche r:ichieste riguardano nuovi cannoni acquistati in Austria oppure cannoni già posseduti dall'Etiopia. Questi ultimi sono tutti cannoni da campagna e da montagna someggiabili di diversi modelli e con scarso munizionamento. Cannoni acquistati in Austria sono tuttora a Gibuti. Personale addetto all'artiglieria etiopica è deficientissimo tanto per numero che per istruzione».

11

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5780/130. Belgrado, 29 giugno 1914, ore 15 (per. ore 20).

Notizia attentato Serajevo ha prodotto qui immensa impre$sione, Il fattQ che uno degli assassini è di nazionaLità serba è causa di viva preoccupazione temendosi rappresaglie e persecuzioni contro l'elemento serbo in Austria

Ungheria.

• È nec:essarw ad ~v1ta'-:e ~nc1denh avvertire subito ufficiale olandese Sluys che nei paesidove VIg<?no ~e ~apitol~ziom~ quest~ ~ussistono ~~;nche in regime di stato d'assedio e che pertan~o eg~1 ne1 riguardi degli stramer1 non potra prendere alcuna disposizione contraria alle capitolazioni. Ho pregato il r. mini~tro di far subito pervenire da parte del Principe e da parte del Governo albanese al maggiore Sluys precise e tassative istruzioni in questo senso • Comu.nicava in?l~re di e_ssersi rivolto al ministero degli Interni per dare istruziont ali~ autontà affinche 1 connaziOnali che si recano in Albania siano muniti di passaporto.

da guerra fo;rmto all'Etiopia.

(l) Co~ tel. n. ~923 del_l• l?glio Di Sangiuliano telegrafa ad Aliotti e De Facendis:

(2) Del 2~ giugno col quale Di Sangiuliano chiedeva le caratteristiche del materiale

12

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5783/23 Budapest, 29 giugno 1914, ore 15 (per. ore 18).

Dopo primo sbigottimento e pur essendo indignazione per il delitto e compianto pei figli. non si può dire che vi sia qui molto rimpianto per Arciduca ereditario. Egli passava per non amare Ungheria, era poco simpatico al popolo ungherese in ttutte 1e classi ·e la co.nstoll'te anche meno. Erano considevaJti partigiani di una politlica reazioiliallia ·e olterkale ·che non ha molte ader•enze in Ungheria. Oltre a ciò certamente simpatie di S. A. I. e R. per gli Czechi e Slavi in genere erano considerate con diffidenza dai Magiari. E non si manca di rilevare che muore per mano di Slavi. Defunto non aveva saputo acquistarsi simpatia neppure di coloro che gli erano stati accanto. Nuovo Arciduca ereditario è stato tenuto sempve molto in disparte. Gode qui personali simpatie pe,rchè lo si dice amico dell'Ungher'La. Serve in un reggimento ungherese e conosce il magiaro. Lo si dice semplice e simpatico. Gli Ungheresi sono pronti offrirgli ogni aiuto e per poco che fac·cia divertrà qui popolare. Non sono pochi quelli che in Budape';lt hanno detto ti!eri: Orn F·rancesco Giuseppe può morire t11anqui:llo per l'wvenire della sua dinastia ·e dei suoi popoli. I giornali ungheresi lasciano trasparilre questo modo di vedere. DiTtettore della borsa. in una :intervista co,l Budapest Hirlap, giornale ufficioso, ha detto che mondo finanziario si attende ora un miglic-ramento delle relazioni ·Con l'Italia perchè era convinZiione genterale che Arcidura non amava amicizia italiana.

13

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. RADIO 5789/585 (1). Durazzo, 29 giugno 1914, ore 15 (per. ore 20,50).

Come era da preveders.i il Governo romeno non ha voluto accoglieve la domanda del Priindpe che avrebbe potuto fare difficoltà tra La Romania e la Serbia (2).

Il l o luglio Ruspoli telegrafava, n. 5852/363 da Parigi di aver fatto, insieme all'ambasciatore austriaco il passo per le truppe romene e che Viviani aveva c promesso di studiare

e dare una risposta •.

Difatti questo ministro di Romania ha ricevuto da Bucarest ieri telegramma concepito presso a poco ·seguente rbenore: Con suo rinerescimenll;o il Governo non può soddisfare desiderio espresso invio truppe rumene in Albania poichè esiste un •omacolo ,a 1tal:e ,progetto, •tanto a causa della situazione geografica dei due paesi quanto a causa del eara11tere emropeo della questione.

Berò Governo romeno serba vivo ·interesse alla costituzione e al .consolidamento del nuovo Stato e non cesserà ricorrere a tutti i mezzi in suo potere per aiutare P11incipe regnante (?) nehl!e sue diffico1tà.

Vevrà oontinua:ta in tal modo verso l'Albania e il suo Sovrano Ja linee

di condotta seguita fin dall'inizio della crisi.

(l) -Questo tel. venne comunicato, tel. n. 3920, (riprodotto anche in I. B. IV, 515.), il 1° luglio a Bollati, Tittoni, Imperiali, Carlotti, Avarna e Fasciotti. (2) -n 21i giugno con tel. 3907, Di Sangiuliano aveva appoggiato la richiesta del Principe di Wied di avere truppe romene, e con tel. n. 3965 del 28 giugno aveva chiesto all'ambasciatore a Vienna di ottenere che il Governo I. e R. mandasse al più presto istruzioni ai suoi rappresentanti a Durazzo e Bucarest per fare il passo presso Governo romeno e informarne il P~ipe di Wied. Il 29 giugno con tel. n. 3887 aveva incaricato Tittoni e Carlotti di fare un passo per interessare i Governi francese e russo all'invio di truppe romene. Lo stesso giorno CarlC'tti telegrafava, t. n. 5787/409: c Principe Trubetzecoi alla notizia vagamente riferita dai giornali del possibile invio di truppe romene in Albania mi ha detto essa gli sembrava pcco attendibile non vedendo quale interesse Romania ricaverebbe dal suo intervento, che potrebbe anzi procurargll impopolarità presso altri stati balcanici. Egli ha pure osservato dc versi dubitare dell'adesione di tutte le Potenze a tale invio che in sostanza rappresenterebbe un intervento straniero negli affari interni Albania sostenuto moralmente e finanziarhmente dall'Europa, che ne sarebbe comunque responsabile. Incaricato d'Affari Austria Ungheria ha ricevuto da tre giorni istruzioni intrattenere del progetto principe Wied questo Govrlrno allo scopo indagare pensiero, probabilmente tali istruzioni non devono essere urgenti per :hè egli non ha ancora fatto alcun passo al riguardo e si è limitato a chiedermi se avevo a mia volta ricevuto istruzioni; gli ho riferito a titolo confidenziale quanto spontaneamente mi aveva detto Principe Trubetzecoi •
14

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5772/881. Vienna, 29 giugno 1914, ore 15,30 (per. ore 18,30).

Telegramma di V. E. n. [manca]. Mi sono ve,cato stamane da Bevchtold, tornlato i1ersera a tarda ora a Vienna, e gli ho espr·esso J.e mie più profonde condoglianze per il'oll'ribile attentato contro l'Arciduca eveditado, pl!legandoJo di far pervenire ai piedi del trono dell'Impemtore l'espressione del più deferente ossequio. Berchtold, nel ringraziarmi, mi ha detto ch'era molto grato a V. E. per telegramma direttogli ed ha aggiunto che anche S. M. aveva telegrafato all'Imperatore. Berchtold mi ha detto che inionnato quindi da11e notizie giunte risultava in modo indubbio che .s1i tra:ttav·a ·dit un a:tt•entato na:zionalista e che gli esecutori di •esso ·emno sta,ti sino a ,pochi giorni fa 1a Belgrado, donde avevano portato seco bombe ·e armi. Le autorità di polizia di se.rajevo era1r110\ state informate che a1ttenta:to avrebbe avuto probabilmente luogo contro (?) .Airc~duca. Allorchè que•sti lasciò il Municipio, posteriormente all'attentato colle bombe, il Generale Potiorek, Governatore della Bosnia ed Erzegovina, che aveva preso posto nell'automobile appa!rtenente al Conte Harrak, diede ordine al conducente di .seguire nel l'liltorno, per misura di sicurezza, una via. div·ersa che neltan.data. Il conducente non avl'ebbe però capito bene il mutamento d'i:tinerar:io. Accortosi però ad una crociera che q..veva sba,g1iato strada 11allentò per svoltare in un'altra strada. L'assassino profittò di questo rallentamento per sparare contro l'Ardduca e sua consorte dei colpi rivoltella. Generale Potiorek non si accorse però che questi fossero stati feriti e diede ordine al conducente di proseguire in fretta verso il Kona.k. Solo alcuni minuti dopo Generale ebbe sentore quanto era veramente avvenuto, giacchè la Duchessa dopo aver pronunciato qualche parola incomprensibile cadde sul'1e ginoechia dell'Arciduca che a sua volta perdeva sangue dalla bocca. Quando l'automobile giunse al Konak si potè constatare la movte dell'Arciduca e della sua •COllisorte. BevchtOild ha aggiunto che S. M. l'Imperatore è qui giunto stamane.

Non (?) sono s,tate a.ncora prese le disposizioni per i funerali. Berchtold mi ha promesso di comunicarmele appena sa.ranno .prese.

15

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5778/885. Vienna, 29 giugno 1914, ore 15,30 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. 3856 (1).

Ho intrattenuto Forgwch del contenuto tel·egramma suddetto esprimendomi

nel senso istruzioni di V. E. Forgach mi ha detto che non. r:iisuitava affatto a

Berchtold che ufficiali austro-ungarici fossero giunti a Durazzo. Quanto Barone

Biegeleben, egli si trovava a Durazzo quale corrispondente agenzia albanese ed

aveva assunto servizio nella polizia come controllore senza avere prima interpel

lato Governo I. e R. o aver chiesto consenso. Per cui non era il caso !Per il

Governo I. e R. di avvertire preventivamente R. Governo della sua nomina la

quale non poteva quindi essere considerata come contraria alle intese generali

nè all'accordo di parità.

16

IL CONSOLE A SERAJEVO, LABIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5786. Serajevo, 29 giugno 1914, ore 17,40 (per. ore 20).

È opinione prevalente attentato doversi compLotto na·zionaJrista panserbo. Anche ·autorità senza dichial'al'lo apertamente lo ammettono. Sarebbe assodato che bombe provengono da Belgrado dove tutto sarebbe srtato preparato conformemente disegno prestarbilito. Collega tedesco ebbe da questo Gov•ernato!l"e per S. M. l'Imperatoce GugLielmo speciale r:iservata comunicazione. Impossibile appurarne senso. Dalle risposte però del mio collega alle mie tendenziose domande ho potuto ·convincermi aver Governatore... (2) speciale per essere il tutto ordito a Belgrado forse da emissari di quel Governo. Morte a.rciduca impressionò mondo ufficiale e -cittadinanza non serba.

Popolazione serba r,imastla indifferente. leni s·era dimostrazioni non serbe dettero luogo piccoli incidenti. Stamane dicesi, ma non mi consta, qualche serbo avrebbe strac.ciato manlifesti per lutto fatti affiggere dalle :autodtà. Comunque da stamane plebaglia non molto numel'osa procede completamente indisturbata alla devastazione e distruzione di tutto ciò che appartiene ai Serbi, in circoli, alberghi, negozi e case private. Detti eccessi continuano tuttora. I d/anni sono .già enormi. An·che in provincia avverrebbe lo stesso anzi! dicesi a Mostar parecchie case serbe sar·ebbero state bruc~ate. Si ·temono gravii reazi!oni da parte Serbi qui molto numerosi e abbastanza coraggiosi. Parlasi già di

revolverrate e bombe serbe ma... (l) credo poter controllare prontamente autorità essendo quasi... (l) e circolazione essendo divenuta momentaneamente difficilissima pei numerosi cordoni militari a guardia rottami case devasrtate oltre cui è vietato passare. Quali imp'l.1icati in attenta•to sarebbero finora circa 150 arrestati. Ho te1egrafato quanto precede alla R. Ambasciata.

(l) -Non pubblicato. Del 28 giugno col quale Di Sangiuliano incaricava Avarna di rilevare che invio di ufficiali austriaci e la nomina di un controllore erano contrarie c alle intese generali nonchè all'accordo di parità». (2) -Non decifrato.
17

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5845/594. Durazzo, 29 giugno 1914 (per. il 1° luglio, ore 7,45).

Telegramma di V. E. n. 3862 (2) del 28 giugno.

Per quanto noi ci adoperiamo per conservare il trono al Principe bisogna pure pensare alla possibilità che l'Europa non ci riesca o riesca solamente a mantenerlo in qualche punto deHa costa. L'opinione di Ekrem bey Libohova non è molto accreditata a Durazzo, ma si capisce bene che un aiutante di campo del Principe cerchi di far vedere l'interesse che ha l'Italia nel difendere il Principe. D'altra parte bisogna pur riflettere alla possibilità di un'altra ipotesi e quella cioè che il Principe insista per far venire delle truppe europee per schiacciare la ribellione e che l'Austria si dimostri disposta ad accettare tale domanda anche isolatamente. In tale caso il voler ad ogni costo sostenere il Principe contro la volontà della maggioranza albanese potrebbe trascinarci a quell'occupazione in due che noi abbiamo interesse ad evitare ad ogni costo. Pericolo, dunque, secondo il mio subordinato parere, vi sarebbe in tutte le combinazioni. Solo un atteggiamento risoluto d'accordo coll'Austria e dopo uno scambio radicale di idee con Vienna può allontanare qui gravi complicazioni. Intanto qui sono assai notati gli attacchi della stampa austriaca contro il Principe.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5849/600. Durazzo, 29 giugno 1914, ore .... (per. 1° luglio, ore 7,45).

Vengo informato da persona autorevolissima che possiede la fiducia del Principe che Sureja bey ha chiesto i denari necessari per spedire un primo nucleo di volontari, ufficiali, sotto ufficiali e materiale necessario. Sembra che altre migliaia sarebbero pronti a venire. La stessa persona opina che la proibizione del Governo viennese contro questa spedizione non la impedirebbe. Difatti un telegramma giunto oggi al segretario A. Armstrong dice che 19 di quei volontari arrivano domani Durazzo. Sempre lo stesso informatore afferma che l'organizzazione di questa spedizione sarebbe il Comitato austro-albanese presieduto

dal Principe Lichtenstein mentre Io Stato Maggiore austriaco sarebbe perfettamente al corrente di tutto e gli presterebbe il suo appoggio indirettamente. Il Principe fra il sì e il no si accontenterebbe per ora di chiedere soltanto quanto costerà questa spedizione all'erario albanese e quanto metterebbero i volontari a giungere sul posto. La questione è talmente delicata che non credo di dover fare nessun passo presso il Sovrano senza prima conferire con V. E. (1).

(l) -Gruppo indecifrabile. (2) -Non pubblicato. Del 28 giugno col quale Di Sangiuliano, accennando all'ipotesi che il Principe di Wied abbandoni l'Albania, dichiara che bisogna fare tutto il possibile per evitare quella eventualità.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5846/595. Durazzo, 29 giugno 1914 (per. il 1° luglio).

Pl'esidente della Commissione di Controlio ha ricevuto oggi da Zogmphos, dopo parecchi altri recenti telegrammi di protesta per pretese violazioni di armistizio da parte albanesi la seguente comunicazione in data del 28 corrente. « Jeri nel pomeriggio :alban:esi aprirono fuoco contro nostni posti di Lampos'o. La notte scorsa forze arlbanesi occuparono zona neutra intorno al vilLaggio di Honnselitza ,ed .apnirono fuoco ,contro nostri avamposti. NeUo stesso tempo Albanesi di Stepez attaccarono il fianco delle nostre truppe a Lamposo. Questi attacchi ve.itera:ti costi,tuiscono ,evidente violazione armistizio contro La quale prot,estiamo e preghiamo fave ordinare di urg·enza cessazione immed~ata ostilità. Giacchè in caso contrario dovr.emmo declinare ogni responsabilità». Qui si pensa che Zographos d'accol'do con Governo greco, profittando della situazione, abbia deci:so aprire La questione per 'Ottenere nuove concessioni. Ll Governo è persuaso che senza l'invio di truppe internazionali o per lo meno senza una minaccia seria alla Grecia non si ottevià pacificaZJi:on·e Epiro. Difatti il ministro dell'Interno ha ricevuto un telegramma dalle autorità di Tepelen (2) dal quale risulterebbe che Epiroti spalleggiati da trurppe greche in uniforme hanno attaccato ,i pos.ti albanes'i. D'al!t11a parte il delegato austria,oo r1cev,e la notizi,a che la Grecia ha rinforzato la guarnigione di J•an1ina.

Questo ministro di Francia mi comunicava jeri confidenzialmente suo parere che Grecia vuole approfittave della attuale crisi per conquistare 1n un modo

-o nell'altro l'Epiro (3).

intervento ministro Stati Uniti »,

IO

(l) -Il l• luglio Di Sangiuliano telegrafa (n. 3918) ad Avarna • di far eseguire riservate indagini per assodare l'esattezza dei fatti segnalati da Aliotti •. (2) -Infatti il 30 giugno il Console a Valona, De Facendis, comunicava con tel. n. 5796/518, che la popolazione di Tieri era • disperata avendo gli insorti a mezz'ora dalla città., e faceva appello alla Commissione di Controllo. Sempre nello stesso giorno comunicava con tel. n. 5808/525, che il Comandante di Klissura aveva telegrafato: • Nemici muniti cannoni mitragliatrici hanno assalito altri villaggi dintorni di Tepelen •. Anche il Console a Janina, Nuvolari, lo stesso giorno comunicava con te!. n. 5838/176, che Epiroti avevano rioccupatodue villaggi presso Tepeleni. (3) -Il 30 giugno il Console a Janina, Nuvolari comunicava col te!. n. 5838/176: « II 21 corrente Epiroti hanno rioccupato villaggi Lambovo e Secnhi avanzando verso Codra poco lontano da Tepeleni... Zogaphos trovasi Atene dove si è recato domenica. Vi è qui impressione che intervento e dichiarazioni ministro degli Stati Uniti in Atene relativamente questione epirota abbiano riacceso speranze e creato illusioni in Governo provvisorio e perciò possono forse contribuire ritardo regolamento definitivo suddetta questione favorendo gioco Governo pro.vvisorio la cui intenzione di portare in lungo le cose sembra evidentemente essere manifesta come dimostrerebbe recente nota avanzata. Questo Vice console di Francia mi assicura che telegrafa in termini analoghi al suo Governo per quanto riguarda effetto
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, ED A LONDRA, IMPERIALI

T. 3902. Roma, 30 giugno 1914, ore 5.

(Per entrambi). Leoni comunica che Oommisstone internazionale controllo ha ricevuto un telegramma inviatole da Berat del maggiore olandese Nan Vollensoven, nel quale si dice che Epiroti hanno ·concentrato a Slimitza, Pelikat e Kaleviscta, su territorio greco, ottocento uomini con cannoni per minacciare Bozigrad e Arza. In ·seguito a queste informazioni, Commiss~one Controllo ha deciso rivolgersi ai 'rispettivi GoV'erni per rappresentare loro necessttà di fare passi ad Atene affinchè Governo ellenico rprenda le misure opportune per allontanare queste forze dalla frontiera o per di.spe1rderle.

(Per Londra). Ho così telegrafato a Vienna.

(Per Vienna e Londra). P:re.go intrattenel'e Berchtold su quanto prec•ede e prendere con lui opportuni ac,co,rdi per passi da :fu·rsi ad A·tene nel senso indlicato dalla CommisSiione di controllo. In vista ,gravi notizie che giornalmente provengono dall'Epiro ·e di cui1 autenticHà non può più ·esser messa in dubbio, ·come prova dectsione presa da Commissione di controllo, urge, a mio avvLso, che da tutte le Potenze si rivolga •serto :ammonimento .al Governo ellenico di non incoraggiave nè d:iJrettament.e nè ind'ilt'ettamenrte nuova agttazione in Epiro, ma di influire invece seriamente ed efficacemente sugli Epiroti perchè questi accettino lealmente accordo di Oorfù, rinunziando a nuove ingiuSit1ificate ed inammissibili pretes,e.

(Per Londra). Prego V. E. farmi ·conosce['le decisioni di Grey in seguito alla deliberazione presa dalla Commissione di Controllo e di cui egli avrà ricevuto comunicazioni dal delegato britannico (1).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5822/891. Vienna, 30 giugno 1914, ore 19,10 (per. ore 21,15).

Tel. di V. E. 3888 (2).

Forgach col quale ho parlato nel senso del telegramma suddetto mi ha detto che Berchtold aveva impartito fin dal 25 corrente al Ministro I. e R. in Atene le necessarie ist•ruzioni c·irca comunicazioni da fa.rsi ad Atene relativa

alla Gonvenzjone di Corfù ed aveva .contemporaneamente dato comunicazione di taH is,truzioni ai propri ambasciatori in Berlino, Londra, Parigi e Pietroburgo (1).

(l) -Il 2 luglio Imperiali telegrafa, tel. 5991/262 di aver ricevuto lettera particolare di Crove che comunica che Governo inglese • ha dato istruzioni suo rappresentante ad Atene di associarsi ai colleghi nel fare suggeriti passi presso quel Governo • poichè Potenze • hanno diritto ad attendersi che Governo ellenico faccia ogni sforzo per assicurare lealmente esecuzione detto accordo da parte degli Epiroti •. (2) -Non pubblicato. Con tale telegramma, in pari data, Di Sangiuliano sollecitava le istruzioni per il passo da f&re ad Atene.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5823/892. Vienna, 30 giugno 1914, ore 19,10 (per. ore 23).

Rappaport mi ha informato che il Colonnello Philips erasi .recato a Durazzo per fare conoscere al Principe !'·opportunità di completaTe le truppe albanesi per la difesa della città mediante elementi musulmani. Ignorava per alrtr1o accogLienze fatte dal P11Lncipe a tale IM"Oposta di Philips. Mentre egli si trovava a Durazzo ·gli insortJt av·evano fatto pervenire al Principe una lettera in cui chiedevano di trattare ·con rappresentante suo e dell'Ammiraglio britannico. Principe non aveva corrisposto a tale desiderio, ma l'Ammiraglio britannico aveva incaricato Ph:ilips di mettersi in rapporto con gli insorti. La sua mis"lione non awebbe però avuto ,alcun risultato pratico perchè gli insorti avevano dichiarato che non volevano come Principe H Principe Wied ma un Principe che fosse accetto alla maggioranza della popolazione albanese.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5839/412. Pietroburgo, 30 giugno 1914, ore 20,34 (per. il 1° luglio, ore 1,45).

Telegramma di V. E. 3807 (2).

In conformità delle istruzioni di V. E. e d'accordo con incaricato di affari Austria Ungheria ho oggi intrattenuto principe Trubetzkoi dell'invio provvisorio di tre ba•ttaglioni e di una o di due batterie romene in Alba,nLa per proteggere Prli.nc'ipe e contribuire iniziato marutenimento ordin·e pubblico. GU ho fàtto rilevare che programma milizia albanese ad op~a Colonnello Philips e ufficiali di Scuta<T~i richiedendo comunque un certo tempo, non potevasi lasciare :lìra•ttanto Principato e suoi organi s-enza mezz'L di difesa e comando, che nelLo stato attuale delle cose Potenze assumevano responsabilità e prepara.vano difficoltà più gravi coll'astensione da ogni iniziativa che prendendone una se anche non scevra di qualche inconveniente, che infine sped'i(l;ione militare truppe ;romene non sarebbe in contrasto con tesi internazionaHzzazione e contribuirebbe v:aH

damente mantenimento deliberazi<lni di L<lndra che tutte le Grandi Potenze

hanno dovere ,ed illlteresse far :rispettare. Principe Trubetzkoi che si è dimostrato

abbastanza accessibile 1a queste considerazioil!i, mi ha risposto che non poteva

pronunziarsi in :propos~to prima di conosce'I"e U punto di vista di Pa:ri<gi e di

Londra, ove questione verrà .esaminata•, ma che per parte sua il Governo russ·o

non intendeva sollevare sino ora obiezioni al riguardo, nè oppor,re a priori

un rifiuto alla richtestaglii adesione.

Principe Trubetzkoi nel segutto della conversazione parlando a titolo personale ·e confidenziale mi ha lasciato comprendere che, a suo avviso, qualora Potenze s'L inducessero ·tutte ad appoggiare a Buca•rest propoSita e Romania ad accettarla, ·converrebbe evHa.ve che invio truppe apparisse destinato sostenere cattolici contro musulmani e scindere ancora più, forse irveparabilmente, i due elementi, ciò che non è nell'interesse della Russia nè dell'Italia. Una poLit:i.ca di pacificazione mediante concessione, «besse » fra tribù ed altri mezzi morali e pecuniari da esercitarsi sui capi dell'agitazione dovrebbe essere concomitante all'invio delle truppe ed in primo luogo dovrebbe essere eliminata l'attuale contrapposizione di forze cattoliche e forze musulmane. Missione truppe di difendere Principe e Commissione di Controllo e mantenere ordine !POtrebbe essere in tal modo preventivamente definita, il che fra l'altro, faciliterebbe forse consenso Romania, la quale non vorrebbe altrimenti impegnarsi in una campagna di repressione che gli esempi deHe poderose spedizioni turche dei Turgut, dei Giavid, dei Suleiman e di molti altri non possono inco:raggiarla ad intraprendere.

Trubetzkoi ha poi accennato alla nota di un regime cantonale per il Principato albanese ,e ad un sistema contributivo a base di tributi di cui sar'ebbero responsabili i bey ,ed i «Ba1ractlalri » contro riconoscimento della lol'lo posizione tradiztonale di fatto nei rispettivi loro C·entri di influenza e nelle tribù. È sembrato ,inoltre al mio ·intercolutor'e che nell'opera di pacificazione non dovrebbe essere trascurato il ·tentativo di assicurare cooperazione della segreta quanto diffusa e potente setta dei «Bectasci » che ha gran piede in Albania cenrtxale e in buona parte della meridional'e.

Conte Czernin ha avuto dal Principe Trubetzlwi risposta analoga a quella fattami da quest'ultimo nella parte ufficiaJe del nostro colloquio, riguardante la riservata adesione del Governo russo alla proposta di cui si rtra.tta.

(l) -Comunicazione analoga venne fatta da von Mérey a Di Sangiuliano, che la comunicò a Bosdari con tel. 3948 del 3 luglio aggiungendo l'istruzione di associarsi al passo del collegaaustro-ungarico affinchè il Governo greco • influisca seriamente sugli Epiroti, consigliandoli ad accettare ed osservare lealmente accordo di Corfù •. n 3 luglio Bosdari risponde, tel. 5905/283 • Presi opportuni accordi col mio collega d'Austria-Ungheria verrò insistendo perchè Governo ellenico continui ad adoperarsi nello stesso senso. Non so, però, fino a che punto possa alla lunga riuscire opportuno di provocare e pressochè consacrare ufficialmente ingerenzaGoverno ellenico negli affari d'EiPiro •. (2) -Del 25 giugno col quale Di Sangiuliano aderisce al desiderio del Principe di Wied di avere truppe romene.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5829/491. Berlino, 30 giugno 1914, ore 21,10 (per. il 1° luglio, ore 1).

Tel·egramma di V. E. n. 3793 (1).

Il ministro di Germania in Atene riferì infatti tempo fa al suo Governo le voci ctrcolanti circa l'intenzione del Govm"no elLenico di rivolgere a~ Gabinetti delle Grandi Potenze interessate formale domarnda di riconoscimento annessione.

Quantunque •tali voci non sd.ano state posteriormente smentLte da Quadt, qui non rSi presta fede ralla suddetta intenzione del Governo ellenico e sd. ri:ti·ene che questi voglia considerare ~e capitolazioni cessate con la notificazione ufficiale dei trattati di Londra e Bucal"eS!t e della convenzione di Atene. Il Governo germandco manMene tutiavia il punto di vista espresso nel pro-memoria da me trasmesso in copia col rapporto del 25 febbraio n. 136 ed è disposto pa-ocedere ricon()S{!imento dell'annessdone dei nuovi terdtori, riservandosi chiedere garanzie per la protezione delle minoronze religiose

(l) In esso, in data 25 giugno, Di Sangiuliano chiedeva notizie circa l'annessione dell'Epiro alla Grecia e se tale provvedimento avrebbe implicato l'abolizione delle capitolazioni.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Ed. parzialmente in SALANDRA, Neutralità, 22-23)

T. 5828/490. Berlino, 30 giugno 1914, ore 21,15 (per. il 1° luglio, ore 1,15).

N·ella conversaz~one che ho avuta stamane con Zimmermann si discorse natur,almente in primo luogo deJl'orribi1e misfatto di Serajevo e delle collJSeguenze politiche che ne possono derivare. Pur tributando il dovuto omaggio alle vittime infelici, egli mi disse confidenzialmente che la personalità dell'erede del trono austriaco non ·era tale dopo tutto da inspkare nemmeno qui intero fiducia. Certo egli teneva aLla T:dplice Alle,anza, si diceva amico della Germania e negli ultimi anni aveva stre.tto cordiali rapporti coll'Imperatore Guglielmo, ma in :politica interna parteggiava piuttosto per gli sLavi e vagheggiava quel progetto di trialismo che, a parere di moLti qui, avrebbe posto fine alla preponderanza tedesca nella monarchia. E poi aveva troppe antipatie e partiti presi: contro gli ungheresi, contro ·gli italiani, contro tutto ciò che è liberale; era mutevole, violento, ,soggetto ad influenze retrive ed esclusive. Senza voler negare 1e ·sue qualità ed i m&1ti suoi specialmente per quanto concerne l'esercilto, l'armata, si può credere che la sua scomparsa varrebbe piuttosto a semplificare anzichè a complicare la situazwne 1nterna ed esrtero della Monarchia se vi fossero colà uomini capaci di impa-imere ralla sua :politica una direzione saggia ed energica ora che accanto alla volontà ormai fa·cilmenrte dominabile del vecchio Imperatore non si tro\'erebbe più di fronte quella resistenza e quella contro corrente che negli ultimi anni aveva sì sovente paralizzato azione dei governanti di Vienna. Ma vi è pure troppo a dubitare che quergli uomini esistano in realtà. Pel momento Zimmer:rnann ravvisa L1 pericolo principa\le in ciò che la legittima indignazione prorompe,nte irn Austria Ungheria contro la Serbia potesse condurre a misure troppo rigorose e provocanti per il vicino regno. E prevedeva per il Governo germanico un lavoro continuo e faticoso per trattenere il Gabinetto di Vienna da decisrioni compromettenti. La stampa tedesca tn generale non esprime apprezzamenti come questi che Zimmermann beninteso mi esponeva in via confidenziale assolutamente. Qui tUJtti i .giornali vantano ampiamente la persona del defunto Arciduca e considevano la sua morte ·come una perdita irreparabi.le per 1a Monarchia cui egli

colla sua forza di volontà coll'alto sentimento dei suoi diritti e dei suoi doveri, avrebbe saputo dare novella vita a fare ass.urgere a più grande potenza.

Si è anzL manifestato in questa occasi:one quanto sia generale •e profondo p1u ancora di quanto si potesse credere nei circoli politici germanici l'attaccamento all'Austria Ungheria, la solidarietà colla sua politica e la fede nella solidLtà dei vincoli che uni:scono i due pa.esi.

Akuni giornali a.ccentuano fortemente la poote di responsabilità che nell'a,rm~We la mano agli assassini di Serajevo spetterebbe non solo agli agitatori di Belgrado ed al Governo serbo, ma anche alle tendenze panslaviste favorite dalla Russia.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5831/493. Berlino, 30 giugno 1914, ore 21,20 (per. il 1° luglio, ore 1).

Telegramma di V. E. n. 3473 (1).

A questo Dipartimento degli Affari Esteri mi è stato comunicato con ogni riserva che infatti le informazioni fornite dal rap~e~sentante germanico ad Addis Abeba sul conto di quel console d'Austria Ungheria non sono punto favorevoli.

Senza volere entrare in particolari mi è stato detto che egli viene ritenuto come una specie d'avventuriero poco scrupoloso.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5877. Durazzo, 30 giugno 1914 (per. il 2 luglio).

I Mirditi e Malissori che costituiscono la guamigi:one della capitale cominciano a diventalre un serio imba,razzo. Gruppi di questa gente indisc·iplinata sogliano ogni sera commettere atti di saccheggio o fu:rti di bestiame. Ieri una banda di dieci Mirditi cercò di portar via un piccolo gregge di bestiame, ma il ·guardiano, vedendo riluscire vane le sue proteste .si appostò nella sua capanna donde aprì ìl fuoco uccidendo quattro degli aggressori e fuggendo poi nel campo dei nemici.

Alla lunga questa situazione non potrà ·che aggravarsi de,s1tando un sordo fermento nella popolazione.

Non pochi negozi <Timangono chiusi per timore di essere depredati.

La polizia si dichiara impotente a frenare questi eccessi. Il PrinciJpe avrebbe

dichiarato che il Governo pagherà i danni.

(l) In esso Di Sangiuliano, in data 13 giugno, comunicava a Vienna e Berlino che il console austriaco ad Addis Abeba Schwimmer • già noto per traffico armi e condotta pocolodevole ha recentemente iniziato campagna a base false notizie contro azione Italia in Etiopia •. Quindi Di Sangiuliano chiedeva • le informazioni giunte in proposito •. Il 3 luglioDi Sangiuliano comunica, tel. 3955, ad Avarna il telegramma di Bollati, aggiungendo: • Quanto precede conferma ciò che r. ministro in Addis Abeba riferisce sul conto persona e considerazione dello Schwimmer e dovrebbe convincere conte Berchtold a prendere senz'altro contro quel signore provvedimento da noi legittimamente domandato. Prego V. E. valersi in tal senso e nel modo che crederà opportuno del telegramma del cavaliere Bollati.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5878. Durazzo, 30 giugno 1914 (per. il 2 luglio).

Telegramma di V. E. n. 3868 (l),

Mentre dobbiamo compiacerci che a Vienna sono ormai dissipati alcuni dubbi circa pretese nostre intenzioni contrarie al Principe, non posso immaginare quali indizi abbiano fatto su,pporre ·che il tttola["e di questa Legazione abbia lavoro•to per fave cadere il Principe.

Probabilmente trattasi delle solite voci calunniose propalate dai cosiddetti nazionalisti od agenti austrofili come quelle di segnalazioni fatte agli insorti da Muricchio dalle navi i:talirane o da me stesso. Per quanto r.;embri oramai superfluo tornare sulle questiJOni, ri•tengo indispensabile _per il nostro prestigio che ove qualche accenno fosse nuovamente fatto da qua1sia.si parte a Vienna, si colga J'occasione per respingere l'accusa e chiedere su quali frutti si possano fabbricare simili assurdità

Credo in proposito utile informare V. E. che fra i nazionalisti a Durazzo sta crescendo una ·corrente ostile al Principe a cuL si .rimprovera la più incorreggibile inettitudine, che gli va alienando tutti i partiti.

Non dubito che l'Austria lo abbandonerebbe non appena egli cerca.sse nuovamente appoggi.arsi anche a noi, e sulbLSlSe la nostra influenza in modo eguale a quella dell'Austria, ciò potrebbe benissimo essere il caso fra non molto, se l'Italia vorrà ven1re in suo soccor.so mediante un interventn militare diretto od indiretto, analogo a ·quello che l'Austria ha dimostrato di volergli concedere.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. CONF. PER POSTA 5880/605. Durazzo, 30 giugno 1914 (per. il 2 luglio).

Il Signor von Lucius è venuto stamane a dirmi che dopo aver ·eSiélminato con cura la .situazione egli era venuto aLla conclusione che la linea dL ·condotta segui•ta dall'Italia nei recenti avvenimenti e11a stata leal-e, logica e la più adatta alle gravi difficoltà che minacciano l'Albania. Egli mL ha poi oolllfidato di dividere pienamente 11 mio parere sopra la situazione e mi ha detto di venire senza :ritardo a parlarne a V. E. mentre egli da parte sua stava telegrafando al Si.gnor von Jagow. Egli in sostanza crede con me:

l) Che il Principe non può più sostenersi in Albania ove l'immensa maggioranza del paese è contrQ di lui, a me•no che le Potenze ·ed in special modo l'Italia e l'Austria prestino man forte .per 1sor:reg.gere il Governo principesco. Egìi mi ha detto in proposito di aver consigliato al Principe confidenzialmente di chiedere un appoggio militare all'Europa o di abdicare nel caso di rifiuto;

2) Che furono commes,si i due gravi el"ll'ori di .allontan.ave Essad pascià in modo ingiustifìcal>ile .senza sapere come sostituirne l'i'Illfluenza e l'a conOoScenza del paese, e di aver negletto l'elemento musulmano dell'Albania centrale contrariamente a quanto l'Italia sembrava consiglia.re;

3) Che la questione dell'Epiro fu la .causa originar1a di tutta la diJSgtaz.ia perchè ha provoca~to :.ind!i.!'lettame:nte tutte 1e difficOiltà nel centro e quindi anche i disordini che •esistono nell'Albania settentr1onale e che se le Potenze non pongono immediatamente ordine alLe pre.poten,:lle elleniche la, caUJSa albanese è pressocchè perduta.

Il Signor von Lucius mi ha confìda.to il proposito che anche a rilsch~o di irritare .gli amici delila Gvecia in Germania egli avrebbe detto :lirancamente il suo pensiero in pvoposi1to al Signor von J,a.gow;

4) Che per risolv·e.re la questione albanese non basta l'accordo fra le Legazioni ed i Consolati austro-ungarici ed italiani, ma bensì uno studio ben più radicaLe delle divel'genze di .princ'i1pio e dei mezzi d'azrone delle due Pot·enze adriatiche. Il S.ignor von Lucius mi ha detto in proposito che il Signor Loventhal riconosce ormai che le mie idee circa la ·situazione ed i rimedi da adottare sono giustificabili.

(l) Nc.n pubblicato. In esso, in data 28 giugno, Di Sangiuliano raccomanda di fare tutto il possibile affìnchè non sorgano dubbi sulle intenzioni italiane di sostenere il Principe di Wied.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E A PIETROBURGO, CARLOTTI

T. GAB. PER CORRIERE 700. Roma, 30 giugno 1914.

Il r. ministro a Bucarest telegrafa quanto segue: « Presidente del Consiglio rilpl'endendo stamane colloquio ri:lierito nella seconda parte del mio ·teLegramma

n. 110 (1), mi ha detto essel'e molto allarmato del conte.gno della Russia, che ha mobilitato 2 milioni di uomini •COn :spese ingenti', le quali non potr.ebbero giustificarsi, malgrado linguaggio pacifico dello Czar e di Sazonoff, senza uno scopo determinato. Bratianu teme ch:e Albania possa forni!!Te occasione ad una confl.ag.r.azione ·europea .gia·cchè, ove essa non potesse vivere come S,t,ato autonomo, due sole soluzioni si presenterebbero, occupazione itala-austriaca o ripartizione tra Gl'ecia e Serbi.a, am:bedue .non a:ttuahili ,senw provocare gue:rr.a.

D'altro lato, Bratianu teme che Russia voglia provocare guerra ben sapendo che attuale 1srforzo militare francese non può durar·e. Senza la guerra, egli mi ha detto, Poin.c.aré dovrebbe a bl'eVe scadenza o dimettersi od accettare riduzioni della ferma. Bratianu mi ha poi detto avere riportato impressione dall'intervista di Cost,anza che l',attJi,vità balcanica dell'Italia sia malvista dalla Russia. Questo mio collega di Russia mi ha dal s:uo 1at:o detto anch'·egli ieri che Le forz.e miHta.ri russe sono ISIU.l .p1e,rJ.e di gue,rra e per int1ero disporuhbili. Mi ha poi~ ripetuto le lamenta,zioni di Sazonoff e di Schilling sul nostro contegno considerato come tl'oppo l!igio all'Austria anche in questioni ndle quali, secondo lnro,

• provocando conflagrazione generale •.

2-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

non abbiamo interesse dirett·o. Egli insiste suHa nec·e,ssità di un avvicinamento italo-russo e mi ha pure parlato dei colloqui avuti da V. E. con Krupenski circa i rapporti franco-liltaJJiani. Ciò mi conferma nell'impressione che la Russia tenda a .riavvicinall1si a noi, ·e che non Slarebbe impossibile attenerne ti concorSIO in qualche questione che più d i'Diteressa, ad esemp1o lin quella del Dodecanneso ».

(Per Vienna e Berlino). Nel ·comunicare questo telegramma al r. ambasciatore a Pietroburgo ho aggiunto quanto 1sfetgue:

(Per tutti). Plrego V. E. da farmi colliOOCere il più presto posstbile 11 suo parere. Per informazione confidenziale di V. E. aggiungo che il R. G. persevera nel .proposito di attenecrsi IeaJ.merute all'accordo Halo-austriaco per l'Albania, ma non può dissimularsi il pericolo che, per colpa dell'Austria o per forza di eventi, ta·Ie accordo, in avvenire, non possa preservarsi e si debbano altrimenti tutelare i nostd interessi nell'Adriatico, per .i quali la peggiore soluzione sarebbe un'Albania iin tutto o in parte praticamente ausltriaca.

(l) Del 17 giugno col quale Fasciotti comunicava che Sazonoff aveva dichiarato a Bratianu che qualora la Serbia fosse intervenuta in Albania e l'Austria l'avesse attaccata il Governo russo non avrebbe tollerata quell'aggressione e sarebbe intervenuto nel conflitto

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 3917. Roma, 1° luglio 1914, ore 1,55.

Telegramma di V. E. 885 (1). Se al Conte Forgach non risulta che ufficiali aus·tro-ungarici in borghese siano giunti a Durazzo, il fatto per contro ci risulta da informazioni di diversa fonte ed oecorrendo pos,siamo citare alcuni nomi.

Quanto al controllore deHa poli!zia la cui nomima Forgach afferma non essere eontrar1a all'intesa .generaile nè all'a,cco·rdo di parità perchè il Governo

l. e R. non è stato interpellato prima, prego V. E. di domandare a Forgach re egli intende con ciò che debba rimanere inteso che quando sudditi rispettivamente italiani ed austro-ungarici siano assunti dal Governo albanese• in tal: cond;i•zioni le nomine stesse debbano intende~si sottratte all'accordo di parità. Occorve chiarire esplicitamente questo punto pe1r evitare con:trovexsie in avvenire anche nei riguardi del nostro a.ccordo per gli organizzatori 11 quale probabilmente dovrà esS'ere sottop01slto a revi•sione.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Cfr. Oe - U. A., VIII, 9967)

T. PER TELEFONO DA BRINDISI 5841/603. Durazzo, l° luglio 1914, ore 7,35.

È giunta la ·con:flerma che Bib Doda nel vedersi nella impossibilità di con

tinua.ve la ·campa,gna, prevedendo un attacco degli insorti, ha dato gH ordi;n.i ai Mirditi di ripiega11e su Ale•SI5:io. Persone .tornate dal campo di Bib Doda

riferiscono che l·e sue forze sono in Vli.a d·i sciogHmento e non potrebbero p1u costituire nessun appoggio per il Governo. Il Principe mi ha dichiarato oggi stesso che 'Il!on gli rim.all'e più alcuna dso~sa alJ.'imuol'i d:i quella che gli potrebbero offrire le Potenz,e ed egli perciò mi ha pregato di int:ercedere, in occasione della mia venuta a Roma, presso V. E . .affi.nchè il R. Governo faccia il possibile di convincere le Grandi Potenze ed anche la Romania di venire in soccorso dell'Albania, d'urgenza (1).

P. S. -Barone Aliotti parte stanotte e arriverà domani mattina a Roma.

(l) Vedi D. 15.

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5866/280. Atene, 1° luglio 1914, ore 13,45 (per. ore 17).

Telegrammi di V. E. 3842 (2), 3848 (3) e 3889 (4).

Ho richiamato l'attenzione di Streit sulle rinnovate agitazioni dell'Epiro e gli ho detto che il R. Governo contava sull'influenza deil. Governo ellenico sopra Zographos e sull'elemento ·epirota, affi.nchè questi, lung,i dal soHeV?are nuovi d:isordini in Albania, cooperassero col loro ·Contegno a r.icondurvi l'ordine e la calma.

Streit mi ha assicul'ato che tale è appunto l'intento del Governo ellenico e che per procurare di effettuarlo, vennero qui chiamati Zographos e Carapanos. Essi ebbero avantieri con Venize1os e con Streit un lungo colloquio, e furon•o loro chieste le tre seguenti cose: « l) accettare l'accordo di Corfù senza affacciare altre pretese e di promuovere l'accettazione da parte del Congresso pan-epirota che deve, a quanto pare, r1unir1s.i lunedì; 2) ;impedilre ·che Albanesi, d.i qualunque nazionalità e religione essi siano, passino la frontiera e vengano ad iDJvadere territorio greco; 3) opporsi con ogni modo che i greci occupino Koritza ».

Streit mi ha assicurato ·Che Zograph01s, ha promesso la sua cooperazione in questi tre punti ed in genera.1e negli intenti che si prOfPOne l'Eruropa ed ùJ. governo ellentco.

Strei:t però teme che una volta tornato in Epiro·, il che deve accadere SIUbLto, Zographos si lascerà di nuovo influenzare da elementi torbwdi e rivoluzLOillari e naturalmente declina ogni responsabilità del Governo ellenico se le promesse di lui non dovessero essere mantenute e l'attitudine conciliante e pacifica dovesse mutare (5).

(l) -Di Sangiuliano nel .comurticare, tel. 3931 del 2 luglio, questo tel. di Aliotti agliambasciatori a Berlino, Parigi, Londra, Pietroburgo e Vienna aggiunge: • Pregola adoperarsiattivamente in questo senso •. (2) -Del 27 giugno col quale Di Sangiuliano comunica che Zographos accusa gli Albanesi di violare la zona neutra in Albania, mentre la violazione avviene ad opera dei Greci. (3) -Del 27 giugno col quale Di Sangiuliano riferendo la notizia di occupazioni di villaggi e di distruzioni compiute dagli Epiroti, raccomanda di attirare l'attenzione del Go.verno grecosulla necessità di evitare il risorgere dell'agitazione in Epiro. (4) -Del 30 giugno col quale Di Sangiuliano, comunicando ulteriori notizie sull'avanzata degli Epiroti raccomanda di valersi di esse col Governo di Atene. (5) -Il 3 luglio Di Sangiuliano comunica questo telegramma agli ambasciatori a Berlino, Londra, Pietroburgo, Parigi e Vienna e al ministro a Durazzo, Aliotti, tel. 3947, per opportuna notizia, aggiungendo. per Vienna: • Prego intrattenere e farmi conoscere pensiero di Berchtold su quanto sopra •.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5861/281. Atene, l° luglio 1914, ore 18,20 (per. ore 19,45).

Tel. di V. E. 3769 (l) e mio tel. 272 (2).

Dietro invito del ministro di Francia ci siamo riuniti per deliberare circa notificazi'one da fare al Goven11o eillenico per ac·cordo di Corfù. Essendo tutti i coUeghi muniti di 1struzioni nel senso di :fiare conoscere al Governo eUenko che i rispettivi Governi approvano quell'accordo; senza però dovere necessariamente accompa.gnare tale dtchia,razione generica coHa comunicazione del testo dei documenti formanti l'aocordo medes.imo, ho ,creduto di pot,er ins1eme a tutti i rappresentanti delle Grandi Potenze firma,re tale generka dichiarazione, r1servandomi di comunkare al Governo ~elleni.co quei documenti che V. E. vorrà inviarmi a senso delLa richiesta contenuta nel mio precitato telegramma n. 272. Invio rper posta testo della nostra dichiarazione.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5867/894. Vienna, l° luglio 1914, ore 19,45 (per. ore 22,15).

Tel. di V. E. 3902 (3).

Berchtold, eol quale mi sono espre,sso nel senso del telegramma suddeUo, mi ha detto che, tn seguito alla comunieazione perv·enutagli da Kraal, identica a quella fatta a V. E. da Leoni, aveva impartite istruzioni al proprio ministro in Atene di far passi presso il Governo ellenico nel senso indicato dalla Commissione di Controllo qualora suo collega italiano e quelli delle altre Potenze ricevessero analoghe i'stvuzioni.

• ha impartito istruzioni al proprio rappresentante ad Atene di far passi presso il Governo ellenico nel senso indicato dalla Commissione stessa qualora colleghi altre Potenze ricevano analoghe istruzioni». Il 5 luglio De Bosdari telegrafa con telegramma n. 5951/286 che il Re ha scritto una lettera al ministro di Germania c pregandolo di smentire energicamente le voci che corrono di partecipazione dell'esercito ellenico alle mosse degli Epiroti. Conte di Quadt mi ha pregato vivamente di far conoscere quanto precede a V. E. ». Il 6 luglio Di Sangiuliano comunica il telegramma di Tittc.ni ad Aliotti, con telegramma n. 4003. Il 5 luglio Bollati comunica con tel. 5966/500 che Governo tedesco ha ricevuto notizie delle nuove minacciate mosse degli insorti epiroti e • ha dato istruzioni al suo ministro ad Atene di chiamare seriamente attenzione del Governo ellenico su di esse •. Le risposte a Quad t furono simili a quelle riferite da Bosdari. Però gli fu confermato dal Re Costantino che • le informazioni provenienti dall'Albania non erano conformi al vero». Governo tedesco. rinnoverà invito al suo ministro ad Atene di associarsi ai colleghi per gli ammonimenti a quel Governo.

(l) -Del 24 giugno col quale Di Sangiuliano autorizza De Bosdari a notificare al Governo ellenico l'accordo di Corfù si omnes. (2) -Del 24 giugno col quale De Bosdari chiede invio testo preciso della notificazione circa il patto di Corfù da comunicare al Governo ellenico. (3) -Vedi D. 20. Il 3 luglio con telegramma n. 3944 Di Sangiuliano telegrafa: a) a Tittoni, Imperiali, Bollati e Carlotti, che si interessino affinchè quei Governi impartiscano analogheistruzioni ai loro rappresentanti ad Atene; b) a De Bosdari affinchè si associ « al passo da farsi presso cotesto Governo nel senso. indicato dalla Commissione di controllo, quando gli altri suoi colleghi oltre quello austro-ungarico avranno ricevuto identiche istruzioni ». Il 4 luglio Tittoni telegrafa con telegramma n. 5929/365 che il ministro degli affari esteri francese
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5874/896. Vienna, 1° luglio 1914, ore 19,45 (per. ore 22,20).

Tel. di V. E. n. 3917 (1). Mi sono espresso con Forgach nel senso della seconda parte del telegramma suddetto. Egli mi ha risposto che non intende affatto che quando sudditi liitaliand

o austro-ungarici siano assunti dal Governo albanese, senza ·che rispettivi Governi siano stati interpellati C:i'J."!Ca loro nomina, que1sti ultimi debbono considerarsi come sottratti all'accordo di parità. Ma che aveva intes·o solo dire che la nomina del Barone B1e.g·eleben a con:fuooUore della Polizia 1n Duraz.zo, di cui il Governo I. e R. aveva avuto sentore solo in via indiretta ed a nomina fatta, non gli sembrava poter es!Sere, considerata contraria all'a.ccordo di pa.rirt;à, perchè egli la rHeneva una nomina :temporanea della durata solo dello Stato d'assedio a Durazzo Forgach mi ha detto quindi che egli ignorava del resto, fino ad ora, chi fosse questo Barone B~egeleben, ma ,che se ne sar.ebbe informa,to e che avrebbe anche assunto info·rmazioni a Durazzo circa 1a durata del suo ufficio, dopo di che si sarebbe potuto riparlare della cosa con maggior conoscenza di causa (2).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5870/898. Vienna, 1° luglio 1914, ore 19,45 (per. ore 21,20).

Tel. di V. E. 3920 (3).

Berchtold mi ha dato spontaneamente lettura di un telegramma di Loventhal in cui questo gli ,riferiva che il Governo :romeno aveva fatit'O conosoere al Pdndpe a mezzo del Biegeleben non poter ,corrispondere per ragioni internazionali alla sua domanda di av,eil'e delle !truppe romene esprimendo tuttavia la speranza che la proposta aws.t:ro ungartca c'irca formaz:imlie d1 una milizia albanese potesse essere favorevolmente accolta dalle Potenze. Berchtold mi ha detto inoltre che Minis1tro I. e R. in Bucarest avevagli telegrafato che avendo chiesto al suo collega d'Italia se egli avesse quindi ricevute le istruzioni di appoggiare presso il Governo il'omeno la domanda de·l Principe d'Albania, questi

(2} Il 9 luglio Avarna telegrafa (t. 6065/935) che Forgach, cui aveva chiesto informazioni sul Biegeleben, gli aveva risposto che quest'ultime. era stato assunto alla direzione della sicurezza pubblica a Durazzo all'insaputa di Ltiwenthal e che la nomina era stata comunicata direttamente all'interessato dal maggiore olendese Kroon. Quindi il Governo austro-ungarico,

• non avendo avuto sentore di tale nomina che in via indiretta e dopa che questa era avvenuta •, riteneva che essa non fosse • contemplata dall'accordo di parità •. Inoltre il Governo austro-ungarico non aveva modo di agire sul Biegeleben, che era c nipote del barone Massimiliano di Biegeleben, ministro plenipotenziario al Ministero I. e R. Affari Esteri, ma che non aveva più rapporti con la sua famiglia, avendo contratto matrimonio che non era stato da questa approvato •.

gli avrebbe risposto per telefono che era stato bensì infonnato della cosa ma che non era ancora 'in .gvado di far passi relativi pe·r Ie ragioni che gli avrebbe

poi esposto di persona.

(l) Vedi D. 31.

(3) Non pubblicato. In esso, in data l" luglio, Di Sangiuliano fa presente l'urgenz<>dell'invio di truppe romene in Albania.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5875/899 (1). Vienna, 1o luglio 1914, ore 19,45 (per. ore 23,20).

Tel. di V. E. n. 3810.

Parlai ieri Wickenburg nel senso del telegramma suddetto ed egli mi ha 11iispos.to che ignol'lava se Governo albanese avesse ordinato all'industr:ia austriaca dei cannoni da campagna, ma che se ne sarebbe informato ·e mi avrebbe poi fatto .conoscel'le eventualmente il numero dei cannoni stessi e ~·ammorutall'e del loro ,prezzo.

Nel corso delLa conversazione di stamane con Forgach, avendo io accennato

alla domanda rivolta a Wickenburg, Forgach mi ha detto che Sureja bey gli

av·eva .padato del desiderio del Gov.erno albanese di acquistal'e in AUJStr~a

cannoni di vari tipi fra ·cui anche c·annoni di assedio di antico modello e che

aveva specialmente insistito sopra suo proposito di a•oquistare dodic,i, cannoni

da campagna modello 1875, i quali gli verrebbero ceduti, comprese le munizioni

per 150 coLpi ognuno al prezzo tenuiJSsimo dL 12.000 corone.

Fovgach ha aggiunto ·che egli d.gnorava se questi vecchi cannoni apparte

nessero tuttora all'Amministrazione della Gue·rra o fossero da questa .sta,ti già

ceduti a quakhe ilntermediario perehè ne curasse la vendi:ta •e che aveva ditchia

rartlo a Suveja bey di non voler.e interessal"s:i della .cosa perchè non credeva

conveni•ent:e ·che •il Governo I. e R. :si occupasse per la forniturà at Governo

allbanese di armi ·che .gli :avrebbero potuto rendeve ben poco servizio.

Ma avendo Sureja iilJSisti•to egli avevagH detto di tra.ttall'e di•rettamente

l'acquisto dei cannoni stessi colle persone che glieli aveva offerti.

Avverto V. E. anche che secondo una notizia pubblicata stamane dalla

Neue Freie Presse Governo alban:es.e starebbe per ordinare alla fabbrica« Scoda »

una batteria di obici da campagna da sei pezzi e munizioni per obici stessi e per

cannoni da montagna acquistati anteriormente pe:r 3000 colpi.

Mi riservo controllare notizia stessa e riferire a V. E. risultato mie indagini.

h, 6119/9142: c Forgach mi ha informato che Sureia bey aveva concluso il contratto per l'acquisto dei 12 cannoni da campagna modello 1875 di cui è cenno nel mio telegramma sopra menzionato al prezzo di complessive cerone 12 mila. Egli ha aggiunto che siccome il Lloyd austriaco non accetta il trasporto di munizioni, il Governo I. e R. aveva aderito alla domanda rivoltagli da Sureia bey di far trasportare i cannoni medesimi con le munizioni relative a Durazzo mediante primo mezzo di trasporto della marina da guerra austro-ungarica che dovesse recarsi colà. l cannoni partiranno quindi uno di questi giorni su una nave cisterna che si recherà a Durazzo •.

(l) L'll luglio Avarna, facendo seguito a questo telegramma, comunica con telegramma

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, E AI MINISTRI A SOFIA, CUCCHI BOASSO, A BELGRADO, CORA, AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI

D. RIS. 37602. Roma, 1° luglio 1914.

Cilroa l'assassinio di oui fu vittima, S.A.I. e R. l'Ardduc:a Francesco Ferdinando credo opportuno di riassumere, per sua riservata informazione, le prlincipali. notizi·e pervenutemi da varie fonti.

È opinione !Prevalente in Serajevo che l'attentato sia dovuto ad un complotto naz~onalista panserbo. Sembrevebbe anzi assodato ·che le bombe proven~ssero da Belgrado ove tutto sarebbe staJto preparato ·conformemente ad un disegno prestabilito.

L'eocidilo ha prodotto profonda impressione nel mondo ufficiale e nelLa cittadinanza, Lasciando peraltro indifferelllte la popol)a~onl~ .se11ba, contro La quale però la .locale plebaglia quasi indisturba.ta procede a v~olente rappresaglie, devastando e distruggendo tutto quanto appartiene ai Serhil in ·cas.e private, circoli, negozi, alberghi. Si temono pertanto gravi reazioni da parte dei Serbi, colà moLto numerosi e ritenuti cora.g~tosi. La poLizia e le autorità militari mantengono in Serajevo una sorveglianza rigoros.issima e, finora, quali implica•t•e nell'attentato, sarebbero già state arresta:te 150 persone..

Tali fatti trovano grande ripe.r.cussione e producono v.iva preoccupazione in Belgrado, ove si temono violenz~ e persecuzioni contro l'elemento serbo in gene11e dell'Austria-Un.gheria.

(Per tutti meno Sofia). In Bulgaria (l) invece i partiti commentano il tragico avvenimento sulla base dei loro rispettivi interessi, secondo, cioè, che prevalgono le tendenze russofile oppure quelle austrofile. I seguaci di questa seconda tendenza trovano che l'Austria-Ungheria dovrebbe ora stringersi maggiormente alla Bulgaria, unico appoggio che le rimanga nei Balcani, esercitando ancora maggiore pressione sulla Germania per una pronta conclusione del prestito. I russofili, per contro, considerando l'avvenimento molto grave per la compagine della Duplice monarchia, trovano che la Bulgaria dovrebbe orientarsi politioomente con maggior van•taggio verso la Russia.

È notevole il fatto che il 29 corrente (annivensanio dell'inLzio della .guerra contro gli ex...ailleati) fu tenuto a Sofia un comizio •contro l'a poli.tica personal·e e la persona stessa del Re. Orbene è optni10ne di molti circoli di quella capitale che tale dimostrazi-one sia stata .tspirata dalla Russia, la quale con,ttnua. ad ope.rare incessantemente contro re Ferdinando.

(Per tutti). In Russia (2), d'altra parte, non si ritiene che l'eccitazione contro il serbismo avrà momentaneamente conseguenze di complicazioni. In quei circoli politici, che da<ll'eccidio di Serajevo sono stati vivamente impressio

naU, alcuni si limitano a considerare gli eventi come un indice della situazione in Bosnia-Erzegovina.

Nella capitale ungherese (1), infine, dopo il primo movimento di indignazione e di compianto per i figli, non traspaiono i segni d'uno speciaìe rimpianto per l'Arciduca ereditario, che d'attosi la reputazione di non amare l'Ungheria e di essere partigiano d'una politica reazionaria e clericale, non godeva le simpatie del popolo ungherese, senza distinzione di classi.

Il nuovo Araiduca eXIeditario, ,pe•r qmmto siasii tenuto s.empre in disparte, gode invece a Budapest pel.'smtali simpatie, poichè lo si ritiene amico dell'Ungheria. Egli serve in un reggimento ungherese e conosce il magiaro. Ha fama di pe•11sona .semplice e benevoJ.a· e dices1I che potrebbe con fadl'ità diventare colà popolare.

I giornali ungheresi non na.scondono i vantaggi che, sotto quel punto di v1sta, ne possano deriv.al1e perfino per l'avvenill'e della Diruastia e dei suoi popoli.

È degna di nota, a tal proposito, un'intervista fatta dal direttore della... (2) col Budapest Hirlap, giornale uffidoso, in cui, fra l'altro, è detto che il mondo finanziario si attende un miglioramento delle relazioni con l'Italia, essendo convinzione generale che l'amicizia italiana non era desiderata dal defunto A11ciduca.

(l) -Sono qui riassunte le informazioni date da Cucchi Boasso con tel. 5790/120 del 29 giugno. (2) -Le notizie da Pietroburgo erano state date da Carlotti con tel. 5991/410 del 29 giugno.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. RIS. 747/133. Belgrado, 1° luglio 1914 (per. il 6 Luglio).

La notizia degJ.i attenta.tli' d!i Se:rajevo giunta a Belgrado nel pomeil".iggio di domenica 28 §iugno mentre la città festante C·elebrava l'·an,TIJiversario delJia battaglia di Kossovo, il « Vidovdan », giorno in cui il serbo MilOiSICh ObiiJirtch uccise il Sultano MUJrad, fu ac·colta dapprima dalla popolazione con mcredulità e posc.ia con un senso di profondo stupore ma con palese indifferenza.

Non vi furono manifestazioni ostili all'Austria, ma la polizia, temendo qualche manifestazione da parte della fohla ecciiata dalle celebrazioni patriotttche della gtomata,, dette ordi.ni sever1ssimi per eventualmente impedirle facendo con1segnall"e la guall"nigione ed imponendo la chiusura di tutti i pubblici esercizi per le 10 pomeridiane. Poco mancò che questo ordine non provocasse davvero qualche dimost11azLone, pe111chè la folla immensa che si trovava a queill'ora nei var·i tea.tri e caffè si rifiutò quasi ovunque di abbandonare i locali.

In questi circoli poJ.itid la notizia ha prodotto Ia st'es,sa ,impress~one c'Oll'aggiunta di una viva apprensione pe[" le con;seguenze che potmnn10 derivare da questo attentato nei rapporti col Governo austro-ungarico e per le rappresaglie e le persecuzioni che quel Governo non mancherà di esercitare contro J,a nazionalttà serba del suo te11ri'torio.

E le prime informazioni da se,Dajevo hanno pienamente confermato questi timori. Le notizie dello stato d'assedio proclamato a Serajevo, delle dimostrazioni arrti-serbe, del saccheggio e dell'incendio di proprietà serbe e sopratutto dell'arres,to dei signori JeftanovLtch (1suocero del mind,Sitro di SeTb1a a Pietroburga, signor Spalajkovitch) e del Tchola hanno prodotto viva eccitazione nell'opinione pubblica. Inoltre tutti i Serbi che dalla vicina monarchia erano venuti in gran numero a Belgrado per assistere aUe feste del «Vidovdan », al lo:ro rttorno, a Semlino, furono t1'a.ttenuti in arresto e perquisiti.

Come è noto i due assassini sono di nazionalità serba e pare certo che fino a poco fa siano stati in relazione con società politiche di Belgrado. Il Cabrinovitch, anzi, era impiegato alla tipografia dello Stato e non partì da Belgrado che quindici giorni fa. L',al:tro, il Prtndp, fu qui pe•r ,ragion~ di studio. Ciò fa supporre l'esistenza di un vasto complotto con diramazioni da Belgrado: e che questa si:a l'opinione ·prevalente in Austria e che verso questa persuasione si voglia dirigere il.'opinione pubblica lo si desume facilmente dall',intonaza.one dei giornali ·e delle i:nformazLorr.i ,tele,grafiche austr:~ache. A questa Legazione

I. e R. .si è persuasi deJ:l'esdstenza di un vasto comp.lotto e se non si accusa di ·complicità diretta il Governo serbo poco ci manca. Lo si l"ende indkettamente responsabile per aver tollerato, nonostante gli avvertimenti, la costante, infiammata propaganda d'odio 'che si svolge sui giornali, nei ·comizi, nelle società contro la vicina Monarchi·a e che ha indubbiamente influito sullia mem,te esaltata di quei due g.iovan:i che si 1Sono .sacrifi·cati per 1a loro nazionaili.tà perseguitata. Tanto l'incaricato d'affari, signor Di Stork, che gli altri membri della Legazione I. e R. si sono espressi meco in termini v:i•olentissimi di risentimento contro la Serbia. L'addet.to mi:l:i.tare I. e R. che ha assistito alle manovre in Bosnia ·e che è ritornato stamane da Serajevo, mi ha detto ·che ha potuto vedere una deJ.le bombe ·che furono rinvenute non e~lose e mi ha dichiarato che era una di quelle caratteristiche bombe a forma di bottiglia di cui erano muniti i comi.ta.gi serbi e che sono fabbdcate dall',al1senale serbo di Kra.guje·vatz.

Senza g.iunger:e alle conclusiOIIlli dei miei colleghi austro-ungarici mi limiterò a constatare ·che questo stato degl:i animi è est:remamente pericoloso pe·r i rapporti fra 1a Serb1a ·e l'Aust:ria-Unghieda, ed in questo momento in cui tant.e questioni impOII"tanti sono in d:iscuSS<ione 1a ripercussion·e potrebbe essere disastrosa.

A questo proposito credo opportuno riferire al:la E. V. un incidente occol'!so ieri tra l'incaricato d'affari I. e R. ed il segretario generale di questo Ministero degl[ aff.ari esteri. Il Signo:r De St'orck si era x·ecato al Mriste!l"o a restituire la visita di condoglianza fattagli dal signor Gruitch a nome del Governo serbo e nel corso della ·Conversazione •Credette domanda11gli, se di fronte aille prime risultanze ed al fatto che gli assassini parevano essere stati in relazione con società d:i Bel,grado, il Miinistero d'ell'Inte1rno ave.s.se iniziato una qualche inchiesta per stabilire le eventuali colpabilità. Al che il Signor Gruitch rispose domandando se il si.gnor Storck intendeva fa.re ·con quelle parole una richieiSita furma,le a nome del suo Governo. Non era quello il caso e la risposta del segretario generale fece perdere la calma al nervosissimo incaricato d'affari austro-ungarico

che ne prese pretesto per fa,re una vera ·scena•ta al Gruitch (1). Lo S.torck mi ha detto in confidenza che mad m v.1ta sua aveva parlato in tono s:imile con un ministro. E dal modo .con cui mi parlava •non ho difficoltà a •creder:lo.

Da .questo raccon·to l'E. V. può imma.ginar.si quale sia lo 1s.tato d'animo del rappr.esentante austro-ungarico in Se.rbia in un momento ·così deli·cato e difficile, tal·e cioè da giustificare appvensione.

I .giornali •sono stati unall1imi nel biasima["e vivamente l'assa:ssinio. In tutti i commenti ho notato però una sfumatura significativa: stigmatizzando il delitto si ins~ste troppo sul danno che ne può derivare ailla Serbia in questo momento in cui è necessario i:nvece es:seve i:n pace e d'.aocordo ·con la vicina Monarchia. La deplooazio.ne si risolve più ·che in deplorazione del «fatto», 1in ·depl()["azione del « momento » scelto dagli assassini.

P. S. Oggi doveva aver luogo un comizio di protesta per ia reazione di Serajevo ma la polizia lo ha proibito.

(l) -Per le notizie da Budapest vedi D. 12. (2) -Manca.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINIS.TRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1131/340. Londra, 1° luglio 1914 (per il 10).

Qui unito ho l'onore di trasmettere ad ogni buon fine all'E. V. H testo del discorso pronunziato ieri dal Primo Ministro nel presentare una mozione di condoglia~nza p& la morte dell'Arciduca Francesco F&dinando ·e dell·a Duchessa di Hohemberg (2).

Come V. E. potrà ,rtleva.re il tono del discorso 1stesso è improntato alLa massima cordiaLità verso la Duale Mona["chi.a e verso S. M. l'Imperatore e Re.

Degna di ·essere parti•colarmente rilev.ata mi sembra la :lirase in cui il Signor Asquith, dopo avere parlato del modo saga·ce ed eroico, con cui S. M. l'Imperatore Francesco Giusep,pe ha ,sempre .retto 1e sooti del suo paese ac.cenna aLle splendide tradizioni del potente Stato austro-ungarico « associato con noi in alcuni dei più ·emoventi e preziosi .c;api:tol:i della nostra comu!lie storia».

La marcata simpatia espressa dal Primo Ministro per il Monarca austroungar1co, per il defunto AI"ciduca e per il Govemo amico ha trovato una eco generale in tutta la stampa di questo plaese ed ha ·Confermato i:n me l'impressione già espressa a .suo tempo a V. E. che doè la visita fatta sullo 1scorcio del paS!sato anno dall'A11ciduca Eredilt·ado a questa Cor.te ·era 1r:iuscita a dissipare ognd. tracci!ll dei pa!Ssati ·screzi o malintesi ed a r:idare aU.e relazioThi, non rolo tra le due

n. -5928/135. di aver già informato con rapporto (D. 40) e con telegramma (Vedi D. 55).Aggiunge che l'incaricato d'affari austro-ungarico lo aveva pregato di riferire per lettera come faceva lui, e così ha fatto; poi ha anche telegrafato, a causa della lentezza del servizio postale. L'incidente • non avrebbe avuto alcun seguito »,

Case regnanti ma anche fra i Governi dei due Paesi, il tradizionale carattere di fra~nca ·e cordiale amicizia.

Ai ,sentÌ!menti m:miilestati dal P.rimo Mtnistro sono staJtd pa.rimenti ispixati i discorsi dei Mar·chesi di Crewe e di Lansdowne nella Camera dei Lords e quello di Mr. Bonar Law in quella dei Comuni.

(l) -La notizia della scenata pervenne a Roma prima che da questo rapporto, da un telegramma dell'addetto militare a Belgrado. Perciò il 4 luglio Di Sangiuliano telegrafò ad Avarna, con telegramma n. 3963, che della cosa sarebbe stato informato il Governo di Vienna, aggiungendo: « Situazione politica a Belgrado viene giudicata alquanto delicata per reciproca eccitazicme nazionale. Prego telegrafarmi quanto può constarle in proposito •. La stessa notizia Di Sangiuliano telegrafò a Cora con telegramma n. 3964, chiedendo di essere informato « su attuale stato di cotesta opinione pubblica •. Il 4 luglio Cora risponde, con telegramma (2) -Nell'originale c'è una chiamata illeggibile.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

L. P. Roma, 1° luglio 1914.

Come ogni anno, dacchè son nato, appena comincia il caldo, la mia salute, più ancora per lo staJto .gene:r!ale che per la gotta, declina così r.apidatmJente, e le forze, anche mentali, si deprimono tanto, che non ,posso più indugiare a recarmi 'Ìin campagna, più al :liresco, anche forse non bevendo ancora le a•cque, perchè mi sento troppo debole. Del resto, a Fiuggi ho il telef01n0 diretto coo La ConsuUa, e in due ore d'automobile posso essere in qualunque gi!orno ed ora a Roma. Il servizio dello Stato non ne soff,re in alcuna maniera. Vedrò se posso

ritardare ancora ,oinque o sei giorni, ma certo non potrò aspettare la fine dell'ostruziontsmo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, E ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA.

T. 3934. Roma, 2 luglio 1914, ore 2.

Secondo Standard dur.ante soggior<no Kitchener in lnghilt·erra deve essere studiata da'l Governo questione avvenire Abissinia. Prima fine dell'anno si attendono decisioni le quali 11endano più strette relaòoni politiche commerciali .tra Abissinia e Inghilterra. Kitchener approv·erebbe pienamente piano che GI'Iey ha dia qualche tempo

elaborato. Pregola telegrafarmi informazioni nonchè suo parere in proposito.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI.

T. 3935. Roma, 2 luglio 1914, ore 2.

(Per Bucarest e Berlino): Ho così telegrafato ad Avarna. (Per tutti): Oggi è venuto a vedermi Turkhan pascià arrivato ieri a Roma da Durazzo. Con lui ho avuto lungo colloquio su situazione in Albania che egli giudica

molto grave. Ha dichiarato però di nutrire la maggior fiducia nell'appoggio dell'Italia.

Quanto ad espulsione di Essad pascià dall'Albania, mi ha fatto comprendere che essa è stata un grave errore commesso dal Principe, mal consigliato dai personaggi della sua corte e dagli ufficiali olandesi.

Turkhan pascià è convinto che Essad non ha mai cospirato contro il Principe, ma questi lo ha creduto e lo crede tuttavia. Se Turkan pascià non si fosse trovato allora assente da Durazzo, egli ritiene che colpo di mano contro Essad sarebbe stato evitato. Ha aggiunto che Essad non ha pel momento in Albania un vero e proprio partito, ma che conta molti seguaci, alcuni dei quali potrebbero

essere animati da sentimenti di vendetta e che perciò egli ha provveduto a che attorno 'a persona del Principe fosse aumentata sorveglianza.

Turkhan pascià mi ha dichiarato poi che nomina di un Principe musulmano segnerebbe la fine dell'unità albanese, perchè i cattolici e gli ortodossi non vorrebbero ubbidirgli e che conviene pertanto, a lui avviso, fare di tutto per sostenere Principe di Wied. Gli ho risposto che azione del R. Governo in Albania si è sempre svolta in questo senso e che noi siamo disposti a continuare il nostro appoggio al Principe Wied purehè egli segua una politka assolutamente imparziale e non dimostri nessuna preferenza per l'una o per l'altra delle due potenze maggiormente interessate in Albania.

Circa le forze di cui il Governo albanese potrebbe disporre contro gli insorti Turkhan pascià mi ha detto che Bib Doda ha con sè circa duemila uomini, altrettanti Ahmet bey Mati e pure altrettanti se ne troverebbero a Durazzo.

Gli insorti non dispongono di forze in numero maggiore ma essi occupano le posizioni strategicamente più importanti, donde i successi conseguiti finora.

Secondo Turkhan pascià, la flotta internazionale dovrebbe far fuoco contro le posizioni occupate dagli insorti a Cavaja, Schiak, ecc. Ciò servirebbe a persuade,re gl'insorti che l'Europa è decisa a sostenere il Principe. Esposi a Turkhan i motivi per i quali nell'eventualità da lui prevista il R. Governo ri~tiene che dovrebbero agire lè navi di tutte le potenze e non soltanto quelle delle due potenze adriatiche. Ma, aggiunsi, per indurre tutte le potenze ad appoggiare efficacemente il Principe, occorre che S. A. da parte sua mostri maggiore deferenza verso la Commissione di Controllo che le rappresenta, ne segua i consigli e tenga conto delle sue deliberazioni.

Turkhan pascià mi disse infine se R. Governo sarebbe disposto a mandare in Albania un corpo di spedizione ed io gli risposi che anche questo provvedimento dovrebbe avere carattere internazionale affinchè appaia evidente che il Principe è voluta dall'Europa e non soltanto dall'Italia e dall'Austria-Ungheria.

(Per Vienna): V. E. vorrà portare a conoscenza di Berchtold quei punti della conversazione da me avuta con Turkhan pascià che Le sembrerà opportuno di comunicargli (1).

VIII, 9938, 9946, 9957.

(Per Berlino): Quanto precede per sua opportuna notizia ed eventuale norma di linguaggio. (Per Bucarest): Quanto precede per opportuna sua conoscenza.

(l) Il 1° luglio Avarna telegrafa, te!. 5866/893 che Berchtold gli ha chiesto se aveva ancora notizie del colloquio Turkhan-Di Sangiuliano. Alla risposta negativa di Avarna Berchtold dichiara che avrebbe consigliato a Turkhan quando si fosse recato a Vienna « a non r~carsi in alt;e capitali, anche se ciò fosse stato nelle sue intenzioni, non vedendo quale rrsultato pratico avrebbe potuto derivare da simile viaggio, e di fare invece il più presto possibile ritorno a Durazzo, ove la sua presenza era più necessaria». V. anche Oe. -U. A.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5902/907. Vienna, 2 luglio 1914, ore 7,10 (per. ore 10,50).

Tel. di V. E. 3898 (1).

Berchtold mi ha detto ieri sera che ministro I. R. ad Atene aveva parlato come il suo collega d'ItaHa a Streit della domanda degli Epiroti di essere reintegrati nei loro villaggi per attendere alla mietitura e che Streit gli aveva dato una risposta identica a quella da lui data a Bosdari. Nel corso della conversazione il discorso ess•endo caduto sulla situazione presente in Epiro Berchtold si espresse meco in modo da non darmi impressione che Governo I. R. voglia sfruttare almeno per ora interessi specialissimi che noi abbiamo a far risolvere questione epirota in conformità delle decisioni deHa riunione degli Ambasciatori di Londra allo scopo di cattivarsi le simpatie della Grecia. Egli mi ha detto infatti che le due Potenze adriatiche dovevano fare ogni sforzo per addivenire a quella soluzione la questione Epiroti avendo per entrambi egual valore ed interessi. Ed a questo proposito rilevò che conveniva che esse continuassero a procedere perciò in perfetto accordo come avevano fatto finora e·vitando che l'azione di una delle due Potenze potesse apparire meno energica di quella dell'altra per non (2) così lo scopo e danneggiare la rispettiva influenza.

46

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

L. P. Roma, 2 luglio 1914, ore 8,45.

Non posso ven:1re al Cons:igl:io dei Ministri, per·chè alle 11 ho un colloquio i~npol"tantissimo con AJ.jio1Jti e Turkhan pascià che deve ,parrtire subito per Vienna. Puoi ·cons1del1armi come presente ed ad:eren,te a ciò •che tu deeiderai.

La mia opinione è ·che cOIIlvenga accettare la soluzione conciliativa proposta per porre fine all'ostruzionismo (3).

(l) -Vedi D. 6. (2) -Gruppo indecifrabile. (3) -L'ostruzionismo era stato iniziato alla fine di giugno dai deputati socialisti contro il disegno di legge per la sistemazione del bilancio.
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IL MINIS.TRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

L. P. Roma, 2 luglio 1914.

Faccio seguito alla mia di stamane (1).

Cercherò di spostare di mezz'ora l'appuntamento con Turkhan, malgrado la sua improrogabile partenza, peT potere intervenire al Consiglio dei Ministri. Qualora però ciò non fosse possibile, aggiungo che, anche dal punto di vista della politica estera, credo preferibile una soluzione conciliativa alla durata dell'ostruzionismo. Infatti, si potrà discutlere più o meno all'estero sul merito della soluzione conciliativa, ma rimane il fatto che tutto rientra nella calma e che il Governo ha ottenuto i milioni necessari alla solidità del bilancio; rimane il fatto che il Governo è più libero e meglio in grado di provvedere a qualsiasi emergenza, all'interno o all'e.stero, di quello che sarebbe se persistesse l'ostruzionismo e se durasse una situazione così acuta, tesa e d'esito incerto.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5899/903. Vienna, 2 luglio 1914, ore 19,10 (per. ore 22,50).

Telegramma di V. E. n. 3918 (2).

Ad alcuni dei fatti segnalati dal r. ministro in Durazzo nel telegramma .suddetto si riferivafl'o ·Le notizie da me trasmesse a V. E. col mio tel. n. 877, e pm-il Comando del Corpo di Stato Mag,gtore n. 2 e 3.

Col mio telegramma per lo Stato Maggiore n. 2 informai che qui si affermava e dò mi era stato pure confermato dal Col. Albricci che le spese .pel trasporto dei volontari fino a Durazzo sarebbero state sostenute dal Comitato austriacoalbanese.

Col tel. n. 877 feci poi conoscere a V. E. che Berchtold mi aveva invece detto che a quanto sembrava Gurchner avrebbe ricevuto per arruolamento dei vo.Iontal1i dei danari dalla Regina di Romania e che credeva che non ostante il divieto alcune persone' fossel'o già pa,rtite per l'Albania. Oontilnue.rò a fare esegui1'e inda.gine nel senso desiderato da V. E. quantunque riesca molto diffict1e appura,re qui oome .si svolgano effe,ttiivamente le cos•e perchè in. seguito al divieto del1e autor1tà è probabHe ·che volontari partano alla iSpicdolata.

P11evengo per 1nformaz·ione e norma V. E. aver1e questo R. Addetto mil:itare saputo ·che Gurchner non sarebbe da due o tre giorni più stato veduto a Vienna; inoltre Neue Freie Presse di stamane pubblica la notizia che sarebbe giunto ieri se.ra a Vienna un nume['o consider•evol•e di volonmar·i provenilenti dalla Germania e che 250 o 300 austriaci dimoranti a Parigi si sarebbero messi a disposiz~one di Gurchner per cos.tituir·e un distaccamento di volontari.

(l l Vedi D. 46.

Infine in un appeLlo del Comitato per volontari albanesi pubblicato nel Neue Wiener Tageblat di stamane è detto che un numero ragguardevole di volontarri che non sottootanno ad alcun obbUgo militare 'Si è ~di sua iniziativa diretto a piccole ·comitive in Albani;a e che alcuni di essi v:i sono già giunti. Appello invita quindi popola7!ione a iforndre al ComLtato denaro viveri coperte medicinali ·ecc. che ,saranno spediti a Duraz~o.

(2) Del l o luglio, in nota al D. 18.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5917/607. Durazzo, 2 luglio 1914 (per. il 4).

Tel. di V. E. n. 3923 (1). Tanto il Generale De Weer quanto il Ministvo dell'Interno Akif pascià

mi hanno assicurato che fail"ebbero pervenire subito istruzioni; il primo al Ma,gg.io·re Sluy.s ed il s'ec,ondo al Governatore di Valona, di rispetltare ri,gorosamente le capitol,azioni, nei riguardi degli ItaUani ·come di tutti gli ~stran11eri res·tdieilllti ~in Valona, durante lo stato d'assedio.

Il generale De Weer mi ripetè che deplorava sinceramente i noti incidenti avvenuti in Durazzo e che quindi avrebbe me,sso in opem ogni mezw perchè essi non av,eiSsero a ripetersi nè a Durazxo n1è altrove.

Ho comunicato il presente telegramma al r. console in Valona.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. ESPRESSO PER POSTA n. 6044/608. Durazzo, 2 luglio 1914 (per. il ... ore 5).

liSlllial11 Kemal Bey ,gtiJunse qui a/VIélntieri da V:alona iooeme con una ventn di ~capi ed Agà che condUSISe seco, peT ilail"e mostra di ~sua influen.z,a. Egli avti"ebbe voluto essere ric,evuto i!nsieme con lO['O da, Principe. Invece fu ied ac,cOII'darta un'udLe~a a lui solo. Dopo l'udlien~Za eglii fe,ce wn giro di vlisirte alle Legaz~onJ. ed a vari membri dell:a CommiiSs:ione .di 'controllo. Riassumo LI ~colloquio ~che ebbi con lui Sullia 1sua udlienz.a a Pa1a~zo si tenne ,sulle ,genru-aJJ., dli1Cend10 però che il Pl'i:ndpe aveva manifestato il des1derio di rivedex'lo. Egli 1Si tmtuerrà quindJ. a1cun,L giomi a Dur.a~o. Quanto alla s1Ltua:zione nel Sud, ,e,gli non ~orede che gli msortiJ pas!Sernnno la Vojussa e attaccheranno Valona, a meno che, in caso di una ulteriore avanzata

deglii Epiroti, essi non. spermo di strilngere Valona fra due fuochi. Que;s·t'ultimo pericn1o non ,sarebbe da es!Cluden;:i.

Isma:iJ. Kemal, per qual!l:to .si ,sfo,rzi ad essere o a dimostrami ottimi:sta per quel ·che il'iguarda Valona e d!illlJtomi, ha dov,uto il':iconoscex~e che la s~tuaz.icone generale è deplwevo1e.

Egli crede che se le Potenze non provvedono al più presto non solo a fornire all'Albani.Ja, iJn una fol'lma o nell',aLtll'la, ~e forze m11i.Jtari occOl'ii'enti per domar·e la insurrezione, ma alllJche a !);lll"eellJd!ere in mano l'orgalllii·zzazione ammin~strativa del paese, l'Albania ,non, potrà sa<l!V'arsi dlall'aibilsso in ·CUi è caduta e nessuno può prevede11e quello che ne potrà ~eguire.

Quanto al Prl1indpe, ·egl<i, OJ:'Iedie <Che il suo riilt~ro o a:bcHcazione, daito che si dovesse giungere a questo estremo, costituirebbe un precedente molto pericoloso che gr,averebbe sul fiato del1nuovo Sovrano che all·e Potenze p~ace,s:se di ll'ime<ttere sul trono d'Albaiii'i,a; che H Principe, a!Il!che se per forza delle ciJ:'IcostalllJze non potesse esercitare una influenza effettiva nel Governo e nella amministrazione, dovrebbe restare come ~simboLo del!l'unità aJ.baneSie e della fe:rrna volontà della Europa di ·salVIa!guavdarlla ad •ogni costo.

Per l'Italia, Ismail Kemal ebbe espressioni di grande simpatia, e accennando agli ultimi noti incidenti disse che i veri patrioti albanesi speravano che l'Italia li avrebbe misurati! alloro .giusto val·we• e dimenticati. come mer.itavar.uo di esse1re.

È opinione generale fra coloro che conoscono Ismail Kemal che sia venuto qui semp~icemen•te ad esplorélll"e Jia po.siz5on:e e per ri:servarsi ape~rta La via di tornare al potere nei modi e nel momento che ·gli potrà meglio convenire per riguadagnare il terreno perduto ed assicurare la sua posizione personale.

Del resto ·egli avrebbe già :tiaotto •compvendere ·Che sarebbe alieno daH'entrare, nel momento attuaLe, a. farr-pa~rte del Gov>erno, a meno che le Potenze non mostrassero di voler far subito quanto è necessario per superare la presente crisi.

Loventhal mi disse che anche nel colloquio avuto con lui, Ismail Kemal sembrò fe•rmarsi ·con quaLche insd:stenza sullla opportuni·tà di la1sciare fmmalmente il Principe al suo post.o affidando il Governo del paese per un ce11to perti.odo alla CommisSione di controllo sorretta da un co.ntri.ngente di forze militari europee.

(l) Parzialmente pubblicato in nota al D. 9.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Ed. parzialmente in Oe -U. A., VIII, 9967)

T. PER POSTA 5930/606. Durazzo, 2 luglio 1914 (per. il 4).

Mufid Bey mi comunica di aver fatto spedire ieri a Turkhan Pascià a Roma ed a Vienna il seguente telegramma: «La spedizion,e di Bib-Doda si è di1sciolta senza ·esse.rsi impegnata in aikun serio scontro coi ribelli. Non ci resta quindi alcuna speranza dana parte del Nord. Ignoriamo sempre le forze e le intenzioni effettive di Bey M.ati. Dopo la ritira~ta di Btb-Doda non pos,siamo più avere una confidenza illim1tata 1su.gLi uomini di Ma,rco Giond~ ·cui è affidat,a la difesa di Durazzo. Essi cominciano già

a mormorare. Il Principe ha incitato Bib-Doda a venire a Durazzo cogli uomini a lui devoti. Att,endiaJno anche la venuta di Batram Zurri con due ·O trecento combattenti. Nel Sud la ribellione si estende di giorno in giorno. I Greci continuano ad attaccarci a Tepeleni. La situazione in generale è insostenibile. Il Consiglio dei Ministri riunitosi oggi sotto la presidenza del Sovrano, incarica

V. E., per mio mezzo di esporre questa: s~tuazione ai Governi di Roma e di Vienna e di domandare loro l'attuamone di mi.sure pronte e radicali, sia mettendo a d~posi;zione del Prilllcipe una forza armata austro-italiana sia decidiendo la Romania a Jiaxe la progettata spedizione. In breve il Governo albanese non è assolutamente in gra.do di .soffocare la ribelli:one con le forze cui dispone. Se i due Governi non .gli fornis·coillO senza indugio l'aiuto ma•teria:le necessa.rio, lo statu quo a Durazzo non .potrebbe essere mantenuto. V. E. è pregata di telegrafarci con ogni !S·oHecitudillle dl risuUato dei passi ur.genti e definitivi fatti a tacle scopo presso i due Governi». Posso assicuraoc-e l'E. V. che questo telegramma descdve fedelmente l'attuale situazione. Risu11a anche a me da varie fonti che i· Mirditi attualmente oc-oocolt,i a Durazzo non celano la loro impazi:lenza di ripartire fra breve di modo che la stessa capitale potrebbe rimanere fra alcuni giorni praticamente indifesa. Ciò mi veniva confermato stamattina dal Generale De Weer il quale dtmostrav.a di faroe poco o nessun assegnamento sui gendarmi, volonta~ri e altra gente .raccogliti.cda che rimarrebbero a difesa della città. Mufid Bej disse poi che la espre.ssione «statu quo a Durazzo » si riferiva anche ·aHa posizione personale del Principe.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. n. 1401/684. Vienna, 2 luglio 1914 (per. l'11)

L'attentato che costò la vita all'Ardduca Ereditario ed allJa. sua consorte e che indubbiamente fu commesso da un Serbo per vendicare la propria nazionalità oppressa in Austria-Ungheria, produsse nella stampa: e nella op1inione pubbLica della Monar·chia una grande ostilità ed un vivo rancore conttro la Serbia. Questi sentimenti andarono anche crescendo in seguito ai commenti che talrmi. giornali! serbi dedicarono all'a.ssa•ssinio, tentando quasi di giustificarlo dicendo che l'aver organizzato delle feste in onore dell'Arciduca in una provincia serba proprio il giorno in cui tutti i Serbi festeggiavano la grande vittoria di Kossovo, costituiva un'offesa troppo grande per il sentimento nazionale serbo. Un giornale :serbo si permise poi dii :flare l'i'lltSÌillUa•Z·i·one che l'assassinio rosse

stato ordito .da un altro Arciduca (·che saTebbe l'Arciduca Carlo Stefano) a causa di antLco rancove da lui nutrit•o ver:so l'A.reiduaa Francesco Ferdin·ando.

V. E. è già stata informata dal :r. console in Serajevo degli eccessi commessi contro la popoLa.Zii·one serba in quelLa aittà ed in altre localUà della Bosnia e dell'Erzegovina ed avrà, suppongo, pure avuto sentore dal r. console in Fiume degli ec.cessi anti-serbi commess.i Ìll1 Zagabria e deNe scene violente accadute alla Dieta croata dove i deputati serbi furono accusati di essere virtualmente compliitei dell'as~assini·o e quindi e.spos'ti ai più viole.nti attacchi ed i-nsulti.

La stampa viennese, pe:r par.te sua·, protestò con energia contro il linguaggio scorretto della stampa serba e taluni giornali, specialmente la Reichspost,

3-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

eccedette dal suo Lato, scrivendo che quanto e:ra accaduto dimostrava come fosse inevitabi·le in un tempo non }()ntano la gue['l'a fra l'Austria-Ungheria da una parte e la Serbi.a e l·a Rus:siia daH'aJ.tra.

La stampa liberale peraltro tenne un linguaggio assai moderato per cw che riguarda [e relazioni con la Serbi.a e tanto la N eue Freie ·Presse quanto la Zeit scrissero ar:ti.coli 'in cui fecero rilevare oome non fOISISe 1ecilto coinvolgere neU'oclio e nell'obbrobrio, legittimametnJte causato d:aill'orriMle ass'aJssiÌinio, le popolaz,iQini serbe deUa Monarchia che in massima parte sono leali, nonchè la naz~one sel'lba in ·genera1le.

Anche la proclamazione dello stato d'assedio prima in Serajevo poscia in tutta la Bosnila Erzegovina, che si re.se necessa,ria per tutelare la proprietà privata dei Serbi, nonchè gli eccessi di Zagabria, diedero occasione alla Zeit di consigLiare inoltre una poliJtica ispirata non già all'astio ma ad un assennalto ed obiettivo ·esame della situazione, dal quale risulterà che le nazionaHtà in Bosnia sono ancora connesse ·colila ·cond'essi()ne e ·Che, ove si lascia;sse aggravare il conflitto nazion&e Ìlnterno, st cotterebbe H rischio di ·scatenal['e una guerra religilOisa ·che comprometterebbe l'opem civilizzatrice della Monarchiia in BoSIIl:ia.

Nonostante questi appelli alla calma, la pubblica opinione continuò ad essere eccitata e l'ecdtaz~one s'accrebbe ancora aHorchè il primo corrente venne pubblicata la notizòa che in una riunione aUa quale avevano preso parte il conte Berchtold, il Ministro della guerra ed il Capo dello Stato Maggiore era stato dec1.so di faTe dei passi pre,sso il Governo serbo per ingiungergli di ordinare una s1evera inchiesta sul suo ter.:r~ì1torio per 'scoprire le fila dell'atten.tato.

La notizia medesima fu peyaltro ISrnlellitita subito in un comunkato ufficiale che diJCh~arava non essere stata ~rivolitla a•l·cun:a comunicazione di tal genere al Governo serbo.

Altra fonte di eccitazione fu il :resoconto, pubblicato dai giornali, delle rivelazioni de·gli assa•ssin.i i qurali awebbero svelato di avere :riceVItl!to anni e bombe dall'Arsenale di Stato serbo e che un ufficiale superiore serbo, il Maggiore Prlibicevic, ex-ufficiale austro-ungadco, avrebbe ·l•oro dato le indicazioni nece.ssa·rile per ottenere i mezzi con cui compiere l'attenta.to.

Anche a queste comunicazioni seguì un comunicato ufficioso dal quale l'op~nione pubbHca è messa in. guardia cont:ro ogni notizia· concernenJte l'assassinJ~o, g~acchè l'ilstruttor1a giudi-z1ar.isa viene •COilldotta col massimo rd•sel\bo.

Ma la calma non si è ristabilita; come risulta anche dalle dimostrazioni avvenute contro la Legazion·e di Serbia e. :l'Ambasciata dt Russia in questa capitale, circa le quali riferisco con altro mio rapporto (1), la tragica fine dell'Arciduca Ereditario e della sua consorte lascerà certo uno strascico di odi•o e non solo c·ont·ro la Soobia ma anche con:tro la· Russia ·accusata di dirigere tutto il movimento panslavista diretto contro la Monarchia. Il problema dei rapporti fra l'Austria-Ungheria., la Serbia, e l·a Russi:a, che, come dissi g.ià sovenrte, è quello che mag.g.tormente deve preoccupare non la Monarchia tsoltanto, ma anche ~e a[tre Grandi Potenze, ha ~ndubbiamente subito un nuovo, gravissimo colpo ·Che non potrà che ·accrescere la difficoltà di risolverlo pacificamente.

(l) Vedi D. 59.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI.

T. 3942. Roma, 3 luglio 1914, ore 3,30.

(Per tutti): Mio telegramma 3935 (l). (Per Berlino e Bucarest): Ho così telegrafato ad Avarna. (Per tutti): In una seconda conversazione avuta oggi con Turkhan Pascià presente Aliotti, egli mi ha detto che è d'avviso che movimento insurrezionale in Albania non abbia carattere generale, ma soltanto locale, imposto da alcuni capi albanesi. E pertanto egli ha aggiunto che se non è possibile una spedizione militare di tutte le potenze per domare l'insurrezione si dovrebbe almeno ottenere una dimostrazione navale internazionale, autorizzando le navi a fare uso delle proprie artiglierie, poichè ciò dimostrerebbe a tutta la popolazione albanese che l'Europa intera è contro gl'insorti e questi ne sarebbero assolutamente demoralizzati e recederebbero dal·la loro intransigenza. Ho obiettato a Turkhan Pascià che nell'attuale movimento insurrezionale albanese entrano elementi di propaganda ed azione giovane-turca, serba e greca, come ormai è sufficientemente provato, e che pertanto non mi pare sia esatto dire che esso abbia quel carattere locale e limitato che Turkhan Pascià vorrebbe attribuirgli. Gli ho fatto pure osservare che una dimostrazione navale che si limitasse al solo cannoneggiamento della costa non potrebbe avere nessuna efficacia sugli insorti e che sarebbe pertanto necessario uno sbarco di truppe, sbarco però al quale è da ritenere non probabile, per varie ragioni, che le Potenze possano consentire. Ho detto francamente a Turkhan Pascià che in tali condizioni, anzichè ricorrere a mezzi coercitivi, mi sembra miglior avviso che Governo albanese cerchi intavolare trattative con gli insorti, mostrandosi con essi quanto più è possibile conciliante, meno s'intende per ciò che riguarda partenza di Wied, che è interesse di tutta l'Europa di aiutare a mantenersi sul trono. Potenze, da parte loro, pota-ebbero! far pervenire serio ammonimento a Costantinopoli perehè Comitato Unione e Progresso cessi di fomentare insurrezione. Ho promesso a Turkhan Pascià che io mi sarei adoperato in questo senso dopo presi opportuni accordi con Berchtold. Ho detto a Turkhan che mentre io vi sarei favorevole, Berchtold invece non troverrebbe opportuno di lui viaggio nelle capitali delle altre potenze: che, in ogni modo, egli, che conosceva la precisa situazione in Albania, era in grado di giudicare meglio che altri se gli convenisse di non ritardare troppo il suo ritorno a Durazzo oppure di compiere il giro delle capitali di tutte le altre potenze. Turkhan Pascià mi ha risposto che era sua intenzione di non rinunziare

al viaggio nelle altre capitali europee nell'interesse stesso dello scopo che egli si era prefisso cioè di invocare l'appoggio di tutti i gabinetti in favore del Principe di Wied e della nazione albanese.

Turkhan Pascià infine ha riconosciuto con me che, data situazione in Epiro, che diventa ogni giorno più grave, sarebbe forse opportuno che Commissione di controllo non tardasse sua andata in Epiro, lasciando nel frattempo a Durazzo propri sostituti.

Prego V. E., nel portare a conoscenza di Berchtold quei punti del suddetto colloquio che crederà conveniente comunicargli, prendere d'urgenza con lui QPportuni accordi sia per quanto riguarda passo da farsi da tutte le potenze a Costantinopoli, sia per sollecitare andata della Commissione di controllo in Epiro (1).

(Per Berlino e Bucarest): Quanto precede per sua opportuna norma.

(l) Vedi D. 44.

54

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA.

T.. 3950. Roma, 3 luglio 1914, ore 3,30.

(Per Vienna). Telegramma di V. E. n. 893 (2). (Per gli altri). Comunico per notizia il seguente mio telegramma al r. ambasciatore a Vienna.

(Per ·tutti). Pre.go V. E ..spiegare Berchtold ·che io ho consigliato a Turkham. Pascià di recarsi nelle altre capitali per·chè spero che ciò possa giovare a spingere le alitre Potenze a prendere maggiore ]nteres:se all'ALbania ed a :Ilare qu/a.lche cosa di più in favore di Wied. Io .credo •Che taruto meno diffid!le sarà mantenerlo al potere quanto più sarà ed apparirà agli occhi degLi Albanesi appogg.i•ato daHa intera Europa e non dalle sole due Potenze adriatiche (3).

(l) -Per la comunicazione di Avarna a Berchtold v. Oe.-U. A. VIII, 10049. (2) -In nota al D. 44. (3) -Il 4 luglio Avarna comunica C'O! te!. 5941/913, che Berchtold gli aveva dichiarato di non opporsi al viaggio di Turkhan Pascià nelle altre capitali, • ma che era scettico circa risultato pratico che tale viaggio avrebbe potuto avere per Albania •. Il 6 luglio Di Sangiuliano con te!. 4001 comunica il telegramma di Avarna a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Aliotti, Fasciotti e Bosdari, con !•aggiunta: • Prego V. E. appoggiare vivamente, d'accordo col suo collega d'Austria-Ungheria, passi di Turkhan pascià presso codesto Governo diretti ad ottenere interessamento in favore consolidamento trono Principe Wied e pacificazione dell'Albania •. Contemporaneamente telegrafa ad Avarna: • Pregola far impartire da Berchtold analoghe istruzioni ai rappresentanti austro-ungarici nelle suddette capitali •. II 7 luglio Avarna telegrafa, n. 6019/926 di aver parlato con Forgach il quale ha assicurato che agli ambasciatori austro-ungarici a Berlino, Londra, Parigi e Pietroburgo sarebbero state impartite istruzioni analoghe a quelle date da Di Sangiuliano. Lo stesso giorno Bollati telegrafa, n. 6023/505 che Turkhan non era ancora arrivato ma Jagow si domandava qual mezzo egli proponeva per il consolidamento di Wied e la pacificazione dell'Albania. •Solo mezzo veramente efficace che si po~rebbe adoperare, quello dell'invio di una forza militare sufficiente da parte di tutte le Grand1 Potenze, non aveva purtroppo alcuna probabilità di venire accolto •.
55

L'INCARICATO D'.AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 5911/134 (1). Belgrado, 3 Luglio 1914, ore 4,30 (per. ore 22).

Opinione pubb1tca serba è molto e:cci:ttata e circ·oli politici preoccupa:t.i dlalle

notizte della reazione austriaca e deH1e pensecuzioru in Bosn.:ita·. GioclfiJalliJ rispon

dono viva•cemente attacchi ed accuse. stampa viennese e germank9-.

Governo austro-ungarico non ha fatto per OI<l alcun passo pre:sso questo Governo per r.ichiedere una tnchtesrt;a che stlalbihltsca quaile pru-te Belgrado ha avuto nel complotto per l'assassinio dell'Arciduca ma semplice accenno fattone in via privata confidenziale da questo incaricato d'affari al segretario generale Ministero affari esteri è stato causa di un violento diverbio fra i due. Devo segnailare all'E. V. eccitazione ostent.a,t:a dai membri di questa Le:gazione I. e R. che accusano apertamente Governo serbo di connivenza nel complotto. Sulla situazione presente ho riferito nei miei rapporti n. 133 (2) e 135 (3) spediti ieri.

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IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5907/123. Sofia, 3 Luglio 1914, ore 15,30 (per. ore 17,35).

Seguito mio telegramma n. 122 (4).

Anche giornali ufficiosi accusano ora Serb~a compl:icità nel ·complotto di Serajevo e l'organo Ghenadieff ricorda che Aehrenthal aveva detto essere Belgrado nido ove si preparano tutti i complotti.

Organo :sociatl·ts:ta r:allegrendosi rilsultato attenta:t•o perchè col:pisce base orgaatizzazione bor.ghese, de:pJora che stampa borghese bul·gM'a •abbia colta occasiooe tragedia per acuire .campa,gna contro Sevbia che non potrà che peggiorare rapporti con quel paese; dichiara popolo è stanco politica avventure.

Linguaggio questa Lega2:ione d'Austria-Ungheria è di irritazione cont:ro Serbia (5).

(l) -Questo telegramma venne comunicato il 5 luglio a Bollati ed Avarna con telegramma n. 3976. In quello a Bollati veniva aggiunto: • Si cerca forse a Vienna un pretesto per prendersela contro la Serbia? In ogni modo importa evitare che tensione rapporti tra opinione pubblica fra i due paesi si aggravi. Prego perciò V. E. di vedere se non sia il caso di interessare cotesto Governo, in via non ufficiale, a far giungere a Vienna opportuni consigli moderatori •. (2) -Vedi D. 40. (3) -In nota al D. 40. (4) -Non pubblicato. In esso, in data 1° luglio, Cucchi comunicava che solo stampa non ufficiosa considerava la Serbia • non estranea al crimine • e aggiungeva: « Mi consta che Governo bulgaro non si è ancora formato un concetto preciso su portata tragico. avvenimento •. (5) -La sostanza dell'ultima parte di questo tel. venne comunicata a Bollati ed Avarna il 5 luglio (t. 3976).
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA. E AI MINISTRI A DURAZZO, ALIOTTI, E A BUCAREST, FASCIOTTI

T. 3956. Roma, 3 luglio 1914, ore 20,30. (Per tutti meno Vienna).

Comunico per notizia e norma eventuale di linguaggio il seguente mio telegramma al r. ambasciatore in Vienna.

(Per tutti). Questa Legazione di Romanila mi ha ~consegna'to il telegramma che qui appresso r1produco r'Lcevuto daU:a Legazi!one romena in Durazzo. Prego

V. E. comunicar1o 1a Turkhan Pasdà cui è destmato:

« Armée Bib Doda vient de iSe dLssoud~e ,san_,s combat sérieux avec les rebelles. II ne nous reste par conséquent aucun espoir du Nord. Nous ignorons toujours ii'éelles intentions et forces Ahmdi bey après débandade armée Bib Miirdita.

Nous ne dlevons avoir confianc·e 111imlttée daons les hommes de Mare Gioni Dirditla.

Durazzo commence à murrnurer.

L'e ;ro1 a ,iJnvité Doda venir Lei avec ,ses hommes dévoués. Nous attendons Bah·am Tsur avec 200-300 combattants. Au sud, rébellion s'étend de jour en jour. Grecs ·continuent attaquer Teplen.

Situation en général intenible. Conseil des Ministres ce matin sous la présidence du Roi m'a chargé télégraphier à V. E. de faire... (l) situation Albanie Gouvemements iltalilen et autrLchien et leUii' deman.der mesures promptes radicales. Soit qu'armée austro-italienne soit mise à disposition du souverain soit qu'on décide ia RomaTl!ile à expédition proj.etée. Bref Gouvwnemerut alban!rls n'est pas à meme étouffer rébellion par ses propres forces; si les deux Gouvernements ne nous a:1dent plas matér.iellement sans retard, stllltu quo Du!razzo ne !POUXra pas se maintenir. :Je prie V. E. de vouloir bien télégraphier d'urgence résultat de ses démall'ches pressantes et défini.tives. Sd,gué Mufid ~.

A mio parere mmodo più pratico per •CIOnseguire padfkazione del paese

sarebbe:

l) che la Romania accordi le truppe richieste;

2) che l'EUil"QPa mterla dimostri dJ. <SUO interessamento per l'Albania e

facclia comprendere più chLa["amente a~gH Alblllnesi che essa intende di appogg.iare e sostenere Pxincipe Wied; 3) che W.iled, anz1chè r.iJcor,rere a mezzi ·coeil"citivi adotti una politica dt conciLiazione ve11so ,gli, ilnsor.1Ji<; 4) che da ,tutte le Potenze st faccia pass'o a Costantinopoli perchè Comitato Giovani Tut'lchi cessi dal fomentare insurrezione albanese; 5) che per ottenere l'appog~g~o dell'Europa Turkhan pascià si rechi anche nelle altre capitali europee. Pe!r dimostrare ,a Wi,ed che esse intendono realmente di latppo,ggiarlo e sostenerlo Potenze dovrebbero anzttutto affretta·re concessione del pres<tito al

l'Albania e all'uopo ur~e che :s~a defini,ta ques!Hone della Banca e che Ltali.a. ed Austria vengano dvaa tal:e quesUone aJl'a.ccordo definitivo colle altre Potenze facendolo dlhpendere daUa pronta conc,essLone de'l prestito. r.talia ed Austria inoltre dovrebbero rinnovare le loro insistenze presso tutte le Potenze perchè queste cerchino di oonVtinlceve Gabtnetto di Bucarest della opportunità di dare immediato 'Seguito aL1a rLchiesta del prLncipe Wied o:n-.ca invio di truppe ~romene in Albania e ,pevchè contemporaneamente :lia.c.cialllO passo ad Atene oode ottenere leale osservanza ·da :pal'lte degli E.pirot~ deU'a:c·cordlo di Corfù.

Data attuale situazione in Epiro e sempre allo scopo di facilitare al principe Wied pacificaztone del ;paese, rtterrei pure oppol'ltUIIlo che nostri due Governi si rivolgessero alle altre Potenze per affrettare andata della Commissione in Epiro e proporre nomina di delegati sostituti che rimarrebbero in Durazzo. Così si offrirebbe a11a Oommiss;ione di Controllo il mezzo di ag;!re c<mtemporaneamente Ln Epilro ·e nell'A1ban•ia centraile, le due regioni ·che hanno magg.ior bisogno del vigile e concorde interessamento di tutta Europa (1).

(l) Gruppo non decifrato.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. PER POSTA 5948/609. Durazzo, 3 luglio 1914 (per. il 5).

Ho .saputo che stamane pervenne al Prtndpe un telegramma in cui Turkha:n pascià espo,neva i risul.ta.ti dei coliloqui avuti con V. E. Le asstcuraztoni che vennero date .a Turkhan circa l'appoggio smcero ·che l'Italia ha da·to e continua a dare pel ma:ntenimento del Principe dli1 Wied sono 1sta-te molto apprezzate dal Principe mentre, d'altra parte, le difficoltà incontl'a,!Je daHa domanda di un invio di forze miLitavi iln Albania hanno avuto un effetto sconfol'ltante sul Principe e sul Governo. Essi lD!on hanno però a.ncor'a abbandonato ogniiJ spea-anza sui 'l'isultati dellla visita di Turkhan alle canooHeiTie eu;ropee. Quanto a.i consi.gli dati da11l'E. V . .sul modo :di neutiTalizzail'e •e dLsso1veX~e le forze de.glt insoliti con mezzi pacifici, alcuni membri del Governo, interpellati in proposito dal Prindpe, hanno espresso l'opinione •che nnt11ansige:nl2la. mostil'lata finota dagli insovti sulla quesUone del Principe precluda la poss.ibili.tà di ulterioll'i trattative. Stamattina ho fatto pervenire a S. A. la lettera autografa dell'E. V.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1394/680. Vienna, 3 luglio 1914.

La Legazione di Serb1a a VLenna è da tr,e giorni ·oggett.o di d1mosrtraz,i:oni ostili per parte della popolazione viennese. Mentre per altro i due primi giorni

l~ dimostrazioni si mantennero nei limiti di grida « abbasso la Serbia, evviva l'Austria» ieri di gJmno e di notte f'urono molto più violente. I dimosltrant!i obblli,garono inmatti durante la giorn·atia la Legazione ad apporre alla. bandiera esposta un segno di lutto più visdbile deiJ.la piccola str.iscia. di crespo• che vi era appesa e nella dimostrazione che ebbe luogo di notte•, dopo hl traS!porto delle salme del defunto Arciduca e della• sua consorte alla Cappella del Palazzo Imperi:ale, i dimostranti avrebbe~o voluto cost~rin,gere 1a Legaz}O!lle a togliere la band1era serba. Essi furooo però tenuti dalle numerose guardie di polizia lontani dalla Legazione di Senbia, quantunque la cosa non fOSISe facile per trovarsi Jìa Legazione stessa in una v1a lunga solo un centinaio di metri, trasversale fra due delle p[1illliCipaH ~tenie della città. La forza pubblica dovette anzi, ad un dato momento, sguainare le sciabole e caricare la foHa per dilSiperdell'la.

Questa si por:tò allora veT!SIO il quadiere dove si •trovano le Ambasciate e passando sotto la Legaz.ione bulgara improvv1sò uoo dimostrazione a base di «evviva la Bulgaria, evvirva l'Aust.ria, •abbassro i Sè:rbi ». Procedendo pel Rennweg con l'.infun.zione di dir1gel"lsi ver:so l'Ambasciata di Russia, i dimostranti vennero fermati dalla poJiizia all'altezza della R. Ambasciata, vale a d:ne un ·centilnaio di metri prima della strada trasvensale in cui si trova l'Amba:sd.ata russa. I dimostranti furono così disper:si, non senza pe.rò che essi eme·tteS~Sero grida di «abbasso la Serbia, abbasso la Russia», «viva l'Austria», «viva la Triplice ALleanza», «viva l'Italia».

Le dimostrazioni cominciate aJle dieci di sera si prohrssero sino alla una di notte e duran.te le medes1me venne bruciata una bandiera serba, a simhlii:tudine di quanto era già stato fatto due giorni or sono.

(l) Il 6 luglio Bollati comunica col tel. 5998/503 che l'ambasciatore austro-ungarico ha già ricevuto istruzioni di fare il passo presso il Governo tedesco per chiedere che appoggi a Bucarest la domanda del Governo albanese per l'invio di truppe romene, e che si associ alle altre Potenze per influire sul Governo turco affinchè cessi dal fomentare l'insurrezione albanese. Bollati chiede istruzioni analoghe.

60

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 5931/136. Belgrado, 4 luglio 1914, ore 2 (per. ore 20,25).

Pei'Isona di questo Mir1:istero degli Affari e:ste'l'i mi ha •Confida,to che Govern.o serbo ha avuto sentore che se non cessano persecuzioni contro i Serbi in Bosnia ed Erzegovina avverranno certamente altri attentati. Il Governo serbo, sicuro in ogni occorrenza dell'appoggio della Russia, si mantiene ca·lmo e cerca di evitare qualsiasi compLicazione col Governo ausltro

ungarico astenendosi anche dati. protes.ta<re per le dimostrazioni •contro la Le.gazione di Se!rbia a Vienna durante le quaU furono bruciaite varie bandiere sell'be.

61

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 5950/30. Bucarest, 4 luglio 1914, ore 6,16 (per. ore 21).

Bratiano è preoccupatissimo per i rapporti austro-serbi in relazione ai fatti di Sernjevo ed all'annunzi-ato avanza~e di bande armate in Albania, tenendo

conto ,anche di quanto gli aveva detto il Signor Sazonoff per l'eventualità di un'aziiOlil·e militare austriaca cO'!liÌO:"' lia Serbia. Bratiano richiamandosi al proposito da noi manifestato di tenerci in continuo contatto col Governo romeno desidera 1sapere che notizile abbiamo cklca si,tuazi:one interna in Austxia-Ungherda dopo a•ttenta.to, ckca relaz1i10ni austro-serbe e òrca Albania nonchè quello che se ne pensa a Roma ed a Berli>no. Egli mi ha confernnato intenzione fermamente pacifica della Romania ed io gli ho risposto che essa coincideva con quelle del

R. Governo.

, Prego telegrafarmi a Sinaja in modo da pormi in grado di rispondere al Sig. Bratiano (1).

62

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5935/918. Vienna, 4 luglio 1914, ore 7,50 (per. ore 22).

Telegramma di V. E. n. 3956 (2).

Avendomi T·urkhan pascià detto •che contava comunicare telegramma di Mufid, di cui al suo telegramma suddetto, ho creduto opportuno di fargliene parola io stesso, esponendogli pure le con:sidera.zioni di V. E. circa il modo più pratico per conseguire la pacificazione dell'Albanda, e ciò tanto più che io gli avevo già parlato og~il .stesso di parecchie delle questioni che costituiSICono i rimedi stessi. Berchtold mi ha detto che egli condivideva pienamente idea di V. E. relativa all'urgenza di definire questione del prestito all'Albania e quella della banca ed ha aggiunto che non capiva perchè esse non fossero ancora state sistemate. Quanto alla domanda del Princiale circa invio di truppe romene in Albania, Berchtold mi ha detto che occorreva attendere l'esito del passo che sarebbe oggi stato fatto a Bucarest e che se questo non fosse stato favorevole, egli credeva che· si sarebbe dovuto fa.re nuove ins.tstenze da parte di tutte le Potenze sul Governo romeno perchè esso desse seguito alla domanda del Principe (3).

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IL CONSOLE A SERAJEVO, LABIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5922/4. Serajevo, 4 luglio 1914, ore 9,45 (per. ore 13,30).

Inchiesta quasi ult.imata: ri,sul.te•rebibe assodato organizzazione complotto per opera Società panserba difesa nazionale cui organizzatore sarebbe noto maggiore serbo Pdbicevk già tenente eseQ"cito austro-ungall'ico implicato noti processi Zagabria e affare F!'liedjung.

Fra ·certi pal'lteòpanit1 complotto sarebbero finora otto arrestati ed uno am.col'la r1ce.rca.to poliZii;a. Tutti ,sa111ebbero :serbi-bosnÌ'a.ci fra i quali un mussulman<O-serbo-bosni!a.co. Segue rapporto. Ho 'telegrafat<O quanto precede alla

R. Ambasciata.

(l) -Il telegramma fu ritrasmesso ad Avarna e a Bollati il 7 luglio con n, 4010. (2) -Vedi D. 57. (3) -Il telegramma fu ritrasmesso ad Aliotti, con n. 4002, e a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti e Fasciotti, con n, 4000.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5927/285. Atene, 4 luglio 1914, ore 14,15 (per. ore 15,35).

Telegramma di V. E. n. 3968 (1). Ho richiamato attenzione di questo Ministro affari esteri circa incidente 1v1 rifurliJto. Stre1t mi ha promesso :Ilare inchiesta il più rapidamente possibile e comurucarmene T1sultato, ma mi fa osservtare che non ·esistono comUI!JLcazioni telegrafiche con Saseno e che d'altra parte Governo ellenico non dispone di persone dia mandaTVi da VaJona. Del resto, .già da parecchi giorni fu Ìlllvii1ato 'alla piccola .guarnig~one .greca di Saseno l'ordine di lasciare l'isola, in seguito alla legge di cessione di essa all'Albania.

Streit ·attribuisce ,ifl ritardo all~ grande ·lentezza d'elle comunLcazioni con Saseno.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5936/120. Bucarest, 4 luglio 1914, ore 18,16 (per. ore 20,40).

Insieme a questo mio collega austro-ungarico ho fatto oggi passi presso Bratianu per invio truppe romene in Albania. Bratianu ha :recisamente rifiutato, oltl'e che per le J.'lagioni ~iferite da Aliotti 'specialmente di politlka mterna. Ha pul1e osserva.to trattarsi dii una domanda ,se,mplicemernte Ltalo-a:ustriaca, mentre questione albalnese è problema europeo. Ho chi·esto ,se dive111sa sarebbe risposta del Gover·no ll'omeno ove domanda .gli penne:n~i<sse da tutte le Gl'landi Potenze. Bratianu ha replicato che neppure in tale eventulalità proposta gli avrebbe sorriso, ma che non poteva rispondooe ad una semplooe ipotesi.

P.res1dente GOIJJ9i!gUo ha osservato rinc.identalmente che diversa sarebbe la cosa ove si trattasse oollabol1are coLLe Grandi P.oten.ze dm. :una az1one a cui anch'e~se prendessero par'te a~iv:a mH1tatrmente. Mia opinione è .che questa domanda di .t,ruppe romene vi~ene •troppo tardi, quando situazione Albania è

forse 1rnimed.iabilmente compromessa, e che sarebbe ,troppo esige11e dalla Romanria chiedendole impegnarsi m unra .i:ll1lP1'€'5a che e.ssa, come ci ha detto Presidente del Consiglio, considera disperata (1).

(l) Del 4 luglio, col quale Di Sangiuliano comunicava a Bosdari che da Saseno erano state sparate fucilate contro un brigantino italiano ed aggiungeva: • Prego V. S. chiedere subito a cotesto Governo spiegazioni su tale incidente e riferirmi in pròposito. Non ci risulta sgombero di Saseno dalle truppe greche •·

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5937/909. Vienna, 4 luglio 1914, ore 19,50 (per. ore 24).

Berchtold mi ha detto che contrariamente a quanto era stato affermato da alcuni giornali Governo I. e R. non aveva rivolto in vi'a ufficiale al Governo serbo la domanda di procedere ad una inchiesta per ricevcare le persone che avessero eventualmente partecipato all'attentato contro Arciduca Francesco Ferdinando (2). Era bensì vero però che il Ministro I. e R. in Belgrado aveva, accennato (?) di sua iniziativa al Governo serbo a tale inchiesta ma una domanda ufficiale in proposito non avrebbe potuto essere formulata che dopo che fosse stata terminata da questa autorità giudiziaria la relativa inchiesta che era tuttora in corso. Era però ormai accertato che il complotto era sta,to organizzato a Belgrado. Berchtold ha aggiunto che ,l'attentato che aveva prodotto pessima impressione così (?) in tutta la Monarchia non aveva potuto non peggiorare i rapporti colla Serbia e la tensione che ne em derivata era aumentata dal linguaggio che continuava a tenere in proposito la stampa serba.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5947/914. Vienna, 4 luglio 1914, ore 19,50 (per. il 5, ore 0,55).

Telegramma di V. E. n. 3931 (3). Berchtold che ho intrattenuto del telegramma suddetto mi ha detto che il ministro I. R. in Bucarest a quanto avevagli telegrafato avrebbe oggi fatto insieme suo collega Italia passo per appoggiare calorosamente presso Governo romeno desiderio del Principe Wied di avere truppe romene. Qualunque però fosse risultato tale passo era sua intenzione di

• Poiché stando a quanto riferisce Fasciotti ogni speranza di riuscire a persuadere il Governo romeno non sembra da escludere prego V. E. di adoperarsi presso codesto Governo affinché voglia dare istruzioni al proprio rappresentante a Bucarest di insistere colà nel senso da

noi desiderato •.

rlvolgersi Potenze per pregarle non tardare a far conoscere loro pensiero definitivo circa la proposta da lui fatta relativa all'organizzazione di una milizia albanese intorno alla quale, salvo Germania che avevala già accettata, esse non eransi pronunziate per ora che in modo piuttosto vago (1).

(l) Il 4 luglio con tel. 5946/368 Tittoni comunica che Lahovari gli ha detto che Margerieritiene c grave errore • da parte Romania ingolfarsi nel vespaio albanese. Della stessa opinioneè Lahovari che vede in invio truppe romene in Albania • responsabilità e difficoltà gravissime e assai scarsa probabilità di successo •. Inoltre occorrerebbe consenso non solo della TripliceIntesa, ma anche della Grecia e della Serbia. Il 6 luglio Di SQngiuliano con tel. 3996 comunica il telegramma di Fasciotti a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti e Avarna, aggiungendo:

(2) -Il 6 luglio Carlotti telegrafa con telegramma n. 6008/417 che secondo notizie giunte a Pietroburgo tanto da Vienna come da Belgrado non consta che Governo austro-ungarico abbia proposto a quello serbo la costituzione di una c Commissione mista per inchiesta in Serbia circa complotto di Serajevo nè abbia domandato alcuna estradizione... Questa stampa si mostra tuttora eccitata per agitazioni antiserbe in Austria-Ungheria, ma Governo continua considerare con calma la situazione che confida vedere migliorare •. (3) -Non pubblicato. In nota al D. 32.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5934/915. Vienna, 4 luglio 1914, ore 19,50 (per. ore 21,45)

Telegramma V. E. n. 3947 (2). Ho parlato a Berchtold del contenuto del telegramma suddetto pre.gandolo

di farmi conoscere suo pensiero in proposito. Berchtold mi ha detto di aver incaricato dal canto suo ministro I. e R. in Atene di richiamare attenzione di Streit sulle nuove agitazioni in Epiro e che questi avevagli fatto conoscere che Zographos aveva d1chiarato di accettare accordo di Corfù. Ed ha agg.Lunto che aveva anche prescritto al proprio ministro I. e R. ad Atene di informare Streit che dalle informa.zion.i pervenutegli da Salon11cco esisteva una connivenza tra insorti e Epi•roti e che una intesa più stretta stavasi anzi preparando tra loro.

69

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5942/916. Vienna, 4 luglio 1914, ore 19,50 (per. ore 22,50).

Tel. di V. E. 3956 (3). Ho .comun:icato immediatamen,te a Turkhan. pascià telegramma rimesso a

V. E. dalLa LegaziOIIle di Romania e desti:nato a· Turkhan pa1s.cià. Egli mi ha detto che ministro di Romania gli aveva rimesso copia del telegramma al momento in cui parl.iva da Roma e che e·gli lo aveva pregato di volerne dare ·Comunicazione a V. E. Contava pure comunicare telegramma stesso al Conte Berchtold. Turhkan pascià ha aggiunto che, si•ccome risultava dal teole.gramma, situaz.~one in Albania era molto grave. Sii era sperato che Prink B.ilb Doda avrebbe potuto riunire le sue forze a quelle di Ahme:t bey e marciare quindi contro inso~rti. Ma Bib Doda era un uomo dotato di poco cora•g.gio e quanto ad Ahmet bey furhkan pascià mi ha detto che non aveva potuto fars·ene un concetto esatto, Turhkan

a quel Go.verno ».

péllscià mi ha quindi reso conto dei colJoqui avuti con V. E. ed ha .inSiiJStito sulLa necessità di una ·dimostrazione navale o dell'invio di un oorpo di spedizione in AlbanJba.

Gli ho a mia volta ricorda.to le ragioni addotte da V. E. per dimostraTigli che non era possibile ~derire a tale suo desiderio e Turhkan pé!ISC.ià mi ha risposto si rendeva conto perfettamente delle considerazioni espos.tegli da V. E. e quil!l.di mi ha dato lettura del resoconto faUo aJ Prindpe delle convens,a,zioni avute con V. E. che :riproducevano esattamente le cose contenute nei ìtelegréllffimi suddetti. Turhkan pascià poi mi ha pregato di ibnsistel'le presso Berchtold pe!'Chè egli non .si opponesse al suo v.iagg.io nelle alt["e Capttali 'emopee. Gli ho promesso che non avrei mancato di esprim&rni nel .semso da lui desiderato con Berehtold che avrei veduto sub:1to dopo. Turhkan pascià ha concluso coJ. farmi rileV'are la necessità che le altre Potenze adriatiche che tanto avevano fatto per la costi'liuziOille dell'Albania indipendente venissero ora sotto ogni asp.etto in suo aiuto se non volevano che essa cessasse di esistere.

Egli mi ha informato che pa'l".tirà da Viienna lunedì sera e che sarebbe venuto ancora a vedermi prima della sua partenza.

(l) -Il 6 luglio Di Sangiul!ano con tel. 3997 comunica questo telegramma a Bollati, Imper.ali, Tittom, Carlotti, e aggiunge • di fare p•remura nello stesso senso dopo essersi accordati coi loro colleghi • austro-ungarici. Nello stesso tempo comunica ad Avarna le disposizioni date. (2) -Non pubblicato. Il 5 luglio Bollati telegrafa con telegramma n. 5966/500 che il Governo tedesco • ha dato istruzioni al suo ministro ad Atene di chiamare seriamente attenzione del Governo ellenico su di esse (mosse degli Epiroti). Le risposte date a Quadt non furono dissimili da quelle che riferì de Bosdari. Gli fu però soggiunto e confermato direttamente dal Re Costantino (Vedi nota al D. 36) che c le informazioni provenienti dall'Albania non sono conformi al vero. Zimmermann mi ha assicurato che non mancherà di invitare il ministro di Germania ad Atene di associarsi ai suoi colleghi per rivolgere nuovi avvertimenti (3) -Vedi D. 57.
70

L'AMBASCIA'FORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5943/917. Vienna, 4 luglio 1914, ore 19,50 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 3935 (l) e 3942 (2).

Ho ~comunicato ·conversazione avuta da V. E. con Turkhan Pascià a Bel"chtold che mi ha detto che divideva parere di V. E. che movimento insurreZii10naJe in Albania non aveva carattere solamente locale, ma che in esso ent!l"avano elementi di propaganda e azione Giovani-Turchi, Greci e Serbi. Ha aggiunto quindi~ che se Turkhan Pascià, che non aveva ancora veduto, gli avesse chiesto se fosse disposto ad inviare in Albania un corpo di spedizione, egli non avrebbe potuto rispondel'lgli, al pari di V. E., che tn modo del tutto negativo. Circa i seri ammOD!imenti da far pervenire a CQS!tantinopoli perchè Oom1ta·to Unione e Progresso cessi dal fomentare insurrezioni, Berchtold mi ha informato ch'era disposto a dare istruzioni al proprio ambasciatore in quella residenza di associal'lsi al passo che sarebbe stato fatto da tutti i suoi col,leghi in tal senso. Ma egli era scettico sul risultato che sarebbe per avere un passo simile. Quanto al sollecitare l'andata della Commissione di Controllo in Epiro, Berchtold ha rilevato che, prima di ipil"Onunciarsi in proposilto, desiderava cornerire .con ~mkhan Pascià per conoscere H suo pen,siero circa si·tuazione generale Albania. Ma che gli sembrava che presenza della Commissione di Controllo fosse ora più necessaria a DuTazzo che in Epiro, essendo opportuno che ·essa coadiuvasse con con1sigli Principe in-questi momenti gravi. In tutti i casi, la Commissione di Controllo,

pur rimanendo in Durazzo avrebbe potuto inviare in Epiro suoi sostituti. Ed ha aggiunto che si riservava di farmi conoscere la decisione che sarebbe per prendere in proposito (1).

(l) -Vedi D. 44. (2) -Vedi D. 53.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. 5944/919. Vienna, 4 luglio 1914, ore 19,50 (per. ore 22,50).

Addetto militare britannico, che fu recentemente a Scutari e che è ora tornato a Vienna ha detto al nostro addetto molitare dn via del tutto confidenziale che colà si considerava generalmente la posizione del Principe di Wied siccome insostenibile perchè dal come si erano svolti gli avvenimenit la lotta era stata portata nel campo religioso creando grave rivalità che dalla media Albania minacciava di estendersi anche a Scutari stessa dove i musulmani si agitavano. Addetto militare britannico ha aggiunto che a Scutari sii ritiene che, cadendo Wied, il solo modo per mantenere l'Albania sarà quello di affidarne il Governo alla Commissione di Controllo e occupare oltre a Scutari anche Durazzo e Valona con truppe internazionali. Col. Philips avrebbe ancora detto che mancano armi e denaro per qualsiasi organizzazione militare efficace.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5938/910. Vienna, 4 luglio 1914, ore 20,10 (per. ore 24).

Berchtold mi ha detto avere Loventhal telegrafato in data del 30 giugno che molti volontari fra i quali sembrava vi fossero pure vari Ufficiali dell'Esercito

I. e R., erano giunti a Durazzo. Egli aspettava di conoscere i nomi di questd Ufficiali per far prendere contro loro i necessari ~vvedimenti da parte del Ministero I. e R. della Guerra. Nell'informarmi poi di avere g~à comunicato quanto precede a Mérey, Berchtold ha aggiunto che Loventhal avevagli inoltre riferito essere giunti pure a Durazzo numerosi volontari dalla Germania.

(l) Il 6 luglio Di Sangiuliano con tel. 3998 comunica questo telegramma a Bollati e Fasciotti e risponde anche ad Avarna: c Si potrebbe, secondo propone Berchtold, inviare delegato sostituto in Epiro e lasciare delegati della Commissione in Durazzo. Ad ogni modo è sommamente desidera"!lile che gli uni o gli altri non ritardino loro andare in Epiro. Prego farmi conoscere definitivo pensiero di Berchtold al riguardo •. Rispondendo 1'8 luglio con tel. n. 6040/931 Avarna comunica che Berchtold era sempre d'avviso che c fosse più opportuno lasciare la Commissione di Controllo a Durazzo ed inviare i sostituti dei Commissari in Epiro. Ed ha aggiunto che avrebbe impartito istruzioni in tal senso a Kraal, invitandolo a fare in seno alla Commissione di Controllo la proposta relativa e mi ha pregato di informarne V. E. •. Il 15 luglio Di Sangiuliano con tel. n. 4093 trasmette il telegramma di Avarna agli ambasciatori a Vienna, Londra, Berlino, Parigi, Pietroburgo e al ministro a Bucarest e al console a Durazzo, aggiungendo: • Avendo Mérey precisato che Kraal avrebbe presentato relativa proposta quando nostro commissario avesse ricevuto identiche istruzioni •, dà istruzioni al console a Durazzo di accordarsi col c collega austro-ungarico per formulare insieme a lui proposta in tal senso in seno Commissione di Controllo •· e agli ambasciatori. eccettuato Avarna, di fare passiperché i rispettivi Governi impartiscano istruzioni al loro delegato presso Commissione di Controllo di c aderire alla proposta itala-austriaca •.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1730/703. Parigi, 4 luglio 1914 (per. il 10).

La stampa francese, unanime nel deplorare l'attentato di Serajevo, si è subito associata all'indignazione che la morte tragica dell'Arciduca Francesco Ferdinando ha sollevato in Austria ed altrove, limitandosi però, sotto l'influenza delle prime notizie arrivate, a stigmatizzare e condannare l'atto delittuoso di qualche esaltato, evitando di riannodarlo alia questione principale delle relazioni austro-serbe. La condotta della stampa serviva pure cosi la tendenza del Quai d'Orsay ad una maggiore cordialità di rapporti con la Duplice Monarchia. Ma appena si è disegnato il movimento anti-serbo in Bosnia ed a Vienna, che a torto od a ragione quì si crede ispirato dal partito militare austriaco,, la: stampa non ha mancato di segnala,re tutti i pericoli di tale politica, ricordando gli effetti di essa durante l'ultima crisi orientale. , Ed oggi, precisandosi meglio le intenzioni della Ball Platz, si troverebbe molto grave se il Conte di Berchtold, cedendo alle pressioni serbofobe, accordasse al partito militare quelle concessioni eccessive. Cosi a proposito della voce che corse concernente la nota che il Governo austriaco avrebbe intenzione di indirizzare a Belgrado per domandare l'apertura su territorio serbo di un'inchiesta per determinare quali erano gli istigatori dell'attentato, si fa rile<vare che il Ministro Pasic non potrebbe accettai"e un'umiliazione così grave e che ciò dimostrerebbe l'intenzione ferma e precisa dell'Austria di volere scatenare

un conflitto in Europa. E ciò appunto perchè quì si sente il contraccolpo del linguaggio tenuto dalla stampa russa.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1397/681. Vienna, 4 luglio 1914 (per. il 13).

Ho l'onore di attirare tutta ,l'attenzione dell'E. V. sull'articolo di fondo della Militéirische Rundschau, del due corrente che Le trasmetto qui unito (1). In esso si sostiene la tesi che la Monarchia austro-ungarica non deve commettere l'errore di opporsi alla realizzazione delle aspirazioni della Serbia di unirsi al Montenegro, giacchè vi sono delle leggi storiche contro le quali non serve lottare. Ma l'Austria-Ungheria per consentire all'unione serbo-montenegrina deve porre del,le condizioni e queste dovrebbero essere innanzi tutto la cessione del Lovcen, poscia l'obbligo per parte della Serbia e del Montenegro di distruggere tutte le fortez!Z,e

lungo la frontiera austriaca e di non erigerne altre, l'obbligo per la Sel"bia di non creare i porti sull'Adriatico e di non possedere una flotta millitare.

Il giornale rileva che l'Italia si opporrà probabilmente al possesso del Lovcen da parte dell'Austria-Unghevia, ma soggiunge che il compito della diplomazia deve consistere nel persuadere l'Italia che è conforme al suo stesso interesse che la flotta austro-ungarica abbia a Cattaro una base navale .sicura, la quale le possa permettere di più rapidamente congiungersi con la flotta italiana nel Mediterraneo.

Il giornale conchiude riconoscendo bensì che le condizioni suddette costituiscono altrettante menomazioni della sovranità della Serbia, ma dichiara che poichè questo Stato non fa che minacciare l'Austria-Ungheria, esso deve essere costretto, se vuole vivere ed ingrandire, a subire certe imposizioni. L'Austria è tuttora la più forte ed essa deve difendersi ed « osare » una buona volta, •senza di che la pace non potrà essere conservata.

(l) Non riprodotto.

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IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. RR. 1034/172. Budapest, 4 luglio 1914.

Sono trascorsi pochi giorni dalla tragedia di Serajevo, e se i giornali si occupano ancora con lusso di particolari dei funerali dell'Ar·ciduca e della consorte e dei pettegolezzi di cerimoniale a cui pare abbiano dato luogo non si parla quasi più del defunto Arciduca, delle sue idee, della sua figura politica e di ciò che avrebbe potuto essere il suo regno. Mentre così la figura di Francesco Ferdinando va già impallidendo, la sua uccisione ha messo una volta di più all'ordine del giorno la questione delle relazioni con la Serbia. Si può dire che in tutta la Monarchia non si parli d'altro. Mentre un pò dappertutto folle più o meno entusiastiche, a cui si mescolano elementi di teppa si lasciano andare ad ogni sorta di eccessi contro i Sevbi della Monarchia e tentano in Vienna stessa violente dimostrazioni contro la Legazione serba, la grande maggioranza dell'opinione pubblica mostra nuovamente una profonda irritazione contro lo Stato sèrbo e contro lo stesso Governo di Belgrado che si vuole responsabile indirettamente del delitto. Una parte dell'opinione pubblica, quella che coglie ogni occasione per inasprire sempre di più l'animosità esistente fra i due paesi non si perita di dire che l'attentato è stato organizzato con la tacita connivenza del Governo di Belgrado, nel quale hanno parte assassini confessi del loro ex Sovrano. Questa parte dell'opinione pubblica parla addirittura di una spedizione punitiva da farsi contro la Serbia! Tutto questo era inevitabile dal momento che l'assassino, e quello che fece il primo attentato, erano ambedue di nazionalità serba, e provenivano da Belgrado, e dal momento che vi sono fondati sospetti per credere che si tratti di una cospirazione su vasta scala della quale si son trovate prove materiali in scritti e bombe rinvenute in varie perquisizioni. Se però, come si ha ogni ragione di credere, il Governo I. e R. non condivide le idee di questi esaltati e non desidera imbarcarsi in gravissime compii.

cazioni ed avventure, sarebbe certamente stato desiderabile che il linguaggio della stampa e specialmente quello della stampa ufficiosa fossero stati di natura da calmare l'opinione pubblica e non da eccitarla sempre di più. Alcuni articoli del Pester Lloyd furono assolutamente violenti contro la Serbia. Esso in telegramma ufficioso da Vienna diceva che non vi era dubbio che la responsabilità morale del misfatto spettava all'agitazione della stampa e delle associazioni serbe contro la Monarchia. Ed aggiungeva che il Governo serbo non poteva scindere la sua responsabilità perchè aveva tollerato gli abusi della propaganda nazionalistica panserba. Nello ,stesso telegramma si rilevava curiosamente che le violenti dimostrazioni contro 1 Serbi in Bosnia-Erzegovina dimostravano che essi non sono la maggioranza della popolazione!

L'indomani lo stesso giornale pubblicava in caratteri speciali quest'altro comunicato ufficioso: «Di fronte alle recenti notizie che un passo del Governo austro-ungarico a Belgrado sia prossimo o già accaduto si può affermare in base ad informazioni di fonte autorizzata che in questo momento non sono state ancora prese decisioni in questa direzione~.

Tutto questo ha prodotto nell'opinione una certa tensione nervosa e non è quindi da stupirsi se nelle strade, nei pubblici ritrovi ecc. si senta per aria parlare vagamente di guerra. Queste sono naturalmente esagerazioni. Non vi è dubbio però che la animosità esistente tra la Monarchia e la Serbia si è di nuovo violentemente acuita.

Come bene spiega il Pester Lloyd in un articolo di stamani che accludo (1), non è solo la nefanda tragedia di Serajevo che ha portato a questo risultatO!, ma la strana coincidenza che essa è avvenuta due ,giorni dopo che il Re Pietro cedeva le redini del Governo al Principe Alessandro e due giorni prima che ;>i annunziasse come prossima un'unione intima tra la Serbia ed il Montenegro. Molti si domandano, allo stesso modo che il giornale ufficioso, se l'abdicazione di Re Pietro non ha dovuto in certo modo segnare il principio di una presa di posizione attiva ed aggressiva della Se:rbia. Se non sia stato il principio per le società segrete serbe di un'attività più diretta e per il Governo serbo di una politica che prosegua apertamente degli scopi che la Monarchia ha dichiarato di non poter ammettere, quale l'unione serbo-montenegrina.

Neppure l'attitudine della stampa serba rispetto all'attentato trova grazia agli occhi di questa stampa. Le parole di condoglianze sono considerate lacrime di coccodrillo e si respinge con furore e con indignazione l'invito alla calma e la espressione che la Serbia conta 'che i disordini contro i Serbi saranno rapidamente soppressi. Il Pester Lloyd, e lo cito perchè ufficioso, mentre gli altri giornali ungheresi sono anche più violenti, risponde che la Serbia non ha nulla da «erwarten » perchè la condizione dei Serbi della Monarchia non la riguarda.

Un'altra osservazione serba che ha messo in furore la stampa e l'opinione pubblica ungherese è quella che l'Arciduca non avrebbe dovuto scegliere per entrare a Serajevo il giorno della festa nazionale serba. L'osservazione forse avrebbe potuto essere risparmiata, ma il furore con cui la si respinge è veramente esagerato. Il giornale ufficioso, sempre nell'articolo di stamane che accludo, conchiude che la Serbia sta sul banco degli accusati, che tutta l'Europa giudica e non sfuggirà al giudizio.

4 -Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

Come dicevo, più innanzi, se questo è il linguaggio del giornale ufficioso

V. E. può facilmente immaginare ciò che dicono i giornali nazionalisti magiari e anche quelli delle altre nazionalità che vogl·iono evitare di essere coinvolti nell'obbrobrio «come i Croati».

Quì a Budapest non è accaduto nessun incidente anti serbo, ma il mio collega di quel Regno non sembra molto rassicurato ed og·gi neppure intervenne al solenne funerale rper l'Arciduca ereditario al quale parteciparono tutte le autorità. Il console generale di Russda che gli aveva specialmente raccomandato di non mancare, era assai seccato di non vederlo.

Da conversazioni di alcuni membri del Governo ho saputo che essi considerano la situazione con ottimismo e non credono alle previsioni catastrofiche di alcuni. Ma intanto la situazione, pur non essendo inquietante, non lascia di essere abbastanza spinosa. Bisogna infatti vedere che cosa uscirà dalla istruttoria di Serajevo, che cosa risponderà la Serbia se le verrà chiesto di completare qualche indagine per la st·essa istruttoria in territorio serbo, e che attitudine la stessa Serbia prenderà se si rinnovano ogni giorno a Vienna violenti dimostrazioni contro la sua Legazione.

Intanto a calmare gli animi sarebbe desiderabile che a.Jmeno la notizia dell'unione serbo-montenegrina fosse definitivamente smentita in modo da non lasciare dubbii.

(l) Non riprodotto.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5981/613. Durazzo, 4 luglio 1914 (per. il 6, ore 9,15).

Oggi arrivarono un'altra trentina di volontari da Vienna. Vi sono ora in città 150 volontari. Si attendono altri più numerosi. Mi risulta che sono in viag.gio da Bucarest 50 volontari romeni guidati da due ufficiali romeni della riserva (1). Il ministro tedesco si mostrò oggi con me molto seccato di arrivi di volontari annunciati anche dalla Germania. Egli scrisse al suo Governo perchè le partenze dei volontari vengano sconsigliate e possibilmente impedite (2). Von Lucius mi disse che mentre gli ufficiali olandesi cominciano a comprendere di non poter fare che poco o nessun assegnamento sulla cooperazione di questi volontari, essi contrrbuiscono ad alimentare le illusioni del Principe e gli impediscono di guardare dì fronte la realtà.

Sono anche arrivati oggi Bib Doda, che vedrò domani, e Bairam Zurri, ma non condussero seco rinforzi.

Il Sindaco di Durazzo venne a chiedermi se avrei potuto mettere a sua disposizione una parte almeno dell'edificio delle nostre scuole per alloggiare gli attesi volontari. Diedi una risposta dilatoria dicendo trattarsi di scuole governative e che avrei dovuto in ogni caso chiedere autorizzazione alla nostra direzione scuole (1).

(l) -Il 7 luglio Durazzo com.unica, con telegramma n. 6049/621, l'arrivo dei volontari romeni ed aggiunge: c Hanno fatto buona impressione bene organizzati ed equipaggiati. Aumenta invece la sfiducia verso i volontari austriaci e tedeschi i quali contando elementi molto eterogenei e, non essendo in alcun modo o;rganizzati, non potranno rendere, in caso di bisogno, che assai mediocri servizi. Essi hanno anche cominciato a disputarsi fra di loro ed in seguito a ciò alcuni sono già ripartiti •· (2) -Il 7 luglio Bollati telegrafa con telegramma n. 6016/506, che c anche a Berlino come a Vienna la polizia ha proibito gli arruolamenti per l'Albania... Si assicura del resto che l'iniziativa aveva scarsissimo seguito ».
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. PER POSTA 701. Roma, 4 luglio 1914.

Come V. E. avrà visto dai miei precedenti telegrammi io sono assa,i preoccupato del pericolo di serio turbamento che minaccia i rapporti tra l'Italia ed Austria-Ungheria e faccio appello all'abiLità ed al senno di V. E. non soltanto per darmi informazioni e pareri, ma altresì per far si che, ,con opportuni passd e colloqui, che non dovrebbero avere carattere ufficiale e del cui tenore e modo lascio giudice V. E. Ella possa cooperare ad impedire che tale turbamento avvenga. La mia preoccupazione non deriva soltanto dalla situazione in Albania, dai fatti che colà si sono svolti, da quelli che possono accadere, da rinnovate allusioni della stampa austro-ungarica al Lovcen, da possibili conflitti tra Austria e Serbia, da possibili passi verso l'unione graduale tra Serbia e Montenegro e dalla probabile attitudine dell'Austria in questo caso.

La mia preoccupazione deriva anche dal linguaggio, che, in via non ufficiale, ed in tono amichevole e il più sovente scherzoso, ma fermo e apparentemente convinto, tiene costantemente Mérey intorno alla nostra politica in Albania.

Tale linguaggio è ugualmente preoccupante se è sincero, e se non lo è. È preoccupante se è sincero, perchè informerebbe in tale senso il suo Governo; è preoccupante se non è sincero perchè dimostrerebbe che è incaricato di cercare pretesti per un'azione austriaca in Albania.

Mérey adunque dice che in fondo sono esagerate, e forse ingiuste, le accuse della stampa austriaca contro Aliotti, perchè la politica contraria agli accordi itala-austriaci e diretta a far cadere Wied e a rendere imposs~bile l'Albania indipendente, la politica doppia e poco leale di cui si a,ccusa Aliotti, non lè politica di Aliotti, ma politica dell'Italia intera, compreso il Governo. Tutta la nostra politica mira, secondo Mérey, a rendere non vitale l'Albania a preparare chi sa quali disegni tenebrosi ed ambiziosi, a dar luogo a complicazioni, e così via. Egli stesso, quando, in tono scherzoso io gli dico di dirmi quali possono essere questi nostri fini riposti, non sa rispondere, ma è chiaro ed indubitato che egli o ha o ostenta tale convinzione, che V. E. sa quanto sia infondata ed ingiusta. E certamente la sa esporre con abilità, mettendo insieme e coordinando varie apparenze, tra cui il linguaggio della nostra stampa. Come già Le dissi se egli riferisce in questo senso a Vienna, è naturale che a Vienna si sospetti

di noi. Nè meno preoccupante è l'altro lato della medaglia. Se a Vienna si sospetta dell'Italia, in Italia si sospetta dell'Austria. Io sono ormai quasi solo a credere nella buona fede del Governo austro-ungarico. Alcuni ammettono la buona fede personale dell'Imperatore Francesco Giuseppe e di Berchtold, ma li credono soverchiati da altre influenze e solo nutrono qualche speranza che tali influenze siano ora indebolite dalla morte dell'Arciduca Francesco Ferdinando.

Mentre in Austrua si ·crede a torto che l'Italia abbia cospirato e cospira contro Wied e contro l'Albania indipendente, in Italia si crede che l'Austria abbia tentato e tenti di eludere l'accordo di parità e di costituirvi l'assoluto predominio, se non dominio, austriaco. Bastano gli sforzi perseveranti e leali miei e di Berchtold ~r far argine a questa doppia corrente di reciproci sospetti? Basta la volontà di due soli uomini contro taLi forze collettive, che da ogni parte stringono e sopraffanno i propositi miei e di Berchtold?

Io ne dubito assai, e credo urgente correre ai ripari, tra i quali non mi pare sufficiente, dato anche e non concesso che sia possibile e prossimo, un semplice mutamento di persone a Durazzo.

Pare a me che su questo pericolo convenga richiamare l'attenzione della Germania, che forse non si è ancora resa conto di tutta Ia gravità del pericolo che minaccia la Triplice Alleanza.

(l) Il 5 luglio Avarna telegrafa, tel. 5958/920, che Correspondenz Bureau aveva pubblicato un telegramma da Durazzo che erano arrivati colà cinque sottufficiali italiani e ne erano annunciati altri sette. Neue Freie Presse poi pubblica che i cinque sottufficiali si erano messi a disposizione del Governo albanese per ottenere un comando come ufficiali.

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L'AMBA~IATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

r. 5967/501. Berlino, 5 luglio 1914, ore 1,15 (per. ore 14,50).

Telegramma di V. E. n. 3976 (1).

Ho già segnalato a V. E. linguaggio accentuatamente ostile alla Serbia di tutta la stampa germanica (mio tel. n. 490 (2)) e d'altra parte assicurazione datami da Zimmermann che avrebbe cercato di influire in senso moderato sul Gabinetto di V·ienna. Egli mi diceva ieri che aveva già cominciato ad esercitare la sua azione a questo .scopo e che non avrebbe mancato di proseguirla. Conveniva però, egli soggiungeva, che anche a Belgrado si rendessero conto delle necessità della situazione: poichè le prove della provenienza serba del complotto di Serajevo sono incontestabili e poichè linguaggio tenuto dalla stampa serba anche dalla officiosa è per lo meno singolare.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5968/502. Berlino, 5 luglio 1914, ore 1,20 (per. ore 16,20).

Benchè a questo Governo non sia giunta nè da Belgrado nè da Cettigne alcuna conferma alle informazioni circa i progetti d'unione serbo-montenegrina,

recentemente pubblicati dal Figaro e dalla Reichspost, pure Zimmermann credette di doverne ,parlare a questo ambasciatore di Russia il quale, all'osservazione che quel p:rogetto non avrebbe certamente potuto essere concepito senza. l'appoggio ed il favore del Gabinetto di Pietroburgo, rispose affermando recisamente che il suo Governo nulla sapeva e che si trattava in ogni caso di piano a lunga scadenza. Zimmermann naturalmente non prestava soverchia fede a questa affermazione ed a domanda di Sverlbeieff se non vi era pericolo di vedere interrotto il congedo che egli stava per prendere, risrpose che ciò dipendeva in prima linea dal Governo russo il quale stava spiegando da qualche tempo tanta attività. Il mio collega è partito ieri sera in lungo congedo.

(l) -In nota ai DD. 55 e 56. (2) -Vedi D. 25.
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IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 5955/156. Asmara, 5 luglio 1914, ore 10,35 (per. ore 15,15).

R. ministro Addis Abeba telegrafa quanto segue :

4 luglio 1914. Maggiore Mazzetti mi informa con lettera odierna (?) da Harrar che il Capo della missione abissina in Austria~Ungheria Ligg Jasu Belsi, al suo passaggio da Beni Abus, ebbe a dich[arare a diverse persone che l'Italia si stava preparando ad aggredire Abissinia. Tenendo conto che durante suo via.ggio in Austria la missione abissina ebbe unicamente contatto col signor Schwimmer ... (l) per tramite del medesimo che funzionava da interprete le dich~arazioni del Ligg Jasu Belsi debbono ... (l) altra prova dell'azione da lui esplicata a nostro danno. Trasmetto per posta lettera Mazzetti.

81

IL GOVERNATORE AD ASMARA, CERRINA, AL MINISTRO DEGL,J ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5894/158 (2). Asmara, 5 luglio 1914, ore 10,55 (per. ore 15,45).

Telegramma di V. E. n. 3934 (3). Ho riferito già a V. E. che da qualche tempo ho notato un attivo scambio di lunghi ~telegrammi tra questa Legazione britannica e Lord Kitchener senza riuscire a scoprirne il motivo. Incaricato d'affari britannico Dougthi (lo stesso che fu in Albania per la delimitazione della

frontiera meridionale) col quale sono in ottimi rapporti si mantiene molto riser

vato sull'azione che sta svolgendo. Certamente egli è fautore di una politica di

riavvicinamento e di intimità anglo-etiopica ed è riuscito ad attenuare il malu

more che l'azione del ministro di Inghilterra on.le Thesiger aveva suscitata per

la sua impronta piuttosto aggressiva.

Incaricato d'affa.ri britannico mi ha manifestato diverse volte suo sospetto e sue preoccupazioni per la nostra azione e le nostre aspirazioni nella regione

Gondar lago Tzana e non posso escludere che egli si sia valso della presente situazione politica in Abissinia nei nostri riguardi per attirare il Governo etiopico sulle nostre azioni e sulle aspirazioni suddette.

Debbo però dichiarare che egli nel recente conflitto ha ripetutamente espresso al Governo etiopico mie assicurazioni neutralità Governo italiano e lealtà sue intenzioni per mantenimento integrità etiopica.

Posso ugualmente includere che azione rappresentante britannico abbia sinora condotto ad alcuni risultati concreti e che egli abbia presentato al Governo etiopico alcune formali proposte per special'i accordi fra i due Governi.

(l) -Gruppo indecifrabile. (2) -Comunicato il 7 luglio a Serra con tel. n. 4015. (3) -Vedi D. 43.
82

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. 5960/137. Belgrado, 5 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 16,25).

Notizia pubblicata dalla stampa europea che l'Unione doganale e militare serbo-montenegrina avrebbe dovuto essere proclamata per l'anniversario di Kossovo è naturalmente quì smentita nel modo più assoluto.

Questo incaricato d'affari d'Inghilterra mi ha detto però di aver avuto quella stessa informazione da persona in grado di saperlo ben sette mesi fa e di averne informato allora suo Governo.

Lo stesso incaricato d'affari britannico mi ha detto confid'enzialmente che discorrendo ieri col segretario generale di questo Ministero degli affari esteri dell'unione serbo-montenegrina, il signor Gruitch gli aveva detto che quell'unione non solo doganale-militare, ma completa era l'obbiettivo principale della politica serba e che presto o tardi si compirà. E piuttosto presto ·Che tardi, ha concluso.

Aggiungo che lo stesso •segretario generale discorrendo con me dell'argomento il giorno prima aveva negato enfaticamente qualsiasi intenzione della Serbia a tale riguardo.

83

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINI.STRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5965/499. Berlino, 5 luglio 1914, ore 13,17 (per. ore 15,10).

Telegrammi di V. E. 3935 (1), 3942 (2), 3956 (3).

Le notizie qui mandate dal rappresentante germanico a Durazzo concordano interamente con quelle riferite da quella R. Legazione e dal Governo albanese nel dipingere lo stato di cose in Albania come gravissimo e la situazione del Principe come perduta se non interviene sollecitamente un aiuto positivo da parte delle Potenze. Zimmermann riconosceva perfettamente tutto ciò ma perS'i

steva a credere che un'azione militare collettiva in Albania fos·se poco o meno che impossibile ad ottenere: le esperienze fatte altrove come per esempio in Cina non incoraggiavano a ritentare la prova. Avendogli confidenziaLmente comunicato quanto V. E. aveva telegrafato al r. ambasciatore a Vienna circa i modi più pratici per conseguire la pacificazione del paese (tel. di V. E. 3956) Zimmermann trovava quelle proposte sagge ed opportune ma dubitava che fossero tutte attuabili e dubitava pure che anche se attuate bastassero a ristabilire l'ordine in Albania. Del resto senza dissimulare la gravità del problema albanese per se stesso, ciò che più importava era che esso non desse luogo a dissensi fra due Governi alleati; ed egli esprimeva il suo compiacimento per gli indizi che aveva creduto :rimarcare in questi ultimi giorni di un certo miglioramento che permetteva ai Governi di Vienna e di Roma di continuare i loro scambi di idee con maggior reciproca fiducia.

(l) -Vedi D. 44. (2) -Vedi D. 53. (3) -Vedi D. 57.
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IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5959/182. Janina, 5 luglio 1914, ore 14 (per. ore 17,25).

Si annunzia assemblea epirota invece ad Argirocastro si riunirà domani 6 corrente a Delvino, probabilmente per evitare di trovarsi in un ambiente prettamente musulmano come Argirocastro. Questo reggente Governo generale Epiro esprime opinione che accordo Corfù sarà ratificato. È confermata notizia occupazione villaggi Labovo e Codra da dove insorti non hanno più avanzato. Si conferma del pari che vmaggi musulmani di Forsi e Tadzates nel cazà di Delvino sono stati totalmente bruciati dagli insorti i quali fecero prima bottino di tutto.

Musulmani si rifugiano in territorio albanese. Comunicato Legazione.

85

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5969/369. Parigi, 5 luglio 1914, ore 15,15 (per. ore 18,45).

Ho avuto una lunga conversazione con Vesnic tornato da Roma. Egli mi ha detto essere rimasto soddisfatto di quanto V. E. gli ha detto circa attitudine dell'Italia rispetto alla Serbia specialmente per una eventuale unione al Montenegro che la Serbi·a non cerca di affrettare ma per la quale pel giorno in cui diverrà inevitabile procurerà di cattivarsi la simpatia di tutte le Potenze. Il Governo serbo comprende benissimo quanto alla Serbia sia necessaria la benevolenza delle Potenze per resistere alla prepotenza austriaca. Quindi deve scartarsi la supposizione che la Serbia possa essere invogliata dalle condizioni del

l'Albania ad invaderla mettendosi contro le decisioni prese dalle Potenze a Londra. Nè gli incoraggiamenti di alcuni giornali russi potrebbero indurre la

Serbia a dipartirsi da questa prudente attitudine. La Serbia non l'ipeterà l'errore della Bulgaria che attaccò Serbi e Greci fidando su incoraggiamenti dell'Austria che non potè salvarla dalle conseguenze della sconfitta. Non darà quindi ragionevolmente pretesti di attaccare all'Austl'ia nella speranza di un eventuale aiuto russo. Di fronte alle provocazioni austriache la Sel'bia manterrà contegno calmo e se in seguito alla tragedia di Serajevo il Gabinetto di Vienna vorrà spiegare un'azione a Belgrado, il Governo serbo risponderà con dignità e moderazione tenendosi strettamente sul terreno del diritto internazionale. In tal modo essa spera avere l'approvazione delle Potenze, compresa l'Italia, la quale non potrà che sconsigliare l'Austria da provocazioni o prepotenze verso la Serbia ed ove occorra dovrà disapprovarle. Vesnic però è ottimista e crede che scomparsa, sia pure con mezzi che ogni paese civile deve deplorare e biasimare, l'influenza nefasta dell'Arciduca Francesco Ferdinando il Governo austriaco, passati gli effetti comprensibili del risentdmento, si convincerà che è nel suo interesse di cambiare la sua attitudine verso la Serbia. Vesnic dice che la Serbia rimarrà szrettamente unita alla Romania ed alla Grecia e spera che quest'ultima si attenga per l'Epiro allo stesso contegno prudente che la Serbia ha adottato per l'Albania del Nord ed evitare di mettersi in conflitto coll'Italia.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 5974/371. Parigi, 5 luglio 1914, ore 21,15 (per. il 6, ore 1,40).

Stamane ho avuto con Szécsen una lunga conversazione drca Albania. Szécsen dichiarando di esprimere una sua opinione personale ha calorosamente difeso il punto di vista di Goluchowsky del quale informai già V. E. con mio tel. 327. Avendo io espresso opinione che l'itirandosi Principe Wied non dovrebbesi pensare al suo successore se non dopo che Commissione di Controllo fosse riuscita ad organizzare in Albania una amministrazione ed una forza armata Szécsen ha aderito pienamente. Szécsen mi ha parlato poi con molto favore della candidatura del Principe Rolando Bonaparte, uomo dotto, equanime, scevro da qualsiasi preferenza o prevenzione, il quale essendo suocero del Principe Giorgio di Grecia, potrebbe assicurare i buoni rapporti fra Albania e Grecia. Riprendendo la tesi di Goluchowsky, Szécsen ha detto che Austria e Italia dovrebbero làsciare Albania organizzarsi e governarsi da sè limitando ad impedire alla Serbia e Grecia di occuparla ed assicurando nel ... (l) più efficace ed assoluto la neutraldtà delle coste. Per esempio, Durazzo e Valona potrebbero avere un regime simile a quello di Tangeri. A me sembra che ormai non si possa nutrire seria speranza che Rumania dia a Wied forza armata, senza la quale Wied dovrà partire. Ciò avvenendo, tutto l'avvenire riposerà su possi

bilità di una intesa fra la Commissione di Controllo, gli insorti e gli Epiroti, poichè tale intesa permetterà la costituzione di un Governo e di una forza

11rmata. Ma se disgraziatamente tale intesa dovesse fallire, non so vedere come si potrebbe uscire dalla situazione che verrà a crearsi. Infatti si avrebbe l'Albania in preda all'anarchia, le Potenze che rifiutano di intervenire con truppe, l'Austria Ungheria e l'ItaJ.ia che non possono mandare le loro non solo per timore di attriti fra loro, ma sopratutto perchè le rispettive opinioni pubbliche non ammetterebbero che spese per l'Albania aggravassero la situazione finanzia["ia dei due paesi già non lieta. D'altra parte anche la posizrone del Governo serbo e Governo greco di fronte ad una Albania abbandonata a sè stessa e disorganizzata diverrebbe difficile ed essi dovrebbero durare fatica per resistere alla spinta delle ... (l) favo:revold all'occupazione. Insomma se le cose non si accomodano da sè, non vedo con chiarezza come senza intervento Italia ed Austria Ungheria, che sono le maggiormente interessate, potranno accomodarsi. I suggerimenti dati da V. E. ad Avarna nel telegramma n. 3956 (2) mi sembrano eccellenti ma occorrono favorevoli circostanze perchè abbiano a dare l'effetto da V. E. sperato.

(l) Gruppo indecifrabile.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 5989/615. Durazzo, 5 luglio 1914 (per. il 6, ore 21,30).

Mufid bey mi disse che a quanto gli risulterebbe in modo sicuro l'assemblea di Argirocastro si rifiuterà di accettare l'accordo di Corfù.

Una numerosa deputazione di abitanti dell'Epiro, in prevalenza musulmana, è giunta qui oggi da Valona collo scopo di far comprendere al Governo albanese che se non vengono prese misure radicali per respingere l'invasione greca, la popolazione rimasta finora fedele stanca di lotte e di persecuzioni, finirà coll'aderire al Governo Provvisorio. Questo farebbe ora un'attiva ed abile propaganda tra i musulmani, dando loro ad intendere che l'Albania cadrà quanto prima in rovina e che la Grecia concederà all'Epiro la più larga autonomia col massimo rispetto, per tutte le confessioni e larga libertà d'insegnamento.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1409/688. Vienna, 5 luglio 1914 (per. il 9).

La notizia della tragica fine di Sua Altezza I. e R. l'Arciduca Francesco Ferdinando e della sua consorte giunse a Vienna il 28 giugno verso le ore 2 pomeridiane e si sparse rapidamente per la città.

Essendo domenica e non pubblicandosi i giornali, una vera folla, invase le redazioni dei giornali per avere ragguagli circa l'orrendo attentato e, quando,

verso le quattro, cominciarono ad uscire laconiche edizioni straordinarie di

giornali esse andarono a ruba.

A parte la curiosità, non si può però dire che la popolazione della capitale

abbia circondato di profondo compianto la fine miseranda dell'erede del trono

e della sua consorte.

Ciò deve certo ascriversi in gran parte al carattere leggero e frivolo della

popolazione viennese, ma anche alla circostanza che l'Arciduca Francesco Fer

dinando non aveva mai avuto il dono di rendersi popolare.

A questo avrebbe certamente potuto contribuire potentemente H matrimonio

d'amore da lui voluto contrarre, nonostante le forti opposizioni incontrate, ma

S. A. I. e R. non seppe approfittare nemmeno del favore popolare che avrebbe potuto provenirgli dall'aver vinto tutti i preconcetti della Corte e del cerimo,.. niale. Talchè a Vienna dove egli era pure il personaggio più in vista dopo l'Imperatore, non godette mai delle simpatie della popolazione. Nella borghesia il defunto Arciduca era considerato pure come l'esponente del partito clericale e quindi visto con certo timore.

L'aristocrazia che gli aveva dapprima rimproverato il suo matrimonio aveva finito per acconciarsi al fatto compiuto, come lo ha provato la solenne manifestazione di .simpatia fatta dai più influenti membri di essa in occasione dei funerali dell'Arciduca ereditario e della Duchessa di Hohenberg.

Quanto all'esercito e alla marina, a cui pure l'Arciduca Francesco Ferdinando aveva dato la parte migliore di sè stesso, vi esistevano due correnti. L'una, rappresentata dallo Stato Maggiore dell'esercito, i cui ufficiali soli possono aspirare in Austria-Ungheria a raggiungere gli alti comandi, aveva per il defunto Arciduca una specie di venerazione, fatta in parte di timore di cadere in disgrazia presso di lui e di veder quindi irrimediabilmente compromessa la carriera; l'altra rappresentata dalla maggior parte degli ufficiaH combattenti dell'esercito e dagli ufficiali della Marina, i quali non perdonavano facilmente all'Arciduca i suoi modi violenti e privi di riguardo e gli rimproveravano di essere spesso, in occasione di critiche dopo le manovre, addirittura brutale nei suoi giudizi verso generali, che, pur avendo commesso qualche errore avevano peraltro diritto ad attendersi un giudizio più obbiettivo.

Per ciò che concerne i circoli politici quantunque essi non contino molta in Austria i Tedeschi liberali temevano che l'Arciduca Francesco Ferdinando sarebbe stato troppo sensibile ai voti degli Czechi, accogHendo i loro postulati a danno dei Tedeschi in Boemia. I liberali inoltre rimproverarvano sempre al defunto Arciduca la sua predilezione per i gesuiti e l'appoggio costante accordato alle associazioni clericali ed al partito cristiano sociale, il cui giornale la Reichspost passò sempre per essere in contatto diretto e continuo colla Cancelleria dell'Arciduca Francesco Ferdinando e di riprodurne spesso, se non sempre, le idee politiche.

Dal suo canto la stampa viennese, eccettuata naturalmente la Reichspost, si limitò da principio a porre in evidenza le qualità dell'Arciduca come militare ed a descriverne minutamente la vita famigliare, vero modello di virtù domestiche. Solo più tardi sopratutto per opera della Neue Freie PYesse venne lodata anche la sua attività politica e si cercò di scagionarlo da parecchi degli appunti

mossegli, dichiarando che come Sovrano egli avrebbe certo visto le cose da un punto di vista differente.

Ed infatti sebbene l'avvento futuro dell'Arciduca Francesco Ferdinando al trono fosse considerato in generale dai vari partiti, eccezion fatta per quelLi cristiano sociale e clerico feudale, con una certa inquietudine, le persone politiche autorevoli dal giudizio ponderato non dubitavano che egli non avrebbe potuto modificare nè la politica interna, nè quella estera della Monarchia, giacchè la forza degli eventi l'avrebbe obbligato a seguire le orme dell'Imperatore Francesco Giuseppe.

Un'evoluzione erasi del resto già operata nelle idee politiche dell'Arciduca, giacchè, mentre in passato esso era partigiano dell'alleanza colla Germania e la Russia, era divenuto ora un fautore convinto della Triplice Alleanza, essendosi persuaso della impossibilità di realizzare la primitiva sua idea. Egli non era però certo favorevole all'elemento italiano della 'Monarchia, per le idee irredentiste che attribuiva al medesimo. Così fu sempre contrario all'istituzione di una facoltà giuridica italiana, a quella dei corsi giuridici, all'Accademia Rivoltella di Trieste ed all'autonomia del Trentino, e tutti i provvedimenti presi per intralciare lo sviluppo dell'elemento suddetto, se non erano inspirati: direttamente da lui, avevano però sempre la sua approvazione. Non è peraltro da supporre che la scomparsa dell'Arciduca sia per modificare il congegno del Governo I. e R. in proposito. Perchè ciò avvenisse converrebbe, come feci già rilevare all'E. V. nell'anteriore mia corrispondenza, modifica,re l'intero organismo attuale della Monarchia ed infondere altre idee in questi Governanti.

Tenuto conto di queste complesse circostanze, la fine improvvisa e tragica dell'Erede al trono potè destare nella popolazione viennese e della Monarchia commiserazione per gli sventuratissimi suoi figli e per il crudele destino che aveva simultaneamente troncato la vita dell'Arciduca e della sua consorte, ma non già vero e profondo cordoglio.

È indubitato però che nella vita amministrativa della Monarchia la morte dell'Arciduca Ereditario produce un vuoto che sarà risentito per vario tempo, giacchè S. A. I. e R. era andato accentrando, negli ultimi anni, oltre agli affari militari una quantità di altri affari di politica interna che erano dapprima unicamente deferiti al giudizio dell'Imperatore, ma che questi aveva ora, in considerazione della sua avanzata età, ceduto all'erede del Trono. Ed a questi affari egli aveva saputo imprimere un indirizzo che non poteva certo essere approvato dai vari partiti, ma che dimostrava come fosse dotato di fermi propositi e di una volontà decisa che si lamenta di non ;riscontrare più nell'Imperatore.

Quanto al nuovo erede al Trono, la sua giovane età e la sua inesperienza non possono non destare qualche preoccupazione, ove egli dovesse assumere tra breve il potere. Egli è però assai popolare a cagione del suo modo di fare molto cortese, e probabilmente lo diverrà presto anche maggiormente data la sua attuale eminente situazione; è però rimasto sinora del tutto estraneo agli affari di Stato, la sua attività essendosi esclusivamente esercitata nell'ambito dello squadrone e del battaglione che ha successivamente comandato, nonchè entro la cerchia intima della sua famiglia.

Trasmetto, quì unito, all'E. V., il resoconto ufficiale (l) della tragi.ca fine dell'Arciduca Francesco Ferdinando e della Duchessa di Hohenberg.

(l) -Gruppo indecifrabile. (2) -Vedi D. 57.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. R. 3993. Roma, 6 luglio 1914, ore l.

Suo telegramma 30 (2). Lo stato dell'opinione pubblica nella Duplice Monarchia e in Serbia, il movimento antiserbo che per reazione infierisce presentemente nella Bosnia Erzegovina giustificano oggi pienamente preoccupazioni del signor Bratianu. A mio avviso per ovviare che situazione diventi maggiormente pericolosa occorre: l) consigliare alla Serbia somma cura nell'evitare tutto ciò che può dar pretesto alla Duplice Monarchia di prendersela con essa direttamente -in questo senso non mancherò di far pervenire amichevoli consigli al Governo di Belgrado, ma ritengo che più utilmente di noi possa farli dare lo stesso Governo rumeno; 2) fare pervenire a Vienna consigli di moderazione ma questi più utilmente che da noi e dal Governo rumeno potranno essere dati dal Governo germanico. A tal fine ho interessato r. ambasciatore a Berlino di parlare in via non ufficiale al Signor Jagow (3).

90

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA

T. R. 3994. Roma, 6 luglio 1914, ore l.

Stato attuale dell'opinione pubblica in Austria Ungheria e in Serbia, il movimento che per rea·zione infie'I'isce nella Bosnia Erzegovina, determinano in noi serie preoccupazioni. Per ovviare a che situazione maggiormente si aggravi e diventi minacciosa per la Serbia occorre a mio avviso che questa ponga massima cura nell'evitare tutto ciò che possa dare al Governo austro-ungarico motivo

o pretesto di prendersela direttamente col Governo di Belgrado.

Prego V. S. di voler fare conoscere al signor Pachitch questo mio amichevole avviso parlandogli non in via ufficiale ma in forma di amichevole conversazione e facendogli sapere che sono mosso unicamente da sentimento d'amicizia verso la Serbia pel bene di essa.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 61. (3) -Il telegramma fu trasmesso ad Avarna e a Bollati il 7 luglio, con n. 4010.
91

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6004/922. Vienna, 6 luglio 1914, ore 8,10 (per. ore 23,05).

Tel. di V. E. 3955 {1). In fine telegramma 3823 (2). V. E. si è riservato di farmi conoscere le decisioni R. Governo in merito all'inchiesta circa Schwnnmer proposta da Berchtold ma io non ho sino ad ora ricevuto alcuna comunicazione in proposito.

Se io mi valessi pertanto ora nelle mie conversazioni ·con Berchtold, come

V. E. mi ingiunge, del telegramma Bollati (3). Ministro I. e R. potrebbe rispondermi col ricordarmi la proposta di inchiesta suddetta e ciò tanto più che nonostante gli sforzi da me fatti nel colloquio del 17 giugno (mio telegramma

n. 817) per indurre Berchtold dal desistere dalla medesima e di prendere senz'altro contro Schwimmm-i provvedimenti da noi legittimamente domandati egli persistette nel suo proposito. Prego V. E. quindi volermi comunicare decisioni del R. Governo in merito all'inchiesta che mi è necessario conoscere per potere intrattenere Berchtold del telegramma di Bollati.

92

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

L. P. Roma, 6 luglio 1914.

Quando non sarò a Roma avrò sempre il filo telegrafico diretto colla Consulta. Ti manderò pure ogni giorno i telegrammi soliti, che anche nella tua assenza, manderò al Ministero Interno, onde penseranno a spedirteli.

93

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6006/923. Vienna, 6 luglio 1914, ore 20,10 (per. ore 23,.50).

Turkhan Pascià che è venuto a vedermi oggi mi ha detto che nel colloquio avuto con Berchtold egli avevagli accennato alla necessità di una dimostrazione navale e dell'invio di un corpo di spedizione in Albania ( 4) ma aveva potuto rilevare che ministro i. r. divideva interamente opinione di V. E. su questi due punti. Del resto Berchtold avevagli tenuto circa le varie questioni di cui avevagli

parlato e di cui aveva intrattenuto pure V. E., lo stesso linguaggio da lei tenutogli ciò che avevagli dato agio di constatare quanto pieno e perfetto fosse accordo esistente fra due Governi. Berchtold avevagli anche fatto conoscere passo faHo a Bucarest dai rappresentanti austro-ungarico e italiano aggiungendo che non era stato ancora informato quale risultato avessero avuto. Egli non si era dimostrato più opposto al suo viaggio nelle varie capitali che riconosceva anzi potere essere utile alla causa albanese perchè avrebbegli procurato l'occasione di fornire ai vari Gove·rni le informazioni e quegli schiarimenti che avessero desiderato ottenere al riguardo. Turkhan Pascià mi ha informato poi che aveva rivolto a Berchtold stessa domanda rivolta a V. E. intesa ad ottenere dal Governo I. e R. un cannone grosso calibro. Parlando quindi di Bib Doda mi ha detto che supponeva che il Principe lo avesse fatto venire a Durazzo perchè trovando colà circa ... (l) Mirditi egli avrebbe potuto con la sua autorità impedire che lasciassero la città. Da un telegramma pervenutogli oggi da Durazzo e che mi ha mostrato Mufid bey gli faceva conoscere che gli insorti avevano occupato Arova a poca distanza da Coritza. A suo avviso presenza di questi insorti che dovevano provenire da Elbassan avrebbe dato luogo ad un combattimento cogli Epiroti che si trovavano in quelle vicinanze. Turkhan Pa·scià mi ha informato infine che sarebbe partito domani per Pietroburgo dove sarebbe rimasto due giorni, di là si sarebbe recato a Berlino, Londra e Parigi e avrebbe fatto ritorno qui tra quindicina di (1)..... per imbarcarsi a Trieste alla volta di Durazzo (2).

(l) -Non pubblicato. In nota al D. 26. (2) -Non pubblicato. (3) -In nota al D. 26. (4) -Comunicato il 7 luglio con n. 4016 a Bollati, Imperiali, Tittoni e Carlotti con l'aggiunta: c Prego V. E. di appoggiar~ Turkhan pascià presso codesto Governo nel senso e nei limiti di quanto detto nel mio tel. 3956 • (Vedi D. 57).
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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Ed. in I. B., IV, 116)

T. 6005/416. Pietroburgo, 6 luglio 1914, ore 20,30 (per. ore 23,50).

Telegramma di V. E. n. 3944 (3).

Principe Trubetzkoy da me intrattenuto circa urgenza fare passi ad Atene perchè quel Governo non incoraggi direttamente o indirettamente nuova agitazione in Epiro, ma perchè influisca efficacemente sugli Epiroti, per far loro accettare lealmente accordo di Corfù, mi ha risposto che Governo russo in seguito comunicazione suo delegato Commissione controllo ha richiamato amichevolmente ma seriamente attenzione Gabinetto ellenico sui pericoli di un suo eventuale incerto atteggiamento di fronte agitazione epirota.

Venizelos si affrettò a rispondere che politica greca era immutabile in tale questione e che recentemente egli aveva chiamato ad Atene Zographos per fargli categoricamente conoscere dover fare accettare dagli Epiroti accordo di Corfù

senza nuove pretese, trattenerli dalle scorrerie e in generale porre in opera ogni

mezzo per pacificarli.

Principe Trubetzkoy dimostrasi convinto lealtà Venizelos e sostiene che

Grecia non ha interessi speciali nell'attuale circostanza « legarsi le mani » e

mettersi in falsa posizione di fronte Potenze nella questione epirota.

Quanto alle comunicazioni da farsi ad Atene « si omnes » dell'accordo di Corfù e relative raccomandazioni di farlo accettare dagli Epiroti Principe Trubetzkoy mi ha ripetuto che min1stro di Russia in quella capitale ha già ricevuto istruzioni che a tale passo lo autorizzano.

(l) -Gruppo indecifrabile. (2) -Il 6 luglio Durazzo co-munica, con tel. n. 5982/614, che Ekren Vlora « ha ricevuto oggi una lettera da Forgach nella quale questi gli dice che a Vienna sono desolati che non si potrà molto probabilmente dar seguito al progetto di una spedizione militare in Albania per l'impossibilità di guadagnare il consenso dell'Italia. Forgach aggiunge che vi è ancora qualche speranza di poter decidere il Governo romeno a mandare forze militari in Albania •. (3) -Vedi nota al D. 35.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. GAB. 702 (1). Roma., 6 luglio 1914, ore 23,45.

Mio telegramma gabinetto n. 680 (2). Sebbene la Camera abbia prorogato i suoi lavori mi occorre conosce,re a che punto esattamente si trovino le pratiche relative alle note concessioni in Asia Minore. Desidero una risposta particolareggiata e sollecita.

96

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. R. 1146/346. Londra, 6 Luglio 1914 (per. il 14).

Come ho già riferito in precedente rapporto (3), il contegno della Corte, del Governo del Parlamento ed in generale dell'opinione pubblica inglese, in occasione della tragedia di Serajevo, non doveva essere più cordiale, talchè sarebbe lecito arguire che si è voluta cogliere la triste circostanza per fare una dimostrazione di rispettosa e deferente simpatia per la augusta ;persona dell'Imperatore e Re e dimostrare in pari tempo che le relazioni di tradizionale amicizia anglo-austriaca, ad un momento dato, alquanto raffreddatesi, hanno ripreso il loro andamento normale. Ed a tale risultato non vi ha dubbio non poco contribuì la visita quì fatta nello scorso novembre dal defunto A~ciduca, il quale, coadiuvato dalla sua consorte, riuscì a cattivarsi le simpatie generali, col manifestare in modo non ambiguo il vivissimo desiderio suo e del Governo I. e R. di cementare sempre più in futuro la cordialità dei rapporti fra i due Paesi.

Queste concordi manifestazioni di simpatia hanno prodotto a Vienna la migliore impressione. E di tali sentimenti di compiacimento e di riconoscenza il Conte Mensdorff è stato incaricato di rendersi qui l'interprete.

A titolo di semplice cronaca mi occorre riferire che è stato oggetto di commenti concordemente sfavorevoli il contegno tenuto dal Granduca Michele Mi

• per esteso • il discorso di Giavid bey alla Camera ottcmana, nel quale aveva esposto c tutti i dettagli delle trattative e delle concessioni alla Francia, Germania, Russia, Inghilterra ..... Si ha l'impressione che Giavid abbia affatto taciuto dell'Italia •.

chailovich e dal fratello Granduca Alessandro. I quali, malgrado il lutto di Corte, hanno creduto di potere recar.si ad una festa da ballo data l'indomani della tragedia di Serajevo, da una signora americana, festa alla quale personaggi di Corte e vari ambasciatori e ministri esteri, ugualmente invitati si astennero dal partecipare. Fu specialmente notato che il Granduca Alessandro era accompagnato dalla Granduchessa sua moglie, che è sorella dell'Imperatore.

Per quanto mi concerne, valendomi della latitudine delle istruzioni di V. E., ho creduto doveroso posporre un pranzo in onore del Primo Ministro e di altri membri del Gabinetto, fissato per H venerdì 3, giorno dei funerali. Durante la settimana del lutto di Corte mi sono pure astenuto d'accordo con altri colleghi, dal partecipare a pranzi ed altri ricevimenti cui ero stato invitato.

Avendo poi saputo che l'Ambasciata di Germania avrebbe issata la bandiera a mezz'asta il giorno dei funerali per avvii motivi, credetti di fare altrettanto.

(l) Il 6 luglio Tittoni aveva comunicato, con tel. n. 5988/372, che Temps aveva pubbli!cato

(2) -Non riprodotto. (3) -Vedi D. 41.
97

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL CONSOLE A FIUME, DE LUCCHI (l)

T. 4004. Roma, 7 luglio 1914, ore 2.

Risulta fabbrica «Skoda » spedisce cannoni per Abissinia. Prego V. S. controllare telegrafandomi possibilmente anche descrizione cannoni.

98

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA

T. 4005. Roma, 7 luglio 1914, ore 2.

Sul piroscafo celere da Trieste in arrivo domani ad Alessandria trovansi altre dieci casse munizioni fucili Martini (2).

99

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

T. 4006. Roma, 7 luglio 1914, ore 2.

Mi riferisco ai suoi telegrammi nn. 150, 151 e 153 (1).

Al Governo dell'Eritrea sono state inviate ripetute istruzioni sulla linea di condotta di completa astensione da seguire rispetto alla faccenda intema di Etio

• dell'arrivo imminente di due piroscafi espressamente noleggiati con carico munizioni da guerra e due aeroplani (?) •·

pia e il telegramma del reggente Governo del1a Colonia da me comunicatole col telegramma n. 3915 (l) affida pie.namente osservanza scrupolosa delle istruzioni medesime.

Circa ritorno in Etiopia dei figli di Garassellassié, notizia che essi erano in Eritrea e che attualmente sono in Italia non è conosciuta da nessuno all'infuori di quelli che hanno interesse a mantenere il segreto, e che essendo pertanto la notizia tenuta segreta, non v'ha dubbio che non possa essere propalata. Si procurerà cautamente di far ritornare in Eritrea i figli del Garas&ellassié per consegnarli alla madre. Resta però bene inteso fin da ora che i figli e la moglie del Garassellassié non dovranno in nessun caso essere consegnati al Governo etiopico, secondo, del resto, le dichiarazioni precedenti fatte a Ligg Jasu ed al Governo etiopico che un popolo civile non consegna nè donne nè ragazzi.

In questa occasione prego V. S. di esaminare con profonda pacatezza le attuali nostre relazioni con Etiopia ed esporre con tutta verità e con piena sicurezza di dati la situazione la quale dai suoi rapporti talora non risulta chiara.

·Ella dovrebbe altresì agire contemporaneamente presso il Governo etiopico per chiarirla con linguaggio energico, aperto e sicuro e per accertare quale sia il contegno del rappresentante francese (2) e di quello inglese verso di noi e verso il Governo etiopico e specialmente del primo, dopo quanto Ella ha espresso nel 11c:tpporto n. 50 in data 8 giugno u. s. circa la· nota direttale dallo stesso Governo etiopico il 22 maggio scorso a proposito della consegna dei fucili al Degiac Garassellassié, cercando di approfondire le indagini per riuscire alla scoperta del vero .autore o segreto ispiratore della nota stessa.

(l) -L'll luglio De Lucchi risponde, con tel. n. 6114: • Sino ad ora furono effettuate quattrospedizioni, l'ultima tre settimane sono. Ognuna comprendeva alcuni cannoni fabbrica di armi Skoda (?), più parecchie casse fucili Mannlicher e cartuccie. Non sono in grado precisare quantità. Continuo indagini accurate. Se sarà il caso telegraferò •. (2) -II 7 luglio Colli comunica, con tel. n. 6036/161, che da Massaua è arrivata la notizia

(3) Non riprodotti.

100

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6017/507 {3). Berlino, 7 luglio 1914, ore 9,10 (per. ore 22,45).

Mio telegramma n. 496 (4).

Le insistenze di questo Governo presso le Banche interessate hanno sortito loro successo ed i negoziati tosto ripresi per il prestito bulgaro hanno condotto .ad una conclusione definitiva. Benchè convenzione relal!iva non sia stata ancora :firmata pure si ritiene sicuro accordo sulle basi già note: anticipo di 120 milioni .contro (?) buoni del tesoro e due opzioni successive al primo agosto 1915 ed ,al

l" agosto 1917 per il prestito totale di 500 milioni tasso 5% ammortamento in

;5-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

50 anni corso di emissione 84. Banche hanno rmunziato al monopolio del tabacco e ottenuto in cambio impegno per fornitura all'industria tedesca e la conferma della concessione di porto Lago. Comunico quanto precede a Joel per le pratiche da esperire circa quest'ultimo argomento.

(l) -Con questo telegramma del l• luglio Di Sangiuliano comunicava l'assicurazione del Governo dell'Eritrea di aver abbandonato completamente Gerasellassié, e la smentita di preparativi militari. (2) -L'll luglio Di Sangiuliano comunica, con tel. n. 4050, al ministro ad Addis Abeba,. .Colli, e al Governatore dell'Eritrea c Segnalo a V. S. corrispondenza da Roma pubblicata nel n. 165 dell'Action Française in cui fra altre insinuazioni si afferma che Italia .avrebbe recentemente effettuato. annessione di territori abissini. Pregola smentire assurda notizia contraria realtà dei fatti riaffermando lealtà nostri propositi risultante da recenti .dichiarazioni in Parlamento e da articolo Giornale d'Italia di cui al mio telegramma n. 3900 •. (3) -Comunicato a Cucchi 1'8 luglio con tel. 4029.

(4) Con questo telegramma, n. 5851/496 del 1° luglio, Bollati informa che • in seguito all'attentato di Serajevo e alle complicazic.ni che se ne temono nelle cose balcaniche, banche tedesche interessate hanno ritirato offerte di operazioni su buoni del tesoro che avevano fatto al Governo bulgaro. Governo imperiale vivamente sollecitato da questa ambasciata austrc~ungarica sta adoperandosi presso le banche perché riprendano negoziati •.

101

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6009/138. Belgrado, 7 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 14,20).

Telegramma di V. E. n. 3994 (1).

Ho parlato stamane con Pachitch nel senso indicatomi da V. E. ed egli mi ha detto di essere completamente dello stesso avviso di V. E. e di assicurarla che il Governo serbo porrà ogni cura nell'evitare qualsiasi complicazione col Goverrno austro-ungarico. A questo proposito confermo il mio telegramma

n. 136 (2). Il signor Pachitch mi ha pregato di ringraziare V. E. per l'amichevole interessamento. Governo serbo attende con una certa inquietudine passo che si crede Austria-Ungheria voglia fare per richiedere una inchiesta a Belgrado in connessione con l'istruttoria di Serajevo. Per ora Governo austro-ungarico si è limitato a richiedere verbalmente sorveglianza di qualche emigrato bosniaco per timore nuovi attentati. Credo che se fosse possibile di fare conoscere a questo Governo intenzione del Governo austro-ungarico a tale riguardo, gli si renderebbe un segnalato servizio. Giornali continuano polemizzare con la stampa austriaca, opinione pubblica è calma ma ieri è stato iniziato boicottaggio Compagnie di navigazioni austriache e commercianti austro-ungarici.

102

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 726/205. Costantinopoli, 7 luglio 1914, ore 14,30 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 702 (3).

Pratiche circa note concessioni Asia Minore non hanno fatto alcun passo perchè Gjavid è stato sempre occupato nei lavori di preparazione e dis:cussione del bilancio davanti Parlamento e nelle trattative germaniche. Alle ripetute soHecitazioni mie e di Nogara ha risposto pvegando dargli tempo di esaminare detti affari in corso ed assicurando sua migliore volontà arrivru-e definizione.

t. -p. 4048 a Bollati ed Avarna, aggiungendo ad Avarna: c Giudichi V. E. se crede di poterin via non ufficiale trovar modo di sapere quanto chiede il r. incaricato di affari in Belgrado •. Il giorno stesso Avarna comunica con tel. n. a. 6118/941: c Colla mia corrispondenza telegraficaho procurato di informare cclla maggiore premura V. E. di quanto ho potuto appurare sino ad ora circa le reali intenzioni di questo Governo relative al passo da fare in Belgrado.Assicuro V. E. non mancherò di far conoscere immediatamente tutto ciò che è possibile,

che mi sarà dato di apprendere in proposito •.

Al mio collega d'Inghilterra che mi chiedeva informazioni ho risposto nello stesso senso, aggiungendo che dopo accordo Londra, essendo (l) ... interesse comune, confido anche nei suoi buoni uffi.ci, essendo R. Governo desideroso di arrivare ad una conclusione per restituire isole che gli sono ormai di peso. Egli mi assicurò della sua cooperazione che io ho richiesto per fine politico, convinto che trattative potranno iniziarsd soltanto quando Gjavid potrà farlo e cioè quando alla S. Porta sarà attenuata impressione ultima discussione di politica estera ailla nostra Camera dei Deputati.

(l) -Vedi D. 90. L'll luglio Di Sangiuliano comunicava questo telegramma e il D. 90 con (2) -Vedi D. 60. (3) -Vedi D. 95.
103

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6032/185 (2). Janina, 7 luglio 1914, ore 18 (per. ore 11 dell' 8).

Faccio seguito al mio telegramma 182 (3).

Si annuncia che lavori assemblea epirota riunitasi ieri sera a Delvino continueranno per tre o quattro giorni. Delegati ammontano dicesi a 33. In contrasto dichiarazioni di queste autorità (mio telegramma 172) (4), comincia qui a prevalere opinione che quest'oggi stante situazione albanese, assemblea epirota non riconoscerà accordo di Corfù o, nel caso in cui l'accetti, vi porrà tali riserve e condizioni da equivalere ad un rigetto.

È qui arrivato jeri da Corfù generale Papulas che assumerà Governo Epiro in sostituzione Foresti.

Corre voce che Coritza sia caduta.

Comunicato R. Legazione.

104

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6024/417. Pietroburgo, 7 luglio 1914, ore 19,21 (per. l' 8, ore 2,30).

Telegramma di V. E. n. 3996 (5).

Sazonoff e Principe Trubetzkoy presso il quale incaricato d'affari di AustriaUngheria ed io ci siamo rispettivamente recati per ottenere che Russia insieme colle altre Potenze cerchi di influire a Bucarest per inviare truppe romene in Albania, ci ha risposto essere loro noto in modo positivo e sicuro che Romania

Mi parrebbe, per prevenire complicazioni, sia urgente che Italia ed Austria ottenganodalle altre Potenze qualche passo energico ad Atene e che i due Governi italiani ed austroungarico scambino senza indugio le loro idee anche sul modo di togliere •alla Grecia ed agli Epiroti ogni pretesto per eludere l'accordo di Corfù e le deliberazioni di Londra •.

è fermamente decisa mantenersi negativa a tale riguardo e non sembra loro il

caso di insistere stante prospettiva di certo rifiuto.

Conte Czernin ha altresì intraUenuto Sazonoff della proposta di fare un passo a Costantinopoli per segnalare opportunità che Comitato Giovani Turchi non fomenti agitazione in Albania. Sazonoff, quantunque scettico circa risultato simile ufficio, si è mostrato disposto a procedervi «si omnes », pur osservando che, a suo parere, Germania non vi ci sarebbe associata.

Principe Trubetzkoy, che aveva già cognizione di quella proposta e me ne ha parlato spontaneamente, si è espresso in analogo senso ma ha rilevato che essendo prevedibile Sublime Porta risponda negando ingerenza Comitato nelle cose di Albania, sarebbe preferibile, per prestigio Potenze, astenersi da un passo destinato rimanere ostile.

(l) -Gruppo mancante. (2) -Di Sangiuliano 1'11 luglio ,comunica questo tel. n. 4052, ad Avarna, a Bollati, ad Imperiali, a Tittoni, a Carlotti e ad Aliotti e per Avarna aggiunge: • Pregola intrattenere Berchtold su quanto riferisce R. Console in Janina circa probabile rifiuto dell'assemblea epirota di ratificare accordo di Corfù e riferirmi di lui avviso al riguardo. (3) -Vedi D. 84. (4) -Non riprodotto. (5) -In nota al D. 65.
105

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6020/927 (1). Vienna, 7 luglio 1914, ore 19,50 (per. ore 23,45).

Telegramma di V. E. n. 3996 (2).

Forgach mi ha detto che Berchtold aveva dal canto suo impartito (3) agli ambasciatori l. e R. a Berlino Londra Parigi e Pietroburgo istruzioni di adoperarsi presso i rispettivi Governi perchè vogliano dare istruzioni ai loro rappresentanti a Bucarest di insistere ·colà nel senso desiderato dell'Austria-Ungheria e Italia. Egli ha aggiunto che Ambasciata l. e R. a Londra aveva già risposto facendo conoscere di avere parlato della cosa a Nicolson che gli aveva promesso che ne avrebbe intrattenuto Grey. Nicolson avrebbe però soggiunto che qualsiasi passo in tal senso gli sembrava superfluo avendo Governo romeno già fatto conoscere non essere disposto a consentire all'invio truppe in Albania.

106

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4018. Roma, 7 luglio 1914, ore 20.

(Per entrambi). Questo ambasciatore d'Austria-Ungheria mi ha detto che Lowenthal ha telegrafato al Conte Berchto1d che son~ arrivati a Durazzo 12 ufficiali austriaci della riserva e che si aspeUano ora 700 volontari austro

ungarici. Nel suo telegramma, Lowenthal ha fatto sapere che Principe Wied spera molto nell'aiuto di questti. volontari ma che egli Lowenthal, non si è ingerito della cosa; Mérey ha aggiunto, che in seguito a tale comunicazione del ministro I. e R. a Durazzo, Berchtold ha chiesto lista coi nomi degli ufficiali austro-ungarici colà arrivati, e che Berchtold ha espresso avviso che in certe condizioni volontari europei potrebbero riuscire militarmente utili al Principe Wied. Berchtold però ritiene che in ogni caso arruolamenti di volontari non possono avvenire se non nei modi e nelle condizioni in cui sono consentiti dalla legislazione militare austro-ungarica.

(l) -In nota al D. 65. (2) -Il 7 lu~lio Di Sangiuliano comunica con tel. n. 4017, ad Avarna, Imperiali, Tittoni. Carlotti e Bollati che l'ambasciatore austro-ungarico gli ha comunicato la stessa cosa del documento quì sopra, ed aggiunge: • Confèrmando pertanto mio tel. 3996, prego V. E. regolarsiin conformità d'accordo con suo collega d'Austria-Ungheria •. (3) -Vedi Oe. -U. A. VIII, 10046.
107

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI A SINAJA, FASCIOTTI, E A DURAZZO, ALIOTTI (l)

T. GAB. 4019. Roma, 7 luglio 1914, ore 20.

(Per tutti meno Vienna). Ho così telegrafato al r. ambasciatore a Vienna: (Per tutti). Da questa Ambasciata austro-ungarica mi viene comunicato quanto appresso:

Ministro albanese Nogga ha dichiarato a ministro I. e R. in Durazzo che egli teme che Va11ona sia presa dagli insorti e che questi cerchino di introdurre dal porto armi e munizioni in città. Nogga ha aggiunto ritenere che a Costantinopoli si preparino invii di armi e munizioni agli insorti, che minacciano Vallona. Berchtold propone pertanto che siano impartite istruzioni a comandi dei due stazionari, italiano e austro-ungarico d'impedire importazione per via di mare d'armi e munizioni per gl'insorti. Ho risposto a questa Ambasciata d'Austria che aderivo a proposta di Berchtold, pur,chè non si trattasse di effettuare sbarco marinai, ciò che avrebbe potuto dar luogo a gravi incidenti.

Prego V. E. informare Berchtold che io mi sono rivolto al R. Ministero Marina pregandolo dare istruzioni in questo senso al Comandante della R. Nave « Agordat :1> ancorata in Vallona. V. E. vorrà interessare codesto Governo perchè identiche istruzioni siano date al Comandante dello stazionario austroungarico.

(Per tutti meno Vienna). Quanto precede per opportuna conoscenza della

E. V. (2).

(l) -L'8 luglio Avarna comunicava con tel. n. 6039/930, che Berchtold impartirà • al Comandante dello stazionario austro-ungarico in Valona (le stesse istruzioni) date da V. E. al Comandante dell'Agordat •· (2) -Il 20 luglio Di Sangiuliano telegrafa ancora (n. 4218) agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi e Pietroburgo: c Prego V. E. invitare codesto Governo a prendere parteall'azione austro-italiana acque di Valona intesa impedire introduzione armi munizioni perinsorti senza tuttavia effettuare sbarco marinai •.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A VIENNA, AVARNA, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, AI MINISTRI A DURAZZO, ALIOTTI, E A SINAJA, FASCIOTTI

T. 4020 (1). Roma, 7 luglio 1914, ore 20.

(Per tutti meno Costantinopoli). Mio telegramma 3956 (2).

(Per tutti meno Vienna). Ho così telegrafato al R. ambasciatore a Vienna:

(Per tutti). Questa Ambasciata d'Austria-Ungheria mi fa conoscere che Berchtold è pure d'avviso essere necessario che nostri due Governi .si rivolgano alle altre Potenze perchè sia fatto passo collettivo a Costantinopoli allo scopo di ottenere che Comitato giovane-turco desista dal fomentare e incoraggiare insurrezione albanese. Prego informare Berchtold che io oggi .stesso dò istruzioni ai RR. ambasciatori in Berlino, Londra, Parigi e Pietroburgo d'insistere in questo senso presso quei Governi, d'accordo col loro collega d'Austria-Ungheria.

(Per Berlino, Londra, Parigi e Pietroburgo). Prego V. E. regolarsi in conformità d'accordo con suo collega austro-ungarico. (Per Costantinopoli). Prego V. E. regolarsi in conformità non appena tutti gli altri suoi colleghi avranno ricevuto identiche istruzioni. (Per Durazzo e Sinaja). Quanto precede per opportuna conoscenza della

s. v.
109

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Ed. in I. B., IV, 128)

T. R. 6025/418 (3). Pietroburgo, 7 luglio 1914, ore 21 (per. l'8 ore 2,55).

Constami da buona fonte che avendo questo incaricato di affari austroungarico accennato a Sazonoff alla « possibilità » che Governo di VIenna richieda a quello serbo suo concorso in una inchiesta mista da condursi in Serbia per complotto di Serajevo, Sazonoff non ha nascosto al suo interlocutore che simile passo produrrebbe penosa impressione in Russia e raccomandandogli esempio dato da quest'ultima in analoga circostanza nei tempi andati ha vivamente insistito perchè Austria-Ungheria, ove avesse concepito quella intenzione, si induca ad abbandonarla e «a non entrare in una via cosi pericolosa».

(l) -L'8 luglio Avarna comunica con tel. n. 6041/932 l'adesione al passo. Tale adesione il 13 luglio viene comunicata con tel. n. 4068, a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Aliotti e Fasciotti. (2) -Vedi D. 57. (3) -Comunicato a Squittì 1'8 luilio con tel. n. 4030.
110

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6022/504. Berlino, 7 luglio 1914, ore 21,10 (per. l' 8, ore 0,15).

Benchè non avessi ancora ri-cevuto risposta al mio telegramma di ieri

n. so.a (l) pur v:alendomi delle istruzioni generali contenute negli ultimi telegrammi di V. E. e di quelle più precise del telegramma di V. E. n. 3996 (2) ho creduto potermi associare al mio collega di Austria-Ungheria nel chiedere a questo Governo che intervenisse a Bucarest ed a Costantinopoli nel senso da noi desiderato. Jagow che teneva oggi il suo primo ricevimento dopo il ritorno dal viaggio di nozze ci ripetè che era disposto di aderire ai nostri desideri e ad appoggiare presso Governo romeno la domanda del principe di Wied per invio di truppe in Albania: che però, prima di dare istruzioni a tal uopo al rappresentante germanico a Bucarest, doveva aspettare la decisione. definitiva dell'Imperatore cui era stato sottoposto un rapporto in proposito.

Quanto al passo presso la Turchia Jagow dava subito istruzioni a quell'incaricato d'affari di associarsi ai suoi ·colleghi nel chiedere aUa Sublime Porta di prendere tutte le possibili misure per impedire che da parte turca venisse fomentata o favoreggiata l'insurrezione albanese. Jagow non si riprometteva alcun risultato da quest'ultimo passo; aveva relativamente miglior speranza per l'esito del primo nel caso ben inteso che tutte le Grandi Potenze vi aderissero.

111

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1413/690. Vienna, 7 luglio 1914 (per. il 10).

Il linguaggio antiserbo della stampa austro-ungarica non accenna ancora a cessare ed anzi aumenta di intensità in mano in mano che vengono pubblicate pretese rivelazioni circa l'istruttoria iniziata dalle autorità in Serajevo contro i giovani serbi che commisero l'attentato che costò la vita all'Arciduca Francesco Ferdinando ed alla sua consorte.

Ad accrescere poi l'eccitazione .contro la Serbia contribuisce assai il linguaggio della stampa serba ·considerato qui cinico e spesso addirittura ostile alla Monarchia.

La Montags Revue di ieri deplora il linguaggio delle stesse pubblicazioni dell'Ufficio Stampa del Gabinetto di Belgrado circa l'attentato, in quanto che la sua imprudenza giunse al punto di consigliare all'Austria i mezzi con cui guadagnarsi le simpatie del popolo serbo e dò mentre si accumulavano le prove che il truce misfatto era stato preparato a Belgrado.

La Sonn wnd Montagszeitung, pure di ieri, si stupisce che il Governo serbo dichiari essergli incomprensibile l'astio accumulatosi nella Monarchia in seguito

all'attentato. Essa ricorda i benefici che i Serbi della Bosnia ebbero dalla Monarchia e scrive che l'odio stesso che Croati e Musulmani dimostrano per i Serbi bosniaci comprovano come questi ultimi siano una razza sconoscente. Accusa qumdi la Serbia di non essersi mai opposta alla pericolosa propaganda panserba, e conchiude però il suo articolo asserendo che l'Austria-Ungheria è tutt'ora animata da sentimenti pacifici e che l'attentato ha, se non altro, dimostrato all'Europa che i popoli della Monarchia sono tutti egualmente animati dallo stesso sentimento di onore e di amore per la patria.

La Neue Freie Presse dal suo lato rileva nel suo articolo di fondo di ieri sera che è incomprensibile il linguaggio della stampa russa di fronte all'attentato di Serajevo. I giornali russi trovano infatti che sarebbe assolutamente inammissibile che la Monarchia domandas·se alla Serbia di aprire nel Regno un'inchiesta circa la preparazione colà avvenuta del complotto. La N eue Freie Presse trova tanto più strana questa affermazione russa in quanto che proprio la Russia ha sempre richiesto i Governi esteri, specialmente quelli tedesco, francese ed austroungarico di facilitare le indagini della propria polizia concernenti i nichilisti ed anarchici, trovando, per parte dei Governi medesimi, la maggiore condiscendenza.

L'ufficioso Pester Lloyd del 4 corrente condanna pure il linguaggio della stampa serba e dichiara che se la Monarchia non vuole la guerra colla Serbia essa si attende però da quest'ultima un contegno corretto e domanda che adempia a tutti gli obblighi di un vicino corretto e sincero. Ed i fattori responsabili della Monarchia non potranno certo fare a meno di trattare col Governo serbo la questione del complotto che condusse all'attentato di Serajevo e se pure conserveranno la massima calma, dovranno però parlare nel modo il più serio ed il più esplicito.

(l) -In nota al D. 57. (2) -In nota al D. 65.
112

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. R. 767/136. Belgrado, 7 luglio 1914 (per. il 18).

Il giorno 3 corrente è stata celebrata nella cappella di questa Legazione d'Austria-Ungheria una messa di « requiem » in suffragio delle anime dell'Arciduca Francesco Ferdinando e della Duchessa di Hohemberg. La cerimonia non ha provocato, come si temeva alla Legazione I. e R., alcuna dimostrazione di protesta da parte della popolazione che ha continuato a mantenere il contegno calmo e dignitoso, benchè gli animi di tutti fossero profondamente inddgnati per le notizie delle barbare devastazioni di Serajevo. Due soli incidenti avvennero: degni di nota, mi pare, perchè sono un sintomo della tensione degli animi che ancora perdura in questi circoli politici e diplomatici. Il primo avvenne durante la messa di «requiem » alla quale doveva intervenire anche S. A. R. il Principe Reggente Ales·sandro. La cerimonia era annun

ziata per le 10 a. m. ed il signor De Storck la fece iniziare puntualmente senza curarsi che il Principe non era ancora giunto. E quando S. A. giunse poco dopo, dovette farsi strada da solo fra la folla. Voluta mancanza di riguardo, alla quale si deve aggiungere il contegno freddo ed altezzoso di tutti i membri della Legazione l. e R. verso le autorità e le personalità serbe. L'altro incidente fu che la Legazione di Russia, sola di tutte le Legazioni, non espose, in quello stesso giorno, la bandiera a mezz'asta; La Legazione di Russia è, com'è noto, di fronte al Palazzo Reale e l'offesa non sfuggì a nessuno. Il contegno del Governo serbo e dell'opinione pubblica intera è stato in questa triste circostanza davvero mirabile. Non ostante l'esaltazione di tutti gli animi per gli eccessi della plebaglia contro i Serbi della Bosnia-Erzegovina, non ostante le accuse e le ingiurie più atroci della stampa austro-ungarica e germanica, che ha descritto Belgrado come un covo di assassini, non ostante le insinuazioni di .connivenza dello stesso Governo serbo nel complotto che sarebbe stato organizzato qui, tanto il Governo che l'opinione pubblica hanno mantenuto un conte.gno calmo e corretto, sforzandosi di evitare qualsiasi pretesto di recriminazioni da parte dell'Austria, il cui gioco di cercare di compromettere il Governo ed il popolo serbo, sfruttando la tragedia di Serajevo per fini politici, è apparso chiaro fin da principio a queste acute menti orientali che ormai conoscono i sistemi politici e diplomatici della vicina Monarchia.

Ma la Serbia non si è prestata al gioco. La stampa, è vero, ha risposto con molta vivacità ai giornali austro-ungarici e germanici, ma senza giungere alla apologia del reato come si è voluto far èredere. La stampa ufficiosa, come l'E. V. avrà potuto giudicare dall'artlicolo della Samouprava annesso al mio ràpporto

n. 114 (1), ha scritto sempre articoli sensati ed equilibrati (qui unito trasmetto un altro articolo dello stesso giornale) e non articoli provocanti come hanno detto i giornali viennesi'. Le idee ed il contegno del Governo serbo sono riassunte in modo degno ed efficace nella qui unita circolare, ·che il signor tPasic ha diretto a tutte le Legazioni di Serbia all'estero.

A questo contegno ha fatto penoso contrasto quello ostentato da questa Legazione d'Austria-Ungheria. Ho già avuto l'onore di accennare all'E. V. e di riferire l'incidente fra il signor De Storck ed il signor Gruk. Di fronte ai pericoli di un simile stato di cose, nell'eventualità di qualche altro possibile incidente mi sono adoperato, valendomi dei buoni rapporti d'amicizia che ho col signor De Storck., a calmarlo ed a ricondurlo ad un più sereno giudizio della situazione. So che della mia azione si è avuto sentore in queste sfere governative e che me ne sono assai grati. Se in quei giorni si fosse verificato il benchè minimo incidente fra Austria-Ungheria e Serbia, l'incaricato d'affari non sarebbe stato in grado di trat:tarlo senza provocM"e qualche grave complicazione.

Dei risultati dell'istruttoria che si sta svolgendo a Serajevo ancora nulla si sa di preciso, tranne le sensazionali notizie pubblicate da molti giornali di complicità di ufficiali e di personalità politiche serbe. Se ne attende perciò il risultato con molta emozilone. Intanto da queste prime notizie appare evidente che in Austria si cerca di approfittare della circostanza per sbarazzars~ di personalità politiche, moleste per la loro azione vigile ed attiva contro l'amministrazione della Bosnia Erzegovina e per disgregare il blocco serbo-croato. Così le

accuse al Maggiore Pribicevic (che è ammalato da vari mes>i) perchè è fratello del deputato alla Dieta Croata, l'al'lresto del signor Jeftanovic, ·che è suocero del ministro di Serbia a Pietroburgo Spalaikovic, noto austrofobo, le a·ccuse al Generale Jankovic, Presidente ed anima della « Narodna Obrana ».

Ad ogni modo anche se il Governo austro-ungarico chiederà al Go.veorno serbo di fare una inchiesta a Belgrado sarà quasi impossibile di poter accertare qualsiasi responsabili'tà. Il fatto che le bombe sono di provenienza serba non basta per far supporre l'esistenza di un complotto. Infatti, dopo le recenti guerre balcaniche, a tutti i comitagi sono state lasciate le bombe che erano ll'imaste della dotazione e qui in Belgrado è facilissimo SJ chiunque di procurarsene in gran numero. Ed [ntanto si prepara con questi argomen:ti la difesa. Per Cabrinovic si è detto che il Governo serbo aveva voluto espellerlo e che non aveva potuto farlo per l'intervento di questo Consolato I. e R. Mentre invece il Signor De Storck mi ha detto che vi era stato solo uno scambio di caseLl:ario giudiziario fra le polizie di Belgrado e di Serajevo. Il Cabrinovic era incensurato. Il Principe è fatto passare per un pazzo e mentre in Austria si dice che è stato tro·vato ben fornito di denaro, qui si risponde che invece ha dovuto vendere tutta la sua roba per poter partire.

Qualunque sta l'epilogo di questi dolorosi avvenimenti, già ·fin d'ora si può dire che la reazione e le persecuzioni che hanno seguito gli attentata. di Serajevo hanno aumentato ancora, se possibile, l'odio impla·cabile del popolo serbo per l'Austria-Ungheria. Dr quanto è avvenuto ora, dice ogni serbo, ci ricorderemo il giorno della resa dei conti. Così, mentre tutti gli sforzi dei governanti e delle diplomazie erano da tempo diretti a migliorare i rapporti fra la Serbia e l'Austria, il tragico destino e la persistente politica di oppressione delle nazionalità e di intimidazione verso un'azione forte e patriottic'a, hanno distrutto in un attimo il risultato del difficile lavoro e scavato più profondamente l'abisso che separa la Serbia dalla vicina Monarchia.

ALLEGATO

NOTA CIRCOLARE DEL GOVERNO SERBO A TUTTE LE LEGAZIONI DI SERBIA ALL'ESTERO

La presse autrichienne, après l'attentat de Serajevo, accuse de plus en plus la Serbie, qu'elle rende responsable de ce fait.

Son but est clair: on veut detruire le crédit mora! dont la Serbie jouit actuellement en Europe, en exploitant pour des motifs politiques un attentat commis par un jeune homme fanatique et exalté.

L'attentat de Serajevo est condamné par la Serbie entière de la façon la plus sévère. Le monde officiel et la nation serbe se rendent compte que ce crime aura pour effet de produire une tension dans les rapports de bon voisinage entre la Serbie et l'Autriche-Hongrie et de peser sur la situation des Serbes qui vivent dans la Monarchie voisine: d'ailleurs les derniers événements l'ont suffisamment démontré.

Au moment où la Serbie faisait tout son possible pour que ses relations avec la Monarchie voisine deviennent les plus amicales possible, il est absurde de croire qu'elle pouvait tolérer des faits camme ceux qui viennent de se produire à Serajevo. Au contraire, le plus grand intérét de la Serbie eùt été qu'un pareil fait ne se produisit jamais. Malhereusement pour la Serbie, elle n'a pas pu l'empécher, les auteurs de l'attentat étant des sujets autrichiens.

Jamais la Serbie n'a permis la formation sur son territoire d'éléments quelconques ayant un caractère anarchique et après les derniers événements elle redoublera le contròle sur cette catégorie d'hommes. S'ils font leur apparition dans le pays, elle prendra les mesures les plus énergiques contre eux.

Le Gouvernement avait préparé un projet de loi contre les anarchistes et, à cause de la dissolution des Chambres, il est resté en suspens, mais la Serbie fera tout son possible pour calmer par tous les moyens les esprits des hommes exaltés qui se trouvent sur le territoire du Royaume.

Dans tous les cas, la Serbie ne saurait tolérer que la presse viennoise induise l'opinion publique européenne en erreur en rejetant le poids de la responsabilité criminelle de l'acte d'un sujet autrichien -acte qu'elle veut exploiter pour des fins politiques -sur la Serbie et le peuple serbe tout entier auquel des faits de cette nature ne peuvent que nuire.

(l) Non riprodotto.

113

L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6048/620. Durazzo, 7 luglio 1914 (per. il 9).

La Delegazione dell'Albania meridionale, cui accennavo nel mio ·telegramma

n. 615 (1), dopo essere stata ricevuta dal Principe e dal Governo si è presentata oggi alle due Legazioni italiana ed austro-ungarica e al presidente della Commissione di Controllo. Essa è composta di una quindicina di delegati in prevalenza musulmani di Tepeleni, Curvelesh, Chimara, Argirocastro, Delvino, Konispoli, Libonovo. Mi disse che le popolazioni rappresentate nella Delegazione ben sapendo quanto l'Italia ha già fatto rper loro hanno fiducia che essa non ile abbandonerà in un momento cosi grave e disperato in cui non soltanto lè in gioco il loro interesse politico e nazionale, ma anche la loro esistenza. Mi espose, e mi feci esporre da alcuni dei delegati, episodi molto pietosi che dimostrano quanto è purtroppo già noto, cioè che i così detti insorti', appoggiati dalle truppe greche, tendono ad annientare le popolazioni che essi credono irriducibilmente i['efrattarie alla grecizzazione. Infine mi domandò di far presente 'al R. Governo la necessità che l'Europa o le due Potenze adri!atiche, non fosse che per ragioni d'umanità, prendano senza indugio quelle misure estreme ·che saranno considerate necessarie per evitare estremi mali, aggiungendo che intanto dovrebbe venir mandata immediatamente sul posto la Commissione di Controllo, o, per essa, una Commissione di delegati delle Potenze che potrebbero fornire ai rispettivi Governi una testimonianza dketta di quanto sta succedendo e nello stesso tempo imporre colla loro presenza un certo ritegno ai massa·cratori degli inermi e ai devastatori delle proprietà. Risposi con buone parole ed assicurai la Delegazione che mi sarei affrettato a trasmettere all'E.V. i loro desiderata.

(l) Vedi D. 87.

114

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6033/264. Londra, 8 luglio 1914, ore 15,30 (per. ore 18,45).

Telegramma di V. E. n. 3996 (1).

Nicolson, cui ho parlato testè nel senso prescrittomi, mi ha detto risultargli Governo romeno non intende in modo assoluto inviare truppe in Albania. Premesso però che avrebbe riferito a Grey la mia comunicazione, ha osservato a titolo di opinione che questo Governo non avrebbe in massima sollevato alcuna difficoltà se Governo romeno e le altre Potenze fossero state consenzienti. In presenza però categorico rifiuto romeno gli pareva che una insistenza inglese non sarebbe giustificata. Benchè Nicolson non me lo abbia detto esplicitamente, ho capito dal suo linguaggio che qui non si riterrebbe giustificato di insistere perchè Governo romeno faccia appunto quello che Grey ha in modo così categorico dichiarato di non volere a nessun costo fare. Linguaggio di Nicolson mi darebbe motivo di prevedere risposta negativa di Grey (2). In seguito ad accordi con Mensdorff e giusta ordini telegrafi·ci di V. E., ho pure intrattenuto Nicolson della utilità di amichevoli raccomandazioni a Costantinopoli nel senso .suggerito da V. E. Nicolson mi ha detto che Mensdorff avevagli rivolto analoga raccomandazione. Ha aggiunto si sarebbe spedito in tal senso telegramma Malet. Sottosegretario di Stato non si fa però troppe illusioni sul risultato pratico di tali raccomandazioni, prevedendo che Governo ottomano risponderà con solite raccomandazioni ripudiando qualsiasi ingerenza turca negli affari albanesi.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. PART. 6052/265. Londra, 8 luglio 1914, ore 15,30 (per. ore 19,15).

Ambasciatore di Germania reduce da un breve congedo mi disse ieri sera a titolo di confidenza strettamente personale che nel lasciare Berlino or sono tre giorni aveva constatato regnare quivi serie preoccupazioni per un possibile conflitto austro-serbo. Osservai sembrarmi poco verosimile che l'Imperatore, dopo aver dato tante prove dei suoi sentimenti pacifici, voglia ora assumersi responsabilità di provocare un conflitto che date le disposizioni della Russia potrebbe avere fatali conseguenze per la pace europea. Replicò il collega che le disposizioni Imperatore rimangono immutate ma d'altra parte occorre tener preserute intenso fermento e viva eccitazione regnante presso influentissimi circoli militari e presso la parte più elevata opinione pubblica contro politica ec·cessivamente remissiva verso Serbia seguita da Berchtold la cui posizione diviene sempre più

difficile e imbarazzante. Collega aggiung'e tuttavia notizie ieri ricevute partenza suo Imperatore per annuale crociera in Norvegia gli dava forse motivo a sperare che pericolo conflagra:Mone s1a non del tutto dileguato almeno attenuato alquanto. A proposito della Russia mi confidò ,che a Berlino aveva trovato Cancelliere e tutti assai nervosi e preoccupati per gigantesco incremento forze militari Impero vicino del quale non riescono ancora ad indovinare vere intenzioni. Per contro diffidenza contro Inghilterra si sarebbe calmata. Circa Albania disse collega che il suo Governo come questo Governo si va sempre più disinteressando della questione che a differenza delle relazioni austro-serbe non si considera tutto compreso capace turbare pace europea.

Disinteresse è specialmente accentuato Imperatore che per ragioni sue personali ha preso Wied in antipatia. Circa relazioni austro-serbe ho riportato impressione che qui pur riconoscendosene delicatezza non paventano disastri per }a grande fiducia che si ha nell'Imperatore. In via riservata Nicolson mi ha detto che al postutto sotto l'aspetto internazionale la scomparsa dell'Arciduca potrebbe semplificare molte spinose e allarmanti questioni.

(l) -In nota al D. 65. (2) -Il 13 luglio Imperiali comunica con tel. n. 6178/269, che Grey gli ha comunicato per iscritto • non essere disposto ad esercitare pressioni a Bucarest ».
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 6034/266. Londra, 8 luglio 1914, ore 15,30 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. n. 4019 (1).

Data Durazzo presenza navi tutte potenze inviate in seguito nostre sollecitazioni sottopongo V. E. mio parere remissivo circa opportunità invitare anche altre Pot,enze affinchè loro navi cooperino colle italiane e austriache per scopo indicato. Questo tanto più in quanto dal telegramma di V. E. rilevo suo consenso subordinato divieto sbarco marinai. Se Potenze consentono principio internazionalizzazione sarà più ribadito. Se rifiutano azione itala-austriaca potrà svolgersi senza fornire appiglio a qualsiasi rilievo.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6042/933 (2). Vienna, 8 luglio 1914, ore 20,07 (per. ore 22,02).

Berchtold mi ha dato lettura di un telegramma del ministro I. e R. in Atene in cui questi gli riferiva avergli Streit dato assicurazione formale che H Governo ellenico avrebbe fatto tutto il possibile per prevenire una cooperazione epirota cogli insorti albanesi. Poi aveva aggiunto che credeva che ciò fosse nell'interesse stesso della Grecia e si era quindi lamentato del contegno del

ministro del Nord America che aveva eccitato Epiroti contro gli Albanesi e cercato di influenzare pure in tal senso Zographos. Da un telegramma poi pervenutogli dal console i. e r. in Corfù risultava che Zogra1phos era passato recentemente da quella città accompagnato da Karapanos recandosi ad Argirocastro allo scopo di persuadere quelle popolazioni ad accettare l'accordo di Corfù. Berchtold mi ha detto infine che un telegramma del console i. e r. in Valona l"isultava che il Prefetto di Berat aveva telegrafato al Go~rno albanese che le truppe del Governo erano (sic) respinte insorti presso vhllaggio Pradovini.

(l) -Vedi D. 107. (2) -Comunicato il 13 luglio ccn tel. n. 4065, a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Bosdari e Aliotti.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, Al MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. 6043/934. Vienna, 8 Luglio 1914, ore 20,7 (per. ore 22,45).

Mi è stato riferito in via indiretta e confidenziale da fonte autorevole che nel Consiglio dei Ministri comuni che ebbe luogo ieri sarebbero ,stati decisi i provvedimenti da adottarsi per Bosnia ed Erzegovina per combattere l'estendersi delle idee panserbe e sarebbe stata pure concordata la risposta che il Conte Tisza darà doma~Ji all'interpellanza mossagli dall'Andrassy circa attentato Serajevo. Non sarebbe stata invece presa alcuna decisione circa attitudine da tenersi di fronte alla Serbia perchè non è ancora terminata l'istruttoria iniziata contro gli autori dell'attentato ed i loro complici. Avendo io chiesto a Berchtold quando sarebbe stata chiusa istruttoria stessa, egli mi ha detto che non si poteva ancora saperlo perchè ogni 'giorno si scoprivano nuovi complici degli assassini, che erano tutti Serbi della Bosnia Erzegovina, i quali avevano però ricevuto in Serbia le armi per compiere l'attentato in Serbia. Berchtold mi ha informato poi che sarebbe partito questa sera per Ischl per

sottomettere all'approvazione dell'Imperatore le decisioni del Consiglio dei Ministri e avrebbe quindi fatto ritorno venerdì.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

L. P. Roma, 8 luglio 1914.

A cagione della mia salute non posso più ritardare la mia partenza per Fiuggi. Se c'è qualche Consiglio di Ministri importante, in un giorno· che non sia domani nè posdomani, e tu credi utile ch'io intervenga, lo posso, se preavvisato la vigilia. Se non posso intervenire, considerami sempre come presente e votante con te.

Se, per altre ragioni serie, occorre una mia corsa a Roma, posso sempre farla; sono solo due ore d'automobile.

Ieri sera è venuto Borsarelli, tutto spaventato, a parlarmi della minaccia di disordini interni. Non dubito che provvederai con pronta energia a .prevenirli anche arrestando i capi e disocganizzando così la preparazione.

Superfluo dirti che io accetto tutta la solidarietà e responsabilità d'ogni provvedimento energico, per quanto impopolare.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Ed. parzialmente in Rivista storica italiana, a. LXI, fase. II, pp. 256-252, e ora nell'estratto, Napoli E.S.I., 1953, pp. 3-5 e pure parzialmente in SALANDRA, La neutralità, pp. 51-56, in VOLPE pp. 292-296, in ALBERTINI, Le Origini, p. 221).

L. P. (1). Berlino, 8 luglio 1914.

Al telegramma di Gabinetto n. 701 (2), che l'E. V. si è compiaciuto dirigermi in data del 4 corrente, mi permetto di rispondere sotto la forma di una lettera particola·re, che meglio mi fornirà il modo di sviluppare tutte le considerazioni ispiratemi dall'importantissimo argomento. E comincio..... dalla fine, cioè dall'osservazione da Lei fatta, che la Ger~nania non si sia forse reso conto di tutta la gravità del pericolo che minaccia la ~riplice Alleanza in seguito alle relazioni fra l'Italia e l'Austria-Ungheria nella questione albanese. A me non pare che ciò sia: credo, invece, che di quel pericolo, qui abbiano una chiara precisa visione, e che esso formi oggetto di costanti preoccupazioni, se non di una positiva azione di questo Governo, il quale, molto sovente, non sa in qual modo intervenire per ricondurre :l'accordo fra i suoi due alleati. Che questa mia opinione sia fondata, lo prova, fra altre cose, anche la chiamata che-con procedimento qui insolito -io m'ebbi giorni sono dal Cancelliere, del colloquio col quale ho riferito a V. E. col mio telegramma Gab. n. 53 del 27 giugno

u. s. Egli mostrava di credere, allora, che causa principale dei dissensi manifestatisi fra i due Governi in Albania fosse il contegno dei rispettivi rappresentanti a Durazzo; e poichè il Governo austro-ungarico erasi dichiarato disposto a richiamare il suo, insisteva vivamente perchè il R. Governo consentisse a 11ichiamare al più presto anche il nostro, sul quale, a parere del signor von Bethmann Hollweg, gravava la maggior parte di responsabilità. In tutto ciò v'è senza dubbio qualcosa di vero: e l'E. V. ha, Ella stessa, ripetutamente riconosciuto che la linea di condotta seguita dal r. ministro a Durazzo non ha sempre risposto, nè nella sostanza, nè nella forma, alle direttive che da V. E. gli exatno date, e ha potuto far sorgere, sopratutto in chi exa interessato ad averli, sospetti e false interpretazioni circa i veri fini della politica italiana in Albania. Dal canto mio, debbo francamente confessarle che, soprattutto dalla lettura delle giustificazioni del Barone Aliotti -più ancora che da quelle delle accuse portate contro di lui -ho ricavato l'impressione che fu propd~ lui, sopratutto lui, a

spingere il Principe a rifugiarsi sul « Misurata »: e che fu proprio lui -non parliamo dell'On. Foscari e dei due giornalisti bolognesi -a far dare a PrenkBib-Doda (che poi si è cosi brillantemente comportato!) il consiglio di non venire in aiuto del Principe. Ancora ultimamente, dopo le categoriche istruzioni, che con m1rabile chiarezza, vigoria e lealtà V. E. gli aveva impartite in data 18 giugno, tutti i telegrammi del Barone Aliotti stanno a provare che egli considera come compito precipuo della sua missione quello di combattere l'azione austriaca, e che interpreta in modo assai singolare l'altro suo compito di sostenere il Principe di Wied. Per conseguenza, pur essendo interamente d'accordo con V. E. nel ritenere che il richiamo di quel diplomatico sia per il momento inopportuno e tale da dal' luogo, assai probabilmente, a conseguenze diametralmente contrarie a quelle che si vorrebbero ottenere; credo anch'io -come credono qui -che la sua partenza da Durazzo potrebbe recare un miglioramento nelle relazioni fra l'Italia ed Austria; miglioramento però a parer mio, soltanto apparente e passeggero, e tale da non poter essere in alcuna guisa scontato per l'avvenire. Perchè io sono, come V. E., profondamente convinto che un semplice mutamento di persone non basterà a .porre riparo ad una situazione, le cui cause sono assai più remote e più complesse.

Anche per rimanere soltanto in Albania, quelle cause debbono ricercarsi nelle origini e nello sviluppo storico dell'azione colà delle due Potenze, la cui reciproca posizione, malgrado tutte le dichiarazioni e gli accordi in contrario, deve fatalmente condurre ad un dissidio fra di loro. Quelle cause debbono ricercarsi -mi perdoni la franchezza -nelle stesse istruzioni da V. E. impartite ai nostri agenti in Albania, e che pur sembrano a prima vista tanto giuste ed opportune. Ella dice: tanto l'Italia quanto l'Austria esplicano in Albania tutto un programma di affermazione morale e culturale, e di penetrazione economica coi vari mezzi che sono a loro disposizione; ma la propaganda italiana non deve essere antiaustriaca, la propaganda austriaca non deve essere antiitaliana. Ella dice così, ed io voglio credere che lo dice, per parte sua, anche il Conte Berchtold: senonchè tutto ciò è bello in teoria, ma in pratica è di assai difficile per non dire impossibile attuazione. Ciò è vero; sembrami in linea generale, in ogni tempo e in ogni luogo: la «propaganda» per la propria influenza implica forzatamente, inevitabilmente, nel campo politico, quanto nel campo commerciale (il mercante non si limita a dire: comprate la mia merce perchè è buona, dice pure che è migliore di quella del mercante di faccia) la lotta contro il concorrente. Ma è tanto più vero in un paese come l'Albania, abituato da secoli al regime turco, ai tentativi di corruzione e agli intrighi degli stranieri, in un paese nel quale non si può fare a meno del concorso di tutti gli elementi indigeni, i quali scorgono il loro interesse nell'eccitare una parte contro l'altra, esagerando, falsificando, inventando le notizie, atteggiandosi a caldi sostenitori, a severi guardiani dell'influenza di una Potenza contro le mene ed i soprusi dell'altra. È sempre stato così in Albania, dal giorno in cui abbiamo voluto esercitarvi la nostra legittima azione accanto -ma in realtà in contrapposto -a quella dell'Austria; lo ha constatato de visu Ella stessa died o dodici anni or sono nel suo viaggio colà, l'ho constatato io pure quando fui a Scutari ripetute

so

volte da Cettigne, e riassunsi le mie impressioni in un l."apporto del 1903, nel quale non avrei ora da mutare una virgola. E doveva, naturalmente, Iii dissidio diventare ancor più acuto e più manifesto, quando, per il mutar degli eventi, l'azione delle due Potenze assunse forma più concreta e più positiva. Vi fu un tempo, bensì, durante i preparativi e all'inizio del nuovo stato di cose in Albania, in cui gli ottimisti poterono credere che ciò che si diceva destinato ad essere il pomo di discordia fra Italia ed Austria, si risolvesse invece in un c trait d'union » fra di loro. Si potè assistere, infatti al completo accordo, non solo dei due Goverrui nella scelta del candidato al trono e in tutte le misure adottate per far prevalere la sua candidatura e per instaurare in Albania un regolare assetto di cose, ma anche, in molti casi, all'azione concorde dei loro agenti sui luoghi, come, per esempio, a quella dei l."ispettivi delegati nella Commissione di delimitazione sud-albanese, di fronte alle pretese elleniche ed all'opposizione franco-russa. Ma non appena il nuovo regime cominciò, bene o male a funzionare, il disaccordo fra gli agenti dei due Paesi si manifestò e divenne ogni giorno più marcato e più minaccioso.

Certo l'azione personale di Aliotti, i suoi difetti e anche le sue non contestabili qualità, contribuirono ad inasprire quel disaccordo; ma esso si sarebbe prodotto, si produrrebbe, e si produrrà, anche se e quando, invece di lui e di Lowenthal, si troveranno a rappresentare l'Italia e l'Austria in Albania. gli agenti i più penetrati della necessità di mantenere una costante reciproca armonia nell'opera loro. Ed è così che, malgrado tutto, continua e continuerà ad osservarsi in Albania quello stato di cose perspicuamente tratteggiato dia V. E.: che, mentre i due Governi ripetono in ogni occasione il loro fermo proposito di collaborare attivamente, sulla base di una completa parità, nella questione albanese, e mentre io so che tale proposito è sincero e J.eale da parte del Governo I. e R., le apparenze sono tali da far crede.re alla mancanza di buona fede da una parte e dall'altra, e all'intenzione recondita di ciascuna delle due di scalzare l'altra e di sostituire alla collaborazione il proprio predominio, se non addirittura la propria dominazione in Albania.

Non si potrebbe immaginare una situazione più strana e più pericolosa: e, ha cento volte ragione V. E., è urgente correre ai ripari. Ma quali? Perchè, ancora se non vi fosse che la questione albanese che ci divide! Ma vi sono, ·come Ella giustamente osserva, tante altre cause di dissenso, tante altre «superiìci di frizione » la questione del Lovcen, i possibili con1lirtti fra Austria e Serbia, il pauroso problema della possibile unione fra Serbia e Montenegro, che sta senza dubbio maturando per una soluzione a più o meno breve scadenza: senza contare le cause più ant1che, permanenti ed anche più gravi e più difficilmente componibili : il possesso, da parte dell'Austria, di provincie di razza e di lingua italiana che, nella coscienza di nove decimi, a dir poco, degli Italiani del Regno, appartengono di diritto all'Italia e debbono un giorno o l'altro appartenervi anche di fatto: il trattamento fatto dall'Austria alle popolazioni di -quelle provincie, la questione clericale: la non restituita visita al Nostro Sovrano..... accenno brevissimamente; ma si sa che in siffatti argomenti, basta il .menomo incidente a suscitare complicazioni e a mettere a repentaglio la soli,dità dell'alleanza.

il-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

In realtà, non v'è forse una sola questione nella quale gli interessi dell'Italia non siano o non si credano in contraddizione con quelli dell'Austria, in cui la politica di ciascuno dei due Governi non sia intesa a sorvegliare gelosamente, e molto spesso a combattere quella dell'altro, a premunirsi contro di essa, non sia ispirata dalla convinzione che ciò che reca giovamento all'uno, debba necessariamente recar danno all'altro. E poi, quali differenze, quali antagonismi, fra la mentalità fondamentale dei circoli dirigenti e anche dell'opinione pubblica nei due Stati! È stato detto sovente -vi ho creduto anch'io -che una delle principali ragioni dei dissensi e dei malintesi fra Italia ed Austria stia nel fatto che i drue Paesi non si conoscono reciprocamente. Da qualche tempo comincio invece a crede,re che, se si conoscessero meglio, l'accordo sa,rebbe ancora più difficile. Basterebbe quello che è capitato ora a Vienna in occasione dei funerali dell'Arciduca Ereditario, quelle viete considerazioni di etichetta che si sono sovrapposte ad ogni ragione politica ed umana, per far comprendere quale prO>fondo abisso vi sia fra le tendenze dominanti nei due Paesi. È vero che le stesse differenze esistono fra i membri di un'altra alleanza europea, :fua la Francia e la Russia. Ma quella alleanza ha un cemento potentissimo che unisce i due alleati: l'odio comune contro il comune nemico germanico. Nel nostro caso, anche questo manca: perchè in Halia a peggio andare, non v'è nemmeno antipatia per la Francia che talvolta è malvoluta in Italia. Se in Italia un odio esiste nella coscienza popolare, è appunto contro l'alleata: in Austria, in fondo, non v'è neppure ciò, e si potrebbe quasi dire che l'Austria odia specialmente se stessa, tanto sono vivaci e violente le ostilità reciproche fra le diverse nazionaUtà che compongono la Duplice Monarchia.

Tutte queste, in :fondo, sono verità quasi banali, che V. E. meglio di me conosce: ma che ho voluto qui ripetere ora per confermare ciò che ella diceva circa la difficoltà di mantenere intatti i legami della Triplice Alleanza: nei quattro anni dacchè V. E. dirige la politica estera italiana, noi tutti, suoi modesti collaboratori, abbiamo veduto con qual prodigioso consumo di attività e di abilità Ella si sia sforzata di porre in armonia le supreme necessità della nostra situazione internazionale colle riluttanze palesi del sentimento e della coscienza popolare italiana: è stato, mi consenta dirlo, un lavoro meraviglioso, caratterizzato da tutta una serie di parziali successi; ma è stato, ahimè! un lavoro di Sisifo! E non v'è nessuna speranza, a mio avviso, che, nemmeno dopo la scomparsa di Colui che passava per il più temibile avversario in Austria di una politica favorevole all'Italia, la situazione possa sensibilmente migliorare. Per cui, v'è un altro assioma quasi universalmente ammesso, al quale io comincio a non prestar più molta fede: quello enunciato dal compianto Conte Nigra, che l'Italia e l'Austria devono necessariamente essere alleate o nemiche. lo mi domando, sempre e più sovente e con sempre maggiore insistenza, se lo scioglimento dei nostri legami dall'alleanza coll'Austria condurrebbe davvero fatalmente ad una guerra se non contribuirebbe invece a rendere più fa'Ciii, o almeno più leali i rapporti fra i due Stati, che non avrebbero più così fu'equentemente a dibattersi contro le difficoltà di mantenere gli obblighi speciali che loro deri· vano dall'alleanza..... Ma comprendo, d'altra parte quale « salto nel buio » rappresenterebbe una simile rottura con quel sistema che ha formato da sì lungo tempo la base di tutta la nostra politica estera, e che, dopo tutto, ebbe l'innegabile ed apprezzabile vantaggio di assicurarci la pace per trent'anni e più. E mi ritraggo impaurito. E dopo essermi esteso, anche troppo lungamente, su tutti gli inconvenienti e i pericoli dell'attuale situazione, dovrei purtroppo ammettere che non vedo alcun mezzo di rimediarvi efficacemente e in modo duraturo.

Tutto quanto mi sono preso la libertà di esporre fin qui a V. E. riguarda esclusivamente le relazioni fra l'Italia e l'Austria-Ungheria, trascurando l'argomento -che pur dovrebbe rientrare nella speciale competenza del r. ambasciatore a Berlino -della posizione che prende e prenderà di fronte a quelle relamoni il terzo alleato. Su questo punto, credo potermi esprimere abbastanza brevemente. Il Governo germanico, come prima e anzi molto più di prima, annette un altissimo valore a mantenere alla Triplice Alleanza il concorso dell'Italia, che gli appare ora assai più efficace e prezioso .per le prove di fattività e di resistenza date dal nostro Paese durante e dopo la guerra libica. In dipendenza di ciò, qui si tiene immensamente a veder cons·ervata e sempre più rafforzata la cordialità delle relazioni italo-austriache; e si son fatti e si continueranno a fare tutti gli sforzi possibili per raggiungere questo scopo e per togliere di mezzo le cause di dissenso fra i due alleati o per neutralizzare le conseguenze. Ma, se il giorno dovesse fatalmente arrivare, in cui le divergenze diventassero assolutamente insanabili e conducessero ad un contrasto fra l'Ital.ia ed Austria-Ungheria, la Germania, ridotta a scegliere fra i due, opterebbe per Vienna e non per Roma.

Questa convinzione, che ho dovuto formarmi in questi sedici mesi di soggiorno a Berlino, è stato in me vieppiù consolidata in questi ultimi tempi, dalla constatazione dell'unanimità colla quale l'opinione pubblica germanica, in occasione della morte dell'Arciduca Francesco Ferdinando, si è calorosamente manifestata in favore di una completa solidarietà colla Monarchia austro-ungarica. E per quanto l'opinione pubblica non abbia forse qui sulla direzione della politica, specialmente estera, un'influenza così larga come nei paesi padamentari, quali l'Italia, pure è certo che sarebbe difficile per il Governo di non tenerne conto.

La stessa opinione pubblica ha però inalterate simpatie :Per l'Italia: e non solo spera, ma è convinta di non aver mai a trovarsi di fronte al dilemma cui accennavo più so~a. Quod est in votis!

(l) -Copia di questa lettera venne inviata ad Avarna e a Salandra il 14 luglio. (2) -Vedi D. 77.
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IL CONSOLE A BUDAPEST, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. RR. 1061/175. Budapest, 8 luglio 1914 (per. il 16).

Molto ho conversato in questi giorni con ogni sorta di persone sugli avvelliÌmenti di Serajevo e le possibili conseguenze di essi. Ma sopratutto ho avuto

occasione di intrattenermi a lungo con .una persona che conosceva bene il defunto Arciduca e che per la sua .posizione personale e per le sue parentele ed aderenze è intimamente connessa ai circoli di Governo della Monarchia. E'ssendo legato di una certa amicizia •col mio interlocutore che conoscevo da parecchi anni prima di venire a Budapest, egli mi ha parlato con molta franchezza, e quantunque ciò che egli mi ha così confidenzialmente esposto, non .contenga nulla di nuovo del tutto, penso però che potrà interessare V. E. e servire a confermare quanto avrà già conosciuto per altre e più dirette vie.

La ·conversazione cominciò con la constatazione, che avevamo fatto ambedue, come, in mezzo alle dimostrazioni di lutto per il nefando attentato, si potessero chiaramente intravvedere nell'opinione pubblica della Monarchia due sentimenti discordi, uno di rammarico e uno di sollievo provati da quasi tutti contemporaneamente seppure in misura diversa.

Il sentimento di rammarico deriva dal rimpianto per un uomo forte ed energico e di vaste vedute; il sentimento di sollievo dalla impressione che questo uomo ambizioso avrebbe probabilmente impegnato il paese in una politiea grandiosa che avrebbe condotto più facilmente a catastrofi che non a successi. Il mio interlocutore crede che ambedue questi sentimenti fossero esagerati. Il defunto, uomo ambiziosissimo e con un'altissima idea del suo compito, avrebbe voluto restituire alla Monarchia il prestigio che sembra aver perduto negli !Ultimi anni. A lui mancavano però due qualità indispensabili a riuscire completamente in una simile impresa: la simpatia che trascina i popoli, la fermezza di propositi che rimuove gli ostacoli.

L'Arciduca Francesco Ferdinando non era simpatico. Su questo punto è curiosa l'unanimità dei giudizi. Coloro stessi che gli erano stati accanto non conservavano per lui nessun speciale affetto o simpatia. Brusco, capriccioso, autoritario non sapeva farsi perdonare con qualcuna di quelle qualità di sincerità di bontà che fanno dimenticare i difetti più superficia~i. Forse a renderlo tale avevano contribuito le avversità che lo avevano perseguitato tutta la vita: la perdita di ambedue i genitori nella fanciullezza, la lotta per il suo matrimonio, l'amarezza di veder i figli esclusi per sempre dal trono, ma più che tutto la gravissima malattia che l'aveva afflitto negli anni mig1iol'li e che era di quelle che non si cancellano e lasciano tracce indelebili.

L'altro grande difetto era la mancanza di uno spirito di continuità e di perseveranza: l'Arciduca era caparbio di quella caparbietà che infrange se stessa contro lo ostacolo, ma che non è la fermezza che dissipa e vince giJi ostacoli politici.

L'Arciduca pare non fosse amato dal vecchio Re e certo non lo amavano la maggior parte degli Arciduchi, di cui molti erano stati da lui allontanati in malo modo dall'esercito. La maggioranza dell'aristocrazia non lo amava neppure perchè lo trovava superbo e scostante e per.chè non simpatizzava col suo matrimonio. Il popolo in Austria pare lo guardasse con diffidenza. In Ungheria poi tutte 1e classi lo consideravano con antipatia, perchè si sapeva che non aveva nessuna simpatia per il popolo ungherese, perchè evitava sempre di venire i.n questo paese, perchè lo si sospettava di desiderar•e lo sviluppo e la pacificazione degli slavi meridionali al prezzo di quella tripartizione della Monarchia cor danno della Corona ungherese che i magiari considerano come la più terribile minaccia che si possa fare al loro paese.

Il Principe defunto non aveva in fondo veri appoggi che nell'esercito e nel clero. Nell'esercito, al quale egli dedicava tutte le sue cure, e la cui ufficialità gli aveva gratitudine per il ringiovanimento dei quadri e l'acceleramento della carriera. Nella Chiesa (e dicesi specialmente nei Gesuiti) che lo aveva appoggiato nella questione del matrimonio e che aveva nella sua consorte una potente alleata. Non vi era quindi da stupirsi che .intorno all'Arciduca si aggruppasse il partito militare-clericale che costituiva in certo modo la sua fronda.

In questi ultimi anni anche più in questi ultimi mesi l'Arciduca aveva cercato di assicuratrsi un altro elemento di successo: l'amicizia dell'Imperatore Guglielmo. È noto che alcuni anni fa i sentimenti tra la Casa Imperiale germrunica e l'Arciduca Ereditario non erano molto cordiali. Me le cose erano andate modificandosi di molto. Negli ultimi anni, e specialmente quest'anno, si erano moltiplicati tra l'Imperatore GuglieLmo e l'Arciduca Francesco Ferdinando quegli incontvi che costituiscono il miglior modo di reciproco apprezzamento e riavvicinamento nei governanti. Ed il mio interlocutore mi assicurava che l'ultimo successo ottenuto dall'Arciduca Ereditario era stata la nomina del Principe Hohenlohe ad ambasciatore a Berlino. Il Principe senza essere precisamente una creatura dell'Arciduca aveva molte aderenze col partito di questi, era fratello di quel Governatore di Trieste che pare abbia subito l'influenza del defunto nell'incresciosa questione dei noti decreti. Di più veniva cosi troncata con soddisfazione dell'Arciduca la tradizione che voleva a Berlino un ambasciatore ungherese ed il nuovo ambasciatore, con la moglie Arciduchessa, avrebbe avuto le sue petites entrées a BerUno, e ancor più nei lunghi e calmi mesi della vita di Potsdam, facendo più facilmente udire in alto loco i1 pensiero diretto della Corte di Vienna.

Vedendo che io rimanevo pensoso, il mio interlocutore continuò dicendo: «Non è questo il solo punto in cui interessi ungheresi ed italiani sarebbero stati eguailmenJte dannreggialti dall'Arciduca». 111 defunto aveva per ll'lilallia e glji Italiani profonda antipatia. Nè questa derivava da clericalismo come si crede da alcuni: il Principe era troppo intelligente per non capd.re che la questione di Roma non esiste più che come una utile finzione politica per la Chiesa. No la sua era una antipatia naturale: aveva antipatia per gli Italiani come l'aveva per gli Ungheresi e per tante a1tre singole persone che del resto tutte gliela ricambiavan.o.

Salito al trono Francesco F·erdinando non avrebbe probabilmente seguito una politica molto dissimile da quella attuale della Monarchia. Egli si sarebbe del resto probabilmente trovato ancora legato dal trattato della Triplice; egli lo avrebbe probabilmente anche rinnovato. Ma si può fare la medesima politica in modo antipatico e simpatico. Allo stesso modo che egli, se pure non avesse pensato alla ripartizione della Monarchia o ad altre modifì:cazioni sostanziali, avrebbe fatto una politica interna antipatica all'elemento ungherese e forse anche all'elemento tedesco, (almeno a quello liberale) sviluppando le nazionalità slave rivali, ed incoraggiando elementi ultradericali; così in politica estera anche senza discostarsi molto dall'attuale indirizzo, vi avrebbe impresso una nota antipatica per l'ItaHa. Ne sarebbero stati un campione i deplorati decreti Hohenlohe che, secondo il mio interlocutore, furono ispirati dall'Arciduca Ereditario per ostilità all'elemento italiano e simpatia per l'elemento slavo.

Ma la grande incognita era, ed ora rimarrà per sempre tale, il suo pensiero rispetto agli Stati balcanici. Voleva egli, dopo aver pacificato gli Slavi all'interno, attirare verso la Monarchia gli Stati balcanici in una specie di alleanza

o di unione che avrebbe fatto sorgere una nuova Confederazione imperiale sotto la supremazia della Casa d'Absburgo? Oppure non avrebbe aspettato che una occasione propizia per tent,are di guadagnare nuovi allori militari nei Balcani e nuove conquiste? Ad ogni modo in una gran parte dell'Ungheria rimane l'impressione che qualche cosa di grande avrebbe tentato, ma come dicevo in principio il rincrescimen:tn per le glorie possibili che vengono così a mancare è molto temperato dal senso di sollievo per avere evitato pericoli e catastrofi, che sembrano più facili che non i reali successi.

Avendo chiesto al mio interlocutore qualche informazione sul nuovo Arciduca Ereditario, egli mi rispose che lo conosceva, ma non molto, come del resto nessuno lo ·conosce. Che pare piuttosto intelligente; che non solo la sua istruzione tecnica militare ma anche que'lla pol.itica è stata molto accurata; che mentre Francesco Ferdinando, all'infuori del tedesco, non sapeva che poco francese, poco boemo e poco ungherese, l'Arciduca Carlo Francesco parla correntemente le principali lingue della Monarchia, e non son poche, oltre poi al francese ed all'inglese.

Il nuovo Rrincipe è semplice di modi, affabile, simpatico e si può prevedere che, dato anche il fascino che la grande giovinezza esercita sulle masse, diventerà popolare, per poco che si dia qualche cura in proposito. L'Arciduchessa pare sia assai intelligente, colta e simpatica ed il mio interlocutore mi assicurò essere essa piena di simpatia per l'Italia, ove nacque e visse lunghi anni.

Quali siano le idee politiche del Principe, se pure ne ha, nessuno lo sa. Si sa ·che è stato educato molto religiosamente, ma ciò è la regola comune non solo nella Dinastia ma in tutte le classi alte dell'Austria-Ungheria, quindi non basta per trarne deduzioni precise. Non gli si conoscono neppure amicizie di persone che .possano avere influenza su di lui, salvo la moglie. Ha fatto la vita di ufficiale subalterno in piccole guarnigioni, lontano dalle agitazioni politiche delle Capitali e dagli intrighi dei circoli di Corte. Sarà ora ·specialmente interessante vedere quali sono le persone che sapranno acquistare influenza su di lui.

Fin qui i'l mio intedocutore.

Lungi dal volere invadere un campo che non è mio, mi permetto però di chiedere a V. E. di volermi lasciare esprimere il pensiero che mi è sorto naturalmente dopo la conversazione qui riferita. Forse, traendo profitto del momento, non sarebbe male ottenere che i nostri giornali quotidiani e gli illustrati pubblichino articoli calorosi sul giovane Arciduca e sulla giovane Arciduchessa ereditaria; si ricordassero con tatto i nata:li in Italia della Principessa; si raccogliessero sul suo conto e sul posto a Lucca ed a Viareggio aneddoti graziosi e simpatici, anche se più o meno autentici. Evidentemente sarà necessario tatto e abilità. Simili pubblicazioni, fatte opportunamente, avrebbero un'eccellente influenza sull'opinione pubblica nei due paesi, e portate in qualche modo indiretto a conoscenza della coppia ereditaria, potrebbero contribuire a creare in essa quella mentalità che tutti ci auguriamo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. 4033 (1). Roma, 9 Luglio 1914, ore 0,15.

Flotow ha detto che al suo Governo hanno fatto ottima impressione le dichiarazioni mie e di Martini sull'Etiopia e se abbiamo notizia che qualche altra Potenza segua una politica diversa o tendente ad affrettare la disgregazione dell'Abissinia o ad eccitarla contro l'Italia, il Governo tedesco amerebbe saperlo per esserci utile. Io ho risposto che non dubito affatto della ~ealtà dei Governi centra'li di Francia e d'Inghilterra, ma che è possibile che 1genti locali si comportino diversamente e che inoltre ci consta che nell'interesse del suo commercio delle armi, il console austriaco Schwimmer aLimenta le pericolose diffidenze del Governo etiopico contro di noi. Ho soggiunto che sarei grato al Governo tedesco se volesse esercitare ad Addis-Abeba un'azion~ benefica e pacificatrice tra noi e l'Abissinia. Flotow mi ha promesso di telegrafare in questo senso a Berlino.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6055/508. Berlino, 9 luglio 1914, ore 12,52 (per. ore 14,15).

Telegramma di V. E. n. 4010 (2).

Jagow mi ha confermato quanto mi aveva già dichiarato Zimmermann che cioè il Governo germanico ha dato sempre e continuerà a dare consigli di moderazione all'Austria.-Ungheria per la sua azione verso la Serbia. Suo avviso personale è che l'Austria-Ungheria se non vuole abdicare alla situazione di Grande Potenza non deve nemmeno mostrarsi troppo remissiva di fronte alla Serbia sostenuta e spinta da'l provocante appoggio della Russia; e che una azione veramente energica e coerente dell'Austria-Ungheria non condurrebbe ad un conflitto. Tutto ciò egli diceva però soltanto a me, e mi assicurava che a Vienna non avrebbe mancato di influire nel senso sovra detto, il che mi risulta anche dal linguaggio che è stato tenuto a Szogyeny. Jagow credeva del resto che non sarebbe neppure necessario tale consiglio visto ·che i propositi del Governo I. e R. come appare dall'ultimo comunicato ufficioso-e dalle dichiarazioni fatte da Tisza alla Camera dei deputati ungherese, sono sempre pacifici; e che la azione di quel Governo si limiterà a provvedimenti interni nell'Amministrazione della Bosnia Erzegovina. Che qui non si temano per ora serie complicazioni lo prova fra le altre cose anche la partenza avvenuta jeri l'altro dell'Imperatore per il suo consueto viaggio nel nord.

(l) -Il 17 luglio Bollati con telegramma 6349/515 comunica che Jagow gli c ha assicurato che non mancherà di cogliere ogni occasione per esercitare ad Addis Abeba una azione pacificatrice fra Italia e Abissinia •. Il telegramma di Bollati venne comunicato (t. 4180) a Tittoni ed Imperiali il 18 luglio. (2) -Vedi nota DD. 61. 89.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, AI MINISTRI A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, E A BELGRADO, SQUITTI

(La versione di Flotow in G. P., XXXVIII, n. 15555)

T. GAB 703. Roma, 9 luglio 1914, ore 16.

Ieri in via confidenzialissima Flotow mi ha parlato del pericolo che per la questione deJ Lovcen, minaccia i rapporti austro-italiani e mi ha lasciato intendere che ad un dato momento l'Austria possa essere tenta1ta di fare un fatto compiuto impadronendosi di sorpresa del Lovcen. Egli crede che la Russia, la Serbia ed il Montenegro non PQtrebbero opporsi colle armi. Egli crede pure che a far ciò mancherebbe i'l pretesto ed il modo se l'unione tra Serbia e Montenegro non si facesse.

Io ho risposto che l'Italia non potrà mai consentire all'acquisto del Lovcen da parte dell'Austria a meno forse della cessione all'Italia di territori italiani appartenenti oggi all'Austria.

Fiotow ha escluso la possibilità che l'Austria vi addivenga. Io ho risposto che in tal caso l'Italia nella questione del Lovcen prenderà atteggiamento irisolutamente contrario all'Austria e forse giungerà persino alla guerra.

Flotow si è poi espresso in modo da produrre in me l'impressione che la cessione all'Italia di una parte delle provincie italiane soggette all'Austria sia una cosa difficilissima, ma non del tutto impossibile in cambio d'un proporzionato ed efficace appoggio forse anche militare dell'Italia all'Austria.

Egli mi disse pure che non conviene lasciarsi cogliere alla sprovvista dagli eventi, ma che bisogna trattare sin da ora un accordo. Io gli ho replicato che credo che ciò sia utilissimo a condizione che vi sia qualche speranza che l'accordo si raggiunga e non si abbia la certezza di arrivare alla constatazione d'un disaccordo, che forse più tardi il corso degli eventi potrebbe evitare.

Io conchiusi ed egli mi parve convenire che sarebbe perciò desiderabile che si evitasseTo almeno per ora trattative dirette tra Italia ed Austria ed invece la Germania sondasse e preparasse il terreno a Vienna.

(Per Berlino soltanto). Nel comunicare ciò confidenzialmente a V. E. la lascio giudice dell'opportunità di intrattenerne Jagow.

V. E. non ignora che il sentimento nazionale in Italia è unanime in proposito. (Per Vienna soltanto). Le comunico quanto sopra per sua confidenziale informazione e con preghiera di darmi informazioni e parere.

(Per Cettigne Belgrado e Pietroburgo). Senza che in alcuna maniera possa trapelare che ciò viene da noi sarebbe bene che codesto Governo venisse messo in guardia contro il pericolo d'un colpo di mano austriaco sul Lovcen e che anche con provvedimenti militari il più possibile segreti e non provocanti ne venisse resa più difficile la riuscita.

È anche assolutamente necessario che i Governi serbo e montenegrino si convincano della necessità che l'unione sia differita e venga compiuta gradatamente in modo lento ed insensibile in momenti nei quaLi l'Austria sia nella impossibilità di agire.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 6063/628. Durazzo, 9 luglio 1914, ore 16,50 (per. ore 20).

Mufid bey mi ha mostrato telegrammi provenienti dalle autorità di Berat VaJona e Coritza d'onde risuLta che l'eserdto regolare greco con bandiera ellenica e numerosa artiglieria ha oltrepassata la linea neutrale stabilita Corfù e avanza su tutta la linea da Premeti a Coritza; tutti i villaggi musulmani vengono bruciati mentre .popolazione terrorizzata fugge al nord. Gli ufficiali olandesi si sono rifugiati a Scrapari dopo discioltisi. (?) Koritza. Un immenso incendio che si scorge la notte, a dieci ore di distanza devasta le foreste intorno a Lescovith, Scrapari e Colonia. Commissione di Controllo è unanime nel protestare contro quest'orrore. Gendarmeria olandese ha dato ordini sgombrare tutti gli ultimi paesi ancora in mano albanesi nel territorio che era stato occupato da questi dopo evacuazione greca. Telegrammi (l) al R. Governo sono stati confermati da quelli mandati dai suoi ufficiali al Generale De Weer. Oramai non rimane più che un intervento armato europeo od italo-austriaco in Epiro, se non basterà una dimostrazione ·contro la Grecia con intimidazione di fare sgomberare immediatamente territori attribuiti all'Albania; se non si procede con inflessibile energia Albania si può considerare in definitivo sfacelo per causa della Grecia. Qui c'è rimasto convincimento profondo che Epiroti e Greci sono d'accordo cod. ribelli per lottare contro il Principe di Wied mentre Greci farebbero doppio giuoco di profitto della situazione per invadere territorio albanese colla scusa che il minacciato regime musulmano non offre più garanzia indispensabile per l'esecuzione dell'accordo di Corfù.

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LEONI, DELLA LEGAZIONE A DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 6068/430 (2). Durazzo, 9 luglio 1914, ore 17,30 (per. ore 22,20).

In seduta odierna dopo esaurito non pochi affari di ordinaria amministrazione intervenne generale olandese De Weer che comunicò un telegramma di Skrapatri dell'Ufficiale olandese di colà con cui s:i. faceva conoscere Coritza la sera del 6 corrente è caduta in mano degli Epiroti uniti ai Greci insorti. Ufficiali olandesi e albanesi ritornano verso Valona con 4 mitragliatrici avendo

perduto un cannone. Soltanto un ufficiale albanese, certo Demir Alì, pare sia rimasto prigioniero. Tale avvenimento porta per conseguenza che ii territorio dell'Epiro torna ad essere tutto rioccupato dagli Epiroti o Greci come prima del principio dell'eva.cuazione. A :rigore agli Albanesi non resterebbero al giorno di oggi che Tepelen, Colonia, Kuci e Golemi tutti posti che U Generale De Weer reputò {?) non difendibili e quindi che avrebbe dato gli ordini perchè da essi si ritirassero le forze albanesi coi relativi ufficiaLi olandesi. Situazione Epiro per ciò che riguarda nostri interessi non potrebbe essere più grave e viene a paralizzare opera Commissione Controllo riguardo all'accordo stabilito. In proposito debbo rilevare che dell'annunziata assemblea nazionale epirota per il 6 corr. nessuna notizia pervenne alla Commissione di Controllo. Pervenne (?) invece con sorpresa telegvamma di cui invio stasera per posta copia e al quale Commissione di Controllo rispose con telegramma che pure rimetto in copia per posta.

(l) -Gruppo errato. (2) -Comunicato il 12 luglio, salvo l'ultimo periodo, a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Avarna e Bosdari con telegramma n. 4058.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO (l)

T. 6067/292. Atene, 9 luglio 1914, ore 18 (per. ore 20).

Streit mi ha assicurato non avere notizie circa la presa di Coritza da parte degli Epiroti che però tutti i giornali di qui oggi annunziano in modo positivo e con molti dettagli. Circa l'attitudine del Governo ellenico rispetto a quella presa egli mi ha letto quattro telegrammi che in questi ultimi giorni il Governo ellenico ha fatto per mezzo delle autorità di Janina pervenire a Zographos. Da essi risulta che il Governo ellenico ha raccomandato a Zographos: l) Di astenersi occupare Coritza; 2) Se quell'occupazione diviene necessaria in seguito alla, minaccia dd. un'occupazione da parte dei musulmani insorti, Zographos non dovrà procedere all'occupazione medesima senza prima intendersi colla Commissione internazionale di Controllo; 3) Se l'occupazione di Coritza da parte degli Epiroti avesse avuto (?) luogo all'insaputa e senza ordini di Zographos, questo dovrà fare sapere alla Commissione di Controllo che egli tiene la città a disposizione di essa. Streit mi ha chiesto se l'attitudine del Governo ellenico poteva dunque essere più corretta e più consentanea al punto di vista delle grandi Potenze, e si è amaramente doluto delle insinuazioni fatte (mi ha detto egli) specialmente per opera del r. ministro a Durazzo, che la Grecia abbia macchinazioni segrete coi Giovani Turchi per la rivolta albanese. Ha agg,iunto che di quante calunnie si sono portate... (2) in questi ultimi tempi contro il Governo ellenico è questa la più assurda.

(l) -Comunicato a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Avarna e Aliotti il 12 luglio con tel. n. 4057. (2) -Gruppo errato.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6060/293. Atene, 9 luglio 1914, ore 18 (per. ore 20,20).

Mio telegramma n. 285 (1).

Ho sollecitato da Sbreit risposta alla mia memoria cil'ca fucilate sparate da Saseno contro veliero italiano. Streit si è mostrato dolente di non essere ancora in grado di rispondermi ma mi ha assicurato che si occupa dell'affare. Quanto alla evacuazione dell'isolotto eg1i mi ha ripetuto essere essa imminente e che non appena compiuta invierà alle Grandi Pot·enze una nota annunziandola ufficialmente.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 6064/57. Vienna, 9 buglio 1914, ore 19,47 (per. ore 22).

Allorchè presi congedo da V. E. lasciando Roma agli ultimi di aprile Ella mi diede !istruzione di pregare al momento opportuno Berchtold di non tardare ad addivenire ad uno scambio d'idee coll'E. V. circa la questione dell'eventuale unione fra la Serbia e Montenegro essendo utile che le due Potenze procedano possibilmente d'accordo in quest'importante questione. Berchtold avendo dovuto recarsi a Budapest subito dopo il mio am"livo a Vienna ed essendo poi sopraggiunte le complicazioni circa Albania non credetti conveniente parlargli della cosa. In seguito però alla pubblicazione testè comparsa sul Figaro ed all'articolo della MiUtiirische Rundschau segnalato a, V. E. col mio rapporto n. 681 del 4 corrente (2) mi parrrebbe il momento oppovtuno per dar corso alle istruzion:i di V. E. Mi proporrei quindi qualora V. E. non vi avesse obiezione di apprroffittare di una delle mie prossime vlisite a Berchtold per dargli nel senso delle istruzioni suddette riferendomi anche al colloquio da lui avuto con Lei circa la questione durante il convegno di Abbazia.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6099/623. Durazzo, 9 luglio 1914 (per l' 11, ore 10).

La Tribuna con telegrammi datati da Durazzo il 5 ed il 7 corrente e firmati Sulliotti ha ,pubblicato varie notizie di natura da irritare questi ambienti. Rilevo per esempio: l) l'episodio del tutto inventato relativo all'abbandono delle trincee per parte dei Malissori e dello scambio di fucilate tra pescatori e ribelli;

2) la notizia dell'arrivo di un migliaio di Epiroti da Argirocastro mentre trattasi solo di quindici profughi venuti a dipingere la disperata situazione degli Albanesi in Epiro;

3) la notizia che la Regina sia partita da Durazzo; 4) che l'ammiraglio inglese abbia inviato un parlamentare ai ribelli per trattare un armistizio di 10 giorni.

Pur non dubitando menomamente deHa buona fede del Sulliotti che manda tutte queste sue corrispondenze da Brindisi, sarebbe bene fargli pervenire a mezzo della Direzione del suo giornale una raccomandazione che egli accerti meglio le notizie che gli giungono evidentemente da fonti male informate e sarà pure utile che egli attenui i suoi apprezzamenti a riguardo del Principe e dei Mirditi o Malissori per evitare un vivo risentimento che si rifletta anche verso l'Italia.

Dalle cose dettemi da funzionari di Corte risulterebbe che la Principessa non ha per ora alcuna intenzione di lasciare Durazzo nonostante il desiderio di mandare i figli a passare l'estate in luogo più adatto per il clima.

Le notizie della Tribuna sono quindi interpretate quali tendenziosi ed irritanti suggerimenti.

(l) -Vedi D. 64. (2) -Vedi D. 74.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6100/624. Durazzo, 9 luglio 1914 (per. l'11, ore 10).

L'opinione di Ismail Kemal sulla grave situazione attuale conclude in un desiderio di intervento diretto dell'Italia e dell'Austria-Ungheria per salvare l'Albania dal1a dissoluzione. Egli riconosce i gravi errori commessi dal Governo albanese e dai consiglieri del Principe specialmente nell'aver attaccato i ribelli senza vera necessità e nell'aver interrotto le trattative. Egli ha consigliato il Principe di rientrare nuovamente in conversazione coi rivoltosi ed a non perdere pazienza. Egli non nasconde la sua scarsa fiducia nelle qualità del Sovrano come uomo di Stato; per evitare però specialmente in Epiro i pericoli di una sua abdicazione, Ismail vorrebbe che il Principe fosse mantenuto sul trono con poteri puramente nominali. Se ciò si potesse attuare sarebbe possibile una soluzione provvisoria.

Purtroppo il carattere indeciso del Principe e l'influenza della Principessa che non si rassegnerebbe alla sola parte decorativa, 'danno sf'arso affidamento.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6103/629. Durazzo, 9 luglio 1914 (per. l' 11, ore 8).

Bib Doda in una lunga conversazione mi ha detto le cose seguenti:

l) Egli riconosce i gravissimi errori commessi dal Governo sin dall'epoca dell'arresto di Essad e ritiene che la politica aggressiva contro i Musulmani sia stata fatale al Principe il quale ormai trova contro di sè i tre quarti del:la popolazione mentre il quarto rimanente non avrebbe fiducia nel Sovrano;

2) Si dovrebbe secondo lui almeno per salvare le apparenze riunire un certo numero di armati in Alessio; sa,lvo ad entrare in trattative cogli insorti che non converrebbe assolutamente attaccare. Presso il Principe esisterebbe però un partito desideroso di ritornare all'attacco;

3) Sarebbe dimostrata la ragionevolezza dell'Italia che avrebbe fatto il possibile per evitare inutile spargimento di sangue fra Albanesi. Ora però secondo Primo Doci, in seguito ai saccheggi perpetrati dai Malissori la lotta avrebbe preso carattere più spiccatamente religioso; e ciò si è visto e constatato anche quando le tribù musulmane per vendicarsi, hanno cominciato a bruciare vari villaggi cristiani intorno a Bisa. Secondo Bib Doda i Mirdfti sarebbero rimasti estranei agli atti di rapina e non sarebbero in sangue coi Musulmani. I Malissori invece sarebbero colpevoli dei misfatti e sarebbero minacciati dalle loro vittime per cui i Mirditi costretti a proteggere i loro compagni si troverebbero in posizione assai perplessa.

4) Il Principe, secondo Bib Doda, non sarebbe in grado di prendere una decisione che potesse chiarire queste cose e dovrebbe domandare all'Europa i mezzi necessari per imporre la sua volontà oppure abdicare.

Ismail Kemal, Mufid bey, Bib Doda ed altrli Albanesi aspetterebbero la prima occasione per consigliare il Principe ad abdicare se l'Europa non concede l'aiuto indispensabile all'Albania.

Tutti sono purtroppo convinti che se da un lato il Principe rappresenta il principio dell'unione albanese e della civiltà europea ed una salvaguardia contro ambizioni straniere, da un altro lato la sua incapacità ed impopolarità rendono impossibile tanto una intesa cogli insorti, indispensabile per la pacificazione, quanto la ricostituzione di un prestigio dell'autorità centrale.

È venuto pure a vedermi l'ex deputato ottomano Hassan Basri 1che gode una certa influenza nella bassa Dibra. Egli mi ha detto che nella parte musulmana tuttora rimasta neutrale, fresca di forze, l'Italia godrebbe speciale fiducia e simpatia per la sua politica imparziale e veramente amica dell'Albania. Secondo lui quelle popolazioni cercherebbero un consiglio illuminato per prendere una decisione che contribuisca alla soluzione desiderata dalla grande maggioranza degli Albanesi. Egli però mi ha confessato che il Princtipe non ispira più fiducia a nessuno, specialmente perchè cambia troppo facilmente propositi e pensiero. Gli ho fatto intendere tutto l'interesse di conservare sul trono la persona scelta dalle Potenze, ed egli mi ha risposto che, ad ogni modo, bisogna spazzar via tutti i pesudi-nazionalisti e l'ambiente di Corte che è odtiato dal paese. Egli teme però che il Principe non si lascierà persuadere che occorrerà cambiare sistema e consiglieri, per cui il problema sembrerebbe insolubile senza la violenza.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

(Ed. in Rivista storica italiana, anno LXI, fase. II, pp. 249-250, ed ora nell'estratto pp. 2-3).

L. P. Berlino, 9 Luglio 1914.

Tuo figlio è arrivato in ottima salute a Berlino, si è presentato subito, colla tua lettera, aJI'Ambaseiata ed ho avuto il piacere di averlo ieri a colazione da me ·colla sua signora. Spero di vede.rlo sovente, e non dubitare che, per tutto quanto potesse occorrergli, mi occuperò di lui, come del figlio di uno dei miei più antichi e cari amici.

Hai tutte le ragioni! Le cose non vanno da noi come dovrebbero andare: e non soltanto per quel che concerne l'Albania, ma anche per molte altre cose riguardanti le relazioni fra il nostro e codesto paese. Io ho scritto in proposito in questi giorni al ministro una lunga lettera (1), che suppongo ti verrà comunicata: ma purtroppo, se sono interamente d'accordo con te nel vedere gli inconvenienti ed i pericoli della si.tuazione, non sono capace di additarne i rimedi! Farebbe anche a me tanto piacere di poter discorrere con te al rigua'l'do; ma v'è sempre, anche qui, tanto da fare che non so nemmeno quando potrò prendere il mio congedo. Verso la fine di questo mese, mi propongo di fare una breve corsa in un piccolo luogo di bagni nel Wiirtenberg: chissà che non mi riuscisse di fare di là una scappata « incognito » a Vienna. Ma non oso sperarlo!

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L'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO 1, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 512/163. Cettigne, 9 luglio 1914 (per. il 14).

Le notizie a~pparse sui giornali austriaci circa la imminente proclamazione della parziale unione fra Serbia e Montenegro sono state qui accolte con indifferenza.

Si dice da molti che si tratta di un allarme creato per speciali fini politici dalle sfere dirigenti della vicina Monarchia e quanto mai ingiustificato perchè in nulla rispondente alla realtà.

La situazione del Montenegro di fronte ahla Serbia non apparisce oggi diversa da quel che era alla fine dello scorso anno. La idea della fusione dei due Stati si presenta alla mente del Montenegrino come un rimedio rispondente ai bisogni del popolo, come la realizzazione dell'ideale di una grande nazione sevba. L'assassinio di S.A.I. e R. l'Arciduca Ereditario ha naturalmente destato colla riprovazione, ufficiale, delle classi dirigenti (che hanno fin troppo marcato il loro cordoglio per potersi ritenere sincero) le simpatie di questo popolo verso gli Slavi sudditi dell'Impero; un comizio tenuto l'altro giorno ha ancora meglio

posto in evidenza lo stato d'animo dei Montenegrini, i quali seguono con ansioso interesse e commentano con amarezza le repressioni che per misura d'ordine pubblico hanno luogo in Bosnia e altrove.

All'infuori di questi fatti, e di una agitazione, «pro fusione>, per ora non importante, nel partito del «Pravasoi » a Podgoritza, in nulla, ripeto, SOIIlo mutate le condizioni del paese: non si deve quindi ragionevolmente, e peli" quanto è possibile, presumere come imminente alcun atto del Governo nel senso delle notizie propa;late dalla stampa austriaca; nè si possono azzardare previsioni sugli eventi che dovrebbero un giorno portare il paese ad unirsi alla Serbia. Troppi sono gli elementi negativi e positivi che esercitano un'azione ritardatrice o acceleratrice nel movimento unionista. Si può oggi solo affermare che tale movimento esiste; che esso è nella coscienza nazionale, e che la soluzione del problema dipende dal sopravvento degli elementi positivi su quelli negativi.

Tralasciando di discorrere dei fattori interni, e cioè dei bisogni del paese, del suo ideale politico, della unicità di razza ecc. sembra opportuno porre in rilievo che tra gli elementi esterni i principali sono: Austria-Ungheria e Russia.

La vicina Monarchia ha un solo interesse quello di impedire la fusione tra Serbia e Montenegro. Per una di quelle contraddizioni che riesce difficile spiegare, la pol1tica dell'Impero A. U. è apparsa sempre in opposizione a taile suo interesse.

La infinita serie di imposizioni qui esercitate, gli innumerevoli incidenti finiti sempre con la umiliazione di questo piccolo popolo di fronte alla schiacciante potenza del terribile vicino, non sono stati certamente i mezzi più adatti per rendere facile l'esistenza al Montenegro e per fermarlo nella corsa che fatalmente lo spinge verso la Serbia.

Però l'attuale rapP'resentante a. u. in Cettigne -è interessante notarlo ha mutato, specie da :recente, la tradizionale attitudine dei suoi predecessori: gli incidenti sorh non sono stati più condotti, come pel passato, con quel disprezzo che tanto umiliava questa gente. L'atteggiamento dell'I. e R. Legazione verso la Corte non è più come una volta freddo e poco curante della suscettJbilità propria, sopratutto, di una piccola Corte.

Il ministro a. u. sembra studiarsi di :far dimenticare le asprezze di un tempo; e di sforzarsi in ogni occasione di addolcire le angolosità della politica del suo paese; egli cerca infine in ogni modo di unire al prestigio che l'Austria ha sempre qui goduto, il fascino di una politica locale più conciliante e dirò quasi amica.

Il noto incidente contro il delegato austriaco presso la Commissione dei confini, trattato con uno. spirito conciliativo invero sorprendente, ed il prestito di qual::=he milione al Montenegro, proposto da questa Legazione a. u. e che sembra sia stata accolto con favore dal Governo I. e R. sono ancora sintomi non trascurabili del cambiamento menzionato.

Fino a che punto l'attitudine de'l signor Otto sarà approvata dal suo Governo non è possibile prevederlo, come non può oggi sapersi se e~i non sia invece un semplice esecutore degli ordini di Vienna. In questo caso però si dovrebbe concludere che la politica dell'Austria-Ungheria, oggi, non è più in contradizione coi suoi interessi con questo paese.

Vero è che le repressioni contro gli slavi in Bosnia sarebbero in opposizione

con tale ipotesi; non bisogna tuttavia dimenticare che la politica interna del

vicino Impero è spesso in contrasto colla sua politica estera.

Frattanto da Pietroburgo si tarda a mandare il denaro tanto atteso, e l'os

servatore resta sempre più perplesso se collocare la Russia fra i fattori negativi

ovvero fra quelli positivi della «unione serbo montenegrina :li.

(l) Vedi D. 120.

135

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI

T. 4039. Roma, 10 luglio 1914, ore 0,30.

(Per Berlino). Ho così telegrafato al r. ambasciatore in Vienna.

(Per entrambi). Leoni comunica quanto appresso:

Commissione Controllo ha ricevuto seguente telegramma d<~J sottosegre

tario di Stato del Ministero dell'Interno albanese, Feizi bey, che si trova attualmente a Valona:

«Le forze regolaTi ed irregolari greche hanno attaccato 27 giugno i villaggi di Humilitza, Labova, Hund e Kubi e si sono avanzate fino alla località di Koora che si trova a un'ora di distanza da Tepelen. Abitanti di Tepelen non potendo difendersi si ritireranno a poco a poco nel villaggio di Sinanai » (1). In seguito a questo telegramma, Governo albanese ha spedito telegramma circolare a tutte le Potenze per chiedere loro appoggio di fronte alla nuova critica situazione che si va creando in Epiro e Commissione Controllo ha deciso di appoggiare, con raccomandazioni in proposito ai rispettivi Governi passo del Governo albanese.

Prego V. E. intrattenere Berchtold di quanto sopra, rappresentandogli necessità di non ritardare più oltre progettato passo ad Atene (2).

136

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. PER TELEFONO 6073/625. Brindisi, 10 luglio 1914 (per. ore 8).

Telegramma di V. E. n. 4018 (3).

È evidente il pericolo del precedente creato dall'Austria coll'invio di ufficiali e volontari a Durazzo. Vistosi ormai nella impossibilità di nascondere i fatti si

Noto ufficiale austro-olandese Ghilagua ritiratosi Berat con un cannone.

Insorti avrebbero intanto ripreso attacco a Berat servendosi di un cannone preso ad

Elbassan. Difesa Berat indebolitasi volontari venuti dal sud essendo accorsi salvare proprie

famiglie.

Giunge inoltre notizia Comitagi con cannoni e mitragliatrici avrebbero occupato villaggiIndiana nel Cazà di Premeti, gendarmi si sono dati alla fuga; 60 si sarebbero recati Berat, .altri a Tepelen.

Anche i Greci di Kimara combattono presso Cucci e Calarati. Da ogni parte si chiede ajuto, armi e munizioni •.

dosi rifiutato di fare passo stesso dei (?) colleghi •. '

cerca a Vienna di dare alla cosa regolarità. Non si può immaginare se il Governo I. R. non abbia facoltà con mezzi per impedire la partenza di simili volontari a Durazzo. Basti ricordare in proposito come il R. Governo all'epoca dei torbidi albanesi contro i Giovani Turchi impedl la partenza volontari dall'Italia sia dando rigorosi ordini alle compagnie di navigazione sia stabilendo una> crociera nell'Adriatico. Se rimaniamo indifferenti a questa invasione austroungarica ciò produrrà dannosi effetti per il nostro prestigio, e potrebbe trascinarci a nuove complicazioni. Certamente se il Governo austro-ungarico dimostrasse un poco di buona volontà egli potrebbe d'accordo con quello di Roma impedire lo sbarco di questi volontari o ancora più facilmente fare passi presso il Governo albanese perchè siano arruolati ed armati ma anche disciolti o rinviati. Se V. E. non crede opportuno insistere in questo senso presso Berchtold non rimarrebbe altra alternativa, quella cioè di facilitare la partenza volontari italiani analoghe condizioni per Valona. La cosa dovrebbe essere trattata da qualche Comitato italo-albanese in Italia, e queste truppe dovrebbero essere poste al Comando di qualche ufficiale della riserva come il Moltedo, e ciò pe'r operazioni non contro i Musulmani ma contro i cosi detti ribelli epJ.roti. Giuseppe Garibaldi figlio di Ricciotti forse potrebbe essere un utUe strumento in questa evenienza. Non credo che si avrebbe nessuna difficoltà per parte del Principe e del Governo. Mufid mi ha mostrato un teLegramma di Turkhan Pascià che informa essere Governo austro-ungarico disposto nonostante « maladrasse dei volontari » chiudere gli occhi sugli arruolamenti. È assai probabile che la sola notizia dell'eventuale partenza dei volontari italiani per l'Albania meridionale avrebbe un effetto salutare a Vienna come ad Atene.

(l) Lo stesso giorno De Facendis comunicava con tel. n. 6078/577: c Risulta che Coritza .sarebbe stata occupata prima dagli insorti e poi dagli Epiroti i quali avrebbero occupatoanche Scrapari ove si sono ritirati ufficiali olandesi con loro uòmini.

(2) -L'll luglio Avarna comunica con tel. n. 6123/946 che Berchtold gli ha detto che • il .Passo ad Atene già era stato fatto separatamente dai rappresentanti della Triplice Intesa e da quelli della Triplice Alleanza il ministro di Francia, decano del Corpo diplomatico essen (3) -Vedi D. 106.
137

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6077/295. Atene, 10 luglio 1914, ore 13,10 (per. ore 14,15).

Venizelos mi ha confermato :eri sera che non ha notizia ufficiale e sicura . intorno alla presa di Coritza. Avendogli io espresso il dubbio che gli Epiroti

si propongano di marciare sopra Valona ed avendogli ripetuti i pericoH che

comporterebbe una tale mossa, egli mi ha detto che credeva potermi garantire

che un attacco su Valona da parte degli Epiroti non avrà mai luogo.

138

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIAL,J, A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. PER POSTA 704. Roma, 10 luglio 1914, ore 15.

(Per tutti meno Costantinopoli). R. ambasciatore a Costantinopoli al quale avevo telegrafato per avere informazioni sullo stato dei negoziati colla Turchia

7-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

per 1e note concessioni economiche d'Asia Mino·re telegrafa quanto segue: (come nel telegramma da Costantinopoli gab. n. 726/205) (1).

Ho risposto quanto segue:

(Per Costantinopoli). Telegramma di V. E. gab. n. 205.

(Per tutti). Le dichiarazioni di Giavid bey sulle trattative anglo-turche e turco-germaniche per l'Asia Minore, ed il comp1et<> sil·enzio da lui serbato su quelle analoghe italo-turche hanno richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica itaJ.iana e dei circoli diplomatici sulla questione delle concesslioni nostre in Asia Minore e nel Dodecaneso destando commenti diversi ma egualmente non favorevoli all'azione del R. Governo. Qualunque sia il fondamento delle conseguenze che si vuoi tra:rre dlaHe dichiarazioni di Giavid, è opportun<> rico·rdare che (a parte una. piccola minoranza eccessivamente oozi:onalisrta. la quale si rallegra dell'attuale stasi per.chè considera il prolungarsi dell'occupazione del Dod'ecaneso come un mezzo per arrivare insensibilmente a quella definitiva), l1a grande maggioranza degli Ital:iani un poco per le diffi.coltà internazionali che intravede, e molto più per le ingenti spese finanziarie, che il possesso d'el Dodecaneso comporterebbe e che nell'ora pTesente sembrano ancor più gravose, comincia a sentire il peso della questione del Dodecaneso, a trovare che l'onere finanziaro che l'occupazione esige, non è proporziOnato alle concessioni economiche sollecitate o almeno al servizi:o che noi rendiamo alla Turchia salvando le isole dall'occupazione greca. Quanto alle potenze è bene ancora e sempre tener presente che esse si mante:rranno apparentemente indifferenti alla nostra occupazione del Dodecaneso se e fino a tanto che manterranr>.o la convinzione che 'l'Italia tiene fermo alle ripetute e categoriche dichiarazioni di sgombrare, ma non rifuggiranno dal fare una più o meno vivace pressione per lo sgombero immediato il giorno che si convinceranno che miriamo al possesso definitivo.

Premesse quP.ste considerazioni generali ed entrando nel merito della questione osservo che i lavori di preparazione e discussione del bilancio e le trattative germaniche non sono certamente ragioni sufficienti per impedire a Giavid di occuparsi delle trattative che la Turchia ha con noi.

Affidamenti di ottime disposizioni e richieste di tempo per esaminare sono una specialità della mentalità e dei metodi turchi, mentre l'ora del concedere è sempre tarda a venire e ricca di cavilli restrizioni e sorprese. So e ricordo che queste difficoltà sono comuni a tutti coloro che hanno dei negoziati colla Turchia, e che la risdluzione di analoghe questioni ha rkhiesto del tempo anche da parte delle altre Potenze, ma, indipendentemente dal fatto che i risultati ottenuti dalla Francia, dalla Germania e dall'Inghilterra non sono paragonabill a quelli che otterremo anche se fossero integralmente accolte le nostre domande, per la diversa importanza e vastità degli interessi in esse contenuti, debbo osservare che il cammino che noi abbiamo percorso costì, dati i mezzi che disponevamo, è veramente molto esiguo.

Non era in mio potere di evitare una discussione di politica estera alla Camera, nè potendolo l'avrei fatto perchè si sarebbe acuito invece di calmarlo quel sentimento di diffidenza e di ostilità verso la Turchia che è nato in molti dal fatto di non vedere ancora alcun risultato tangibile del negoziato colla

Turchia. Ed io sarò costretto ad accentuare il lato politico della cosa se la Turchia si mostrerà lenta e rihtttante a definire l'affare materialmente ed economicamente. Nè escludo che prolungandosi l'attuale stato di inerzia si venga a creare nel~a nostra opinione pubblica uno stato d'animo tale da costringere il R. Govemo a modificare quclla linea di condotta così favorevole ed amichevole alla Turchia che ha adottata e fin qui mantenuta.

Con telegramma gabinetto 645 (l) autorizzavo V. E. a rimandare la presentazione della Nota verbale a condizione che l'indugio fosse di breve dura,m. e circostanze politiche non constgliassero diversamente. È ormai passato più di un mese e mentre non veggo alcun segno tangibile degli affidamenti di Giavid bey a Talaat bey di cU!i. era cenno nel telegramma di V. E. gabinetto 192 (1), alcuni diplomatici esteri con domande ancora vaghe ma insistenti mi hanno fatto nascere la persuasione che sia opportuno di abbinare formalmente la questione delle conc,essioni economiche dell'Asia Minore e dei compensi a quella dello sgombro del Dodecaneso. Lo schema di nota verbale compilato nel febbraio scorso dovrà ora essere aggiornato ed in qualche parte completato. Su questo come pure sulla lista dei compensi allegata al rapporto di V. E. n. 507 dell'8 giugno mi riservo darle tra breve precise e definitive istruzioni. Intanto è bene Ella tenga presente la opportunità che la Nota verbale e l'a domanda dei compensi deve essere presentata ora e non ulteriormente, abbinando ufficialmente lo sgombero alla soddisfazione delle note domande. Sta di fatto che il Trattato di Losanna non è stato lealmente adempiuto dalla Turchia.

Se il Governo ottomano non vuole ammetterlo per ragioni di politica interna, noi abbiamo delle ragioni di politica interna e sopratutto estera per sostenere il contrario, conforme del resto a verità.

L'abbinamento esiste di fatto, ed è necessario non tanto perchè l'occupazione nostra possa ora essere un mezzo efficace di pressione presso la Turch!ia per ottenere le concessioni, quanto perchè giustifica l'occupazione di fronte all'opinione pubbHca italiana e specialmente di fronte alle Potenze ed è l'unico modo di giusticarne a suo tempo lo sgombero. Se la Turchia deside,ra che noi non evacuiamo ancora il Dodecaneso, noi possiamo anche prolungare per un tempo ragionevole l'occupazione, ma non possiamo assolutamente lasciar passare il tempo senza che ci vengano accordate le concessioni economiche che sollecitiamo. Non molti mesi ci separano dalla riapertura del Parlamento e nessun ministro potrebbe ripresentarsi alle discussioni parlamentari senza avere praticamente definito la questione delle concessioni o aver preso energici e dsolutivi provvedimenti. La occupazione del Dodecaneso può prolungarsi, come pure l'evacuazione può e dovrà forse procedere per gradi, quello che ripeto, non ammette dilazione è l'accoglimento delle concessioni economiche e intanto la presentazione formale delle nostre domande. Prego V. E. di vo>ler ben chiarire questo punto nelle sue conversazioni con codesto Governo.

Ella potrà anche mettere nella sua giusta luce la questione dell'abbinamento ed esposte le ragioni vere per cui lo formuliamo, concordare col Governo ottomano l'interpretazione verbale meno contraria ai desideri ed ailla mentalità turca.

Dal telegramma di V. E. gab. n. 205 mi sembra di rilevare che il negozia.to per le concessiollli ferroviarie e portuarie dell'Asia Minore si conduce colle sole nostre forze e senza la collaborazione della Compagnia Smirne Aidin e del Governo inglese.

Pare a me che non convenga rinunciare a questo mezzo che trova una sanzione nell'accordo stesso firmato da Nogara. Per provocare dal Governo inglese istruzioni precise e categoriche al proprio ambasciatore in Costantinopoli gradirei ·conoscere esattamente in che modo e iforma dovrebbe esattamente esplicarsi l'azione del rappresentante britannico. Il non chiedere nulla al Governo inglese giustificherebbe il suo disinteressamento mentre noi abbiamo, anche per considerazioni di politica generale, grande interesse di tenerci in contatto col Governo inglese e proc·edere quanto più è possibile uniti colla Smirne Aidin per il raggiungimento dei rispettivi fini.

Attendo risposta telegrafica su quanto precede.

(l) Vedi D. 102.

(l) Non riprodotto.

139

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6090/938. Vienna. 10 luglio 1914, ore 21 (per. l'11, ore 0,30).

Forgach mi ha detto che tutte le notizie dei giornali circa le pretese decisioni del Governo l. e R. relative all'invio di una nota alla Serbia sono destituite di fondamento come pure quelle ritenute gene:r>almente ufficiose pubblicate ieri sera dal Nues Wiener TagebZatt la quale annunziava essere imminente il passo austroungarico (?) a Belgrado e che esso sarebbe però stato fatto in una forma tale da non ledere i diritti sovrani della Serbia e da ottenere soltanto la punizione dei complici dell'attent.a·to di Sera~evo e la fine di una campagna anti austriaca la quale non potrebbe qualora durasse che impedire l'esistenza di relaziond cordiali fra i due stati vicini. Forga.ch ha aggiunto che per mettere un termine a tutte queste voci Berchtold, il quale riteneva non si dovesse prendm-e alcuna decisione circa contegno da tenersi di fronte alla Serbia sino a che non fosse chiusa istruttoria per attentato di Serajevo, aveva creduto far pubblicare oggi dal TeZegraf Correspondenz Bureau un comunicato in cui si dichiarano destituite di fondamento autentico le notizie dei giornahl relative ai risultati deli'udienza del ministro

i. e r. degli Affari •esteri presso l'Imperatore. Parlando con me poi in via privata e confidenziale Forgach si è vivamente !agnato del linguaggio della stampa serba verso l'Austria Ungheria dicendo che era poco conforme al mantenimento dei rapporti tra i due stati confinanti e che dimostra come il Pasic non volesse o non potesse influire sulla stampa stessa.

Forgach ha concluso dicendo che scorgeva pur troppo nel linguaggio della stampa serba una nuova prova dell'influenza nefasta che esercitava in Serbia il Hartwig.

140

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6091/939. Vienna, 10 luglio 1914, ore 21 (per. ore 23,40).

Quattro giorni fa Principe Gagarine secondo segretario di questa Ambasciata di Russia è partito per Serajevo. Avendo appreso sua partenza da lui stesso che mi disse pure che sarebbe andato a trovare Labia che conosceva da Costantinopoli telegrafai a quest'ultimo di indagare cautamente quali fossero le ragioni del viaggio di Gagarine. Labia mi rispose nei seguenti termini: «Avendo aria farmi confidenze Gagarine mi disse essere stato mandato verificare se è in ordine questo Consolato russo. Tenendo preselTlJte che questo console generale russo era assente durante i noti avvenimenti per essersi fermato Abazia di ritorno da Vienna senza avere prevenuto Ambasciata russa. daHe lunghe conversazioni con Gagarine riportato convincimento essere venuto fare inchiesta sullo stesso console generale e anche informarsi sui suddetti avvenimenti in generale e più specialmente su quanto su questi si può raccogliere circa quanto risUilti eminentemente connesso attentato con Belgrado;

noti eccessi contro Serbi entità danni e responsabilità Governo; politica austriaca verso Serbi prima e dopo attentato~

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6095/423. Pietroburgo, 10 luglio 1914, ore 21,20 (per. 1'11, ore 2,35).

Constami da buona fonte in via confidenziale che prossima visita di Poincaré al Re di Svezia è stata decisa in seguito :rfconosciuta opportunità che quel Sovrano sia autorevolmente rassicurato circa intenzioni Russia. Poincaré assunto compito persuadere Svezia che non solo vi è nessuna minaccia di eve!lltuale attacco da parte Russia, ma altresì che quest'ultima è animata dal più sincero desiderio di riavvicinamento e (1). Attuali rapporti russo-svedesi sono influenzati da noto movimento in favore armamenti che fa capo a Re Oscar e che qui si ritiene secondato mora[mente dalla Germania. Il sospetto che preparativi militari svedesi siano diretti ad appoggiare even.tuale insurrezione Finlandia nel caso in cui Russia· trovisii in una grande guerra, è qui molto diffuso ed ha indotto questi uomini politici ad un contegno di così ristretto riserbo verso Svezia che Sazonoff ha evitato nel suo disco!l"so di parlare delle relazioni con quello Stato. È questa atmosfera di reciproca diffidenza che RuSSlia e Francia vorrebbero rischiaTe seguendo anche verso Svezia la politica praticata verso Romania e Turchia ed intesa principalmente a liberare

Russia da preoccupazioni che possono inspirare per la sua libertà di azioni<! le incerte disposizioni di alcuni Stati finitimi.

Il Presidente della Repubblica non rimarrà che poche ore in Svezia e se, come forse è previsto, non trarrà notevoli lfisultati dalla sua visita, questa potrà facilmente passare per semplice e non compromettenrte atto di cor.tesia.

(l) Manca un gruppo.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6096/374 (1). Parigi, 10 luglio 1914, ore 21,50 (per. l'11, ore 2,35).

Faccio seguito al mio telegramma n. 368 (2).

Lahovary in una nuova ·Conversazione avuta con me mi ha detto che l'appoggio che Francia ed Inghilterra dessero a Bucarest in aggiunta a quello dell'Austria e dell'Italia a favore de.l!ta domanda del Principe Wied non potrebbe avere alcuna efficacia. Il parere della Francia e dell'Inghilte~ra non può pesare molto nella politica romena. Pm-chè la proposta di invio di truppe in Albania potesse essere presa in serio esame sarebbe indispensabile che la Russia l'appoggiasse e la Serblia e la Grecia dichiarassero di non avere nulla contro di essa. L'accordo colla Serbia e la Grecia ed i rapporti amkhevoli collia Russia sono oramai divenuti elementli essenziali della politka romena. Lahovary ha poi aggiunto che il PrinciJpe Wied non andando a Costantinopoli e Turkhan pascià partendo da Costantinopoli senza a·ccomiatarsi da:1 Governo commisero un: grave errore, poichè irritarono i Turchi. Lahovary crede di sapere che Turkhan pascià consiglierà al' Principe di andare a Scuta11i abbandonando Durazzo, ma se colà egli sarà più sicuro perchè protetto dai contingenti internazionali la sua azione sul resto dell'Albanda sarà nulla. Lahovary dice che la unità albanese potrebbe essere imposta solo colla forza:. Poichè nessuno è disposto adoperarla bisognerà rinunziare in Albania al regime unitario e contentarsi di un regime federale di cantoni autonomi come in Svizzera pTovvedendo le Potenze alla vigilanza della costa.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, E A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. GAB. 708. Roma, 10 luglio 1914, ore 22.

(Per tutti meno Vienna). Ho telegrafato al r. ambasciatore a Vienna quanto

segue:

(Per tutti). Dal telegramma del r. ambasciatore a Costanttnopoli comuni

cato col mio di Gabinetto n. 600 (3), Ella avrà rilevato che l'Austria sta

cercando di creare dei propri interessi nelle vicinanze di Brussa. Non avendo

ricevuto da V. E. alcuna notizia in argomento debbo supporre che non Le è

stato possibile di appurare indirettamente quale importanza avesse realmente detta notizia e se ciò significasse un orientamento di attività diverso da quello tentato ad Alaja.

Dall canto mio io non ho avuto da Mérey alcuna comunicazione in risposta al promemoria rilasciatogli contenente la esposizione della questione di Adalia ed i nostri desiderata per addivenire aà una cessione della nostra zona in favore dell'Austria, od al promemoria ~sul valore di porti di Adalia ed Alaya od al testo dell'accordo Nogara rimessogli confidenzialmente. Sarebbe opportuno indagare indirettamente quale effetto abbiano prodotto sul Governo austriaco i detti documenti dei quali comunicai copia a V. E. e quali intenzioni egli abbia al riguardo della zona di propria attività da creare !in vicinanza di Adialia. Na~turalme!Ilite non è opportuno che V. E. ne parli ora con Berchtold pevchè non conviene a noi nel momento attuale di sollevare la quest!ione mentre il tempo che passa giova a consolidare sempre più la nostra posizione. In una conversa,zione Mérey parlando dehl'Asia Minore ha usato parole che lasciavano credere egli attendeva da noi qualche risposta relativamente alla zona da cedere all'Austria. !In reaJ1tà siamo noi che attendiamo una I'isposta dall'Austria.

Ove egli precisando il precedente accenno ritornasse su questo argomento mi propongo di dire ciò a Mérey chiaramente. Tanto ad opportuna norma di linguaggio.

(l) -Comunicato il 15 luglio con tel. n. 4085, ad Avarna con l'annotazione: • lascio giudicare a V. E. dell'opportunità di intrattenere Berchtold di quanto precede •· (2) -In nota al D. 65. (3) -Non riprodotto.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6129/630. Durazzo, 10 luglio 1914 (per. il 12 ore 9,15).

Il mio collega germanico mi riferisce che in un colloquio fra il corrispondente della Koelnische Zeitung ed il signor Zographos quest'ultimo considerava come sospeso l'accordo di Corfù in seguito agli avv,enimenti d'Albania ed all'incapacità del Governo di Durazzo di occupa,re le provincie meridionali. Zographos avrebbe soggiunto che avrebbe invitato fra non molto la Commissione dii Controllo a visitare lo stato novello in via di creazione.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1711/525. Pietroburgo, 10 luglio 1914 (per. il 20).

Questa stampa nel riferire le accuse di quella austriaca contro Belgrado, che si vorrebbe far passare come il centro della congiura per l'assaSISinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando, sostiene l'infondatezza di simili notizie, recisa

mente smentite dai circoli governativi serbi, ed aggiunge che il signor Sazonoft ha avuto una conversazione col signor Spalaikovitch, in cui questi: ha spiegato il punto di vista serbo circa l'assassinio di Serajevo ed ha dimostrato l'impossibilità di fare eseguire da funzionari austriaci delle indagini nella capitale serba. Tale punto di vista, secondo i giornali, sarebbe stato pienamente approvato dal signor Sazonoff,

Il Ruskoe Slovo così scrive circa l'agitazione anti-serba in Austria: «Intorno alla salma ancor calda del Principe è sorta un'orgia ributtante di patriottismo guerriero; le .stragi dei Sel"bi organizzate sotto la benevola a·cquiescienza delle autorità, dimostrano il basso grado di civiltà dell'Impero Danubiano».

Il giornale liberale di Mosca, dopo aver ricordato che la Serbia ha fatto tutto il possibile per vivere in pace col vicino Impero e che essa ha preso misure severissime cootro i propri Bosniaci ascritti ad organizzazioni criminose, afferma che il Governo serbo respingerà fieramente le offensive esigenze del Gabinetto di Vienna, miranti a sopprimere l'indipendenza politica del Paese. La « malattia diplomatica » che non permise all'Imperatore Guglielmo di recarsi ai funerali dell'Arciduca -~osegue il gio:male -dovrebbe dare molto da pensare ai sciovinisti viennesi. La Germania non intende lanciarsi in una avventura balcanica: l'Imperatore Guglielmo ha arrestato il Conte Berchtold nei suoi piani di aggressione contro la Serbia ed ha reso in .tal modo un gran servizio alla causa della pace europea.

Infatti sarà difficile che l'Austria attacchi la Serbia a suo solo rischio e pericolo: non è ora agevole impresa di schiacciare il Regno, come lo era cinque anni or sono. La Serbia può disporre per la sua difesa di 300 mila uomini agguerriti e comandati da ufficiali che hanno già ricevuto il battesimo del fuoco. Aggiungasi che all'ora decisiva la Romania, oltre che il Montenegro, si schiererebbero dal lato serbo. Un eventuale attacco bulgaro alle spalle verrebbe poi parailizzato da un contro-attacco dell'esercito greco. Le relazioni austroitaliane, infine, sono diventate così tese in Albania che il Gabinetto di Vienna non potrebbe essere neanche ·sicuro dal lato italiano: in caso di una guevra austro-serba, l'Italia potrebbe cedere alla grande tentazione di impadronirsi con un colpo di mano del Trentino o di: installarsi soHdamente nell'Adriatico.

Per tutte queste ragioni sarebbe da escludersi secondo il giornale, il pericolo imminente per la Serbia di essere attaccata dall'Austria: ma gli imperialisti austriaci non hanno disarmato: ess.i hanno rimandato solamente la realizzazione dei loro piani a tempi più opportuni.

Lo schiacciamento della Serbia, conclude il g~iornale, produrrebbe un tale turbamento nell'equiHbrio europeo che ne sarebbero danneggiati non solo gli stati balcanici, ma tutte le Grandi Potenze. La Triplice Intesa che è intere•ssata al mantenimento dello •statu quo nel Vicino Oriente si opporrà ad ogni umiliazione della Serbia. La Francia specialmente ha grandi interessi finanziari 1n Serbia, ove si trova impiegato più di un miliardo di risparmi francesi.

Tutte le simpatie del mondo civile poi sarebbero per la Serbia, la quale «non resterebbe certo sola a combattere per la propria indipendenza».

146

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO', E AL DELEGATO NELLA COMMISSIONE PER LA DELIMITAZIONE DEI CONFINI MONTENEGRINOALBANESI, MARAFINI

T. 4042. Roma, 11 luglio 1914, ore 2.

(Per Cettigne). Mi riferisco al suo rapporto riservato in data del 19 scorso giugno (1). Ho così ·telegrafato al Colonnello Marafini:

(Per entrambi). Governo montenegrino ha mosso lagnanze perchè V. S. avrebbe assunto in seno Commissione delimitazione atteggiamento decisamente ostile al Montenegro. Non escludo anzi ritengo per certo, conoscendo di lei tatto ed accortezza, che lagnanze montenegrine sieno dovute, più che altro, al fatto che V. S. non ha creduto finora, in tutte le questioni riguardanti il tracciato della frontiera tra il Montenegro e l'Albania, formulare alcuna proposta che non fosse basata sulla stretta e rigorosa interpretazione del proto.coHo di Londra. Questo Ministero è ben lungi dal muoverle appunto per tale sua linea di condotta. Deve però raccomandarle di tener presente -che per ragioni di politica generale è fermo intendimento del R. Governo di coltivare e rendere sempre più intimi i rapporti col Montenegro, al quale scopo Governo del Re ritiene opportuno che il Montenegro in tutte IJ.e questioni attinenti alla delimitazione della frontiera tra esso e l'Albania compatibilmente cogli accordi tra l'Italia ed Austria e colle decisioni della riunione di Londra non si trovi in prima linea nel frapporre ostacoli alle sue domande quando appaiono eque.

Sono convinto che l'azione della S. V. nel ·corso dei lavori per la delimitazione della frontiera albanese-montenegrina s'informerà a tali direttive. (Per Cettigne). Quanto precede per personale sua conoscenza.

147

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI

T. 4044. Roma, 11 luglio 1914, ore 2.

(Per Berlino). Ho rivolto ai rr. ambasciatori a Londra, Parigi, P:ietroburgo e Vienna (2) questo telegramma :

(Per tuttiJ. Prestito dei quaranta milioni.

Questa Ambasdata di Germania mi ha confermato che il suo Governo intende limitarsi a garantire il prestito al Montenegro ma non sarebbe in grado di ass1curare il pagamento degli interessi o di assumerne a suo carico una parte. Un tale modo di vedere è in contraddizione col prestito quale era stato

progettato dalle Potenze i cui rappresentanti a Cettigne hanno implicitamente accettato nelle loro riunioni a Cettigne, informandone il Govemo montenegrino.

Da quanto precede risulta a mio modo di vedere che pel prestito al Montenegro non si può più contare sul concorso della Germania che per una generica garanzia morale.

D'altra parte non è possibile nega,re ora il concorso finanziario al Montenegro dopo gli impegni ripetutamente pres1 dalle Potenze e da noi specialmente, cosicchè conviene esaminare d'urgenza se non è opportuno limitare il prestito alle cinque Potenze prendendo ognuna a ::;uo carico la parte spettante alla Germania e cioè otto milioni per Potenza,. Io mi riservo di sostenere in Consiglrio dei ministri che il R. Governo debba assumere a suo carico tale aumento ed io prego V. E. di voler subito sentire da codesto ministro degli Affari esteri se anche il suo Governo vi consente.

(Per Berlino). Ho aggiunto quanto segue a S. E. Avama:

(Per Berlino e Viienna). Da recenti notizie ricevute da Cettigne risulta come le condizioni economiche del Montenegro già così precarie verrebbero ad essere, qualora gli venisse a mancare il promesso aiuto, disastrose e tali da precipitare l'unione sua con la Serbia: è quindi di somma urgenza che si giunga ad una soluzione di questo affare che si trascina da più di un anno.

(l) -Non riprodotto. (2) -Con tel. dello stesso giorno n. 4047, Di Sangiuliano sollecitava a Vienna la risposta ad un suo promemoria del 17 giugno.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6109/142 (1). Belgrado, 11 luglio 1914, ore 2 (per. ore 16).

Telegramma V. E. 4030 (2). So che governo serbo ha considerato eventualmente che Austria-Ungheria richieda una inchiesta mista a Belgrado. In questa occasione Pasic si è espresso testualmente così « Se AustriaUngheria cerca un casus belli, non ha che da richiedere una inchiesta, mista:».

149

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER TELEFONO 6097/632. Brindisi, 11 luglio 1914, ore 7,45 (per. ore 8).

Il Principe mi ha convocato oggi ,coi ministri Austria-Ungheria, Francia e Germania e ci ha fatto la <;eguente dichiarazione verbale:

« Sapete che gli Epiroti hanno occupato Coritza si avanzano su tutta la linea verso il Nord. Le Grandi Potenze, dalle quali sono stato designato quale sovrano dell'Mbania e mi hanno promesso il soccorso, hanno neutralizzato il paese, fissandone i confini. Però fin dal mio arrivo ho avuto difficoltà con

l'Epiro che era ancora occupato dai Greci. Dietro consiglio delle Grandi Potenze l'Albania ha fatto concessioni agE Epiroti rimettendone la causa nelle mani della Commissione di Controllo, ha acc,ettato l'accordo di Corfù in virtù del quale gli Epiroti hanno ottenuto grandi vantaggi. Per non rimanere senza forze armate contro le bande in Epiro, l'Albania ha tentato di riunire alcune milizie, seguendo i consigli di alcune Grandi Potenze. La riunione delle milizie dell'Albania centrale è stata sfruttata da alcune Potenze straniere per organizza.re una rivolta contro il Governo ed Impedire un'azione energica nel Sud. Paralizzato in tal modo sin dall'inizio della questione di Ep1ro, che era istigata dalla Grecia, il Governo non ha potuto fare alcun lavoro nel paese ed ha dovuto sciupare le sue risorse ,finanziarie per difendere le frontiere garantite dalle Grandi Potenze. Ora Zographos profittando delle note difficoltà interne ha preso Coritza, nonostante l'armistizio concluso. L'Albania in pochi anni avrebbe raggiunto UIIli grande sviluppo, però si trova impedita da qualche Potenza straniera; per avere un periodo di pace occorre denaro e truppe straniere .perciò vi prego di insistere presso i vostri Governi per la conclusione dell'imprestito promessomi, ver l'invio di truppe internazionali o romene, e per fare una pressione suJila Grecia, affinchè la medesima ritiri le sue truppe dall'Epiro e costringa Zographos ad accettare l'accordo di Corfù e rinviare le bande greche le quali hanno testè incendiato ancora villaggi dell'Albania».

Il Principe ha aggiunto che se le Potenze si affretteranno ad accordare i chiesti soccorsi, l'ordine sarelbbe presto ristabilito e si potrebbe incominciare a lavorare proficuamente.

Egli d ha fatto osservare che tutti gli altri paesi balcanici al loro nascere hanno ottenuto dalle Grandi Potenze soccorsi materiali e militari per svilupparsi.

Il Principe ha incaricato Mufid bey di comunicare la presente sua dichiarazione ai delegati inglese e russo affinchè ne abbiano conoscenza i loro rispettivi Governi.

I miei colleghi telegrafano analogamente.

(l) -Comunicato il 12 luglio ad Avarna con tel. n. 4059. (2) -Vedi nota al D. 109.
150

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6116/128 (1). Sofia, 11 luglio 1914, ore 8 (per. ore 23).

Ad ogni buon fine informo V. E. che questo ministro d'A. U. è pa11tito da Sofia ed apprendo che sua assenza sarà breve. Ultimamente egli fu a Palazzo Reale mentre ci si trovavano H Presidente del Consigldo dei Ministri ed il ministro delle Finanze. Questa circostanza ha dato luogo a molte supposizioni.

(l) Con telegramma 6365/140 del 18 luglio Cucchi Boasso informava che il ministro austro-ungarico era tornato a Sofia.

151

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6117/129. Sofia, 11 luglio 1914, ore 8 (per. ore 23).

Circa 'la situazione in Albania stampa ufficiosa rileva che se vi sono Stati balcanici che vogliono fine del giovane Stato ve ne sono altri che tengono conto sua conservazione, fra i quali Bulgaria cui politica in ciò ha identici fini con quelli della Turchia e Romania. Ma Romania si trova in contraddizione con se stessa, perchè pur avendo interesse salvaguardare indipendenza albanese, è oobligata, suo malgrado, tollerare mene serbe e greche poichè essa non potrebbe ancora rinunziare ai suoi alleati di ieri. Nondimeno attentato Albania essendo grave colpo anche per Romania e Turchia, questa come pure Bulgaria dovranno cercare mezzo per evitado.

152

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6127/127. Sofia, 11 luglio 1914, ore 8 (per. ore 23,30).

Benchè ministro di IlllghiJterra mi dica che contratto prestito tedesco sia stato firmaJto ieri, da fonte autorevole bancaria mi si assicura contratto fu ri!spedito Berlino per collazionamento (1). Governo bulgaro ammette accordo raggiunto ma per ragioni parlamentari si mantiene riservato su firma contratto. Jeri sera tutti i gruppi delle varie opposizioni hanno pubblicato un comunicato nel qua1e considerando: l) il contegno del ministro presidente tenendosi conto della promessa ufficiale da lui fatta di consiglia,rsi con opposizione sulle condizioni del prestito prima di assumere impegno definitivo, ora dichiara non essere più libero delle sue volontà e di accettare condizioni imposte; 2) che le condizioni sono gravose perchè il prestito non assicura alla Bulgaria una somma maggiore di 120 milioni nominaU ed espropria a favore (2) ..... risorse naturali del paese e glii affida strumenti sua attività economica; 3) che aHuale situazione economica e ·credito bulgaro permettono ottenere migliori condizioni, affermano solidatrietà (?) tutte le opposizioni contro prestito tedesco funesto al paese ,pel presente e per l'avvenire.

Aggiungo che maggioranza di cui dispone Governo può ridursi tre o quattro voti ed opposizione non tralascierà alcun mezzo per far cadere prestito tanto più che essa, è quanto mai incoraggia,t:a dalla Russia.

..

(l) -Il 12 luglio Cucchi comunica con tel. n. 6140/130, che il prestito era stato firmato la sera prima. (2) -Manca un gruppo.
153

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6098/631 (1). Durazzo, 11 luglio 1914, ore 8,10 (per telefono da Brindisi).

Il Governatore di Coritza rifugiato a Berat telegrafa al Principe che le truppe greche munite di artiglieria bruc1iano e massacrano i villaggi intorno a Coritza e marciano verso Scrapari.

Cinquantamila profughi si riversano verso Berat. Le autorità di Sc.rapari telegrafano pure che le truppe regolari greche oltrepassanti il confine del distretto commettono ogni specie di atrocità, bruciano e massacrano la popolazione che invoca soccorsi dal Governo.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 730/58. Vienna, 11 luglio 1914, ore 9 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 701 (2).

Convengo con V. E. che la situazione in Albania e specialmente i fatti (3) che fossero per svolgersi colà i possibili conflitti fra Austria-Ungheria e Serbia e la probabile unione della Serbia al Montenegro non possono non d~stare serie preoccupazioni per i pericoli che da quella eventualità potrebbero derivare ai rapporti tra Italia e Austria-Ungheria. È da sperare che l'alto senno dell'Imperatore ~e lo ~spirito conservatore che S. M. ha sempre impresso alla sua politica sia per trattenere Governo I. e R. dall'avventurarsi in una linea di condotta verso la Serbia che potrebbe aver serie conseguenze. Ma se l'inchiesta iniziata per attentato di Serajevo i cui risultati non furono ancora re'si noti ufficialmente non fosse per dare per ora occasione al Governo I. e R. di fare a Belgrado passi inopportuni, questi non sarebbero certélJIIlente da escludere in modo assoluto ove la propaganda panserba in Bosnia Erzegovina fosse per continuare e venisse constatato che essa è fomentata da agitatori serbi residenti in Belgrado. Persona avente situazione ufficiale non ha esitato infatti a dichiarare ad altre persone di mia fiducia, che me 1e ha riferite confidenzialmente, che in tal caso Austria-Ungheria sarebbe costretta a dare una lezione alla Serbia e non si lascerebbe intimidire da armamenti della Russia nè dalle dichiarazioni di Sazonoff a Bratiano nel convegno di Costanza. A evitare tale pericolosa eventualità sarebbe opportuno come V. E. giustamente suggerisce (tel. di V. E. 4010) (4) di consigliare alla Serbia di evitare con somma cura tutto ciò che potrebbe dare pretesto al Governo I. e R. di prenderla con essa. Ma questione che più di ogni altra potrebbe mettere a serio cimento i nostri rapporti coH'Austria-Ungheria

è l'alleanza stessa e l'eventualità della unionE: del Montenegro alla Serbia, sia che avvenga mediante compenso che ve11rebbe attribuito all'Albania o alla Monarchia, siia che questa si decida in caso contrario ad opporsi con le armi a quella unione. Non scorgo invero in qual modo potremmo tutelare nei due casi suddetti nostri interessi che sarebbero gravemente lesi dalla cessione deLI. Lovcen all'Austria-Ungheria o da quella del litorale montenegrino all'Albania, non essendo da supporre che il Governo I. e R. per compensarci dei danni che fossimo per risentire sare'bbe disposto a consentire alla cessione a nostro favore del Trentino o di altre provincie italiane deU'Austria-Ungheria. In vista della probabile unione dei due regni serbi sarebbe mi sembra opportuno, che BerchtoJd non tardasse ad iniziare con V. E. queHo scambio d'idee culi. accennò nel convegno circa questa importante questione. Non mi dissimulo d'altra parte i pericoli per i nostri rapporti e per l'alleanza stessa che presenterebbe la situazione dell'Albania qualora non si riuscisse a consolidare e a rendere vitale questo stato. Noi non siamo disposti certamente in tal caso a seguire AustriaUngheria se essa credesse dover intervenire per impedire colle sue forze l'annessione alla Serbia di una parte qualsiasi dell'Albania e specialmente delle sue coste o la spartizione di questa regione fra Serbia e la Grecia cui mira Russia. Piuttosto che vedere cadere in tutto o in parte nelle mani dell'AustriaUngheria l'Albania, ciò che non potremmo mai ammettere, a noi conviene che si realizzino i piani suddetti della Russia.

E per ragioni anche troppo ovvie una tale soluzione sarebbe anche preferibile per noi sotto ogni aspetto ad una spartizione dell'Albania fra Italia ed Austria-Ungheria. I sospetti e le diffidenze manifestate a V. E. da Mérey circa i pretesi nostri maneggi in Albania non sono che un prodotto della sua indole estremamente sospettosa. Che egli abbia riferito t·ali sospetti e diffidenze a Berchtold è provato in certo modo dalla persistenza messa dal ministro i. e r. a non prestar fede alle ripetute ed insistenti dichiarazioni da me fattegli nei precedenti e vari colloqui avuti con lui circa il fermo propostito di V. E. di sostenere Wied e di continuare nella linea di condotta concordata col Governo I. e R. Ma questJi sospetti e diffidenze sembrano per ora essere dissipati nell'animo del Conte Bexchtold a quanto egli stesso md affermò formalmente (mio telegramma 873) (l) e non credo darta la sua le•aJ.tà, che si possa dubitare di tale sua affermazione. Però non è da supporre che essi non siano per risorgere in seguito, specialmente se Mérey non cessasse dal riferire al suo Governo in modo da intral'Ciare l'azione che io mi sforzo di svolgere presso Berchtold per convincerlo delle vere intenzioni di V. E. ispirate alla maggiore lealtà. È evidente che i danni incalcolabili che da un'azione divergente di una delle due Potenze adriatiche in Albania potreòbe derivare per i loro vitali interessi non solo ma anche per la situazione generale europea dovrebbe indurre quelle Potenze a non dubitare a vkenda dei loro propositi. Ma ciò nonostante tali dubbi sorgono e persistono in esse nè è da meravigliarsene, tale fatto essendo nella natura stessa delle cose. Spetta però alJe due Potenze, in vista del supremo interesse che ha:nno d mantenere la concordia fra di loro, a considerarli con calma ed a fare ogni

sforzo per eliminarli pure evitando possibilmente di darvi appiglio. È varo, come V. E. afferma, che Ella è quasi la sola persona in Italia che crede alla buona fede del Governo I. e R. ma disgraziat,amente è mio debito di aggiungere pure che V. E. è la sola persona di cui qui non si dubiti affatto.

Questo stato di animo comune ai due paesi deriva da un complesso di circostanze che fanno sì ·che qui si attribuisca all'Italia e da noi all'Austria-Ungheria dei propositi e dei divisamenti che nè l'una nè l'altra Potenza hanno in animo di attuare. Alludo all'idea di un'occupazione dell'Albania da parte dell'Austria-Ungheria e dell'Italia nonchè ai tentativi attribuiti all'una o all'altra Potenza di riservarsi un a•ssoluto dominio in quella regione eludendo l'accordo di parità del tutto infondato a cui due Potenze non mirano affatto.

A quanto qui si afferma le diffidenze e i sospetti di cui 'Mérey fece cenno a V. E. sarebbero sorti nel Governo I. e R. in seguito agli eventi del 19 maggio a Durazzo e all'attitudine del tutto erronea che si pretende sarebbe stata tenuta in tale oc·casione dall'Aliotti. L'allontanamento quindi di quel rappresentante da Durazzo è qui considerato generalmente come atto a migliornre 1a situazione presente e ad impedire che nuove diffidenze siano per sorgere e ciò concorderebbe con quanto Cancelliere dell'Impero a Berlino fece conoscere (telegramma di V. E. Gabinetto 699) (1). Il ritardo nel dar seguito a quell'allontanamento spiegherebbe l'ingiusta e infondata supposizione di Mérey (che mi sorprende come egli si sia permesso di manifestarla a V. E.) che la politica doppia e poco leale attribuita ad Aliotti non sia che la politica dell'Italia e del

R. Governo. Di fronte alle correnti di reciproca sfiducia che esistono qui e da noi è da sperare che dopo l'allontanamento suddetto, che avrà avuto luogo nel momento che sarà giudicato da noi opportuno, gli sforzi leali e persistenti di V. E. e di Berchtold potranno porre argine almeno per il momento alle correnti .stesse. Dko per il momento, perchè secondo mio subordinato parere tale stato di diffidenza e sospetto continuo non costituisce il vero pericolo per i nostri rapporti coll'Austria-Ungheria: questo per contro è costituito dai fatti che saranno per svolgersi in Albania che potrebbero minacciare esistenza e integrità nonchè dagli altri eventi che più sopra accennai i quali ove si realizzassero sarebbero per mettere a dura prova i rapporti stessi come anche l'alleanza. E sulla gravità d'i tale pericolo credo pure che converrebbe richiamare l'attenzione della Germania che non può non essere convinta della lealtà dei nostri propositi di attenersi scrupolosamente agli impegni assunti coll'accordo esistente coll'Austria-Ungheria ed alle stipulazioni del trattato di alleanza.

(l) Comunicato il 15 luglio con tel. n. 4084, a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Avarna, De Bosdari, Fasciotti affinchè possano • opportunamente valersene all'occasione nelle loro conversazioni».

(2) -Vedi D. 77. (3) -Completato con la minuta di Avarna. (4) -Vedi nota ai DD. 61 e 89.

(l) Non riprodotto.

155

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6112/140. Belgrado, 11 luglio 1914, ore 12 (per. ore 15,20).

Morte del signor Hartwig avvenuta a questa Legazione d'Austria-Ungheria in circostanze per il gran pubblico misteriose ha prodotto qui impressione inde

scrivibile. Hartwig si era recato ieri sera dal Barone Giesl per dargli spiegazioni dell'incidente della bandiera su cui ho riferito nel mio rapporto 136 (1). I rapporti fra le due Legazioni non sono da tempo cordiali ed in questi ultimi giorni erano divenuti assai tesi perchè Legazione d'Austria-Ungheria aveva avuto sentore del contegno e dei discorsi ostili all'Austria del signor Hartwig dopo gli attentati di Serajevo. Per queste ragioni Hartwig aveva creduto appena di ritorno Giesl di spiegarsi con lui. Gies~ dice (2) fu soddisfacentissimo e che avvenne in termini del tutto cordiali. Mentre Hartwig si congedava cadde fulminato. Il fatto che l'amico, il consigliere della (2)..... Ser<bia (?) sia morto proprio in questo momento alla Legazione d'Austria-Ungheria, le versioni sensazionali che circolano non mancheranno di rianimare eccitazione che in Serbia si era apparentemente calmata.

(l) Non riprodotto.

156

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6115/425 (3). Pietroburgo, 11 luglio 1914, ore 13,5 (per. ore 20).

Turkhan Pascià, che ha pranzato da me iersem insieme col Conte Czernin, ci ha riferito esito colloquio da lui avuto nel pomeriggio con Sazonoff.

Quest'ultimo ha declinato di prestarsi ad insistere presso Governo romeno per invio truppe in Albania, ripetendo ·constargli, in modo sicuro, che quel Governo è irremovibile nel proposito di astenersi da detto invio. Sazonoff ha respinto vivacemente ogni idea di intervento da parte Russia, sia mediante una spedizione militare, che con una dimostrazione navale.

Egli si è dichiarato pronto contribuire per una sesta parte, come già stabilito, al prestito albanese sotto condizione che Banca da costituirsi previamente sia sul piede di perfetta parità di posizione di tutte le Potenze partecipanti alla fondazione.

Quanto al Principe Wied, Sazonoff ha detto che esso ha incontrato le simpaHe di quanti lo hanno avvicinato durante il suo soggiolìllO a Pietroburgo e Turkhan Pascià, ha creduto di ravvisare in generale negli apprezzamenti del suo interlocutore sul Principe che questo gode tutt'ora delle buone disposizioni e dell'appoggio, per quanto platon!ico della Russia.

Alla domanda se Russia ammetterebbe ,che Principe sia proclamato Re, Sazonoff ha risposto Governo russo si sarebbe regolato in ·conformità dell'accordo delle altre Potenze, ma ha chiesto suo parere a Turkhan Pascià se gli pareva che nelle presenti condizioni si potes:;.e pensare a quella proclamazione.

Accoglienze personali fatte da Sazonoff a Albanesi, sono state cordialissime, ma risultati pratici del colloquio sono stati, come era presumibile, molto scarsi.

Turkhan Pascià ha però riportato impressione che Governo russo non nutre idea di cambiamenti nel regime stabilito per Albania e ·Considera con favore permanenza di Wied trono Albania.

(l) -Vedi D. 112. (2) -Manca un gruppo. (3) -Comunicato il 13 luglio con te!. n. 4069, a Bollati, Imperiali, Tittoni e Avarna. La versione dell'incaricato austro-ungarico in Oe.-U. A. VIII, 10183.
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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6107/296 (1). Atene, 11 luglio 1914, ore 14 (per. ore 15).

Tutti i giornali commentano con entusiasmo la notizia della presa di Coritza da parte degli Epiroti e della loro avanzata su Moscopoli. Constatano con viva soddisfazione che ormai gli Epiroti hanno rioccupato tutti i territori che le Potenze forzarono la Grecia ad ev:acuare.

Venizelos ha smentito ufficialmente notizia data àa vari giornali che Romania avesse fatto rimostranze al Governo ellenico per l'avanzata degli Epiroti. In sostanza nessuna Potenza ha fiatato in questi giorni.

158

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. GAB. 710. Fiuggi, 11 luglio 1914, ore 16.

Rapporto di V. E. n. 572 (2). Prego telegrafarmi se sia esatto che Compagnia inglese si sia impegnata prolungare linea ferroviaria senza garanzia chilometriea e come Ella interpreta dichiarazione del Direttore Generale che il Governo ottomano si è assicurato la piena libertà di concedere a chiunque desiderasse la concessione deHe linee Mugla-Adalia e Adalia-Kizilkaia. Non ho ancora visto riprodotto nei nostri giornali l'articolo del giornale ottomano. Ad evitare pol'emiche e commenti certamente non favorevoli che esso produrrebbe se fosse conosciuto, riterrei utile che Ella provocasse dallo stesso Direttore Genera].e una intervista a qualche corrispondente di giornale a noi amico nella quale vi fossero dichiarazioni per ciò che riguarda le trattative nostre colla Turchia, pienamente rassicuranti per noi. Non escludo poi del tutto il pericolo che i Turchi, le cui promesse verbali non hanno alcun valore, possano giuocarci il tiro di concede•re ad altri quelle

(Per Bucarest). Sarebbe utilissimo che anche Governo rumeno facesse passi ad Atene per indurre il Governo ellenico a tralasciare di far causa comune con gli Epiroti conformemente a quanto faranno tutte le grandi Potenze se sarà accettata analoga proposta di cui il R. Governo ha preso l'iniziativa.

Prego V. S. adoperarsi in tal senso •·

n 16 luglio Carlotti rispondeva di aver comunicato al ministero degli Esteri e che l'ambasciatore austro-ungarico era privo di istruzioni in proposito (t.a. 6305/433). \2) Non riprodotto.

8-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

Szecsen ci siamo trovati nuovamente d'accordo nel ritenere indispensabile che non sia ulteriormente ritardata l'intesa per la Banca Albanese circa la quale sarebbe bene che a Vienna si decidessero a prendere una risoluzione.

(l) Comuniéato il 15 luglio con tel. n. 4087, a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Avarna, Fasciotti con l'aggiunta: c (Per le Ambasciate). Confermando precedenti istruzioni prego V. E. di far notare a codesto Governo in base al telegramma di Bosdari l'urgenza di agire energicamente ad Atene.

159

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTHO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. s. 732/141. Belgrado, 11 luglio 1914, ore 18 (per. ore 21).

Telegramma di Gabinetto n. 703 (1).

Con la dovuta cautela Governo serbo è stato messo in guardia contro i pericoli di un eventuale colpo di mano austriaco sul Lovcen. Governo serbo con la massima·segretf'zza prenderà opportuni provvedimenti militari anche in considerazione delle notizie qui giunte di armamenti austriaci in Ungheria meridionale ed in Bosnia Erzegovina. Governo serbo è convinto della necessità di attendere un momento propizio per effettuare unione col Montenegro.

160

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 711 (2). Fiuggi, 11 luglio 1914, ore 19.

(Per tutti meno Costantinopoli). Il r. ambasciatore a Costantinopoli rispondendo in merito alla lettera di Nogara che

(Per Londra). V. E. mi comwnicò col rapporto n. 257 del 29 magg.io u. s. (3).

(Per gli altri) che comunicai a V. E. con dispaccio 30 maggio n. (rper Berlino 301) (3); (per Vienna 482) (3).

(Per tutti meno Costantinopoli) osserva quanto segue: « Le proposte fatte dal comm. Nogara cadono però dinnanzi alla via da noi prescelta per ottenere le concessioni, quella cioè (preferita dal Governo Ottomano) di trattare la questione a parte ed in precedenza senza parlare della inesecuzione del Trattato di Losanna, e per conseguenza dehla restituzione del Dodecanneso. Osservo poi che, eventualmente, la distinzione fatta dal comm. Nogara sul modo in cui avremmo dovuto proporre ed appoggiare le nostre domande di concessioni, unendole cioè o separandole da quelle inglesi, non ha più ragione di essere poichè tanto sulla questione del « Board of Trade » come su quella del tronco « CinaMugla » che dovevano appunto iormare da parte inglese il corrispettivo del nostro appoggio, la Compagnia Smirne-Aidin è stata irremovibile».

Per Costantinopoli -Rapporto di V. E. n. 519 (3).

Da un telegramma posta Gabinetto 708 (l) che Le ho spedito ieri la E. V. rileverà che non credo più possibile di rimandare la presentazione della Nota verbale alla Sublime Porta e che ritengo conveniente di abbinare formalmente la questione dello sgombero del Dodecanneso all'ottenimento delle concessioni salvo a concordare col Governo Ottomano una interpretazione verbale di questo abbinamento che sia la meno contraria ai suoi dèsideri e sua mentalità. Prego quindi rie·saminare la lettera di Nogara che mi pare sostanzialmente giusta, tenendo presente questo punto. Quanto alle due vie suggerite dallo stesso Nogara a me pare che queHa di sostenere incondizionatamente l'accordo italo-inglese sia conforme agli impegni dell'accordo e che il farne una dell~ condizioni alle quali dovrebbe essere subordinata l'evacuazione delle isole sarebbe cosa assai gwvevole tanto sotto il punto di vista della politica generale quanto sotto quello della questione particolare del Dodecanneso poichè l'Inghilterra verrebbe ad avere un interesse proprio nella questione ed una ragione di subire il prolungarsi dell'occupazicme o facilitare l'accorgimento delle concessi'OilJi. Occorre stabillire una collaborazione ed una unione quanto più intima è possibile tra noi ed il Governo inglese.

Naturalmente noi non possiamo includere nelle nostre domande anche una domanda inglese che è in relazione colle nostre senza averne prima parlato col Governo britannico e per ciò fare attendo risposta al presente telegramma. Può anche darsi che il Governo inglese non accetti la nostra offerta ma io credo che l'averla fatta non potrà che avere un effetto utile a noi.

(l) -Vedi D. 124. (2) -Il telegramma fu trasmesso per posta a Berlino, Vienna e Londra. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6125/379. Parigi, 11 luglio 1914, ore 21,05 (per. il 12, ore 2).

Ho riparlato stamane con Viviani circa organizzazione milrzie albanesi sotto la direzione del Colonnello Philips, circa passo a Costantinopoli perchè i Giovani Turchi cessino dal fomentare l'insurrezione albanese e circa pratiche a Bucarest per inviar truppe rumene in Albania. Viviani interamente assorbito dalle cure parlamentari non è stato in grado di dirmi nulla sopra alcuno dei tre punti; soltanto a proposito deU'attitudine della Serbia e della Grecia mi ha detto che avrebbe continuato a consigliare ad esse di continuare ad astenersi dall'ingerirsi nelle cose albanesi rispettando le decisioni delle Potenze. Più tardi Margerie circa il primo punto ha promesso una risposta al più presto, circa il secondo ha detto che avrebbe inviato istruzioni a Costantinopoli e circa il ·terzo ha detto che in seguito al rifiuto del Governo rumeno riteneva inutile qualsiasi ulteriore pratica. Con Szecsen ho conferito a proposito istruzioni comuni ricevute di appoggiare les démarches che

farà qui Turkhan Pascià.· Non sappiamo che cosa Turkhan Pascià potrà chiedere al Governo francese all'infuori deile cose di cui l'abbiamo già intrattenuto. Con

Szecsen ci siamo trovati nuovamente d'accordo nel ritenere indispensabile che non sia ulteriormente ritardata l'intesa per la Banca Albanese circa la quale sarebbe bene che a Vienna si decidessero a prendere una risoluzione.

(l) Vedi D. 143.

162

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4054. Roma, 11 luglio 1914, ore 24.

Mio telegramma n. 4019 (1).

R. ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: Telegramma n. 6034/266 (2). Conside11azioni di Imperiali mi paiono giuste ed opportune e corrispondono

perfettamente al nostro punto di vi'sta nella questione. L'E. V..potrebbe quindi adoperarsi presso Berchtold perchè dai nostri due Governi fosse rivolto invito alle altre Potenze di inviare loro navi per cooperare con le italiane ed austriache aUo scopo i:mpedire sbarco armi e munizioni a Valona (3).

163

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI: A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI; A PIETROBURGO, CARLOTTI; E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, E A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4055. Roma, 11 luglio 1914, ore 24.

(Per tutti meno Atene). Ho cosi telegrafato .al R. ministro ad Atene:

(Per tutti). Questo ambasciatore d'Austria-Ungheria mi comunica che in seguito notizia operazioni militari degli Epiroti nei territori sud a!J.banesi, Governo I. e R. ha dato istruzioni al •suo rappresentante ad Atene di fare, si omnes, passo presso Governo ellenico affinchè esso influisca energrcamente sugli Epiroti per farli desister.e da un tale atteggiamento. Prego V. S. associarsi si omnes al passo cui suo collega austro-ungarico è stato autorizzato dal proprio Governo.

164

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. PER POSTA 6150/635. Durazzo, 11 luglio 1914 (per. il 13).

Mi riferisco ai miei telegrammi 625 ( 4) e 628 (5) nei quali accennavo: l) All'eventualità necessa11ia di incoraggia,re la partenza dei volontari italiani per Va

lona che fossero inviati allo scopo di operare contro le bande greche e servissero di contrappeso ai volontari austriaci in continuo anivo a Durazzo. 2) Alla possibilità di dover d'accordo coU'Austria o con le altre Potenze europee prendere le misure coercitive necessarie per far sgomberare dalle truppe e dalle bande greche il territorio assegnato alla Albania dall'Europa. Glova premettere che per ottenere in modo effi.cace la neutralizzazione del cana[e di Corfù e per difendere contro eventuale occupazione greca o di altra Potenza balcanica la baia di Valona sarebbe indispensabile assicurare all'Albania il terrHorio retrostante concessogli dai deliberati di Londra, non solo per motivi di difesa strategica ma anche per assicurare all'Albania que·l minimo di risorse economiche indispensabile per assicurarne la vitalità. Egli è certo che la Grecia non cederà ai desideri dell'Europa e dell'Italia come già nel miei rapporti dei tre ultimi mesi ho avuto l'onore di esporre a V. E., se il Governo ellend·CO non vedrà dn.nanzi a sè il pedcolo imminente di un intervento armato. :n partito di opposizione nel Parlamento contro il signor Venizel<os obbliga quest'ultimo per non vedersi cacciato dal potere, non solo a non mantenere le sue promesse all'Europa, ma ad aiutare direttamente l'invasione organizzata dal signor Zographos. Vi è perfino chi ritiene che in cuor suo Venizelos gradirebbe una pressione che dimostrasse all'opinione pubblica greca l'obbligo imprescindibile di sottomettersi ana forza maggiore. Il problema dunque per l'Italia ·COnsisterebbe nel trovar modo di conciliare la necessità di non inviare truppe in Albania e di non trovarsi immischiata in qual·che pericolosa ·collaborazione militare coll'Austria e l'equilibrio dell'Adriatico, dimostrando in modo evidente essere vana l'illusione che gli intrighi e le prepotenze greche non troveranno nessuna potenza disposta a ristabilire l'ordine colla forza. È indubitato che i Greci partono dal convincimento che essi possono liberamente preparare l'annessione dell'Albania meridionale a patto di non toccare la baia di Valona. Ora le persone che conoscono bene il giuoco della politica ellenica sono persuase che l'arrivo di volontari italiani disposti ad aiutare la difesa albanese, arrivo a•ccompagnato o preceduto dall'invio di bastimenti da guerra a Santi Quaranta, produrrebbe una enorme impressione presso il Governo ellenico e rialzerebbe il morale degli Albanesi che allora si opporrebbero con maggiore energia alle violenze dello straniero. Se poi ciò non bastasse e si constatasse l'.irriducibile malafede di Zographos e compagni nell'eseguire l'accordo di Corfù non vi sarebbe altro mezzo che riprendere in esame il progetto di bloccare parte delle coste greche già ventilato nell'inverno scorso. Una simile misura coercitiva non potrebbe non produrre un effetto qualsiasi immediato. Difatti il Governc greco vistosi minacciato da complicazioni colla Bulgaria e colla Turchia, pronte a sfruttare qualsiasi difficoltà in cui si trovasse la Grecia, non tarderebbe a sottomettersi costringendo Zographos a più miti consigli. Ove una simile linea di condotta non incontrasse ostacoli insormontabili si potrebbe riuscire nel doppio intleinto di evita·re l'invio di truppe in Albania e di salvaguardare lo equiii!brio adriatico a cui solo è legata la nostra politica e la nostra influenza in Albania.

(l) -Vedi D. 107. (2) -Vedi D. 116. (3) -Il 13 luglio Avarna comunica, con tel. n. 6170/950, che Berchtold aderisce all'invito. (4) -Vedi D. 136. (5) -Vedi D. 125.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6151/636. Durazzo, 11 luglio 1914.

Il Mutasserif di Valona giunto oggi a Durazzo ha riferito particolari circa l'avanzata greca. Le forze elleniche avrebbero occupato il distretto di Scrapari e la città di Strarova che neppure l'anno scorso era stata occupata dalle bande greche. Le autorità albanesi del Sud confermano che in quelle regioni i ribelli maomettani fanno causa comune coi cosiddetti Epiroti. È convincimento generale a Durazzo, salvo rara eccezione, che i Greci abbiano istigato ed aiutato finanziariamente e moralmente l'avanzata dei Musulmani verso il Sud. Non è da dubitare però che i Musulmani del centro e gli Epiroti .non tarderanno a venire alle mani non appena Berat e qualche altro capoluogo saranno caduti. È solamente commentato l'atteggiamento dubbio di questo rappresentante austroungarico il quale esita a riconoscere la parte presa dai Greci i quaH nell'istigare la ribellione del centro cercherebbero profittarne nelle loro mire di conquista al mezzogiorno.

Il signor von LoweDJtal propenderebbe a, voler vedere nellia ribellione del centro intrighi serbi o forse di aUre potenze.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

L. P. 54. Sinaja, 11 luglio 1914

Ho già riferito all'E. V. in via ufficiale intorno alla profonda impressione qui destata dalla morte dell'Arciduca Fvanc€-sco Ferdinando. Trattandosi, però, di avvenimento di tale impovtanza che potrà avere serie conseguenze per l'avvenire della politica estera rumena, credo ora opportuno di parlarne più di proposito e con quella maggiore libertà ch'è consentita dalla corrispondenza riservata e particolare. La ripercussione qui avut& dall'improvvisa fine dell'Al'ciduca Ereditario è stata originata e daNa sparizione della persona stessa del Principe e dalle circostanze in cui essa si è verificata. L'Arciduca Francesco Ferdinando, infatti, ,era qui considerato come un sostenitore convinto delle nazionalità minori -e quindi in pr1mo luogo dei Rumeni -in Ungheria, di fronte al magiarismo. I tentativi fatti dal Conte T1sza per giungere ad una intesa coi Rumeni di Transilvania, la designazione, quale min1stro austro-ungardco presso questa Corte del Conte Ottocaro Czernin -noto quale sua creatura --col programma di una maggiore intimità austro-ungarico-rumena sulla base di concessioni ai Rumeni transmontani e numerose altre manilfestazioni nello stesso senso erano qui attribuite a~la personale iniz~ativa dell'Arciduca.

Ho già avuto occasione di rtferire all'E. V. il linguaggio tenutomi da questo mio collega austro-ungarico circa i Rumeni transilvani: il Cc>nte Czernin mi diceva esser d'avviso che si dovesse giungere alla autonomi'a di questa popolazione numerosa ed abbastanza compatta, nè vi vedeva alcun pericolo per l'integrità della Monarchia, attesochè i Rumeni transilv.ani -secondo lui -ove avessero potuto realizzare questa loro aspiraz1one all'autonomia, non avrebbero poi cercato di staccarsi 'da uno Stato che ha raggiunto un alto grado di :progresso e di potenza -qual'è la Monarchia austro-'llngarica --per unirsi ad uno Stato piccolo e, sotto molti aspetti, meno progredito, qual'è la Rumenia.

Le stesse idee il Conte Czernin manifestava, oltre che a me, ai Rumeni, i quali ne attribuivano la paternità all'Arciduca, di cui il mio collega era considerato come l'eco fedele.

È naturale, quindi, che il defunto Arciduca fosse qui molto amato e che su di Lui ·si fondassero grandi speranze per }',avvenire della razza rumena in Transilvania.

Queste speranze sono state distrutte dall'attentato di Serajevo e l'E. V. avrà rilevato dai miei rapporti in quali termini --quasi di disperazione per l'avvenire della razza rumena di là dai monti -la morte dell'Ardduca sia stata deplorata dalla stampa di Bucarest.

La morte-adunque-dell'Arciduca Francesco Ferdinando dev'essere considerata come un avvenimento che peggwra la già non buona situazione dell'Austria-Ungheria in Rumania, e di ciò si è mostrato meco non poco preoccupato il signor Bratiano.

Ma una più grave causa di preoccupazioni sono, per questo Governo, le circostruruze nelle qu31li si è svolto il delitto di cui sono state vittime rArciduca e la Sua consorte. La Rumania, infatti, non può non vedere con grave appren'sione i moti antiserbi provocati, nei territori della Duplice Monarchia, dall'attentato di Serajevo e le apprensioni di questo Governo sono aumentate dalla certezza -acquistata. in seguito all'intervista di Costanza -, ·Che, se questi moti conducessero ad un'azione militare austro-ungarica contro la Serbia, ·la Russia non potrebbe far a meno d'intervenire a favore di quest'ultima -il che condurrebbe inevitabilmente ad un guerra generale. E, se una tale guerra avesse a verificarsi, la Rumania si troverebbe nell'alternativa, o di tener fede ai suoi impegni, andando contro i sentimenti di tutto il popolo, che non può adattarsi a combattere a lato di coloro che considera come gli oppressori dei proprii fratelli, o di .concorrere, colla propria inazione se non addirittura colle armi, al trionfo di quello slavismo, in cui quanti sono Rumeni coscienti veggono il pericolo dell'avvenire.

Aggiungasi a ciò che non potrebbe esservi, per la Rumania, momento peggiore dell'attuale per impegnarsi in una guerra: l'esercito, di cui la guerra ha, com'è naturale, rivelato o confermato, insieme ai molti pregi, anche non pochi difetti -è in piena trasformazione, le finanze sono oberate e dalle conseguenze della guerra e dalla necessità di provvedere alla riorganizzazione militare ed economica: il popolo tutto è diviso dai gravi problemi costUuzionali (riforma elettorale, espropriazione dei latifondi, ecc.) sollevati dal partito liberale al suo avvento al potere; tutto, adunque, spinge la Rumania verso la conservazione della pace, e l'E. V. può esser sicura che -anche senza i nostri stimoli, che pur non son mancati e non mancheranno -consigli padfìci verranno dati dalla Rumania ed a Vienna ed a Belgrado.

Questa decisa tendenza verso la conservazione della pace costituisce un nuovo punto di contatto tra la Rumania e l'Italia. La Rumania è spinta dal bisogno di pace verso di noi, a cui essa non a torto attribuisce la st,essa aspirazione.

Si verifica ora lo stesso fenomeno che ho altra volta segnalato all'E. V.: la Rumania -che dalla sua situazione geografica è costretta a mantenersi nell'orbita di altre Grandi Potenze -si trova talora condotta dagli avvenimenti a seguire la stessa politica dell'Italia.

In Rumania -non mi stancherò mai di rilpeterlo -noi non ppssiamo avere, in condizioni normali, che una posizione secondaria, giacchè la Rumania deve necessariamente orientare la propria politica o verso l'Austria-Ungheria o verso la Russia.

In determinate circostanze, tuttavia, può il Governo rumeno essere indotto dalle esigenze del momento a volgere lo sguardo verso di noi: così è avvenuto in occasione delle trattative di Pietroburgo, durante la recente crisi balcanica, così, giorni sono, per l'incidente di frontiera colla Bulgaria, così ora in vista d'un c01nflitto austro-ungarico-serbo.

Il pericolo per noi è che la Rumania si tformi la convinzione che questo nostro concorso sia sempre altrettanto certo quanto gratuito, giacchè essa ne trarrebbe la naturale conseguenza che non v'è la necessità d'usare speciali riguardi a coloro del cui aiuto si è in ogni caso sicuri, come non si pregia quello che nulla vi costa.

Maestra -in tale materia -è stata la Germania, che ha fatto sempre pagare il proprio aiuto -in Rumania come altrove -mediante concessioni d'ogni specie.

Si tratta di una sottile politica di misura da seguire tanto qui, quanto (l'E.

V. consenta di dirlo a chi unisce alla conoscenza del paese l'ardente desiderio del bene dalla propria patria) a Roma: si tratta, in altri termini, di mantenersi innanzitutto in continuo contatto con questo Governo, e poi di accordare -si il nostro aiuto, quando ci viene richiesto, ma di non offrirlo noi stessi, nè di rinunziare ai vantaggi che dal nostro interessamento alle cose rumene possono e debbono derivarci.

Si tratta -sopratutto -di metter~ da parte tutte quelle manifestazioni rettori:che di comunanza d'origine che non hanno impedito -ad esempio -ai Rumeni di prender partito decisamente contro di noi durante la guerra italaturca.

Si tratta, infine, di mettere sempre bene in evidenza che l'Italia è una grande potenza, la quale accorda volenterosa il proprio appoggio, ma con cui non può lusingarsi una piccola potenza di trattare da pari a pari.

Se io mi permetto di insistere ancora una volta su questo argomento, si e perchè non vedo altro modo di trarre tutto il partito che se ne può avere dalla nostra posizione in que'Sto paese all'muori della linea di condotta che suggerisco.

Dopo tre anni di soggiorno qui, mi permetto di ricordare la situazione in cui eravamo ridotti anteriormente in Rumania: uno dei più eminenti uomini politici rumeni mi diceva, giorni sono, che la attività politica italiana è incominciata in Rumania con me. Ciò è evidentemente una cortese -ed ingiustaesagerazione, giaechè tutti ancora qui I'licordano l'eccezionale situarz;ione occupata a Bucarest dal Conte Tornielli, ·la cui relazione sulle condizioni della Rumania viene pur sempre citata a titolo d'onore. Ma quel ch'è vero si è che, applicando le direttive dell'E. V. io ho avuto la ventura di poter dare alla nostra azione qui quella base positiva (reale, direbbero i Tedeschi) che le era mancata nel lungo periodo in cui le vacue affermazioni di comunanza d'origine ci avevano fatto speil'are in una solidail'ietà che solo gli interessi possono determinare e che i fatti si sono incaricati di smentire alla prima occasione.

Questa politica positiva appunto occorre sia applicata con quello spirito di continuità che -solo -può assicurarne il successo.

Dei rapporti serbo-austro-ungarici e, in generale, della politica estera serba ho avuto anche J'opportunità di pail'lare col signor Ristich, futuro ministro di Serbia presso la Real Corte, quando egli prima di lasciare definitivamente Bucarest, venne a farmi visita.

Confermo le ottime informazioni che ho già avuto l'onore di dare telegraficamente all'E. V. intorno a questo diplomatico: è persona non soverchiamente decorativa, ma equilibrata, leale e provvista di altre solide qualità politiche, quali, ad esempio, la perfetta conoscenza della questione balcanica e la lunga pratica del servizio diplomatico e consolare.

Il Signor Ristich mi ha assicurato che viene a Roma col vivo desiderio di stringere semp['e pdù i rapporti itala-serbi e di concorrere a quell'opera di pace ch'egli sa e.ssere nel programma della politica italiana in generale e di quella dell'E. V. in particolare. Io non ho mancato di tenergli parola degli ingiusti apprezzamenti fatti d::1lla stampa 1serba S'.llla politica italiana durante la crisi balcanica ed ho pure accenna,to ai lievi inconvenienti verificatisi a Belgrado allorchè giunse colà il nuovo ministro d'Italia.

Il signor Ristich si è meco vivamente lamentato del risentimento contro la Serbia provocato in Austria-Ungheria dall'attentato di Serajevo. Egli ha osservato che individui di varie altre nazionalità hanno commesso degli attentati nelia stessa Monarchia austro-ungarica senza che per questto ne fossero chiamati responsabili gli Stati della stessa razza dei colpevoli come si fa ora colla Ser:bia.

Ciononostante egli mi ha detto d'esser sicuro che il Governo serbo terrà un contegno prudente, essendo animato dal vivo desiderio di viver d'accordo col Governo austro-ungarico.

La Serbia -ha concluso il mio interlocutore -ha bisogno d'un lungo periodo di pace, per riordinare le proprie finanze e la propria amministrazione ed organizzare i territorii recentemente occupati, i quali superano in estensione l'antico Regno di Serbia. Elemento essenziale per la conservazione della pace è appunto il buon accordo coll'Austria-Ungheria.

La conversazione è poi caduta sui reciproci rapporti tra gli Stati balcanici.

Il signor Ristich, che -ripeto -è persona equanime e conciliante -e lo dimostrò durante la conferenza di Bucarest, di cui faceva parte quale membro della Delegazione serba -deplorò meco che la Bulgaria sia uscita daHa conferenza troppo danneggia.ta, e qui:ndi troppo malcontenta.

Venendo, poi, a parlare della Grecia, il signor Ristich espresse il rincrescimento che il Governo ellenico -conscio, come dev'essere, dei propositi di rivincita dei Bulgari -non abbia capito che era suo interesse essenziale di

viver d'accordo colla Turchia. Egli ritiene che la Grecia avrebbe dovuto cedere senz'altro alla Turchia Sciro e Mitilene. L'accenno del signor Ristich alla Bulgaria mi conduce a dire una parola delle relazioni rumeno-bulgare.

Il recente incidente alla frontiera della Dobrugia prova che nel popolo bulgaro persiste un vivo risentimento contro la Rumania, nè si potrebbe immaginare che fosse altrimenti quando si considerino non solo le conseguenze decisive -e rovinose per la Bulgaria -che l'intervento rumeno ebbe per l'esito della seconda guerra balcanica, ma anche il contegno tenuto dal Governo rumeno durante la conferenza di Bucarest.

Malgrado gli affidamenti di imparzialità e di benevolenza dati a mio mezzo dal signor Maioresco al Gabinetto di Sofia, la Rumania non insistè quanto avrebbe forse rpotuto e dovuto presso la Serbia e la Grecia per far loro accettare quelle condizioni che essa stessa aveva reputate eque, mentre poi pesò con tutta la sua forza per obbligare il Governo bulgaro a sottoporsi alle esigenze degli alleati.

Nella fretta di giungere alla pace, il signor Maioresco non esitò perfino a minacciare la occupazione di Sofia da parte delle truppe se i delegati bulgari non avessero firmato il trattato di pace entro due o tre giorni.

Sono, invero, questi precedenti che, difficilmente, si dimenticano. Eppure il ben inteso interesse così della Bulgaria come della Rumania dovrebbe spingerle a vivere di buon accordo! Altrimenti la Bulgaria sarà costretta, a più o meno lunga scadenza, ad umiliarsi dinnanzi alla Russia, sotto l'egida della quale si formerà quel raggruppamento di tutti l popoli slavi, che i Rumeni meno d'ogni aJtro debbono desiderare.

Nei rapporti rumeno-bulgari può esser riserva,ta all'Italia nostra una efficace azione pacificatrice, la quale, esercita.ta, com'è, a rtichiesta della stessa Rumania, non è di natura tale da alienarci le simpatie rumene senza acquistarci quelle bulgare, come è avvenuto coll'Austria-Ungheria durante la crisi balcanica.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, A PIETROBURGO, CARLOTTI, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A DURAZZO, ALIOTTI, AI CONSOLI A CORFU', l\ULAZZO, A JANINA, NUVOLARI, E A VALONA, LORI

T. 4056. Roma, 12 luglio 1914, ore 13,20.

(Per le Ambasciate). Comunico a V. E. per sua informazione seguente telegramma da me diretto alla R. Legazione in Atene:

(Per Durazzo. Corfù, Jamna, Valona). Comun1co alla S. V. seguente telegramma da me diretto aUa R. Legazione in Atene con preghiera di volermi telegrafare quanto Le risulti al riguardo.

(Per tutti). Aliotti e corrispondenti giornali telegrafano che truppe regolari greche con artiglieria e bandiere elleniche, passata frontiera, hanno cooperato all'attacco di Coritza (1). Tale notizia che credo infondata provoca grande eccitazione nella stampa e nella nostra opinione pubblica. Prego parlare subito con codesto ministro degli Affari esteri e telegrafare immediatamente e contemporaneamente a Roma ed a Fiuggi.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6137/427 (2). Pietroburgo, 12 luglio 1914, ore 14,01 (per. ore 17).

Turkhan pascià è ripartito ieri sera pf'r Berlino. Nei salotti dove si è recato, egli ha lasciato (3) di giudicare troppo ottimista, alla maniera orientale, la situazione in Albania. Tuttav1a nella incertezza e contradd~ione di notizie qui dominante egli ha potuto dare qualche credito alla voce che Principe non 15ia a così mal partito come stimavasi. Con me non aveva però dissimulato sue preoccupazioni. Egli mi ha bensì accennato alla possibilità che rivolta musulmana dilegui da sola per stanchezza, mancanza di mezzi e richiamo ai lavori agricoli; ma era evidente sua intima convinzione che soltanto con intervento contingenti internazionali od austro-italiani (in numero mi fu riferito (?) 6 mila uomini) ordine e autorità potrebbero essere ristabiliti. Del Principe mi ha parlato in termine di alto elogio salvo sfavorevole apprezzamento circa sua condotta nell'affare di Essad (apprezzamento evitato da Turkhan pascià quando era con noi il Conte Czernin); egli mi .ha particolarmente sostenuto che Principe è la migliore garanzia per :futura unificazione Albania. Sostituirlo con Commissione di Controllo sarebbe un salto nel buio. Musulmani rimarrebbero pur sempre insoddisfatti con un Go"verno cristiano. Commissione di controllo non arriva mai a prendere una decisione, non avendo capo riconosciuto. Nuova era di gelosie ed intrighi verrebbe ad acuirsi. In conclusione secondo Turkhan pascià è necessario fare ogni sforzo per mantenere il Principe sul trono e pazientare. Quanto al risultato della sua visita a Pietroburgo, Turkhan pascià attribuisce importanza alle buone disposizioni verso il Principe dimostrate da Sazonoff e delle quali egli ha preso atto. Quanto al prestito egli ha riportato impressione che senza parità internazionale nella istituenda banca non sia possibile ottenere il concorso di tutte le Potenze.

(l) -Lo stesso giorno Lari comunica con tel. n. 6144/598, che • i due ufficiali olandesi reduci da Coritza hanno :riferito che ai combattimenti avvenuti in quei dintorni essi videro prendervi parte ufficiali e soldati greci con bandiera ellenica •. (2) -Comunicato il 16 luglio con t. 4111 ad Aliotti con l'aggiunta: c Prego S. V. di manifestarmi il suo parere sul contenuto di questo telegramma •. (3) -Gruppo mancante: forse impressione.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 734/55 (1). Berlino, 12 luglio 1914, ore 15 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 703 (2).

Anche con me Jagow aveva tempo fa discorrendo dei progetti d'unione serbomontenegrina, accennata alla questione del Lovcen !asciandomi intendere che non gli fossero ignoti i disegni austriaci. Ultimamente dopo il fatto di Serajevo egli non me ne ha parlato più ma io non mancherò di sollevare la questione con lui confermandogli il punto di vista risolutamente contrario del R. Governo circa il quale del resto non gli avevo fin d'alliora lasciato il minimo dubbio. Prima di farlo però debbo riferire all'E. V. una conversazione avuta con questo mio collega d'Austria-Ungheria la quale mi sembra in stretta relazione coll'argomento del citato telegramma. Szogyény pur affermando che di quanto stava per dirmi non aveva notizie nè ufficiali nè ufficiose e che si trattava soltanto di una sua impressione personale, mi disse di .credere che il suo Governo aveva l'intenzione di proporre all'Italia la «cessione> di Valona e di tutto il territorio circostante. Tale proposta era da lui messa in rapporto con l'Albania dove il Governo I. e R. riconosceva l'impossibilità di mantenere ulteTiormente l'attuale stato di cose, ma egli soggiungeva che l'Austria-Ungheria mirava con essa ad assicurarsi la vera libertà d'azione verso la Serbia con la quale crede inevitabile di venire ad un rendimento di conto definitivo. Szogyény non accennava quale compenso l'AustriaUngheria volesse chiedere per sè in camblo di Valona; aveva l'aria di far comprendere che il compenso risulterebbe da sè come corollario delle conseguenze di quel rendimento di conto. Szogyény mi aveva pregato di tenere esclusivamente per me le sue confidenze: e forse avrei aderito alla •sua preghiera non già per uno scrupolo di correttezza ma bensì perchè lo stato d'animo del mio collega dopo la notizia del richiamo è tale da non escludere interamente la possibilità di qualche malinteso.

Ma ravviso ora in quanto egli mi disse una connessione .con la cosa stata detta a V. E. da Flotow e suppongo che fra i compensi per l'Austria-Ungheria di cui parlava Szogyény vi sia appunto in prima linea l'occupazione del Lovcen. E che il Governo austro-ungarico in camb[o dell'aumento di potenzialttà marittima che gli risulterebbe da questa occupazione voglia appunto per ristabilire l'equilibrio dell'Adriatico offrirei il possesso di Valona che aumenterebbe indubbiamente la potenzialità marittima dell'Italia cui darebbe ambo le chiavi di quel mare. Naturalmente Governo austro-ungarico dovrebbe essere ben compreso della estrema gravità di questi suoi propositi poichè indipendentemente dalle sue relazioni coll'Italia, vi sono molte ragioni di prevedere che ad una occupazione italiana di Valona si opporrebbe Grecia con non minor risolutezza che all'occupazione austriaca del Lovcen si opporrebbero Serbia e Montenegro senza parlare del pro

babile contegno delle Potenze della Triplice Intesa. Vi è quindi a credere che una sua apertura in questo senso implicherebbe un impegno di concorso militare reciproco e proverebbe sua intenzione di impostare in tal modo il casus foederis. Per quanto, dalle istruzioni generali di V. E. mi sia già abbastanza noto il modo di vedere del R. Governo sull'argomento, pure prima di parlare ·con altri di questa importantissima questione, pregherei V. E. di volermi telegrafare il suo pensiero in proposito.

(l) -Comunicato ad Avarna il 21 luglio con tel. Gab. 738 con la risposta data a Bollati: c In un argomento cosi grave non posso dare a V. E. una risposta concreta se non si ha primala certezza che tali siano realmente le intenzioni dell'Austria-Ungheria, il che credo cerchi di appurare meglio la cosa e si esprima con Jagow in quei termini che crederà opportuni •· (2) -Vedi D. 124.
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IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GA'B. 6141 (1). Sofia, 12 luglio 1914, ore 16 (per. ore 21).

Questo delegato Ministero Agricoltura ungherese che è ufficLale di riserva, e mi consta avere molte relazioni nei circoli militari austro-ungarici, tornato ieri da Budapest ha manifestata apertamente impressione riportata della possibilità di una guerra.

Ministro di Germalliia stamane mi ha espresso sua inquietudine su eccitazione in Austria-Ungheria contro la Serbia.

Qui Legazione d'Austria-Ungheria mantiene attitudine la più riservata mentre da vari indizi risulterebbe che essa è in continui rapporti cogli organi di questo Governo che si sono circondati, in questi ultimi giorni, del più grande mistero; simile attitudine del Governo bulgaro è stata sempre in Bulgaria sintomo di complicazioni.

Apprendo che ministro d'Austr:ia-Ungheria si è effettivamente recato Vienna dopo avere avuto dei colloqui con Re Ferdinando (mio tel. n. 128) (2). Notizie incontroHabili dicono che d.n questi colloqui si è parlato dell1Albania e dell'attitudine Bulgaria in caso conflitto.

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6145/298 (3). Atene, 12 luglio 1914, ore 22 (per. il 13, ore 1).

Come in ogni altra precedente analoga circostanza Streit smentisce energicamente accuse portate da Aliotti e da corri:spondenti giornali dolendosi che sempre ed unicamente da fonte italiana debbano venire tali notizie.

Evidentemente Aliotti ed i corrispondenti giornali sono moralmente obbligati a recare delle loro accuse tali prove da rendere impossibile le troppo facili smentite greche.

Se tali schiaccianti prove vi sono prego V. E. di fornirmele.

(l) -Manca il numero di protocollo particolare. (2) -Vedi D. 150. (3) -Il 13 luglio Di Sangiuliano, comunicando questo tel. (n. 4070), a Tittoni, Imperiali, Bollati, Avarna, Carlotti, Alio.tti e Fasciotti, aggiunge: c Questa volta notizia non è di fonte italiana ma olandese ed imparziale •.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A DURAZZO, ALIOTTI, E A BUCAREST, FASCIOTTI

T. 4060. Fiuggi, 12 luglio 1914, ore 23.

(Per tutti meno Bucarest). Mio telegramma n. 4056 (1).

(Per tutti). In seguito alla eccitazione prodotta nell'opinione pubblica italiana dalla notizia che truppe regolari elleniche abbiano preso parte alla presa di Coritza da parte Epiroti ho chiesto informazioni anche al r. console in Val'ona che mi risponde come segue: (come nel telegramma in arrivo numero 6144) (2).

Io stentavo a credere alla partecipazione delle truppe regolari greche finchè le notizie mi venivano solo da fonte albanese, ma di fronte all'affermazione categorica di ufficiali europei mi pare che il gra.ve fatto sia incontestabile. Non credo affatto che Italia ed Austria possano tollerare ciò ed è necessario per evitare complicazioni che tutte le Grandi Potenze impongano alla Grecia più leale contegno.

(Per tutti meno Vienna). Prego V. E. prendere accordi per passi opportuni col suo collega austro-ungarico.

(Per Atene soltanto). Prego V. S. in attesa di passi ufficiali italo-austriaci o europei, chiamare per ora amichevolmente tutta l'attenzione di Venizelos sulla gravità delle conseguenze cui tale fatto può dar luogo.

(Per Vienna soltanto). Prego V. E. prendere subito accordi con Berchtold pei passi opportuni. (Per Sinaja soltanto). In attesa di possibili passi ufficiali pregola fare amichevolmente il possibile affinchè il Governo romeno eserciti influenza ad Atene.

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IL CONSOLE A V ALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6146/599 (3). Valona, 12 luglio 1914, ore 23 (per. il 13, ore 2,30).

Secondo le notizie pervenute all'autorità locale Berat è caduta in .potere degli insorti musulmani verso mezzogiorno: il mutessarif con alcuni funzionari si è allontanato in direzione di Signa. D'altra parte gli Epiroti sarebbero a quattro o cinque ore da Berat. Il mutessarif di Berat, che aveva inviato ieri al

(Per Bucarest) Confermo precedenti istruzioni circa utilità passo Governo romeno ad Atene •.

Principe un telegramma riversando su Feizzy bey la responsabilità dell'imminente caduta della città, è stato destituito. Gli Epiroti a quanto pare continuano ad avanzare da Coritza e da Tepeleni incendiando i villaggi 'generalmente de· serti perchè le popolazioni fuggono in massa; dove la popolazione non ha potuto mettersi in salvo pare abbiano avuto luogo anche uccisioni e violenze.

Secondo le notizie che giungono da ogni parte, parecchie migliaia di fuggiaschi con donne e ragazzi si di-rigono su Valona. Queste autorità locali cercano organizzare soccorsi ma, secondo dichiarava lo stesso Feizzy bey, se saranno tanti quanto si dice, sarà impossibile provvedere in Valona vettovaglie e soprattutto alloggi sufficienti (1).

Prego V. E. comunicare R. Legazione Durazzo.

(l) Vedi D. 167. Il 19 luglio Di Sangiuliano telegrafò (t. 4210) agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna, e ai ministri ad Atene e Bucarest, comunicando il telegramma di Aliotti 6213/647 (D. 193), aggiungendo: • (Per ambasciate). Prego V. E. valersene al momento venuto per dimostrare urgente necessità che tutte potenze agiscano energicamente ad Atene. (Per Atene) Per valersene quando e come meglio Ella crederà.

(2) -Vedi nota al D. 167. (3) -Comunicato ad Aliotti il 14 luglio con tel. n. 4083.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO (2)

T. PER POSTA 6189/640. Durazzo, 12 luglio 1914 (per. il 14, ore 9).

Ieri H Principe riunì 28 notabili albanesi p·resenti a Durazzo tra cui Bib Doda, Ismail Kemal, Bairam Zurri, Issa Bollettinaz, Primo Dochi, Azif Pacha Vrioni, Omer Pacha Vrioni, Faud bey Toptani, ecc. e chiese loro pare!l'e circa le misure da prendere per risolvere la situazione.

I pareri si dimostrarono discordi: chi voleva, come il Primo Dochi e Fuad bey riprendere l'offensiva contro i ribelli chi come Bib Doda dichiarò le ostilità pericolose ed impossibili, chi come Ismail Kemal vorrebbe tentare una riconciliazione coi ribelli. Quasi tutti ritenne.ro però opportuno di rivolgersi alle Potenze specialmente all'Italia ed all'Austria per ottenere il necessario aJppoggio. Il Principe decise di riflettere lasciò in tutti una impressione di amara critica.

Parecchi mi riferirono di aver pensato al !l'imedio di allontanare il Princtpe incapace e causa principale della crisi interna che non avrebbe saputo trovare neanche qualche parola di circostanza. Il mio collega di Germania lascia trasparire anche lui la sua completa sfiducia nella possibilità di risolvere la c·risi nei modi discussi dai consiglieri del Principe.

Ismail Kemal è venuto a dirmi che l'Europa e specialmente l'Austria e l'Italia debbono tentare ancora una volta il ·salvataggio. Bib Doda preoccupatissimo di una possibile vendetta dei Musulmani ha dichiarato che non mar

Ho risposto assicurando che non avrei mancato di informare scrupolosamente della situazione V. E. ed esortandoli ad avere fiducia nel costante interessamento dei due Governi per le sorti degli Albanesi •.

Il 13 luglio Leoni comunica con tel. n. 6214, che il generale De Weer ha cosi telegrafato al Principe di Wied e alla Commissione di controllo: • et après midi Berat s'est rendu aux insurgés. Faute de forces nécessaires la défense directe de Valona est impossible. On expecte des milliers de fuyards à Valona •.

cerebbe più contro i ribelli a meno che anche i Musulmani prendessero parte con lui ad una eventuale spedizione il che è ritenuto assolutamente impossibile. Egli ha fitnJi.to per confessarmi che teme di vedere la Mirdizia invasa dai maomettani e che avrebbe deciso di unirsi in tal caso coi Serbi. Egli mi ha pure pregato di intercedere presso il Governo affinchè la protezione italiana non gli venga meno in questa disastrosa circostanza che minaccia la rovina dell'Albania. Secondo lui si dovrebbe richiamare Essad pascià a rimettere il governo illelle mani della Commissione di Controllo per poi conciliarsi coi ribelli e tentare di salvare l'Albania.

Ho tentato di ·calmare la sua irritazione contro il Principe mostrandogli come il Sovrano sia indispensabile in questi momenti di anarchia almeno come segno tangibile della volontà dell'Europa.

(l) Lo stesso giorno Lori comunica, con tel. n. 6147/600: • Parecchi notabili epiroti sono venuti stamane a trovatttni e mi hanno pregato vivamente di richiamare l'attenzione di V. E. sulle lamentevoli condizioni in cui versano le popolazioni dei territori invasi dai cosiddetti Epiroti e sulle devastazioni, incendi di villaggi e di messi ecc. che questi commettono. Concludono coll'implorare il soccorso dei due Governi italiano ed austriaco per porre un termine ad una situazione insostenibile.

(2) Lo stesso giorno Leoni riporta con tel. n. 619~/433, il seguente tel. del Generale De Weer al Principe di Wied e alla Commissione internazionale di controllo: • D'après les dernières nouvelles de Berat je trouve la situation très critique: rebelles au nord, Epirotes au sud tout près de la ville •.

175

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6196/642 (1). Durazzo, 12 luglio 1914 (per. il 14).

Parecchi Epiroti rifugiati a Durazzo riferiscono che comincia a prevalere presso la popolazione delle regioni infestate dalle bande greche un senso di sgomento che le induce a non sperare più nell'efficace aiuto delle Potenze europee e specialmente delle Potenze adriatiche. Molti fra di loro penserebbero quindi, se l'ultimo appello ai sentimenti di umanità del mondo civile rimanesse inascoltato a tentare almeno una riconciliazione colla Grecia per salva.re la vita delle loro famiglie e possibilmente i loro averi.

176

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A VIENNA, AVARNA, E A PIETROBURGO, CARLOTTI

T. 4062 (2). Roma, 13 luglio 1914, ore 2.

(Per tutti meno Vienna). Ho telegrafato ad Avarna quanto se·gue:

(Per tutti). Deputazione epirota-musulmana. Il r. ministro a Durazzo riferisce che la deputazione epirota composta in maggioranza di Musulmani, recatasi a Durazzo fin dal 5 corrente si sforza di far comprendere al Governo alibanese che se non vengono prese misure radicali per respingere l'invasione

Lo stesso giorno Carlotti telegrafa (t. a. 6330/435) di averne parlato a De Butzeff, il quale telegraferà a Sazonoff. • Non vi ravvisa per suo conto difficoltà ma ritiene che praticamente Petraieff non possa, per il momento provvedere stante la mancanza di personale. Ho insistito perchè il Governo imperiale pensi fin da ora a mettere Petraieff in grado di partecipare simultaneamente con gli altri commissari a quella così urgente misura.

greca la popolazione rimasta ancora fedele stanca di lotte e di persecuzioni finirà

con l'adire al Governo provvisorio. La detta Commissione si è presentata il

giorno 7 anche alla Legazione d'Italia ed Austria-Ungheria ed al Presidente

della Commissione di controllo. Espresse al r. ministro la fiducia che l'Italia

non abbandonerà in un momento così grave la popolazione musulmana del

l'Epiro. Espose episodi pietosi provanti come gl'insorti appoggiati dalle truppe

elleniche tendono ad annientare le popolazioni ritenute refrattarie alla greciz

zazione. Infine chiesero che l'Europa e le due Potenze adriatiche prendano misure

estreme per evitare estremi mali e che intanto sia mandata immediatamente

sul posto la Commissione di controllo o una Commissione di delegati delle

Potenze per testimoniare di quanto ·sta succedendo ed imporre con la sua pre

senza un certo ritegno ai massacratori e devastatori.

A mio parere urgente è che le Potenze si mettano d'accordo su questo

punto al quale sarebbe ingiusto e pericoloso non aderire. Prego V. E. di adope

rarsi in tal senso valendosi delle notizie sopra riportate.

(Per tutti meno Vienna). Prego V. E. di prendere per questo passo gli

opportuni accordi col suo collega austro-ungarico.

(l) -Comunicato a Vienna il 17 luglio con telegramma n. 4147. (2) -Il 16 luglio Imperiali telegrafa (t.a. 6309/277) che Grey lo ha informato di • aver chiesto l'avviso di Parigi, Pietroburgo, nonchè quello di Lamb. A lui ispira alquanta preoccupazione pericolo a cui sarebbero esposti sostituti commissari recantisi senza scorta in regioni poco sicure •.
177

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6169/949. Vienna, 13 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 22,10).

Mi è stato riferito da fonte attendibile che la Legazione austro-ungarica in Belgrado è stata informata in via confidenziale da persona di fiducia che durante i funerali di Hartwig avrebbe avuto luogo una dimostrazione (?) alla Monarchia. Giesl si sarebbe affrettato di avvertirne Pacitch. Dalla stessa fonte mi risulta che l'istruttoria per attentato di Serajevo non è ancora terminata e che quindi non è stato sin qui deciso nulla circa passi da farsi a Belgrado. Questi passi però sembra avranno realmente luogo. Ma si ignora tuttora in quale forma. Si continua però a considerare la situazione ·come grave. Sono stato informato da questo addetto militare che ministro delia Guerra ed il

Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito i quali avrebberc dovuto iniziare in questi giorni il loro congedo hanno SOS'IJeSo per ora loro partenza da Vienna.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 6156/645. Durazzo, 13 luglio 1914, ore 9,15 (per. ore 13).

Generale De Veer dichiarato al Governo che in vista del pericolo imminente

sovrasta Valona devesi sgomberare dai prigionieri, gendarmi e portar via materiale armi e munizioni.

11-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

Ritengo che immediato invio di qualche nave da guerra Santi Quaranta e porto Palermo eventualmente R. nave «Iride:., d'accordo con l'Austria-Ungheria (l) produrrebbe ottimo effetto come prima misura per alzare il nostro prestigio fortemente colpito dalla prepotenza Grecia.

Ismail Kemal bey non parte più per Valona causa pericolo corso dalla città e consiglia ai suoi amici di intendersi coi Greci che fanno prevalere la loro politica.

179

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6159/162 (2). Asmara, 13 luglio 1914, ore 10,05 (per. ore 15,35).

R. Legazione in Addis Abeba telegrafa quanto segue (3):

«Faccio seguito mio telegramma n. 158 (4). Aveva ragione di sospettare che azione del rappresentante britannico presso questo Governo fosse specialmente in questo momento rivolta a stabilire qualche speciale accordo per la regione di Gondar e Lago Tana." Mi risulta ora effettivamente per confidenza avuta da questo ministro Affari esteri che il rappresentante britannico ha sottoposto al Governo etiopico antico progetto di Harrington per il regime delle acque del Tana, chiedendo formale concessione per lo sfruttamento delle acque suddette. Governo inglese sarebbe dlisposto tral]tsigere sulle altre questioni pendenti col Governo etiopico per la frontiera Sudan e dell'Est-Africa britannica pur di ottenere la concessione suddetta. Ministro Affari esteri Etiopia,, mi ha però formalmente assicurato che il Governo etiopico ha dichiarato al rappresentante britannico di non poter assolutamente accordare tale concessione che già era stata negata da Menelik. Continuerò ad indagare e ad informare V. E.».

180

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 735/206. Costantinopoli, 13 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 711 (5).

Attendo ricevere telegramma che V. E. d.ichiara avere inviato il 10 per

posta per rispondere in merito presentazione Nota verbale. Quanto alle due vie

suggerite da Nogara colla sua lettera del 18 aprile egli osserva che essa fu det

tata sulla base dei preliminari dell'accordo e che due delle condizioni essenziali dei medesimi non esistono più nell'accordo definitivo. Infatti Nogara ha dovuto cedere in favore degli Inglesi sulla questicne della linea Mugla Tcina ed anche su quella delle garanzie chilometriche avendo rinrunziato gli (?) Inglesi stessi. Verrebbe quindi oggi a mancare la ragione dell'utilità per noi di invocare la collaborazione inglese. Inoltre intervento inglese potrebbe oggi crearci imbarazzi nei negoziati con il Govemo ottomano per gli emendamenti che come di suo di11itto ha proposto Nogail'a e sui quaJi Inglesi, avendone ufficiale conoscenza, potrebbero aprire discussione. L'associarci agli Inglesi avrebbe fine politico di persuadedi ancora e meglio della nostil'a intenzione di abbandonare le Sporadi quantunque ciò dovrebbe parere superfluo dopo esplicite dichiarazioni da noi fatte a Roma Londra e Costantinopoli ma potrebbe crearci imbarazzi con Turchi dovendo intervenire una loro decisione non solo sulle nostre concessioni ma anche su quelle altrui. Questo mi permetto osservare fin da ora.

(l) -Facendo seguito a questo documento il 14 luglio Aliotti comunica con tel. n. 6195/6~0. che il rappresentante e l'ammiraglio austriaci • hanno espresso parere che ciò non sia per ora indispensabile. Ammiraglio austriaco ha fatto osservare che egli difficilmente potrebbefare a meno delle navi da guerra qui presenti che servono per metterlo in grado di eseguirele istruzioni impartite dal suo Governo ». Il 19 luglio Di Sangiuliano telegrafa (t. 4205) ad Aliotti: • È mia opinione che non spetti agli ammiragli il giudicare della opportunità di mandare o non mandare navi a Valona, o altrove. Qualora essi ritengano di non poter privarsi di quelle che hanno, può esser presa dai Governi interessati la decisione di mandarne altre •. (2) -Comunicato il 15 luglio con tel. n. 4101, ad Imperiali e Serra. (3) -Il telegramma di Addis Abeba, n. 162, reca la data IO luglio. (4) -Vedi D. 81. (5) -Vedi D. 160.
181

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6158/121. Sinaia, 13 luglio 1914, ore 13,30 (per. ore 15).

Questo ministro di Bulgaria mi dice colliStargli che gl:i insorti in Albania sono secondati piuttosto da Belgrado che non da Costantinopoli. Egli sostiene che la :insurrezione trovi il proprio fondamento più che altro negli istinti delle popolazioni albanesi, ma che essa non potrebbe durare se i Serbi non fornissero i viveri e specialmente il granturco per le vie di Dibra. Radeff ha promesso di fornirmi nomi e fatti in appoggio di questa sua opinione ed ha aggiunto che non crede giungano munizioni e denari agli insorti dalla Turchia.

182

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6165/382 (1). Parigi, 13 luglio 1914, ore 14,07 (per. ore 17,35).

Telegramma di V. E. n. 4060 e n. 4062 (2). Ho veduto subito Viviani; egli mi ha confermato che aveva già te,Jegrafato fin da sabato scorso al ministro di Francia ad Atene come al mio telegramma

n. 379 (3).

A sua volta il 17 luglio Carlotti telegrafa (t.a. 6375/437) che l'ambasciatore austro-ungarico aveva ricevuto istruzioni di associarsi alle pratiche presso il Governo russo perchè « partecipi ad un serio passo • presso il Governo di Atene affinchè c osservi un'attitudine corretta e leale di fronte all'Albania e ritiri le sue truppe dall'Epiro e costringa Zographos ad accettare accordo di Corfù e rinvio bande greche •.

Mi ha soggiunto che avrebbe telegrafato ora nuovamente nel senso desiderato da V. E. Szecsen non ha potuto mettersi d'accordo con me, nè fare alcun passo presso Viviani perchè privo d'istruzioni al riguardo.

(l) -Comunicato il 16 luglio con t. 4106 a Bollati, Imperiali, Carlotti, Avarna, De Bosdari. Fasciotti e Aliotti con l'aggiunta per Vienna (comunicata anche a Parigi): «Prego V. E. di far premura a Berchtold perchè impartisca all'ambasciatore i. e r. a Parigi istruzioni delle quali è privo». (2) -Vedi DD. 172 e 176. Il 16 luglio Tittoni telegrafa (t. a. 6312/399): • Ho avuto assicurazione che qui e ad Atene saranno dati alla Grecia consigli di moderazione e (gruppo mancante) delle decisioni prese a Londra dalle Potenze. Ho molto insistito nel far rilevare come giammai Italia potrà tollerare che sia turbato a suo danno l'equilibrio dell'Adriatico •·

(3) Vedi D. 161.

183

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6163/388. Parigi, 13 luglio 1914, ore 14,10 (per. ore 17,35).

Viviani pur riservandosi risposta ufficiale mi ha detto che dato che le Potenze riescano a mettersi d'accordo dovendo esse sottomettere l'approvazione della garanzia ai rispettivi Parlamenti, l'astensione della Germania sarà fatta valere dagli avversari della garanzia. Ad ogni modo non gli sembra possibile mantenere l'interesse del 2 %.

184

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 737/52. Vienna, 13 luglio 1914, ore 17 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 708 (1).

Non mi è «possibile» (2) di appurare ora indirettamente l'importanza della notizia comunicatami da V. E. col suo telegramma gabinetto n. 600 (3), giacchè le persone ·che potrebbero fornirmi informazioni in proposito sono da più tempo tutte assenti da Vienna e non faranno più ritorno che alla fine dell'estate. A quanto mi risulta indirettamente questa Ambasciata germanica non ricevette sino ad ora alcuna notizia che capitalisti austriaci avrebbero domandato una concessione ferroviaria nel vilayet di Brussa. Mi consta pure che in questi ultimi giorni non ebbe luogo più alcun scambio di vedute fra i due gabinetti di Vienna e Berlino, in ordine alle aspirazioni di influenza economica dell'Austria-Ungheria in Asia Minore. Circa la questione di conoscere l'effetto prodotto sul Governo austro-ungarico, dai documenti rimessri da V. E. a Mérey, non mancherò di indagare indirettamente e quando me se ne presenterà occasione e di riferirne a V. E.

185

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. u. 4071. Roma, 13 luglio 1914, ore 18,45.

Comandante « Agordat » telegrafa da Valona quanto segue: « Capitano Spencer capo S. A., a nome Izzet bey che si trorva ferito Valona maggiore comandante....... occidentale armata regolare albanese presentatosi

bordo domanda intervento armati italiani mettendosi in tal caso nostra disposizione oppure arrendersi Italia coi suoi mille uomini accampati presso la città per sfuggire prigionia insorti ed evitare massacro abitanti Valona ».

(Per tutti). Tra le due alternative poste dal capitano Spencer a nome Izzet bey escludo subito la prima intervento millitare cioè italiano od austro-italiano. Quando alla seconda osservo che non abbiamo ora Valona mezzo imbarcare da un momento all'altro mille uomini e che senza imbarcarli noi non potremo senza grave pericolo assumere compito difenderli.

(Per Durazzo e Valona). Prego però telegrafarmi subito suo parere circa accoglienza da fare alla domanda capitano Spencer.

(Per Vienna). Mentre chiedo parere Aliotti e Lori ci·rca accoglienza da fare alla domanda capitano Spencer, prego V. E. conferire subito con Berchtold e sentire anche suo parere in proposito esprimendosi circa prima alternativa nel senso sopra indicato.

(l) -Vedi D. 143. (2) -Completato con la minuta di Avarna. (3) -Del 18 maggio col quale di Sangiuliano chiedeva notizie sulle concessioni richieste dall'Austria.
186

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6172/607. Valona, 13 luglio 1914, ore 20,45 (per. ore 22,10).

La caduta di Fieri (l) aggrava la situazione di Valona, resa critica anche dall'affluire dei fuggiaschi che dalle campagne invase cercano qui ricovero. Tanto gli insorti musulmani come gli Epiroti sono ormai a poche oTe di distanza e padroni di entrare in Valona se e quando lo vogliano, non potendosi qui opporre una difesa vera ed efficace. Resta solo da vedere se essi vorranno farlo. Comunque sia in una situazione come questa bisogna prevedere evenienze. In vista dunque della eventualità di dover disporre necessaria protezione consolato, uffici italiani e colonia come pure in vista dell'asilo che, anche non volendo, si finirebbe probabilmente per dovere accordare, per pura necessità, a profughi e a famiglie albanesi, lascio giudicare a V. E. se non sarebbe opportuna la presenza qui di una nostra nave da guerra più grande dell'attuale stazionario. Collega austro-ungarico d'intesa con me farà una comunicazione in questo senso al suo Governo.

187

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6179/270. Londra, 13 luglio 1914, ore 21,10 (per. il 14, ore 1,20).

Telegramma di V. E. n. 4044 (2).

Grey essendo oggi occupato alla Camera ho conferito con Nicolson.

Premesso che ne avrebbe riferito a Grey, Nicolson ha osservato a titolo strettamente personale sembrargli difficile persuadere Parlamento che onere

rateale inglese per prestito montenegrino deve essere maggiore unicamente per il fatto difficoltà sollevata da una Potenza.

Nicolson pienamente riconoscendo fondamento argomento da me addotto per dimostrare obbligo Potenze mantenere impegno preso verso Montenegro ha concluso conveniva pure sperare che Governo germanico abbia forse a modificare attuali sue vedute.

(l) -La notizia della caduta di Fieri in mano agli insorti musulmani era già stata comunicata alcune ore prima da Lori con tel. n. 6155/601. (2) -Vedi D. 147.
188

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6182/429. Pietroburgo, 13 luglio 1914, ore 21,55 (per. ore 23;40).

Telegramma di V. E. n. 4062 e n. 4060 (1).

Questo incaricato d'affari di Austria-Ungheria non ha ricevuto finora alcuna istruzione circa invio Commissione di Controllo o Commissione delegati delle Potenze sui luoghi ove insorti epiroti infieriscono contro musulmani.

Conte Czerin è parimenti sprovvisto istruzioni circa passi a Atene per imporre alla Grecia che ufficiali e soldati ellenici non prendano e non appoggino movimenti epiroti. Ciò nondimeno, stante le continue denunzie in proposito, mi è sembrato di doverne intra'ttenere Sazonoff il quale mi ha. assicurato che avrebbe richiamata attenzione Gabinetto di Atene sulla necessità di impedire simile intervento.

189

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6176/430. Pietroburgo, 13 luglio 1914, ore 21,55 (per. ore 23,40).

Telegramma di V. E. n. 4044 (2).

Sazonoff non vede per qual motivo si debba lasciare Germania sottrarsi ad un impegno internazionale. Tuttavia egli non ricuserà « si omnes » il suo consenso alla ripartizione fra le cinque Potenze dell'onere che la Germania declina.

190

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6186/428 (3). Pietroburgo, 13 luglio 1914, ore 21,56 (per. il l4, ore 3,20).

Telegramma di V. E. n. 4016 (4). In conformità delle istruzioni di V. E. ho appoggiato presso Sazonoff pratiche di Turkhan pascià nei limiti indicati nel telegramma n. 3956 (5). Circa

(t. 6573/997): • Berchtold che ho intrattenuto del telegramma suddetto mi ha detto che aveva pure ricevuto informazioni analoghe sebbene meno sostanziali dal proprio ambasciatore in Pietroburgo. Ed ha aggiunto che Szarary non aveva parlato a Sazonoff della formazione della milizia albanese •.

invro truppe romene in Albania ministro mi ha confermato in risposta alle mie insistenze che Russia sa di certa scienza che Romania vi è certamente contraria. Egli non intende quindi andare incontro a nfiuti. Avendo egli accennato alla formazione di una millzia albanese, colsi l'occasione per fare il passo indicatomi col suo telegramma n. 3997 (1), sebbene incaricato di affari austro-ungarico non abbia ancora istruzioni in proposito. Sazonoff mi ha confermato che Russia non è (?) punto contraria alla formazione della milizia suddetta, che non può occuparsene..... (2) di contingenti in Albania, ma che non solleverebbe la benchè menoma eccezione se altri volesse procedervi. Ho trovato il mio interlocutore molto favorevolmente disposto verso il Principe di Wied e ci siamo convinti egli aveva esposto in altra occasion~ circa opportunità di mantenerlo sul trono. È anche mia impressione che Sazonoff il quale ha accettato che in caso partenza del Principe lo sostituisca nel Governo la Commissione di Controllo vegga ora le maggiori responsabilità da assumere in tal caso e ne rifugga la tattica fin qui seguita da Russia. Quanto prestito Sazonoff è pronto prendervi parte, come stabilito, purchè :relativa costituzione Banca abbia luogo sulla base di perfetta parità di condizioni per tutte le Potenze. Quanto passo da fa::-si in Atene per ottenere leale osservanza dell'accordo di Corfù da parte Epiroti Sazonoff mi ha confermato che ministro imperiale in Atene è già munito di istruzioni per comunicazioni identiche in proposito ed inoltre ne ha già parlato per suo conto a quel Governo nel senso desiderato. Turkhan pascià mi ha detto di non aver parlato di un passo a Costan1Jinopoli perchè non ritiene (?) che Comitato Giovani Turchi fomenti agitazione. A mia volta mi sono quindi astenuto dal ritornare su questo argomento. È superfluo aggiungere -che mi sono parimenti astenuto da parlare dell'invio di con11ingenti internazionali od itala-austriaci, sul quale Sazonoff si era pronunziato con Turkhan pascià in senso contrario. Ho invece insistito sulla opportunità di affrettare andata Commissione di Controno in Epiro sebbene non constasse ·che Turkhan pascià ne avesse parlato. Su questo punto però Sazonoff ha evitato di esprimere apprezzamenti.

(l) -Vedi DD. 176 e 172. (2) -Vedi D. 147. (3) -Comunicato il 19 luglio (t. 4213) ad Avarna con l'aggiunta: • Prego V. E. di intrattenere Berchtold del contenuto di questo telegramma •. Il 23 luglio Avarna risponde (4) -Vedi nota al D. 93. (5) -Vedi D. 57.
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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6177/ 431. Pietroburgo, 13 luglio 1914, ore 21,56 (per. ore 23,40).

Sazonoff mi ha detto di essere stato molto sensibile alle condoglianze fattegli dal Governo austro-ungarico per mezzo di questo incaricato d'affari per la morte del minisrtro Hartwig.

A quanto mi disse Conte Czernin suo Governo aveva avuto quel cortese pensiero in considerazione del fatto che Hartwig era morto nella residenza austriaca a Belgrado.

Conte Czernin ha smentito a ambasciatore di Germania e a me che egli abbia accennato con Sazonoff alla possibilità di un'inchiesta mista a Belgrado.

Egli si è limitato a lamenta~si di un'intervista di S!Palaicovic che trasmesso per posta a titolo confidenziale sulla quale si spiegava assassinio dell'Arciduca con le sue tendenze anti-serbe e si stigmatizzavano i disordini di Serajevo repressi dalle autorità.

(l) -In nota al D. 67. (2) -Gruppo errato.
192

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6185/608. Valona, 13 luglio 1914, ore 22,30 (per. il 14, ore 1).

Certo Spencer giovane americano facente parte t~uppe albanesi con grado di capitano, si è presentato oggi comandante R. Nave « Agordat » per conto del

(1)..... suo capo, maggiore Izzet bey Zavagliani, testè ritornato ferito a Valona coi suoi uomini dalla regione di Coritza, ove comandava un corpo di regolarizzati ed ha dichiarato che Izzet bey chiede di mettersi a disposizione in caso di intervento armato oppure arrendersi agli (1) ..... 'per non cadere in mano insorti, non volendo arrendersi Austria. Comandante ha informato ammiraglio Trifari. Riferisco quanto precede anche a V. E. 1indice situazione. Secondo informazioni Izzet bey Zavagliani appartenente distinta famiglia nazionalista avrebbe con lui circa 350 uomini tra valacchi, bulgari e musulmani. Spencer affermasi ben c01nosciuto da Ambasciata Stati Uniti a Roma, dove fu tempo addietro. Egli racconta aver Vlisto atroci crudeltà commesse dagli Epiroti; su donne e bambini, accusa olandesi di relazioni sospette con Epiroti. Dice Epiroti essere quasi tutti regolari greci e afferma che cavalleria ha scortato ad ovest lago di Ocrida convoglio munizioni greche insorti e che distretto Starova è occupato dai Serbi. È venuto stasera dirmi che parte uomini Izzet sono entrati città parte con certo capitano Ghilardi con cannoni e quattro mitragliatrici sono andati Voiussa, parte sono stati }licenziati.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6213/647. Durazzo, 13 luglio 1914 (per. il 14).

Il maggiore olandese Sneiler von Vollenhofen, giunto ieri a Durazzo, da Coritza, insieme al Comandante Doorman, conferma la partecipazione dell'esercito greco regolare con le bande epirote. Fra le altre cose riferisce che tempo fa un ufficiale dell'esercito greco si è presentato per parlamentare, avvertendo che gli ufficiali olandesi hanno di rimpetto a loro l'esercito greco e che essi perciò farebbe~o bene di essere prudenti nell'inseguire le bande. Egli asserisce che ogni qualvolta gli Albanesi respingono le bande epirote, le forze greche

regolari passavano la frontiera con cavalleria e artiglieria per proteggere i comitagi ed impedire che questi fossero inseguiti. Da quanto pare le così dette truppe

epirote, per continuare l'equivoco, non solo hanno adottato una uniforme simile a quella dell'esercito greco, con leggero distintivo, ma anche spesso trascurerebbero di conservare iil distintivo medesimo. In quanto alla presa di Coritza, il maggiore Kroon mi informa che i Greci avrebbero con successo corrotto parte della gendarmeria d'accordo coi rivoluzio~1arl musulmani dell'Albania centrale. Perciò questi gendarmi avrebbero aperto il fuoco contro un battaglione di redif uccidendone una cinquantina e facendo causa comune coi rivoltosi. La città sarebbe quindi caduta nelle mani delle bé!.nde epirote. Queste bande d'accordo coll'esercito regolare greco avrebbero usato lo stratagemma seguente: il maggiore ellenico al comando della frontiera greca a circa 4 ore di distanza, aveva dato la sua parola d'onore agli Olandesi che mai da quella pacte le bande greche epirote avrebbero avuto passaggio per aggredire la città; il maggiore Sneller credette allora di poter sguarnire la fronte da quel lato: la notte dell'attacco invece il maggiore greco si ritirò lasciando il posto alle cosiddette truppe epirote che poterono attaccare Coritza, di sorpresa.

Gli ufficiali erano entrati in rapporti cogli Olandesi e, secondo mi asserisce il Kroon, avrebbero consigliato al capitano Doorman di non immischiarsi negli affari a~banesi, giacchè tutti gli Albanesi erano meritevoli di essere sterminati e che a ciò avrebbero pensato i Greci.

(l) Gruppo mancante.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6212/648. Durazzo, 13 luglio 1914 (per. il 14).

Ieri un centinaio di Mirditi in attitudine minacciosa, colle armi alla mano, chiese di essere rimandato ad Alessio. La gendarmeria cercò invano di dissuaderli. Si dovette la sera stessa imbarcarli per San Giovanni di Medua. Si teme che la guarnigione di Mirditi e Malissori ne prenda esempio e domandi fra non molto di essere rimpatriata anche a causa delle malattie che cominciano ad infierire fra questi montanari. Se ciò avvenisse la città sarebbe quasi sprovvista di difensori. Infatti non basterebbe a guarnire le trincee i pochi gendarmi rimasti e qualche centinaio di volontari rumeni od austriaci. La speranza della difesa si concentra quindi sull'arrivo di nuovi volontari rumeni ed austriaci.

195

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6211/649 (1). Durazzo, 13 luglio 1914 (per. il 14).

Da notizie giunte dal Montenegro risulterebbe che Alush Loja noto partigiano di Essad e parecchi altri capi musulmani di Scutari si sarebbero rifugiati

a Dulcigno, Antivari o Podgoritza e colà starebbero organizzandn soccorsi per la rivoluzione maomettana. Sarebbe pure giunto colà un segretario di Essad certo Ismail. Il rappresentante serbo mi informa che persone giunte dal Montenegro affermano, che gli insorti avrebbero intenzione di inviare una deputazione alle Grandi Potenze allo scopo di presentare le loro domande dopo di avere consolidato la loro autorità nelle varie provincie occupate.

(l) Il 16 luglio Di Sangiuliano comunicava questo tel. al ministro a Cettigne con la preghiera di • assumeTe informazioni e riferirmi in proposito • (t.p. 4133). n ministro a Cettigne conferma (t. 6520/121) il 22 luglio la voce che « Essad Pascià sarà fra breve a Dulcigno per congresso musulmani Albania. Questo Governo sembra favorire congresso •. Di Sangiuliano gli risponde (t. 4312) il 24 lugiio: • Prego V. S. raccomandare a Governo montenegrino evitare anche in questo ciò che può dar pretesto all'Austria attaccare il Montenegro '·

196

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 787/140. Belgrado, 13 luglio 1914 (per. il 20).

Ieri ebbero luogo le solenni onoranze funebri alla salma del Sig. Hartwig. Onoranze veramente regali, colle quali Belgrado e la Serbia hanno voluto offrire una prova del loro attaccamento e della loro riconoscenza all'indimenticabhle amico, all'apprezzato consigHere, la cui morte immatura in questi momenti difficili per la Serbia è causa di rimpianto Ullliversale. Il trasporto funebre del mi!nistro di Russia è stata una manifestazione di lutto nazionale, si è tramutato in una dli.mostrazione impressionante di riconoscenza di tutto un popolo verso un uomo che da anni rappresentava la politica della difesa delLa Serbia, della grandezza della Serbia, in un monito solenne, in una dignitosa protesta alle violenze, alle a·ccuse ed aUe tninaccie di chi questa poEtica ha sempre combattuto. Dal momento della morte del Signor de Hartwig Belgrado ha preso il lutto come per la morte del proprio Sov.rano. La città abbrunata, ogni divertimento sospeso, la popolazione intera, si può dire senza esagerazione, ha sfilato davanti alla salma esposta alla Legazione di Russia. E i:eri il Principe Reggente, il Govel'1no, il Corpo Diplomatico, una folla immensa, fra cui spicca;vano le delegazioni dei contadini di tutte le parti della Vecchia e della Nuova Serbia, hanno accompagnato sol'ennemente la salma del Signor De Hartwig all'estrema dtmora. La Serbia ha chiesto ed ottenuto che la salma del Signor De Hartwig fosse inumata ne.l Nuovo Cimitero di Belgrado, dove sorgerà un monumento eretto col frutto di una sottoscrizione na~ionale che è stata aperta sui giormali &i tutto il Regno. È questo un caso unico, credo, nella storia di un popolo che tributa simili onoranze ad un ministro estero, che ne richiede la salma e gli erige un monumento come impedturo ricordo delLa sua 11iconoscenza e monito ai suoi nemici. Il gesto è grandioso e terribilmente significativo. Come ho avuto l'onore di riferire all'E. V. col mio telegramma n. 140 (1), sono corse sulla morte del Signor de Hartwig le voci più fantastiche. Alcuni giornali serbi se ne sono fatti eco facendo apertamente allusione ad un « petit café » che gli sarebbe stato offerto dal Barone Giesl. Altri hanno scritto, non

senza giustezza: «Cosa avrebbe fatto l'Austria se un fatto simile fosse capitato al ministro i. e r. alla Legazione di Russia? ».

Tutte queste voci sono assurde, naturalmente, ma la gran massa della popola

zione rimane convinta di qualche mistero nella morte inevitabile del Signor de

Hartwi'g, già condannato da tempo dai medici, ma che la fatalità ha voluto

avvenisse proprio alla Legazione d'Austria-Ungheria.

Ho 1'01nore di confermare quanto ho già riferito nel cita,to telegramma, che

cioè il Signor de Hartwig si era recato dal Barone Gie-s.l per spiegarsi su vari

malintesi e pettegolezzi che avev:mo resi i rapporti fra le due Legazioni assai

tesi. n Signor de Hartwig era vimasto molto irritato delle accuse lanciategli dalla

«Reichspost » che pubblicò, in telegramma da Belgrado, che la sera stessa del

l'assassinio dell'Arciduca Francesco F·erdinando a questa Legazione di Russia

si era data una festa. Ciò era naturalmente falso e la festa erasi limitata ar solito

«bridge » domeruicale al quale partecipai, come sempre, anch'io. A loro volta gli

Austriaci erano irritati per l'incidente della bandiera a mezz'asta e per certi

discorsi diffamatori sull'attuale Arciduca Ereditario che l'Hartwig aveva libe

ramente propalato, insieme agli abituali propositi ostili all'Austria. Per queste

ragioni, che sanno di pettegolezzo ma a cui in questi momenti: si è data tanta

importanza, il signor de Hartwig aveva creduto di reca•rsi a dare qualche spiega

zione al Barone Giesl, che aveva fatto ritorno a Belgrado appunto quel giorno

stesso. Chi ha conosciuto il Signor de Hartwig può immaginarsi facilmente cosa

deve essergli costato di prendere l'iniziativa di una spiegazione· e di umiliarsi

recandosi alla Lega!Zione d'Austria-Ungheria. Ma forse si rendeva conto da sè

di aver eecceduto e ciò deve avere dJnfluito sulla sua determinazione.

Cosa sia successo fra i due ministri non si potrà mai sapere con precisione.

Io non ho difficoltà a credere la versione che ne dà il Barone Giesl, che cioè la

spiegazione avvenne in termini cordiali e soddisfacenti. Un gentiluomo come il

Barone Giesl avrà apprezzato al suo .giusto valore il passo del Signor de Hartwig

ed avrà certo preso atto delle sue dichiarazioni, senza insistere ulteriormente.

Lo stato d'animo del Signor de Hartwig avrà precipitato una catastrofe che

avrebbe potuto tardare al massimo, al dire dei medici, tre o quattro giorni.

Per quanto la costernazione nella popolazione di Belgrado sia· stata generale e l'eccitazione intensa, non si è dovuto deplorare qualsiasi dimostrazione contro l'Austria o contro la Legazione e la colonia austro-ungarica di Belgrado. Ciò non astante a questa Legazione I. e R. si manifestò domenica scorsa un panico intenso e vergognoso, in seguito a voci propalate che in quel giorno, natalizio di S. M. il Re Pietro, i Serbi avrebbero vendicato le violenze di Serajevo e la morte del · minis•tro di Russia. A questa voce tendenziosa fu dato credito ed il Barone Giesl si recò due volte dal signor Pachitch per domandargli di garantire la sicurezza e gli ave·ri dei rappresentanti e dei cittadini austro-unga.rici di Belgrado. Benchè nulla vi fosse da temere furono prese da questo Governo le necessarie misure di polizia mentre molti funzionari e cittadini austro-ungarici si rifugiarono a

Semlino ed altri si asseragliarono nei locali della Legazione I. e R.

Il risultato di questa commedia fu di esporsi al ridicolo di tutto il monao

ma nello stesso tempo di ingenerare nell'opinione pubblica della vicina Monar

chia la persuasione che le vite dei suoi rappresentanti e dei suoi cittadini corrono

qui serio perico·lo. Ma anche questa volta il popolo serbo non si è prestato al

giuoco e nessun incidente si è verificato. Ne rimane però una maggior tensione nei rapporti già troppo tesi dei due popoli ed una nuova prova della mentalità e della perspicacia della dip~omazia austro-ungarica.

La scomparsa in questi frangenti del Signor de Hartwig è una perdita irreparabile per la Serbia. L'appoggio della Russia le rimane, ma nessun ministro potrà a,vere l'autorità e l'influenza dell'Hartwi'g; che faceva qui una politica personale che finiva sempre per avere l'appoggio di Pietroburgo. Il Signor de Hartwig, che mi dimostrava sempre molta simpatia e mi trattava con grande familiall"ità, soleva dirmi che il suo più vivo desiderio era quello di vivere abba~ stanza per potere assistere ama fine dell'Austria. Il destino ha voluto invece farlo scomparire proprio in un momento in cui i suoi consigli sarebbero stati< più necessari ana Ser'bia; mentre sembra che l'Austria voglia trasformare il processo di Serajevo, che dovrebbe essere il processo di due assassini, in processo del panserbismo e della Serbia ed affrettare così l'inevitabile conflitto.

(l) Vedi D. 155.

197

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A PARIGI, TITTONI, AI MINISTRI A BUCAREST, FASCIOTTI, E A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4073. Fiuggi, 14 luglio 1914, ore 3.

(Per tutti meno Durazzo e Vienna). Ho telegrafato alla R. Ambasciata a Vienna quanto segue: « Aliotti telegrafa che ritiene che immediato invio di qualche nave da guerra Santi Quaranta e porto Palermo, ad esempio R. Nave «Iride», d'accordo con Austria-Ungheria produrrebbe ottimo effetto come prima misura in seguito al'la prepotenza della Grecia».

(Per Durazzo). Nel comunicare telegramma di V. S. n. 645 (l) al R. Ambasciatore a Vienna ho aggiunto:

(Per tutti). Avevo io stesso pensato all'utilità di inviare una nave da guerra italiana ed una austriaca a Santi Quaranta. Prego V. E. parlarne subito con Berchtold.

198

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, E A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4077. Roma, 14 luglio 1914, ore 2,30.

(Meno Durazzo). Il R. ministro a Durazzo telegrafa in data del 9: (6063/ 628) (2). (Per Durazzo). Nel comunicare il suo telegramma n. 628 al r. ambasciatore a Vienna l'ho pregato di

(Meno Vienna e Durazzo). Nel comunicare quanto precede al R. amba

sciatore a Vienna l'ho pregato di (Per Vienna). Prego V. E. di (Per tutti). Prendere accordi con Berchtold ed escludendo intervento ar

mato italo-austriaco proporgli un passo italo-austriaco presso le altre Grandi Potenze nell'intento di indurle a dare istruzioni ai rispettivi rappresentanti ad Atene di agiTe d'intesa coi colleghi ita'liano ed austro-ungarico affinchè tutti d'accordo ammoniscano energicamente il Governo ellenico di mutar contegno.

(Per Berlino, Parigi, Londra, Pietroburgo). V. E. vorrà conformarsi a quanto

sopra non appena il suo collega austro-ungarico abbia avuto identiche istruzioni. (Per Atene). Prego S. V. cii agire in tal senso si omnes. (Per Durazzo). Prego V. S. tener presente il nostro grande interesse ad

evitare l'intervento militare italo-austriaco.

(l) -Vedi D. 178. (2) -Vedi D. 125.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. 4078. Roma, 14 luglio 1914, ore 2,30. (Per Berlino).

Ho telegrafato ad Avarna quanto segue: e lascio V. E. giudice della opportunità di parlarne a Jagow: (Per tutti). Tribuna pubblica che secondo più informazioni da Berlino del Neues Wiener Tageblatt l'Austria sta trattando colla famiglia albanese Limani per lo acquisto di una importante posizione strategica nel golfo di Valona. (Per Vienna e Berlino). Prego V. E. parlarne a Berchtold facendogli osservare quanto sia urgente una autorevole smentita prima che si produca agitazione in Italia. V. E. può anche fargli osservare quanto ciò sarebbe contrario e incompatibile coll'equilibrio dell'Adriatico e colla base stessa dei buoni rapporti italo-austriaci. (Per Durazzo e Valona). Prego V. E. telegrafarmi subito quanto vi sia di

vero in questa notizia e propor-mi il modo di impedire tale acquisto o di farne noi altro equivalente.

200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI

T. 4079. Roma, 14 luglio 1914, ore 2,30.

Per uso esclusivo di V. E. e colla massima segretezza la informo che Flotnw mi ha detto che, risulta al suo Governo che Wìed abbia intenzione di lasciare presto l'Albania. Viste le gravi complicazioni cui tale risoluzione può dar luogo sarebbe certo preferibile che egli avesse la possibilità di rimanere utilmente.

In ogni modo lo stato attuale di incertezza e di anarchia può dar luogo alle più pericolose complicazioni specialmente a cagione dell'Epiro e perciò sarebbe desiderabile che se ne uscisse al più presto facendo le Potenze conoscere il pm presto possibile a Wied sino a che punto ed in qual modo ed a quale condizione sono disposte ad aiutarlo. Pare che ancora egli abbia dubbi e forse illusioni in proposito. Giudichi V. E. se e come crede opportuno parlarne con codesto ministro degli Affari Esteri per concordare il linguaggio da tenere eventualmente colle Potenze della Triplice Intesa.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA

T. 4080. Roma, 14 luglio 1914, ore 2,30.

Da fonte molto seria ho saputo che il Governo austro-ungarico domanderà al Governo serbo lo scioglimento delle associazioni panserbe e non cederà su questo punto. Forse potrebbe essere opportuno che il Governo serbo prevenisse tale domanda sciogliendole di sua libera iniziativa. Non mancano nelle legislazioni di ogni paese appigli per farlo e non mancano mezzi per ricostituire le associazioni disciolte gradatamente in momenti meno pericolosi e con nomi diversi. Naturalmente questo suggerimento non può formare oggetto di conversazioni ufficiali tra V. E. e codesto Governo, ma forse Ella può trovar modo di far si che indirettamente pervenga al Governo serbo e questo sia messo sull'avviso. È poi necessario ed urgente per evitare alla Serbia gravi pericoJi che cessi propaganda •panserba in Bosnia Erzegovina che Governo austro-ungarico crede fomentata da agitatori serbi residenti a Belgrado.

202

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. N. 6222/188 (1). Janina, 14 luglio 1914, ore 7,20 (per. ore 11,20).

Secondo le notizie pervenute qui oggi alla riunione del Congresso Epirota tenutosi a Delvino nove corrente, Zographos parlò a lungo sostenendo necessi1à accettare protocollo di Corfù alla condizione che Commissione di Control'lo di:a immediati schiarimenti su vari punti. Nella riunione del 10 corrente parlarono i delegati Euss'ios e Adamidi: e Spiromilio. Il primo esprime dubbio sulJe libertà del Consiglio locale e propone esclusione distretto Coritza al pari di Liapuria e Curlesci dall'accordo. Dubita della possibilità di applicare protocollo in Epiro; osserva non essere fissato in quale lingua saranno istruiti gendarmi cristiani :r.~ come saranno reclutati. Rileva non essere detto quali garanzie di culto notando come possano costituirsi comunità ortodosse di altre nazionalità essendo

valersene ».

stata omessa espressamente la frase comunità ortodossa greca. Dichiara pericoloso per nazionalità greca insegnamento lingua albanese nelle tre classi primarie, si meraviglia non sia stata accordata anche ai non epiroti; ,chiede al pari che Adamidi e Spiromilio traduzione statuto albanese col quale sono collegati diversi articoli protocollo Corfù, dichiara che non essendo epirota lascia agli Epiroti decidere accoglimento o rigetto accordo di Corfù. Rispondendo a Spiromilio Zographos esprime l'opinione ,che Commissione Controllo riconoscerà privilegi Chimara e considera impossibile traduzione voluminoso statuto albanese; assicura che si assume impegno domandare alcuni schiarimenti Commissione Controllo. Carapanos spiega parecchi articoli protocollo e rileva che Congresso non è competente discutere statuto albanese. Spiromilio osserva che in quest'ultimo caso lavoro Congresso diventa inutile ignorandosi statuto albanese. Adamidi propone rinvio riunione perchè si traduca statuto. Zographos si oppone osservando che rinvio sarebbe considerato come naufragio Congresso. Seduta è levata e rinviata 11 corrente. Qui regna grande incertezza circa risultato del (?) Congresso. Opinioni sono molto diverse ed ogni previsione in un senw o in un altro potrebbe essere erra,to. È certo che Governo provvisorio in ogni caso prenderà posizione e non disarmerà fin tanto che continua anarchia albanese. Comunicato Legazione.

(l) Telegrafato ad Aliotti (n. 4160) il 17 luglio per notizia " e per valersene eventualmente •. Comunicato il 19 luglio, tel. n. 4202, agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna, al ministro a Bucarest ed ancora al ministro a Durazz"· «per notizia e per

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6238/513 (1). Berlino, 14 luglio 1914, ore 9,32 (per. il 15, ore 1,10).

Telegramma di V. E. n. 4077 (2) e precedenti.

Questo mio collega d'Austria-Ungheria non ha finora ricevuto istruzioni dal suo Governo di fare passi qui per indurre il Governo germanico a dare istruzioni al proprio rappresentante ad Atene di rivolgere con i suoi colleghi un monito energico a quel Governo per i fatti di Epiro. Ho oceduto però di parlare oggi ufficialmente della cosa a Jagow il quale mi confermò che tutte le notiZ'ie che gli giungevano in proposito erano da lui regolarmente trasmesse a Quadt coll'incarico di chiamare seriamente l'attenzione del Governo ellenico sulla necessità di pronte efficaci misure per porre termine a quella situazione. Non solo ma l'Imperatore aveva in questi giorni scritto di nuovo direttamente al Re di Grecia; le risposte erano state sempre medesime: non essere vero che Je truppe regolar!i. greche si trova,ssero fra gli insorti epiroti; trovarsi bensì numerosi disertori dell'esercito i quali avevano probabilmente conservato l'uniforme compresi parecchi ufficiali già stati radiati dai quadri. Il Governo greco avere sempre dato a Zographos il consiglio di osservare lealmente gli accordi di Corfù: la presa

Ji Coritza e gli altri fatti essere contrari non solo agli ammonimenti del Governo ellenico, ma anche agli ordini dello stesso Zographos. Questo ministro di Grecia nel ripetere anche a me tutte .affermazioni soggiungeva per provarmi le buone disposizioni del suo Governo di fronte all'Albania che quando era stata questione dell'invio delle truppe romene il Gabinetto di Atene aveva fatto sapere a Bucarest che per conto suo non vi avrebbe alcuna obiezione.

Jagow non trovava però tale spiegazione abbastanza soddisfacente di fronte alle ripetute concordi notizie che sembrano provare la partecipazione persistente di regolari greci alla insurrezione epirota. E mi disse che accogliendo la nostra domanda sarebbe disposto si omnes a dare istruzioni al ministro di Germania ad Atene per indurre quel Gover:no a mutare contegno.

(l) -In relazione al D. 172 comunicato il 19 luglio (t. 4204) agli ambasciatori a Parigi. Londra, Pietroburgo, Vienna e ai ministri ad Atene, Bucarest, Durazzo. (2) -Vedi D. 198.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6241/514. Berlino, 14 luglio 1914, ore 9,35 (per. ore 15).

Ho chiesto oggi a Jagow se poteva dirmi ciò che gH fosse noto circa le vere intenzioni del governo austriaco di fronte alla Serbia. Soggiunsi francamente che mi rpreoccup.a!Va alquanto il linguaggio deila stampa germanica che non solo affermava calorosamente iJl sentimento di solidarietà coll'Austria-Ungheria ma aveva l'aria di eccitare quest'ultima a prendere misure estreme e assumeva talvolta un atteggiamento provocatore anche verso la Russia e la Francia. Jagow senza contestare il fondamento di queste mie osservazioni pret·endeva però che fossero alquanto esagerate ma diceva che anche a suo avviso un atto energico del Gabinetto di Vienna di fronte alla Serbia si imponeva in questo momento e che egli era convinto che ciò non avrebbe prodotto gravi complicazioni. A quanto gli risultava iii Gabinetto a~stro-ungarico una volta compiuta l'inchiesta sull'attentato di Serajevo e provatane in modo irrefragabile la partecipazione di elementi serbi farà a Belgrado un passo diplomatico chiedendo garanzie perchè l'azione del Governo serbo sia taiJ.e da impediTe il il'Ìprodursi di simi.l,i eventualità, in a,vvenire. In che cosa consisterebbero queste garanzie Jagow diceva di ignorare: non poteva però non ammettere che da11a forma e dalla portata di esse dipenda la rdsposta della Serbia•, e quindi l'ulteriore sviluppo degli avvenimenti. Pur riconoscendo la gravità della situazione Jagow per provare che essa non presentava pericolo imminente, adduceva parecchi fatti come l'assenza dell'Impera,tore e del Cance!lliere, la partenza in congedo oggi stesso del ministro della guerra austriaco. Ed annoverava fra gli elementi di una soluzione pacifica anche la discussione di ieri al Senato francese sulle condizioni di quell'esercito. Piuttosto egli concludeva potrebbe apparire ·come un sintomo inquietante la chiamata alle armi di una classe di riservisti in H<illia. Flotow interpellato in proposito aveva risposto che si trattava di un provvedimento sopratutto di politica interna in seguito alle nuove m~nacce di uno sciopero ferroviario. II provvedimento aveva però causato un certo panico al·le borse.

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IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6220/164. Asmara, 14 luglio 1914, ore 9,50 (per. ore 18,55).

Colli telegrafa quanto S·egue: « 12 luglio 1914. Cannoni austriaci sono tuttora Gibuti. Alcuni fra i principali capi di (1) ..... ha apertamente accusato signor Schwimmer di aver col concorso di alcuni famigliari Li-g-Jasu abusato fiducia e inesperienza del Principe inducendolo ad acquistare cannoni vecchi ed inadatti pa·ese per una somma ingente circa 300 mila talleri, sulla quale venne realizzato lauto ed illecito guadagno. Componenti stessa missione abissina che si è recata in Austria col console austro-ungarico lo accusano di avere adoperate le più incredibili arti per ingannarli. Sembra che Lig-Jasu sia egli stesso indignato ed abbia dichiarato che se ac·c.use rivolte a Schwimmer risultassero provate gli da,rà ordine lasciare immediatamente Etiopia. Console si difende con tutti i mezzi non escluso quello di insinuare presso Lig-Jasu che alla suddetta campagna contro lui non è estra

nea questa Legazione. Posso assicurare V. E. che io mantengo invece più assoluto riserbo. Informare V. E. sul seguito non è possibile (?).

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IL MINISTRO A SOFIA, CUOCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6192/132. Sofia, 14 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 22,25).

Ministro di Germania mi ha detto che non dubitava prestito testè firmato venga approvato dal Sobranje nonostante vivissima opposizione. Egli avrebbe appreso che il ministro di Russia oltre usare tutti i mezzi a sua disposiz,ione per organizzare l'opposizione contro approvazione prestito, andrebbe..... (i)..... anche pericolo poJitico della concessione alla Germania di Porto Lago. Ministro di Germania ha aggiunto che la conclusione del prestito costituisce per la Germania e conseguentemente anche per la Triplice Alleanza un grande successo in quanto che egli considera quasi impossibile per la Russia di riacquistare la sua antica influenza sulla Bulgaria; questa col prestito potrà rifarsi dalle scosse subìte e non è da temersi che essa possa commettere imprudenze perchè Germania coi mezzi di cui verrà ora a disporre sarà in grado di far sentire la sua voce. Dane parole del ministro di Germania ho avuto ancora prova grande interesse politico col quale Governo imperiale ha condotto trattative prestito ed ho anche riportato impressione che se esso sarà approvato dal Sobranje, Bul

garia entrerà in una nuova fase della sua politica in cui si mani:tlesterà soprattutto influenza della Germania.

10-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

(l) Manca un gruppo.

207

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6205/300. Atene, 14 luglio 1914, ore 14 (per. ore 16,35).

Tutti i giornali di qua commentano la notizia data da giornali italiani di partecipazione truppe regolari greche nelle operazioni degli Epiroti e deplorano ciò che chiamano le (1) ..... e insinuazioni italiane. Tutti i giornali danno notizia chiamata alle armi numerosi contingenti esercito .italiano; dicono che in ciò è da ravvisare una minaccia dell'Italia alla Grecia e affermano che è imminente

sbarco Italiani a Valona. Il Kierì è informato che a Durazzo vi è stato scambio cannonate fra navi italiane ed aust:ro-ungariche ancorate in questo porto.

208

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6216/617. Valona, 14 luglio 1914, ore 18 (per. ore 20).

Valona è in preda al panico ed alla confusione. Continuano ad affluire torme di fuggiaschi. Numerose famiglie si imbarcano per partire. Stamane da alcuni si tentò opporsi cona forza a ·tale partenza per costringere tutti a dividere la sorte comune, ma opposizione cessò poi per intervento capitano Ghilardi, triestino, al servizio Albania. Si incrociano ordini contradittori emanati non si sa bene da chi. Ieri e stanotte si imbarcavano le munizioni sul vapore « Erzegovina » sul quale sono stati imbarcati anche i detenuti di questo carcere specie quelli politici. Stamane pare stesse imbarcandosi anche la gendarmeria. In seguito rimostranze collega Austria-Ungheria e mie autorità locali dissero ignorare tale ordine, fo~rse proveniente da:]! maggiore Schleuss, e promisero fare revocare assurda misura che lascierebbe città e popolazione completamente abbandonata a se stessa. Anche le munizioni pare rimarranno per un (l) problematico (?) tentativo di organizzare una difesa. Istruzioni inviate « Agordat » da Ammiraglio Trifari implicherebbero evacuazione Consolato, imbarco tutti gli europei in caso di pericolo, concentrazione fuggiaschi in zona della spiaggia da proteggere occorrendo con artiglieria; terremo riunione tra poco con collega austro-ungarico ed i due comandanti per prendere accordi definitivi. Comandante austro-ungarico manca tuttora di istruzioni; capitano Ghilardi travasi tuttora qui. Continuasi a dire che egli verrà inviato alla Voijussa con mitragliatrici. Difficile raccapezzarsi ordini, contrordini, notizie contraddittorie quasi sempre incontrollabili. Niente di preciso si sa circa insorti ed Epiroti. Pare smentita notizia bombardamento Ducati; dicesi trattasi somiglianza di nome,

villaggio bombardato sarebbe Dukay, stessa direzione, ma più lontano essendo a 14 ore da Valona.

(l) Gruppo mancante.

209

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6226/951. Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. il 15, ore 0,10).

Berchtold mi ha detto che Streit aveva espresso a Szilassy la speranza che l'accordo di Corfù sarebbe stato accettato dagli Epiroti. Era bensì vero che alcuni delegati si erano opposti. Ma Zographos aveva dichiarato di dare le sue dimissioni se l'accordo non fosse stato accettato. Streit aveva inoltre informato Szillassy che era da escludere che gli Epirotr avessero cooperato cogli insorti albanesi.

210

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6231/952 (1). Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. il 15, ore 0,10).

Telegramma di V. E. n. 4079 (2).

Ho parlato col ministro degli Affari esteri :in via privata e confidenzia~e di quanto V. E. mi fa conoscere nel telegramma suddetto. Egli mi ha detto che non eragli pervenuta finora alcuna notizia che fosse intenzione del Principe di lasciare presto Albania. Era stato bensì mformato che Principe aveva riunito presso di lui i rappresentanti esteri e della Commissione internazionale di controllo per far loro conoscere che senza aiuto di denaro e soldati da parte delle Potenze egli non avrebbe potuto continuare a rimanere a Durazzo. Gli sembrava però che siccome Principe aveva inviato missione presso Grandi Potenze Turkhan pascià per rappresentare loro urgenza di prestargli appoggio più efficace, conveniva anzitutto aspettare di conoscere risultato di tale missione prima di concordare linguaggio da tenere eventualmente colle Potenze della Triplice Intesa. Qualora però missione di Turkhan pascià non avesse sortito effetto alcuno si avrebbe potuto allora ritornare sull'argomento. Ha aggiunto che non era stato informato dei colloqui avuti da Turkhan pascià con Jagow.

211

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6223/953. Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. ore 23,25).

Berchtold mi ha detto che Grypa,ris erasi recato da lui per dichiarargli che la pretesa presenza di truppe greche fra g'l.i insorti epiroti era una calunnia, che le truppe greche non si trovavano in azione e che il Governo ellenico aveva fatto e faceva tutto il possibile per calmare insurrezione in Epiro e che sarebbe contrario interessi della Grecia di far causa comune con ribelli.

(l) -In risposta Di Sangiuliano comunica \t. 4203) ad Avarna il telegramma di Bollati dello stesso giorno. Vedi D. 220, per • informazione riservata •· (2) -Vedi D. 200.
212

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6236/955. Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. il 15, ore 0,10).

Telegramma di V. E. n. 4071 (l).

Ho subito conferito con Berchtold nel senso del telegramma suddetto. Egli mi ha detto che condivideva interamente il modo di vedere di V. E., che si dovesse cioè escludere senz'altro l'alternativa dell'intervento militare italiano od itala-austriaco. Quanto all'imbarco dei 1000 albanesi credeva che si sarebbe potuto farli imbarcare sulle navi mercantili che toccavano giornalmente Valona e proseguivano poi per Durazzo. A questo fine avrebbero dovuto servire le navi italiane quanto quelle austriache che facevano scalo a Valona ed egli riteneva che il trasporto di quegli uomini a Durazzo avrebbe potuto anche costituire un vantaggio per il Principe che avrebbe potuto servirsi dell'opera di quell'armata.

213

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6230/956 (2). Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. il 15, ore 0,10).

Telegrammi V. E. nn. 4058 (3), 4060 (4), 4077 (5).

Mi sono espresso con Berchtold nel senso dei telegrammi suddetti proponendogli un passo itala-austriaco presso altre potenze ne'l:l'intento di indurle a dare istruzioni ai propri rappresentanti ad Atene di agire con colleghi italiano ed austro-ungarico perchè tutti d'accordo ammoniscano energicamente Governo greco a mutare contegno. Berchtold mi ha risposto che era pronto a dare .istruzioni in tal senso ai proprii ambasciatori a Berlino e presso le Potenze della Triplice Intesa quantunque ritenesse che la risposta che il Governo greco darà all'ammonizione delle altre Potenze sarà identica a quelle date sino ad ora ai nostri nappresentanti presso esso. Ber,chtold mi ha detto quindi ·che secondo il suo parere si sarebbe dovuto impartire istruzioni agli ambasciatori suddetti di segnalare all'attenzione dei rispettivi Governi la partecipazione di truppe greche ai conflitti fra gli insorti epiroti e regolari albanesi, di esporre la grave situazione presente dell'Albania e le conseguenze che ne potrebbero derivare e di impegnarli a raccomandare di ·COmune accordo alla Grecia di tenere una condotta corretta e leale conforme ai suoi impegni ed al volere delle potenze.

(l) -Vedi D. 185. (2) -Comunicato il 17 luglio con telegramma n. 4144 agli ambasciatori a Pietroburgo, Parigi, Londra e Berlino con l'istruzione di • prendere opportuni accordi per questo passo con suo coHega austro-ungarico nei termini proposti da Berchtold ». Con lo stesso ·lelegramma informa l'ambasciatore a Vienna e i ministri ad Atene, Bucarest e Durazzo di aver dato le istruzioni di cui sopra agli ambasciatori. (3) -Vedi nota al D. 126. (4) -Vedi D. 172. (5) -Vedi D. 198.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6235/957. Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. il 15, ore 0,10).

ParJandomi del panico che si era prodotto avant'ieri nella colonia austrounga:cica a Belgrado. Berchtold mi ha detto che esso era s•tato ingiustificato. Ha poi aggiunto che le informazioni giunte a Gies:l da due fonti differenti facevano ritenere [a prima probabHe l'incendio delle case e stabilimenti appartenenti a sudditi austriaci o ungheresi, la seconda probabi'le un attentato mediante bombe che avrebbero dovuto essere lanciate da due sudditi russi contro la Legazione I. e R. Giesl aveva quindi creduto di fare aUontanare da Belgrado la sua famiglia inviandola a Semlino. Berchtold' mi ha lasciato intendere che egli non approvava taiJ.e provvedimento de'l ministro d'Austria Ungheria in Belgrado.

Berchtold mi ha detto anche fino ad ora non aveva ricevuto notizie del modo in cui si erano passati i funerali di Hartwig. Nel lagnarsi poi linguaggio che la stampa serba continuava a tenere verso Austria Ungheria, mi ha detto che la situazione di fronte alla Serbia continuava ad essere poco chiara e poco serena e che l'istruttoria per l'attentato di Serajevo continua tuttora (1).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6233/960. Vienna, 14 luglio 1914, ore 20;10 (per. ore 23,20).

Berchto.Jd mi ha detto essere stato informato da Szilassi avere Zograrphos dichiarato al Governo ellenico che era deciso a mantenere l'accordo di Corfù e disposto ad incontrarsi colla Commissione di Controllo per esaminare con essa questione Kimara ed anche altre questioni.

Zographos aveva creduto fare presente alla Commissione i pericoli che avrebbero potuto derivare da un'avanzata insorti verso il sud dell'Albania e fattole conoscere che Governo greco non aveva affatto provocato movimento insurrezionale ciò che era stato provato del resto dal fatto che il movimento stesso aveva base musulmana.

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IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6243/190 (2) Janina, 14 luglio 1914, ore 20,10 (per. il 15, ore 4.20).

Mi consta che Zographos è partito per (3) 12 co.rrente da De'lvuno per Atene evidentemente chiamato dal Governo greco, a conferire circa situazione. Riunioni

assemblea Delvino per conseguenza sono state rinviate a data da fissare. È manifesto desiderio ingiustificato protrarre questione epirota. Mi consta movimento avanzata è stato (l) da Governo provvisorio e (?) approvato da assemblea Delvino. Verranno occupate posizioni avanzate già tenute da esercito greco. Villaggi Niviza Pitzari e Liuzati sono stati occupati da Epiroti. Si assicura che è imminente presa di Tepeleni se non è già avvenuta come corre voce. Si crede Epiroti non avanzeranno ulteriormente per evitare di venir a contatto con insorti musulmani di cui sembra temano organizzazione e numero. Molte divergenze sono sorte tra i capi degli insorti epiroti ed esiste grande malcontento tra le truppe autonome: di queste 500 euzoni e circa 200 cretesi hanno abbandonato l'alto Epiro lagnandosi dei cattivi trattamenti. Da fonte attendibile apprendo che nerbo forze Governo provvisorio è costituito da circa 2.200 soldati regolari greci che esortano veementemente (l) insorti. Mi consta altri 77 soldati regolari si sono uniti agli altri in questi ultimi giorni spinti dagli ufficiali a disertare. I battaglioni sacri non esistono più e pochissimi Epiroti partecipano alla lotta. Comunicato

R. Legazione.

(l) -Comunicato a Squitti il 15 luglio con telegramma n. 4096. (2) -Comunicato ad Aliotti (t. 4160) il 17 luglio, per notizia « e per valersene eventualmente , , e il 19 (t. 4202) anche agli ambasciato.ri a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna. e al ministro a Bucarest, per lo stesso motivo. (3) -Gruppo mancante.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T.6232/954. Vienna, 14 luglio 1914, ore 20,20 (per. il 15, ore 0,10).

Telegramma di V. E. n. 4052 (2).

Essendomi espresso con Berchtold nel senso telegramma suddetto egli mi ha detto che non gli era pervenuto finora alcuna notizia che IJ.a Assemblea Epirota non fosse disposta ad accettare accordo di Corfù.

Le dichiarazioni fatte da Streit e da Zographos facevano sperare che essa l'avrebbe accettato. Per cui gli sembrava che sarebbe stato prematuro che le Potenze avessero fatto ora ad Atene passo energico di cui nel telegramma di V. E.

Passo in tal senso avrebbe potuto essere effe-ttuato nel caso in cui accordo non fosse stato realmente ratificato dall'Assemblea epirota.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6237/511 (3). Berlino, 14 luglio 1914, ore 21 (per. il 15, ore 0,10).

Jagow mi ha testè confermato circa la sua conversazione con Turkhan Pascià i particolari che questi mi ha dato e che ho riferito a V. E. col mio telegramma

n. -510 (1). Egli gli aveva detto chiaramente che per quanto interesse porti all'Albania ed al suo Principe, la Germania non è in grado di abbandonare la linea di condotta fin qui seguita: egli aveva predetto che non diversa accoglienza gli sarebbe fatta a Londra ed a Parigi. Quanto al solo modo con cui essa potrebbe per il momento venire in aiuto al Principe, cioè col suo concorso al prestito, Jagow mi ha soggiunto che, per conto suo, la Germania non fa obiezioni ed è disposta ad aderire senza riserve; ma sapeva che vi erano ancora alcune difficoltà fra l'Italia e l'Austria-Ungheria da un lato e le Potenze della Triplice Intesa daU'altro circa la questione delila Banca specialmente per la composizione della Direzione Generale. E chiedeva se non ci convenisse transigere sui pochi punti rimasti in discussione neil.l'interesse delila rapidità di una pratica soluzione.
(l) -Gruppo mancante. (2) -Vedi nota al D. 103. (3) -Il 19 luglio Di Sangiuliano rispose (t. 4209) a Bollati comunicandogli il telegramma di Avarna del 16 luglio (n. 6320/966) di cui alla nota al D. 270. aggiungendo: • Condivido parere Jagow nel senso che un valido mezzo per venire aiuto Pincipe sarebbe di fornirgli tosto denaro. Ma è noto che Triplice Intesa, specialmente Francia, subordina conclusione prestito al regolamento questione Banca a condizioni alle quali Austria-Ungheria non ha ancora aderito. A smuc.vere Governo austro-ungarico gioverebbe forse premure e consigli che partissero da Berlino. Prego V. E. adoperarsi in tal senso>.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6239/510. Berlino, 14 luglio 1914, ore 21,35 (per. ore 1,40 del 15).

Turkhan Pascià che è venuto or ora a farmi visita dopo di avermi parlato dei risultati dei suoi soggior:ni a Roma, Vienna e Pdetroburgo in termini che confermano quanto a me era già noto dai telegrammi di V. E. mi espose quelli del suo soggiorno a Ber'lino. Jagow che l'ha ricevuto ieri, gli aveva bensì assicurato che il Governo germanico era sempre favorevoilmente disposto verso il Principe e pronto a concedergli i1l suo appoggio. Ma questo appoggio si limitava all'impegno del concorso della Germania al prestito albanese, senza circoscriverlo alle condiz1oni che furono poste innanzi a Pietroburgo. Per il resto Jagow gli disse che Germania non aveva obiezioni a'll'invio dr truppe rumene in Albania ma che di fronte al rifiuto del Governo rumeno la cosa non sarebbe divenuta possibile se non in seguito ad un passo di tutte le potenze a Bucarest e che l'Inghilterra come la Russia a tale passo non volevano consentire. Quanto ad un intervento armato militare della Germania sotto qualunque forma non venne lasciata a Turkan Pascià alcuna speranza. Egli in complesso aveva l'impressione che duplice ragione che parrebbe dover consigliare alla Germania di prendere un interesse più attivo nelle cose albanesi, e cioè il fatto che l'esi'stenza dell'Albania sta a cuore dei suoi alleati ed il fatto che sta sul suo trono un principe germanico, sia invece da essa interpretato in modo da ispirarle anche una maggiore riserva. Il che debbo aggiungere ,conferma le impressioni mie. Turkhan Pascià disse anche a me che secondo 'lui il massimo pericolo per l'A'lbania proviene dalla insurrezione epirota perchè la rivolta del centro, in mancanza di connessione fra i capi e di idee direttive doveva forzatamente presto o tardi disciogliersi. MaJgrado tutto egli persisteva ad avere fiducia che il Principe sarebbe rimasto a Durazzo e che sarebbe possibile mantenervelo. Non aveva ancora notizia delle dimissioni di Mufid, an

nunziate oggi dai giornali se era vero lo deplorava vivamente. Turkhan Pascià aveva vist6 prima di me Szogyeny e si proponeva di vedere Cambon; gli altri

ambasciatori sono assenti. Egli parte stasera per Londra e di là per Parigi, dove, in seguito al viaggio in Russia del Presidente, teme di non trovare nessuno. Non si ripromette da queste ultime due visite esito migliore di quello alquanto scoraggiante ottenuto nelle altre capitali.

(l) Vedi D. 219.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6234/512 (1). Berlino, 14 luglio 1914, ore 21,35 (per. il 15, ore 1,40).

Telegramma V. E. n. 4079 (2).

A quanto mi ha detto pocanzi Jagow gli indizi che avevano fatto credere qualche giorno fa all'intenzione di Wied di Jasciare presto l'Albania non sono stati confermati e pa,rrebbe oggi che eg~i sia di nuovo deciso a resistere: il che non esclude che ~a situazione possa fra breve mutare completamente un'altra volta. Jagow pensa, come V. E. che in vista gravi complicazioni cui i<l ritiro del Prrncipe potrà dar luogo sarebbe preferibile che egli avesse la possibilità di rimanervi utilmente.

Senonchè quando si tratta di conoscel'e fino quale punto le Potenze siano disposte ad aiutarlo a questo scopo, esse, e la Germania per la prima, non sanno rispondere altro che quello che fu detto al disgraziato Turkhan pascià. Circa i:! « modus procedendi » da adottarsi nel'l'eventualità del ritorno di Wied, Jagow consente tuttora nell'avviso già enunciato da V. E. che converrebbe affidare il Governo del paese alla Commissione di Controllo. Certo egU soggiungeva, questa soluzione avrebbe Iii duplice effeHo di essere provvisoria ed incompleta poichè non è bene chiaro su quale forza la Commissione potrebbe contare per esercitare i poteri, ma Jagow ammetteva che fosse difficile per il momento di trovarne una migliore.

221

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6227/299 (3). Atene, 14 luglio 1914.

Telegrammi di V. E. 4060, 4070 (4). Ho visto Streit e gli ho riferito denunzie positive ufficiali olandesi. Egli mi ha detto non era responsabile di quanto questi potevano credere di aver visto, che probabilmente trattavasi qualche (5) ... portante uniforme greca che non poteva che ripetermi quanto mi

aveva detto ieri sera (1). Più tardi ho avuto visita del ministro di Germania reduce da una udienza di congedo presso Re Costantino partendo egli dopo domani e mi ha detto che S. M. lo aveva nuovamente (con tel. n. 286) (2) oregato smentire presso colleghi notizia che circola in questi giorni di partecipazione del proprio esercito alle operazioni degli Epiroti. Ministro di Germania, come risulta da tutta mia corrispondenza, è partigiano convinto della sincerità e lealtà del Governo ellenico e del Re. Tale è pure questo ministro di Francia. Ministro d'Austria-Ungheria tutto inteso alla sua politica di blandire Grecia (forse per distornarla dall'amicizia della Serbia) o non dà rimostranze

o le fa in tono tale da non produrre alcun effetto. Del resto egli mi ha fatto dire ieri sera che si assentava da Atene per parecchi giorni. Le Legazioni di Inghilterra e di Russia sono rette da incaricati d'affari che sopratutto il primo, non prendono troppo sul serio le cose. In tali condizioni a meno giungano rapide e perentorie istruzioni dai rispettivi Governi non è a credere che io possa trovare in questi miei colleghi grande appoggio alle mie rimostranze al Governo ellenico.

Mio modo di vedere in merito a questo è ormai ben noto a V. E. Io sono ben lungi dal dividere opinioni della più parte miei colleghi sulla sincerità di_ Venizelos e Streit, ma essi da un lato sono così abili a dissimulare e dall'altro unanimità dei rappre.sentanti delle Grandi Potenze è così scarsa e prove di cui siamo forniti sono così poco perentorie che essi hanno buon giuoco nell'ingannarci sulla loro vera politica la quale (3)... non è e non può essere altra che l'avviare l'Epiro a divenire una provincia greca. Intorno a questo punto non vi sono illusioni da farsi (e ricordo quanto dis,si a V. E. parecchie volte e da ultimo nei miei rapporti 340, 341 e 360 (4) di cui spero V. E. avrà avuto conoscenza). Mi sembrerebbe desiderabile che Governo albanese ci comunicasse nella sua integrità e con ogni rapidità possibile rapporti degli ufficiali olandesi.

(l) -Comunicato ad Aliotti « per sua informazione riservata » (t. 4161) il 17 luglio, e il 19 luglio (t. 4203) agli ambasciatori a Parigi, Londra, Pietroburgo, Vienna, e al ministro a Bucarest. (2) -Vedi D. 200. (3) -Comunicato il 16 luglio con t. 4105 a Bollati, Imperiali, Tittoni, Carlotti, Avarna. Fasciotti e Aliotti. (4) -Vedi D. 172 e nota al D. 171. (5) -Gruppo mancante.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI 1, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6275/653. Durazzo, 14 luglio 1914.

Teleg.ramma di V. E. n. 4060 (5).

La notizia giunta ieri sera della mobilitazione della dasse 1891 (6) in Italia, ha rialzato parecchio il morale di molti Epiroti rifugiati a Durazzo i quali sperano

signor Streit, mi riferiva che il 10 corrente, cioè tre giorni dopo la caduta di Coritza, quel ministro degli Affari Esteri pretendeva di non aver avuto nessuna notizia nè da Zographos nè da Coritza e di aver saputo solo indirettamente la voce della presa di Coritza trasmessa per mezzo degli ufficiali olandesi in marcia verso Valona ». Il 19 luglio Di SangiulilL a risponde ad Aliotti (t. 4211): « Sarebbe b•me che V. S. accertasse se il Signor Lamb ha riferito al proprio Governo quanto ha dichiarato a Lei e in caso negativo lo esortasse a farlo. Sarebbe poi utile che anche il rappresentante ge.rmanico riferisse a Berlino nel medesimo senso. Prego

V. S. di adoperarsi per ottenere possibilmente che ciò avvenga. Preme sopra tutto che risulti l'azione delle truppe greche in favore degli insorti •.

che tale provvedimento militare possa preludere ad una azione energica contro la Grecia. Parecchi che si credono bene informati, sussurrano che gli austriaci hanno contribuito a spingere gli Epiroti contro il Governo, per ferire gli interessi italiani e costringere il R. Governo a prendere misure coercitive contro la invasione ellenica. Per questo fatto mi riesce molto difficile prendere accordi e fare passi opportuni col mio collega austro-ungarico. Sono però in continuo contatto col signor Lowenthal e col mio collega di Germania.

Quest'ultimo seguita a telegrafare al suo Governo le notizie di fatto d'onde risulta la compartecipazione greca alla rivoluzione in Epiro. Ormai la questione è uscita dalle mani di queste estere rappresentanze come dalla Commissione di Controllo la quale non può recarsi sui posti.

Il Governo albanese per conto suo è impotente ed implora l'aiuto dell'Europa e specialmente dell'Austria e dell'Italia.

Esso sarebbe pronto a prestarsi con tutti i mezzi di cui dispone, ad una azione contro gli Epiroti e le bande greche. Esso sarebbe per esempio pronto ad accogliere volontari o truppe straniere, a far prestiti destinati all'occupazione dell'Albania meridionale, a chiedere armi che servissero ai volontari ecc. ecc.

Ma tutto ciò non conduce a niente se le Potenze non assumono la loro parte d'azione giacchè ormai la Grecia è padrona della situazione, dopo aver devastato il paese e massacrato e terrorizzato musulmani e patrioti albanesi.

(l) Lo stesso giorno Aliotti comunica con telegramma n. 6274/654: «Il signor Lamb (rappresentante inglese nella Commissione di Controllo) esprimendomi oggi la sua meraviglia che alcune persone serie e qualche Governo possono ancora prestar fede alle parole del

(2) -Vedi nota al D. 35. (3) -Gruppo mancante. (4) -Non pubblicati. (5) -Vedi D. 172. (6) -Il 21 luglio Di Saneiuliano telegrafa t. 4244 che «richiamo classe 1891 motivato ragioni servizio militare e ordine pubblico interno •.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6277/655. DURAZZO, 14 luglio 1914.

L'Ammiraglio Troubridge m'informa che secondo la testimonianza da lui ritenuta insospettabile di certo capitano Spencer angloamericano al servizio della gendarmeria a Coritza, sarebbe stato stabilito apertamente un servizio di rifornimento e di ammunizionamento tra Janina e i punti occupati dalle truppe epirote guidate da ufficiali greci in divisa e sotto bandiera ellenica. Spencer racconta particolari raccapriccianti di atrocità perpetrate dai Greco-epiroti. Egli avrebbe coi suoi propri occhi visto più di 200 cadaveri di uomini mutilati e una trentina di donne strangolate e sgozzate e parecchi bambini fatti a pezzi. Il maggiore olandese Sneller asserisce di aver contato un centinaio di donne sgozzate ed orribilmente mutilate. Spencer informa ,che gli Epiroti sono entrati insieme ai Greci a Berat commettendovi ogni sorta di eccessi cui sarebbero però rimasti estranei i ribelli musulmani. Tutti profughi giunti da Coritza, Scrapari e Berat sono concordi nell'affermare che le truppe regolari prendono apertamente parte al movimento, talvolta travestiti, talvolta senza neppure mascherarsi. Mi riservo di far tenere a V. E. copie dei telegrammi giunti in questi giorni al Governo dalle varie autorità nonchè la traduzione del rapporto degli ufficiali olandesi ritiratisi da Coritza. Riferisco a puro titolo di cronaca che Varatassi

cercava oggi di persuadere alcuni diplomatici essersi formato un terzo partito rivoluzionario il partito cioè agrario, e sarebbe appunto secondo l'agente greco, questo partito che potrebbe occupare Valona. Trattasi naturalmente di una nuova trasformazione greco-epirota colla quale si cercherebbe di sfruttare un movimento ormai cessato nella Musachia contro alcune depredazioni delle bande inviate poco tempo fa contro i ribelli gheghi.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A VIENNA, AVARNA E A PIETROBURGO, CARLOTTI

CIRCOL. PER CORRIERE 40078. Roma, 14 luglio 1914. (Per Berlino).

Mi riferisco alle recentj comunicazioni fattemi da V. E. sull'argomento in margine indicato (Relazioni austro-serbe). (Per Vienna e Pietroburgo). Il r. ambasciatore in Berlino mi riferisce avergli il sig. von Jagow confermato che il Governo germanico ha dato sempre e continuerà a dare consigli di moderazione al Governo aust,ro-ungarico per la sua azione verso il regno di Serbia. È avviso personale del s~g. von Jagow che, se non vuole abdicare aUa sua situazione di Grande Potenza, 'l'Austria-Ungheria non deve neppure mostrare sove>rchia remissività di fronte alla Serbia sostenuta e spinta dal valido appoggio della Russia. Ciò nondimeno, ufficialmente avrebbe fatto esplicita una influenza conciliativa a Vienna, pur ritenendo, che ciò non sarebbe assolutamente necessario, visti i propositi del Governo l. e R., i quali come appare dall'ultimo comunicato ufficioso e dalle dichiarazioni fatte al Parlamento ungherese, permangono tutt'ora pacifici. L'azione di quel Governo si limiterà, in sostanza, a provvedimenti interni nell'amministrazione della Bosnia-Erzegovina. D'altra parte il Marchese Imperiali mi comunica che, in un colloquio testè avuto al riguardo con quell'ambasciatore di Germania in Londra reduce da un congedo, quel suo collega ebbe a dichiarargli, a titolo confidenziale, che nei circoli berlinesi egli aveva constatato l'esistenza di serie preoccupazioni per un possibile conflitto austro-serbo. Quell'esperto rappresentante, pur ammettendo gli intendimenti pacifici dell'Imperatore )francesco Giuseppe e, in pvincipio del Governo I. R., osservava che non si possono trascurare l'intenso fermento e la viva agitazione regnante presso i più influenti circoli militari e presso la parte più elevata dell'opinione pubblica contro la politica eccessivamente remissiva seguita verso la Serbia dal Conte Berchtold, la cui posizione sta divenendo sempre più precaria. Va però rilevato che la notizia della partenza dell'Imperatore Guglielmo II per la consueta crociera estiva verso il Nord costituirebbe la prova che, per ora almeno, non si temono serie complicazioni. Per contro, sempre a detta del diplomatico tedesco, il cancelliere e gli uomini politici berlinesi appawno specialmente impressionati dal gigantesco incremento delle forze militari del vicino Impero russo, del quale non riescono ancora ad indovinare le vere intenzioni. La questione dell'Albania dalla quale tanto il Governo germanico quanto quello inglese si vanno sempre più disinteressando, come quella in cui, al postutto, non si prevede la minaccia d'un turba

mento della pace europea, è passato in seconda linea di fronte alla palpitante questione delle relazioni austro-serbe.

Il r. ambasciatore in Londra mi riferisce però d'aver riportata l'impressione che, pur riconoscendo la delicatezza della situazione, il Governo britannico non paventa disastri per la gran fiducia che colà si ha nel vecchio Imperatore Francesco Giuseppe.

Il sig. Nicolson avrebbe anzi detto al Marchese Imperiali, in via del tutto riservata, che, in definitiva sotto l'aspetto internazionale, la scomparsa dell'Arciduca ereditario d'Austria-Ungheria potrebbe semplificare molte questioni complesse e allarmanti.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

(Ed. parzialmente in TORRE, Il Marchese di Sangiuliano, pp. 110 s.)

L. P. (1). Roma, 14 luglio 1914

La ringrazio vivamente della sua interessante lettera dell'8 corr. (2) che ho ricevuto oggi.

V. E. conferma il mio timore che i rapporti tra l'Italia e l'Austria possano essere in un avvenire, forse non molto lontano, messi in pericolo dalle gravi questioni, che dovranno essere affrontate e risolute, e che si riferiscono ad interessi impor.tanti, e non facilmente conciliabili, de'lle due Potenze adriatiche. Io credo che non convenga lasciarsi cogliere alla sprovvista dagli avvenimenti: credo che convenga affrettarsi a stipulare, se possibile, tra Italia ed Austria accordi soddisfacenti per entrambe le parti. Non mi dissimulo la difficoltà di giungere a tali accordi, e, per quanto sia pericoloso lasciare insoluti i dubbi sulla attitudine che [€· due Potenze dovranno· tenere a suo tempo, può essere forse ancora più pericoloso fare constare sin da ora un disaccordo, che forse gli eventi potrebbero evitare o ritardare. Tra questi due opposti pericoli, la via più savia mi pare quella di evitare per ora trattative dirette tra Italia ed Austria, e di ottenere che la Germania sondi il terreno a Vienna per vedere su quali basi sia possibile sin da ora un accordo italo-austriaco in previsione dei possibili eventi in Albania, e in genere nella p€nisola balcanica. Mentre V. E. farà gli anzidetti passi a Berlino, e codesto Governo li farà a Vienna, io avrò tempo di conferire col presidente del Consiglio e di prendere gli ordini di S. M. il Re, poichè V. E. ben comprende che sui gravi argomenti di questa mia lettera io non posso prendere da solo risoluzioni impegnative p€1 R. Governo. Aspetto quindi con impazienza di conoscere il risultato dei suoi colloqui con Jagow, e, ove occorra, co·l cancelliere, e nel frattempo rispondo alla sua lettera seguendo l'ordine stesso delle idee ivi svolte da V. E.

Poichè V. E. mi conferma quanto più volte mi ha detto Flotow, cioè che codesto Governo vede il pericolo che minaccia i rapporti italo-austriaci, e perciò

<2! Vedi D. 120.

1a Triplice Alleanza, urge che V. E. ne profittiper ottenere che esso passi senza indugio alla positiva azione necessaria per stroncare tale perica1o. Affinchè tale positiva azione si esplichi utilmente è necessario che codesto Governo e quello di Austria-Ungheria si penetrino maggiormente della profonda differenza esistente tra i loro paesi ed i:l nostro, e sopra,tutto dell'assoluta impossibiHtà pel

Governo italiano di seguire durevolmente una poJ.itica non voluta daU'opinione pubblica e dalla maggioranza della Camera dei Deputati. Gli accordi, adunque, da stipulare tra Italia ed Austria debbono essere cordspondenti alla volontà, al pensiero ed al sentimento dell'opinione pubblica e del Parlamento. Questo bisogna mettere bene in mente dei governanti tedeschi ed austro-ungarici.

È assai supeDficiale il credere ·che causa principale dei dissensi itala-austriaci sia il contegno di Aliotti e Lowenthal a Durazzo, per quanto esso vi abbia contribuito. È utile richiamare Aliotti appena l'opinione pubblica italiana ci permetterà di farlo e purchè sia richiamato contemporaneamente Lowenthal, ma sarà un palliartivo momentaneo e di secondaria importanza.

Mercè i miei sforzi, secondati dall'on. Giolitti, i sentimenti degli Italiani verso l'Austria erano nella scorsa estate divenuti cosi amichevoli come non erano stati mai. Tutti gli atti amichevoli verso di noi, compiuti dall'Austria durante [a guerra libica, erano stati per mia cura messi in evidenza: tutti queJ.li poco amichevoli, e V. E. li sa, perchè ha vissuto con me ore molto ansiose, sono stati tenuti gelosamente segreti. A varie ardue prove, durante le vicende balcaniche, furono sottoposti i rapporti italo-austriaoi, ma :le superarono, e ne erano usciti rafforzati, quando sopraggiunsero i decreti Hohenlohe. Questi, sebbene nessun regnicolo ne abbia finora sentito danno, ferirono ed offesero profondamente la Nazione italiana, che da quel momento si è mostrata sempre più ostile all'Austria e ·sempre più diffidente ed inclinata a vedere nell'Austria una nemica implacabile, ora aperta, ora subdola, e nella politica d'intimità tra Roma e Vienna una « politique de dupe », una politica ingenua, vigliacca, dannosa. Si è di nuovo esaltata la politica dei « giri di waltzer » dimenticandone i danni, i pericoli e le umiliazioni, e si va cominciando a riflettere se convenga continuare a rimanere nella Triplice Alleanza e se non sia più naturale e conveniente l'adesione alla Tdplice Intesa, di cui una potenza è affine a noi per ogni rispetto e due sono al pari di noi guidate da principi liberali e moderni.

Tale è oggi lo stato degli animi in Italia e tale si era già formato quando

la questione albanese passò dalla fase in cui richiedeva soltanto ·Collaborazione itala-austriaca per fini identici, alla fase in ·Cui a questa collaborazione doveva necessariamente aggiungersi la reciproca concorrenza, se non vogliamo usare la parola rivalità.

Di tale stato di animo, aggravato da alcuni episodi dell'incontro d'Abazia, dalla scelta stessa del luogo, dagli incidenti del lo maggio a Trieste, d'al.le dimostrazioni che ne seguirono in Ita<lia, dalle polemiche nella stampa e nei Parlamenti dei due Paesi, e da altre cause, si ebbe inevitabile ripercussione in AustriaUngheria, co·sicchè 'l'arresto di Essad, J.'attitudine di A1iotti e di Lowentha;l prima

e dopo di esso, e tutti i successivi eventi d'Albania dovevano necessariamente venire valutati ed interpretati alla stregua della reciproca diffidenza e dovevano contribuire alla loro volta ad accrescerla ed acuirla.

Ridotta così a quella che mi pare la sua vera importanza, l'influenza di Lowenthal e di Aliotti sui rapporti italo-austriaci, non esito a confermarle che lo divido l'opinione di V. E. sulla condotta di Aliotti e deploro che lo stato dell'opinione pubblica in Italia non mi permetta ancora di richiamarlo.

Aliotti poi ha sulla situazione in Albania alcune opinioni personali che in buona parte sono fondate. Egli crede, infatti, a mio parere con ragione:

l) che difficilmente Wied potrà rimanere,

2) che se rimane, sarà ormai irrevocabilmente più austrofìlo che italofìlo,

3) che lo stato attuale delle cose i:n Albania, con un Principe esautorato ed incapace e coll'anarchia permanente, aggrava i pericoli della situazione in Epiro ed incoraggia Grecia e Serbia ad azioni pericolose,

4) che non volendosi un intervento militare europeo o italo-austriaco si può sperare un momentaneo miglioramento della situazione dal Governo diretto dalla Commissione europea di Controllo.

Se però queste considerazioni dell'Aliotti mi sembrano giuste, d'altra parte mi sembra che' egli non veda gl'inconvenienti della partenza del Principe, cioè, disinteressamento della Ruma,nia che contribui'sce a tenere a freno Grecia e Serbia, incognite e complicazioni per la scelta del nuovo Principe, provvisorietà e poca efficienza del Governo d'una commissione internazionale discorde e senZ"a capo effettivo e permanente.

In ogni modo non si può negare che un Principe straniero, inviso alla maggioranza dei suoi sudditi, e non sostenuto efficacemente neanche dalla minoranza, nè dall'Europa, ha poca probabilità di durata, e che un paese nelle condizioni dell'Albania ha anche poca probabilità di lunga vita. Sarebbe perciò necessario, per evitare un conflitto tra Italia ed Austria, che sin da ora, per mezzo della Germania, si prendessero accordi tra Italia ed Austria sulla linea di condotta da tenere e sul modo di conciliare i reciproci interessi, tanto nel caso che, con o senza W i ed, l'Albania indipendente riesca vitale, quanto nel caso che non risulti vitale. Nel secondo caso, per l'Italia è essenziale che l'equilibrio dell'Adriatico venga mantenuto, e che rimanga inalterato o almeno non sia modificato a nostro danno l'attuale proporzione di potenza, d'estensione e di popolazione tra l'Italia e l'Austria-Ungheria.

Per raggiungere questo scopo, quando l'indipendenza e la integrità dell'Al

bania non siano più sostenibili, io non vedo che quattro soluzioni: o si lascia

dividere l'Albania tra Serbia e Grecia, o si divide tra Italia ed Austria, o si

divide tra Austria e Grecia, o se ne dà una parte all'Austria e si costituisce

l'altra con Valona in stato indipendente, e in queste due ipotesi l'Austria cede

all'Italia una parte delle sue provincie italiane.

Quest'ultima soluzione sarebbe la più popolare in Italia e non impegnerebbe

il paese in una politica costosa e pericolosa, ma non può a rigore dirsi che assi

curi l'equilibrio dell'Adriatico. La seconda ipotesi, invece, cioè la divislione del

l'Albania tra Austria ed Italia che avrebbe Valona, avrebbe per primo effetto

di assicurare l'equilibrio dell'Adriatico tra Italia ed Austria, ma porrebbe l'Italia

in istato di ostilità, forse più o meno latente, ma permanente, con tutte le potenze

balcaniche e con tutte quelle, che occupano l'hinterland natura1le dell'Adriatico, e ci esporrebbe a spese e pericoli di non lieve momento. Inoltre non credo, maJgrado quanto disse Szogjen.y a V. E. (Suo telegramma Gab. n. 55) (1), che l'Austria vi consentirebbe. In ogni modo, ove tale soluzione apparisse probabile, molto facilmente il Governo italiano dovrebbe, non foss'altro per evitare il peggio, accettarla.

Se poi l'Albania potrà rimanere indipendente, tanto meglio, e conviene perfezionare sin d'ora gli accordi itala-austriaci anche in previsione dell'ipotesi che ciò avvenga.

In qual modo? Certo vi potrà contribuire una buona scelta dei successori di Lowenthal ed Aliotti, ma oltre che nelle persone bisogna cercare il rimedio nelle cose.

Ciò si è tentato di fare coll'accordo di parità, che limita il campo della concorrenza economica e politica; la mia tendenza personale, non divisa dai nostri agenti in Albania, è sempre stata per estendere il campo dell'accordo e limitare quello della competizione. Per gli affari compresi nell'accordo di parità, qualche disparere vi è stato, ma in complesso questa parte dei rapporti austroitaliani in Albania non ha funzionato male.

Nel campo aperto della concorrenza, nella quale io credo l'Austria più forte di noi, non vi è stato finora alcun attrito serio per la parte economica; invece l'attrito vi è stato e vi è, più o meno cortesemente dissimulato, nel campo politico.

Tale attrito non deriva, a mio parere, come crede V. E., dalle mie istruzioni, bensì dalla forza delle cose, delle quali quelle mie istruzioni sono conseguenze inevitabili.

Come potrei, infatti, non dire ai nostri agenti di difendere la nostra influenza e i nostri interessi economici e di non lasciare che in Albania si stabilisca il predominio, se non il dominio, austriaco? E come potrebbe Berchtold non dare ai suoi agenti l'istruzione d'impedire il predominio, se non il dominio, italiano? La verità è che a tale predominio o dominio forse aspira l'Austria, certo non l'Italia, ed io ho sempre detto e ripeto ai nostri agenti che noi dobbiamo volere la parità, non meno, ma non più, perchè il volere più non sarebbe nè leale nè utile ai nostri interessi, visto che creerebbe uno stato di cose inaccettabile dall'Austria e tale d'a condurre ad un inevitabile conflitto italo-austcri'aco.

Dunque se l'Albania indipendente deve vivere, occorre che anche l'Austria voglia lealmente la parità, e non di più nè meno della parità, e in questo senso dovrebbe agire il Governo tedesco a Vienna. E dovrebbe pure agire nel senso di estendere, nell'Albania indipendente, l'ingerenza europea e limitare quella esclusivamente itala-austriaca. Bisogna ridurre ai minimi termini il « tete à tete » per renderlo sopportabile. Ma purtroppo l'Albania non è la sola causa che può dividere l'Italia e Austria e mettere in pericolo la Triplice Alleanza.

L'unione tra, Serbia e Montenegro non potrà essere differita troppo a lungo: essa sarà certamente cagione di ·Conflitto, forse non soltanto diplomatico fra Italia ed Austria, se non vengono precedentemente conclusi accordi tra di esse.

Noi non possiamo consentire nè a vedere passare il Lovcen nelle mani dell'Austria, nè a vedere questa ingrandita, nè a vedere l'Albania diventare

limitrofa dell'Austria, sem;a ,adeguati compensi territoriali, sia nelle provincie italiane d,ell'Austria, sia nell'Albania meridionale. Bisogna çhe il Governo tedesco si tolga ogni· illusione in proposito, se pure la ha.

La stessa considerazione si applica al possibile conflitto austro-serbo in conseguenza dell'assassinio dell'Arciduca Ereditario.

Tutta la nostra polit1ca deve mirare ad impedire anche in questo caso un ingrandimento territoriale dell'Austria, cui non corrisponda un adeguato compenso territorial·e in favore nos,tro. E in questo caso la difficoiJ.tà è aggravata per noi, come ho spiegato a Flotow, dalla impossibilità nostra di appoggiare l'Austria qualora essa presenti alla Serbia domande incompatibili coi principi liberali del nostro diritto pubblico e ispirate alle tendenze non ancora morte a Vienna nè a Berlino, cui s'ispirava la Santa Alleanza e cui sl ispirano ancora i sostJenitori del legittimismo e del diritto divino dei Regnanti.

Mi rimetto al tatto di V. E. per fare ben comprendere tutto ciò a codesto Governo. Premesse queste considerazioni, vengo al grave problema che V. E, si pone, se convenga o non !)er l'Italia rimanere nella Triplice Alleanza.

A mio parere è possibile, e forse anche probabile, che, in un avvenire forse non lontano, a noi convenga uscire dalla Triplice Alleanza, ma è certo che per ora conviene di restarvi. Per ora, infatti, la Triplice Alleanz·a è per terra (e le wrti della guerra si deciderebbero per terra) più forte della Triplice Intesa. Inoltre questa, sopratutto la Francia, ci detterebbe condizioni incompatibili coi nostri interessi, colla nostra dignità e col nostro avvenire, se ci sapesse isolati e non più sostenuti dai nostri alleati.

Prima di portare sul campo pratico il problema se rimanere o no neHa Triplice ALienaza, l'Itailia deve rafforzarsi economicamente e militarmente, dimostrare al mondo che sono infondati i timori suscitati rlai recenti disordini sulla solidità della Monarchia e della compagine nazionale, risolvere alcune questioni con la Francia e coll'Inghilterra (Dodecaneso, confini della Libia, sfere d'influenza in Etiopia, ecc.), creare mercè gli accordi generali che sono stati oggetto di corrispondenza tra V. E. e me, un ambiente di maggiore simpatia reciproca tra noi e la Triplice Intesa. Ma, sopratutto, prima di prendere una decisione così grave bisogna assicurarsi del vero grado di forza che i due aggruppamenti avranno tra qualche anno.

È infatti probabile, ma non certissimo, che tra quattro o cinque anni Ja Russia sarà assai più forte di oggi, e la Rumania sarà più di oggi ostile all'Austria: più difficili sono le previsioni per la Serbia e per la Bulgaria, mentre io credo che la Grecia, per interesse economico, per bisogno di prestiti, per situazione geografica, per affinità intellettuale e culturale, graviterà verso la Francia, e che la Spagna graviterà verso la Triplice Intesa, se Francia ed Inghilterra rimarranno unite e sarà più scrupolosamente neutrale se Francia ed Inghilterra saranno divise. ·

Credo pure che l'Austria tende ad indebolirsi sempre di più, e a disgregarsi, ma per ora è militarmente molto fovte, e certo in grado di nuocerei assai, nè è possibile prevedere la durata, forse assai lunga, e le fasi del suo processo di indebolimento e di disgregazione, che però mi pare difficilmente evitabile.

La forza della Francia, attuale e futura, è difficile a valutarsi, perchè è in gran parte costituita da coefficienti morali imponderabili, ed unisce cause di decadenza progressiva a grandi energie.

L'Inghilterra, che probabilmente diventerà sempre più radicale e pacifista, rimarrà fedele nella sua tradizionale politica conttaria ad ogni egemonia altrui in Europa, e perciò contribuirà con tutte le sue forze in favore di Francia e Russia, se la Germania aumenterà il suo programma navale, ma potrà essere indotta a un contegno neutrale se ciò non avverrà, e se viceversa diventerà troppo forte la Russia e se si acuirà il malcelato antagonismo anglo-russo in Persia.

La prognosi è dunque riservata per l'avvenire, ed io non escludo affatto la probabilità dell'uscita nostra dalla Triplice Alleanza tra qualche anno, per unirei ad altro aggruppamento o restare neutrale, ma oggi considererei grave e pericoloso errore indebolire senza assoluta necessità i vincoli reciproci tra noi e i nostri alleati, e credo perciò necessario ed urgente che la Germania lavori a mettere d'accordo la tutela dei nostri interessi colla nostra fedeltà alla Triplice AJleanza.

Non credo che l'uscirne migliorerebbe i nostri rappori coll'Austria. perchè non verrebbero meno le ·cause che li mettono in pericolo (Albania, Lovcen, ecc.), mentre verrebbero meno quelle che attenuano questi pericoli, cioè l'opera conciliativa della Germania· e l'interesse di questa, dell'Austria e dell'Italia a mantenere intatta la Triplice Alleanza.

E non credo neanche che convenga, come pare che V. E. concluda, limitarsi a constatare i danni e i pericoli, non facendo nulla per impedirli od attenuarli, e non cercando i rimedi. Questi sono difficili, ma ciò non ci deve dispensare dal cercarli e tentarli, e reputo propizio il momento in cui sono al Governo a Vienna, Berlino e Roma, uomini leali e convinti della necessità di assicurare la solidità ed efficienza della Triplice Alleanza, e mentre sono ambasciatori a Vienna e Berlino uomini così altamente apprezzati nei paesi dove sono accreditati, come V. E. ed il Duca Avarna.

Credo pure che assai utile opera potrà prestare il Flotow, mentre, pur non dubitando delle buone intenzioni dii Mérey, mi pare sempre più che egli non sia l'uomo adatto a cooperare a tale scopo.

Ripeto dunque che mi rimetto al tatto ed all'abilità di V. E. per le conversazioni, che urge tenere con Bethmann Holloweg e con Jagow.

(l) Inviata lo stesso ad Avarna e a Salandra.

(l) Vedi D. 169.

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, A SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T GAB. 713. Roma, 14 luglio 1914.

Suo telegramma gabinetto 57 (1).

A me pare preferibhle prima che V. E. parli con Conte Berchtold dell'unione della Serbia ati. Montenegro aspettare un qualche passo detl. Governo germanico a Vienna [mio telegramma gab. 703 (2)]. Prego V. E. darmi il Suo parere in proposito ed in ·generale su tutta la questione e sull'attitudine da tenersi.

11-Documenti diplomatici -Serie IV-Vol. XII

(l) -Vedi D. 129. (2) -Vedi D. 124.
227

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 14501705. Vienna, 14 luglio 1914 (per. il 18).

Le varie notizie pubblicate nei giorni scorsi dalla stampa viennese circa il passo da farsi dal Governo austro-ungarico a Belgrado, la smentita ufficiosa de'l Governo che fosse già statta presa una decisione circa la forma e la portata del passo medesimo, nonchè le voci qui giunte ieri di fermento contro i sudditi austriaci ed ungheresi a Belgrado e di timore di assalto alla Legazione I. e R. diedero sufficiente esca ai giornali viennesi per commentare la tensione politica esistente fra l'Austria-Ungheria e la Serbia. E questi commenti, pur non volendo far eccessivo caso di quelli della Reichspost, la quale sin dall'inizio si schierò recisamente dalla parte di coloro che reclamano una politica di grande energia verso la Serbia anche se essa dovesse condurre alla guerra, assumono un tono sempre più energico quanto maggior tempo passa daU'attentato di Serajevo e quanto più grave appare, ad un esame diligente, la situazione attuale della Monarchia di fronte alla Serbia. A questo proposito segnalo a V. E. l'articolo di fondo della Zeit dell'll corrente. Questo gio11nale che solo, co!l'Arbeiter Zeitung, socialista, ha sostenuto sin daJI'irniz>io dell'attuale tensione che non si doveva esagerare la portata del dissidio colla Serbia e quindi non venir meno ad una politica prudente, esamina nell'articolo sopra menzionato le ragioni dell'attuale crisi per dedurne che essa è indubbiamente la più grave delle tre che in breve volgere di anni inasprirono i rapporti austro-ungarici-serbi. La crisi del 1908 fu occasionata infatti daHa domanda di compensi, da parte della Serbia, per l'annessione della Bosnia-Erzegovina, ed allorchè la Serbia dichiarò di riconoscere destituita di fondamento la sua pretesa, questa cessò. Durante la guerra balcanica l'Austria-Ungheria domandò che la Serbia non si avanzasse all'Adriatico e lo ottenne. Si trattava quindi in entrambi i casi di domande positive; mentre nel caso attuale, qualora la Monarchia desse al suo passo a Belgrado un carattere che esorbitasse dalla richiesta di pura e semplice cooperazione di polizia giudiziaria, che non potrebbe secondo gli usi internazionali, essere negata, non si saprebbe che cosa potrebbe richiedere. L'Austria-Ungheria infatti, anzichè formulare domande concrete, dovrebbe agire in astratto, e richiedere cioè alla Serbia che essa stessa combatta il sentimeto nazionale dei Serbi dentro e fuori del Regno. Ora, dice il giornale suddetto, nulla è più pericoloso che toccare a questi sentimenti imponderabili, ed il farlo significherebbe sollevare non solo l'intero problema jugoslavo, ma anche l'intero problema balcanico e forse anche quello europeo. E la Zeit non crede che l'attuale momento sia propizio all'AustriaUngheria dal punto di vista finanziario, diplomatico e di politica interna, per iniziare una lotta decisiva quale sarebbe quella contro la Serbia.

Di fronte a questo linguaggio calmo e ponderato, la Montags Revue di ieri matNna, in un articolo intitolato «Un'ultima prova», si esprime invece in senso assai energico e scrive che se si deve approvare il contegno prudente del Governo che vuole attendere il risultato dell'istruttoria di Belgrado prima di agire, non si deve essere così ingenui da credere che l'inchiesta giudiziaria che la Serbia accettasse di iniziare porterà a risultati positivi o che la Serbia si impegnerà sinceramente a combattere e condannare la propaganda panserba. Il giornale suddetto aggiunge che la proverbiale tolleranza e pazienza che il forte deve dimostrare verso il debole nel caso presente non può essere invocata perchè essa esporrebbe la Monarchia agli attacchi di anarchici politici, di nemici, i quali esagerando la propria forza, minacciano il possesso della Monarchia. L'assicurazione stereotipata della «benevolenza dell'Austria-Ungheria verso gli Stati balcanici :. perde valore per gli altri Stati balcanici, giacchè essi vengono messi allo stesso livello della Serbia. E la Monarchia non .può lasciar sorgere presso gli altri Stati balcanici H dubbio di avere per essi la stessa benevolenza che per la Serbia, ~a cui stampa si fa interprete di attacchi inqualificabili verso di essa. Sarebbe d'altronde un errore madornale ritenere che la tolleranza e la pazienza sarebbero a•pprezzate dai Serbi, siccome avverrebbe in paesi civilizzati. Dopo l'attentato di Serajevo, l'Austria-Ungheria deve regolare i propri rapporti colla Serbia partendo esclusivamente dal punto di vista del più puro realismo. La prova che si sta per fare dimostrerà se i governanti serbi sdano ragionevoli e coscienti. Se 'la prova fallisse, la politica ufficiale della Monarchia dovrà mutare, giacchè essa diverrebbe incomprensibile per i popoli dell'AustriaUngheria, per gli slavi meridionali leali, a cui non si deve lasciar credere ehe la loro fedeltà è premiata con una indifferenza, risultato dell'indecisione, per i circoli commerciali, i quali vedono sempre rovinato il frutto del loro lavoro da irrequietudini create frivolmente, e specialmente per quei valorosi i quali sono pronti a salvaguardare l'onore della Patria.

La Neue Freie Presse di ieri sera poi scrive, nel suo articolo di fondo, che torna ora acconcio ricordare le parole pronunciate nel 1903 in Parlamento dal Presidente del Consiglio Barone di Bienerth, che cioè il Governo I. e R. farà certamente tutto per conservare la pace ai popoli della Monarchia, ma che se ciò non potesse, nonostante il maggiore buon volere, essere possibile, e se si dovesse fare appello al patriottismo dei popoli dell'Austria-Ungheria, il Governo era sicuro di poter contare sopra una larga eco da parte del paese.

228

L'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI!, DI SANGIULIANO

T. GAB. S. PER POSTA 740. Cettigne, 14 luglio 1914 (per. il 16).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 703 segreto (1).

Oltre ipotesi affacciata da codesto ambasciatore di Germania circa unione Serbia Montenegro quale probabile causa di un colpo di mano austro-ungarico

sul Lovcen, temo possa farsene una seconda la quale presenta minore rischio per Austria. Intendo della eventualità della cessione del Lovcen per convenzione segreta da aver esecuzione magari al verificarsi della unione Serbia-Montenegro. Le ragione a sostegno sono:

l) Austria ha tutto interesse di presentarsi alla Europa con un fatto compiuto frutto di una pacifica convenzione anzichè di un brutale colpo di mano che avrebbe la riprovazione generale.

2) Ciò ammesso, lo sforzo dell'Austria sarebbe minore in quanto si limita alla difesa del possesso di una cosa il cui acquisto sarebbe divenuto giuridicamente incontestabile, donde minore sforzo diplomatico e eventualmente militare.

3) La Russia, che dovrebbe, spinta dali'opinione pubblica in qualsiasi altro caso, energicamente ac,correre in difesa, di uno Sta,to slavo brutalmente aggredito si troverebbe diplomaticamente disarmata ed è da dubitare se farebbe la guerra.

4) Per la Serbia il Lovcen non ha la stesEa importanza che ha per il Montenegro. Di fronte alle alternative di una pacifica annessione e di una guerra, probabilmente essa si acconcerebbe al fatto compiuto. Le relazioni austro-montenegrine accennano a migliorare. Questa assiduità non è sfuggita qui neppure ad a~tri diplomatici. Civca atteggiamento Governo e popolazione montenegrina nei rapporti della unione con la Serbia riferisco mio rapporto 163 del 9 corrente (l). I Serbi che vivono in Montenegro non nascondono loro tranquilla fiducia nella futura unione e sono persuasi che per attuarla convenga attendere, senza compiere atti precipitati e inconclusi, il momento in cui Austria fosse impossibilitata a muoversi e opporsi loro progeHo.

Non so se a Belgrado tale modo di vedere venga condiviso, se ciò fosse, le probabilità pel verificarsi dell'ipotesi dello ambasciatore di Germania sarebbero diminuite. Non resterebbe quindi per spiegare le apprensioni del Governo tedesco che da supporsi come possibile un colpo di mano basato su altri pretesti ovvero ipotesi svolti nel presente telegramma. Per ostacolare il compiersi di un tale avvenimento mi permetto chiedere a V. E. se non convenga altresì iiJOrre in opera ogni mezzo per spingere sempre più Montenegro verso la Russ,ia e per attirarlo a noi.

(l) Vedi D. 124.

229

IL CONSOLE A V ALON A, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6240/622 (2). Valona, 15 luglio 1914, ore 0,30 (per. ore 4,02).

ALla riunione di cui al mio •telegramma 617 (3) tenutasi alla sede del Consolato austriaco erano presenti collega austriaco, comandanti rispettivi stazio

nari, comandante cannoniera russa qui di passaggio, prefetto di Valona, Generale De Weer, Maggiore Schleuss comandante della piazza, e Petraieff delegato russo alla Commissione di Controllo, il quale trovasi qua da qualche giorno. Furono comunicate istruzioni inviate al comandante dell'« Agordat) dall'ammiraglio Trifari, le quali sono del tenore seguente: « L'ordine è di proteggere col console i fuggiaschi riuniti alla marina Valona magari ·Col tiro delle artiglierie, qualora fosse nec·essario. In tal caso inviare prima parlamentari ad avvisare gli insorti che qualora abusassero dei fuggiaschi, le navi tirerebbero contro. Raccogliere i fuggiaschi nel piano fra il Peatano e Krioneri. Prima d'iniziare qualsiasi azione prendere a bordo la colonia e gli europei. Tutto d'accordo cogli Austriaci). Resta con ciò escluso qualsiasi sbarco giudicato perico~oso per esiguità forze e per lontananza città dal mare. Istruzioni incontrano generale favore ed approvazione; anche Petraieff disse trovare tali misure eccellenti e di carattere evidentemente umani.tario. Il comandante austriaco cui erano state precedentemente comunicate dal nostro, aveva già telegrafato a Vienna chiedendo di potervisi conformare anche lui. Il generale De Weer fece qualche obiezione circa l'efficacia della protezione senza sbarchi• ma sbarco rimase esduso dato tenore istruzioni. Discutemmo vari dettagli esecuzione con pieno accordo collega austriaco e anche di Petraieff e di tutti gli altri. Rimanemmo intesi, visto ultimo paragrafo del·Ie istruzioni, che l'entrata in vigore accordi presi oggi sia subordinata arrivo delle istruzioni comandante austriaco... (l) che egli spera possano essere (?) accolte. Sarebbe bene fare pressioni a Vienna perchè se istruzioni fossero differenti intesa cadrebbe; tutto sarebbe da ricominciare e sarebbe grave inconveniente tanto più che istruzioni surriferite sono fortunatamente nette e chiare, cosa preziosa in questi casi. Il prefetto sarà da noi avvertito e diramerà le disposizioni occorrenti circa rifugi:ati. Comandante russo dichiarò sue istruzioni impedirgli ogni intervento; ma che ugualmente in caso estremo prenderebbe sotto la sua responsabilità misure umanitarie, dando ricovero, profughi etc. senza però sparare. Prefetto mi pregò calorosamente d'esprimere al

R. Governo la riconoseenza, delle autorità e popoilazione. Questa iniziativa ci mette in ottima luce presso Albanesi, colpa eventuale, mancata esecuzione ricadrebbe eviden•temente su Governo austriaco. Notai mal d[ssimulato risentimento prefetto verso Olandesi per loro nuovo contegno tardiva neutralità; generale dichiarò che in caso invasione Schleuss cederà comando della piazza ad un albanese. Prefetto fece anche allusione cause originarie presente guerra civile che non dovettero suonare molto gradite a Schleuss nè forse a·l collega austriaco. Non so se trattisi disposizioni di animo soltanto passeggiere per parte del prefetto finora assai austriacante. Co1Jlega austriaco ed io mettemmo in chiaro misure proposte, escluso ogni carattere intervento polimco; trattarsi solo di misure umanitarie essendo arduo assistere impossibili eventuali massacri donne, ragazze sulla spiaggia, a poche ·centinaia di metri dalle navi. Fu avviso generale che annunzio misure suddette sarebbe anche molto efficace per calmare popolazione. Beninteso che non è affatto escluso, anzi Io spero che invasione non abbia affatto luogo e che misure oggi discusse non abbiano bisogno di essere applicate. La popolazione stasera è più calma.

(l) -Vedi D. 134. (2) -Comunicato (t. 4199) fino a... • conformare anche lui • agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi e Vienna e ai ministri ad Atene e Bucarest con l'aggiunta: c Con successivo telegramma Lori informa che il comandante austro-ungarico ha ricevuto istruzioni conformi a quelle del comandante italiano. (meno Vienna) Quanto precede per notizia ed eventuale norma di linguaggio ». (2) -Vedi D. 208.

(l) Tre gruppi indecifrabili.

230

IL CONSOLE A V ALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6253/628. Valona, 15 luglio 1914, ore 2,25 (per. ore 16,40).

Ho telegrafato R. Legazione quanto segue:

« Qui si aggrava di momento in momento problema provvedere rifugiati che si afferma ammonterebbero già circa 30.000 nel Cazà di Valona e vanno concentrandosi sulla città. Bisognerebbe far pressione su Governo e su Commissione Controllo per urgente adeguato provvedimento affinchè non finiamo per trovarci noi in posizione imbarazzante di fronte ad eventuali insistenti richieste che sarebbe altrettanto spiacevole respingere come accogliere perchè una volta cominciato chi sa quando si finirebbe. Collega austro-ungarico telegrafa nello stesso senso».

231

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6254/274. Londra, 15 luglio 1914, ore 2,52 (per. ore 18).

Mensdorff non ha ancora istruzioni fare insieme a me passo di cui telegramma di V. E. n. 4042 e 4077 (1).

Mensdorff ha invece telegramma in cui gli si annuncia V. E. avere annuito proposta Governo austro-ungarico per passo a Londra per affrettare decisione Potenze circa nota proposta per formazione milizia albanese con istruttori europei.

232

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6261/272 (2). Londra, 15 luglio 1914, ore 2,5.1 (per. ore 18,45).

Ho fondato motivo di credere che in conversazioni con Grey questo ambasciatore di Germania ha attirata attenzione di lui su tensione rapporti austroserbi, e sulla opportunità di amichevoli consigli a Belgrado per ottenere che Serbia cooperi cessazione agitazione panserba. Risposta di Grey sarebbe stata piuttosto evasiva. Grey avrebbe in ogni modo deplorato quaiJ.siasi passo austria,co avente carattere minaccioso e accompagnato da misure militari. N el riferire a Berlino ambasciatore di Germania avrebbe espresso opinione che contegno rigtdo e minaccioso da parte austriaca, avrebbe in questa stampa generale disapprovazione.

(l) -Vedi DD. 146 e 198. (2) -Questo telegramma venne comunicato il 16 luglio agli ambasciatori a Vienna, Berlino. Pietroburgo e al ministro a Belgrado (t.p. 4126).
233

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4089. Roma, 15 luglio 1914, ore 3,15.

Suo telegramma 624 (1).

Mentre concordo in massima nelle opinioni espresse da Ismail Kemal Bey circa opportunità di nuove trattative fra Principe e insorti, di evitare i pericoli della abdicazione e di mantenere il Principe su trono sia pure con poteri puramente nominali, confermo che è da escludere assolutamente la previsione di un intervento militare diretto dell'Italia e dell'Austria-Ungheria.

234

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4090. Roma, 15 luglio 1914, ore 3,15.

Il r. ministro a Durazzo telegrafa ·che Ismail Kemal bey gli ha manifestato: l) desiderio di intervento militare dell'Italia e dell'Austria-Ungheria per salvare la situazione; 2) opportunità di nuove trattative tra il Principe e gl'insorti; 3) opportunità di evitare abdicazione del Principe; 4) di mantenere S. A. sul trono con poteri puramente nominali.

Ho risposto che il primo punto è da escludere assolutamente. Quanto agli altri che mi sembrano meritevoli di esame prego V. E. di parlare con Berchtold per sentirne il pensiero su quanto si riferisce ai numeri 2 e 3 e qualora ella lo giudichi opportuno anche al 4.

235

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A BELGRADO, SQUITTI

T. 4091. Roma, 15 luglio 1914, ore 3,15.

Il r. ministro a Sofia telegrafa: « riprodurre tel. n. 6141 » (2).

Per Vienna. Sebbene la stampa austro-ungarica accenna a calmarsi e il linguaggio tenuto dal Forgach sia rassicurante prego V. E. di i:nda·ga.re possibilmente presso Berchtold quali siano le intenzioni de~ Governo I. e R. verso la Serbia e se sia stata effettivamente abbandona,ta l'idea di un passo austro-ungarico a Belgrado in relazione all'inchiesta di Serajevo (mio telegramma n. 4045 (3).

(l) -Vedi D. 131. (2) -Vedi D. 170. (3) -Numero certamente errato, poichè il tel. n. 4045 non tratta dell'eccidio di Serajevonè di nessun altro avvenimento ad esso collegato.
236

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 6299/31. Bucarest, 15 luglio 1914, ore 4,40 (per. ore 19,30).

Presidente del Consiglio mi ha detto che gli incidenti di frontiera bulgaroromena si ripetono continuamente (l) tanto che jeri presso Corabia fu anche tirato un colpo di fucile dalla sponda bulgara contro un ufficiale romeno. Elemento militare bulgaro è animato da intenso odio e spirito di vendetta contro la Romania, il che rende inutile buona volontà Governobulgaro. Signor Bratiano si lamenta .pure dei membri bulgari della Commissione di inchiesta, i quali negano anche l'evidenza e cercano tergiversare e guadagnar tempo tanto che in otto giorni non si è giunti ad alcun risultato pratico.

Governo romeno ha quindi dato ordine ai suoi Commissari firmare verbale e ritirarsi senz'altro a Bucarest. Presidente del Consiglio ha concluso che, o Governo bulgaro si deciderà dar soddisfazione alla Romania o questa troverà bene modo di imporla. Signor Bratiano ha aggiunto che la sua condiscendenza ed il vivo desiderio stringere cordiali relazioni colla Bulgaria, di cui è stato anche prova passo da lui fatto presso di me allo scopo di sollecitare mediante intervento amichevole del r. ministro equa soluzione primo incidente, si spuntano di fronte aruimosità elemento miilitare bulgaro a cui non ries1ce imporsi gabinetto (2)... e non ottengono altro risultato se non di esporre ilui Bratiano agli attacchi stampa rumena.

Uguale telegramma dirigo a Cucchi Boasso.

Torno stasera a Sinaja.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6302/123. Bucarest, 15 luglio 1914, ore 4,40 (per. il 16, ore 18,30).

Governo romeno a mezzo ministro Roma1nia ad Atene ha fatto osservare al Governo ellenico che il contegno del Governo provvisorio e di Zographos di fronte Albania non è conforme agli affidamenti dati dai signori Venizelos e Streit anche a questo Governo. In seguito notizie da me fornitegli ministro Affari esteri richiamerà attenzione Governo ellenico anche sulla partecipazione aUe operazioni contro Albania delle truppe regolari greche constatate dagli ufficiali olandesi.

del Consiglio bulgaro. Con successivo tel. del 14 luglio n. 6193/133, Cucchi informava che il ministro di Germania non aveva dato c eccessiva importanza agli incidenti di frontiera bulgaro~romena •

tuttavia si proponeva di intrattenerne il Presidente del Consiglio.

(l) Con tel. del 13 luglio, n. 6166, Cucchi informava di incidenti alla frontiera bulgaroromena e che il Segretario generale del Ministero degli Esteri non ave·va celato la sua inquietudine per ripetersi simili incidenti di cui alcuni sarebbero prova eccitazione d'animo dei soldati scaglionati dalle due parti della frontiera •· L'incaricato d'affari di Romania aveva insistito col Presidente del Consiglio per la soluzione degli incidenti c tanto più che la commissione non era riuscita ad accordarsi •, ed aveva richiamato l'attenzione c sull'importanza di questo fatto, tanto più in vista dell'eccitazione che potrebbe verificarsi in Romania •. Inoltre aveva informato il ministro di Germania su questo passo fatto presso il Presidente

(2) Gruppo mancante.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6300/32 GAB. (1). Bucarest, 15 luglio 1914, ore 4,45 (per. ore 18,30).

Bratiano ringrazia V. E. delle informazioni dategli a mio mezzo circa rapporti austro-ungarico-serbi. Secondo i suggerimenti di V. E. egli ha rivolto al Governo serbo vive raccomandazioni tenere contegno prudente e accogliere per quanto sarà possibile le domande che il Governo austro-ungarico formulerà in relazione attentato Serajevo. Bratiano non dubita buona volontà Gabinetto Pas,ic' che ritiene non abbia avuto nessuna parte nell'a,ttentato. Lo stesso non può dire per quanto riguarda elemento militare e non ha certezza che il Governo serbo ed anche la stessa dinastia abbiano autorità sufficiente per imporla ad esso.

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IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6257/633 (2). Valona, 15 luglio 1914, ore 6,35 (per. ore 19,03).

Stamane ha avuto luogo in Valona grande riunione cui intervenne Ismail Kemal bey. Fu deciso costituire comitato di salute pubblica per provvedere alle necessità della situazione.

Ho avuto più tardi un colloquio con Ismail Kemal bey. Egli insistette a lungo suUa situazione disperata di Valona e dell'Albania dichiarandosi convinto non esservi che una via di scampo, cioè che Commissdone di Contr01llo prenda essa al più presto le redini del Governo. Secondo lui non sarebbe impossibile conciliare tale misura colla permanenza dell'attua·le Sovrano, benchè egli non si dissimuli la difficile situazione in cui v·errà a trovarsi•. Egli ritiene che questa misura farebbe rientrar l'ordine e metterebbe fine ad una situazione ormai insostenibdle. Ritiene che l'Austria cercherà d'i ostacolare tale soluzione e spera nel nostro appoggio.

Mi ha detto il Comitato che sta formandosi si dovrà occupare di soccorrere e nutrire i profughi, cooperare al mantenimento dell'ordine, organizzare la difesa

-o quanto meno tenere all'ordine i volontari già armati e rivolgere appello ai Governi stranieri onde si venga in aiuto a Valona e all'Albania. Mi ha assicurato

Il 20 luglio Lori telegrafa ancora (t. 6469/697), a nome della Commissione di soccorso e d'accordo col collega austro-ungarico, per richiamare l'attenzione della Commissione di Controllo sull'urgenza di ottenere che i profughi dall'Epiro possano tornare nei loro villaggi

• per fare le racco'lte ormai mature», senza le quali • migliaia di infelici non saprebbero come nutrirsi prossimo inverno ».

che non ha alcun carattere separatista nè ostile al Principe o al Governo; anzi ne avrebbe messo al corrente egli stesso Feizzy bey del Ministero dell'Interno, che trovasi qua, chiedendogli appoggio autorità governative.

Mi ha pregato di fargli conoscere al più presto gli eventuali consigli del nostro Govenno... (l) indirizzo dare al Comitato stesso promettendo di adoprarsi nel senso gli verrà da noi indicato.

Per ora il Comitato pare sarebbe per la soluzione più sopra riferita cioè di affidare il potere alla Commissione di Controllo. Prego V. E. trasmettere R. Legazione Durazzo.

(l) -Comunicato (t. 4162) il 17 luglio ad Avarna, Bollati, Carlotti, Cora. (2) -Questo tel. venne comunicato ad Aliotti il 16 luglio (t. p. 4137). Il 17 luglio Lori telegrafa (n. 6344/655) che Ismail c fa vive premure per avere da noi le indicazioni e consigli richiesti circa le direttive da far prevalere nel Comitato da lui presieduto •. Il 19 luglio Lori telegrafa ancora (n. 6452/689) che Ismail Kemal bey ha nuovamente insistito sulla insostituibile situazione dell'Albania e di Valona, invocando l'aiuto dell'Italia e perchè le popolazioni epirote rifugiate possano ritornare alle loro sedi, altrimenti moriranno di stenti e di malattie. Ha richiesto anche l'invio di una Sezione della Croce Rossa e di materiale sanitario.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6267/961. Vienna, 15 luglio 1914, ore 8,55 (per. il 16, ore 1,40).

Telegramma di V. E. n. 4073 (2).

Berchtold col quale ho parlato nel senso telegramma suddetto mi ha detto che si sarebbe messo in rapporto colla Sezione della Marina per esaminare se convenisse effettuare invio di una n:ave austro-ungarica a Santi Quaranta. Ed ha aggiunto che qualora tale invio avesse avuto luogo credeva che si avrebbe dovuto evitare di dargli carattere di una minaccia verso la Grecia ciò che sarebbe stato in ogni caso prematuro. Berchtold mi ha promesso di farmi conoscere la sua decisione al riguardo.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6269/960. Vienna, 15 luglio 1914, ore 8,55 (per. il 16, ore 1,40).

Telegramma di V. E. n. 4091 (3).

Il linguaggio della stampa austriaca di fronte alla Serbia non è certo più tale quale era dopo avvenuto attentato di Serajevo ma non mi pare che esso accenni a calmarsi e mi riferisco in :proposito al mio rapporto di ieri 705 (4).

Aggiungo che questa stampa la quale aveva ricevuto dapprima la parola d'ordine di dimostrarsi energica di fronte alla Serbia in seguito al comunicato ufficioso di cui al mio telegramma n. 938 (5) è rimasta perplessa circa la linea di condotta da tenere data la incertezza in cui si è per il momento circa le vere disposizioni del Governo l. e R. ed attende ora fine dell'istruttoria di Serajevo. Una delle nervosità che regna è costituita dal panico in Borsa e dal continuo ribasso dei titoli di Stato ed industriali da tre giorni a questa parte.

Quanto al il.iJnguaggio tenutomi· da Forgach di cui al mio telegramma n. 928 (l) non ebbi veramente impressione che esso fosse rassicurante. E quello tenutomi ievi da Berchtold (mio tel. n. 957) (2) dimostra come situazione sia tuttora « poca serena ».

Per dò che riguarda infine passo austro-ungarico a Belgrado in relazione all'inchiesta di Serajevo nulla è finora trapelato circa la vera e propria portata del passo suddetto giacchè si afferma uffi·cialmente che si desidera attendere i risultati definitivi della istruttoria giudiziaria prima di prendere una deliberazione a riguardo. Ma è opinione prevalente almeno fino a questo punto che il passo avrà luogo quantunque si ignori tuttora in quaJe forma.

Nei vari colloqui avuti con Berchtold e Forgach cercai sempre di indagare le intenzioni del Governo verso la Serbia ma essi evitarono di pronunziarsi chiaramente rilevando che nessuna decisione poteva essere presa in proposito prima di conoscere risultato dell'inchiesta. Non mancherò però di continuare le mie indagini presso di essi e di riferire a V. E.

(l) -Gruppo errato. (2) -Vedi D. 197. (3) -Vedi D. 235. (4) -Vedi D. 227. (5) -Vedi D. 139.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6273/962. Vienna, 15 luglio 1914, ore 8,55 (per. il 16, ore 1,40).

Telegramma di V. E. n. 4062 (3). Mi adoperai presso Berchtold ieri sera nel senso telegramma suddetto valendomi delle notizie in esso riferite.

Egli mi disse che in risposta alle istruzioni impartiteg'li (mio tel. 931) ( 4) Kraal avevagli telegrafato che siccome gran parte dell'Epiro era occupato e devastato dagli Epiroti insorti, non gli sembrava opportuno che i loro delegati deUa Commissione di Controllo fossero inviaH in questi momenti in quelle regioni ove avrebbero potuto recarsi per contro quando situazione presente si modificasse e la tranquillità fosse ritornata.

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IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6249. Asmara, 15 luglio 1914, ore 10,55 (per. ore 14,20).

Legazione Addis Abeba telegrafa :

« 14 luglio 1914. Rispondo telegramma 4008 (5). Etiopia in data 29 giugno. Ho trasmesso dettagliato rapporto nel qua.le ho esposto con profonda e piena sicurezza presente situazione Abissinia e lo stato attuale relazioni italo-etiopi

che. Non ho mancato e non mancherò di agire presso il Governo etiopico con linguaggio energico aperto e sincero per dissipare d'ubbi e sospetti che turbano relazioni fra i due Governi. Trasmetto alla E. V. rapporto dettagliato, sull'atteggiamento miei colleghi Francia e Inghilterra.

(l) -Numero errato perchè non si riferisce a questo argomento. (2) -Vedi D. 214. (3) -Vedi D. 176. (4) -Vedi nota al D. 70. . (5) -Del 7 luglio col quale Di Sangiuliano consigliava accordo col Governo etiopico a proposito della condanna inflitta ad Ibrahim Abo dalle autorità italiane di Assab.
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IL CONSOLE A V ALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6252/624 (1). Valona, 15 luglio 1914, ore 11 (per. ore 12,40).

Telegramma di V. E. 4071 (2). Mio telegramma n. 608 (3).

Capitano Spencer non si è fatto vedere, oggi e non so se sia ancora qui. Truppe Izzet bey, secondo informazioni, assai inferiori di numero cifra annunziata Spencer, assottigliatasi ancora per partenza alcuni, dispersioni altri parrebbero ridOitrte qualche nucleo comandato C'apit:ano Ghiri... (4) che dowebbe recarsi Voiussa e del quale non conoscesi entità che non può essere grande. Trattamento da fare ad essi in caso di una invasione insorti rientra questione generaile sulle torme dei volontari... (4) che battuti si riversass,ero verso marina con altri fuggiaschi. Ipotesi accennata riunione odierna, fu riconosciuto potrebbe essere giuocoforza estendere ad essi protezione se entrano nella zona protetta anche per impossibilità separarli dalla massa dei rifugiati ma che comando della piazza si incaricherebbe eseguire disposizioni di disarmo od altro che Comandanti stazionari vedranno necessario sul momento di dare per eliminare... (4). Credo dunque bisogna lasdare liberi comandanti di regolarsi su questo punto secondo circostanze consi•glieranno nè ritengo sia il caso assumere... (4) particolari... Izzet. Prego comunicare R. Legazione.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, E A DURAZZO, ALIOTTI.

T. 4094. Roma, 15 luglio 1914, ore 13,30.

(Meno Durazzo). Il r. ministro a Durazzo riferisce in data dell'll di essere stato convoca,to dal Princ~e coi colleghi d'Austria-Ungheria, Francia e Germania per ricevere da S. A. Ja seguente dichiarazione che fu poi comunicata ai delegati inglesi e russo perchè ne fossero informati i risP'ettivi governi. (Riprodurre

telegramma n. 6097/632 {l) dalle parole «sapete che» fino alle paroil.e: « villaggi dell'Albania»). (Per tutti meno Vienna). Nel comunkare la dichiarazione del Principe all'ambasciata a Vienna ho aggiunto:

(Per tutti). Prego V. E. di far conoscere a BerchtoJd il mio parere che convenga aderire ai desideri del Principe e di insi:stere affinchè egli impartisca agli ambasciatori austro~ungarici ,presso le altre Potenze l'istruzione di associami ai rr. ambasciatori per appoggiarne le richieste così che tutte le Potenze concordemente incari:chino i ri~ettivi rappresentanti ad Atene di agire nel senso indicato da S. A.

(Per Berlino, Londra, Paritgi e Pietroburgo). Prego V. E. di conformarsi a queste direttive non appena il •suo colle.ga di Austria-Ungheria abbia ricevuto identi·che istruzioni.

(Per Atene). Prego V. S. di ·conformarsi a queste direttive si omnes.

(l) -Questo tel. venne comunicato. ad Aliotti il 16 luglio (t. p. 4138). (2) -Vedi D. 185. (3) -Vedi D. 192. (4) -Gruppo mancante.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6259/390 (2). Parigi, 15 luglio 1914, ore 13,50 (per. il 19).

Telegramma di V. E. n. 4087 (3). Come ho comunicato a V. E. Viviani mi ha dichiarato di aver telegrafato due volte ad Atene 1'11 ed H 13 corrente nel senso desiderato da V. E.

Chiederò che sia inviato un terzo telegramma ma ne dubito per ·tre ragioni: l) perchè la partenza di Poincaré e Viviani avvenuta stamane terrà sospeso fino al loro ritorno qualsiasi attività della !POlitica estera; 2) perchè finora sono stato io i[ solo a richiamare l'attenzione di questo Governo sulla slituazione dell'Epiro; gli ambasciatori d'InghHterra, Russia e Germania hanno mostrato la più completa indifferenza e lo stesso ambasdatore d'Austria-Ungheria non ha potuto appoggiare le mie opra•tiche perchè privo d'istruzioni; 3) perchè è inutile 'Stperare che il Governo francese faccia qualcosa di più dei consigli di moder~ione e prudenza che ha .già dato. Riterrei pertanto che se V. E. e Berchtold parlassero molto energi:camente ai rispettivi ministri di Grecia l'effetto sarebbe più pronto e 1più di: quello che ;può attendersi dalle pratiche presso le Potenze le quali oltre che lente a muovel'sti attenuerebbero secondo il solito le istruzioni che ci prometteStSero di dar•e ai loro ministri ad At·ene in modo che queste finirebbero per giungere al Governo ellenico in una forma anodina e poco efficace.

(l) -Vedi D. 149. (2) -Comunicato il 18 luglio (t. 4172) agli ambasciatori a Berlino, Londra, Pietroburgo, Vienna, e al ministro a Bucarest. (3) -Vedi nota al D. 157.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6260/311. Costantinopoli, 15 luglio 1914, ore 15 (per. ore 18,45).

TeJe.gramma di v. E. n. 4020 (1).

Giers mi ha detto testè confidenzialmente che non aveva ancora ricevuto istruzioni di sorta, dal suo Governo ma che da un collega della Triplic.e Intesa aveva .sentito dire che V. E. d'accordo con Be.rchtold intendeva pre,gare Gabinetti Grandi Potenze di intervenire a Costantino:poli affinchè ComHato U. e P. desista da qualsiasi intrapresa circa Albania. Mio colilega non comprende in quaJ modo e a quale titolo queste Ambascdate possano intervenire presso Comita,to U. e P. tanto più che... (2) (miei teJegrammi n. 925 e 949 del dicembre scorso) sue relazioni con l'Albania sono affidate ad un Sotto Comitato. Giers infine diceva che iorse si potrebbe fare un passo in proposito presso Governo ottomano, del quale però egli teneva a non nascondere sin da ora assoluta inefficacda (3).

248

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6255/301. Atene, 15 luglio 1914, ore 16 (per. ore 18,15).

Giornali greci continuano riferire notizie ed articoJi stampa itaJiana nei quali si accusa Grecia di maneggi in Epiro e si... (2) Governo italiano di volere agire per ·conto ;pro:prio visto che una azione collettiva delle Potenze è impossi'bile in questo momento.

Portano oggi SIPiegazioni ufficiali circa chiamata alle armi classe italiana e si mostrano meno di ieri preoccupati di un immin~mte sbarco a ValOilla.

Embros ha un lungo articolo riassuntivo sulle relazioni itaJo-greche in cui conclude invitando il Governo ellenico non credere neppure nè alle proteste di amicizia nè all'e minaccie dell'Italia essendo vane le une e le altre.

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IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6256/191. Janina, 15 luglio 1914, ore 16,40 (per. ore 18,25).

Seguito mio telegramma n. 190 (4).

Secondo l'e notizie qui giunte o.g,gi Zographos recatosi 12 corrente Santi Quaranta per proseguire per Atene ha rinunziato ultimo momento al suo via1ggio ed è ritornato Delvino.

Sembra che riunioni Assemblea continueranno. Continua sempre massima incertezza circa risultato conferenza. È confennato che Tepelen è stata presa 13 corrente dagli Epiroti.

Non 1Si hanno notizie di aHra avanzata. Hanno prodotto una certa impre·ssione accuse stampa romena circa cooperazione esercito greco presa Coritza.

Comunica·to quanto precede alla R. Legazione.

(l) -Vedi D. 108. (2) -Gruppo errato. (3) -A questo telegramma Di Sangiuliano rispondeva (t. 4222) il 20 luglio dicendo che passo prescritto dal D. 108 doveva • eventualmente farsi presso Governo ottomano. È ovvio che Giers è caduto in errore parlando di intervento presso Comitato Unione e Progresso.Convengo che non vi sarebbe da riporre troppa fiducia sull'efficacia di tal passo, sull'opportunità del quale, del resto, non è ancora intervenuta l'intesa tra le Potenze». (4) -Vedi D. 216.
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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6304/125 (1). Bucarest, 15 luglio 1914, ore 19 (per. il 16, ore 1,05).

Cinque giorni fa ministro di Grecia ha letto a questo ministro Affari Esteri un telegramma del suo Governo secondo il quale Governo ellenico aveva raccomand'ato a Zographos adoperarsi affinchè Governo epirota coHaborasse con Governo albanese attesochè i due Governi ·CosUtuiscono le sole autorità dell'Albania, per repressione insurrezioni! ed esecuzione a~ccordo Corfù. Porumbaro ha risposto constargU che Commissione di Controllo aveva rifiutato offerta di Zographos di far difendere Coritza contro gl'insorti daJJe truppe epirote ed ha quindi espresso merav~gUa che Epiroti avessero ciononostante ocCUIP·ato CorHza. Ministro degli Affari esteri ha poi richiamato attenzione Governo greco sulla necessità soccorrere numerosi cutzo-valacchi fuggiti da Coritza a Valona. Porumbaro ha poi ag,giunto che ora Governo greco dichiara che Epiroti non vogliono più obbedire a Zographos il che. è in contraddizione colla comunicazione suTriferita di questo ministro di Grecia.

251

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. SEGR. 6301/33. Bucarest, 15 luglio 1914, ore 19 (per. il 17, ore 1,05).

Ministro di Bulgaria mi ha detto riservatamente avere mandato segretario di Legazione Rustciuk per raccomandare telefonicamente a... (2) di risolvere primo incidente ind~pendente dalle deUberazioni della Commissione d'inchiesta, pagando un'indennità pel soldato rom,eno ucciso, esprim·endo rincrescimento e deferendo uccisore all'autorità giudiziaria. Uguale te'legramma a Sofia.

(l) -Comunicato il 19 luglio (t. 4192) a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna, Atene, Durazzo. (2) -Gruppi indecifrabili.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, E A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4103. Roma, 15 luglio 1914, ore 21.

Il R. console .a Janina telegrafa:

«Circa andamento lavori assemblea Delvino si osserva grande riserbo. Sembra che Zographos sL Ofpponga al movimento avanzata Epiroti in Albania. Prolungandosi lavori Delvino sarebbe forse utile che Governo ellenico continuasse esercitar·e influenza su Zographos, insistendo consigliare ac~ceHazione accordo Corfù contro la quale 'sembra accertato esista una corrente ostile in seno stessa Assemblea».

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6271/391. Parigi, 15 luglio 1914, ore 21,35 (per. il 16, ore 1,35).

Stamane è venuto da me Essad pascià accompagnato d'a un suo parente che gli serve da interprete. Egli ha detto essere venuto in Francia per seguire il coillSiglio di V. E. di allontanarsi pel momento il più rposstbHe dall'Albania.

Egli ha rinnovato e~ressioni di sim.patta per l'Italia e di ~gratitudine per

V. E. e ;per A1iotti. Ha detto che quelli ~che hanno perduto il PrincÌJPe sono stati gli ufficiali olandesi ed il mind.stro di Austria-Ungheria. Quat.tro suoi amici di Tirana sono qui giunti passando da Coritza, Santi Quaranta, PiTeo, Marsiglia. Essi .gli hanno detto che .gli insorti sono più di 30.000, che hanno armi e munizioni e viveri per due anni, che non deporranno le a·rmi fino all'abdicazione del Principe Wi,ed.

Essad insiste nel dire che più H Principe Wied rimarrà in Albania e più la situazione si imbrogHerà e si complicherà. Invece se Wied partisse egli, recandosi a Tirana, s1arebbe sicuro di persuadere .gli insorti a mettersi intera· mente a disposizione della Commtssione d:i Controllo.

Essad prega V. E. di impedire che uffidali o emissari turchi vadano in Albania pokhè la loro Ofpera sarebbe diretta a mettere le Potenze in mala vista ,presso Musulmani i quali fino ad ora, :purchè si elimini Wied, sono dLsposti a deferirsi ad esse

Essad non andrà nè a'l Quai d'Orsay nè dagli altri ambasciatori. ma lascierà la sua cada d!a visita a tutti.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6272/393 (1). Parigi, 15 luglio 1914, ore 21,35 (per. il 16, ore 3,40).

Da colleghi e pe11sone autorevoli ho sentito dire che, se era doveroso per Austria ed Italia appoggi•a•re Principe Wied fìnchè era poss~bile, esse commettono invece grave errore continuando ad appoggiarlo ora che la rua posizione è divenuta insostenibile.

È la presenza di Wi·ed che mantiene l'Albania in fstato di anarchia ed insurrezione che rende le Potenze più .renitenti a mescolarsi nelle cose albanesi, che inutilizza la CommLssione di Controllo. Ove a questa fossero traSiferiti i poteri del Princ~ la situa,zione 1n ALbania migliorerebbe subito e le Potenze appoggerebbero più fadlmente le decisioni della Commissione d:i Controllo nella quale sono rappresentate. Quindi Aust.ria ed Italia che sono più direttamente interessate nelLe cose albanesi dovrebbero senza indugio consigliare Wied ad abdicare. Szecsen mi ha detto aver manifestato a Vienna analoga opinione.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6281/658. Durazzo, 15 luglio 1914.

Telegramma di V. E. n. 4071 (2). Dopo dii aver conferito con me e Ammiraglio inglese, Ammiraglio TrifaTi ha inviato al comandante dell'« Agordat » a Véi'lona deUe istruzioni a mezzo del Tenente di Vasce1Jlo Merolla secondo dell'« Agordat », v·enuto a Durazzo a riferire sulla situazione di va:lona. Queste istruzioni consistono nello stabilire previo completo accordo fra le autorità militari e consolari italiane ed austriache che tutti i iluggiaschi -che arl1i'Vano a Valona siano ammassati in un punto della baia di Valona vicina: a Rionero facilmente dti.fend~bile dal mare e che qualora gli Epiroti tentassero entrare in città dovrebbero essere avviati loro incontro .parlamentari per inUmare incolumità dei fuggi:tivi .albanesi colla forza. In quanto alla difesa del Consolato e dehla colonia io sono di parere che essi non corrano nessun :pericolo, anche se ,gli insorti entreranno in città. L'Ammiraglio ha però dato ordini al -comandante dell'« Agordat di predisporre in caso di pericolo che la colonia sta ricoverata a bordo. In tutti i casi non sarebbero sbarcati marinai. Un suddito inglese certo Corbett ·sta trattando con la Società Puglia per noleggiare •una nave destinata a traSiiJortare in Italia un certo numero dii fuggiaschi. Per non met•tere in grave imbarazzo le noske autoriità, ho consigliato all'agente della Puglia di assicurarsi almeno una certa somma che basti ai primi tbisogni urgenti dei profughi.

12-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

(l) -Comunicato il 18 luglio (t. 4173) agli ambasciatori a Berlino, Londra, Pietroburgo, Vienna e ai ministri a Durazw e Bucarest • per notizia riservata», (2) -Vedi D. 185.
256

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6334/661 (1). Durazzo, 15 luglio 1914.

Il Maggior Kroon inviò due giorni fa il Maggiore Sneller ad avvertire i ribelli di Sciak che i loro confratelli che operavano dalla JParte dell'Epko avevano torto d'agire d'accoTdo coi Greci epiroti pe1l'chè questrl. ultimi non aiVrebbero tardarto a rivolgere le loro armi contro di loro per massacrarli.

Secondo riferisce il comandante olandese, i ribelli avrebbe'l"o risposto che gH Epiroti davano loro aiuto e che quindi nulla vi fosse da temere per parte dei medesimi. Ciò costdtuisce una prova di più degli intrighi greco-epiroti che si sono estesi anche nell'ALbania ·centrale, tntri,ghi che, ·come ho già riferito a

V. E., avrebbero per scopo di dare pretesto al movimento insurrezionaJe del Sud, spalleggiato palesemente dalla Grecia.

257

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6283/662. Durazzo, 15 luglio 1914 (2).

Una deputazione di notabiJi e funzionari profughi di Coritza è venuta a pregarmi di fare presente a V. E. le condizioni disperate deHe popolaZ'ioni massacrate oppure cacciate dai Greci. Da quanto ,pare ammonterebbero ora a più di 120.000 i :liuggiasch~ di cui molti d~rsi nelle montagne moril'ebbero di fame. Essi fanno rilevare che se quelle popolazdoni non potranno avere gail"anzie e riprendere il lavoro dei campi al momento del raccolto, il disastro ·sarà ancora peggiore. Essi quirndi domandano;

l) che si mandino viveri a Valona;

2) che [e Potenze europee o alcune fra di esse i:n nome della umanità, smet,tendo le solite platoniche proteste contro la G'l"ecia, costringano il Governo gr,eco con mezzi ·Coercitivd! a ritirare le sue tru;ppe e le sue bande travestiote che terrorizzano le contrade inermi.

Non ho bdsogno di fa,r rHevare H grave problema che si presenteil"à all'Europa ed in tspecial modo all'Italia cui spetta un posto in prima linea per salvare dalla fame e dallo sterminio un paeSie troppo vasto per essere facilmente soccorso. La deputazione redigerà un memoriale donde risulti pure la. partec~a~.ione delle truppe elleniche all'aHacco di Kortiza.

(l) -Comunicato il 19 luglio (t. 4191) agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburga, Vienna e al ministro a Bucarest, per valersene e in particolare informare Berchtold. (2) -II telegramma fu trasmesso per telefono da Brindisi.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6335/663. Durazzo, 15 luglio 1914.

Telegramma di V. E. n. 4078 (1).

La notizia pubblicata dal Neue Wiener Tageblatt si riferisce alle trattative per vendita delle proprietà di Sureja bey di Va1lona dn località chlamata Pachaliman. Sureja bey nel suo ultimo passaggio a Durazzo me :ne parlò lui stesso facendomi capire che suo unico scopo è quello di ricavare il più possibile daUa vendita d1 questi terreni. Si dice che da parte austriaca gli era stata offerta una somma supe'l'iore a 100.000 corone, ma non dubito che il proprietario accetterebbe una maggiore offerta da parte nostra, senonchè da notizie di cui è fatto cenno nel Corriere della Sera dell'H corrente parrebbe che i rtitoH di proprie'tà non sarebbero in piena regola trattandosi d1 proprietà demaniali forse usurpate. Sarebbe assai diffichle delucidare ~a questione senza una vera inchiesta che forse il R. console a Valona pota-ebbe iniziare senza pe1rò essere sicuro del risultato. Per raggiungere lo scopo si potrebbe, sia agire per interposta persona che figurasse come eventuale compratore sia fare avvdcinare il proprietario facendogli delle offerte alla condizione che i titoli fossero riconosciuti pienamente validi (2).

Comunico quanto precede al R. Console a Valona per sua norma.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. PER POSTA 6336/664. Durazzo, 15 luglio 1914 (per. il 17) (3).

Vivamente impressionato da.Ue cre·scenti! difficoLtà cui dà luogo la presenza di un Principe incapace a' decidersi e ridotto a~gli estremi Bid-Doda è venuto ad informarmi confidenzialmente che i suoi Mirditi stanchi di aspettare, affe,tti da tifo e malaria vorrebbero ritornare aUe loro case che sarebbero minacciate dai Musulmani di Liuma, Mati e Dibra anche nel centro. Egli ha ricevuto ieri una lettera dal Cadì di Mati, suo amico, il quale lo avverte che le trilbù musulmane del Mati, stavano per attaocare con forze numerose le forze dii Bid Doda quando essi operavano ad Isomi. La ritirata di Bib-Doda sola .impedì la distruzione dei Mirditi giacchè Hamet bey Mati, amico del Gove.rno e dr Bib-Doda riuscì a sciogliere la sua gente prima che avvendsse l'attacco. Bib-Doda crede indispensabile H richiamo di Essad ·ed una intesa coi ribelli per poter poi anche pensare al problema dell'E,piro. Però e.gli non ha osato se non fare qualche vago accenno di dò all'ambiente del Principe che naturalmente è ostilissimo ad Essad. Secondo Bib-Doda il paese si pacificherebbe presto se H

Principe aJbdicasse· Siccome Btb-Doda insisteva perchè io gli dessi dei consigli, mi sono Hmitato a dirgli che egli deve finchè potrà sostenere il Principe. A ciò egli replicò che la cosa è oramai assai difficile perchè la sua g·ente è ormai .sfiduciata. Egli vorrebbe avere dal Governo italiano un vapore per trasportare i Mirditi a San Giovanni: di Medua, ma si è \Persuaso che se mai egli dovrebbe intendersi col Governo principesco per ritirare 1.800 Mirditi che sono indi~nsabili per la difesa delle trincee. Il vapore « Erzegovina » ed i postali ordinari (1). A quanto pare i Cossovesi musulmani comincerebbero a disertare.

(l) -Vedi D. 199. (2) -Lo stesso giorno Avarna comunica (t. 6268/960) la smentita di Berchtold di trattative del governo austro-ungarico con la famiglia Limani per l'acquisto di una importante collina nel golfo di Valona. (3) -Il telegramma fu trasmesso via Brindisi.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. PER POSTA 6337/665. Durazzo, 15 luglio 1914.

Il ministro di Rumania si è oggi con me dimostrato assai più allarmato del soHto circa la precaria situazione del Principe e mi ha dato ad intendere che ne avrebbe per la prima voHa riferito rul suo Governo per dimostrare la scarsa ·speran~a di salva·re un Sovrano che ha il paese contro di .sè in seguHo ai gravi errori commessi :per consiglio di gente ineSjpel"'ta ed irresponsabHe.

Da quanto mi venne riferito ormai l'ultimo ostacolo per la partenza del Sovrano, sarebbe la riluttanza della Principessa la quale pur si accorge che le cose non possono trascinare alla lunga,

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COLLOQUIO SONNINO-GARRONI (2)

1° settembre 1915.

L'ambasciatore Garroni, al ritorno qui da Costantinopoli, dopo presentata la dichiarazione di guerra alla Turchia, mi racconta che fin dal 15 luglio 1914, cioè dopo l'assassinio del Principe Imperiale austriaco e prima della presentazione della nota ultimatum austriaca alla Serbia, l'amba,sciatore tedesco Wangenheim gli disse «Siamo alla guerra! ». Avendo Garroni, stupito, chies:to il come e perchè, Wangenheim gli narrò: «Noi (la Germania) siamo completamente pronti. L'Austria presenterà alla Serbia una nota redaHa in forma che la renda assolutamente inaccettabile. Quindi ~a .guerra. L'Austria era esitante, ma abbiamo ~esercitato una pressione tale .su di ler, che oramai la cosa è certa».

Avendo io chiesto a Garroni, se aveva allora da·to notizia di ciò al R. Governo, il che non mi risultava, mi disse che no, che supponeva che, l'ambasciatore a Berlino a1vrebbe date le dnformazioni ·O!P,Portune, e che per non aver l'aria di immischiarsi nelle funzioni del collega aveva taciuto.

(l) Manca evidentemente un gruppo di parole.

(2) Il resoconto del colloquio è di pugno di Sonnino e -per quanto non nella sostanza differisce per la forma da quello pubblicato in: SALANDRA, Neutralità, pp. 115-116.

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6293/352. Atene, 16 luglio 1914, ore 2,15 (per. ore 17,45).

Giornali annunziando prossimo incontro di Venizelos con Gran Visir augurano che ne derivi un accomodamento soddisfacente per i due paesi.

Alcuni esprimono però timore che Venizelos si prepari fare concessioni ed affermano che piena solidarietà della Grecia sulle isole non potrà subire menomazione. Da alcuni, credo senza motivo, si attribuisce risoluzione Venizelos alla mediazione ambasciatore Inghilterra a Costantinopoli che fu qui di passaggio ieri per pochissime ore. Noto che, come risulta dalla mia corrispon~ denza, desiderio Venizelos abboccarsi personalmente con gli uomini di stato turchi, è antico e risponde esattamente ai suoi metodi politici preferiti.

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IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6280/636 (1). Valona, 16 luglio 1914, ore 2,30 (per. ore 7,35).

Telegramma di V. E. n. 4078 (2).

Dalle indagini già iniziate avanti di ricevere telegramma suddetto niente essendo risultato, poichè affare sembra essere fin qui ignoto a tutti, non mi restava che tentare di porre la domanda allo stesso Ekrem bey Vlora figlio di Sureja bey, noto austriacante a noi ostile profittando occasione sua visita noto affare terreno ospedale. Preso alla sprovvista, egli mi ha detto avere effettivamente venduto terreno pascià Limani ad « amici suoi » -che poi mi ha detto essere un suddito ungherese -. Alle domande circa natura fondo e scopo acquisto se, per es., per speculazione, ha risposto trattarsi tenuta di caccia e acquirente essere persona ricca e crede che non abbia scopo di speculazione. Ha aggiunto poi essere stato già in trattative con Scarfoglio ma non essersi accordato sul prezzo. Non ho potuto cavargli altro. Ho iniziato subito indagini attivissime, quanto attuale trambusto consente, per cercare di sapere se voltura fondo effettivamente irrevocabilmente avvenuta se siavi alcun mezzo porre ostacolo o difficoltà ed altresì conoscere qualche dato su ubicazione, importanza, natura terreno. Ho trovato che Eftimiadi, noto concessionario pescheria, sarebbe stato lui intermediario trattative con Scarfoglio andate a vuoto e che egli stesso Eftimiadi è affittuario detto fondo che perciò conosce. Me ne ha fatto descrizione mostrandomi approssimativamente ubicazione sulla carta. Dice trattarsi vasto terreno a pascolo in fondo baja estendentesi dalla

spiaggia fino a circa verso montagna, inchiudendo (l) di spiaggia che racchiude ancoraggio detto appunto «pascià Limani » unico ancoraggio veramente riparato dove navi stazionanti baja usano andare a ricoverarsi in caso fortunali. La cosa diventerebbe dunque di grave importanza per noi. Affitto Eftimiadi sarebbe novennale; resterebbero ancora quattro anni; Sureja bey avrebbe, secondo lui, fatto offerta da tempo per rescissione, in vista vendita fondo. Ho detto Eftimiadi sospendere fino a nostro ordine tali trattative per rescissione che egli dice ancora in corso. Ho incaricato Beget effendi legale consolato cercare accertarsi se fatta trascrizione catasto, in caso contrario sapere se terreno sia inscritto nome solo Sureja bey, o ancora se inscritto ai quattro fratelli come accade per terreno nostro ospedale. Domani ingegnere Bernasconi con Eftimiadi farà escursione sul luogo per rilevare ubicazione sempre, beninteso, secondo indicazioni Eftimiadi.

Trasmetterò sollecitamente ulteriori informazioni che potrò raccogliere; mi riservo altresì completare queste raccolte primo momento. Prego V. E. trasmettere R. Legazione.

(l) -Comunicato ad Aliotti con t. 4158 del 17 luglio. (2) -Vedi D. 199. Il 17 luglio Avarna con telegramma 9366/977 comunica che Berchtold conferma che il Governo di Vienna non era in trattative con la famiglia Limani per acquistodi una importante collina nel Golfo di Valona. Da indagini fatte gli risulta che il ministro di Albania aveva interessato a Vienna qua~che persona ad acquistare terreni in Albania.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. PER POSTA 4107. Roma, 16 luglio 1914.

R. Ministero della marina chiede a nome comandante « Agordat » se a Valona la sorveglianza deve limitarsi soltanto alla baia. D'altra parte questo ambasciatore d'Austria-Ungheria mi comunica che il Governo austro-ungarico è del parere che il trasporto delle armi destinate agli insorti albanesi a Valona si potrebbe impedire, l) visitando le barche che sbarchino un carico sospetto; 2) impedendo lo sbarco di armi e munizioni. Una visita ad un vapore o ad un veliero dovrebbe solo essere fatta in caso di sospetto urgente ma anche in questo caso solamente nelle acque territoriali albanesi ed esclusivamente quando si tratti di navi con bandiera austriaca albanese od ottomana.

Prego V. S. manifestarmi d'urgenza il suo parere su tutto quanto precede desiderando Mérey conoscere il nostro punto di vista sull'argomento. Si intende che visita andrebbe estesa anche alle navi con bandiera italiana.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO (2)

T. 4110. Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

Mi riferisco notizie comunicate V. S. dall'agente commerciale Adua relative quanto gli disse parente nuovo Nevrait Axum circa rapporti con Negus

Micael nostre pretese mire territoriali e pericolo conflitto « Finchè non sarà risoluta incognita Garassellassié » che si persiste credere agisca d'accordo con noi. Osservo a tal riguardo che essendoci noi disinteressati in modo assoluto del Garassellassié spetta non a noi ma al Governo etiopico risolvere questa incognita. Prego esprimersi in tal senso con codesto Governo ed in ogni caso farmi conoscere che cosa si potrebbe ancora fare per dissipare sospetti.

(l) -Gruppo mancante. (2) -Il telegramma venne trasmesso tramite il governatore dell'Eritrea.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4112. Roma, 16 luglio 1914.

Da questa Legazione di Grecia ho ricevuto la comunicazione scritta che riproduco qui appresso per notizia di V. E.: « Le Gouvernement Royal ne cesse d'employer toute son infl.uence auprès des Epiroti afin que ceux-ci reconnaissent l'a·ccord de Corfou. Monsieur Zographos ayant promis d'y travailler de son cOté, le Gouvernement Royal lui rappela sa promesse dès son retour en Epire et fit un appel pressant au Congrès épirote en faveur de l'acceptation de ce qui a été convenu a Corfou. En meme temps le Gouvernement Royal signala à Monsieur Zographos qu'il était opportun que les troupes autonomes n'avançassent pas vers le nord, ni sur Coritsa, non seulement pour éviter des complications, mais aussi pour ne pas faire naitre le soupçon que les Epirotes veulent profiter des troubles actuels et suivent une politique ambigue, malgré que toute entente avec les insurgés paraisse absolument exclue par la nature meme du mouvement insurrectionnel albanais qui tend à imposer la ·création d'un Etat musulman. Cependant Monsieur Zographos fit dernièrement savoir qu'il était dans l'impossibilité de permettre aux insurgés d'occuper Coritsa, vu la situation précaire où se trouvait l'élement chrétien et le grands dangers qui ne menaçaient si les insurgés se dendaint maitres de la ville. Il nous informa qu'il avait fait connaitre à la Commission de Controlle les raisons qui lui imposaient de faire occuper par les troupes autonomes la ville de Coritsa, pour lui épargner l'installation de l'insurrection; il nous dit de plus qu'il avait notifié la meme chose aux autorités albanaises qui tenaient la ville. Le Gouvernement Royal insista auprès de Monsieur Zographos sur la nécessité absolue de proceder d'accord avec la Commission de Contròle, dont le Gouvernement autonome de l'Epire est l'allié naturel, puisqu'il a le meme intéret qu'elle d'empecher l'insurrection de s'étendre et de se fortifier. Il lui fit aussi comprendre qu'il était nécessaire de s'entendre dans ce sens avec le Gouvernement albanais. Nous ne savons pas ce qu'a répondu à Monsieur Zographos la Commission de Controle, qui ne peut cependant que se rendre compte de l'rutilité de la coopération de l'Etat albanais avec le seul élement d'ordre en Albanie et la

seule force offrant des garanties d'une organisation politique concordante avec les vues de l'Europe ».

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA AVARNA, E AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

T. 4113 (1). Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

(Per tutti) Risulta in modo positivo che il 3 corrente sono partite da Trieste per Alessandria d'Egitto e l'Abissinia 26 persone tra ufficiali, sottoufficiali e pionieri di artiglieria e genio austriaci della riserva in aspettativa speciale aventi contratto con Banca Boema per permanenza 5 anni in Addis Abeba e altre quattro località frontiera verso Lug.

Risulta inoltre che Governo abissino tratta con Union Bank GeseZZschaft per costruzione 18 forti calcestruzzo; che TeZefunken sta trattando costituzione società austro-ungarica radiotelegrafica; che dai depositi di artiglieria di San Pantaleo, di Trieste e Gorizia sono stati ritirati telemetri, mitragliatrici, 12.000 fucili Mannlicher con baionette e 10 milioni cartucce: che infine si spediscono da Fiume per Gibuti cannoni da montagna a deformazione fabbrica Skoda Pilsen di ultimo modello.

(Per Vienna) Prego conferire con Berchtold ricordandogli suo impegno che non avrebbe lasciato partire ufficiali istruttori. Le informazioni pervenuteci recano che quelli partiti sarebbero della riserva ed in aspettativa speciale, ma sarà opportuno che la loro situazione sia verificata e prego di chiederlo a Berchtold al quale V. E. vorrà pure rilevare che la notizia di questa partenza di uomini di materiale militare dell'Austria per l'Abissinia produrrà cattiva impressione nel Regno, sarà causa polemica tra stampe due paesi.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. 4115. Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

Questo ambasciatore di Austria-Ungheria mi comunica che il Governo germanico ha dato la sua adesione alla costituzione della milizia albanese, si omnes.

Prego V. E. di ottenere da codesto Governo analoga dichiarazione, agendo d'accordo col suo collega i. e r.

Il 18 luglio Di Sangiuliano telegrafa (t. 4169) a Lebrecht che sorveglianza del Governo dell'Eritrea si può esercitare solo su Porto Sudan e Gibuti. Quindi chiede immediata segnalazione dei piroscafi in partenza da Trieste che portano contrabbando, onde poterli segnalareal console in Porto Said.

(l) La comunicazione venne fatta a Berchtold il 16 luglio (t. a. 6319/965), ed egli dichiarò che ignorava del tutto le informazioni dategli, che si sarebbe informato e avrebbe poi riferito ad Avarna, al quale chiese un appunto in proposito, trasmesso subito.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4116 (1). Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

Il r. ambasciatore a Parigi telegrafa:

(riprodurre n. 6125/379) (2).

Prego V. E. rispondere con cortese sollecitudine al mio dispaccio n. 597 (3).

Il Governo austro-ungarico non dovrebbe sollevare difficoltà ad aderire a questo punto di vista poichè esso ha già dichiarato di non fare della questione dei vice presidenti una condizione sine qua non.

Sull'argomento il r. ambasciatore a Pietroburgo tele,grafa avere Turkhan pascià riportato impressione che senza parità internazionale nella istituenda banca non sia possibile ottener.e il concorso di tutte le potenze al prestito. Dati questi sintomi urge accettare senz'altro la proposta francese che impegnando anche le altre potenze della Triplice Intesa risolverebbe definitivamente la questione ponendole di fronte al fatto compiuto.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO'

T. 4118. Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

Mio telegramma n. 4044 (4).

(Per tutti meno Berlino) Ho telegrafato quanto segue al r. ambasciatori" a Berlino:

(Per tutti) « In seguito al rifiuto della Germania di contribuire al prestito dei 40 milioni pel Montenegro ho fatto proposta di cui nel mio telegramma suddetto. Dalle varie risposte pervenutemi sembra essere jmpossibile ottenere l'accordo delle potenze su questa base e quindi il prestito dei 40 milioni minaccia di andare a monte e la responsabilità di questa conseguenza spetterebbe dunque all'attitudine del Governo germanico.

D'altra parte l'idea del prestito di favore al Montenegro è nata dalla necessità di ottenere da esso l'abbandono di Scutari e le potenze si sono formalmente impegnate ad ottenerne la realizzazione; questo impegno non sarebbe mantenuto ove secondo l'idea germanica si garantisse solamente al Montenegro l'emissione del prestito. Infatti l'onere per interessi ed ammortamento che ne deriverebbe al Montenegro per l'emissione di un prestito di 40 milioni sia pure

garantito dalle potenze alle condizioni normali ed attuali di prestiti similari balcanici o turchi si eleverebbe a circa il 6 per cento e cioè a franchi 2 milioni e 400 mila annui che corrispondono a circa i due terzi delle risorse del bilancio montenegrino nel mentre l'estrema povertà del Montenegro non consentirebbe un aumento di imposte.

Per tali motivi la riunione dei ministri delle sei potenze a Cettigne ha proposto un prestito di carattere speciale sulla base del conferimento in contanti da parte delle sei potenze della propria quota contro un onere d'interessi minimo del 2 % tasso inusitato in un prestito pubblico ottenendo in corri· spettivo dal Montenegro speciali controlli.

Nel caso che un tale progetto non avesse seguito la situazione del Montenegro diventerebbe insostenibile e renderebbe inevitabile una delle due seguenti alternative: o affretterebbe la fusione della Serbia al Montenegro o consiglierebbe al Montenegro una avventura già più volte minacciata con obiettivo su Scutari, avventura che sarebbe facilitata dalle attuali condizioni dell'Albania.

Qualora una di queste alternative si producesse non è da escludersi che l'Austria-Ungheria per garantirsi interverrebbe occupando il Lovcen.

Prego quindi V. E. di voler nuovamente insistere presso codesto Governo perchè la Germania abbia a mutare la sua attitudine nel senso anzidetto dando il suo assenso al progetto compilato dai ministri a Cettigne e prendendo effettivamente parte al prestito contribuendovi con la sua quota.

V. E. potrà aggiungere che qualora il prestito non si realizzasse la responsabilità delle gravi conseguenze incomberebbe alla Germania. (Per tutti meno Berlino e Cettigne) Prego V. E. valersi del presente tele

gramma per insistere nuovamente presso codesto Governo. (Per Cettigne) Ho consegnato il telegramma n. 4044 al marchese Negrotto.

(l) -Avarna richiese la risposta a Berchtold il 16 luglio (t. a. 6320/966) e il ministro austro-ungarico rispose che la questione era ancora allo studio, e ne avrebbe sollecitato l'esame. (2) -Vedi D. 161. (3) -Non riprodotto. (4) -Vedi D. 147.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. 4120. Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

Telegramma di codesto R. consolato n. 512 (1).

R. Ministero marina mi comunica testo -istruzioni impartite comandante « Agordat » tenore seguente:

« È intendimento R. Governo che codesta nave rimanga quanto più è possibile estranea ad un eventuale conflitto interno salvo la protezione che potesse rendersi necessaria per nostra colonia e consolato.

Prenda in ogni caso accordi con console per stabilire condotta da seguire e riferisca giornalmente».

Prego V. S. mantenere dal canto suo con comandante « Agordat » quella continua cordiale comunicazione sullo svolgersi avvenimenti che riuscirà di scambievole aiuto e di grande efficacia per armonica attuazione eventuali provvedimenti.

(l) Vedi D. 5.

272

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO CARLOTTI E AL MINISTRO A BELGRADO, SQUITTI

T. 4121. Roma, 16 luglio 1914, ore 3,15.

Ho avuto in questi giorni diverse conversazioni coll'ambasciatore di Germania sul probabile conflitto austro-serbo. Egli crede che l'Austria chiederà alla Serbia serie misure contro la propaganda panserba e se la Serbia resiste userà la forza. Egli non crede che Austria abbia per iscopo un ingrandimento territoriale e mi ha pregato d'influire sulla nostra stampa affinchè essa propugni la localizzazione dell'eventuale conflitto.

Io gli ho risposto che continuerò ad influire sulla stampa in senso il più possibile amichevole verso l'Austria ma che non vi riuscirò certamente se le domande dell'Austria non saranno giuste e conformi ai principi liberali del nostro diritto pubblico. Gli ho ripetuto che consideriamo come contrario ai nostri interessi un ingrandimento territoriale dell'Austria e faremo il possibile per impedirlo. Ho soggiunto che se le domande austriache saranno eccessive e di carattere reazionario la nostra stampa e la nostra opinione pubblica saranno unanimi contro l'Austria e se poi la stampa si lascerà indurre a sostenere la localizzazione del conflitto ciò non persuaderà certo la Russia a lasciar schiacciare la Serbia. Comunico a V. E. quanto precede

(per Vienna e Berlino) per l'uso che crederà opportuno.

(per gli altri) per sua esclusiva informazione personale.

273

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 741/GAB. SEGRETO 3. Pietroburgo, 16 luglio 1914, ore 3,20 (per. il 17, ore 1).

Telegrammi di V. E. 671 (?) (l) 703 (2), giuntimi per corriere.

Il desiderio da parte Russia di un riavvicinamento all'Italia non può mettersi in dubbio. Appoggiato largamente da questa opinione pubblica esso è sopravvissuto a momenti difficilissimi senza uscirne menomato. Quanto al contegno particolarmente amichevole osservato a nostro riguardo durante campagna libica non va però dimenticato che disfatta e spossatezza della Turchia doveva avvantaggiare causa, cara alla Russia, degli stati balcanici i cui segreti preparativi non le erano ignoti.

Il desiderio di riavvicinarsi a noi per quanto conforme ai sentimenti della Russia non è certamente estraneo alla lusinga che essa nutre di poter allentare nostra intimità con l'Austria. Linguaggio di Schilling e di Poklewski non potrebbe essere più sincero e esplicito a questo proposito. Su quali basi potrebbe sorgere il riavvicinamento? Non posso naturalmente rispondere che in via di

presunzione. Secondo mie ipotesi, i desideri e proposte della Russia potrebbero essere: lo -far rivivere lo spirito di fiduciosa cordialità che ha presieduto al convegno di Racconigi e addivenire possibilmente ad un patto di reciproca contro-assicurazione per determinate eventualità: 2° -..... (l) interpretazione da parte nostra della alleanza e delle intese coll'Austria in modo che, senza venire meno agli obblighi che esse comportano, non disporranno della parte facoltativa che ci rimane in senso contrario alla Russia; 3° -definizione dei comuni punti di contatto in materia politica balcanica; 4° -mani libere all'Italia nell'Adriatico, salvo alcune concessioni alla Serbia e appoggio in generale all'egemonia italiana in quel mare, ove Russia non ha alcun interesse diretto; 5o -conferma e sviluppo delle parti non esaurite della primitiva (?) intesa di Racconigi con riguardo all'eventualità dell'entrata della Russia nel Mediterraneo e relativi eompensi all'Italia nel bacino orientale; 6o -reciproca assicurazione navale nel Mediterraneo combinata probabilmente con analogo patto fra Italia e Francia.

Dall'altro canto la problematica stabilità dell'assetto, l'intrinseca debolezza della Turchia, la possibilità di una futura nuova crisi orientale, la minacciosa evoluzione del serbismo, la piega presa dalla politica bulgara, non possono non preoccupare Governo austro-ungarico già travagliato all'interno e molto più che su di sè, esso sente gravare i formidabili armamenti della Russia. Con siffatte preoccupazioni Gabinetto di Vienna non può che maggiormente apprezzare l'altissimo valore della nostra amicizia e aspirare ad intese ulteriori con noi. Inclinerei a ravvisar già un primo indizio nelle aperture di assaggio fatte all'E. V. da Flotow che probabilmente non erano di ispirazione esclusivamente germanica e che pur riguardando il Lovcen e l'Albania non erano forse estranee ad eventualità, non ancora contemplate nei nostri patti, di complicazioni con la Russia.

Se da tutto ciò risulta la singolare importanza delle funzioni riservate all'Italia nella bilancia internazionale, altrettanto difficile e delicato è il suo compito di trarre il miglior partito da simili circostanze.

Ma, a mio remissivo parere, i tempi non sarebbero immaturi per decisioni di peso se non quando Austria, dinanzi all'evidenza dei pericoli che la sovrastano, fosse e si dimostrasse coscienziosamente, profondamente penetrata dell'enorme valore dell'amicizia italiana da diventare arrendevole alle nostre eque domande.

Del resto gli avvenimenti non sembrano alla vigilia di precipitare. Malgrado tutto nè Albania nè Serbia nè Grecia fornirebbero facile occasione ad estese complicazioni finchè Bulgaria giace, Romania veglia e Russia rimane pacifica. Quanto quest'ultima se ·crediti sono votati il suo esercito e la sua marina non saranno che fra alcuni anni all'altezza della situazione (?); se la sua situazione diplomatica è migliorata sul continente, essa non è ancora consolidata e le sue condizioni interne specialmente in Polonia lasciano ancora molto a desiderare.

È quindi opinione generale in questi circoli diplomatici che per alcuni anni Russia continuerà a spiegare ogni sforzo per evitare guerre quali che siano le previsioni sulla sorte della ferma triennale in Francia.

Quanto alla questione del Dodecanneso, Russia, data la sua politica a lunga scadenza e le sue recondite mire sugli Stretti e sull'Egeo, finirebbe a mio avviso per riconoscere che una talassocrazia ellenica nel bacino orientale del Mediterraneo verrebbe a trovarsi in contrasto inevitabile coi suoi futuri interessi e ·che il contrappeso alle grandi posizioni insulari della Grecia non potrebbe cercarsi che nella presenza dell'Italia in quei mari. Se pertanto i rapporti italo-russi entrassero in una via di concreto riavvicinamento ritengo che questione del Dodecanneso potrebbe diventare uno dei punti di contatto fra le politiche dei due paesi.

(l) -Incerto il numero. Il tel. Gab. 671 non riprodotto. (2) -Vedi D. 124.

(l) Gruppo mancante.

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L'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. A. 745/8. Cettigne, 16 luglio 1914, ore 6,30 (per. ore 0,30, del17).

Mio telegramma 7 (1).

Questo ministro di Serbia è venuto vedermi e mi ha informato che la situazione che qui va creandosi, per l'attitudine amichevole assunta da Re Nicola e dal suo Governo verso l'Austria-Ungheria, è giudicata a Belgrado oltremodo preoccupante, tanto che egli ha dovuto intrattenerne già più d'una volta lo stesso Re e questo suo ministro esteri. Ministro di Serbia non mi ha dissimulato proprio scetticismo circa risultato tali sue pratiche e non ha nascosto timore di ... (2) anche lui infine che integrità territori montenegrini è (H) caposaldo della politica serba che egli è (intenzionato) a far rispettare. Credo, per quanto ministro di Serbia non me lo abbia esplicitamente detto che vi furono già offerte ufficiali a Re Nicola, ignoro però se questi abbia accettato. Reputo questo ministro di Serbia uno strumento utile ai nostri fini ed è peccato egli debba fra breve essere sostituito.

275

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6308/276 (3). Londra, 16 luglio 1914, ore 7 (per. ore 23,10).

Giunte istruzioni a Mensdorff abbiamo oggi successivamente fatto a Grey prescritteci comunicazioni circa passo ad Atene ed organizzazione milizia alba

A questo telegramma Di Sangiuliano rispose il 18 luglio comunicando (t. 4177) il telegramma di Imperiali qui riportato, aggiungendo: • Come V. E. rileverà da quanto precede il noto passo presso il Governo britannico non potè essere eseguito più presto perchè Mensdorff era privo di istruzioni mentre Imperiali le aveva già ricevute fin dal 6 corrente con telegramma n. 3997 comunicato anche a V. E.

Sarà opportuno che V. E. chiarisca questo punto con Berchtold e gli faccia rilevare che non noi ma il Ministero degli Esteri I. e R. era in ritardo nell'inviare istruzioni a Londra. Conviene chiarire ciò affinchè non possa sorgere sospetto alcuno sulla nostra perfetta lealtà •.

Contemporaneamente Di Sangiuliano comunicò (t. 4176) ad Imperiali il telegrammadi Avarna, aggiungendo: • Gradirei che V. E. chiarisse come mai Mensdorff abbia potuto telegrafare a Vienna una notizia non conforme alla realtà •.

nese. Grey si è riservato di darci presto una risposta. A me ha detto essere molto preoccupato per notizie giuntegli di una avanzata insorti verso Valona. Egli ha incidentalmente accennato al richiamo della nostra classe senza rivolgermi però alcuna domanda circa motivi di detto provvedimento. Io gli ho detto che non sapevo più di quanto avevo letto nei giornali: aveva l'impressione misura determinata da ordinarie ragioni tecniche militari.

(l) -Probabilmente è il D. 228. (2) -Gruppo mancante. (3) -Il 16 luglio Avarna telegrafa (t. a. 6327/973) che Berchtold gli ha detto di aver saputo da Mensdorff che Imperiali non aveva ancora ricevuto istruzioni per associarsi al passo presso Grey. Quindi Berchtold prega che siano inviate.
276

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6307/964. Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 21,50).

Telegramma di V. E. 4085 (1).

Avendo intrattenuto Berchtold della conversazione avuta dal r. ambasciatore a Parigi col signor Lahovari egli mi ha detto per ciò che riguarda rapporti fra Romania e la Russia che Re Carlo si sforzava di persuadere (?) sempre che sarebbe rimasto fedele alla Triplice Alleanza ma che non poteva fare a meno di usare certi riguardi verso la Russia. Non credeva che la mancata visita del principe Wied a Costantinopoli ed il non avere Turkhan Pascià preso commiato dal Governo ottomano nel lasciare quella capitale possono averlo irritato. Ha affermato poi che Turkhan Pascià non avevagli fatto sapere al suo passaggio da Vienna che avrebbe consigliato principe di andare a Scutari abbandonando Durazzo. Quanto all'istituzione in Albania di un regime federale con cantoni autonomi come la Svizzera, Berchtold ha osservato che ciò avrebbe condotto a suo parere alla dissoluzione dell'Albania stessa.

277

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6321/966. Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 1,30 del 17).

Mio telegramma 961 (2). Berchtold a cui ho chiesto se avesse preso una decisione circa invio di una nave austro-ungarica a Santi Quaranta e Porto Palermo mi ha detto che avendo riflettuto alla cosa non vedeva come invio di navi austro-ungariche ed italiane avrebbe potuto modifi.care la situazione presente dal momento che i rispettivi comandanti avrebbero istruzioni di non tirare nè sbarcare marinai. Ed ha aggiunto che aveva già telegrafato al riguardo a Merey.

(l) -V. nota al n. 142. (2) -Vedi D. 240.
278

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6322/968 (1). Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 1,30 del17).

Telegramma di V. E. 4094 (2).

Berchtold, col quale mi sono espresso nel senso del telegramma suddetto mi ha detto che avrebbe impartito agli ambasciatori i. r. presso le potenze della Triplice Intesa istruzioni di associarsi ai rr. ambasciatori per a!Ppoggiare le richieste del Principe acciocchè tutte le potenze concordi incarichino i rispettivi rappresentanti in Atene di agire a seconda desideri di S. A.

279

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6323/969. Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. 4083 (3).

Essendomi valso opportunamente presso Berchtold delle notizie riferite a V. E. dalla R. Legazione in Durazzo egli mi ha detto che notizie identiche erangli state trasmesse da Lowenthal. Ha aggiunto che non aveva avuto ancora la conferma della presa di Berat e di Fieri da parte di insorti. Quanto a Valona essa era tuttora minacciata da un lato da insorti che erano prossimi alla città, e dall'altro da Epiroti che marciavano su di essa.

280

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6325/971. Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 24).

Berchtold mi ha detto che nel colloquio avuto da Turkhan pascià con Jagow avevagli fatto conoscere che domanda di truppe romene non avrebbe potuto avere nessuno scopo dopo il rifiuto opposto alla domanda stessa dal Governo romeno. Tuttavia egli aveva impartito le necessarie istruzioni al riguardo al rappresentante i. r. a Bucarest. Turkhan pascià essendosi poi lamentato che le potenze non facevano nulla in favore dell'Albania, e non venivano in suo aiuto in questo momento, Jagow aveva risposto che la Germania si trovava in seconda linea all'Albania, che Italia e Austria-Ungheria erano le potenze più interessate, e che il Governo germanico non aveva intenzione di inviare proprie

truppe in quella regione. Dopo colloquio suddetto Turkhan pascià si sarebbe espresso nel senso che Jagow avevalo accolto con molta cortesia ma che non aveva potuto ottener nulla da lui.

(l) -Comunicato il 18 luglio (t. 4175) agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi Pietroburgo, e ai ministri ad Atene, Bucarest e Durazzo, aggiungendo per tutti, salvo gli ;_.ltimi due: • Confermo al riguardo le precedenti istruzioni •. (2) -Vedi D. 245. (3) -Del 14 luglio col quale veniva comunicato il D. 173.
281

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6326/972. Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 0,40, del 17).

Telegramma di V. E. 4090 (1).

Ho parlato a Berchtold delle idee esposte da Ismail Kemal bey al barone Aliotti pregandolo di farmi conoscere suo pensiero specialmente sui punti secondo, terzo e quarto. Berchtold mi ha detto circa punto secondo che quantunque si potesse dubitare dell'esito di nuove trattative con insorti Principe avrebbe potuto provare di intavolarle. Quanto al terzo punto, conveniva sulla opportunità di evitare che Principe abdicasse. Non gli risultava del resto che Principe avesse tale intenzione. Rispetto al punto quarto Berchtold ha rilevato che non ·COmprendeva ·come Principe avrebbe potuto mantenersi sul trono con poteri puramente nominali.

282

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6329/975. Vienna, 16 luglio 1914, ore 7,30 (per. ore 0,40 del 17). Correspondenz Bureau pubblica notizia che generale Conrad è partito ieri

in congedo. Anche ministro comune della guerra e i due ministri della difesa nazionale austriaca ed ungherese hanno iniziato loro consueta licenza estiva.

283

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6284/395. Parigi, 16 luglio 1914, ore 12 (per. ore 16,02).

Tutti i giornali pubblicano che re d'Italia ha accettato di assistere alle manovre imperiali germaniche dal 10 al 19 agosto e che sarà ospite dell'Imperatore nel castello di Homburg.

(l) Vedi D. 234.

284

IL CONSOLE A TRIESTE, LEBRECHT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6287/67. Trieste, 16 luglio 1914, ore 12 (per. ore 14).

Dopo riunione ieri sera banchetto pubblico restaurant, stamane sono partiti per l'Albania circa quindicina ufficiali austriaci scelti con cura fra le diverse armi in prevalenza primi tenenti fanteria. Affermasi loro scopo essere istvuzione milizia albanese. Informo contemporaneamente R. Ambasciata.

285

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6298/143 (1). Belgrado, 16 luglio 1914, ore 12 (per. ore 18,30).

Telegramma di V. E. 4080 (2). Ho trovato modo indiretto ma sicuro di far pervenire a questo Governo suggerimento di V. E. per lo scioglimento delle società panserbe. Per quanto qui si dica che panserbismo non è un delitto in Serbia pure di fronte all'eventualità di un'ultima richiesta del Governo austroungarico suggerimento di prevenire tale domanda è stato molto apprezzato ed è stato sottoposto a Patchich che lo ha preso in considerazione d'urgenza. In quanto alla propaganda panserba in Bosnia Erzegovina Gierisl dice essa non può essere fomentata da agitatori serbi residenti a Belgrado i quali non avrebbero modo comunicare oltre confine essendo interdetta introduzione in Austria dei giornali opuscoli libri serbi e sottoposti a severa censura. Ripeto che Governo serbo è disposto ad accettare qualsiasi giusta richiesta dell'Austria, ma qui si nutrono serii timori che invece domande saranno troppo esagerate. È troppo evidente che mentre Governo serbo cerca in tutti i modi di evitare complicazioni in Austria si cerca invece mantenere viva agitazione. Ne è una prova panico vergognosamente avvenuto domenica scorsa a questa Legazione d'AustriaUngheria su cui ha riferito esattamente agenzia telegrafica e che è stato manifestamente provocato ad arte per dimostrare che vita rappresentanti e cittadini austro-ungarici in Belgl'ado non è più sicura. Invece non si è verificato il minimo incidente; da confidenze fattemi da un membro di questa Legazione d'Austria-Ungheria ho riportato impressioni che risultato vero o falso dell'istruttoria di Serajevo sia molto grave.

13-Documenti diplomatici -Serie IV-Vol. XII

(l) -Comunicato (t. 4162) il 17 luglio ad Avarna, Bollati, Carlotti e Fasciotti. (2) -Vedi D. 201.
286

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

6291/657. Durazzo, 16 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 14,03) (1).

Telegramma V. E. 4077 (2).

Mentre ho sempre tenuto presente e continuo a tener presente il grande interesse ad evitare intervento armato italo-austriaco in Albania, è evidente che questo intervento armato finirà per imporsi per se stesso, contro nostra volontà, se non si farà una pressione efficace sulla Grecia.

Ormai non è un segreto nè per la Grecia nè per l'Austria-Ungheria (e lo faceva intendere poco fa Varatassi ad alcuni amici suoi in seguito probabili informazioni di Coromilas) che l'Italia e l'Austria-Ungheria, sia per diffidenza, sia per la situazione internazionale, non avrebbero mai usata la forza per far rispettare i deliberati di Londra. In ciò sta l'origine di tutto il male.

Se anche non vogliamo intervenire con mezzi coercitivi, non conviene certamente farlo sapere ad un avversario disposto rischiare tutto e ricorrere ad ogni sorta di inganni e di sopraffazioni.

Se dunque Italia e Austria non provvedono sollecitamente, ci troveremo dinanzi al dilemma di abbandonare l'Epiro o di ricorrere all'intervento armato che dovremmo evitare assolutamente. Questa diventa anche una questione di prestigio per noi in Albania, se ..... (3) gli Epiroti sarà inutile .parlare di penetrazione italiana nei Balcani e della nostra influenza politica fra queste popolazioni. La stessa Austria si incaricherebbe di soppiantarci mentre noi non avremmo neppure salvato la nostra dignità e la nostra amicizia con la Grecia. Così pensano gli stessi Russi o Francesi che pure vedono con invidia il consolidamento della nostra posizione nei Balcani e nel Mediterraneo orientale.

287

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6324/970 (4). Vienna, 16 luglio 1914, ore 16,30 (per. ore 23,20).

Nel colloquio avuto oggi con Berchtold, il discorso essendo caduto sulla risposta data da Tisza ai vari oratori che avevanlo interpellato nella Camera ungherese circa rapporti tra la Monarchia e Serbia, Berchtold ha rilevato che quelle risposte dimostravano quanto mi aveva già affermato che, cioè, la situazione non era ancora chiara. Avendo osservato che da quelle risposte sembrava

Il 17 luglio Martin Franklin da Budapest telegrafa (n. 6361!27) che la notizia riportatada vari giornali di richiamo di varie classi e parziale mobilitazione ha «aumentato stato trepidazione di questa opinione pubblica impressionata dalla serietà delle dichiarazioni fatte avantieri dal Conte Tisza alla Camera dei Deputati •. Venne ancora ritrasmesso (t. 4162) il 17 luglio ai suddetti ambasciatori, e ai ministri a Belgrado e Bucarest.

che il passo a Belgrado di cui si parlava da più giorni sarebbe stato certamente fatto e che non sarebbe da escludere del tutto un conflitto armato, ove esso non avesse avuto risultato soddisfacente, Berchtold ha replicato che nessuna decisione era stata presa ancora al riguardo dal Governo I. e R. Nel lamentare poi il panico che erasi prodotto in questi giorni in borsa coi ribassi dei valori specialmente industriali sia austriaci che ungheresi, senza che alcun fatto fosse avvenuto che avesse potuto giustificarlo ha aggiunto che l'istruttoria procedeva con molta lentezza e che non poteva che ripetermi che soltanto dopo la sua chiusura Governo I. e R. avrebbe potuto decidere la condotta da tenersi verso la Serbia.

(l) -Il telegramma fu trasmesso via Bari. (2) -Vedi D. 198. (3) -Gruppo mancante. (4) -La sostanza di questa comunicazione venne trasmessa lo stesso giorno col telegramma n. 4125 agli ambasciatori a Berlino e Pietroburgo e al ministro a Belgrado.
288

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 719 (CORRIERE). Roma, 16 luglio 1914, ore 18.

(Per Berlino). Mio telegramma Gabinetto n. 701 (1). Il r. ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue: «Convengo con

V. E. che la situazione in Albania ecc. ecc. » (Tel. Gab. 730/58) (2). Ho risposto come segue a S. E. A varna: (Per Vienna). Sua Tel. Gab. n. 58. (Per tutti e due). Sull'opportunità di tenere ora uno scambio di idee diretto

con codesto Governo sugli argomenti indicati da V. E. mi fa dubitare la convinzione che V. E. stessa conferma che sia difficilissimo giungere ed un accordo. (Per Vienna solamente). Nel comunicare il telegramma di V. E. Gab. n. 58

a S. E. Bollati gli ho date le seguenti istruzioni: (Per tutti e due). Mi rimetto a V. E. sul modo nel quale conviene che ella parli con Jagow e pregola darmi il suo parere su quanto riferisce S. E. Avarna.

289

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6310/278. Londra, 16 luglio 1914, ore 19 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. 411& (3).

Grey mi ha detto che circa prestito Montenegro il Governo inglese è pronto a fare onore impegni assunti nei limiti stabiliti e approvati dal primo ministro che sono stati già oltrepassati, avendo ottenuto consenso Consiglio dei ministri al piccolo aumento del prestito desiderato dal Montenegro. Gli sarebbe impossibile ora presentare ulteriori domande al Consiglio dei ministri perchè..... (4) fa difficoltà. Ciò stante se non si riesce a fare ritornare Germania sui propositi

ora manifestati sembra a Grey non rimangano che due alternative: o si diminuisce l'ammontare del prestito deducendone la quota tedesca: o le potenze interessate di più alle sorti Montenegro (Italia e Russia) si accollino rateaimente la quota stessa.

(l) -Vedi D. 77. (2) -Vedi D. 154. (3) -Vedi D. 270. (4) -Gruppo non decifrato.
290

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6315/304. Atene, 16 luglio 1914, ore 20 (per. ore 22).

Telegramma di V. E. 4117 (1).

Recatomi immediatamente da Streit gli ho lasciato nota firmata redatta in termini piuttosto energici circa ambedue incidenti navi nazionali fucilate da Saseno. Gli ho detto che se in termine brevissimo egli non mi rispondeva, sarei stato incaricato fargli altra comunicazione in termini più perentori ancora. Streit ha rigettato ·col,pa sul Ministero della marina la cui lentezza nel provvedere all'evacuazione di Saseno è stata ultimamente motivo di escandescenze da parte di Venizelos. Io ho concluso che da qualunque parte venisse ritardo, esso era ormai inammissibile.

291

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6316/305. Atene, 16 luglio 1914, ore 20 (per. ore 22).

Streit parlandomi della .partenza di questo ministro Stati Uniti per l'Epiro mi ha detto che quel viaggio nasconde gravi pericoli poichè egli come nel suo viaggio precedente agirà in senso contrario all'accordo di Corfù. Quantunque dimissioni di Williams siano state da ogni parte annunziate come regolarmente date ed accettate, pure questo Governo non avendo avuto comunicazione ufficiale alcuna è costretto considerarlo tuttora come ministro Stati Uniti. Altrimenti mi ha detto Streit nel nostro convincimento che il suo viaggio sia per riuscire dannoso lo avremmo fatto arrestare.

292

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO.

T. 4136. Roma, 16 luglio 1914, ore 21.

Giornali riportano articolo pubblicato ·nel Neues Wiener Tageblatt del 13 corrente dove si parla di un accordo che sarebbe stato concluso recente

mente fra Francia e Russia ed avrebbe per oggetto la creazione di una base navale russa nella baia di Antivari. Ingegneri militari russi avrebbero già pronti progetti concreti. Pregola telegrafarmi cosa le risulta di vero in tale notizia (1).

(l) Del 16 luglio, col quale Di Sangiuliano comunicava che due paranze italiane erano state fatte segno a scariche di fucileria da Saseno, e perciò pregava • ottenere pronte spiegazioni anche su questo incidente •· Il 19 luglio Bosdari rispondeva (t. 6436/311) che ministro degli Esteri, Streit, avrebbe fatto un'inchiesta e ne avrebbe comunicato il risultato.

293

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6313/400. Parigi, 16 luglio 1914, ore 21 (per. ore 0,10 del 17).

Telegramma di V. E. 4115 (2).

All'organizzazione della milizia albanese da parte del colonnello Philips l'Inghilterra ha fatto due obiezioni. La prima che dopo che gli ufficiali europei di Scutari l'avranno istruita non si saprà come fare per sostituire gli ufficiali stessi. La seconda che è inutile pensare ad organizzare la milizia quando non vi sono i denari per pagarla. Governo francese pensa che la prima obiezione non è decisiva. Quanto alla seconda dipende esclusivamente dall'Austria e dall'Italia il dirimerla decidendo una buona volta di dare una risposta circa la Banca Albanese che dovrà fare il prestito col quale potrebbe pagarsi la milizia.

Governo francese quindi ritiene che le insistenze per la milizia non potrebbero avere alcun risultato se prima non si risolve la questione della Banca. Qui si sa benissimo che il ritardo dipende da Vienna e non da Roma.

294

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6331/647. Valona, 16 luglio 1914, ore 22,10 (per. ore 1,30 del 17).

Villaggio Selischta è stato incendiato da Bestasc Zacrani del quale però non è ancora certa completa unione coi ribelli. In città sono due correnti una fàvorevole una contraria resistenza. Generale de Veer partito oggi senza aver potuto imbarcare tutte le munizioni e mitragliatrici come pare gli fosse stato ordinato da Durazzo. Maggiore Schleuss rinunziato comando piazza sostituito da un maggiore albanese Hussein. Ahmed effendi comanda volontari. Dimissioni Schleuss evidentemente conseguenza riunione di cui al mio Tel. n. 622 (3) nella quale assurda situazione Olandesi apparve evidente sollevando commenti poco lusinghieri anche dagli stessi austriaci. Malgrado dichiarazioni fattemi jeri da Ismail Kemal bey sembrami che movimento che a lui fa capo con comitato da lui presieduto tenda sempre più ad agire per conto proprio anche naturale

effetto presente anarchia. Già si vocifera in città che Ismail Kemal bey formerà nuovo Governo provvisorio; d'altronde si sentono riprendere in discussione certe idee di regime federativo, cantonale o simile assai significative.

Ad ogni buon fine gradirò avere fin d'ora norma su attitudine e linguaggio

da tenere (1).

(l) -Il ministro a Cettigne il 21 luglio comunica (t. 6498/120) che non gli risultava nulla circa la notizia suddetta, che la baia di Antivari in parte apparteneva all'AustriaUngheria. Sulla costa di Dulcigno, invece, esisteva la baia della Noce, che forse aveva i requisiti per divenire una base navale. (2) -Vedi D. 268. (3) -Vedi D. 229.
295

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6380/667. Durazzo, 16 luglio 1914 (per. il 18).

Il Principe ha nominato in via provvisoria il noto Kristo Mexi suo consigliere privato.

Il Mexi mi ha detto di dover questa nomina all'interessamento del re di Romania ed è venuto a pregarmi di accordare tutto il mio concorso per dissipare la nube passata tra l'opinione pubblica italiana e l'Albania causa l'agitazione provocata da alcuni irresponsabili albanesi (leggi i soliti agenti prezzolati). Egli dice che il Principe del tutto innocente di questi malintesi sarebbe disposto a sentire i nostri consigli invece di lasciarsi indurre a commettere errori come quelli che hanno compromesso la situazione.

Allo stato attuale delle cose riesce quasi impossibile dare consigli efficaci ad un sovrano che non sa discernere la vera linea di condotta da seguire in mezzo alle influenze disparate esercitate da ogni lato tanto più che egli non si decide mai a nulla di positivo. Mi sono quindi limitato ad assicurare che il

R. Governo fa del suo meglio per appoggiare il Principe nelle attuali critiche circostanze d'accordo con l'Austria-Ungheria.

296

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6382/668. Durazzo, 16 Zuglio 1914 (per. il 18).

Oggi col trasporto militare austriaco « Herculus » sono giunti 12 cannoni da montagna vecchio modello e con relativo ammunizionamento e basti per il loro trasporto.

Non ho potuto sapere il costo preciso di tale fornitura ma pare si tratti di somma relativamente modesta. Le trattative per questa fornitura sono state condotte segretamente ed il venditore sarà qualche ditta privata. Non dubito che il Governo austriaco certamente al corrente della cosa non abbia avvertito il R. Governo almeno per riguardo al conto di parità altrimenti si tratterebbe di una violazione dello spirito di un accordo economico. Noto in proposito che

(n. 4219) a lui e a Lori: • Non è ben chiaro che cosa si prefigga Ismail Kemal e suoi precedenti non affidano sua lealtà. Conviene quindi V. S. tenga per ora attitudine di riserva verso movimento che fa capo a lui •·

mai nei conti presentati dal ministro delle finanze alla commissione di controllo havvi una somma di 300.000 franchi che il Governo non ha potuto giustificare ma che si crede trattarsi di forniture e noleggi fatti in Austria almeno in parte. Conformandomi alle raccomandazioni di V. E. mi sono astenuto dal fare osservazioni che potessero dar luogo a qualche malinteso, ma è necessario di avere gli opportuni schiarimenti dal Governo di Vienna.

(l) Il 20 luglio Di Sangiuliano. comunicando questo telegramma ad Aliotti, telegrafa

297

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6381/670. Durazzo, 16 luglio 1914 (per. il 18).

Gli insorti hanno inviato due parlamentari, con quattro lettere dirette alla Legazione d'Italia, Francia ed ai delegati d'Inghilterra e di Russia. Esse saranno consegnate domattina. Il Principe concentra oggi ogni sua speranza sull'Italia e cerca d'appoggiarsi su di me in questi momenti in cui rimane scarsa speranza di rimediare tutti gli errori commessi. Vi è il doppio pericolo d'irritare l'Austria-Ungheria se il Principe si accosta soverchiamente a noi e di esporsi ad un insuccesso sgradevole pel nostro prestigio se daremo consigli non seguiti da buoni risultati. La notizia dell'arrivo di queste lettere è già nota in città a causa v1v1

commenti pel fatto che nessuna lettera sarebbe diretta alle Legazioni d'Austria e di Germania.

298

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 1467/712. Vienna, 16 luglio 1914 (per. il 24).

Ho l'onore di trasmettere qui unito a V. E. l'articolo di fondo della Militiirische Rundschau di ieri(1). Il giornale che rispecchia le idee di questi circoli militari domanda esplicitamente che si intraprenda, ed al più presto, la guerra alla Serbia. Esso ricorda come la soverchia pazienza dimostrata dalla Monarchia di fronte alla Serbia nel 1908 e nel 1912 oltre alle ingenti spese per la mobilita..: zione ed alla perdita di miliardi che causò alla ricchezza nazionale, espose l'Austria-Ungheria al ridicolo universale. E considerando essere il problema serbo destinato a produrre presto o tardi un ·conflitto con l'Austria-Ungheria, reclama apertamente che questo avvenga ora, giacchè questa è l'ultima occasione propizia. Infatti ora la Russia non è ancora pronta mentre lo sarà fra

qualche anno avendo completato i suoi armamenti e sarà allora più forte della Monarchia.

L'articolo conclude dicendo che sono in ballo non soltanto la situazione di grande potenza dell'Austria-Ungheria, il suo onore ed il suo prestigio ma anche la sua stessa esistenza, il suo essere o non essere.

(l) Non rinvenuto.

299

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. U. 6346/279. Londra, 17 luglio 1914, ore 1,43 (per. ore 16,04).

Mio telegramma n. 278 (1).

Giusta promessa datami Grey mi ha comunicato ieri sera seguente telegramma diretto in giornata agli ambasciatori britannici: «Ho dato istruzioni all'incaricato di affari di S. M. ad Atene di informare ministro degli Affari esteri delle serie informazioni pervenute all'Ammiraglio ed a Lamb di orribili eccessi commessi da Greci ed Epiroti a Coritza e di dirgli, che pur essendo convinto desiderio di Venizelos d'impedire avvenimenti simili, il fatto di essere essi dovuti a Greci per quanto irresponsabili produce impressione assai sfavorevole. Incaricato d'affari ha pure istruzioni di unirsi in qualsiasi passo unanime dei suoi colleghi ad Atene a condizione che essi siano compatibili col tener conto buone intenzioni di Venizelos conformemente precitate istruzioni.

300

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6347/280 (2). Londra, 17 luglio 1914, ore 1,43 (per. ore 16,40).

Mio telegramma 276 (3).

Grey mi ha comunicato ieri sera seguente telegramma diretto ieri stesso al colonnello Philips. Governo austro-ungarico ed italiano insistono perchè istruzione forze albanesi a Scutari proceda più spedita. Ho risposto voi non dovete esser posto nella posizione di raccogliere una forza senza avere denaro per mantenerla (?) ed appoggiarla (?), ma che io vi avrei autorizzato di conferire con ufficiali comandanti altri contingenti e se essi sono pronti, a procedere a tutti preparativi possibili per iniziare reclutamento ed istruzione non appena si disporrà del denaro occorrente.

2CO

(l) -Vedi D. 289. (2) -Comunicato il 18 luglio (t. 4174) agli ambasciatori a Berlino, Parigi, Pietroburgo, Vienna e ai ministri a Durazzo, Bucarest, aggiungendo: « Analoga comunicazione mi ha fatto oggi questo ambasciatore britannico •. (3) -Vedi D. 275.
301

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6342/282. Londra, 17 luglio 1914, ore 1,43 (per. ore 17,50).

Tur,khan pascià venne ieri a vedermi e mi narrò suoi colloqui poco prima avuti con Grey e Nisolson. Al pari di Sazonoff Grey si espresse in modo benevolo e simpatico a riguardo del Principe. Per l'invio truppe ripetè note dichiarazioni che cioè Inghilterra non manderà un solo soldato pur non sollevando obiezioni di sorta se Romania altre potenze crederanno doverlo fare. Sulla Romania ripetè che non credeva giustificato esercitare pressioni. Circa prestito dette risposta analoga a quella di cui mio tel. n. 283 (1). Grey riconobbe da ultimo con Turkhan pascià .gravità insurrezione e.pirota che disse cagionavagli preoccupazioni. Avendo Turkhan pascià insistito sul fatto che Albania è stata creata a Londra in una conferenza presieduta da Grey, segretario di Stato rispose osservando che in verità l'Albania fu creata unicamente per..... (2) degli interessi dell'Itaia e dell'Austria-Ungheria. Turkhan pascià vide pure ieri Cambon e lo rivedrà oggi. Mi sono messo a sua disposizione informandolo che giusta ordini di V. E. non aveva mancato di rivolgere qui calde raccomandazioni in appoggio sue pratiche. Rivedrò oggi Turkhan pascià che parte domani per Parigi.

302

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6363/283. Londra, 17 luglio 1914, ore 1,43 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. 4094 (3).

Avendo io nel colloquio di ieri insistito sulle strettezze finanziarie albanesi e sulle impellenti necessità di fornire al principe denaro, Grey mi disse per parte sua essere sempre pronto a concorrere prestito giusta accordi stabiliti, essere però evidente che questione prestito non potrà venire regolata se Francia ed Austria-Ungheria non riescono a mettersi d'accordo. Nel medesimo senso 5i espresse Grey con Turkhan pascià.

(l) -Vedi D. 302. (2) -Gruppo mancante. (3) -Vedi D. 245.
303

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6374/285 (1). Londra, 17 luglio 1914, ore 9,18 (per. ore 0,40 del 18).

Esco da una visita a Turkhan pascià. Egli vide stamane ambasciatore dì Francia che mostrando interesse alla situazione Albania di cui riconosce gravità ha giustamente rilevato necessità primaria di presto fornire Governo albanese risorse finanziarie per provvedere a tutte le esigenze a cominciare da quella dell'organizzazione delle forze militari. Occorre quindi affrettare quanto più possibile (?) prestito al che non si potrà mai giungere fino a che durano molteplici ostacoli e difficoltà sollevate non da Italia ma dalla burocrazia austriaca. Turkhan pascià ha poi letto resoconto telegrafico risultato visita a Berlino. In complesso linguaggio Jagow è stato banale ed ha fedelmente rispecchiato molto relativo interesse tedeschi per l'Albania. Turkhan pascià mi ha inoltre comunicato telegramma del nuovo ministro Affari esteri albanese descrivente gravità sempre maggiore situazione ed esortandolo con solite frasi enfatiche a fare appello elevati sentimenti generosità britannica. Turkhan pascià mi ha chiesto se credeva che rinnovate sue insistenze avrebbero indotto Grey a mutare avviso sia circa invio soldati inglesi sia circa pressioni a Bucarest. Conoscendo Grey gli ho detto sono d'avviso che nessuna insistenza potrebbe fargli modificare decisioni partecipate ufficialmente ai Governi e per giunta annunziate in Parlamento. Avendo Turkhan pascià osservato esservi qualche motivo di ritenere inglesi disposti a lasciarsi convincere da unanimi consigli potenze ho osservato in tal caso per quanto riguarda almeno Inghilterra converrebbe Governo romeno faccia direttamente e in modo chiaro capire siffatta sua disposizione visto che Grey ha interpretato alla lettera categoriche dichiarazioni negative romene e con sua logica inesorabile non crede giusto spingere Bucarest a fare quello cui Londra si è rifiutata. Ciò stante ho concluso Tuhkhan pascià farebbe forse bene a recarsi a Bucarest per cercare di convincere in persona Governo romeno sia a mandare senz'altro (2) sia a lasciare capire che desidera consigli unanimi potenze in tal senso. Visita di Turkhan pascià dopo sua conferenza con ministri grandi potenze potrebbe lusingando amor proprio romeno facilitare realizzazione suoi scopi. Turkhan pascià si è mostrato propenso ad una gita in Romania. In conclusione ho detto a Turkhan pascià che stante perfetta reciproca franchezza mie relazioni con Mensdorff io lo autorizzavo anzi lo pregavo di metterlo al corrente dei particolari del nostro colloquio del quale mi riservavo del resto di intrattenerlo al più presto io stesso.

Questo telegramma di Imperiali venne comunicato (t. 4232) il 21 luglio agli ambasciatori a Berlino, Vienna. Parigi e Pietroburgo con l'aggiunta: • V. E. all'evenienza potrà valersi di queste informazioni».

(l) Il 18 luglio Imperiali telegrafa (t. 6394/287) che Nicolson aveva dimostrato «molta cordialità molteplici simpatie» a Turkhan pascià, ma facendo • ben capire che qui non s'intende in alcun modo modificare decisioni già prese •. Inoltre aveva insistito • sulla necessità ed urgenza di provvedere alle risorse finanziarie Albania mediante pronta soluziQne questione banca ritardata difficoltà burocrazia austro-ungarica. Nicolson non dissimulò preoccupazione per questione Epiro aggiungendo avere questo Governo già dato istruzioni per comunicazione ad Atene. Turkhan pascià domani parte per Parigi ed attenderà ordini Principe circa eventuale sua gita a Bucarest •.

(2) Gruppo mancante.

304

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6378/518 (1). Berlino, 17 luglio 1914, ore 9,50 (per. ore 2,10 del 18).

Miei telegrammi nn. 513 (2) e 516 (3). Jagow mi ha oggi ripetuto che aveva dato istruzioni al rappresentante germanico ad Atene di associarsi ai suoi colleghi per un passo inteso ad ottenere (4) presso il Governo ellenico negli affari di Epiro. Egli aveva ciò dichiarato stamane anche a questo ambasciatore austro-ungarico e a questa Legazione d'Inghilterra la quale gli aveva pure comunicato l'adesione del suo Governo secondo le istruzioni date da Grey. Il rappresentante britannico ad Atene doveva chiamare seriamente l'attenzione del Governo greco sulla gravità delle notizie, giunte anche a Londra, circa eccessi commessi dalle bande in Epiro, e doveva unirsi ai suoi colleghi nel passo che avrebbero concretato in proposito: ma doveva astenersi da ogni espressione che potesse suonare biasimo alla condotta di Venizelos. Io feci osservare a Jagow che con questa riserva si correva il rischio di compromettere l'efficacia del risultato da ottenere, e che si trattava, del resto, di protestare non solo per gli eccessi delle bande greche ma anche per la affermata partecipazione di truppe regolari al movimento e di chiedere al Gabinetto di Atene adozione di misure positive per porre fine a questo stato di cose. Jagow mi ha risposto che così appunto egli la intendeva e che non dubitava che anche senza rivolgere un biasimo a Venizelos per tener conto degli scrupoli inglesi si sarebbe potuto trovare una formula atta ad esprimere chiaramente il pensiero delle potenze. Chiese informazioni se vi era qualcosa di vero nelle notizie pubblicate da""Cgiornali che l'Italia preparasse una spedizione per Valona. Risposi che a me nulla ne risultava e mi riferii alla smentita oggi appunto qui giunta dell'Agenzia «Stefani » circa movimento di truppe. Soggiunsi però che certamente l'Italia non potrebbe tollerare che venissero alterate le decisioni state prese dall'Europa circa la frontiera dell'Albania; ma che, nell'azione che si ~endesse eventuale per ristabilire Io stato di cose decretato, essa credeva di poter contare sul concorso tutte le potenze e sperava che non diventasse inevitabile un suo intervento isolato.

(l) -Il 21 luglio Di Sangiuliano comunica (t. 4236) questo telegramma agli ambasciatori a Londra, Parigi, Pietroburgo e Vienna, con l'aggiunta, comunicata anche all'ambasciatore a Berlino: • Comunico quanto precede per opportunamente valersene nelle sue comunicazioni con codesto ministro degli Affari esteri •. (2) -Vedi D. 203. (3) -Vedi D. 306. (4) -Gruppo mancante.
305

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6377/517 Berlino, 17 luglio 1914, ore 10,30 (per. ore 1,30 del 18).

Telegramma di V. E. 4094 (1). Il ministro di Germania a Durazzo aveva egli pure reso conto al suo Governo della comunicazione fatta dal Principe ai rappresentanti esteri. Jagow mi ha detto in proposito che delle tre domande formulate dal Princ~pe il Governo germanico aveva già aderito senza riserve alla prima concernente il prestito ed alla terza, per la pressione da farsi sulla Grecia, ma che doveva persistere nel suo rifiuto di aderire alla seconda (?). Io gli feci osservare che era questa appunto la più importante e che se non si accordavano al principe le forze internazionali (2) rumene, da lui richieste, gli si toglievano implicitamente i mezzi di mantenersi in quella situazione, in cui la volontà concorde dell'Europa l'aveva collocato. Jagow non disconosceva il fondamento di queste mie osservazioni, e ammetteva pure che il Principe nel suo disperato appello alle potenze avesse in fondo ragione, ma soggiungeva che non vedeva il mezzo di vincere le difficoltà gravissime esistenti per l'invio di truppe internazionali in Albania. Diceva che intanto e finchè Durazzo resiste si potrebbe almeno cominciare coll'organizzazione di quella milizia per la quale tutte le potenze si dichiararono disposte a concedere come istruttori ufficiali a Scutari. Ma anche per ciò come faceva notare una comunicazione qui rimessa dall'incaricato d'affari d'Inghilterra occorrono mezzi finanziari: e sarebbe dunque necessario regolare al più presto la questione della Banca che con quel prestito è connessa. Jagow mi ripeteva in proposito la raccomandazione già fattami ultimamente (mio tel. 511) (3).

306

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6352/516 (4). Berlino, 17 luglio 1914, ore 14 (per. ore 15,40).

Mio telegramma n. 513 (5).

Mio collega austro-ungarico avendo ricevuto istruzioni analoghe a quelle impartitemi da V. E. ha pregato ieri Jagow di autorizzare ministro germanico ad Atene ad associarsi al passo di energico ammonimento al Governo ellenico per i fatti di Epiro.

Jagow ha risposto al conte Szogyeny negli stessi termini di cui al citato mio telegramma, assicurandolo di avere già inviato a Quadt istruzioni nel senso desiderato.

In seguito a nuova richiesta del r. ambasciatore a Vienna Berchtold accentuando la particolare importanza da lui attribuita a questa questione ha oggi nuovamente incaricato quest'Ambasciata I. e R. di insistere presso Governo germanico affinchè l'azione del suo rappresentante ad Atene sia sollecita ed energica e per quanto è possibile efficace.

Mio ·Collega austro-ungarico si propone di parlare oggi stesso in tal senso al dipartimento degli Affari esteri.

(l) -Vedi D. 245. (2) -Gruppo mancante. (3) -Vedi D. 218. (4) -Comunicato il 19 luglio (t. 4186) agli ambasciatori a Pietroburgo, Londra, Parigi, Vienna e ai ministri ad Atene, Bucarest, Durazzo. (5) -Vedi D. 203.
307

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6360/307. Atene, 17 luglio 1914, ore 15 (per. ore 16).

Seguito mio telegramma n. 304 (1).

Con nota che invio per PQSta oggi questo ministro Affari esteri m'informa che un cacciatorpediniere greco si è recato ieri Saseno per fare evacuare isola dalla piccola guarnigione che vi si trova. In questa occasione si farà inchiesta sui due incidenti di cui ai telegrammi di V. E. 3968 (2) e 4117 (3).

308

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6439/308. Atene, 17 luglio 1914, ore 15,30.

Streit è venuto a dirmi in questo momento che il re Costantino lo aveva incaricato dichiararmi formalmente e solennemente che esercito ellenico non aveva preso parte alle ultime operazioni degli Epiroti. S. M. impegna in tale dichiarazione proprio onore personale. A quanto ho potuto comprendere questo passo ha avuto origine da un telegramma giunto questa notte al Governo elle

nico da Pietroburgo nel quale si ripetono accuse al riguardo fatte a Durazzo in modo speciale dal r. ministro.

309

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA

T. 4141. Roma, 17 luglio 1914, ore 16,40.

Mio dispaccio circolare n. 40249 (4).

Informatore Trieste telegrafa:

«Venerdì 10 corrente partirono da Trieste col solito mezzo mille fucili con baionetta ed un milione cartucce.

Sabato undici a mezzo trasbordo in alto mare diciotto miglia fuori Punta Salvore all'estremità penisola !stria effettuato da rimorchiatore austriaco su un veliero in forma schooner partirono per Solum otto pezzi montagna tipo Creuzot da 65 munizioni come venne riferito ».

(l) -Vedi D. 290. (2) -In nota al D. 64. (3) -In nota al D. 290. (4) -Non riprodotto.
310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROBURGO, CARLOTTI E A VIENNA, AVARNA.

T. 4143 (1). Roma, 17 luglio 1914, ore 16,40.

(Per Vienna). Suo telegramma n. 950 (2).

(Per Londra). Suo telegramma n. 266 (3).

(Per tutti meno Londra e Vienna). Su parere Imperiali ho incaricato r. ambasciatore Vienna adoperarsi presso Berchtold perchè da parte Governo italiano e austro-ungarico fosse rivolto invito potenze mandare loro navi Valona cooperare con italiane e austro-ungariche impedire sbarco armi e munizioni in quel porto.

(Per Londra). Considerazioni V. E. sembrandomi giuste, opportune e corrispondenti nostro punto di vista nella questione ho incaricato r. ambasciatore Vienna di ottenere adesione Berchtold.

(Per tutti meno Vienna). A tal proposito Duca Avarna telegrafa quanto segue: (riprodurre telegramma da Vienna n. 6170/950) (2).

Forgach presso cui ..... munizioni Valona.

Prego V. E. fare passo in tal senso presso codesto Governo appena suo collega austro-ungarico abbia ricevuto analoghe istruzioni.

(Per Vienna). Prego V. E. sollecitare invio istruzioni ai rappresentanti austro-ungarici accordarsi con R. ambasciatori per passo relativo navi potenze Valona (4).

Il 18 luglio Imperiali telegrafa (t. 6392/288) che Nicolson aveva osservato c a titolo personale che per impedire efficacemente sbarco armi e munizioni a Valona navi da guerra dovrebbero all'occasione poter esercitare diritto di visita su navi commerciali di qualunque nazionalità e che era da chiedere se e fino a qual punto una azione simile sarebbe conforme al diritto di mancanza di una previa dichiarazione di blocco. Comunque darmi risposta dqpo averne riferito a Grey. Mensdorff munito identiche istruzioni parlerà nello stesso senso lunedì; egli mi ha autorizzato ad annunziare fin da oggi a Nicolson analoga sua comu

nicazione ».

Il 18 luglio Tittoni telegrafa (t. 6419/406) di aver fatto, • d'accordo con questo ambasciatore d'Austria-Ungheria » il passo prescrittogli e che gli è stato risposto • che, quantunque l'efficacia della misura in questione sembri dubbia, pure questo Ministero Affari esteri

si metterà in relazione con i Gabinetti d Londra e d Pietroburgo e mi darà una risposta

al riguardo ».

(l) -Comunica tel. 18 luglio di Imperiali (t. a. 6392/288). (2) -In nota al D. 162. (3) -Vedi D. 116. (4) -Il 18 luglio Avarna telegrafa (t. 6403/987) che Berchtold gli aveva detto di aver già impartite istruzioni necessarie • ai rappresentanti austroungarici « per passo relativo navi potenze Valona ».
311

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI.

T. GAB. RR. 720. Fiuggi, 17 luglio 1914, ore 17.

Decifri Ella stessa. (Per Vienna e Berlino). Ho tele,grafato al r. ambasciatore a Pietroburgo e al r. ministro ,a Bucarest quanto segue:

(Per tutti). In via confidenziale informo che da fonte autorevolissima mi risulta che Austria-Ungheria sostenuta dalla Germania, essendo entrambe convinte che Russia non si muoverà, imporrà alla Serbia condizioni inaccettabili per aver pretesto ad attaccarla e schiacciarla annettendosi poi probabilmente territori da determinare. Probabilmente tale pericolo grave anche pei nostri interessi sarà evitato se, prima di un passo austriaco irrevocabile a Belgrado, Governo russo farà conoscere amichevolmente ai Governi austriaco e tedesco che non rimarrebbe indifferente e neutrale o se Governo romeno farà loro conoscere che considera come contrario ai suoi vitali interessi e come incompatibile col mantenimento dell'amicizia romena qualunque atto che miri ad indebolire la Serbia e a strappare ad essa o al Montenegro qualsiasi parte del loro territorio.

Senza che in alcun modo si possa sapere e sospettare che ciò viene dal

R. Governo bisognerebbe che Ella trovass'e subito un modo non ufficiale e segreto e possibilmente indiretto di far sì che codesto Governo faccia con uguale segretezza il passo anzidetto a Vienna, Berlino prima che l'Austria formuli le sue domande alla Serbia.

Prego rispondermi a Roma.

312

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. S. 6393/4 (1). Pietroburgo, 17 luglio 1914, ore 21 (per. il 18, ore 4,30).

Szapary, oggi arrivato, è tosto venuto a trovarmi.

A quanto egli mi ha detto sono premature tutte le voci diffuse dalla stampa circa richieste che Governo Imperiale austro-ungarico si disporrebbe a fare alla Serbia dovendosi prima rilevare dati positivi inchiesta in corso su delitto di Serajevo; egli ha accennato però alla eccitazione tuttora dominante più che a Vienna (2) ed ha espresso la speranza che Pachicht si mostrerà all'occorrenza saggiamente arrendevole. Dal suo linguaggio trasparivano invece dei dubbi e una preoccupazione male celata circa contegno della Russia in caso di una vertenza (2). Barone Scilling mi ha detto non potersi dubitare dello spirito

conciliante di Pachicht dal quale anche recentemente erano giunte assicurazioni che lo confermavano, ma che Serbia non potrebbe derogare illimitatamente suoi diritti sovranità a salvaguardia sua dignità. Egli ha aggiunto che un'attitudine provocante dell'Austria solleverebbe indignazione pubblica in Russia ed anche in Inghilterra ed in Francia, che però fino ad ora non erano giunte notizie allarmanti da Belgrado, ove la presenza di Mtiller negoziatore per le ferrovie orientali, era considerata di buon augurio, sebbene si presti al dubbio che eventuale pressione austriaca mirasse ed ottenere condizioni privilegiate in relazione a quella questione.

(l) -Comunicato (t. 4217) il 20 luglio agli ambasciatori a Vienna, Berlino, Parigi. (2) -Gruppo mancante.
313

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. 6371/402. Parigi, 17 luglio 1914, ore 21,05 (per. ore 0,40 del 18).

Telegramma di V. E. 4118 (1).

Ministero finanze al quale ministero affari esteri passò in esame questione prestito montenegrino, non ha ancora dato risposta e causa vacanze questa ritarderà ancora un poco; però quale che sia la risposta del ministero finanze, al ministero esteri dicono che dovendo essere presentata proposta al parlamento sarà difficile che questo voglia assumere la parte di garanzia rifiutata dalla Germania e prevedono anche che il saggio dell'interesse al 2 % incontrerà difficoltà. Ho fatto premure per sollecitare una decisione e le rinnoverò.

314

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. 6370/403. Parigi, 17 luglio 1914, ore 21,10 (per. ore 0,40 del 18).

Szécsen si è recato oggi al Ministero Affari esteri per appoggiare passo già da me fatto circa Epiro. Berthelot gli ha risposto che già in seguito mia proposta era stato telegrafato al ministro di Francia ad Atene e che egli aveva parlato con questo ministro di Grecia. Tanto questo quanto ministro affari esteri greco hanno ripetutamente assicurato che Governo greco non solo non incoraggia movimento epirota, ma cerca frenarlo e (?) Zografos fa tutto il possibile per persuadere gli Epiroti ad (2) l'accordo di Corfù. Il Governo greco dichiara inoltre desiderare che i delegati Commissione di controllo si rechino in Epiro perchè così potranno constatare non essere vero che truppe greche si trovino in mezzo ai battaglioni epiroti.

(l) -Vedi D. 270. (2) -Gruppo mancante.
315

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. 6376/519. Berlino, l' l luglio 1914, ore 21,58 (per. ore 0,40 del 18).

Telegramma di V. E. n. 4118 · (1). Ho oggi di nuovo vivamente insistito presso Jagow per la partecipazione della Germania al prestito montenegrino e gli ho dato lettura delle considerazioni esposte da V. E. circa la responsabilità che questo Governo si addosserebbe rifiutandosi ad una misura cui tutti gli altri Governi hanno aderito. Ho fiducia che le mie insistenze abbiano questa volta a sortire migliore risultato. Senza farmi una formale dichiarazione di adesione, Jagow mi fece alcune domande circa l'ammontare della somma occorrente ed altre modalità del prestito; e concluse col dirmi che si sarebbe messo in relazione colle autorità competenti dell'impero e mi avrebbe fatto conoscere una risposta definitiva. La quale sono ormai quasi certo che sarà favorevole. Come credo avere già

fatto osservare in tutte le successive fasi della questione dell'aiuto finanziario al Montenegro qui si è cominciato sempre col dire di no per finire poi col cedere.

316

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A BERLNO, BOLLATI, A PARIGI, TITTONI, E A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. CONFIDENZIALE 4155. Roma, 17 luglio 1914, ore 23,30.

A proposito continuo ripetersi incidenti alla frontiera bulgaro rumena presidente del consiglio rumeno ha detto al r. ministro a Bucarest che la sua condiscendenza e desiderio di stringere cordiali relazioni con la Bulgaria si spuntano di fronte animosità elemento militare bulgaro contro Romania che Gabinetto di Sofia non riesce dominare. Siccome membri bulgari commissione d'inchiesta negano evidenza e tergiversano Governo rumeno ha dato ordine

ai suoi commissari firmare verbale e ritirarsi senz'altro a Bucarest. Bratiano ha concluso che o Governo bulgaro si deciderà dar soddisfazione alla Romania

o questa troverà modo imporla.

317

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA, E AL CONSOLE A TRIESTE, LEBRECHT

T. 4156. Roma, 17 luglio 1914, ore 23,30.

(Per Cairo). Da fonte sicura apprendo che undici corrente a mezzo di trasbordo in alto mare diciotto miglia fuori punta Salvore (!stria) furono trasbor

14-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

dati da un rimorchiatore su un veliero in forma schooner otto pezzi montagna tipo Cruezot da 65 con munizioni. Spedizione è organizzata dal consolato di Turchia Trieste ed è diretta a Solum.

(Per Trieste). Noto informatore ci ha comunicato notizie circa spedizione otto cannoni Creuzot per Solum assicurando che ad essa si è interessato addetto consolare Turchia Trieste. Pregola indagare circa esattezza questa circostanza e possibilmente procurarmi indicazioni che possano giustificare reclamo al Governo ottomano.

(Per Cairo). Pregola avvisare confidenzialmente codesta Agenzia britannica affinchè disponga subito per sorveglianza necessaria impedire sbarco.

(l) Vedi D. 270.

318

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, E AL COMMENDATORE JOEL, A MILANO

T. 4157. Roma, 17 luglio 1914, ore 23,30.

(Per Parigi). Telegramma di V. E. n. 379 (l) e 400 (2). (Per Joel). Ringrazio sua lettera 8 corrente. (Per entrambi). Ambasciatore d'Austria-Ungheria comunica che Governo

I. e R. sentite banche interessate accetterebbe desiderio Francia che due vice presidenti sieno scelti fra i rappresentanti altre quattro potenze se venisse stabilito che i due vice presidenti non potranno fin dall'inizio avere sugli affari della banca l'influenza che deriva dalla loro posizione nel consiglio d'amministrazione. Governo I. e R. ritiene poi che due vice presidenti dovrebbero essere scelti a turno tra le sei potenze e restare in funzione per un limitato periodo di tempo. Infine quanto al regolamento circa rapporti tra direzione Durazzo e consiglio d'amministrazione Governo austro-ungarico pensa che redazione sia da affidarsi ai gruppi banche fondatrici quando compileranno statuto e che redazione dovrà essere basata sul principio che dovranno essere tenuti presenti soltanto i punti di vista commerciali e non quelli di influenza politica.

Governo I. R. domanda mio avviso su questi punti. Prego V. E. (V. S.) dirmi se Ella crede che questi desideri dell'AustriaUngheria abbiano probabilità di essere accettati dalla Francia.

319

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4165. Roma, 17 luglio 1914, ore 23,30.

Suo telegramma n. 922 (3). È chiaro che inchiesta in un ambiente come quello abissino non darebbe proficui risultati e lascierebbe cose nello stato attuale. V. E. potrà fare osser

vare ciò al conte Berchtold aggiungendo che il Governo autro-ungarico può chiedere informazioni sul conto del signor Schwimmer al Governo germanico.

Ricordo poi a V. E. il mio telegramma n. 322 del 13 gennaio 1913. Se V. E. diede di esso comunicazione Berchtold, Ella potrà ora rammentargli che già prima della nomina dello Schwimmer ponemmo in gùardia Governo I. e R. contro quella persona ritenuta di dubbia fede e dedita commerc,io armi ed altri affari loschi (1).

(l) -Vedi D. 161. (2) -Vedi D. 293. (3) -Vedi D. 91.
320

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6243/671. Durazzo, 17 luglio 1914.

Questo Governo mi comunica oggi copia del seguente telegramma spedito a Turkhan pascià a Londra:

«Abbiamo l'onore d'informarvi che in seguito alle dimissioni di Mufld bey, l'interim degli affari esteri è stato affidato al ministro Nogga. La situazione a Durazzo è stazionaria. Tuttavia prendiamo tutte le misure possibili per rafforzare le nostre posizioni. Bib-Doda resta a Durazzo per ordine del re. Un certo numero di volontari rumeni arriveranno fra alcuni giorni. Fra 10 giorni saranno circa 500 coi loro relativi ufficiali. L'invio di volontari austriaci e tedeschi non ha più avuto luogo in seguito alle misure coercitive dei rispettivi Governi. Sappiamo che dobbiamo contare sulle nostre proprie forze. Tentiamo anche i mezzi di persuasione e di conciliazione ma abbiamo l'impressione che gli insorti rimangono intransigenti.

A Berat sventolano le bandiere turche ed epirote. Anche Valona è in pericolo (2). Stiamo organizzandovi la resistenza. La situazione risultante dalla presa di Coritza e dall'avanzata greca su Tepeleni e su Berat è deplorevole. Dappertutto incendi saccheggi e massacri. Si stimano a 100.000 i profughi, donne fanciulli e vecchi che accampano fra Berat e Valona. Nella stessa Valona se ne trovano circa 20.000. Le loro sofferenze sono indescrivibili. La fame e le malattie che ne seguiranno fatalmente decimeranno queste infelici popolazioni che hanno perduto la capacità stessa di soffrire.

Noi facciamo appello alle potenze, per mettere fine a questi orrori e siamo persuasi che la nostra preghiera al Governo e alla nobile nazione inglese non resterà inascoltata.

Il 18 luglio Avarna telegrafa (t. 6397/981) che Berchtold lo aveva informato di aver ricevuto dal console austro-ungarico a Valona notizia che Dulis comandante epirota aveva

• ricevuto da Venizelos istruzioni speciali • di • ingiungere alle truppe epirote che agivano presso Valona » di c non continuare loro marcia su quella città. Console aggiungeva che da due giorni combattimenti presso Valona erano cessati •·

Il generale De Weer ritorna ora da Valona e riferisce che Tepeleni ed i villaggi di Turani, Dukai, Saliari sono stati incendiati. I Greci si sono avanzati fino a Meritzan non lontano da Canina. Valona si trova in preda ad un grande panico. È tempo che l'Europa intervenga in Epiro. La situazione di Valona minacciata al sud dai Greci ed al nord dagli insorti è molto critica. Noi siamo convinti che la chiave di una soluzione per invio d'una spedizione internazionale si trovi a Londra. S. E. Mishu che conosce bene gli uomini e le cose potrà prestarle appoggio. Preghiamo V. E. d'interessare l'Inghilterra perchè acconsenta all'invio di una spedizione rumena se non internazionale. Il nostro augusto sovrano manifesta il desiderio di sapere qualche cosa di preciso al riguardo ed invita V. E. a telegrafarci i risultati dei passi che farà a tale scopo».

Il Governo albanese mi ha pregato d'interessare V. E. perchè R. Governo appoggi in ogni modo possibile i passi che verranno fatti in questo senso da Turkhan pascià (1).

(l) -Il 18 luglio Di Sangiuliano telegrafa (t. 4171) ad Avarna che da • notizie non controllate... risulterebbe che si aggirano in Trieste abissini ricevuti da ufficiali austriaci e che oltre compenso 50.000 corone dai commercianti boemi dato a Schwimmer è in corso provvedimento per nominarlo consigliere intimo •. (2) -Lo stesso giorno anche Lori telegrafa (t. 6341/652) da Valona che avvenivano c serie concentrazione di armati sull'altra sponda della Voiussa •· Credevasi trattarsi • piuttosto qualche vendetta che di inizio vera e propria marcia su Valona •. Pare si tratti di vendetta di Bectach che odia • Ismail Kemal e suoi seguaci che in addietro gli incendiarono un villaggio, perciò se occupazione di Valona dovesse avvenire egli difficilmente lascerebbe qui occasione per vendicarsi •.
321

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6424/672. Durazzo, 17 luglio 1914.

La nomina di Cristo Mexi a consigliere privato ha suscitato vivo fermento fra un gruppo di nazionalisti o pseudo nazionalisti, i quali asseriscono essere il Mexi stato già in carcere per furto in Grecia e di aver fatto la spia per la Romania, ove egli sarebbe assai sfavorevolmente conosciuto dal Majoresco.

Io credo che questo giudizio è per lo meno esagerato.

Però parecchi nazionalisti tra cui il bey Konitza il quale venne a protestare presso di me, esprimendosi in termini assai violenti ·contro il Principe, sarebbero per lasciare Durazzo, dicendo che rimanendo non ci sarebbe altra alternativa se non queila di cospirare contro il sovrano per cacciarlo dal trono. Si suppone che alcuni di questi mestatori vorrebbero organizzare una dimostrazione contro il palazzo. Falk bey Konitza assicura che il Principe avrebbe perduto gli ultimi suoi partigiani. La cosa sembra purtroppo vera ma è vergognoso l'atteggiamento di quelli che poco fa si atteggiavano a sostenitori del trono.

322

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6425/673. Durazzo, 17 luglio 1914.

Telegramma di V. E. n. 4107 (2). Sembra che il parere espresso dal Governo austro-ungarico circa la sorveglianza delle navi austro-ungariche italiane sia accettabile e che si potrebbe

impedire il contrabbando delle armi destinate agli insorti visitando le barche che scaricano un carico sospetto e impedendo lo sbarco di armi e munizioni. È naturale però la visita deve estendersi a vapori e velieri sotto bandiera austro-albanese ottomana o italiana, in caso di sospetto urgente o nelle acque territoriali albanesi. Dovrebbesi però escludere che le navi italiane visitino la bandiera austriaca e viceversa le navi austriache la bandiera italiana e ciò per evitare incidenti. Infine ritengo che la sorveglianza dovrebbe estendersi anche lungo tutta la costa meridionale se si desidera essere efficaci. In tal caso le navi itala-austriache dovrebbero essere possibilmente dal Governo albanese incaricate di sorvegliare lo sbarco delle navi sotto bandiera ellenica. Altrimenti la sorveglianza sarebbe del tutto illusoria. Intanto finchè non fossero eventualmente discussi i provvedimenti per estendere la sorveglianza questa non potrebbe esercitarsi se non nella baia di Valona.

(l) -Il 20 luglio Aliotti telegrafa (6474/689) che Turkhan pascià ha comunicato da Londra c che Governo britannico non è disposto aiutare Principe, nè a consigliare la Russia ad inviare truppe per sostenerlo. Grey sarebbe molto preoccupato per la guestione epirota •. ed ha pregato il Quay d'Orsay di fare rimostranze ad Atene c per ev1tare complicazioni per la pace •. (2) -Vedi D. 264.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. PER POSTA 6426/674. Durazzo, 17 luglio 1914.

Persone giunte dall'Albania meridionale riferiscono che qualche giornalista austriaco ed altri sudditi austro-ungarici avrebbero iniziato colà un'opera di propaganda anti-italiana. Da fonte bulgara, ben nota al capitano Castoldi, e sempre bene informata mi viene riferito poi numerosi agenti albanesi allo stipendio dell'Austria cercherebbero nell'Albania meridionale ed anche centrale di persuadere la popolazione che la colpa dello sfacelo albanese deve essere attribuita all'Italia. Uno degli argomenti favoriti da tali agenti, sarebbe di dire che l'Austria ha salvato l'Albania settentrionale dall'invasione serbo-montenegrina, mentre l'Italia si mostra impotente o in mala fede nell'arginare l'invasione greca del sud. Purtroppo questa insinuazione produce effetti disastrosi per la nostra influenza. Non nascondo a V. E. la mia persuasione che se la questione di Epiro non verrà risolta in modo decoroso e se i profughi non saranno efficacemente tutelati nelle loro vite e nelle loro proprietà contro le bande greche epirote, se infine la Grecia non smetterà dall'istigare e dall'aiutare apertamente il disordine e le atrocità, il nostro prestigio non potrà essere rialzato, nè colla cosiddetta penetrazione economica, nè colle solite blandizie od assicurazioni di simpatia. I profughi di Coritza, Scrapari di Argirocastro e di altri punti, sono convinti che il piano della Grecia sarebbe quello di sopprimere o distruggere la maggioranza musulmana per sostituirvi una maggioranza ortodossa od immigrati dalla Turchia o dall'Asia Minore. I massacri attuali non sarebbero dunque che il preludio di una annessione e di nuovi torbidi nei Balcani. È quasi certo che nè Bulgaria nè Serbia ammetterebbero un ingrandimento territoriale ellenico senza un compenso per loro stessi. Così almeno si esprimono i Bulgari ed i

Serbi nella stampa, sia nelle private conversazioni. È notevole in proposito un articolo de l'Eco de Bulga1·ia del 10 corrente.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6427/675. Durazzo, 17 luglio 1914.

Appena avvisato dal palazzo che mi sarebbe consegnata la lettera direttami dagli insorti mi recai dai miei colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria e spiegai loro le cose avvertendoli che secondo il mio parere prima di accettare una conversazione qualsiasi con gli insorti occorreva che vi fosse un accordo completo coi rappresentanti esteri ed in special modo coi due ministri che non avevano avut<? nessun messaggio. La lettera mi venne consegnata alle ore 13. In essa gli insorti chiedono di esporre le loro domande in una riunione domani « con noi a Sciak » per evitare una effusione di sangue e per altri motivi di umanità e giustizia. Ne comunicai subito la traduzione ai miei colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria coi quali si convenne allora che sarebbe pure ·consultato il Principe. Ci siamo quindi riuniti, tutti e sei, ed abbiamo sottoposto al Principe progetto di risposta firmato da me, dal ministro di Francia e dai delegati d'Inghilterra e di Russia in cui si fa intendere agli insorti che siccome l'Albania è stata creata dalle sei potenze se essi desiderano comunicare le loro domande da trasmettere ai nostri relativi Governi occorrerà che essi rivolgano analoga lettera anche ai ministri d'Austria-Ungheria e di Germania.

Il Principe ha acconsentito e la nostra risposta firmata collettivamente sarà inviata domattina. Ove gli insorti procederanno nel modo loro indicato si deciderà l'ora e il luogo di una eventuale riunione.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6428/676 (1). Durazzo, 17 luglio 1914.

Al telegramma di Lori n. 648 (2) relativo all'atteggiamento di Ismail Kemal ho risposto :

«Per norma di linguaggio Ella dovrà ricordare i doveri di fedeltà verso il Principe che rappresenta il principio dell'unità albanese per consenso europeo.

Naturalmente tutti i provvedimenti del comitato di salute pubblica richiesti dall'urgenza del caso debbono considerarsi sempre in dipendenza e per delegazione del Governo centrale che dovrà essere tenuto al corrente di ogni misura.

La S. V. continuerà a tenersi a contatto col collega austro-ungarico, ogni volta si tratterà di affare di qualche importanza con le autorità locali soprattutto se queste assumessero atteggiamento di eccessiva autonomia».

Oggi correva voce a Durazzo che Ismail Kemal avesse costituito un Governo provvisorio coi relativi ministeri. Si tratta evidentemente del comitato di salute pubblica. È uno dei numerosi fenomeni dello sfacelo albanese.

(l) -Il 22 luglio Di Sangiuliano (t. 3248) comunicava questo telegramma ad Avarna pregandolo di informare Berchtold. Il 23 luglio Avarna risponde (t. 6574/998) che Berchtold aveva trovato c molto giuste • le istruzioni impartite ad Aliotti. (2) -Con questo telegramma Lori chiedeva norma c sull'attitudine e sul linguaggio da tenere verso Ismail Kemal e movimento che a Valona fa capo a lui •.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6429/678. Durazzo, 17 luglio 1914.

Quale indizio del convincimento prevalente circa la situazione attuale. credo utile segnalare a V. E., che ammiraglio Troubridge ha telegrafato al suo Governo che la presenza delle navi non fa se non contribuire alla falsità della situazione, per cui egli propone di ritirare la nave britannica. Con ciò egli significa che non sarebbe più possibile salvare il Principe e che meglio sarebbe non prolungare questa crisi mediante la protezione artificiale che il Principe ricava dalla presenza delle navi. In tutte queste manifestazioni di pareri o di

critiche, continuo ad atteggiarmi in modo che non possa esserci rivolta l'accusa di aver abbandonato il Principe, contrariamente ai nostri obblighi di lealtà.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6460/284. Londra, 17 luglio 1914.

Telegramma di V. E. 3934 (1). Come V. E. ben sa qui è estremamente difficile avere informazioni per via indiretta. Persona di fiducia con cui posso parlare più liberamente è per giunta da qualche tempo malata. Ho dovuto quindi rivolgermi a Langley e per mezzo di Borghese in via incidentale, senza accennare alla domanda rivoltami da V. E., gli feci chiedere se potev.a mettermi in grado di scriverle qualcosa in merito alla notizia che Standard ha riprodotto pure dal Times. Langley dopo avere detto ignorare completamente di che si trattasse e promesso assumere informazioni precise, scrisse a Borghese: «Nessuna informazione è stata qui data allo Standard che possa spiegare notizia da esso pubblicata: ignoriamo che cosa i giornali avessero in mente». Questa molto cauta risposta non è certo esauriente. Mia impressione è notizia Standard possa essere in connessione

con aperture se·gnalate dal r. ministro in Addis Abeba per questione Tana cui questo Governo spinto da Kitchener annette primaria importanza. Giudi

cherà V. E. se convenga io discorra francamente della questione con Grey, prendendo argomento dalla informazione Standard. Nel colloquio di ieri accennai alle intenzioni concilianti di V. E. circ,a questione Tana (tel. di V.E. 2795). Mi parve notizia giungesse gradita a Grey. Non credetti indicato proseguire colloquio: Grey andava di fretta, era stanco per uscire allora da lungo Consiglio ministri per gli affari irlandesi ed aveva la testa altrove. Quando a mio remissivo parere, saranno ultimati studi iniziati per soluzione questione T'ana e concretate propoJ;te relative sarà forse il caso di venire sia a Roma sia qui ad una franca spiegazione sugli intendimenti due Governi in Abissinia allo scopo di arrestare possibilmente sospetti ed evitare malintesi. Se si raggiungesse intesa per Tana non sarebbe forse fuori luogo profittare occasione per perfezionare nostro accordo precisando e definendo meglio di quanto risulti dall'articolo secondo (?) convenzione a tre, estensione e limiti nostra eventuale zona in caso integrazione (e forse spartizione) Abissinia.

(l) Vedi D. 43.

328

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 750/57. Berlino, 18 luglio 1914, ore 2,25 (per. ore 16,06)

Avevo appena spedito il mio telegramma di Gabinetto 56 (l) quando mi è giunto quello di V. E. Gabinetto n. 720 (2) il cui contenuto mi sembra talmente grave che sento il dovere di chiederle licenza di esporle francamente il mio pensiero. Un passo della Rumania nel senso indicato da V. E. non otterrebbe probabilmente alcun risultato ma non avrebbe presumibilmente gravi conseguenze: un passo della Russia in quello stesso senso sarebbe considerato a Vienna ed a Berlino come una provocazione e condurrebbe quasi inevitabilmente alla guerra. Tale è almeno la mia profonda convinzione basata su tutto quanto mi è noto circa i propositi della Germania

329

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6384/141. Sofia, 18 luglio 1914, ore 8 (per. ore 10,04).

Giornale ispirato dal ministero degli Affari esteri in un articolo di fondo, dopo avere mosso gravi accuse circa colpabilità dei Serbi insurrezione albanese e nel complotto di Serajevo, si dice autorizzato respingere insinuazioni stampa serba secondo cui ministro di Bulgaria a Belgrado sarebbesi recato a Vienna per rimettere al Governo austro-ungarico documenti compromettenti per la Serbia. Giornale attacca pure Grecia dicendo che essa alimenta azione Epiroti

coi propri soldati e si domanda se Europa e i vicini più interessati all'equilibrio balcanico lasceranno Albania sia spartita, fra Serbia e Grecia. Conclude che attitudine Bulgaria al riguardo è fin d'ora determinata; essa sarà con quelli che vorranno assicurare pace nei Balcani mettendo un freno alle smisurate ambizioni degli chauvinistes di Belgrado e di Atene.

(l) -Non ritrovato. (2) -Vedi D. 311.
330

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6396/980. Vienna, 18 luglio 1914, ore 8,30 (per. ore 22,50).

Berchtold mi ha detto averlo questo ambasCiatore d'Inghilterra informato ieri che Grey aveva accettato definitivamente proposta austro-ungarica, relativa milizia albanese, ed impartito istruzioni necessarie al colonnello Philips se tutte le potenze vi avessero pure aderito.

Quanto alle spese per la istituzione della milizia si avrebbe potuto provvedere alle medesime appena la questione della Banca fosse stata decisa.

Avendo colto questa occasione per sollecitare nuovamente una risposta alla nota da me rimessagli circa tale questione, mio tel. n. 966 (1), Berchtold mi ha detto che me l'avrebbe fatta pervenire al più presto possibile, ed ha aggiunto che aveva incaricato gli ambasciatori a Pietroburgo e Parigi di chiedere ai Governi presso i quali erano accreditati fare comunicare la loro decisione sulla proposta suddetta.

331

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. ~. 753/60 (2). Vienna, 18 luglio 1914, ore 8,30 (per. ore 24).

Telegrammi di Gabinetto 703 (3) e 713 (4).

Il tentativo che secondo quanto Flotow ha lasciato intendere a V. E. potrebbe essere fatto ad un dato momento dall'Austria-Ungheria farebbe quasi ricordare la minaccia di quell'atto energico di cui le fece cenno Mérey ·che sarebbe stato fatto dal Governo I. e R. ed avrebbe arrecato in Italia la più spiacevole sorpresa (tel. di V. E. Gab. S. 695). Che un simile tentativo possa essere effettuato dall'Austria-Ungheria al momento in cui fosse per avvenire l'unione dei due Stati serbi quando le relazioni colla Serbia fossero tali da rendere prossima una guerra non è da escludersi in modo assoluto. Ma è da dubitare data l'indole dell'Imperatore e la politica che S. M. ha seguito finora che il Governo

I. -e R. possa in tempo di pace impadronirsi di sorpresa del Lovcen per creare un fatto compiuto. È evidente che noi non potremmo non assumere un atteggiamento contrario ad una tale occupazione salvo nel caso in cui il Governo I. e R. si inducesse ad una cessione in nostro favore di una delle provincie di lingua italiana dell'Austria. Se è da supporre, come afferma Flotow che al momento stesso in cui quel colpo di mano avvenisse la Serbia il Montenegro e la Russia non sarebbero in grado di opporvisi esso però non potrebbe non dar luogo in seguito a conflitti armati fra Austria-Ungheria e le prime potenze ed anche la Russia, quantunque qui si creda che la Russia eviterebbe di venire in aiuto di quelle potenze per timore di complicazioni interne e specialmente di una rivoluzione in Polonia che si considera come inevitabile in tal caso. L'idea accennata a V. E. da Flotow di un eventuale nostro appoggio militare all'Austria-Ungheria non potrebbe essere certo da noi accolto se si trattasse di una guerra della Monarchia contro la Serbia e Montenegro per·chè ciò sarebbe contrario al principio di nazionalità su cui si basa la nostra unità e che abbiamo sempre dichiarato di seguire in favore dello ulteriore sviluppo degli Stati balcanici. Per contro se si trattasse di una guerra dell'Austria-Ungheria con altra potenza in cui l'esistenza stessa fosse in gioco in tal caso come feci già conoscere al ministro Guicciardini con lettera particolare del 2 marzo 1910 noi potremmo prestarle oltre l'appoggio morale che le dobbiamo in virtù del trattato della Triplice Alle_anza quella pure materiale mettendo a sua disposizione nostre forze militari e navali a condizione però che ci fosse accordato un congruo compenso colla cessione di regioni italiane dell'Austria. Su questo terreno si potrebbe forse trovare una base di intesa. Sebbene noi non potremmo ammettere un ingrandimento territoriale qualsiasi dell'Austria-Ungheria ed a questo dovremmo anzi opporci con tutte le nostre forze, una sua espansione ristretta in certi limiti da determinarsi non potrebbe esserci di danno ma piuttosto di vantaggio qualora si offrisse il destro di realizzare le nostre aspirazioni nazionali. La situazione che si è andata creando fra Austria-Ungheria e la Serbia dopo la guerra balcanica è tale che se conflitto armato come è da sperare possa essere ora evitato fra quelle due potenze, difficilmente esso potrebbe non aver luogo se propaganda panserba nella Monarchia e l'attl'azione che sulle popolazioni serbe di esso esercita il vicino regno fossero per prendere maggiore piede in progresso di tempo. Che un tale conflitto non si escluda qui in modo assoluto per l'avvenire e che Austria cerchi di avvicinarsi vieppiù alla Bulgaria non potendo più fare un sicuro assegnamento sulla Rumania lo dimostrerebbe in certo modo l'osservazione fattami giorni fa dal Forgach in un colloquio privato avuto meco che bisognava cioè che la Triplice Alleanza si adoperasse a rafforzare la Bulgaria su cui essa avrebbe potuto contare alla evenienza. In tale stato di cose per non farci prendere alla sprovvista ci conviene di considerare sino ora in qual modo potremmo tutelare i nostri interessi ed ovviare ad un tempo ai pericoli a cui potrebbero essere esposti i rapporti coll'Austria-Ungheria e l'alleanza stessa. Ma non potendo noi entrare in trattative dirette col Governo I. -e R. per timore che si possa arrivare alla constatazione di un disaccordo, converrebbe come giustamente V. E. fece rilevare a Flotow che la Germania procurasse di scandagliare terreno a Vienna perchè nella eventualità di un'occu

pazione del Lovcen o di un ingrandimento territoriale qualsiasi della Monarchia nei Balcani, essa ci accordasse il dovuto compenso. Convengo con V. E. essere opportuno che io mi astenga nel frattempo dall'intrattenere Berchtold dell'unione della Serbia al Montenegro. Aggiungo che quantunque questi circoli militari si occupano dell'unione suddetta che considerano probabile, non risulta all'addetto militare che in essi si parli per ora almeno dell'eventuale occupazione del Lovcen della quale per contro si è occupata a più riprese la stampa di Vienna. Non mancherò di vigilate e informare di tutto ciò che fosse per pervenire a mia notizia a questo proposito.

(l) -In nota al D. 269. (2) -Comunicato all'ambasciatore a Berlino il 21 luglio (T. Gab. 733). (3) -Vedi D. 124. (4) -Vedi D. 226.
332

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 746. Bucarest, 18 (l) luglio 1914, ore 8,40 (per. ore 21,25).

Personale. Decifri Ella stessa -telegl"amma di V. E. Gabinetto n. 720 (2).

Sono troppo in vista per fare il tentativo richiestomi senza correre rischio

d'impegnare R. Governo e compromettermi, tanto più che in questa stagione

le persone di cui potrei valermi per agire indirettamente sono all'estero. D'altro

lato non mi pare probabile che la Germania messa certamente al corrente dal

Re Carlo dei propositi tenuti a Costanza dal signor Sazonoff e dallo Czar,

possa illudersi che la Russia possa anche volendo rimanere inattiva di fronte

ad una aggressione austro-ungarica contro la Serbia. Quindi se Germania secon

dasse realmente Austria-Ungheria nella sua politica aggressiva, vorrebbe dire

che essa ha previsto anche l'intervento russo ed in tal caso avrà certamente

già provveduto ad assicurarsi la solidarietà del Re Carlo.

La mia azione potrebbe più facilmente esplicarsi nelle condizioni prescrittemi se V. E. trovasse il modo di far pubblicare in qualche autorevole giornale italiano o preferibilmente estero, la notizia dei propositi bellicosi austro-ungarici facendola (?) ritelegrafare ad un giornale di qui oppure facesse comunicare la notizia stessa da un ·giornalista a Ghika od alla Signora Bac.aloglu che è la corrispondente dell'Universul ed è in relazione con Maffi della Tribuna: così opinione pubblica rumena che è favorevole alla Serbia si manifesterebbe nel "senso da noi desiderato ed io ne prenderei argomento per agire. Che se poi

V. E. mi autorizza a parlare col Re Carlo e col signor Bratianu provvederò subito pel meglio dei nostri interessi. In ogni modo se V. E. vorrà tenermi al corrente farò del mio meglio.

(l) -Questo telegramma porta la data del 17, ore 8,40, ma poichè risponde ad un telegramma delle ore 17 del 17 luglio non può essere del 17, ma del 18. (2) -Vedi D. 311.
333

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 749/56. Berlino, 18 luglio 1914, ore 14,25 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 4121 (1), gabinetto 703 (2) e 713 (3).

Dalle conversazioni avute con V. E. Flotow aveva pure reso conto a Jagow, il quale me ne discorse ieri in un lungo colloquio amichevole. Egli non crede che il momento sia opportuno per parlare a Vienna della questione del Lovcen la quale non sta in diretta connessione colle attuali difficoltà colla Serbia: a Vienna, egli diceva, non sono mai capaci di occuparsi di due questioni alla volta e per ora tutta l'attenzione di quel Governo è naturalmente assorbita dall'azione da svolgere (?) in seguito all'attentato di Serajevo. Jagow trovava che la decisione definitiva dell'Austria-Ungheria in proposito, per quanto si possa fino ad un certo punto comprendere le ragioni del ritardo, cominciava a farsi attendere troppo: affermava di non sapere tuttora in che cosa avrebbero consistito le domande dell'Austria-Ungheria e le garanzie che essa chiederà alla Serbia; e confidava che sarebbero, e consigliava che fossero, eque e moderate. Se esse saranno invece, e saranno giudicate a Belgrado, eccessive ciò potrà condurre ad una azione militare austriaca, questa nel pensiero di Jagow dovrà rivolgersi subito e direttamente contro Belgrado stesso e non già verso il Lovcen o altro punto qualsiasi in direzione dell'Adriatico. Occorrerà quindi allora in primo luogo far tutto il possibile per localizzare il conflitto. Jagow si rendeva conto a questo riguardo delle cose dette da V. E. a Flotow: pensava però che non doveva essere difficile persuadere la stampa e l'opinione pubblica italiana, cui la causa serba dopo gli ultimi avvenimenti non poteva essere simpatica, della necessità di contribuire a quel risultato. Egli citava il linguaggio della stampa inglese, spedal~ente due articoli del Times ed el Westminster Gazete, che con rimarchevole imparzialità riconosceva sostanzialmente il ben fondamento della causa austriaca. Manifestazioni italiane in questo senso sarebbero tanto più opportune in quanto avrebbero alla peggio alcuna influenza sulle decisioni della Russia. A Jagow risultava in modo positivo da molteplici indizi anche. da recente asserzione del Conte Witte attualmente in Germania che la Russia non sarebbe ora in grado di entrare in campagna; vi sarebbero però sempre a temersi gli effetti di una agitazione che colà sorgesse in seguito a preteso tentativo di schiacciare la Serbia. Per trattenere la Russia da una fatale determinazione nulla sarebbe più efficace secondo Jagow che la convinzione che penetrasse a Pietroburgo che la Russia si troverebbe di fronte compatta la Triplice Alleanza. Sarebbe questo il miglior modo e basterebbe per assicurare la pace europea. Che se noi volessimo fin d'ora provvedere a tutte le evenienze

Jagow è sempre d'avviso che ci converrebbe affrontare direttamente con l'Austria non la sola questione del Lovcen ma addirittura tutta la questione dei compensi che ci sarebbero dovuti in seguito a mutamenti territoriali ottenuti col nostro concorso. A questo riguardo, come V. E. dal linguaggio di Flotow, ho avuto anch'io da quello di Jagow l'impressione che egli fosse questa volta meno, oserei dire molto meno, convinto dell'impossibilità per noi di fare comprendere tra quei compensi la cessione di una parte delle provincie italiane soggette all'Austria.

(l) -Vedi D. 272. (2) -Vedi D. 124. (3) -Vedi D. 226.
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IL MINISTRO. DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

L. P. (1). Fiuggi, 18 luglio 1914.

Faccio seguito alla mia del 14 corrente relativa ai rapporti tra l'AustriaUngheria e l'Italia.

V. E. ricorda l'interpretazione molto restrittiva della libertà d'azione dei contraenti che l'Austria diede durante la nostra guerra con la Turchia all'articolo VII del trattato della Triplice Alleanza. Tale interpretazione si ritorce oggi a nostro vantaggio essendo assolutamente insostenibile la tesi accennata da fonte austriaca che esso si applichi unicamente all'Impero ottomano. Infatti l'articolo anzidetto sembra redatto in guisa da prevedere e da escludere anticipatamente tale erronea interpretazione, poichè dice dans les régions des Balcans où des cotes et iles ottomanes.

Nè può dirsi che lo « statu quo » ivi indicato non esiste più e quindi cessa la ragione dell'articolo perchè esso prevede appunto il caso in cui lo « statu quo » sia divenuto impossibile e in cui, dopo di ciò, per qualsiasi causa (soit en conséquence de l'action d'une puissance tierce soit autrement) l'Austria e l'Italia debba procedere ad una occupazione temporanea o permanente. E poichè la Serbia e il Montenegro, compreso naturalmente il Lovcen, sono, «dans les régions des Baloans » è chiaro che l'Austria non può procedere ad occupazioni permanenti o temporanee, senza previo accordo coll'Italia o senza proporzionato compenso.

In vista degli eventi che forse si preparano, mi pare urgente che V. E. esponga queste considerazioni a codesto Governo.

Il 20 luglio Di Sangiuliano ripete ancora questa lettera con telegramma 732 Gab. Segreto inviato a Berlino e Vienna, aggiungendo per Vienna: • La lettera a Bollati 14 corrente è stata comunicata a V. E. per mezzo corriere di Gabinetto. Mi rimetto al tatto di V. E. per parlarne a Berchtold nel momento che crederà opportuno sembrandomi chiara la necessità di dissipare ogni dubbio sulla concorde interpretazione dell'art. VII alla vigilia di possibili eventi che ne richiedono l'applicazione. Il testo dell'art. VII Le fu già comunicato con telegramma Gabinetto senza numero del 9 aprile 1912 •.

(l) Lo stesso giorno Di Sangiuliano inviò copia di questa lettera a Salandra, insieJ;De ad una copia dell'art. VII.

335

IL CONSOLE A CORFU', MILAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6418. Corfù, 18 luglio 1914, ore 17,40 (per. ore 19,50).

Sono qui ieri sera giunti (?) da Santi Quaranta e Delvino Zografos Carapanos e Spiromilio. Secondo quanto mi risulta da fonte attendibile Spiromilio in una discussione avuta avrebbe insistito fortemente per l'annessione dell'Epiro all'Albania. Zografos avrebbe fatto presente impegno assunto accordo Corfù.

Posizione oggi scossa presso Epiroti (?). Carapanos è partito per Atene per conferire mentre Zografos partirà per Delvino sebbene sofferente; telegrafo quanto precede R. Legazione Atene (1).

336

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6399/983. Vienna, 18 luglio 1914, ore 20,30 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. 4132 (2).

Feci ieri sera rilevare a Forgach la contraddizione che esisteva fra le due opinioni da lui comunicatemi e gli chiesi quale delle due egli intendesse adottare come definitiva affinchè il R. Governo possa trarne opportune conseguenze e norma di condotta.

Egli mi rispose che a dire il vero non comprendeva come il R. Governo parlasse di accordo di parità nel caso della nomina del Biegeleben ad addetto alla direzione pubblica sicurezza a Durazzo giacchè secondo quanto gli risultava accordi di parità erano due soltanto: quello concernente parità economica nei riguardi forniture al Governo albanese, e quello concernente nomina consiglieri pei varii rami amministrazione albanese. Per le nomine del genere di quella di Biegeleben non esisteva alcun accordo di parità.

Gli feci osservare come fosse in errore giacchè erasi deciso che anche per i minori impegni in Albania si sarebbe seguito il principio di far sì che gli impieghi venissero divisi in parti eguale fra sudditi dei due stati alleati; e gli

• Si annunziano riunioni assemblea Delvino, nelle quali finora nulla è stato concluso: sono state rinviate a data da fissare, ciò che potrebbe preludere anche a rinvio definitivo. È evidente sospensione lavori è collegata con avvenimenti albanesi e ha scopo di guadagnare tempo come al solito. Alcuni delegati sono giunti Janina altri sono partiti per Coritza. Zografos è a Corfù, Carapanos recasi Atene. Comunicato Legazione •.

Lo stesso giorno Milazzo telegrafa (n. 645) da Corfù: « Zografos e Spiromilio sono partiti oggi per Santi Quaranta e Delvino •.

ricordai pure come in occasione di missioni per studi impianti tramvie impianti telefonici nonchè delle progettate società per costruzioni edilizie in Albania ci si fosse sempre attenuto al principio medesimo (l) se non valeva adoperare la parÒla «accordo di parità » dell'intesa intervenuta fra i due Governi in proposito.

Forgach finì col dirmi che egli non aveva difficoltà a dichiararmi che ove Governo albanese avesse all'insaputa del R. Governo affidato ad un regio suddito un impiego corrispondente per importanza a quello dato a Biegeleben, il Governo I. R. non avrebbe sollevato obiezioni considerandolo siccome corrispettivo dovuto all'Italia per l'ufficio coperto da quel suddito austriaco. Allo stesso modo ove il R. Governo avesse manifestato al Governo I. R. intenzioni

o il desiderio che un suddito italiano fosse chiamato a coprire una carica in Albania, come corrispettivo per quella occupata da Biegeleben, Governo austroungarico non avrebbe mosso alcuna obiezione riservandosi soltanto di esaminare se la carica stessa corrispondesse per importanza a quella coperta da quel suddito austriaco.

(l) Il 19 luglio il console a Janina telegrafa (t. a. 6435/194):

(2) Col telegramma 4132 del 16 luglio Di Sangiuliano rilevava la contradizione fra le dichiarazioni di Forgach, l'una (D. 36) che c egli non intende affatto che sudditi italiani e austroungarici assunti dal Governo albanese rimanendo estranei i rispettivi Governi debbano considerarsi sottratti all'accordo di parità •, l'altra (nota al D. 36) che • la nomina di Biegeleben non può essere contemplata dall'accordo di parità •. Quindi Di Sangiuliano incarica A varna c di chiedere a Forgach quale delle due opinioni egli intenda di adottare come definitiva affinchè il R. Governo possa trarne le opportune conseguenze e norma di linea di condotta ».

337

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6405/440. Pietroburgo, 18 luglio 1914, ore 21 (per. ore 2,10 del 19).

Telegrammi di V. E. 4094 (2) e 4144 (3).

Sazonoff essendo arrivato oggi nel pomeriggio, mi sono accordato con Szapary per procedere subito noto passo inteso ottenere che Governo russo insista seriamente ad Atene sulla necessità di impedire che truppe ed ufficiali greci parteciperebbero azione epirota e di costringere Zografos :fare loro accettare integralmente e lealmente accordo di Corfù e porre fine immediata loro agitazione.

Sazonoff si è meco dimostrato sinceramente compreso di tutte le ragioni che non ho mancato di rappresentargli in appoggio somma opportunità ed urgenza simile passo ad Atene e mi ha assicurato che avrebbe tosto impartito istruzioni in tal senso alla legazione Imperiale in Grecia.

Szapary mi informa ora di avere avuto da Sazonoff analoga assicurazione in proposito (4).

n) Gruppo mancante.

(2) -Vedi D. 245. (3) -In nota al D. 213. (4) -Per la versione di Szapary v. J. B. IV, 273.
338

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6406/441. Pietroburgo, 18 luglio 1914, ore 21 (per. ore 22,50).

Telegramma di V. E. n. 4118 (1).

Siccome V. E. lo sa, non è certo presso questo Governo che incontreremo

difficoltà per il prestito al Montenegro sotto qualsivoglia forma.

Ho esposto a Sazonoff le considerazioni di V. E. circa situazione in cui troverebbesi Montenegro qualora prestito fallisse e circa grave alternativa che nella sua disperazione potrebbe tentarlo.

Sazonoff ha voluto prendere di ciò nota per scritto e mi ha poi riaffermato che appoggio della Russia non verrebbe mai meno a quel migliore espediente che venisse escogitato per realizzare operazione finanziaria in favore Montenegro.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6408/443. Pietroburgo, 18 luglio 1914, ore 21 (per. ore 2,30 del19).

Telegramma di V. E. n. 4136 (2).

Per quanto sia evidentemente prematura una conversazione fra Russia e Francia circa una comune politica navale nel Mediterraneo, non sarebbe da escludere a priori che nuovo Capo di Stato maggiore della marina russa, ammiraglio Russin (?), ne abbia parlato in occasione recente sua visita a Parigi. Ma notizia data da Neues Wiener Tageblat che Russia cerchi una base navale ad Antivari, o nella rada di Noce, non può essere che il parto di una fantasia in (3).

Avendovi accennato sotto forma di scherzosa insinuazione nel conversare

con Sazonoff, egli che non aveva cognizione dell'articolo, mi pregò di rife

rirglielo.

Gli ho riportato la parte riguardante Antivari e egli prese a motteggiare per concludere con una franca risata «ne abbiamo già abbastanza dei mari chiusi».

340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4167. Roma, 18 luglio 1914, ore 22.

Prego indagare circa notizia fornita dal console Lebrecht sulla partenza quindicina ufficiali austriaci per l'Albania. Qualora notizia risulti fondata prego parlarne con Berchtold richiedendolo dello scopo di tale invio di ufficiali in Albania.

(l) -Vedi D. 270. (2) -Vedi D. 292. (3) -Gruppo errato.
341

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6420/407. Parigi, 18 luglio 1914, ore 23,15 (per. ore 2,50 del 19).

Risposta al telegramma di V. E. n. 4157 (1).

Questo Governo non si rifiuterebbe di esaminare con lo spirito più conciliante tutte le controproposte che l'Austria desidererebbe presentare salvaguardando però il principio dell'eguaglianza di trattamento dal quale dovrebbe derivare la porta aperta per tutte le nazioni. Da conversazione avuta con questo ministro degli Affari esteri, mi sembra poter affermare ·che le osservazioni seguenti sarebbero sollevate sui tre punti segnalati da V. E.: l) sarebbe difficile menomare fino dall'inizio l'influenza dei due vice presidenti senza falsare subito l'organico stesso della direzione della Banca; 2) se la nomina dei due vice presidenti dovesse essere fatta a turno fra le potenze, si dovrebbe da queste ... (2) l'Austria e l'Italia, ;per non awre ad un momento dato esclusiva prevalenza austriaca od italiana; 3) la controproposta austriaca circa il regolamento per i rapporti fra la direzione di Durazzo ed il consiglio d'amministrazione è troppo vaga, ma si giudica qui a prima vista con diffidenza, data la differenza che l'Austria vorrebbe fare tra il punto di vista commerciale e quello politico. Mi è stato fatto osservare che il controllo delle altre potenze non può che giovare uniformemente ai rapporti austro-italiani in questa questione, e sarei quindi d'avviso che i desideri austriaci per la Banca albanese vengano presentati per essere discussi qui nel senso indicato.

342

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. s. 6421/5 (3). Pietroburgo, 18 luglio 1914, ore 23,30 (per. ore 4,50 del 19).

Sazonoff mi ha detto mercoledì scorso ebbe un colloquio col conte Pourtalès nel corso del quale avendo quest'ultimo accennato alla possibilità che Austria-Ungheria chieda a Belgrado concorso della Serbia e garanzia speciale per la repressione della propaganda panserba, egli senza ambagi osservò che siffatta richiesta non sarebbe giustificata e provocherebbe in Russia la più viva agitazione come la disapprovazione generale dell'opinione pubblica europea. Quanto condotta del Governo russo, egli soggiunse, essa sarà regolata dalle circostanze; è ben si sappia sin d'ora che il «pacifismo» della Russia non va scambiato con «passività». Szapary che ha avuto oggi suo primo incontro con Sazonoff, si è con lui dimostrato piuttosto ottimista, negando che a Vienna

15-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

perdura agitazione e astenendosi da qualsivoglia allusione circa intenzione suo Governo, tanto che Sazonoff non ha trovato occasione per manifestargli suo pensiero come aveva fatto con ambasciatore di Germania e come ne aveva intenzione qualora ne avesse avuto il destro.

(l) -Vedi D. 318. (2) -Gruppi mancanti. (3) -Il documento, partito da Pietroburgo come telegramma di gabinetto, venne comunicato il 20 luglio (t. 4216) agli ambasciatori a Vienna, Parigi, Berlino, Londra.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A SINAJA, FASCIOTTI

T. 4178. Roma, 18 luglio 1914, ore 23,55.

Il R. console a Valona telegrafa in data del 15: (Riprodurre n. 6257/633 (l) fino a « Stamane ha avuto... autorità governative » ). (Per tutti meno Vienna) Nel comunicare-questo telegramma ad Avarna ho aggiunto.

(Per tutti) Prego V. E. di intrattenere Berchtold di quanto Ismail Kemal ha esposto a Lori. A me sembra che l'Austria-Ungheria non avrebbe motivo di sollevare obiezioni contro l'idea di affidare il Governo alla Commissione di controllo pur lasciando sussistere l'attuale sovrano con funzioni esclusivamente rappresentative. A ciò si potrebbe giungere qualora Ismail Kemal trovasse modo di far partire la proposta dal Principe stesso.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. PER POSTA 6453/680. Durazzo, 18 luglio 1914 (per. ore l del 20).

Risposta al telegramma 4111 (2) del 16 luglio.

Dal mio telegramma n. 678 (3) V. E. ha potuto desumere quali siano state le impressioni di Turkhan pascià circa la sua visita a Pietroburgo. In quanto al parere espresso dal marchese Carlotti a Turkhan circa la necessità di man

tenere Wied al potere non si può negare che i motivi allegati in proposito abbiano un serio fondamento. Purtroppo una serie di gravi errori hanno alienato tutte le simpatie di cui il sovrano godeva nel paese. Se il principio che rappresenta il sovrano è indispensabile all'avvenire della Albania dall'altro lato la ;presenza del Principe sarebbe incompatibile, secondo quanto credono quasi tutti in questi ambienti, con la buona amministrazione e pacificazi.one del paese; a meno che la Commissione di controllo ecl 1111 inten'l'n1(1 militare eun:twn

non vengano a ristabilire uno stato normale di cose. Turkhan pascià nel suo lealismo ed encomiabile sincerità non ha mai dimostrato una profonda conoscenza delle condizioni interne dell'Albania.

(l) -Vedi D. 239. (2) -In n·Jta al D. l tì!L (3) -Non ripmclc1.tD.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6444/681. Durazzo, 18 luglio 1914 (per. ore l del 20).

Varatassi ai suoi amici dice di essere sicuro che gli Epiroti mai attaccherebbero od occuperebbero Valona.

Egli è bene informato e sa che i greci-epiroti bene ispirati non oserebbero avventurarsi sino al punto di procurare un incidente coll'Italia.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 726. Roma, 18 luglio 1914.

Fasciotti confidenzialmente mi conferma la certezza acquistata dal Governo romeno in seguito all'intervista di Costanza che se avesse luogo una azione militare austro-ungarica contro la Serbia la Russia non potrebbe fare a meno d'intervenire in favore di quest'ultima.

Giudichi V. E. se e come convenga utilizzare tale informazione per il nostro scopo che mira ad evitare azione austriaca contro la Serbia.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, E A SINAJA, FASCIOTTI

T. 4183. Roma, 19 luglio 1914, ore 3. (Solo per Atene e Sinaja)

Telegrafo quanto segue ai regi ambasciatori: (Per tutti) Ammiraglio Troubridge ha informato Aliotti che secondo testimonianza insospettabile i greco-epiroti avrebbero commesso atrocità raccapriccianti. Le truppe epirote sarebbero guidate da ufficiali greci in divisa e sotto bandiera ellenica. C~uesle notizie sono confermate da profughi di Coritza, Scrapari e Berat. Profughi che si riversall') su Valona ammontano a circa 3:5 mila.

Grej' ha diretto in propnsilo seguente telegranmtn ::l!~li mnba:;ciatnri britannici:

22.'7

«Ho dato istruzioni... precitate istruzioni:..

(Telegramma n. 6346/279) (1).

V. E. vorrà valersi di queste informazioni per appoggiare presso codesto Governo la proposta del passo ad Atene di cui al mio telegramma n. 4060 (2).

348

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA

T. 4184. Roma, 19 luglio 1914, ore 3.

(Per tutti meno Parigi). Il r. ambasciatore a Parigi:

(r1produrre n. 6313/400) (3) «All'organizzazione... e non da Roma».

(Per tutti meno Londra). Il r. ambasciatore a Londra telegrafa:

(riprodurre n. 6363/283) (4) «Avendo io ... con Turkhan pascià ».

(Per tutti meno Vienna) Nel comunicare quanto precede ad Avarna ho

soggiunto:

(Per Parigi) riferendomi anche al telegramma di V. E. n. 400.

(Per tutti) Quanto al comando delle milizie albanesi dopo che saranno

state istruite da ufficiali europei prego V. E. di far rilevare a Berchtold come si possa prendere in esame l'opportunità di affidare tale comando agli ufficiali turchi d'origine albanese che risiedono in Albania.

Per quanto riguarda la Banca sarò grato a V. E. se vorrà insistere presso codesto Governo nel modo più efficace affinchè si addivenga d'urgenza ad un accordo fra Vienna e Parigi.

349

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO (5)

T. 4196. Roma, 19 luglio 1914, ore 8.

Questo ambasciatore di Germania mi ha detto giorni sono che al suo Governo hanno fatto ottima impressione le recenti dichiarazioni fatte in parlamento da me e dal mio collega delle colonie sull'Etiopia e che se avevamo notizia che qualche potenza seguisse una politica diversa e tendente ad affrettare la disgregazione dell'Abissinia, o ad eccitarla contro di noi, il Governo tedesco amerebbe saperlo per esserci utile. Ho risposto che non dubitavo affatto sulla lealtà dei Governi centrali di Francia e Inghilterra ma che è possibile che agenti locali si comportino diversamente e che inoltre ci consta che nel

l'interesse del suo commercio delle armi il console austro-ungarico in Addis Abeba alimenta la pericolosa diffidenza del Governo etiopico contro di noi. Ho aggiunto che sarei grato al Governo tedesco se volesse esercitare in Addis Abeba un'azione pacificatrice fra noi e l'Abissinia. Il signor von Flotow mi ha promesso di telegrafare in questo senso a Berlino.

Il r. ·ambasciatore in Berlino al quale avevo ·comunicato quanto precede mi telegrafa ora: «Jagow al quale ho fatto cenno... » (riprod. tel. arrivo n. 6349/ 515) (1).

(l) -Vedi D. 299. (2) -Vedi D. 172. (3) -Vedi D. 293. (4) -Vedi D. 302. (5) -Il telegramma venne trasmesso tramite il Governatore dell'Eritrea.
350

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6440/168. Asmara, 19 lugio 1914, ore 9,10 (per. ore 16,20).

R. Legazione Addis Abeba telegrafa quanto segue:

« 17 luglio. "Etiopia". Ieri ho avuto lungo ·colloquio ·confidenziale con Abuna Mattios che mi ha confermato nella forma più tassativa e solenne che Ligg Jasu non ha alcuna intenzione ostile contro Italia e che unico elemento sospetto e di disagio fra i due Governi è costituito (?) presenza di Garasellassiè (2) presso il confine eritreo e· dalla voce che esso stesso va spargendo in Tigrè che egli può contare sugli aiuti e appoggi del Governo dell'Eritrea. Abuna mi ha confidato che egli sta convincendo Ligg Jasu della convenienza d'indurre Degiac Garasellassiè a sottomettersi concedendogli ampio perdono e che Ligg Jasu è favorevolmente disposto. Ligg Jasu stesso ha intenzione parlarmi personalmente di questa faccenda e di concretare meco il modo più opportuno per eliminare questa unica causa di disagio e di pericolo nelle relazioni tra due Governi. Ligg Jasu è ristabilito e conferirò con lui in questi giorni. In conformità ordini tassativi di V. E. mi asterrò da qualsivoglia impegno (?) intervento relativo Degiac Garasellassiè senza averne speciale autorizzazione dal R. Governo».

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, A VARNA, E AI MINISTRI A DURAZZO, ALIOTTI, E A SINAJA, FASCIOTTI

T. 4197. Roma, 19 luglio 1914, ore 12.

(Per tutti) Leoni invia copia di un rapporto del maggiore olandese Snellen Von Vollenhaven che si trovava a Coritza e che dichiara: lo) che il Governo greco ha aiutato gli Epiroti nella presa di Coritza; 2°) che quantunque un

• aiutare un ribelle •.

mese fa il maggiore greco Karakssouy avesse dato al capitano olandese Doorman parola d'onore che mai truppe epirote avrebbero passato frontiera stabilita tra Albania e Grecia dal lato Colonia e monte Kazan presso Gramosta, le truppe epirote attaccavano il 6 luglio il posto albanese obbligando tenente Rustem bey che lo comandava a ritirarsi. Questi non è più stato trovato.

(Per tutti meno Vienna) Quanto precede perchè possa opportunamente valersene. (Per Vienna) Prego comunicare a Berchtold quanto sopra.

(l) -In nota al D. 122. (2) -Preoccupazioni per la presenza di Garasellassiè al confine eritreo esprimeva anche Ras Micael (t. 6442), che dichiarava che Garasellassiè cercava raccogliere soldati, dichiarando che il Governo italiano gli aveva • promesso fornirgli armi, munizioni e danaro •. Ras Micael per le buone relazioni con l'Italia dichiarava che il Governo italiano, non volesse
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. CONF. 6447/684. Durazzo, 19 luglio 1914, ore 17 (per. ore 20,40).

Da fonte sicura mi risulta che gli insorti non hanno voluto la prima volta invitare ministri Austria-Ungheria e Germania a cagione dei volontari austrotedeschi che combattono contro di loro (1). Avvisati del pericolo che corrono con la intesa coi Greci, essi avrebbero dato (,) ad intendere non temere i Greci perchè questi sono contrari ai nazionalisti di Durazzo e di altre parti, e che una volta regolata la questione col principe gli Albanesi si metterebbero d'accordo per cacciar via i Greci dal paese. Intanto insorti vorrebbero arrivare a Valona prima dei Greci epiroti. Sembra certo che nella riunione cui sono invitati rappresentanti potenze a Sciak si dichiarerà ·che Albanesi sono decisi allontanare principe di Wied. Ma essi già convinti impossibilità avere principe musulmano accetterebbero altro principe europeo purchè non sia l'attuale, che essi accusano essere fedifrago. Sembra inoltre (?) sicuro che insorti dopo presa Valona vorrebbero tentare assalto generale Durazzo. È assai commentato primo luogo (?) un grave incidente sorto fra Issa Bollettinas ed i Mirditi e si teme che Issa Bollettinas coi suoi uomini voglia passare al campo degli insorti. Da quanto pare, insorti non temono da parte Serbi che non avrebbero veramente invaso in modo pericoloso le frontiere, come hanno ·fatto i Greci.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A SINAJA, FASCIOTTI, E A DURAZZO, ALIOTTI.

T. 4215. Roma, 19 luglio 1914, ore 20.

(Meno Sinaja). Il r. ministro a Bucarest telegrafa: (riprodurre n. 6302/ 123) (l) «Governo romeno... ufficiali olandesi». (Per Sinaja). Suo telegramma n. 123.

(Per tutti). Anche questo ambasciatore d'Austria-Ungheria mi ha comunicato che secondo un telegramma di Lowenthal il maggiore olandese Snellen che comandava a Coritza ha riferito che in ogni attacco gli Epiroti non costituivano che l'avanguardia ed erano sempre seguiti dalle truppe regolari greche con artiglieria da montagna le quali li sostenevano in caso di bisogno. Lo stesso ambasciatore mi ha pure comunicato che secondo un telegramma da Kraal non solo l'Epiro ma anche dei territori prettamente albanesi sono occupati dagli Epiroti e dalle truppe greche che avanzano e devastano.

A questo proposito Kraal rileva che l'invio della Commissione di controllo e dei suoi rappresentanti in Epiro non sarà possibile fino a quando un nuovo ordine di cose non avrà sostituito l'attuale caos dell'Albania.

(Meno Atene). Al riguardo ho telegrafato a Bosdari:

(Per tutti). V. E. vorrà riferire quanto sopra a Streit facendogli notare che la presenza di truppe regolari greche in Epiro e H loro intervento a favore degli insorti è confermato anche da altre fonti oltre che da noi e che l'esattezza di tali informazioni non può essere più messa in dubbio.

(Per Ambasciate meno Vienna). Circa l'invio della Commissione di controllo in Epiro ho telegrafato quanto segue ad Avarna.

(Per Vienna). Circa l'invio della Commissione di controllo in Epiro.

(Per tutti). Prego V. E. di dire a Berchtold che contrariamente al parere di Kraal io ritengo che sostituti o membri della commissione dovrebbero recarsi in Epiro appunto per accertare se i fatti segnalati sono veri e per ostacolare con la loro presenza l'eventuale partecipazione dei Greci all'azione degli insorti.

(Per tutti meno Vienna e Durazzo). Tutto quanto precede per notizia e norma di linguaggio. (Per Durazzo). Tutto quanto precede per notizia.

(l) -Con telegramma (n. 6448/682) dello stesso giorno Aliotti informa che insorti hanno inviato lettera anche ai ministri di Germania e Austria Ungheria. (2) -Vedi D. 237.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6489/687. Durazzo, 19 luglio 1914 (per. il 21).

In una riunione cui hanno partecipato i rappresentanti delle sei grandi potenze si" è deciso non recarsi a Sciak secondo l'invito che ci era pervenuto dai ribelli. Siamo invece caduti d'accordo non respingere il desiderio degli insorti e di rispondere loro invitandoli a venire a bordo di una nave da guerra mercoledì 22 corrente, ove noi a·ccettiamo di ascoltare i loro desiderata e le loro domande. Per posta trasmetto il testo della lettera pervenutami insieme a quella diretta al ministro di Francia ed ai delegati d'Inghilterra e Russia, la lettera diretta il 18 corrente ai rappresentanti delle grandi potenze e la risposta da noi data oggi stesso (1).

In una riunione che ebbe luogo stamane alla nostra Legazione abbiamo deciso invitare insorti farci conoscere loro domande per iscritto per poter provvedere •.

(l) Il 21 luglio Aliotti telegrafa (n. 6494/694) che insorti hanno mantenuto l'andata a Sciak • allegando loro facoltà di trattare limitatamente e necessità di tenersi in contatto coi loro rappresentanti (?) durante riunione.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 727. Roma, 19 luglio 1914.

V. E. ricorda che io ho sempre difeso Mérey e ho sempre sostenuto che malgrado sue intemperanze di linguaggio egli ha sempre lavorato per i buoni rapporti tra l'Italia ed Austria.

Persisto a credere per diversi indizi che così egli abbia fatto fino a poco tempo fa, ma ora non vi è più dubbio che nell'animo di lui è entrata e si è rafforzata la convinzione probabilmente sincera e perciò appunto più pericolosa che non solo dai nostri agenti che erano in Albania ma anche dal R. Governo si segue una politica subdola sleale e contraria ai nostri impegni con l'Austria. Egli dice di aver le prove e che potrebbe fare un volume di 500 pagine che lo dimostra. Alle istanze mie e di De Martino di mostrarci queste p·rove per poterle confutare Mérey rispose sempre ·che non ha istruzioni. Se V. E. non è di diverso avviso la prego informare di ciò Conte Berchtold non già per reclamare almeno per ora contro Merey bensì per domandare a Conte Berchtold che gli dia istruzioni di fornirmi queste pretese prove per darci il modo di confutarle.

Il Governo ha la piena coscienza di aver sempre agito con la più scrupolosa lealtà ma se l'ambasciatore di Austria a Roma fa credere al suo Governo tutto il contrario, V. E. che vede Conte Berchtold deve vedere quanto grave e deplorevole ne possano essere le conseguenze per i rapporti itala-austriaci.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. 2527/666. Terapia, 19 luglio 1914.

In risposta al telegramma di gabinetto di V. E. n. 714 (l) del 15 corrente ed a seguito del mio odierno telegramma di gabinetto n. 711 (1), ho l'onore di qui unito trasmetterLe copia delle modificazioni portate dal Commendatore Nogara alla sua domanda di concessioni del febbraio scorso, modificazioni che sono state rese necessarie dalla conclusione dell'accordo di Londra. Trasmetto poi inoltre, ad ogni buon fine, copia dei seguenti altri documenti da presentare alla Sublime Porta: l) Nota Verbale sull'inesecuzione del Trattato di Losanna; 2) Nota Verbale contenente la lista dei compensi per l'inesecuzione di

detto trattato (è stata trasmessa a Roma col rapporto nn. 1937/507 dell'8 giugno rimasto a tutt'oggi senza riscontro);

3) Nota verbade che deve accompagnare la copia della domanda di concessioni Nogara del febbraio scorso nonchè la copia delle modificazioni a dette domande rese necessarie dall'accordo di Londra;

4) Domanda di concessioni Nogara dell'l! febbraio 1914 al Ministero Ottomano dei Lavori Pubblici.

Rimango pertanto in attesa che l'E. V. mi dia H suo benestare e mi impartisca le sue ulteriori istruzioni per la presentazione di detti documenti alla Sublime Porta.

ALLEGATO I.

NOTE VERBALE AU MINISTÈRE IMPÉRIAL DES AFFAIRES ÉTRANGÈRES

L'Ambassade Royale d'ltalie a été maintes fois chargée de protester près de la Sublime Porte contre l'inexecution du Traité de Lausanne et notamment contre les envois incessants d'officiers, d'armes et de munitions de l'Empire Ottoman en Lybie. Par ces envois la resistance arabe a été renforcée et encouragée et l'armée italienne a eu à lutter contre les indigènes organisés et commandés par des officiers ottomans.

Pendant que cet état de choses, dont la responsabilité incombe au Gouvernement ottoman, se prolongeait en Cyrénaique, le Gouvernement italien, de son còté, se maintenait fidèle au Traité de Lausanne, en sauvegardant integralement les droits de la Turquie sur les iles occupées par l'Armée Royale. En effet, c'est griìce à la présence des troupes italiennes dans ces iles que les forces helléniques ont du s'abstenir de les attaquer et le Gouvernement ottoman n'ignare certainement pas que c'est gràce à l'attitude de la diplomatie italienne, basée sur le respect loyal du Gouvernement italien aux clauses du traité de Lausanne, que, pendant la conférence de Londres et au cours des negociations ulterieures, la question des iles occupées par l'ltalie n'a pas été résolue dans un sens contraire aux intérets de la Turquie.

Le Gouvernement italien a du supporter, en conséquence de l'inexécution du traité de Lausanne, des dommages considerables non seulement à cause de la résistance des arabes rendue plus efficace par la présence des officiers ottomans, ce qui lui a imposé de lourds sacrifices en hommes et en argent; mais aussi à cause de la prolongation de l'occupation des iles de la mer Egés, qui en a été la conséquence et qui lui a couté des sommes considérables. Les dommages subis par le Gouvernement Royal de ce double chef, d'après les elevés établis par les administrations compétentes et que l'Ambassade Royale tient à disposition de la Sublime Porte, montent, à partir du 1•r Janvier 1913, date à laquelle le Traité de Lausanne aurait pu etre executé sans difficulté par le Gouvernement ottoman, jusqu'au 31 décémbre de l'année écoulée, à peu prés a 150 millions de lire italiennes; mais il est évident que si l'état actuel des choses se prolongeait en Cyrénaique et aux iles occupées par l'Italie cette somme viendrait à augmenter.

Du reste les dommages en question ne pourront pas etre évalués exctement que le jour où le Traité de Lausanne ayant été intégralement executé, le Gouvernement Hoyal, fidéle à sa promesse et suivant son désir évacuera les iles de la Mer Egée et les rendra au Gouvernement Impérial.

En portant ce qui precède à la cori.naissance du Gouvernement Impérial, l'Ambassade Royale d'Italie a été chargée de lui demander formellement le dédommagèment des pertes subies par le Gouvernement italien.

Le Gouvernement italien fidéle au principe problamé à maintes reprises, qu'aucune Grande Puissance ne doit tirer de la crise actuelle des avantages territoriaux et ne voulant pas porter atteinte au budget Ottoman et au relèvement financier économique de la Turquie, se borne à présenter sa demande de dédommagement sous la forme de concessions économiques dans lequelles les intérets de ses ressortissements sont largement représentés ainsi qu'à demander le règlement de certaines affaires dont la liste sera présentée. Des concessions analogues ont déjà été données par le Gouvernement ottoman à des ressortissants d'autres nations: ces concessions, tout en ouvrant au capitai et à la main d'oeuvre italiens un nouveau débouché permettront de coopérer au développement et à la consolidation de la Turquie, ce qui est un des buts de la politique du Gouvernement italien.

L'Ambassade Royale a partant l'honneur d'attirer la très serieuse attention de la Sublime Porte sur les demandes de concession et la liste des affaires, dont elle désire le règlement, demandes et affaires qui font l'objet des Notes separées et de les recommander bien vivement à son prompt et favorable examen, en ajoutant que le Gouvernement Royal attache le plus grand intérèt à recevoir dans le plus bref délai une réponse satisfaisante.

A cette occasion l'Ambassade Royale tout en confirmant sa Note Verbale du 10 janvier écoulé sub n. 91/7, a également reçu instruction de protester contre l'inexécution du Traité de Lausanne. Le Gouvernement Royal pense qu'il est dans l'intérèt du Gouvernement de Sa Majesté Impériale de faire cesser défiinitivement cet état de choses dont la prolongation aura pour effet de rendre encore plus insuffisantes, comme dédommagement, les concessions sollicitées, en raison des nouvelles pertes qui en resultéraient pour lui.

Constantinople, le 1914.

ALLEGATO II.

NOTE VERBALE

L'Ambassade Royale d'Italie a l'honneur de prier la Sublime Porte de vouloir bien accueillir favorablement les demandes plus bas indiquées et procéder au règlement des affaires dont la liste suit:

I) Signature avec le Gouvernement Italien d'un accord qui étende à ses ressortissants les avantages accordés aux citoyens français par la Convention Décembre 1913 comme cela leur revient de droit en vertu de l'article I.er du Traité de 1861 qui les fait bénéficier du régime de la Nation la plus favorisée, soit:

a) Reconnaissance officielle des écoles italiennes existant dans l'Empire avec

les privilèges qui en découlent;

b) Equivalence des diplòmes delivrés par les Ecoles italiennes à ceux délivrés par les Ecoles ottomanes, soit au point de vue de l'admission aux écoles superieures, qu'à celui du service militaire;

c) Exemption des impòts fonciers et des droits de douane pour les hòpitaux

italiens qui soignent gratuitement les malades;

d) Engagement de remettre immédiatement aux Consulats tous les prévenus

italiens afin qu'ils subissent la détention préventive dans les prisons consulaires.

Droit des conuls de permettre l'expiation des peines infiigées aux ressortissants

italiens dans les prisons ottomanes seulement dans le cas où elles seraient

dans de bonnes conditions d'higiène et qu'on l'y soumettrait les détenus à un

régime humain et conforme aux exigences modernes. Droit des Consuls de visiter

eux mèmes, ou par l'entremise d'un délégué, les prisonniers afin de constater leur

état et le régime auquel ils sont soumis.

II) Extension aux sujets italiens de la Lybie, de l'Erythrée et de Bénadir des

privilèges capitulaires conformément à ce qui a été fait pour les algériens, les

tunisiens et les marocains.

III) Règlement par voie d'arbitrage de toutes les reclamation restées en suspens

jusqu'à ce jour et presentées au nom et dans l'intérèt de citoyens italiens et cela

en conformité des pourparlers qui eurent lieu en 1910 entre Son Altsse le Grand

Vézir Hakky Pacha et Son Excellence le Marquis Imperiali: règlement par la mème

voie de l'affaire Alfred Girardi de Alep.

IV) Restitution de tous les bateaux, voiliers, yachts, chalands, mouches, barques, dépòts de petrole o uautres navires de n'importe quelle espèce confisqués à des sujets italiens pendant la dernière guerre et qui n'aurait pas ancor été rendus à leurs proprietaires.

V) Paiement des dommages subis par des sujets italiens à la suite des requisitions, occupations d'immeubles, incendies, pillages, etc. pendant la guerre balcanique. '

VI) Restitution des taxes de Temettu perçues indiìment des sujets italiens . pendant la guerre italo-turque et règlement des reclamations des sujets italiens pour les taxes ou impòts immobiliers exagerés, irrègulièrement ou indiìment perçus.

VII) Paiement des sommes revenant aux employés retraités qui faisaient partie precedemment de l'administration ottomane en Tripolitaine et Cyrénaique et qui se montent annuellement à frs. 458.000 pour la Tripolitaine et à frs. 299.000 pour la Cyrénaique, soi en total à frs. 857.000.

VIII) Remboursement des frais de repatriement des prisonniers de guerre ottomans (le paiement des droits de phare des paquebots • Sannio • et • Verona • y compris) et de la solde journaliére payée aux officiers ottomans pendant leur séjour en Italie se montant à frs. 1.300.000.

IX) Paiement d'une convenable allocation aux familles des prisonniers italiens morts ou disparus pendant leur détention après la conclusion du Traité de Lausanne.

X) Cession gratuite à Constantinople de deux terrains destinés à de nouveaux édifices pour l'usage des Ecoles italiennes et de l'hòpital italien: cession également gratuite à Rhòdes de l'édifice de l'ancien hòpital des Cavaliers.

XII) Reconnaissance des établissements scolaires ouverts à Rhodes qui d'ailleurs ne sont qu'une continuation des ancien~ établissement ouverts en 1888 et fermé en 1891.

XIII) Reconnaissance par le Gouvernement ottoman des différentes concessions accordées par les autorités Italiennes du Dodécanèse concernant entreprises économiques et industrielles ou des buts scientifiques (fouilles, etc.).

Constantinople, le 1914.

(l) Non ritrovato.

357

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. RR. 2531/670. Terapia, 19 luglio 1914 (per. il 25).

Ho l'onore di rispondere ai telegrammi di Gabinetto di V. E. nn. 725 (l) e 704 (2). Quest'ultimo solo testè pervenutomi a mezzo del corriere.

L'avviso da V. E. ripetutamente espresso nei predetti telegrammi che i negoziati di N o gara col Governo ottomano per le note concessioni siano proceduti a rilento e non abbiano fatto ultimamente molto cammino, impone un rapido richiamo alla precedente trattazione di tutto quest'affare.

Quando qualche mese dopo la conclusione della nostra pace con la Turchia, valendomi di momentanee condizioni politiche a noi favorevoli, ottenni il rilascio di un teskeré per progetto di studi in vasta zona dell'Asia Minore (successivamente dimezzata dalle aspirazioni della Germania e minacciata di essere ancora più ridotta dalle pretese austriache), quanto cioè non si era mai qui ottenuto neppure nei momenti di 1più grande intimità coll'Impero ottomano,

mi venne altresì data da questi governanti l'assicurazione che il progetto di studi sarebbe a suo tempo stato trasformato in vere e proprie concessioni e che al nostro capitale ed alle nostre industrie sarebbe stato riservato in Anatolia un vasto campo d'azione. E nulla mi permise allora di dubitare che queste assicurazioni e questi propositi non fossero sinceri. Senonchè cominciarono ben presto da parte nostra le inutili ed inopportune indiscrezioni di qualche giornale, i comunicati alla stampa ufficiosa, il ricorso nella zona d'Adalia a tutti quei mezzi di propaganda contro i quali la Turchia aveva pure il diritto di nutrire diffidenza poichè tendevano a trasformare la nostra penetrazione da economica in politica.

Ultimati, ad ogni modo gli studi, il Comm. Nogara presentava nel febbraio scorso le sue domande di concessioni: esse non potevano però venir subito discusse anzitutto perchè le trattative anglo-turche, che dovevano precederle, erano sempre in corso, poi perchè il Nogara era assente da Costantinopoli, in causa delle lunghissime e laboriosissime trattative colla Compagnia della Smirne-Aidin, infine perchè il ministro ottomano delle Finanze era trattenuto fuori della sua capitale da negoziati di ben altro momento per la Turchia. Dopo il suo ritorno, Giavid bey è stato sempre preso da altri seri e reali impegni quali i negoziati colla Germania, a cui tiene molto perchè dalla loro conclusione dipende l'~secuzione dell'accordo franco-turco, e sopratutto la preparazione e la discussione del bilancio che in un paese finanziariamente disorganizzato come la Turchia è tale da assorbire durante parecchio tempo l'attività dell'uomo il più intraprendente. In queste circostanze sopravvennero le dichiarazioni di V. E. al Parlamento nazionale sugli indugi e le tergiversazioni turche, di cui non si apprezzarono qui le necessità parlamentari, e che apparvero tanto più ingiustificate in quanto nello stesso discorso l'E. V. prodigava elogi al Governo inglese che, quantunque abituato a trattare gli affari con grande disinvoltura, aveva trattenuto per ben cinque mesi a Londra il Comm. Nogara per discutere di questioni che, di fronte a quelle principali delle concessioni da trattare col Governo Ottomano, non sono che di semplice dettaglio. Il Gran Visir e Giavid bey furono profondamente risentiti delle e51Pressioni di V. E. e per quanto non me lo abbiano direttamente detto per un riguardo personale facilmente comprensibile, si espressero in termini vivaci a questo proposito col Comm. Nogara e cogli ambasciatori di Germania, Austra-Ungheria e Russia che me lo riferirono. Stando pertanto le cose in questi termini, per affrettare la soluzione della questione delle concessioni, io avevo proposto a V. E. di separarla da quella dello sgombero del Dodecaneso, di togliere cioè alle concessioni ogni e qualsiasi carattere politico. Ciò offriva

nel tempo stesso il vantaggio di render più malleabile su questa questione il Governo ottomano coll'evitargli una discussione sull'inesecuzione del Trattato di Losanna che benchè da noi ripetutamente affermata, esso non ha mai voluto ammettere per convinzione propria di averlo osservato e per ragioni di politica interna. La decisione invece della E. V. recentemente comunicatami di ritornare all'abbinamento delle due questioni in parola ritarderà e complicherà i negoziati sulle concessioni. Poichè, senza parlare delle disposizioni di questo Governo portato naturalmente ad essere trattabile se domandiamo e restio se pretendiamo, egli è evidente che esso non desidera la restituzione di Dodecaneso sino a tanto che non si sia assicurata la superiorità sul mare e che non abbia risolto in proprio favore il problema delle altre isole: l'abbinare, quindi, le due questioni equivale a rinviare «sine die » l'accoglimento delle domande delle concessioni stesse. Il silenzo di Giavid bey sulle conversazioni con Nogara e l'accenno invece ai negoziati della Turchia con varie altre Potenze, non ha nulla di strano. Le trattative, infatti colla Francia, colla Germania, coll'Inghilterra e colla Russia (potenze dalle quali, ,sia detto « en passant », ha molto più da attendere e da temere che non dall'Italia verso ·cui non sono ancora spenti tutti i rancori ed i ricordi che della rovina dell'Impero essa è stata la causa determinante) si riferiscono ad interessi pendenti da lunghi anni ed a fatti positivi creati da potenze che hanno qui diritti conferiti loro da concessioni di ogni genere preesistenti. Queste trattative hanno formato oggetto di lunghi negoziati che hanno richiesto infiniti colloqui ed interviste e persino viaggi d'importanti uomini di Stato: basta ricordare la permanenza da circa un anno di Hakki pascià a Londra. Noi invece non abbiamo che un semplice progetto di studi ed una domanda di concessioni dell'll febbraio scorso, cioè un principio di concessione, sulla quale domanda non hanno avuto luogo che alcune conv.ersazioni fra Nogara e Giavid bey. Questi non avrebbe quindi potuto farvi allusione alla Camera se non accennando alla base delle nostre pretese, <:ioè la violazione del Trattato di Losanna, che, ripeto, il Governo ottomano non ha mai voluto ammettere.

Quanto all'altra questione dell'appoggio inglese alle nostre domande di concessioni devo pure fare qualche osservazione. Sono sempre stato convinto che le condizioni della nostra politica generale ci consigliano, per quanto è possibile, di procedere d'accordo coll'Inghilterra: avevo anzi così bene intuito il pensiero di V. E. che, come Ella rileverà dal mio telegramma di Gabinetto

n. 205 (1), avevo da parecchi giorni .tenuto a questo ambasciatore d'Inghilterra un linguaggio conforme a quello da V. E. prescritto al Marchese Imperiali col Foreign Office per ottenere l'appoggio diplomatico presso il Governo ottomano. Debbo dire però, nel tempo stesso, a V. E. che dal momento che l'Inghilterra ha creduto di abbandonare (senza consultarci) le domande delle garanzie chilometriche contro altri vantaggi, fra cui l'introduzione in franchigia del materiale ferroviario, non vedo l'interesse da parte sua di accordarci un appoggio nei nostri negoziati. Il solo motivo per cui essa si lascierebbe forse indurre a ciò potrebbe forse essere la speranza di vederci in questo modo sgomberare il Dodecaneso: ma in questa ipotesi converrebbe essere sicuri che il Governo inglese è favorevole all'abbinamento delle due questioni, ciò che il Comm. N o gara, che è stato presente a quelle conversazioni fra Borghese e Crowe, mette in dubbio giungendo anzi a dire che in tali circostanze egli ha riportato nettamente l'impressione ·che all'abbinamento il Governo inglese sia contrario e che esso potrebbe quindi rispondere alle nostre pressioni per ottenere l'appoggio diplomatico che ciò a cui tiene è lo sgombero del Dodecaneso e che le concessioni non lo riguardano. Aggiungo anzi a questo proposito che ho il sospetto che l'Inghilterra, lungi dall'appoggiarle, avverserebbe le nostre domande di

concessioni il giorno in cui sapesse che il Nogara intende sostituire la richiesta di garanzie chilometriche, impossibili ad attenersi nelle presenti difficili condizioni finanziarie dell'Impero, ·contro concessioni di favore sulle foreste: il Governo inglese vedrebbe, infatti, in queste nostre pretese un piano di penetrazione politica nella zona d'Adalia alla quale, malgrado l'accordo di Londra e le sue ripetute amichevoli dichiarazioni a nostro riguardo, non saprebbe acconciarsi.

Tutte queste considerazioni ho creduto da parte mia necessario e doveroso di esporre qui al R. Governo prima che colla presentazione delle tre Note verbali sia creata una situazione irreparabile.

Con altro rapporto odierno trasmetto a V. E. il testo delle note stesse nella loro ultima edizione e delle due lettere di Nogara al Ministero ottomano dei Lavori Pubblici, copia delle quali deve essere annessa ad una delle nostre Note, e rimango in attesa delle istruzioni del R. Governo, al quale ho la coscienza di additare in tutte le successive fasi di questo negoziato la via più conforme e consona agli interessi nostri.

(l) -Non ritrovato. (2) -Vedi D. 138.

(l) Vedi D. 102.

358

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. 6465/685 (1). Durazzo, 20 Zuglio 1914, ore 0,30 (per. ore 11).

Per Lei solo. In modo strettamente confidenziale raccomandandomi il segreto più assoluto, il mio collega di Germania mi ha informato che il Principe gli ha domandato se deve rimanere o partire (?). Rispose che solo il Principe può prendere la responsabilità e decisione d'onde Lucius deduce che il suo Governo sarebbe felice vedere Principe uscire da un imbroglio senza dar luogo a maggiori complicazioni. Egli quindi aveva chiaramente ed esplicitamente dichiamto al Principe che la domanda del comitato di Valona sarebbe forse l'ultima occasione propizia .per lasciare H potere nelle mani della Commissione di Controllo e ritornare (?) in Europa. E mi ha pregato di appoggiare questo modo di vedere presso sovrano. Gli ho risposto che l'avrei fatto solo (?) in quanto ciò sia compatibile col nostro desiderio di mantenere Wied sul trono conformemente alla nostra politica in Albania; Lucius insistè dicendo che egli non può concepire il modo di ragionare e di agire di Lowenthal e si è lamentato meco dell'egoismo cui si ispira costantemente la politica austriaca la quale esigendo .dalla Germania di sposare tante cause spesso assurde, pone il suo Governo in crudeli imbarazzi procurandogli fastidi e 'inimicizie. Secondo il mio collega

di Germania l'imperatore sarebbe contento se Princtpe tornasse a casa senza esporsi a più magre figure di quelle fatte lìnora.

359

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6457/686. Durazzo, 20 luglio 1914, ore 0,30 (per. ore 6,45).

Il voto dei rappresentanti dei principali luoghi dell'Albania meridionale ... (l) da Ismail Kemal bey per la costituzione comitato salute pubblica ... (l) il mantenimento del sovrano, la trasmissione provvisoria nelle mani della Commissione di Controllo può precipitare gli avvenimenti per quanto concerne la precaria situazione del Principe. Ho assistito vivace discussione tra miei colleghi Austria-Ungheria e di Germania. Lowenthal si perde in disquisizioni per dimostrare i pericoli e gli svantaggi nel rimettere il Governo nelle mani della Commissione di Controllo, ciò che trascinerebbe -conflitto col Principe e probabilmente di lui partenza. Il ministro di Germania invece crede che questa sarebbe l'occasione propizia pel Principe di un ritiro onorevole visto che la situazione non rpuò che peggiorare. Egli ritiene che la Commissione di Controllo avrebbe maggior autorità che qualsiasi ministero e potrebbe ... (2) mentre il principe potrebbe recarsi in Europa per richiamare le potenze ad una più doverosa osservanza alle promesse di aiuto per l'Albania. Entrambi hanno consigliato il Principe di consultare rappresentanti esteri (?) e membri Commissione di controllo. Alle loro discussioni che indicavano spiccato contrasto non ho voluto prendere parte attiva ma ho cercato conciliare le due tendenze.

360

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI A SINAJA, FASCIOTTI E A DURAZZO, ALIOTTI (3).

T. 4220. Roma, 20 luglio 1914, ore l.

Mio telegramma n. 4073 (4).

Mérey mi ha detto che, in seguito presa Coritza, Berchtold non è più del parere che invio navi italiane e austro-ungariche Santi Quaranta sarebbe misura atta impressionare Greci i quali potrebbero mandare truppe Epiro via Coritza rendendo vana presenza navi Santi Quaranta con scapito prestigio due potenze adriatiche.

(Per Vienna). Prego V. E. informare Berchtold che (Per tutti) mutamento avvenuto nella situazione di fatto sembra infatti consigliare soprassedere invio navi Santi Quaranta.

(!)Vedi D. 197.
(l) -Gruppo mau.cante. (2) -Due gmppi inclecil'l'ahili. (3) -A Durazzo il telegrmnmu 1'1~1111~ iu•;it:-111 p;~J: Jlo:,tu.
361

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6463/129. Sinaia, 20 luglio 1914, ore 1,30 (per. ore 17,15).

Suo telegramma 4162 (1).

Qui si comincia ad essere preoccupati dalle eventualità di un conflitto austroserbo tanto più che si è convinti che ove si giungesse a ricorrere alle armi, difficilmente Russia potrebbe astenersi dal parteciparvi. Per quanto Romania sia assolutamente pacifica, hanno luogo da qualche giorno (?) qui conferenze tra il Re, il Principe ereditario ed i capi militari.

362

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E AI MINISTRI A DURAZZO, ALIOTTI E AD ATENE, DE BOSDARI.

T. 4223. Roma, 20 luglio 1914, ore 2.

Flotow mi ha comunicato un telegramma che ministro germanico in Atene ha diretto al suo Governo, secondo il quale il re di Grecia ripete che truppe regolari elleniche non hanno preso parte alla presa di Coritza che è avvenuta contro la volontà di Zografos. S. M. riconosce con rammarico che sono avvenuti massacri di Albanesi per opera di volontari.

363

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6462/146. Belgrado, 20 luglio 1914, ore 3,30 (per. ore 17,30).

Mio telegramma n. 143 (2).

Dopo matura riflessione e discussione in Consiglio dei ministri il signor Pachitch ha deciso di non sciogliere per or.a le associazioni panserbe. Se il Governo austro-ungarico fornirà le prove della complicità di qualche associazione panserba nell'attentato di Serajevo, il Governo serbo non esiterà un momento a scioglierle ed a punire i colpevoli mentre facendolo ora si teme di provocare una rivoluzione popolare. Se poi il Governo austro-ungarico richiederà scioglimento associazioni panserbe solamente come misura per frenare propaganda panserba, Governo serbo rifiuterà di farlo. Secondo confidenze del mio collega austro-ungarico complicità associazioni panserbe di Belgrado e del presidente della Società Narodna Obrana generale Jancovic e di altri ufficiali sarebbe stata accertata dall'istruttoria in corso.

Altro grave risultato sarebbe il fatto che gli studenti bosniaci arrestati

come complici e lo stesso Pr.inzip erano muniti di passaporto serbo.

Lo stesso diplomatico mi ha detto che se Austria-Ungheria assume atteg

giamento minaccioso verso la Serbia, istruttoria di Serajevo può fornire pretesto

a qualsiasi azione ma che ancora nulla era stato deciso. Il signor Pachitch è

partito ieri sera per un giro ·elettorale nella nuova Serbia.

(l) -In nota al D. 238. (2) -Vedi D. 285.
364

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6468/313 (1). Terapia, 20 luglio 1914, ore 8,30 (per. ore 22,30).

Talaat bey mi ha detto che questione albanese potrebbe risolve11si momentaneamente con invio (?) governatore generale o commissario delle potenze incaricato (?) di riconquistare l'Albania dandole confini stabiliti dalle potenze. Questo commissario che Talaat bey ritiene potrebbe essere Izzet pascià albanese e dotato di prestigio personale, potrebbe con ufficiali albanesi costituire parecchi reggimenti e procedere nel suo compito. Izzet pascià rimarrebbe tempo necessario ·e dichiarerebbe non aspirare principato. Questo discorso Talaat bey tenne anche con Pallavicini pregando chiedere avviso rispettivi Governi.

365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI ALBANESE AD INTERIM, NOGGA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6459 (2). Castelnuovo, 20 luglio 1914, ore 11,30.

Nous avons l'honneur d'informer V. E. que les troupes montenegrines ont occupé le village de Zumbi dans le Hassi prefecture du Drin (Ipek) atteint le sommet de Pechtrik et cernent le village de Corotcozob; les habitants de Plania Kajoceks Kenofche ont été sommés par les autorités militaires du Montenegro de se rendre sur les champs sous peine de voir les troupes montenegrines prendre d'assaut leurs villages; les Bairaktars notables de Hassi ainsi que ceux de la Malessia ont été mandé au défilé de Zulfa par le commandant montenegrin qui leur a intimé la mème sommation. Il ressort des autres informations que nous obtenons que les villages de Hreik Lukinjoe Ghoni Mazek Mile Karashec Chalkini ont été aussi occupés par les troupes montenegrines; nous prions instammant V. E. de vouloir bien porter ce qui precède a la connaissance de votre Gouvernement et attirer son attention sur la violation du territoire assigné a l'Albanie par les autorités montenegrines.

16-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

(l) -II 23 luglio Di Sangiuliano comunica (t. 4283) questo telegramma ad Avarna, incaricandolo di • parlarne Berchtold a titolo personale e riferirmene parere •. (2) -Comunicato (t. 4276) il 22 luglio all'ambasciatore a Pietroburgo, Carlotti e al ministro a Cettigne, Negrotto, con l'aggiunta: « (solo Pietroburgo). Prego V. E. inte~essare codesto Governo perchè (per tutti) faccia comprendere al Governo montenegrino suo interesse a non offrire in questo momento occasioni e pretesti all'Austria contro di esso •.
366

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. S. 757/61. Vienna, 20 luglio 1914, ore 20,5 (per. ore 0,30).

Mi risulta, in via strettamente confidenziale da fonte ben informata che la nota che il Governo I. e R. intende dirigere alla Serbia sarebbe già pronta e che essa verrà probabilmente sottoposta domani dal Conte Berchtold all'approvazione di S. M. l'Imperatore. A quanto sembra la nota stessa prenderebbe lo spunto dalla frase contenuta nella nota della Legazione di Serbia a Vienna del 18-31 marzo 1909 colla quale Serbia si impegnava a mutare il corso della sua politica verso Austria-Ungheria per domandare alla Serbia che essa si uniformi al formale impegno assunto dopo l'annessione della Bosnia-Erzegovina. Essa domanderebbe poi alla Serbia di prendere serie misure contro la propaganda panserba e dare le debite garanzie in proposito. Qualora Serbia non rispondesse a questa nota in modo soddisfacente non resterebbe altro al Governo I. e R. che usare la forza. Dalla stessa fonte si ritiene però che la Serbia finirà anche questa volta in seguito alle pressioni delle varie potenze, della Russia stessa a cedere siccome fece nel 1909. Secondo il mio informatore poi la nota verrà rimessa in breve a Belgrado e sarebbe intenzione del Conte Berchtold di informare il R. Governo preventivamente o per lo menocontemporaneamente all'invio della nota suddetta delle intenzioni del Governo I. e R. verso Serbia.

367

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6470/988. Vienna, 20 luglio 1914, ore 20,05 (per. ore 0,10 del 21).

Telegramma di V. E. n. 4116 (l) e 4184 (2).

Sin da quando mi pervenne il primo dei telegrammi suddetti insistetti presso Ministero I. e R. affari esteri perchè rispondesse alla nota da me rimessagli conformemente al dispaccio di V. E. n. 597. In seguito al secondo dei telegrammi suddetti avendo ripetuto oggi vive insistenze nello stesso senso presso capo ufficio competente questi mi ha consegnato in risposta una nota in cui nel premettere che questa ambasciata germanica aveva fatto al ministro

i. e r. stessa comunicazione fatta a V. E. si espone che « Il Governo I. e R. pur riconoscendo che la (3) per altre ragioni han dato in questa occasione prova di spirito equanime aderendo ai due primi desiderata dalle potenze adriatiche ritiene che queste due potenze non potrebbero abbandonare la loro prima domanda quella cioè che il controllo sia esercitato da due vice presidenti i quali sarebbero designati dai gruppi finanziari italiano ed austro-ungarico che

alle condizioni seguenti: Sembra indispensabile che i sudditi di « tutte le sei potenze e non soltanto quelli di quattro potenze siano chiamati a turno al posto di vice presidenti. Poichè in tal modo le funzioni dei due vice presidenti non durerebbero che per un tempo limitato non incomberebbe ai vice presidenti il controllo della direzione della banca ed essi non avrebbero altra influenza sull'andamento affari che quello (l) daHa loro qualità di membri del consiglio di amministrazione e che dovrà essere regolato dallo statuto. È quindi ben inteso che si lascerà ai sei gruppi fondatori della banca il compito di elaborare lo statuto, di determinare i rapporti tra direzione generale a Durazzo ed il consiglio di amministrazione come pure di decidere circa questioni concernenti controllo della gestione affari. Il Governo L e R. desidererebbe in questa occasione fissare il principio che vorrebbe vedere pure accolto espressamente da tutte le altre potenze che in occasione del regolamento della organizzazione interna della Banca albanese dovrebbero farsi valere esclusivamente le considerazioni di interesse commerciale non quelle di .influenza politica:..

Il capo del competente ufficio mi ha informato poi che in seguito alle insistenze da me fatte erano sta.te avantieri impartite all'ambasciatore i. e r. in Roma le istruzioni di informare d'urgenza di quanto precede che era già statogli comunicato fin dal 10 corrente.

(l) -Vedi D. 269. (2) -Vedi D. 348. (3) -Gruppo mancante.
368

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6471/989. Vienna, 20 luglio 1914, ore 20,15 (per. ore 23,30).

Mio telegramma n. 945 (l) e telegramma di V. E. 4118 (2).

Avendo io chiesto al ·ca.po competente ufficio al ministero i. e r. se due Governi austriaco e ungherese avessero espresso il loro parere circa proposta da me comunicata a Berchtold di far contribuire al prestito montenègrino cinque sole potenze in seguito rifiuto della Germania di parteciparvi egli mi ha risposto che Berchtold non aveva creduto di non interpellare più per il momento Governo austriaco e ungherese circa tale questione giacchè tuttora era allo studio dei Governi medesimi una sua proposta tendente a mettere subito a disposizione Montenegro una nuova anticipazione di sei milioni. Governo ungherese aveva anzi già espresso parere favorevole proposta medesima e Governo austriaco era stato nuovamente sollecitato rispondere, cosicchè egli sperava che al più presto avrebbero potuto essere spedite all'ambasciata i. e r. in Roma istruzioni d'intrattenere V. E. della proposta medesima. Tutto ciò mi è stato detto dal capo dell'ufficio suddetto colla premessa che egli non era autorizzato ad informarmene, ma che me lo diceva a titolo di schiarimento personale. A mia richiesta egli mi ha detto poi che al Ballplatz si conosceva sino ad ora circa prestito montenegrino solo pensiero dell'Italia e della Germania e che

(2\ Dell'H luglio.

Szecsen aveva telegrafato che a cagione del viaggio di Poincaré a Pietroburgo non era possibile ricevere per il momento una risposta in proposito dal Governo francese. Quanto al rifiuto della Germania di partecipare al pagamento della sesta parte degli interessi del prestito superanti il due per cento egli mi ha detto che tale rifiuto è tanto più strano in quanto era già stato il ministro di Germania a (l) che aveva insistito perchè il tasso dell'interesse da pagarsi dal Montenegro non fosse superiore al due per cento. Egli riteneva quindi che il rifiuto fosse forse la conseguenza del rifiuto opposto da re Nicola ad una domanda del ministro di Germania a Cettigne tendente ad ottenere per industrie tedesche il monopolio delle forniture del petrolio al Montenegro. Essendomi poi valso del telegramma suddetto di V. E. il mio interlocutore si è riservato di conferire al riguardo con Berchtold o Forgach ed egli ora mi ha telefonato che perchè le condizioni svolte da V. E. nel telegramma diretto a Bollati corrispondono interamente alle vedute del Governo I. e R. Berchtold invierà stasera a Szogyeny istruzioni di mettersi d'accordo con suo collega italiano per fare un passo presso il Governo germanico per indurlo a recedere dalla sua opposizione e prendere parte effettiva al prestito montenegrino.

(l) -Gruppo mancante. (3) -Vedi D. 270.
369

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6473/691. Brindisi, 20 luglio 1914, ore 23,45 (per. ore 9 del 21).

Discorrendo in via confidenziale col delegato russo Petraev, mi disse che Zografos al momento delle trattative per Corfù era talmente preoccupato del pericolo di un intervento armato italiano che se si fosse inviata una sola nave da guerra a Santi Quaranta la soluzione sarebbe stata più radicale e sollecita. A tre riprese Zografos gli domandò se vi era probabilità di conflitto con l'Italia facendo intendere che in tal caso si sarebbe fatto macchina indietro. Ora i Greci epiroti incoraggiati dall'inazione delle potenze e da alcune insinuazioni di qualche potenza, si mostrano molto più intrattabili e la minaccia di un intervento energico potrebbe solo, secondo delegato russo, salvare l'Epiro. L'invio di navi da guerra a Santi Quaranta e nel (2) di Corfù potrebbe essere misura efficace ma la questione epirota è ben più difficile a risolvere che non nel (3) e occorrebbero seri ammonimenti seguiti da qualche atto energico per togliere ogni illusione alla Grecia. Petraev temerebbe anche lui che Austria cerchi mettere dissidio fra la Grecia e la Serbia e ritiene che Austria lavori presso Epiroti sia per favorirne l'autonomia, sia per avvantaggiarvi la propria influenza a detrimento della nostra, sia !Per conquistarvi una posizione più forte ad Atene. Ma queste impressioni non sono tali da far credere che l'Austria andrebbe sino a mancare (2) agli impegni verso l'Italia.

(l) -Gruppo errato, forse: Cettigne. (2) -Gruppo mancante. (3) -Due gruppi indecifrabili.
370

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

L. 14. Vienna, 20 luglio 1914.

Ringrazio V. E. della comunicazione che volle farmi in via confidenzialissima col suo foglio del 14 corrente della lettera particolare direttale dal Cavaliere Bollati nonchè della risposta da lei datagli. Se sarebbe infatti superficiale il credere come giustamente rileva V. E., che una delle cause principali del dissidio italo-austro-ungarico sia il contegno di Aliotti e Ltiwenthal non si può negare che le diffidenze che esistevano già tra le due potenze adriatiche si siano aumentate di molto dopo l'arrivo di quei due rappresentanti a Durazzo e specialmente in seguito al contegno da loro tenuto negli eventi del 19 maggio scorso. Il richiamo di Aliotti è qui considerato come atto a produrre nei rapporti reciproci un miglioramento, il quale però, siccome osservai nel mio telegramma gab. n. 58 (1), non potrebbe essere che momentaneo, giacchè un cambiamento dei due rappresentanti a Durazzo non rimedierebbe completamente alla situazione attuale che è la risultanza di altre cause ,più complesse. Queste cause sarebbero da ricercarsi in primo luogo nell'Albania stessa e negli elementi che la costituiscono, nonchè nella rivalità e diffidenze che hanno sempre esistito tra noi e l'Austria-Ungheria per ciò che riguarda quella regione e che hanno persistito anche dopo la conclusione dell'accordo del 1901. Certamente lo stato degli animi che si era formato in Italia in seguito ai vari fatti lucidamente esposti dall'E. V., nella sua risposta al Cavaliere Bollati, nonchè i successivi eventi prodottisi da noi e qui come pure in Albania, non hanno potuto non accrescere quelle reciproche diffidenze. Ma ad acuirle ha contribuito pure la linea di condotta che le due potenze alleate hanno creduto seguire in Albania, dopo la costituzione della sua autonomia, coll'ingerenza eccessiva che hanno esercitato negli affari interni del paese e coll'azione spiegata dai loro rappresentanti intesa a combattere a vicenda la rispettiva azione e a soverchiarla nel proprio interesse. Questa concorrenza nel primato, che doveva ingenerare antagonismi e lotte latenti, ha viziato naturalmente lo scopo c;ui miravano le due potenze di consolidare, cioè, l'Albania ed il Principe e fornire ad un tempo un triste esempio della mancanza di armonia tra di loro alle potenze della Triplice Intesa rendendole quindi più >scettiche sull'avvenire dell'Albania e meno propense ad adoperarsi a venire in suo aiuto. Io non divido il parere di Bollati che non si possa rimediare a tale situazione o almeno che non si debba tentare di porvi riparo, purchè, beninteso nuovi eventi non certo imprevedibili non vengano a minacciare l'esistenza e

l'integrità dell'Albania. E tali rimedi devonsi ricercare, come V. E. rileva, non solo nelle persone ma anche nelle cose.

A tal fine sarebbe necessario innanzi tutto di estendere maggiormente il principio propugnato dall'E. V. di internazionalizzare sempre più l'Albania e diminuire quanto più si può il tete-à-tete tra noi e l'Austria-Ungheria. Quest'estensione dell'ingerenza europea avrebbe per effetto d'eliminare un'ingerenza negli affari interni del paese delle due potenze alleate, che dovrebbero astenersi inoltre dall'esercitare una vera e propria propaganda politica e dal combattere a vicenda l'azione e l'influenza rispettiva per non sollevare nell'interesse comune rivalità ed attriti inevitabili. Infine converrebbe dare un'estensione pure maggiore all'accordo di parità per ciò che riguarda la concorrenza economica.

Che seguendo tale via si possa eliminare del tutto ogni diffidenza non è certo lecito supporlo, giacchè per quanto si cercherà di concordare tra i due governi istruzioni identiche per regolamentarle le varie questioni che li interessano e per quanto abili e leali saranno i successori di Aliotti e Lowenthal non si riuscirà mai a conseguire l'intento, quelle diffidenze essendo nella forza stessa delle cose.

Ma c'è da sperare che si possano attenuarle almeno in parte.

Finchè l'Italia e l'Austria-Ungheria saranno fermamente risolute a mantenere saldi gli accordi vigenti e ad eseguirli lealmente non vi sarebbe da temere, secondo il mio subordinato parere, che le diffidenze suddette, possano mettere in serio pericolo i rapporti reciproci. Ma questi come l'alleanza stessa potrebbero per contro essere esposti a dure prove per altre questioni più importanti, qualora, cioè, l'esistenza dell'Albania fosse minacciata e nell'eventualità d'un conflitto tra la Serbia e l'Austria-Ungheria e di una unione della Serbia al Montenegro.

Fra le varie soluzioni accennate da V. E. nel caso che l'indipendenza e l'integrità dell'Albania non potesse più mantenersi a me sembra che la soluzione che a noi potrebbe convenire meglio sia quella di una divisione tra Serbia e Grecia. È vero che essa potrebbe avere serii inconvenienti per l'avvenire dell'Adriatico, perchè offrirebbe forse, da un lato, alla Russia il destro di costituire, al verificarsi di date eventualità, una base navale in uno dei porti albanesi ceduti alla Serbia ed avvantaggiare, dall'altro, la Grecia, la quale non è da prevedere, almeno per ora, che sia tratta dai suoi interessi verso la Triplice Alleanza, ma graviterà piuttosto verso la Triplice Intesa.

Tale soluzione sarebbe in ogni caso preferibile alla divisione dell'Albania

fra l'Austria-Ungheria e l'Italia, la quale se ci assicurerebbe l'equilibrio del

l'Adriatico, ci creerebbe per contro gravi difficoltà di fronte ai vari stati bal

canici. Del resto non è da supporre che una simile soluzione sarebbe ammessa

dalle potenze della Triplice Intesa.

Quanto ad una divisione dell'Albania tra l'Austria-Ungheria e la Grecia o

all'attribuzione di una parte dell'Albania all'Austria-Ungheria costituendo l'altra

con Valona in istato indipendente mediante la cessione in queste due ipotesi

a nostro favore di una delle province italiane dell'Austria, non credo che né

l'uno né l'altra soluzione d converrebbe, perchè in entrambi i casi lo statu qua

dell'Adriatico sarebbe modificato a vantaggio dell'Austria-Ungheria, la quale

acquisterebbe un aumento d'influenza e di forza in quel mare a nostro danno

e ciò non potrebbe essere compensato da alcuna cessione di territori italiani

che si fosse da esso fatta (mio telegramma gab. n. '33).

A noi deve premere sopra ogni altra cosa che l'equilibrio dell'Adriatico sia mantenuto, ma se dovesse essere alterato noi non potremmo mai ammettere che fosse modificato a nostro pregiudizio.

Per ciò che riguarda l'unione del Montenegro colla Serbia convengo coll'E. V. che noi non potremmo consentire nè a veder passare il Lovcen nelle mani dell'Austria-Ungheria, nè a vedere questa ingrandirsi o a diventare limitrofa dell'Albania senza ricevere un adeguato compenso ed a questo proposito mi riferisco al mio telegramma n. 33.

In fine circa un conflitto fra la Serbia e l'Austria-Ungheria in conseguenza dell'attentato di Serajevo convengo coll'E. V. che noi non potremmo mai prestare il nostro appoggio all'Austria-Ungheria in un simile conflitto per le considerazioni esposte dall'E. V. ed accennate pure nel mio telegramma gab. n. 60 (l) e che dovremmo mirare ad impedire un eventuale ingrandimento territoriale della Monarchia, a cui non corrispondesse un adeguato compenso territoriale in nostro favore

Quanto alle altre difficoltà che esistono tra noi e l'Austria-Ungheria è vero ciò che rileva il Cavalier Bollati che vi sono questioni nelle quali gli interessi dell'Italia si trovano in contraddizione con quelli della Monarchia ed in cui la politica di ciascuno dei due Governi è intesa a sorvegliare e combattere quella dell'altro.

Ma un tale stato di cose non mi sembra però ci debba indurre per sè solo a considerare sin da ora, come si domanda il Cavalier Bollati, se non ci convenga di procedere allo scioglimento dei legami d'alleanza coll'Austria-Ungheria potendo ciò contribuire a rendere più facili o almeno più leali i rapporti tra i due Stati.

Non si deve dimenticare infatti che varie delle cause di dissidio accennate dal Cavalier Bollati esistono tra noi e l'Austria-Ungheria fin da quando fu stipulata l'alleanza e che vi è stato un periodo di tempo in cui esse divennero più acute di quello che lo siano state in questi ultimi ,tempi e provocarono anzi una tensione di rapporti tale da far temere quasi inevitabile una guerra tra i due Stati.

Alludo all'infausta era Prinetti, cioè, al periodo di tempo che precedette e seguì la stipulazione dell'accordo di MUrzsteg ed alla susseguente applicazione delle riforme 1n Macedonia.

Nonostante gli sforzi da noi fatti non riuscimmo allora, finchè il Conte Golukowski rimase al Ballplatz, a sradicare la sfiducia qui esistente ed a ridare ai nostri rapporti colla Monarchia un carattere consono ai legami dell'alleanza.

Nuove tensioni non minori di quelle già esposte si produssero poi in seguito alla chiusura dell'università italiana in Innsbruck, all'annessione della Bosnia Erzegovina, nonchè al rifiuto dell'istituzione dell'università italiana a Trieste, e quest'ultimo fatto provocò anzi l'istruzione datami dall'on. Tittoni di assumere un atteggiamento di fredda riserva verso il Conte Aehrenthal (Tel. di Tittoni del 22 gennaio 1909).

Tralascio infine di parlare dei numerosi incidenti interni avvenuti in quel tempo e specialmente di quello di Sussak che avrebbe dato luogo al richiamo del r. ambasciatore da V.ienna qualora non ci fosse stata da,ta la soddisfazione da noi chiesta (lettera particolare dell'on. Tittoni 17 settembre 1906).

L'aver potuto superare tali gravi difficoltà e mantenere illesa l'alleanza mi sembra che sia la dimostrazione più palese dell'interesse che le due potenze hanno al suo mantenimento.

È vero che nuovi e gravi problemi, quali quelli cui sopra ho accennato, sono ora all'ordine del giorno. Ma per quanto se ne riconosca la gravità ciò non deve impedirci a trovare il modo di risolverli per as!licurare l'efficacia della Triplice Alleanza.

Ed io concordo pienamente sulle considerazioni esposte dall'E. V. circa la convenienza per noi di non uscire dalla Triplice Alleanza, ciò che potrebbe essere in questo momento di serio nocumento ai nostri interessi, i quali per contro ci consigliano, data la situazione generale in Europa, di restarvi per ora.

(l) Vedi D. 154.

(l) Vedi D. 331.

371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI.

T. 4233. Roma, 21 luglio 1914, ore 0,30.

Questo ministro di Grecia mi ha dato visione di un dispaccio direttogli da Atene per incaricarlo di smentire presso il R. Governo le voci di partecipazione di truppe regolari greche ai moti di Epiro e di protestare contro tali voci dimostrando la lealtà del Governo ellenico, il quale chiede che una commissione internazionale si rechi sui luoghi per constatare la buona fede di esso Governo.

(Per Atene). Al riguardo ho telegrafato agli ambasciatori presso le grandi potenze.

(Per tutti). Prego V. E. di valersi di questo argomento per insistere affinchè codesto Governo consenta all'invio d'urgenza in Epiro dei delegati presso la Commissione di Controllo o di loro sostituti (1).

372

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. 6480/690. Brindisi, 21 luglio 1914, ore 1,50 (per. ore 12).

Anche Burghele ritiene che ormai il Principe almeno (?) per salvare il suo (?) (2) farebbe bene rimettere poteri alla Commissione di Controllo. Credo

che egli pensi riferire in tal senso al suo Governo. Ministri di Francia e delegati di Russia e Gran Bretagna condividono tale parere. Ammiraglio Troubridge è giunto sino a dire lui, il Principe cogli errori fattigli commettere dai suoi consiglieri e per la sua inesauribile debolezza di carattere e di mente è diventato un pericolo per l:Albania intera e per la pace. Probabilmente il Principe anche per parere del ministro di Romania aspetterà il ritorno di Turkhan pascià prima di decidere nulla.

(l) -Il 16 luglio Tittoni aveva telegrafato (t. 6311/396) che Governo francese • aveva aderito al punto di vista inglese contrario all'invio in Epiro della Commissione di Controllo. Esaminerà nuova proposta di invio di sostituto •· Il 17 luglio Bollati telegrafa (t. 6390/521)che Jagoni sarebbe favorevole all'invio di so.stituto per quanto ritenga « che l'azione loro difficilmente potrebbe ormai esplicarsi • in Epiro. Intanto Germania ha nella Commissione un solo rappresentante. (2) -Gruppo mancante.
373

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. 6496 (1). Londra, 21 luglio 1914, ore 3,07 (per. ore 18).

Cambon mi disse ieri sera essere indizio che al postutto Governo romeno inclinerebbe a gradire eventuale raccomandazione potenze per ritornare sulla primitiva decisione contraria invio truppe in Albania. Aggiungeva collega non poter garantire in alcun modo esattezza informazioni raccolte poco prima da un giornalista. Medesime informazioni vedo stamane pubblicate dal Daily Telegraph sotto la solita rubrica. Ciò mi fa supporre che l'informatore di Cambon sia il noto Géraud; secondo Daily Telegraph Governo romeno subordinerebbe suo consenso: l) ad un invito rivoltogli da tutte le potenze; 2) ad una partecipazione delle stesse potenze mediante invio piccolo contingente truppe internazionali Scutari. Questa seconda condizione però potrebbe sollevare difficoltà perchè in contraddizione con nota decisione di principio già presa da questo

Governo. Comunque se tali sono realmente sue intenzioni Governo romeno farebbe bene a manifestarle senza indugio e direttamente alle varie potenze.

374

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6484. Asmara, 21 luglio 1914, ore 3,45 (per. ore 13,05).

Colli telegrafa quanto segue : « 19 luglio, n. 170. Etiopia-Austria Ungheria. Mi risulta che il console austro-ungarico Schwimmer avrebbe chiesto al

Governo etiopico una concessione comprendente tutta la provincia dell'Aussa. Domanda della concessione suddetta sarebbe fatta a nome di uno della casa imperiale austro-ungarica. Concessione suddetta avrebbe carattere commerciale politico e nelle intenzioni esposte dallo Schwimmer al Governo eti01pico essa dovrebbe costituire un argine alla aspirazione italiana verso l'Etiopia. Sto procurando di avere copia della domanda per la concessione suddetta.

(l) Comunicato al Ministro a Bucarest. Fasciotti, co.n t. 4275 del 22 luglio.

375

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6495/119. Cettigne, 21 luglio 1914, ore 4,25 (per. ore 19,10).

Come prevedevo appena tornato dal congedo questo ministro degli Affari esteri mi ha chiesto quali notizie gli portassi circa il prestito mostrandosi molto inquieto per le voci di difficoltà che gli erano giunte. Mi fece presente posizione insostenibile in cui Governo verrebbe a trovarsi al riaprirsi della Skuptcina ove non fosse in grado di annunziarne la conclusione (l) il fallimento sicuro del Montenegro con tutte le conseguenze ed i pericoli che ne deriverebbero anche per la pace generale. Risposi confermando difficoltà ma assicurai che il R. Governo stava attivamente occupandosi per risolverle. Preoccupazioni (?) del signor Picconendos (?) non sono affatto (?) esagerate e tutti qui sono d'accordo ove vengano a mancare i mezzi di esistenza al Montenegro sia lecito attendere qualsiasi sorpresa.

376

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6499/992. Vienna, 21 luglio 1914, ore 8,30 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. 42.02 (2).

Mi sono valso opportunamente delle notizie riferite a V. E. dal r. console in Janina al signor Rappaport che mi ha detto che Berchtold era già stato informato di esse dal suo consolato in Valona non essendovi pel momento a Janina un rappresentante effettivo austro-ungarico.

Signor Rappaport ha aggiunto che da quanto quel consolato i. e r. riferiva, Valona non correva per ora pericolo, le (?) truppe epirote non avendo più continuata la loro marcia verso la città in seguito agli ordini del comandante Dulis. Riteneva che tali ordini fossero dovuti a consigli che l'imperatore Guglielmo aveva fatti pervenire a re Costantino.

377

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6485. Asmara, 21 luglio 1914, ore 10,45 (per. ore 14).

Colli telegrafa quanto segue:

« 19 luglio n. 689 (?). Etiopia-Austria-Ungheria.

Malgrado affermazione contraria del conte Berchtold contenuta nel tel. 3674 di V. E. credo di poter confermare che il console austro-ungarico Schwimer

ed il capo della m1sswne abissina Ligg Bellai hanno effettivamente ;presentata all'imperatore d'Austria una lettera di Ligg-Jasu nella quale quest'ultimo invoca l'interessamento e la protezione dell'imperatore d'Austria sull'Abissinia come riferito col tel. 145 del 12 giugno.

Credo di poter essere in grado di trasmettere quanto prima a V. E. copia della lettera suddetta ».

(l) -Gruppo mancante. (2) -In nota ai DD. 202 e 216.
378

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 762/148. Belgrado, 21 luglio 1914, ore 11,30 (per. ore 15,20).

Mio telegrama 141 -Segreto (1).

Governo serbo invierà al Governo montenegrino tre batterie artiglieria richiestegli per il Lovcen. Inoltre tutto è stato disposto per l'eventuale rapido concentramento di un forte contingente di truppe alla frontiera montenegrina.

379

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6478/147. Belgrado, 21 luglio 1914, ore 11,40 (per. ore 14,55).

Telegramma di V. E. 4206 (2).

Non mancherò di parlare qui nel senso indicatomi dall'E. V.; ma non mi risulta per ora che sia effettivamente avvenuta incursione di truppe serbe in Albania. Non mi par probabile che in questo momento la Serbia voglia crearsi altre complicazioni in Albania. A prova di ciò mi è stato detto da persona in grado di saperlo che poco tempo fa Bib Doda avrebbe offerto per una forte somma i suoi servizi al Governo serbo che li rifiutò.

380

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 761/6. Cettigne, 21 luglio 1914, ore 11,40 (per. ore 14,15).

Telegramma di V. E. Gab. n. 703 (3).

Questo ministro degli Affari esteri mi ha intrattenuto lungamente della questione del Lovcen. Mi disse in conseguenza della voce insistentemente segnalata da diverse parti circa possibilità di un colpo di mano dell'Austria per

impadronirsi del Lovcen il re ed il Governo avevano deciso di prendere misure di precauzione di una certa importanza, quantunque egli personalmente, come pure re Nicola, non riescono a capacitarsi che Austria, senza alcun pretesto, osi concepire un simile piano d'attacco che avrebbe certo scatenato la guerra. Aggiunse poi che per non lasciare il Montenegro sotto il continuo incubo del Lovcen sarebbe opportuno che l'Italia inducesse il Governo austriaco ad uscire dal suo riserbo su questa questione. Per quanto è possibile saperne qui l'imminenza di un colpo di mano austriaco per cui ora manca qualsiasi pretesto, sembra doversi escludere allo stato attuale delle cose.

(l) -Vedi D. 159. (2) -Con questo telegramma del 19 luglio Di Sangiuliano trasmetteva all'incaricato d'affari a Belgrado una comunicazione (t. 6282/660) di Aliotti del 15 luglio su incursioni serbe in territorio albanese e prescriveva all'incaricato di parlarne al Governo serbo • a titolo di amichevole confidenza quasi per dare modo al Governo serbo di richiamare le sue truppe dentro i confini dello Stato, qualora essi siano effettivamente oltrepassati •. (3) -Vedi D. 124.
381

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6487/446. Pietroburgo, 21 luglio 1914, ore 14,10 (per. ore 15,15).

Telegramma di V. E. 4218 (1).

Nell'ultimo mio colloquio con Sazonoff gli ho accennato a titolo personale all'opportunità che il « Terck » si associ all'azione austro-italiana nelle acque di Valona, intesa ad impedire introduzione armi e munizioni per insorti senza tuttavia effettuare sbarco. Sazonoff mi ha risposto in modo evasivo osservando che quella nave aveva l'unica missione di fare atto di presenza e servire al delegato imperiale e che stante suo scarsissimo valore non avrebbe potuto contribuire ano scopo cui miravamo. Ho già riferito a Szapary esito mio assaggio e dopo partenza Poincaré, faremo insieme passo ordinatoci sebbene con poca speranza di miglior risultato.

382

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. 6508/290. Londra, 21 luglio 1914, ore 17,30 (per. ore 22).

Dal linguaggio questa stampa trapela alquanto preoccupazione per attitudine Austria verso Serbia. Nicolson mi ha detto ieri che personalmente non paventa vero conflitto, confidando saggezza imperatore d'Austria. In modo pressochè simile mi parlò Cambon che però osservò essere prudente fare i conti con la più che modesta intelligenza sfere dirigenti austriache, dalle quali vi è sempre da temere sorprese. Ambasciatore di Russia (?) non mi fece effetto di persona tranquilla e rassicurata. Da qui sono stati (2) a Belgrado consigli di prudenza e moderazione. Governo serbo avrebbe risposto essere disposto a dare Austria ampia prova di spirito conciliativo, purchè non gli vengano rivolte domande incompatibili con tutela prestigio dignità nazionali.

Dichiarazioni serbe sarebbero state considerate qui giuste e ragionevoli.

(l) -In nota al D. 107. (2) -Gruppo mancante.
383

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6505/990. Vienna, 21 luglio 1914, ore 20,30 (per. ore 22,30).

Telegrammi di V. E. 4197 (1), 4204 (2) e 4210 (3).

Rappaport a cui ho comunicato telegrammi suddetti mi ha detto che Berchtold aveva trasmesso le notizie riferitegli da Lowenthal e Kraal, circa partecipazione delle truppe regolari greche colle bande epirote, al ministro d'Austria-Ungheria in Atene perchè se ne valesse nelle sue conversazioni con Streit e che era stato poi informato da Szogyeny della corrispondenza scambiata tra Guglielmo e re Costantino circa quella partecipazione. Ha aggiunto che risultava al ministro i. e r. che (4) rappresentante estero aveva già intrattenuto separatamente di quell'argomento Streit il quale aveva dichiarato essere infondate notizie di tale partecipazione.

384

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 766/62. Vienna, 21 luglio 1914, ore 20,30 (per. ore 0,30 del 22).

Nel parlarmi in via strettamente privata della situazione presente fra Austria-Ungheria e Serbia Forga,ch mi ha detto che Berchtold aveva incaricato Mérey di intrattenere francamente V. E. in proposito ciò che 'Credeva sarebbe avvenuto oggi dovendo Ella giungere oggi stesso a Roma da Fiuggi. Forgach mi ha informato quindi che l'inchiesta circa l'attentato di Serajevo aveva fatto constatare fatti reali e positivi. D'altra parte la stampa continuava ad insultare Austria-Ungheria. Governo l. e R. non avrebbe potuto ammettere una tale intimidazione senza che ne fosse menomato il suo prestigio che aveva troppo sofferto al pari di quello della Triplice Alleanza durante ultima crisi balcanica. Sperava che la Serbia avrebbe corrisposto alle domande del Governo l. e R. e che (Russia) non si sarebbe ingerita nella questione. Ma in ogni caso AustriaUngheria non aveva affatto intenzione di fare conquiste territoriali nè di procedere all'occupazione del Lovcen ed ha accennato a questo proposito al comunicato ufficioso pubblicato dal Fremden Blatt nella sua edizione della sera. Forgach mi ha anche confermato quanto riferii a V. E. col telegramma gab. segreto n. 61 (5) che era intenzione di Berchtold farle conoscere le sue disposizioni prima o contemporaneamente alla consegna della nota al Governo serbo.

(l) -Vedi D. 351. (2) -In nota al D. 203. (3) -In nota al D. 172. (4) -Gruppo errato. (5) -Vedi D. 366.
385

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 767/63 (1). Vienna, 21 luglio 1914, ore 20,30 (per. ore 0,30 del 22).

Telegramma dell'E. V. n. 726(2).

Come feci conoscere a V. E. con mio rapporto del 15 corrente n. 823 (3) spedito per corriere di gabinetto ebbi occasione di parlare alcuni giorni fa in via privata e confidenziale, tanto a Berchtold che a Forgach, della possibilità di un intervento della Russia nel caso di un'azione militare dell'Austria-Ungheria contro la Serbia e mi valsi in tale caso delle informazioni comunicatemi da

V. E. con dispaccio 33593 ( 4) Berchtold mi rispose che era stato bensì informato quanto a tale proposito sarebbe stato detto dal Sazonoff a Bratianu ma che egli non vi prestava soverchia fede. Quanto a Forgach egli si espresse meco su per giù nello stesso senso. Giusta quanto comunicai a V. E. con mio telegramma gab. 61 (5) qui si ritiene da taluno che la Russia non verrebbe in aiuto della Serbia ma che si adopererebbe a consigliarla di cedere alle domande dell'Austria-Ungheria. D'altra parte nel caso in cui la Russia intervenisse credo ricordare quanto una persona avente posizione ufficiale dichiarò ad altra persona di fiducia che me lo riferì confidenzialmente che cioè AustriaUngheria qualora fosse costretta a dare una lezione alla Serbia non si sarebbe lasciata intimidire dalla Russia (mio telegramma gab. 38).

386

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 764/64 (6). Vienna, 21 luglio 1914, ore 20,30 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 738 (7).

Da quanto mi risulta, in via indiretta ed a titolo strettamente personale, non sarebbe attualmente nelle intenzioni del Governo I. e R. di proporre all'Italia la cessione di Valona e del territorio circostante per l'eventuale occupazione da parte sua del Lovcen e per assicurarsi intera libertà d'azione contro Serbia. Una eventuale cessione di Valona all'Italia era stata bensì presa in considerazione a Vienna all'epoca della questione di Scutari, ma anche allora i circoli competenti l'avevano considerata contraria agli interessi dell'Austria-Ungheria e rigettata né dopo quell'epoca sembra vi si pensi più. Quanto alle confidenze fatte in proposito (8) da Szogvény a Bollati giova tener presente che da qualche tempo, come feci già conoscere a V. E. l'ambasciatore d'Austria-Ungheria in

Berlino, non è più tenuto dal suo Governo nello stesso conto che per il passato, cosicchè, e per questa ragione, ed anche perchè lo si ritiene qui alquanto affaticato di mente, è probabile che egli non sia più stato tenuto esattamente al corrente delle vere intenzioni del Governo I. e R.

(l) -Comunicato (t. gab. 755) il 24 luglio agli ambasciatori a Berlino e Pietroburgo. (2) -Vedi D. 346. (3) -Non riprodotto. (4) -Completato co.n la minuta di Avarna. Non riprodotto. (5) -Vedi D. 31Hi. (6) -Comunicato (t. gab. 754) il 24 luglio a Bollati. (7) -In nota al D. 169. (8) -Completato con la minuta di Avarna.
387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4245. Roma, 21 luglio 1914, ore 21.

Mio dispaccio n. 620 (1).

Da fonte ritenuta sicura apprendo che undici corrente a 18 miglia fuori punta Salvore (!stria) vennero trasbordati da rimorchiatore su un veliero forma schooner otto pezzi montagna tipo Creuzot da 65 con munizioni. Spedizione organizzata da consolato ottomano Trieste e diretta a Solum.

Questa spedizione è probabilmente la stessa di cui è menzione nelle informazioni comunicate a V. E. col dispaccio n. 620. Sembra ormai assodato che dall'Austria partono armi per la Libia e che vi è tutta un'organizzazione per questo contrabbando. Prego V. E. attirare su di ciò attenzione conte Berchtold domandandogli di prendere necessari provvedimenti perchè contrabbando sia impedito (2).

388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. 4246. Roma, 21 luglio 1914, ore 21.

R. ministro Atene telegrafa quanto segue: riprodurre telegramma da Atene n. 6316/305 (3).

Le dimissioni Williams sono ufficiali pregola interessarsi affinchè esse sieno notificate subito Governo ellenico. In caso contrario V. S. vorrà col dovuto tatto indicare Governo americano necessità prevenire atteggiamento Williams concorra nuovamente aumentare difficoltà situazione Epiro.

(l) -Non riprodotto. (2) -Il 23 luglio Avarna telegrafa (t. 6584/1000) di aver eseguito le istruzioni e che Berchtold « ha promesso di assumere informazioni necessarie e mi ha detto che non avrebbe mancato di prendere all'evenienza i necessari provvedimenti nel senso da noi desiderato •. (3) -Vedi D. 291.
389

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6503/524. Berlino, 21 luglio 1914, ore 21,08 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 4218 (1).

Quantunque questa ambasciata austro-ungarica non abbia ricevuto istru

zioni in proposito ho rivolto oggi a Jagow in nome R. Governo invito prendere

parte all'azione austro-italiana nelle acque di Valona per (impedire?) intro

duzione armi e munizioni per gli insorti. Jagow mi ha risposto che pur appro

vando azione non poteva impegnarsi alla partecipazione della Germania per

mancanza di navi germaniche disponibili nel Mediterraneo. Egli ritiene che

l'invio di una flotta internazionale a Valona non appare oggi più così necessario

come qualche giorno fa e che le navi italiane ed austriache saranno sufficienti

ad impedire contrabbando.

390

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6509/525 (2). Berlino, 21 luglio 1914, ore 21,08 (per. ore 0,15 del 22).

Telegramma di V. E. 4233 (3).

Questo ministro di Grecia non aveva fino ad oggi fatta qui comunicazione identica a quella fatta dal ministro di Grecia a V. E. Jagow però aveva avuto notizia da Atene della proposta del Governo ellenico di inviare una commissione internazionale in Epiro per constatare buona fede di esso Governo. Sui risultati e la efficacia di una tale inchiesta Jagow si mostrava molto scettico e quanto all'invio della Commissione di Controllo in Epiro crede che la sua presenza sia in questo momento più utile a Valona. Soltanto quando sarà allontanato il pericolo che attualmente minaccia Valona per parte degli insorti, Jagow chiede che si potrà consentire ai delegati in Epiro. Mi ha detto anche risultargli che non vi è alcun accordo fra Epiroti e insorti.

391

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6510/526. Berlino, 21 luglio 1914, ore 21,08 (per. ore 0,15 del 22).

Telegramma di V. E. 4209 (4).

Non senza difficoltà ho persuaso Jagow a far dare amichevoli consigli a Vienna per sollecito regolamento quistione Banca Albania. Egli, pur ricono

scendo urgente necessità risolvere quistione prestito per venire in aiuto del Principe, preferiva non fare alcun passo in proposito a Vienna perchè essendo l'Austria Ungheria insieme coll'Italia molto più interessata della Germania nelle cose albanesi non dovrebbe avere bisogno di consigli altrui per una quistione di tanta importanza. In seguito alle mie insistenze egli mi ha promesso di farne parlare tuttavia a Vienna come una logica conseguenza della sua recente conversazione ·con Turkhan pascià.

(l) -In nota al D. 107. (2) -Comunicato (t. 4273) il 22 luglio ad Avarna. (3) -Vedi D. 371. (4) -In nota al D. 218.
392

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6514/409. Parigi, 21 Luglio 1914, ore 23,45 (per. ore 5,35 del 22).

Telegramma di V. E. 4218 (1).

Causa assenza Viviani e Margerie non sarà possibile in questi giorni aver decisione in merito partecipazione Francia all'azione austro-italiana nelle acque di Valona. Gout sotto direttore affari politici, a ·cui feci comunicazione, non sollevò obbiezioni, ma, come opinione personale, espresse dubbio che causa manovre navali e viaggio presidenziale, Governo francese non disponga in questo momento di una nave da inviare in Albania. Vi è bensì una nave francese a Smirne, ma questo Governo non sembra disposto in questo momento allontanarla.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 737. Roma, 21 luglio 1914, ore 23,30.

Mio telegramma 720 (2) Gabinetto e suo 129 (3).

Domattina vedrò il ministro di Romania. A questi fu ieri manifestata la preoccupazione del R. Governo per la piega pericolosa che prende il conflitto austro-serbo e gli fu chiesto quale fosse il punto di vista del Governo romeno. Egli disse che avrebbe subito telegrafato a Bucarest. Intanto V. S. potrebbe farsi ricevere per altro oggetto da Re Carlo, da Bratianu e da Parumbaro e poi far cadere il discorso sull'argomento in questione ed insinuare come idea personale di V. S. l'opportunità che in via amichevole il Governo romeno faccia conoscere a Berlino e Vienna l'interesse vitale della Romania ad impedire lo schiacciamento della Serbia e mutamenti territoriali nei Balcani. Austria e Germania hanno tanto interesse a non alienarsi la Romania e questa ne ha tanto ad evitare il conflitto ed a non lasciar schiacciare la Serbia che la manifestazione sincera del modo di vedere di codesto Governo, conforme il mio telegramma n. 720, potrebbe avere efficacia decisiva purchè abbia luogo prima della presentazione della nota austro-ungarica alla Serbia.

17-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

(l) -In nota al D. 107. (2) -Vedi D. 311. (3) -Vedi D. 361.
394

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6512/696. Durazzo, 21 luglio 1914, ore 23,51 (per. ore 4,10 del 22).

Telegramma di V. E. n. 4173 (1), del 19 corrente.

L'opinione riferita dal r. ambasciatore a Parigi corrisponde a quanto pensano le persone meglio informate a Durazzo. Sola ormai la Legazione di Austria-Ungheria per ovvi motivi si ostina consigliare al Principe resistenza. Per parte mia facendomi illusioni da circa due mesi sulle qualità personali del sovrano e sulle disposizioni della maggioranza schiacciante degli albanesi, mi sono regolato in modo non attirare su noi rimproveri di aver abbandonato il Principe o di aver mancato agli a·ccordi vigenti coll'Austria-Ungheria. Però stimo che se l'abdicazione fosse chiesta od avvenisse in questo momento, ci sarebbero parecchi inconvenienti già noti a V. E. Sarebbe opinione di questo ministro di Rumania, che condivido per ora, che il Principe farebbe bene rimettere potere alla Commissione di Controllo e recarsi in Europa donde esporrebbe alle potenze situazione, nostre intenzioni, e la sua personale. In epoca ulteriore egli vedrebbe se stato delle cose permetterebbe un suo ritorno in Albania. Questo «modus procedendi » anche se non prevalesse, potrebbe essere da me suggerito qualora questa r. rappresentanza fosse consultata; si otterrebbe almeno risultato conciliare amor proprio della Romania e di lasciare ad altri responsabilità consiglio di abdicare immediatamente, che sarebbe più facile dare una volta Wied lontano dall'Albania. Sarei grato a V. E. se stimasse opportuno darmi istruzioni per eventuale norma di linguaggio (2).

395

L'INCARICATO D'AFFARI SERBO, MIKAILOVIC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

L. N. 171 (3). Rome, 21 juillet 1914.

Aussitòt après le jour de l'horrible attentat à Sarajevo, la presse autrichienne a commencé de rendre responsable pour ce crime la Serbie et le mouvement panserbe qui aurait été soutenu par differentes sociétés, tolérées par le Gouvernement serbe.

Bien que le Gouvernement serbe et l'opinion publique en Serbie aient exprimé non seulement leur regret pour les victimes mais aussi leur indignation et sevère désapprobation d'un pareil crime; bien que le jour mème de

l'attentat toutes les fetes et réunions en Serbie fussent ajournées en signe

de deuil, la presse autrichienne a continué d'incriminer la Serbie lançant dans

ses colonnes des nouvelles les plus fausses et les plus tendancieuses. C'est

alors que la presse serbe fut provoquée de repondre, de se defendre, et d'atta

quer la presse autrichienne. Voyant cette provocation le Gouvernement serbe

a tiìché de conseiller la presse serbe de se tenir reservée et de ne refuter que

des bruits tendancieux et faux; mais ces conseils ne furent pas ecoutés par

de certains journaux sans importance surtout parce qu'on dévinait chaque jour

de plus l'intention de profiter de ce crime au point de vue politique contre la

Serbie e contre les Serbes dans la monarchie austro-hongroise.

Cette polémique, que le gouvernement serbe ne pouvait pas empecher vu

que les lois et la constitution serbe garantissent la pleine liberté de la presse

et ne permettent ni la confiscation de journaux ni aucunes mesures pré

ventives -devint encore plus apre quand les journaux viennois ont commencé

d'imprimer les articles de quelques petits journaux serbes sans aucune impor

tance et de s'en servir pour incrimer la Serbie devant l'opinion publique de

l'Europe.

Pour ceux qui ont pu suivre cette polemique, il est clair que les journaux serbes n'ont fait que se defendre et répondre à des accusations tendancieuses; mais les Gouvernements des Puissances, occupés aussi par d'autres questions importantes, n'avaient peut-etre pas le temps pour voir que la presse en Autriche-Hongrie alarme intentionnellement l'opinion publique de son pays et celle de l'Europe.

Pourtant le gouvernement serbe s'était declaré immédiatement pret à livrer devant ses tribunaux tous ceux de ses sujets dont la participation dans l'attentat de Sarajevo pourrait etre prouvée, et a fait savoir que les lois spéciales contre l'abus de l'explosif se trouvent déjà devant le Conseil d'Etat qui ne furent pas votées à cause de la dissolution de la Scoupchtina. La Serbie s'est toujours montrée disposée de respecter les obligations internationales qui incombent sur les autres Etats civilisés. Mais le Gouvernement d'Autriche-Hongrie ne s'est pas adressé jusqu'à aujourd'hui au Gouvernement serbe avec aucune demande pour la poursuite de quelque complice ou pour d'autres eclaircissements au sujet de l'attentat, sauf un petit renseignement sur le séjour des élèves expulsés de l'ecole de Pakrats et venus en Serbie pour continuer les études ce qui fut immédiatement donné.

Et la campagne continue dans la presse autrichienne; on tiìche d'exciter les esprits en Autriche-Hongrie contre la Serbie. Cette excitation a provoqué les interpelations dans la Chambre hongroise et la réponse du Ministre Président. Cette discussion montre que le Gouvernement d'Autriche-Hongrie prépare une certaine démarche auprès du Gouvernement serbe, mais on ne voit pas dans quel sens.

Pourtant on ajoute que les autres mésures, meme militaires, dependront de la réponse du Gouvernement serbe. On parle meme du conflit armé dans le cas où cette réponse ne pourrait etre satisfaisante.

La morte subite du ministre russe à Belgrade, M. de Hartwig, a de nouveau excité la polémique des journaux, mais sans donner lieu à aucun incident, sauf que la Legation d'Autriche-Hongrie fiìt alarmée par de faux renseigne

ments à tel point de provoquer la fuite de quelques sujets autrichiens à Semlin,

dans les hotels de Belgrade et à la Légation meme. Le ministre d'Autriche

Hongrie avait fait dire au Président du Conseil M. Pachitch, le jour de l'anni

versaire du Roi Pierre, vers le 5 heures du soir, par son vice-consul, qu'il est

avisé des préparatifs, pour la nuit meme, des attentats contre la Légation et

les sujets autrichiens, et qu'il le prie de prendre les mesures nécessaires pour

leur protection, parce-que le Gouvernement serbe sera responsable pour toute

violation. Le Président du Conseil avait répondu que le Gouvernement serbe

n'a aucune connaissance de ces préparatifs, mais qu'il prendra ce qui est néces

saire pour la protection.

Lendemain on a vu que toute cette alarme était absolument injustifiée.

Mais la presse autrichienne a employé meme cette fausse alarme du ministre

d'Autriche-Hongrie pour soutenir que l'opinion publique en Serbie est telle

ment excitée qu'il faut s'attendre à tout et est allée jusqu'à dire: «Qu'il se

prepare certainement quelque chose puisque M. Pachitch lui-meme avait déclaré

d'avoir entendu quelques bruits » -ce qui est complétement faux.

Toute cette campagne contre la Serbie aussi bien comme la discussion dans

le Parlement hongrois font craindre le Gouvernement serbe qu'on prépare

quelque démarche qui pourrait provoquer des conséquences regrettables pour

les rélations entre les deux Etats. Pourtant le Gouvernement serbe avait fait

tout de son coté pour apaiser les esprits et rétablir de bonnes rélations avec

l'Autriche-Hongrie, qui s'étaient un peu réfroidies après les guerres balka

niques: il a travaillé pour regler la question de chemins de fer orientaux ainsi

que de nouvelles lignes qui auraient assuré le transport de l'industrie autri

chienne vers le Constantinople, Salonique, Athènes.

La Serbie a les intérets vitaux pour désirer la paix et la tranquillité la plus durable dans les Balkans et ces désirs représentent sa politique. C'est pour cela qu'elle craint maintenant que l'excitation en Autriche-Hongrie ne provoque quelque démarche du Gouvernerrient autrichien qui pourrait lèser la dignité de la Serbie et qu'elle n'aurait pas pu accepter.

Le Gouvernement serbe désire sincèrement d'entretenir des relations ami

cales avec l'Autriche-Hongrie, de combattre tout mouvement dans son terri

toire, qui aurait menacé la tranquillité et la securité de la monarchie voisine,

et de livrer aux tribunaux serebes les complices, si en auraient eu et si le

Gouvernement d'Autriche-Hongrie en aurait fait la demande. Mais le Gouver

nement serbe ne saurait pas répondre aux exigences qui ne pourraient pas

etre acceptées par aucun Etat qui tient à son indépendance et à sa dignité.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il 23 luglio De Martino telegrafa (t. 4291) che il modus procedendi suggerito da Aliotti gli sembrava • il più pratico •, ma occorreva evitare che l'idea fosse avanzata da Aliotti per evitare il sospetto • che il nostro appoggio al Principe per mantenerlo sul trono non sia sincero •· Quindi era necessario che colleghi confermasse l'intenzione • di continuare l'appoggio al Principe e che nulla facciamo per farlo partire •. (3) -Il 24 luglio Di Sangiuliano nel comunicare (t. 761 Gab.) la presentazione della nota trasmette testualmente l'ultimo paragrafo agli ambasciatori a Berlino, Vienna e Pietroburga e ai ministri a Bucarest e Belgrado.
396

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN-FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

R. R. 1129/188. Budapest, 21 luglio 1914.

La nervosità e l'inquietudine di questa opinione pubblica che più volte

ho avuto l'onore di segnalare a V. E. anzichè calmarsi vanno accentuandosi ogni giorno di più.

A mantenere questo stato di tensione contribuiscono certo le ultime dichiarazioni del Conte Tisza da molti trovate più allarmanti delle precedenti, ma più che tutto il linguaggio della stampa dei ·due paesi e specialmente quello della stampa ufficiosa.

I giornali ungheresi stampano quotidianamente che il signor Pasié era a conoscenza del complotto di Serajevo e che egli vuole sperimentare fino a che punto vada la pazienza della Monarchia. L'ufficioso Budapesti Hirlap si esprime con violenza contro la Serbia. E così pure il Pester Lloyd. In un giornale per solito misurato e riservato fa impressione il leggere articoli di vera « Hetzerei ». Così stamane esso pubblica un articolo per affermare di avere attinto a fonte sicura a Berlino la certezza che la Germania sosterrà in ogni caso l'Austria-Ungheria e che fin d'ora essa assume un'attitudine che costituisce un severo monito per i terzi che volessero intervenire nella contesa tra

la Monarchia e la Serbia. Lo stesso articolo si adopera poi a dimostrare che

l'Inghilterra condivide il modo di vedere della Germania, che la Francia,

anche se lo volesse, non è in grado di fare la guerra, lasciando intendere che

in queste condizioni la Russia deve rimanere tranquilla. Cerca perfino di trarre

dai brindisi di Peterhof la conclusione che il signor Poincaré aggiungendo alle

condizioni dell'equilibrio europeo la «civiltà » ha implicitamente condannato

le mene serbe.

Sono queste evidentemente semplici elucubrazioni giornalistiche ma fanno grande impressione nel pubblico sopratutto per il fatto che appariscono nel giornale che è in Ungheria il portavoce del Governo comune.

È più che strano che organi ufficiosi tengano un linguaggio simile mentre il Conte Tisza invoca dalla stampa calma e misura. Mi è stato detto che il Governo sarebbe irritato per questo linguaggio ma che non riuscirebbe a frenarlo. La notizia mi sembra vada accolta con riserva data la disciplina di questa stampa ufficiosa. Almeno con la stessa riserva con la quale va accolta l'altra ipotesi: che mentre il Governo tiene pubblicamente un'attitudine calma e misurata, incoraggi indirettamente il formarsi nell'opinione pubblica di una corrente che ad un dato momento potrà facilitare e contribuire a giustificare davanti all'estero una diversa attitudine.

Comunque è certo che in Ungheria la corrente ostile alla Serbia si acuisce ogni giorno, non solo, ma aumenta il numero di coloro che credono addirittura che la guerra non sia già l'ultima ratio, come disse il Conte Tisza, ma l'unico rimedio da applicarsi.

L'impressione della gente più ragionevole è però che la guerra non scoppierà a causa dell'incertezza circa l'attitudine che prenderebbe la Russia. Se l'Austria-Ungheria fosse sicura che la Russia non si muoverebbe, adotterebbe un'attitudine che renderebbe la guerra inevitabile domani; viceversa se la Serbia fosse sicura dell'appoggio della Russia sarebbe essa ad assumere l'attitudine che provocherebbe i risultati catastrofici. Nello stato di incertezza assoluta ciascuno dei due contendenti finisce per moderarsi.

Ma questa incertezza e sospensione che non producono alla Serbia danni sensibili, hanno invece risultati disastrosi per la Monarchia. L'opinione pubblica diventa ogni giorno più inquieta e più nervosa; nessuno osa più intra

prendere affari, il commercio stagna; la Borsa subisce continui panici con perdite di milioni; tutto sommato si ha nel paese insieme ad una pericolosa eccitazione un senso demoralizzante di avviamento all'ignoto: e ad un ignoto prossimo e fatale.

A lungo andare negli stessi circoli più serii si fa strada il quesito se non sarebbe quasi meglio una guerra subito che questo stato di cose che si ripete per la terza volta in meno di sei anni e che produce nel paese danni materiali e morali incalcolabili. È questo il rimedio della disperazione almeno considerato in forma così paradossale come rimedio alla incertezza. Ma bisogna tener conto anche di questo nell'apprezzare lo stato d'animo di questo paese, che è ogni giorno più preparato ad accettare le più gravi decisioni.

È questo secondo me il punto più inquietante della situazione ed è preoccupante il constatare che se pure il Governo non ha indirettamente incoraggiato la formazione di questa corrente dell'opinione pubblica, esso certo nulla ha fatto per frenarla.

397

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI.

T. 4251. Roma, 22 luglio 1914, ore 3.

R. ministro Durazzo telegrafa quanto segue: (riprodurre telegramma da Durazzo n. 6429/678) (1).

Risposta ammiraglio inglese non è opportuna. Partenza nave britannica preluderebbe scioglimento flotta internazionale Durazzo e aggraverebbe situazione Principe non solo ma del paese intero e farebbe risorgere quelle preoccupazioni che hanno appunto consigliato invio navi stesse.

(Per Londra). Prego V. E. adoperarsi efficacemente perchè nave britannica resti Durazzo (2). (Tutti meno Londra Vienna). Prego V. E. adoperarsi eventualmente perchè nave codesta potenza resti Durazzo (3). (Per Vienna). Per opportuna notizia di V. E. (4).

Il 28 luglio Carlotti telegrafa (t. 6783/427): « Neratoff mi ha detto che Russia non ha in animo di ritirare sua nave da Durazzo. La ritirerebbe però in caso di ·sua guerra con l'Austria-Ungheria».

(l) -Vedi D. 326. (2) -Il 23 luglio Imperiali risponde (t. 6581/295) che Grey gli ha detto che « non s'intende inviare altre navi in Albania, ma non si pensa pel momento almeno, di ritirare quelle presenti a Durazzo •. Comunicato (t. 4355) il 28 luglio agli ambasciatori a Parigi,Vienna, Pietroburgo, Berlino e al ministro a Durazzo. · (3) -Il 24 luglio Ruspoli telegrafa (t. 6609/511) che Governo francese « non ha per ora intenzione richiamare navi da Durazzo. Crede però che se Inghilterra ritirasse proprie navi Francia ne imiterebbe l'esempio •· Il 26 luglio Bollati telegrafa (t. 6688/534) che Governo germanico, • non ha finora alcuna notizia della preposta dell'ammiraglio inglese di ritirare le navi internazionali da Durazzo. Jagow trova pure inopportuna e ove fosse presentata si esprimerebbe in senso contrario».

(4) Il 24 luglio Avarna telegrafa (t. 6618/1013): • Rappaport mi ha detto che secondo un telegramma dell'ammiraglio austro-ungarico a Durazzo, ammiraglio britannico avrebbe ricevuto una risposta negativa dal suo Governo circa proposta, data d'oggi fatta, di ritirare navi britanniche da Durazzo •.

398

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI

T. s. 4255. Roma, 22 luglio 1914, ore 3.

In ordine a quanto V. E. mi ha riferito infine del telegramma di Gabinetto n. 5 (1), sarei d'avviso che gioverebbe assai a risolvere situazione se Sazanoff manifestasse amichevolmente ma chiaramente suo pensiero a Szapary come fece con codesto ambasciatore di Germania prima che Austria-Ungheria formuli sue domande alla Serbia quando simili dichiarazioni sarebbero tardive.

Prego pertanto V. E. di trovar modo di esprimere tale suggerimento a Sazanoff come suo parere ·personalé.

399

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6535/196. Janina, 22 luglio 1914, ore 6,10 (per. ore 23,30).

In seguito incendio di Tepelen e di tutti i villaggi musulmani occupati dai Greci, musulmani di Argirocastro temono distruzione città e eventuale massacro.

Essi mi hanno fatto esprimere tale timore che, data impunità precedente, sembra essere fondato ed hanno ,chiesto .assicurazioni per sorte Argirocastro e loro incolumità.

Assenza Zografos da Argirocastro rende più probabile distruzione città essendo egli effettivamente unico elemento moderatore. Gli stessi abitanti cristiani di Argirocastro parlerebbero apertamente della possibilità dell'incendio città che conta circa due mila case musulmane.

V. E. giudicherà se sia il caso di fare qualche passo presso il Governo greco per ottenere assicurazione nel senso suddetto che comunicherei musulmani Argirocastro.

Comunicato R. Legazione.

400

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6538/132 (2). Sinaia, 22 luglio 1914, ore 6,40 (per. ore 0,10 del 23).

Mio telegramma n. 129 (3). Preoccupazione per relazioni austro-ungariche-serbe aumenta. Ministro d'Austria-Ungheria è tornato oggi da Vienna e Ischl.

(l) -Vedi D. 342. (2) -Comunicato (t. 4292) il 23 luglio agli ambasciatori a Vienna, Berlino e al ministro a Belgrado.

(3) Vedi D. 361.

401

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, ED AL MINISTRO A BELGRADO, SQUITTI.

T. GAB. s. 736. Roma, 22 luglio 1914, ore 9.

Mio telegramma Gabinetto n. 703 (1).

Il r. incaricato d'affari Cettigne telegrafa quanto segue: «Oltre ipotesi affacciata da codesto ambasciatore di Germania ecc. ecc. (telegramma Gabinetto n. 740-7) » {2).

(Per Pietroubrgo). Ad evitare il pericolo accennato da Paternò di un accordo austro-montenegrino per la cessione del Lovcen prego V. E. far comprendere in via non ufficiale a Sazonoff la necessità di riavvicinare il Montenegro alla Russia.

(Per Belgrado). Per il Barone Squitti. Prego V. E. di mettere in guardia codesto Governo in via non ufficiale sul pericolo accennato da Paternò. (Per Vienna). Prego V. E. darmi il suo parere al riguardo.

402

IL MINISTRO A SINAIA, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6544/135. Sinaia, 22 luglio 1914, ore 9,10 (per. ore 1,10 del 23).

Ho riferito a questo Governo quanto V. E. mi espone circa contegno dell'esercito greco, ma mi sono formato la convinzione che non è da sperare gran che dall'azione romena ad Atene. Domani ne parlerò al re Carlo.

403

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROBURGO, CARLOTTI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. RR. 742. Roma, 22 luglio 1914, ore 12.

Mio telegramma Gabinetto n. 720 (3).

(Per tutti meno Berlino) -Il r. ambasciatore a Berlino telegrafa quanto

segue: «Il contenuto del telegramma di V. E. Gabinetto n. 720 mi sembra

talmente grave ecc. ecc.» (telegramma n. 750-57) (4).

Ho risposto a Bollati nei termini seguenti:

(Per Berlino) -Suo telegramma Gabinetto n. 57.

(Per tutti) -Un passo della Russia se fatto in forma ufficiale potrebbe avere le conseguenze indicate da V. E. ma non le avrebbe se fatto in forma amichevole non ufficiale in modo da togliere soltanto a Vienna e a Berlino l'illusione che la Russia starà inerte in caso di conflitto austro-serbo.

(Per Pietroburgo) -Nel comunicare quanto precede a V. E. Le raccomando ogni prudenza.

(l) -Vedi D. 124. (2) -Vedi D. 228. (3) -Vedi D. 311. (4) -Vedi D. 328.
404

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. CONF. 6541/448. Pietroburgo, 22 luglio 1914, ore 13 (per. ore 22).

Presidente della repubblica francese che prima della presentazione del corpo diplomatico ha ricevuto separatamente ambasciatori, mi ha intrattenuto della situazione in Albania. Poincaré attribuisce responsabilità attuale stato di cose in parte agli errori del Principe, fra cui primo quello di avere... (l) che istituenda Banca sorga sulla base ... (l) contrapposti elementi cattolici ai musulmani, e in parte alle potenze che non hanno provveduto mezzi necessari per mantenere in vita Governo. Pur senza nominare Austria-Ungheria egli ha accennato alle circostanze che hanno reso impossibile finora effettuazione prestito e ha insistito sulla ... (l) di una perfetta internazionalizzazione in conformità espressa deliberazione di Londra. Egli ha soggiunto che cose sono frattanto arrivate a tal segno che una nuova « conversazione europea » circa Albania è divenuta indispensabile. Ho osservato che se conversazione doveva trattare il da farsi qualora Principe abdicasse, il caso era già stato contemplato internazionalmente, e potenze si erano in massima già mostrate d'accordo, ma che se conversazione dovesse avere per oggetto una revisione generale delle deliberazioni già prese, converrebbe essere sicuri che tutte le potenze vi sarebbero disposte e avere conoscenza almeno approssimativa dei progetti innovatori (?). Ma presidente sfuggì di pronunziarsi in proposito e si limitò ad osservare che Triplice Intesa aveva ammesso creazione Albania nella forma presente più per spirito conciliativo e amore di pace che per convinzione, ma simile assetto aveva oramai fatto cattiva prova. Gli ho risposto che ove si passino in rassegna i vari espedienti escogitabili per risolvere il problema albanese si giunge alla conclusione che quello adottato è pur sempre preferibile agli altri e che sarebbe prematuro condannare quello assetto mentre ... (l) il tempo e le condizioni indispensabili per essere applicate. Poincaré ha poi fatto allusione alla chiamata alle armi di una classe in Italia e ai concentramenti di truppe nei porti meridionali Adriatico per osservare che un nostro eventuale intervento in Albania del sud provocherebbe

quello austriaco nel nord con evidente pericolo di complicazioni. Gli ho risposto che ignoravo quel concentramento, ma che in ogni modo esso non era da

considerare al pari della chiamata alle armi di una classe che come misure interne.

Quanto nostra politica, soggiunsi, essa non mira certamente a conquiste, vuole conservazione equilibrio Adriatico, ma appunto per ciò non tollererebbe che altri lo turbasse.

Il colloquio con Poincaré al quale ha assistito anche il presidente del consiglio dei ministri Viviani, è stato improntato da franca cortesia e accoglienza fattami ... (l) da essi è stata delle più amabili.

(l) Gruppo mancante.

405

IL DIRETTORE DELLA BANCA COMMERCIALE ITALIANA, JOEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6533. Milano, 22 luglio 1914, ore 13,12 (per. ore 19,25).

Riferendomi telegramma spedito iersera a V. E. (2) informo aver ricevuto lettera « Wiener Bankverein » dalla quale risulta sempre una certa titubanza motivata dalla preoccupazione di dover avere il gruppo italo-austriaco la responsabilità effettiva della gestione senza avere mezzi sufficienti per un effettivo controllo. Siccome « Wiener Bankverein » riconosce però che continuando col metodo seguito fino ad ora non è da prevedersi un risultato delle lunghe trattative, mi permetto esternare avviso che sia accolto principio che due vice-presidenti siano scelti a turno tra tutte le sei potenze da rinnovare entro breve periodo. Non sembrami opportuno esporre sino da ora concetto che essi non debbano avere influenza sugli affari della Banca poichè evidentemente simile restrizione toglierebbe ogni effetto alla concessione sopra menzionata. Invece riterrei praticamente indicato che stabilita massima che presidente sarà albanese, due vice-presidenti alternati nel modo su esposto e due direttori da nominare dai gruppi italiani ed austriaci ed ottenuto il consenso di tutte le potenze su questo programma, si convochi una conferenza di delegati delle sei banche rappresentanti i singoli paesi perchè discutano lo statuto ed il regolamento interno dai quali dovranno risultare anche i rapporti fra la direzione operante in Albania ed il consiglio d'amministrazione rispettivamente colla presidenza. Beninteso ai singoli rappresentanti bancari dovrebbe essere riservato il diritto di ritirarsi dalla conferenza se non credessero potere accedere alle deliberazioni di una eventuale maggioranza. A seconda delle ultime notizie giunte a me da Parigi dovrei ritenere non improbabile che una procedura simile trovi il consenso del Governo francese.

Bankverein •.

(l) -Gruppo mancante. (2) -Tel. a. 6504. Joel comunicava di attendere ulteriori informazioni dalla • Wiener
406

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULÌANO

T. GAB. S. 768/7 (1). Pietroburgo, 22 luglio 1914, ore 13,25 (per. ore 16).

Ambasciatore di Germania reduce dalla campagna per assistere al ricevimento Poincaré, mi ha confermato quanto riferì a V. E. con mio telegramma Gabinetto n. 5 (2). Sazonoff ha concluso sue dichiarazioni all'ambasciatore di Germania dicendo che Russia non rimarrebbe indifferente ad un attacco alla Serbia da parte dell'Austria-Ungheria.

Ambasciatore d'Inghilterra parlandomi della tensione austro-serba mi ha detto che a suo avviso l'attitudine dell'Austria-Ungheria dipenderà direttamente da quella della Germania e non mi ha nascosto il dubbio, da me energicamente ribattuto, che quest'ultima in previsione del grande rafforzamento militare Russia mediti precipitare gli avvenimenti. Quanto a un eventuale conflitto austro-serbo Buchanan mi ha manifestato la sua certezza che Russia interverrà. Buchanan mi ha tenuto questo discorso in una visita fattami successivamente al ricevimento e al suo lunghissimo colloquio con Poincaré.

407

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6521/450 (3). Pietroburgo, 22 luglio 1914, ore 13,25 (per. ore 16,10).

Sazonov ha detto a Szapary che voci di prossima unione del Montenegro alla Serbia, sono del tutto infondate e che ultimi rapporti di Hartwig riguardavano notizia tali voci e contenevano categorica smentita a loro riguardo.

408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI.

T. 4260. Roma, 22 luglio 1914, ore 15.

Mio telegramma n. 4118 (4).

(Per tutti meno Londra). Il r. ambasciatore a Lonàra telegrafa quanto segue: « Grey mi ha detto che circa prestito ecc. ecc.» (telegramma n. 6310/ 278) (5).

(Per tutti meno Parigi). Il r. ambasciatore in Parigi telegrafa quanto segue: «Ministro finanze ecc. ecc.» (telegramma n. 6371/402) (1).

(Per tutti meno Berlino). Il r. ambasciatore a Berlino telegrafa quanto segue: «Ho oggi di nuovo vivamente... ecc. ecc.» (telegramma n. 6376/519) (2). (Per tutti meno Pietroburgo). Il r. ambasciatore a Pietroburgo telegrafa quanto segue: « Siccome V. E. lo sa ecc. ecc. » (telegramma n. 6406/441) (3). (Per tutti meno Vienna). Il r. ambasciatore a Vienna telegrafa: «Avendo

io chiesto ecc. ecc. » (telegramma n. 6471/989) (4).

(Per tutti meno Cettigne). Il r. ministro a Cettigne telegrafa quanto segue: « Come prevedevo appena tornato dal congedo ecc. ecc. (telegramma n. 6495/ 119) (5).

Quanto telegrafa il marchese Negrotto Cambiaso è un argomento di più per venire ad una conclusione per il prestito al Montenegro. Prego quindi V. E. parlarne nuovamente con codesto ministro degli Affari esteri per affrettare la soluzione (6).

(l) -Comunicato (t. 776 Gab.) il 26 luglio agli ambasciatori a Parigi, Londra, Vienna e Berlino. (2) -Vedi D. 342. (3) -Comunicato (t. 4295) il 23 luglio all'ambasciatore a Vienna e ai ministri a Belgrado e Cettigne. (4) -Vedi D. 270. (5) -Vedi D. 289.
409

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 65311701. Durazzo, 22 luglio 1914, ore 17 (per. ore 20,40).

Zografos ritornato a Delvino da Atene ove evidentemente furono presi accordi circa il modo di far nascere nuovi equivoci ed impedire o ritardare una pressione ... (7) intervento contro Grecia. Da Delvino ha egli diretto oggi telegramma alla Commissione di Controllo in cui smentisce accuse dirette contro truppe epirote e le truppe greche affermando che le forze albanesi hanno abbandonato il Paese prese da un panico che egli non si spiega. Egli protesta contro notizia che gli Epiroti abbiano voluto attaccare Valona ed afferma di aver dato ordini di evitare ulteriore avanzata nel territorio albanese. Scusa occupazione di Cortza e Kolonia (?) dovuta al desiderio di difendere quella regione abbandonata in seguito alla precipitosa fuga dei difensori. Questa protesta di Zografos costituisce una nuova prova della spudoratezza di Zografos e compagnia, e dimostra il desiderio d'evitare temuto prossimo intervento europeo od italo-austriaco. Difatti per guadagnar tempo egli suggerisce invio di una commissione d'inchiesta per stabilire verità e responsabilità. Naturalmente anche se si inviasse una commissione d'inchiesta come la reclamano anche i rifugiati albanesi, sarebbe gravissimo errore ritardare eventuale atto

di coercizione. Siccome i Greci-epiroti sono ormai in possesso di tutte le regioni meridionali devastate, essi col guadagnar tempo avrebbero ogni possibilità consolidare la loro situazione e stancare potenze europee che non possono rinnovare minaccie non seguite da effetto.

(l) -Vedi D. 313. (2) -Vedi D. 315. (3) -Vedi D. 338. (4) -Vedi D. 368. (5) -Vedi D. 375. (6) -Il 25 luglio Bollati comunica (t. 6650/532) che Jagow ha dichiarato che c non era possibile ottenere dal Reichstag l'approvazione del credito occorrente •. Si sarebbe potuto riparlare della cosa « a mente più tranquilla mentre ora gli animi sono troppo preoccupatidella gravità dagli avvenimenti •· ~ (7) -Gruppo mancante.
410

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 6532/702. Durazzo, 22 luglio 1914, ore 17 (per. ore 21,20).

Alla nostra lettera scritta jeri e recapitata stamane ai ribelli è stato risposto in termini insolitamente impertinenti in cui si rende responsabile della... (l) il Principe. Al sovrano si dà del pazzo concludendo che egli deve assolutamente andarsene via. Trasmetto traduzione posta. Mio collega di Germania è venuto a dirmi che è stanco dare consigli a persona irrimediabilmente perduta incapace decidere e di rendersi conto della situazione.

411

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6540/173. Asmara, 22 luglio 1914, ore 17,35 (per. ore 22,15).

R. Legazione in Addis Abeba telegrafa quanto segue:

« 21 luglio. Tigré. Agente commerciale Adua telegrafa informando Degiac Garasellassié si adopera (?) attivamente per riunire intorno a sè suoi partigiani dispersi e che è probabile tenti colpo di mano su Adua prima fine pioggie. Agente commerciale aggiunge in Tigré si ripete sempre dovunque essere Degiac Garasellassié da noi aiutato e che Degiac Garasellassié sparge ad arte tali voci. Posso assicurare V. E. situazione politica in Addis Abeba nostro riguardo è molto migliorata e che tanto Ligg Jasu che Governo etiopico sono attualmente convinti lealtà nostre intenzioni per mantenere integrità Etiopia malgrado suddette insistenti informazioni provenienti Tigré e note tendenziose notizie giornali ed agenti europei. Ma questa favorevole situazione può nuovamente essere mutata dal verificarsi nuovi avvenimenti in Tigré provocati dal Degiac Garasellassié. Sarebbe quindi nostro interesse adoperarci attivamente onde evitare Degiac Garasellassié con atti inconsulti provochi nuove sollevazioni e nuova guerra civile in Tigré cui conseguenze sarebbero certamente pericolose anche nei riguardi colonia Eritrea».

(l) Gruppo mancante.

412

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6542/174. Asmara, 22 luglio 1914, ore 17,35 (per. ore 1,20 del 23).

Il r. ministro ad Addis Abeba telegrafa quanto segue:

«21 luglio. Telegramma n. 4113 (l) del Minis,tero degli affari esteri.

Non posso smentire notizia dell'avvenuta partenza da Trieste per l'Abissinia

di 26 persone, tra ufficiali, sottufficiali, artiglieria e genio, assunti in servizio

dal Governo etiopico dal momento che essa risulta in modo positivo a codesto

Ministero. Tenendo conto però dello stato attuale delle relazioni fra il Governo

etiopico ed il console austro-ungarico e della violenta campagna che si sta

facendo contro quest'ultimo da parte dei principali capi abissini per affare

dei cannoni, e della considerevole spesa che il Governo etiopico verrebbe ad

addossarsi, suddetta notizia a me sembra incredibile. Considerazione stessa (?)

valga anche per notizia relativa alla costruzione dei 18 forti in calce ed

alla spedizione di altri cannoni per l'Abissinia. Informazioni da me raccolte

tanto presso questo ministro di Germania, che di solito è bene informato degli

affari riguardanti il ·console austro-ungarico, che presso questo ministro degli

Affari esteri escludono attendibilità delle notizie suddette. Questo console austro

ungarico ha in questi giorni espresso ai suoi amici la possibilità dell'immi

nente suo richiamo. Circa concessione radiotelegrafica mi risulta già da tempo

che questo console austro-ungarico unitamente ad altro austriaco sta trat

tando col Governo etiopico per impianto rete radiotelegrafica interna per

l'Abissinia, ma fino ad ora nulla è stato concluso».

413

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 741. Roma, 22 luglio 1914, ore 18,45.

Miei telegrammi Gabinetto n. 703 (2) e n. 713 (3). (Per Vienna) -Il r. ambasciatore a Berlino telegrafa quanto segue: «Delle conversazioni avute con V. E. ecc. ecc.» (telegramma Gabinetto

n. 749/56) (4). Ho risposto a Bollati nei termini seguenti: (Per Berlino) -Suo telegramma Gabinetto n. 56. (Per tutti e due) -Circa alle domande che l'Austria-Ungheria formulerà

alla Serbia è chiaro che noi non possiamo sostenerle che nei limiti in cui saranno conformi ai principi liberali del nostro diritto pubblico. Così noi non potremo associarci al passo austro-ungarico in quella parte in cui si

cht~desse al Governo serbo di limitare la libertà di stampa e quella di associazione e di propaganda di solo pensiero senza preparazione di azione, perchè non possiamo chiedere ad uno Stato di fare diversamente da quello che facciamo noi che abbiamo tali libertà ed intendiamo mantenerle. Quindi se simili domande saranno presentate non potremo appoggiarle anche perchè si verrebbe così a creare un precedente contro i metodi liberali che il nostro Governo adopera in casi analoghi ed adopererà sempre all'interno.

Circa all'azione militare austro-ungarica che secondo Jagow dovrà rivolgersi subito e direttamente contro Belgrado e non già verso il Lovcen o altro punto qualsiasi in direzione dell'Adriatico è nostro interesse che la Serbia non sia schiacciata e l'Austria-Ungheria non sia ingrandita o non si crei una situazione che più tardi possa facilitarne l'ingrandimento e certo noi non possiamo fare una politica contraria ai nostri interessi. Circa alla localizzazione del conflitto osservo che il far credere all'Austria-Ungheria che il conflitto sarà localizzato aiuterà ad incoraggiarla all'azione il che è contrario al nostro interesse.

Circa poi al contegno della Russia è probabile che questa sia costretta ad agire se vedrà che la Serbia corre pericolo di essere schiacciata e anche la Romania ha interesse identico al nostro che la Serbia cioè non sia schiacciata. In quanto all'opinione di Jagow che la Russia potrebbe essere trattenuta dall'agire dalla convinzione che si troverebbe compatta di fronte la Triplice Alleanza, osservo che l'Italia non è obbligata a prendere parte ad una eventuale guerra :provocata da una azione aggressiva dell'Austria contro la Serbia che tutto il mondo civile condannerebbe. D'altra parte se pure sarà possibile l'eventuale compattezza della Triplice Alleanza noi non potremo compiere alcun atto favorevole all'Austria-U:q.gheria senza prima essere ben sicuri dell'interpretazione dell'articolo VII del trattato e senza che prima sia bene risolta la questione dei compensi.

Non è possibile ed è anzi pericoloso intavolare tali trattative dirette tra l'Austra-Ungheria e noi ed urge invece che la Germania sondi il terreno a Vienna.

Prego V. E. esprimersi presso a poco in conformità a queste idee con Jagow; qualora però non lo creda opportuno prego telegrafarmi subito.

(l) -Vedi D. 267. (2) -Vedi D. 124. (3) -Vedi D. 226. (4) -Vedi D. 333.
414

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 4267 (1). Roma, 22 luglio 1914, ore 19.

Suo telegramma n. 657 (2).

Consento nelle considerazioni di V. S. R. Governo conscio propria responsabilità non ha mai nascosto suo fermo proposito salvaguardare frontiera

garantita Albania dalle potenze contro qualsiasi menomazione e non permetterà in nessun caso che Grecia avanzi oltre Stylos. Gioverà che V. S. faccia capire ciò a Varatassi a togliere dubbi che potesse avere al riguardo.

(l) -Questo e il telegramma successivo portano la data di partenza delle ore 19, mentre quelli dal n. 4263 al n. 4265 hanno la data di partenza alle ore 19,30. Qui viene data la preferenza all'ora dalla partenza dall'ufficio telegrafico sul numero di protocollo. (2) -Vedi D. 286.
415

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. POSTA 4268. Roma, 22 luglio 1914, ore 19.

Suo telegramma n. 673 (1).

È stato giustamente osservato a Londra che sarebbe difficile legittimare la visita di navi e il sequestro di contrabbando nelle acque albanesi da parte di navi da guerra europee senza previa dichiarazione di blocco. Riterrei pertanto che si potrebbe ricorrere alla soluzione seguente: per la sola sorveglianza nella baia Governo albanese potrebbe chiedere di autorizzare le loro navi in Valona ad esercitare per suo incarico un servizio di polizia tendente ad impedire lo sbarco di armi e munizioni. In questo caso la visita potrebbe essere estesa alle navi di qualunque nazionalità e converrebbe che fosse eseguita da imbarcazioni con ufficiali misti. Qualora poi si rendesse necessario di sorvegliare la costa fuori della baia di Valona parrebbe opportuno, imitando il recente esempio dato dalla Grecia per la costa epirota, fosse proclamato il blocco della costa albanese.

416

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. R. 4269. Roma, 22 luglio 1914, ore 19,30.

Suo telegramma n. 701 (2).

Subordinatamente a quanto le risponderà de Facendis l'autorizzo ad entrare in trattative preliminari con Mustafà usando la massima cautela e circospezione, poichè risulta da un rapporto del r. ministro a Durazzo al quale V. S. dovrà rivolgersi anzitutto per riceverne consigli e istruzioni che il Popolo sarebbe sussidiato dalle autorità austro-ungariche. Comunque Ella vorrà riferirmi al riguardo, prima di giungere ad una qualsiasi conclusione.

(l) -Vedi D. 322. (2) -Non riprodotto.
417

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6543/133. Sinaia, 22 luglio 1914, ore 19,30 (per. ore 1,20 del 23).

Czernin mi ha dichiarato e mi ha detto avere dichiarato a questo ministro Afiari esteri quanto segue:

« Questione austro-ungarica-serba consiste in due parti nettamente distinte: l) attentato Serajevo; se risulterà dall'inchiesta in corso che è assolutamente segreta che nell'attentato sono implicati dei militari funzionari o privati del regno di Serbia Governo austro-ungarico ne esigerà punizione; se invece ciò non risulterà in modo positivo dall'inchiesta, Governo austro-ungarico non avrà nulla da chiedere per tale titolo alla Serbia; 2) agitazione panserba: in ogni caso Governo I. R. chiederà garanzie positive perchè questa agitazione cessi in Serbia, non potendo esso lasciare continuare impunemente delle mene che sono dirette a strappare due provincie alla monarchia».

Czernin ha aggiunto che la situazione viene considerata con calma a Vienna, ma che monarchia non esiterà ricorrere ultima ratio se Governo serbo non corrisponderà adeguatamente alle domande austro-ungariche. Egli ritiene che la inchiesta per l'attentato sarà ultimata fra non più di una settimana.

Impressione generale da me riportata dal colloquio col ministro d'AustriaUngheria è molto seria e preoccupante. Anche Czernin non esclude che un conflitto austro-ungarico-serbo possa indurre la Russia intervenire provocando così una guerra generale.

418

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 744 (1). Roma, 22 luglio 1914.

Mio telegramma n. 726 Gabinetto (2).

Il r. ambasciatore a Pietroburgo telegrafa quanto segue: « Giusta numerose quanto attendibili notizie provenienti dal campo di Krasnoviezelo ove sono attualmente riuniti 60.000 uomini, il linguaggio delle alte sfere militari è oltremodo minaccioso contro l'Austria non meno di quello dei circoli nazionalisti in città. Opinione pubblica in generale è inquieta ed impaziente di uscire da un'incertezza che non danneggia soltanto interessi Austra-Ungheria.

Quanto al Governo esso è certo pacifico e deciso ad esaurire ogni mezzo in suo potere per impedire conflitti armati austvo-serbi ma se questo scoppiasse gli sarebbe difficile di contenere un'agitazione che, se repressa, diverrebbe pericolosa all'interno e di rimanere inerte mentre sarebbero in causa il suo prestigio e i suoi interessi nei Balcani ».

V. E. può comunicare a codesto Governo questo telegramma in via confidenziale e come nostra prova di amicizia verso i nostri alleati.

Il) Dalle carte Avarna.

12' Vedi D. 346. Al. telegram~a ?i Di Sangiuliano Avarna rispose il 23 luglio (t. 773/65Gab.) che Berchtold gli aveva d1ch1arato che Szapary non aveva fatto pervenire finora alcun ragguaglio al riguardo nè circa disposizioni del Governo russo nel presente momento •.

18-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

419

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 745 (1). Roma, 22 luglio 1914.

Mio telegramma Gabinetto n. 703 (2).

Il R. ministro a Cettigne telegrafa quanto segue: « Questo ministro degli Affari esteri mi ha intrattenuto lungamente sulla questione del Lovcen. Mi disse che in presenza voci insistenti segnalate da diverse parti circa possibilità di un colpo di mano dell'Austria per impadronirsi del Lovcen, il Re ed il Governo preoccupati avevano deciso di prendere misure di precauzione di una certa importanza quantunque egli personalmente come :pure re Nicola non riescano capacitarsi che Austria senza alcun pretesto, osi concepire un simile piano d'attacco che avrebbe certamente scatenata la guerra.

Aggiunse poi che per non lasciare il loro Montenegro sotto il continuo incubo del Lovcen sarebbe opportuno che l'Italia inducesse il Governo austriaco ad uscire dal suo riserbo su questa questione.

Per quanto è possibile saperne qui, l'imminenza di un colpo di mano austriaco per il quale manca ora qualsiasi pretesto sembra doversi escludere allo stato attuale delle cose ».

Ho risposto a Negrotto nei termini seguenti: «Prego V. S. insistere presso codesto Governo perchè nell'imminente vertenza o conflitto austro-serbo non dia pretesto all'Austria di attaccarlo.

Occorre pure che V. S. suggerisca a codesto Governo di andare cauto nelle misure militari che esso prende al Lovcen per non offrire pretesti all'Austria... (3) evitarne pubblicità e fare in modo che esse misure, se saranno prese, siano compiute prima che l'Austria ne abbia conoscenza».

420

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROBURGO, CARLOTTI, E AI MINISTRI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A BELGRADO, CORA, E A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO.

T. GAB. 746. Roma, 22 luglio 1914, ore 21.

Mérey mi ha detto (4) oggi confidenzialmente per incarico di Berchtold che l'inchiesta giudiziaria relativa all'attentato di Serajevo non è ancora terminata, ma dai dati accertati finora si hanno elementi sufficienti per parlare seriamente alla Serbia. Berchtold non dispera che le domande dell'Austria alla Serbia possano venire soddisfatte coi mezzi pacifici, ma, in ogni ipotesi, fa

assegnamento sulla attitudine leale e conforme all'alleanza dell'Italia. Spera inoltre che il Governo eserciterà influenza in questo senso sulla stampa.

Io gli ho risposto che desidero che la più perfetta ed aperta lealtà presieda ai rapporti austro-italiani e perciò debbo dirgli francamente che in Italia tutti pensano che un ingrandimento territoriale dell'Austria sia dannoso ai nostri interessi perchè turberebbe a nostro danno l'equilibrio.

Mérey ha replicato che tale ingrandimento non è nelle intenzioni dell'Austria pur potendo essere una conseguenza delle possibili complicazioni.

Berchtold poi lo ha incaricato di dirmi confidenzialmente che l'Austria, pur non prendendo impegno, non ha intenzione di profittare di questa occasione per impadronirsi del Lovcen. Anzi Mérey aggiunse che spera che daremo consigli al Montenegro di non partecipare all'eventuale conflitto austro-serbo.

Io gli ho replicato che le assicurazioni relative all'ingrandimento territoriale ed al Lovcen non essendo impegnative non possono rassicurare interamente. Ho aggiunto che ho dato e ripeterò i consigli da lui richiesti al Montenegro, e li ho dati e li ripeterò del resto anche alla Serbia.

Quanto alla stampa italiana, ho osservato che il R. Governo farà il possibile, ma che non sarà facile ottenere che essa si pronunzi in favore delle domande austriache prima di conoscerle, e che in ogni modo non è da aspettarsi che la stampa e l'opinione pubblica italiana siano favorevoli a quella parte delle domande austriache che paresse o fosse contraria ai principi liberali del nostro diritto pubblico. Ho soggiunto poi che ero convinto che le domande austriache sarebbero state eque ed accettabili avendo molta fiducia nell'alto senno di Sua Maestà l'Imperatore e Re.

(Per Cettigne) -Prego la S. V. di dare consigli a codesto Governo affinchè eviti qualsiasi atto o apparenza ostile all'Austria e non dia a questa alcun pretesto per attaccare il Montenegro ed impadronirsi del Lovcen.

(Per Pietroburgo) -Prego V. E. far pervenire a Cettigne da codesto Governo consigli di evitare qualunque atto che dia pretesto all'Austria di attaccarlo ed impadronirsi del Lovcen.

(Per Londra, Bucarest e Belgrado) -Quanto precede per notizia di V. E.

(l) -Dalle carte Avarna. (2) -Vedi D. 124. (3) -Gruppo indecifrabile. (4) -La versione di Mérey è in Oe -U. A., VIII, 10460.
421

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6539/134. Sinaia, 22 luglio 1914, ore 21 (per. ore 0,10 del 23).

Porumbaro mi ha confermato il linguaggio di Czernin riferito nel mio telegramma n. 133 (1), ed ha aggiunto che ai passi interposti dal Governo romeno a Belgrado di cui al mio telegramma gabinetto n. 32 (2), Pachitch ha risposto

che la Serbia aveva diretto una nota alle grandi potenze dichiarando che avrebbe

prestato proprio concorso alla ricerca e punizione dei colpevoli dell'attentato di

Serajevo, ma che se Austria-Ungheria avanzasse delle domande incompatibili

colla sua qualità di stato civile ed indipendente vi si sarebbe risolutamente

opposta.

Ministro degli Affari esteri interpreta tale comunicazione nel senso che la

Serbia consentirebbe ad una regolare procedura giudiziaria, ma non a proce

dimento d'ordine politico quali sarebbero quelle indicate nella seconda parte

delle dichiarazioni di Czernin.

Ho chiesto a Porumbaro quali sarebbero le intenzioni della Romania nel

caso di una guerra sia limitatamente all'Austria-Ungheria, sia estesa anche alla

Russia, ed anche in vista eventuali conseguenze territoriali, ma non ne ho potuto

ottenere nessuna risposta positiva. Egli mi ha ripetuto le solite generalità circa

solidarietà della Romania con tutti gli stati che vogliono conservato lo statu quo

nel Balcani secondo il trattato di Bucarest.

(l) -Vedi D. 417. (2) -Vedi D. 238.
422

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 747. Roma, 22 luglio 1914, ore 23.

Faccio seguito al mio telegramma Gabinetto n. 727 (1).

Ho detto oggi a Mérey che tutti al mondo abbiamo critici ed avversari, e perciò anche lui, ma che io finora lo ho sempre difeso contro tutti. Egli ha risposto che di ciò non ho certo avuto motivi di pentirmi. Io ho replicato che così è stato finora ma che so che ora egli è convinto

che il Governo italiano non abbia fatto o non faccia politica leale verso l'Austria in Albania. Gli ho detto che so che tale sua convinzione, profondamente erronea, è sincera e ciò la rende più pericolosa perchè naturalmente crederà suo dovere di riferire al suo Governo in questo senso con grave pericolo pei rapporti tra Italia ed Austria. So che egli dice di avere le prove in favore di tale suo convincimento e perciò lo prego di fornirmele per confutarle.

Egli mi ha confermato di avere tale convinzione, ma non crede opportuno di fornirmi le prove. Egli non ha finora espresso tale sua opinione al suo Governo e del resto non ne ha avuto motivo perchè è appunto il suo Governo che gli ha fornito tali prove e che ha tale convinzione. Tra gli argomenti che la rafforzano ne ha citato uno solo, cioè la scelta di Aliotti, la quale dato il carattere ben noto di quel funzionario dimostra l'intenzione nostra di fare una politica d'astuzia. Questa conversazione naturalmente non ha avuto carattere officiale ma V. E. vede quali conseguenze pei rapporti austro-italiani possa aver il fatto che così pensi l'ambasciatore i. e r.

(l) Vedi D. 355.

423

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, AI MINISTRI A SINAJA, FASCIOTTI, A DURAZZO, ALIOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI.

T. 4278. Roma, 22 luglio 1914, ore 23,55.

Rodd mi ha comunicato che colonnello Philipps crede che in questo momento non si possa procedere organizzazione milizie albanesi perchè, non essendo ancora terminata rivolta, i musulmani non si arruolerebbero ed è invece necessario che milizia sia mista e non soltanto cristiana. Philipps crede però che nel frattempo si possano fare preparativi necessarii cioè caserme, uniformi, armi, regolamenti. Ufficiali internazionali sono d'accordo nel ritenere che per ogni 500 militi occorrano 5 ufficiali e 10 sottufficiali. Ogni battaglione di 500 uomini dovrebbe avere quattro compagnie ed il comandante del battaglione e quelli delle compagnie dovrebbero appartenere a nazione diversa.

Rodd ha aggiunto che Lamb ha osservato che non vi sono in Albania ufficiali e sottufficiali per quella organizzazione e che non c'è neanche un soldo. Principe Wied cerca reclute ma invano e perciò Lamb teme che il reclutamento a Scutari aggraverebbe tale difficoltà.

424

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROBURGO, CARLOTTI.

T. GAB. 749. Roma, 22 luglio 1914, ore 24.

In via confidenzialissima comunico a V. E. per sua esclusiva informazione ed in parte anche per norma eventuale di condotta e di linguaggio il sunto dei miei odierni colloqui cogli ambasciatori di Russia e di Inghilterra coi ministri di Rumania e di Bulgaria e coll'incaricato d'affari di Serbia. Krupenski mi ha detto che la Russia non lascierà schiacciare la Serbia e farà la guerra. Alle mie osservazioni che a Vienna e Berlino si è convinti del contrario egli ha risposto che si ingannano. Rodd mi ha detto che in caso di guerra europea l'Inghilterra spera di non prendervi parte ed espresse il voto che l'Italia farà altrettanto. Io ho risposto che è impossibile prevedere ora se si presenterà per noi il casus foederis che si potrebbe esaminare se in una data ipotesi Inghilterra ed Italia potrebbero imitare l'uso dei deputati inglesi « to pair » doè ·che un liberale ed un conservatore si obblighino reciprocamente verso i rispettivi partiti ad assentarsi contemporaneamente. In tal modo ognuna delle due potenze potrebbe dimostrare ai propri alleati ed amici che la sua astensione non porta loro nocumento, ma forse anche vantaggio.

Al ministro di Rumania io ho raccomandato di far dare dal suo Governo a quello di Serbio il consiglio di cedere alle domande dell'Austria-Ungheria nei limiti del possibile ed ho aggiunto che sarebbe bene che la Rumania in via non ufficiale ricordasse all'Austria il suo interesse a non lasciare schiacciare la Serbia.

Rizoff reduce da Costantinopoli mi ha detto che in Turchia si ha ora simpatia e fiducia nell'Italia ed è cancellata l'impressione prodotta dalla istituzione di scuole ed ambulatori italiani nella regione di Adalia. Egli mi ha detto che crede inevitabile più tardi la guerra tra Turchia e la Grecia, previsione questa che mi è stata fatta più volte ed anche ieri sera da Naby Bey. Venendo al conflitto austro-serbo Rizoff mi ha detto che l'Austria non può contentarsi di semplici dichiarazioni verbali da parte della Serbia.

Al primo incaricato d'affari di Serbia io ho dato il consiglio di cedere il più possibile alle domande austriache e di non illudersi sull'aiuto russo, perchè il Governo russo non vuole far la guerra per sostenere la Serbia. Egli mi ha risposto che lo sa ma che il Governo russo sarà trascinato alla guerra dall'opinione pubblica russa qualora l'Austria voglia schiacciare la Serbia, che è disposta a contentare l'Austria nei limiti imposti dalla propria dignità ed indipendenza.

Egli mi disse che anche l'Italia ha interesse a non lasciare schiacciare la Serbia. Io ho risposto che questo è vero ma che possiamo aiutare entro certi limiti la Serbia coi mezzi diplomatici ma non faremo certo la guerra all'Austria per salvarla.

425

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6556/698. Durazzo, 22 luglio 1914 (per. il 23).

Dalla nave austriaca « Sankt Georg » furono sbarcati ieri circa 15 casse grandi contenenti fucili e 75 contenenti munizioni che furono distribuiti ai volontari romeni testè giunti. C'è chi assicura essere stati sbarcati in questi ultimi giorni dalla « Sankt Georg » circa 800 fucili austriaci. Però riesce difficile accertare l'esatta verità poichè tutto ciò si fa misteriosamente ed ogni quesito anche cortesissimo, accennato alla Legazione austriaca viene accolto con evidenti segni di risentimento. Non rimane quindi altro mezzo se non il rivolgersi direttamente al Governo

austro-ungarico per chiedere se queste armi fanno parte di fornitura regolarmente contrattata che sarà compresa nel conto di parità.

426

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6558/703. Durazzo, 22 luglio 1914 (per. il 23). Telegramma di V. E. 4220 (1).

Il parere espresso dal conte Berchtold per mezzo di Mérey sarebbe purtroppo tale da far risorgere i dubbi che l'Austria-Ungheria proseguendo la sua

politica eu intrighi con la Grecia, anche in Epiro, cercherà forse valersi del mancato invio di navi a Santi Quaranta, dovuto alla sua influenza per acquistarsi nuovi meriti presso il Governo di Atene, anche a scapito dell'Italia.

Non si vede come l'invio di navi a Santi Quaranta possa avere connessione coll'invio di truppe greche attraverso la frontiera di Karcia. Questo passaggio di truppe greche potrà aver luogo, come sempre, non solo, ma specialmente per la via di Janina e quella di Kastoria verso Delvinati, Argirocastro, Pescovic, Biklista. La presenza di navi straniere a Santi Quaranta e Porto Palermo sarebbe intesa, se non in minima parte, ad intralciare l'invio di armi e munizioni a favore dei greco-epiroti.

Scopo principale sarebbe invece quello di iniziare una azione che potesse dar da riflettere al Governo di Atene ed ai greco-epiroti ora che si deve porre il problema di ristabilire il problema albanese in Epiro, compito quanto mai difficile ora, se si considera l'azione delle bande allestite ed organizzate dei ben noti agitatori ellenici.

Certamente se il conte Berchtold medita qualche azione più diretta ed energica contro la Grecia, nulla vi sarebbe da obbiettare, ma questo non dovrebbe escludere a priori la sorveglianza della costa albanese da Capo Stylo a Porto Palermo, fatta da navi italo-austriache. Noto ad ogni buon fine che i grecoepiroti di Spiromilos che operano a Kimara vengono riforniti di armi e munizioni quasi esclusivamente per Porto Palermo.

(l) Vedi D. 360.

427

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6559/704. Durazzo, 22 luglio 1914 (per. il 23).

Il delegato inglese alla C.I.C. mi ha parlato favorevolmente della «proposta italiana» partecipatagli dal suo Governo di scindere eventualmente la commissione di Controllo incarkando i delegati aggiunti di recarsi eventualmente in Epiro. Egli cercherà di far risolvere la questione per mezzo del ministro dell'interno per portarla a buon porto, in vista della eventuale prossima necessità di inviare una commissione in Albania meridionale per distribuzione soccorsi

e forse anche eseguire inchiesta dando qualche garanzia agli abitanti di Coritza che potessero farvi raccolta nei campi.

428

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6551/709. Durazzo, 23 luglio 1914, ore 2 (per. ore 12,15).

Con i 300 volontari romeni, si ritiene (?) ci sarà (?) domani circa un effettivo di 600 soldati bene organizzati oltre ai Mirditi, Malissori, Kossovini (?)

e con un totale di quasi 3000 uomini. Ciò rende apparentemente superflua presenza nostri marini a terra che potrebbero sempre, in caso di bisogno, sbarcare a difesa del palazzo reale; comandante «San Marco » propenderebbe pure al ritiro, anche perchè egli teme in caso di panico incidenti con morti e feriti. Senonchè il timore che si possa interpretare ritiro come abbandono del Principe ci trattiene dal prendere qualsiasi decisione (1).

Volontari romeni in ogni caso assum (2) provvisoria difesa Principe, tanto più che essi credono essere in grado riprendere offensiva contro ribelli. Prego

V. E. volermi dare eventuali istruzioni nel caso in cui credesse intrattenerne Governo I. e R. austro-ungarico. Aggiungo ad ogni buon fine che arrivo romeni incoraggia alla resistenza il Principe, che non comprende come un (2) successo militare non risolverebbe situazione.

429

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. 6564/138. Sinaja, 23 luglio 1914, ore 4,30 (per. ore 19,25).

Mio telegramma 135 (3).

Re Carlo mi ha letto due telegrammi del ministro di Romania ad Atene circa intervento romeno nella questione delle truppe greche in Epiro. Nel primo Filodor riferisce avere Streit smentito assolutamente e violentemente tutte le voci di partecipazione di truppe greche agli avvenimenti d'Epiro e qualificate calunniose le accuse di crudeltà, secondo l'altro telegramma re di Grecia ha spontaneamente ricevuto in udienza ministro di Romania ad Atene e gli ha dichiarato, che come sovrano e come generalissimo dell'esercito greco smentisce assolutamente intervento delle truppe elleniche in Epiro ed a conferma di ciò lo ha informato di aver proposto alle potenze l'invio di una commissione d'in

chiesta imparziale.

430

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. 6565/139. Sinaja, 23 luglio 1914, ore 4,30 (per. ore 19,30). Telegramma di V. E. 4275 (4).

Re Carlo mi ha detto che anche se la proposta venisse da tutte le grandi potenze, difficilmente suo Governo potrebbe consentire all'invio di truppe romene in Albania.

141 Del 22 luglio col quale comunicava il D. 373.

ln ogni caso, anche in tale eventualità, bisognerebbe innanzi tutto risolvere la questione finanziaria non essendo ammissibile che la Romania si assuma le spese della spedizione. Mio avviso è che se le potenze vogliono tentare d'intervenire tutte concordi qui per ottenere invio di truppe romene occorre lo facciano subito giacchè ogni ulteriore ritardo rende sempre più difficile accettazione da parte del Governo romeno.

Opinione pubblica vi è ostile.

(l) -Il 25 luglio Di Sangiuliano risponde (t. 4320): « Conviene che nostri marinai rimangano a terra finchè vi restano austriaci». (2) -Gruppo mancante. (3) -Vedi D. 402.
431

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. RR. 6566/140. Sinaja, 23 luglio 1914, ore 5,30 (per. ore 21).

Re Carlo si è lamentato amaramente del completo abbandono in cui è lasciato dalle potenze principe Wied. Potenze non gli danno nè fondi nè soldati, sicchè S. M. crede che difficilmente Principe potrà resistere (1).

Circa volontari romeni re Carlo mi ha detto che essi sono stati arruolati all'infuori d'ogni ingerenza di questo Governo e che il comandante Cristesco è un poco di buono espulso dall'esercito romeno. Questi volontari si lamentano già di non essere neppure sufficientemente nutriti dal Governo albanese. Re Carlo ha consigliato al principe Wied valersi della Commissione di Controllo per governare.

432

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. s. 771/150. Belgrado, 23 luglio 1914, ore 6,30 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 738 (2).

Discorrendo con Patchitch del Lovcen e dell'unione serbo-montenegrina avevo già avuto occasione insinuargli di mia iniziativa la possibilità di una cessione segreta del Lovcen all'Austria. In quella circostanza Patchitch mi disse che se re Nicola facesse un atto simile Serbia e popolo montenegrino non potrebbero accettare e vi si opporrebbero con tutte le loro forze. Infatti, poichè unione serbo-montenegrina è stata (3) studiata in tutti i suoi particolari, il Lovcen ha ormai la stessa importanza per Serbia che per il Montenegro e come mi disse anche Patchitch, senza il Lovcen sarebbe inutile unione.

(l) -Con telegramma successivo (t. c. 6567/141) della stessa data e ora Fasciotti comunica: • Re Carlo mi ha detto che il Principe Wied sarà ben presto ridotto abbandonare Albania». (2) -In nota al D. 169. (3) -Gruppo mancante.
433

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6590/995. Vienna, 23 luglio 1914, ore 9,05 (per. ore 2,30 del 24).

Berchtold mi ha detto che il Gran Visir nel parlare a Pallavicini del proposito delle potenze di fare passi presso Turchia per ottenere che questa cessasse dal sobillare insorti in Albania aveva detto che nè Governo ottomano nè comitato pensavano ad ingerirsi negli affari albanesi, ma che era però vero che alcuni ufficiali turchi di origine albanese eransi recati in Albania.

Dal suo lato Talaat bey aveva dichiarato a Pallavicini che Governo ottomano era estraneo a questi torbidi ed a riprova del suo asserto aveva addotto il fatto che Governo medesimo aveva rifiutato talvolta l'invio di 10 mila lire turche che gli erano state chieste dagli insorti.

Talaat bey aveva aggiunto che Turchia non pensava affatto a lavorare in pro della divisione dell'Albania giacchè essa desiderava per contro che restasse unita e si consolidasse.

434

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6586/996. Vienna, 23 luglio 1914, ore 9,05 (per. ore 1,50 del 24).

Telegramma di V. E. 4178 (1).

Ho intrattenuto Berchtold del contenuto del telegramma suddetto. Berchtold mi ha detto che era già stato informato dal proprio console in Valona delle cose dette da Ismail Kemal bey a Lori.

Berchtold ha aggiunto che a suo modo di vedere proposta di Ismail Kemal bey non era ideale ma che potrebbe forse giungere il momento in cui la si potrebbe accettare per far si che il Principe rimanga e per salvare così la situazione.

Infatti l'accettare proposta suddetta sarebbe sempre migliore partito che la partenza del Principe nelle ·Condizioni disperate in cui si trovava Albania.

435

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6587/1007. Vienna, 23 luglio 1914, ore 9,05 (per. ore 2,30 del 24).

Telegramma di V. E. 4165 (2).

Nell'esprimermi con Berchtold nel senso delle istruzioni di V. E. gli ho ricordato quanto Ella mi comunicava in occasione della nomina di Schwimmer col suo telegramma n. 322 del 13 gennaio 1913.

Berchtold mi ha detto che la Germania che faceva concorrenza commer

ciale all'Austria-Ungheria in Abissinia avrebbe potuto vedere forse con piacere

l'allontanamento da Addis Abeba di persona che difendeva gli interessi della

Monarchia.

Ma ha aggiunto che avrebbe esaminata la questione col capo dell'ufficio

competente per vedere che cosa si sarebbe potuto fare al riguardo.

(2) -Vedi D. 343. (l) -Vedi D. 319.
436

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. R. 6578/713. Valona, 23 luglio 1914, ore 9,15 (per. ore 0,30 del 24).

Trasmetto a titolo semplice informazione e con ogni maggiore riserva, che Giamil bey pretende aver saputo che recente visita di Sureya Bey e suo colloquio con Ismail Kemal Bey avrebbero avuto luogo per incarico dell'Austria che collo scopo di indurre Ismail Kemal Bey a proclamare prossimamente annessione volontaria dell'Albania meridionale alla Grecia in modo da suscitare resistenza contro un'occupazione italiana (l) l'Austria occuperebbe l'Albania settentrionale. Ismail Kemal Bey dice invece che nel colloquio su riferito Sureya Bey si limitò ad offrire a lui ed al suo comitato il suo intervento per ottenere da Durazzo cannoni, fucili e munizioni quante ne volessero e ad intrattenersi con lui a lungo sulla situazione, che egli avrebbe dipinto coi più foschi colori; egli avrebbe fatto altresì delle lagnanze contro il Governo di Durazzo in ispecie per l'affare dell'arruolamento dei volontari austriaci perchè, dopo avergli fatto reclutare volontari, lo avrebbe messo in una posizione imbarazzante facendogli fare cattiva figura. Sureya Bey proveniva direttamente da Vienna e non si era fermato a

Durazzo. Ho telegrafato quanto precede alla R. Legazione.

437

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6549/28. Budapest, 23 luglio 1914, ore 10 (per. ore 13).

Notizia dell'imminenza del passo a Belgrado e linguaggio giornali ufficiosi che dichiarano momento grave e storico, accentuano inquietudine opinione pubblica. Borsa depressa. Pare che presidente del consiglio abbia dichiarato a rappresentati della finanza che Governo, pur deplorando allarmi, non è pel momento in grado fare dichiarazioni formali rassicuranti.

438

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6595/452. Pietroburgo, 23 luglio 1914, ore 11 (per. ore 8,30 del 24).

Questo incaricato d'affari turco che fino a poco tempo fa escludeva in modo assoluto che Burhaneddin effendi potesse accettare trono Albania se per avventura gli venisse offerto dalle potenze, da fonte attendibile albanese, è ora meno categorico nel suo linguaggio in proposito. Tuttavia fra le condizioni che, a suo modo di vedere, verrebbero poste da Buhaneddin, egli mette in prima linea la previa completa pacificazione Albania, il che per lo meno non proverebbe nel principe molta fretta di ascendere quel trono. Incaricato d'affari turco sulla fede del «Tanin » e per sua personale opinione non crede che principe del quale conosce grande prudenza assumerebbe il benchè minimo impegno se Albanesi gli offrissero la corona e non si lascerebbe mai indurre nè ad un colpo di mano nè ad un'avventura quale sarebbe la sua andata in Albania senza consenso potenze. Incaricato d'affari ottomano è da lunga data un amico intimo di Burahneddin, quanto nei migliori termini con Izzet pascià.

439

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6603/122. Cettigne, 23 luglio 1914, ore 11 (per. ore 14,45 del 24).

Telegramma di V. E. 4276 (1).

Incursioni montenegrine in Albania. Alle rimostranze da me fatte in conformità delle istruzioni di V. E. questo ministro degli Affari esteri mi ha detto occupazione di Zumbi e delle cime del Rasetrik effettivamente ordinata dal Governo montenegrino il quale in buona fede credeva di avervi diritto. Che però in seguito alle osservazioni dei delegati le truppe montenegrine erano già state ritirate da quella posizione sulle colline a sud di Diacova che secondo decisione di Londra segnano confine con Albania.

440

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6571/710. Durazzo, 23 luglio 1914, ore 17,20 (per. ore 21,10).

Sembra seria la minaccia di attaccare Durazzo anche a rischio di una strage contenuta nella lettera degli insorti ai rappresentanti delle sei grandi potenze comunicata con mio telegramma n. 707 (2).

Notizia testè giunta da buona fonte sembrano (l) timori imminente assalto in caso in cui si risponderà negativamente alla domanda di allontanare il Principe.

Sembra che insorti posseggano pure cannoni ch'essi userebbero contro la

città nel caso in cui le navi da guerra intervenissero nel combattimento.

Principe dimostra ora intenzione di attaccare posizione del nemico ed ha interrogato gli istruttori (?), anche Bid Doda il quale però si è mostrato assai restio ad esporre ad un rischio come quello del 17 giugno (l) musulmani sarebbero pronti mettersi in linea con forze considerevoli.

Questa mossa del Principe è interpretata come ultimo suo sforzo prima di decidersi ad andarsene conformemente ai consigli da più lati ricevuti. Cresce l' (l) della cittadinanza vivamente impressionata.

(l) -In nota al D. 365. (2) -T. 6560/707 del 22 luglio col quale Aliotti comunicava il testo della lettera inviata dai ribelli ai rappresentanti delle 6 grandi potenze. In tale lettera il Principe di Wied veniva dichiarato vinto e decaduto, e se non abbandonava il potere i ribelli avrebbero attaccato Durazzo. I rappresentanti delle potenze, per evitare la morte degli abitanti innocenti, dovevano obbligare il Principe ad abbandonare il potere. Il 23 luglio Aliotti comunicava (t. 6625/ 716) che i rappresentanti delle 6 potenze avevano deciso di non rispondere alla lettera degli insorti. Il ministro d'Austria proponeva una replica in cui si dovevano rimproverare i termini insoliti. AI Principe era stata comunicata la lettera e verrà informato della decisione di non rispondere.
441

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6561/175. Asmara, 23 luglio 1914, ore 18,50 (per. ore 21,10).

R. ministro in Addis Abeba telegrafa quanto segue:

« 12 luglio -Tigrè. Agente ·commerciale Adua telegrafa confermando tassativamente che Degiac-Garasellassiè ha inviato ovunque emissari annunziando che ha avuto dal Governo italiano 12.000 fucili e comando regione nord est Ragale e che si prepara a sollevare Tigrè facendo credere essere con noi d'accordo. Mi permetto far rimarcare a V. E. urgente necessità provvedere nei riguardi di Degiac-Garassellassiè d'accordo Governo etiopico onde evitare nuovi sospetti di quest'ultimo.

442

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 774/35. Sinaja, 23 luglio 1914, ore 19 (per. ore 22).

Mio telegramma gabinetto 32 (2).

Re Carlo mi ha detto essersi rivolto, oltre direttamente alla Serbia, anche alla Russia perchè intervenisse a Belgrado per rivolgere consigli di remissività di fronte all'Austria-Ungheria. Sazonoff in risposta a questo passo ha dichiarato di averlo già fatto e continuerebbe a farlo. Ha, anzi, aggiunto aver promesso dichiarare a Belgrado che la Russia abbandonerebbe Serbia al suo destino, se questa non corrispondesse alle eque richieste austro-ungariche, in relazione attentato Serajevo.

(l) -Gruppo mancante. (2) -Cfr. n. 238.
443

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 776. Sinaia, 23 luglio 1914, ore 19,30 (per. ore 0,50 del 24).

Decifri Ella stessa -Telegramma di V. E. Gabinetto n. 737 (1). Col pretesto degli avvenimenti d'Epiro ho avuto un colloquio di due ore con re Carlo col quale mi sono espresso come di mia propria iniziativa nel senso indicatomi. Re Carlo mi ha chiesto innanzitutto da quale parte venissero le notizie allarmanti ed ha mostrato malgrado le mie insistenze di esitare a credere che l'Austria-Ungheria giunga fino alla guerra e di escludere da parte sua che essa pensi ad annettersi parte del territorio serbo oppure montenegrino. S. M. è d'avviso che tutto al più Austria-Ungheria terrebbe in deposito una striscia di territorio per esempio linea ferroviaria per Salonicco finchè Serbia non avesse adottato le misure che l'Austria-Ungheria chiederà per l'aggravarsi dell'agitazione panserba. Non credo che re Carlo farà fare a Vienna e Berlino la dichiarazione che la Rumania considera incompatibile coll'amicizia rumena l'indebolimento o diminuzione territoriale della Serbia o del Montenegro e ciò perchè S. M. non vorrà esporsi per un pericolo che non reputa probabile e perchè mi ha detto che tale diminuzione non turberebbe l'equilibrio balcanico giacchè Serbia, Montenegro e Grecia appoggiate dalla Rumania sarebbero ciò non ostante più forti della Bulgaria e quest'ultima a sua volta se appoggiata dalla Rumania sarebbe sempre più forte degli altri due Stati uniti; confido invece che rinnoverà avvertimento a Berlino ed a Vienna che se anche la Russia potrà adattarsi ad un linguaggio minaccioso dell'Austria-Ungheria verso la Serbia difficilmente rimarrebbe inattiva in caso di guerra e invece interverrebbe colle armi nel caso, che S. M. esclude, in cui Austria-Ungheria tentasse di appropriarsi una parte del territorio serbo. Re Carlo mi ha assicurato che stasera stessa si esprimerà in questo senso con Czernin. Beldiman è partito per Berlino ieri con analoghe istruzioni e spera che re Carlo scriverà anche personalmente all'imperatore di Germania il quale però secondo S. M. mi ha dichiarato, è indignatissimo per l'assassinio dell'amico personale l'Arciduca ereditario ed ha detto che i Serbi meritano una severa lezione. Re Carlo è poi venuto a parlare delle conseguenze d'un eventuale conflitto austro-serbo-russo a cui non potrebbe fare a meno partecipare la Germania, l'Italia e la Rumania in base all'alleanza. S. M. ritiene che il casus foederis sarebbe controverso e che in ogni caso non possiamo essere impegnati in una guerra senza essere stati ragguagliati e consultati con una

ragionevole anticipazione; su questo punto S. M. ha insistito molto e gradirei istruzioni precise per mia norma di linguaggio.

(l) Vedi D. 393.

444

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A SOFIA, CUCCHI BOASSO, E A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI.

T. GAB. 751. Roma, 23 luglio 1914, ore 20.

Prego telegrafarmi Roma in cifra impressioni e decisioni codesto Governo ed in chiaro comunicati codesta stampa sul passo austriaco contro Serbia (1).

445

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6591/999. Vienna, 23 luglio 1914, ore 21,05 (per. ore 2,30 del 24).

Telegramma di V. E. 4283 (2). Ho parlato a Berchtold a titolo personale delle cose dette da Talaat bey al r. ambasciatore a Costantinopoli pregandolo farmi conoscere avviso a riguardo.

Egli mi ha detto che Pallavicini nel riferirgli le cose stesse avevagli fatto noto che secondo Talaat bey la missione di Izzet pascià avrebbe dovuto costituire un provvedimento transitorio tra la data della partenza eventuale del Principe e la nomina di un nuovo Principe. Ma siccome il Principe si trovava tutt01ra a Durazzo e non conveniva che partisse, il provvedimento escogitato da Talaat bey non aveva nel momento attuale alcuna ragione di essere.

446

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 782/66. Vienna, 23 luglio 1914, ore 21,05 (per. ore 1,50 del 24).

Gabinetto n. 66 -Telegramma di V. E. 727 Gab. (3).

Mi sono espresso in via personale con Berchtold nel senso del telegramma suddetto facendogli notare che io lo informavo di quanto V. E. mi partecipa con telegramma suddetto non già per reclamare contro Mérey ma per pregarlo di voler impartire istruzioni di fornire le pretese prove che R. Governo segue una politica subdola e sleale contraria agli impegni coll'Austria-Ungheria al

B. -D. XI, n. 99.

fine di darle così modo di confutarle. Berchtold mi ha detto che non gli sem

brava che fosse il caso di impartire a Mérey istruzioni cui aveva accennato. Era

bensi vero che in questi tempi erano sorte fra i due Governi difficoltà a cagione

dell'atteggiamento di Aliotti che non sembrava si comportasse in conformità

degli accordi reciproci e le cui informazioni a V. E. potevano forse falsare le

idee del R. Governo. Un tale stato di cose non esisteva più quantunque potesse

nuovamente sorgere data la permaneza di Aliotti a Durazzo.

Berchtold ha concluso quindi col dirmi che poteva dichiararmi chè Mérey non aveva mai messo in dubbio la lealtà di V. E. e del R. Governo.

(l) -Il 24 luglio Imperiali risponde (t. Gab. 796/213) trasmettendo salvo la parte confidenziale, il testo del telegramma di Grey all'ambasciatore (inglese) a Berlino pubblicato in (2) -In nota al 364. (3) -Vedi D. 355.
447

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. s. 6589/453. Pietroburgo, 23 luglio 1914, ore 21,10 (per. ore 2 del 24).

Constami che presidente della repubblica francese nel suo colloquio con questo ambasciatore d'Austria-Ungheria gli ha parlato genericamente delle voci correl}ti circa richieste che Austria-Ungheria starebbe per formulare alla Serbia in relazione con delitto di Serajevo e gli ha manifestato opinione che stato serbo non può essere chiamato in causa per l'accaduto. Avendo Szapary osservato che non conoscendo risultato inchiesta e comunicazioni che AustriaUngheria potrebbe fare a Belgrado sarebbe difficile pronunziarsi in proposito, Poincaré ha replicato che gli errori non sono rari nelle istruzioni di simili processi ed ha citato esempio affare Prohaska. Poincaré ha poi concluso dicendo non dover dimenticare che Serbia ha dei buoni amici.

448

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. s. 6592/GAB. 7. 67 (1). Vienna, 23 luglio 1914, ore 21,25 (per. ore 4,45 del 24).

Berchtold mi ha informato di aver avuto comunicazione da Mérey (2) del

colloquio che dietro le istruzioni da lui impartite aveva avuto con V. E. circa

situazione presente fra Austria-Ungheria e Serbia.

Egli mi ha detto quindi che la inchiesta per l'attentato di Serajevo aveva fornito numerosi elementi che avevano fatto constatare come Serbia aveva tollerato che si eserdtasse sul proprio territorio la propaganda contro Monarchia. Questa propaganda che aveva esteso le sue ramificazioni in varie parti della Monarchia ne minaccia la tranquillità interna e la integrità avvenire del territorio e l'attentato commesso contro arciduca Francesco Ferdinando non era che un episodio di essa. Governo I. e R. non avrebbe potuto ammettere che un tale stato di cose continuasse e doveva chiedere alla Serbia di sciogliere le

società panserbe e sconfessarle e dare garenzie tali che l'assicurasse contro il ripetersi di fatti simili.

Se Governo serbo non avesse creduto corrispondere alle domande del Governo I. e R. la situazione sarebbe divenuta grave ed un conflitto armato non avrebbe potuto a meno di scoppiare. L'imperatore stesso, che era noto pei suoi sentimenti estremamente pacifici, aveva riconosciuto in tal caso il conflitto non avrebbe potuto essere evitato. La nota relativa sarebbe stata rimessa questa sera al Governo serbo ed in essa si chiederà che una risposta sia data nello spazio di due giorni.

Governo I. e R. non aveva intenzione fare conquista di territori serbi. Esso non mirava ad altro che ad ottenere soddisfazione alle sue domande ed a tutelare per l'avvenire l'integrità territoriale della Monarchia. Berchtold ha concluso col dirmi che Governo I. e R. faceva assegnamento sull'atteggiamento benevolo dei suoi alleati.

(l) -Completato con la minuta di Avarna. (2) -Vedi Oe -U. A., VIII, 10460.
449

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO

T. Fiuggi, 23 luglio 1914, ore 22.

Salvo suo diverso avviso parmi che Avarna e Bollati dovrebbero subito dichiarare che se Austria farà occupazione territoriale anche temporanea in Serbia senza il nostro previo consenso agirà in violazione dell'articolo settimo

e noi perciò facciamo tutte le nostre riserve. Se tale dichiarazione ritiene utile dovrà farsi subito e perciò Ella dovrebbe sentire stasera stessa Salandra.

450

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO

T. Fiuggi, 23 luglio 1914, ore 22.

Salvo suo diverso avviso nostra comunicazione agli alleati da fare subito dovrebbe dire non solo che articolo sette vieta occupazioni anche temporanee senza previo accordo con noi ma anche che un passo come quello dell'Austria che può dar luogo a complicazioni pericolose non avrebbe potuto essere fatto senza il previo consenso degli alleati. Aggiungerei che facciamo tali riserve a tutela della nostra eventuale libertà d'azione nonchè dei nostri diritti ed interessi ma che nei limiti consentiti da questi è nostra intenzione di tenere attitudine amichevole e il più possibile benevola verso Austria e non già di crearle imbarazzi.

Pregola se Ella e Salandra approvano (l) e spedire subito questo telegramma.

13-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

(l) Gruppo mancante.

451

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. UU. s. 772/151. Belgrado, 23 luglio 1914, ore 22 (per. ore 2 del 24).

Poco fa ministro d'Austria-Ungheria ha presentato al ministro delle finanze, reggente Governo nella assenza di Patchich un ultimatum dichiarante che se entro il termine di 48 ore, Serbia non darà soddisfazione alle richieste austroungariche Governo I. e R. inte!1romperà le relazioni diplomatiche. Non conosco ancora dettagli ultimatum ma mi consta che richieste sono per la massima parte

inaccettabili e che ultimatum è redatto in modo provocante ed offensivo per la Serbia.

452

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 779/207. Londra, 23 luglio 1914, ore 22,40 (per. ore 5 del 24).

Riservatissimo per Lei solo. Ieri ebbi lungo colloquio con collega di Germania. Lo trovai in preda a viva preoccupazione per atteggiamento austriaco di fronte alla Serbia. L'Austria mi disse, intende questa volta agire sul serio e farla finita con agitazione panserba. Essa mira a infliggere alla Serbia una lezione, un vero «Kotow >, proponendosi reclamare oltre l'assistenza investigazione delitto Serajevo la dissoluzione «Okrana » e rinvio di alcuni ufficiali. Se non otterrà soddisfazione andrà fino in fondo. Della gravità da lui attribuita alla situazione ... (l) ambasciatore di Germania d'iniziativa personale « non disapprovata da Berlino » ha intrattenuto lungamente Grey studiandosi di indurlo a intervenire a Pietroburgo perchè Russia dia a Belgrado consigli di cedere alle domande austriache. Grey gli ha fatto capire che muovevasi in tale direzione «non senza però osservare che atteggiamento di Pietroburgo ed altre Potenze dipenderà essenzialmente dalla forma e dalla sostanza delle domande austriache». A parere di Grey occorre che l'Austria si astenga da qualsiasi atto provocatorio avente anche parvenza di ultimatum e che presenti un good case formulando cioè domande che possano da tutte le persone ragionevoli essere considerate giustificate per essere basate su fatti ineccepibili. Solo in tal caso gli sforzi potenze pacificatrici potrebbero condurre al risultato pratico· di procurare all'Austria la desiderata soddisfazione senza pericolo di più serie complicazioni. Ad una mia domanda diretta sulle vere intenzioni Governo germanico, rispose il collega assicurandomi nel modo più enfatico che malgrado le apprensioni per gli armamenti russi la Germania desidera sinceramente mantenimento

pace. Egli però vede bene che Cancelliere e Jagow sono molto riluttanti ad esercitare su Vienna energica pressione moderatrice. Ciò sia per esatta nozione

del dispetto (?) e dell'eccitazione quivi prevalenti e per le conseguenze imbarazzantissima situazione di Berchtold, sia perchè a Berlino temesi che il non ottenere nemmeno questa volta completa soddisfazione possa affievolire ancora più il già tanto diminuito prestigio della Monarchia e togliere quindi autorità alla Triplice Alleanza. In conclusione collega mi confessò sentirsi molto depresso pur non deponendo speranza in una soluzione pacifica in seguito ad eventuali salutari consigli che valgano ad aprire (gli) occhi Serbia ed altri Governi sulla gravità della situazione. Di questo delicato argomento mi parlò ieri sera a lungo in via privata e confidenziale Grey che pranzò da noi. Ripetutami la sostanza della confidenza dell'ambasciatore di Germania e la sua risposta, Grey mi chiese se e quali informazioni e quali erano mie impressioni.

Gli risposi che di tutto quanto si sapeva, e si pensava a Roma sulla questione io ero completamente all'oscuro nessuna informazione essendomi pervenuta. Personalmente ero stato fino a ieri animato da impressioni ottimiste le quali però confessai si erano alquanto attenuate dopo il colloquio con l'ambasciatore di Germania. Grey disse che cominciava egli pure ad essere preoccupato, convinto come è che se questa volta l'Austria inizia mobilitazione non si fermerà più a mezza via ed in tal caso vi è da temere il peggio in previsione di analogo contegno della Russia e della ripercussione inevitabile che le mosse dei due Imperi avrebbero poi sulle decisioni della Bulgaria e della Romania. Tutto ciò potrebbe condurre fatalmente ad una guerra europea la quale per gli immensi danni economici provocati e data l'agitazione latente esistente nelle classi lavoratrici di tutta Europa, sarebbe, secondo lui, a scadenza più o meno breve seguita dovunque da serie ... (l) di rivoluzioni che farebbero impallidire quella del 1848. In tali circostanze parrebbe a Grey interesse e dovere delle quattro potenze non in causa ossia Germania Inghilterra Italia e Francia d'intromettersi quali mediatrici in caso di necessità fra Russia e Austria adoperandosi a facilitare in via amichevole una soluzione pacifica con equa soddisfazione di tutte le parti interessate. Aggiunge Grey essere queste semplici sue vaghe personali idee non ancora concretate di cui mi metteva a parte a titolo esclusivamente privato. Mi lasciò però intendere che esse incontrerebbero piuttqsto simpatia della Russia e Francia che assicurò entrambe assolutamente aliene da qualsiasi proposta bellicosa.

Grey concluse che disgraziatamente né in Russia né in Austria né in Germania stessa vi sono oggi alla direzione degli affari personaggi aventi nei rispettivi paesi energia ed autorità sufficiente per dominare pericolosa corrente bellicosa. Ricordando conversazione avuta nel novembre 1912 ed insistenti esortazioni da me allora rivoltegli a prendere quell'iniziativa benefica che evitò allora così serie complicazioni europee dissi a Grey che a mio modo di vedere egli dopo salvato l'Europa nel 1913 dovrebbe e potrebbe forse salvarla anche oggi da immane catastrofe profittando della sua incontestabile autorità in Europa e della assoluta fiducia che tutti i Gabinetti a cominciare da quello di Vienna ripongono nella sua rettitudine e nella sua sincerissima devozione alla causa della pace. Se egli però vuole prendere qualche iniziativa in tal senso

occorrerebbe, non tardare a decidersi, l'essenziale in questo momento essendo a mio avviso di evitare che il Governo austriaco con qualche improvvisa decisione venga a porsi in una situazione a cui non potrebbe poi più sottrarsi senza disdoro del suo prestigio. Grey trovò giusta mia osservazione e mi confidò aveva convocato per oggi Mensdorff nell'intento di provocare una franca e· amichevole spiegazione sulle vere intenzioni suo governo. Ha in pari tempo dato a Goschen qui in congedo ordine di tornare subito a Berlino. Dall'insieme delle confidenze di Grey e dell'ambasciatore di Germania parmi ovvio dedurre somma opportunità di una amichevole collaborazione anglo-tedesca analoga a quella verificatasi con successo nella ultima crisi. Ambasciatore di Russia che (vidi) ieri sera non mi dissimulò sua preoccupazione osservando che tutto ora dipende dalle mosse dell'Austria e dalla influenza moderatrice che su di essa potrebbe utilmente esplicare Germania.

(l) Gruppo mancante.

(l) Gruppo mancante.

453

IL 1° CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA AUSTRO-UNGARICA, AMBROZY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

(Ed. in SALANDRA, Neutralità, 74)

23 luglio 1914.

Comunicazione (1).

Le Ministre d'Autriche-Hongrie à Belgrade a été chargé de faire le démarche jeudi le 23 juillet dans le courant de l'après midi. Il remettra au Gouvernement serbe une note contenant un certain nombre de demandes que l'AutricheHongrie se voit obligé de présenter, à la suite des résultats -atteints jusqu'à present -de l'enquete de Serajevo, et après avoir reconnu que nous devons mettre un terme à l'agitation séditieuse fomentée a Belgrade dans nos provincesfrontières méridionales. Nous avons donné au gouvernement serbe un terme de 48 heures pour l'acceptation des nos demandes, car nous ne pouvons tolérer les procrastination habituelles du Cabinet de Belgrade. Les Puissances signataires seront informées officiellement du contenu de notre note vendredi le 24. Une communication analogue à celle-ci n'est faite qu'à Rome, à Berlin et Bucarest par égard de courtoisie spéciale envers les Puissances alliées.

454

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6622/712. Durazzo, 23 luglio 1914.

Il generale De Weer mi ha fatto capire oggi che la impossibilità in cui si trova gendarmeria olandese di adempiere suo compito, tanto a causa dei

disordini interni quanto e sopratutto a causa dell'indifferenza delle potenze che permette alle truppe greche d'avanzare e invadere impunemente l'Epiro, gli ufficiali olandesi non tarderebbero ad essere ritirati dopo aver date le loro dimissioni. Egli mi ha detto ciò confidenzialmente, ma non in modo definitivo, aggiungendo che intanto le dimissioni di Fabius sono state accettate oggi dal Principe e Fabius partirà .;;tasera per Scutari ed Olanda senza spirito di ritorno.

Il generale parlando della colpevole passività delle potenze in Epiro, concludeva che la Grecia avrebbe definitivamente occupato il paese se non si prenderanno subito misure energiche. Ufficiali olandesi reduci da quelle regioni si esprimono in termini assai lusinghieri per le grandi risorse economiche e l'ottimo clima del paese e la facilità delle relazioni colle popolazioni locali. I Greci vi sarebbero stati i soli istigatori dei disordini e non sarebbero trattenuti se non da un'azione energica che temerebbero sopratutto dall'Italia.

(l) Il 24 giugno alle ore 2,30 Di Sangiuliano telegrafa (t. Gab. 756) il testo della comunicazione di Ambr6zy agli ambasciatori a Londra, Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo e ai ministri a Belgrado e Bucarest ed aggiunge: • Ho risposto ad Ambr6zy che nulla posso dirgli senza aver prima cc.nferito col Presidente del Consiglio ed avere conosciuto il testo delle domande austriache ma che il termine di quarantotto ore è cosa grave», Per la versione di Mérey vedi Oe -U. A., VIII, 10544.

455

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. PER POSTA 6624/714. Durazzo, 23 luglio 1914 (per. il 25).

Vengo informato da fonte attendibile che il barone Begeleben che funge a Durazzo da controllore ed ispettore della polizia e che praticamente dirige lui tutto il servizio della sicurezza pubblica era poco tempo fa commissario di polizia a Graz. Non è possibile sapere quali possano essere h~ sue relazioni col Governo austro-ungarico, egli è certo però che il Begeleben esercita le sue funzioni in violazione dei deliberati di Londra che stabiliscono che la sicurezza pubblica deve essere nelle mani della missione olandese. Pur non dubitando della buona fede del Governo austro-ungarico, credo utile richiamare la sua attenzione su questo fatto. V. E. giudicherà poi se sia il caso che i due Governi facciano presente al Governo albanese l'obbligo di escludere dal servizio di polizia tutti gli stranieri senza distinzione, soggiungendo che ove ciò non si facesse, il Governo italiano sarà obbligato di agire energicamente a favore degli italiani che venissero esclusi se desiderosi di entrare al servizio della polizia locale.

Avverto V. E. che la costituzione della polizia è di somma importanza non solo per la questione d'influenza ma come mezzo d'informazione, e per evitare spiacevoli incidenti come quelli di Muricchio.

Secondo dichiarazioni fatte dal nipote di Bib Doda, il Begeleben ha cercato recentemente di persuadere gli allievi ufficiali albanesi arruolati nel plotone allievi ufficiali di Bari di non ritornare in Italia, ma di andare a finire la loro educazione in Austria. Considero la cosa di somma importanza.

456

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. s. 783. Sinaia, 24 luglio 1914, ore 1,29 (per. ore 18,04).

Decifri Ella stessa.

Re Carlo mi ha chiesto ieri se avessi (parlato) con questo mio collega Russia della eventualità d'una guerra austro-serba e una occupazione di territorio serbo da parte Austria quasi suggerendo di farlo.

Ieri sera ho veduto causalmente ministro di Russia molto preoccupato dal passo austriaco su cui mi ha chiesto le mie previsioni. Mi sono tenuto sulle generali. Egli dice se si tratterà di (punire) i complici di determinati attentati Serbia darà piena soddisfazione all'Austria-Ungheria. Per la propaganda panserba sarà difficile all'Austria di formulare una domanda fondata su documenti irrefutabili, e facile al Governo serbo eccepire propria ignoranza della propaganda stessa. In caso di guerra egli ritiene quasi impossibile che la Russia non vi partecipi. Mi è parso che egli neppure ammetta possibilità di un ingrandimento territoriale austriaco a danno Serbia. Se V. E. vuole che io ritorni sull'argomento prego darmi istruzioni.

457

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E A PIETROBURGO, CARLOTTI.

T. GAB. 752. Roma, 24 luglio 1914, ore 5. (Per Berlino e Pietroburgo).

Il r. ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue: « nel parlarmi in via strettamente privata ecc. ecc. » (telegramma Gab. 766/62) (1). Ho risposto ad Avarna nei termini seguenti: (Per Vienna). Suo telegramma n. 62 Gabinetto. (Per tutti). Quanto Forgach ha detto a V. E. sulla eventuale condotta dell'Austria-Ungheria in caso di conflitto austro-serbo non è impegnativo e quindi non può esercitare sulla nostra condotta politica tutta quella influenza che potrebbe esercitare se si trattasse di impegni formali. Lascio V. E. giudice dell'opportunità esprimersi in questo senso con Berchtold.

(Per Berlino). Prego V. E. esprimersi in questo senso con Jagow. Qualora non lo creda opportuno prego telegrafarmelo.

(l) Vedi D. 384.

458

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, E A PIETROBURGO, CARLOTTI.

T. GAB. 757. Roma, 24 luglio 1914, ore 5.

Flotow ieri mi ha detto che in seguito alle mie conversazioni con lui, di cui nel mio telegramma Gabinetto n. 703 (1), il suo Governo ha contribuito a farci dare le assicurazioni sul Lovcen e sulla mancanza di vedute territoriali attuali dell'Austria, cui si riferisce il mio telegramma Gabinetto n. 752 (2).

Io gli ho risposto che tali assicurazioni migliorano alquanto la situazione per quanto ci concerne ma non essendo impegnative non possono avere sulla nostra attitudine politica tutta l'influenza che sarebbe desiderabile.

Flotow ha insistito affinchè il Governo influisca sulla stampa in senso favorevole all'Austria ed io non riesco a convincerlo che la influenza del R. Governo sulla stampa italiana è molto minore di quello che egli crede. Mentre poi in precedenti colloqui egli aveva espresso l'opinione che la Russia non si sarebbe mossa, oggi ha riconosciuto che è probabile che questa verrà in aiuto alla Serbia e ha detto che i Governi austro-ungarico e tedesco sono preparati a questa eventualità.

Comunico quanto precede a V. E. per sua informazione personale e per eventuale norma di linguaggio.

459

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6615/454. Pietroburgo, 24 luglio 1914, ore 6 (per. ore 22,50).

In occasione banchetto che ha avuto luogo ieri sera a bordo «France » altri brindisi sono stati scambiati fra Czar e presidente della repubblica V. E. ne avrà già il testo dalle agenzie ed avrà rilevato come in entrambi siasi voluto sottolinare unità di azione diplomatica dei due Governi. Notevole sembra pure la più calda intonazione delle parole pronunziate dallo Czar. Del resto i due brindisi, oltre ai ringraziamenti ed ai saluti di rito, non contengono che una conferma dei sentimenti e principi già enunciati a Peteroff. La « France » salpò in serata per le acque svedesi. Impressione riportata generalmente da questi circoli diplomatici visita Presidente è ·che essa pure riaffermando vincoli esistenti fra le due alleate non ne abbia però creati dei nuovi. La leggenda che Poincaré sia stato in questa occasione intermediario fra Inghilterra e Russia per una convenzione navale è stata riportata dal periodico Novoesveno ma non trova credito presso alcuno. Per parecchi anni ancora Russia non disporrà di una flotta degna di un nome e Inghilterra non è incline ad impegnarsi a

lunga scadenza. La nota dominante nel convegno è stata la ripetuta affermazione della volontà pacifica della Russia e Francia. Vi si è forse insistito sapendo quanto accetta all'Inghilterra, sempre un poco ombrosa, torni simile tendenza. Accanto a quello della pace si è però dichiarato con fermezza anche il principio dell'equilibrio e della preparazione militare. « Per la pace è necessario l'equilibrio e per l'equilibrio la forza». Con questa formula che si attribuisce a Poincaré e la cui portata, per vero dire, sta nella sua interpretazione ed applicazione, viene qui caratterizzato il contenuto fondamentale della Duplice t\lleanza, quale intesero di proclamarlo in questi giorni Czar e Presidente della repubblica francese. Le accoglienze popolari furono cordiali ma non entusiastiche. A ciò ha indubbiamente contribuito il malessere prodotto dai disordini rinnovatisi anche oggi nei quartieri periferici della capitale.

(l) -Vedi D. 124. (2) -Vedi D. 457.
460

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6614/149 (1). Sofia, 24 luglio 1914, ore 6,20 (per. ore 21).

Circoli politici e militari bulgari credono che Serbia non potrà accettare condizioni nota Austria-Ungheria. Dello stesso avviso si mostra opinione pubblica la quale del resto fino ad ora per mezzo della stampa ha partecipato all'eccitazione dell'Austria-Ungheria contro la Serbia. Se conflitto armato dovesse avvenire fra Austria-Ungheria e Serbia e tale conflitto dovesse rimanere localizzato, stessi circoli affermano che la Bulgaria ha tutto interesse restare tranquilla. Ma non si esclude possibile estensione conflitto ed in questi ultimi giorni furono molto più frequenti conferenze fra Presidente Consiglio e ministro Affari esteri testè tornato da Vienna e fra ministro della Guerra e questo addetto militare austro-ungarico. Intanto amministrazione militare bulgara in questi ultimi giorni sollecitò di nuovo invio delle restanti già fatte ordinazioni di

materiale e munizioni e si aspettano fra giorni i primi 60 mila fucili. Fu poi ordinato resto dei fucili e carabine per raggiungere somma totale di 250 mila.

461

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6598/176. Asmara, 24 luglio 1914, ore 9,45 (per. ore 13,20).

Legazione Addis Abeba telegrafa quanto segue: « 23 luglio. Etiopia. «Ieri ho conferito (?) con Ligg Jasu, presente ministro Affari esteri etio

pico, sulla situazione in Tigrè. Governo etiopico ha ricevuto informazioni identiche a quelle trasmesse dall'agente commerciale Adua sulla presente situa

e al ministro a Belgrado.

zione in Tigrè, ossia che Garasellassiè si sta preparando e solleva nuovamente Tigrè riunendo intorno a sè i suoi partigiani ed i malcontenti, affermando apertamente ovunque che è (?) appoggiato dal Governo italiano dal quale ha ricevuto recentemente parecchie migliaia fucili e assicurazione ch'egli sarà nominato capo del Tigrè. Ho detto (?) a Ligg Jasu quanto sia assurda notizia sparsa ... (l) dallo stesso Garasellassiè, aggiungendo che dopo leali esplicite dichiarazioni fatte in parlamento dall'E. V., ministro del re d'Italia, sulla condotta politica che l'Italia intende seguire in Abissinia non ritenevo necessario e dignitoso dare al (?) Governo etiopico altre formali assicurazioni. Ligg Jasu mi ha risposto di essere a sua volta convinto della tendenziosità e falsità delle notizie private sparse ad arte dallo stesso Garasellassiè collo scopo evidente provocare un conflitto fra i due Governi e mi ha dichiarato di non nutrire sospetti sulla effettiva partecipazione e sull'appoggio che il Garasellassiè pretende di avere presso il Governo italiano. Di fronte però alla gravità della situazione creata in Tigrè dal Garasellassiè sarebbe vivo desiderio del Governo etiopico di accordarsi col Governo italiano per mettere fine e costringere (?) Garasellassiè a sottoporsi. Ho dichiarato a Ligg Jasu che il Governo italiano é ugualmente desideroso di vedere ristabilita in Tigrè una situazione normale e che avrei telegraficamente chiesto a V. E. istruzioni in merito alla azione concorde da esplicarsi dai due Governi. Per parte mia io ritengo fermamente che attuale situazione in Tigrè chiede urgente soluzione ed è grandemente opportuno che tale soluzione sia stabilita ed eseguita di comune accordo fra i due Governi».

(l) Comunicato (t. 4327) il 25 luglio agli ambasciatori a Pietroburgo, Berlino, Vienna

297

fra Austria e Serbia. Ma se vertenza dovesse degenerare in conflitto armato Montenegro non potrebbe virtualmente a motivo di idealità e di interesse restare impassibile e non prestare aiuto ai fratelli serbi. Quanto al Lovcen aggiunse infine che il Governo sta provvedendo alla difesa nel massimo segreto e senza destare sospetti.

463

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 789/152. Belgrado, 24 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 16,10).

Governo serbo ritiene inaccettabile quasi tutte le richieste della nota presentata ieri e sopratutto: 1°) Commissione d'inchiesta mista che dovrebbe agire in territorio serbo; 2°) Scioglimento e soppressione di tutte le società panserbe; 3°) Richiesta licenziamento e punizione degli ufficiali e dei funzionari serbi riconosciuti colpevoli dall'istruttoria di Serajevo; 4°) Misure per sopprimere nei libri e nelle istruzioni impartite in Serbia tutto ciò che possa fomentare idee panserbe e spingere all'odio e all'irredentismo nella Monarchia; 5°) Condanna ufficiale del movimento panserbo. Pasié, che è tornato stamane e che ho veduto prima che si recasse dal Principe Reggente, mi ha detto che la Serbia risponderà accettando alcune minori richieste e che rifiuterà le altre domandando poi mediazione di qualche potenza e forse anche dell'Italia.

Governo serbo è stato colto di sorpresa e già mi è stato espresso rimpianto di non aver ascoltato nostri suggerimenti ed avvertimenti. Si attende risposta del Governo russo e data assicurazione avute in precedenza Governo serbo confida in tutto l'appoggio di Pietroburgo.

Popolazione ha accolto notizia del passo con molta calma.

464

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T GAB. s. 780/60. Berlino, 24 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 14,45).

Tornato ieri sera a Berlino avrò oggi un colloquio con Jagow. L'argomentazione esposta nel telegramma Gabinetto segreto 732 (l) mi sembra inattaccabile. Per il caso di una occupazione del Lovcen o di qualsiasi altro punto della Serbia e del Montenegro indubbiamente compreso nelle regioni dei Balcani la nostra tesi che l'Austria-Ungheria non possa procedervi senza previo accordo e senza proporzionare compenso e saldamente basata sull'articolo settimo del trattato della Triplice Alleanza e l'Austria-Ungheria potrebbe tanto meno contestarla dopo la larga interpretazione che volle dare a quell'articolo durante la nostra guerra con la Turchia. D'altra parte è pure indubitato (telegramma di V. E. Gab. 741) (2) che l'Italia secondo lo stesso trattato non è

obbligata a prender parte ad una guerra provocata dall'Austria-Ungheria contro la Serbia. Senonchè le due questioni si connettono e si intralciano e potrebbero creare una situazione tale da renderei difficile il sostenere quelle due tesi. Poichè al punto in cui sono giunte le cose è certo che l'occupazione da parte austriaca di territori serbi o montenegrini non avverrà che per causa di una guerra fra Austria-Ungheria e la Serbia. Ed è pur tempo a prevedere l'eventualità che questa guerra non possa rimanere localizzata ed abbia invece a degenerare in una conflagrazione europea. In tal caso e anche ove non si presenti per noi il casus foederis previsto dalla lettera del trattato della Triplice Alleanza, potremmo noi ottenere compensi per le conseguenze di una guerra cui non avremmo preso parte? Ho motivo supporre che questa domanda mi verrà qui rivolta forse anche oggi stesso quando in conformità delle istruzioni di V. E. pregherò Jagow di sondare il terreno a Vienna, sarò quindi grato a

V. E. di telegrafarmi come potrei a quelle domande rispondere.

(l) -Vedi D. 334. (2) -Vedi D. 413.
465

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 781/61. Berlino, 24 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 15,05)

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 752 (1).

Faccio seguito al. mio telegramma Gabinetto n. 60 (2). Nel colloquio che avrò oggi con Jagow mi esprimerò secondo le istruzioni di V. E. Parmi che la mancanza di carattere impegnativo nelle dichiarazioni del Governo austroungarico ci offre appunto il mezzo di posare francamente, per ora soltanto qui, la questione dei compensi che avremmo diritto di esigere nel caso in cui AustriaUngheria per forza delle circostanze si trovasse obbligata a non attenersi a quelle dichiarazioni e a procedere ad una occupazione qualsiasi nella Serbia

o nel Montenegro.

466

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6604/314. Atene, 24 luglio 1914, ore 13 (per. ore .15,20).

Telegramma di V. E. n. 751 (3).

Streit non aveva avuto ancora stamane quando l'ho visto, visione dei telegrammi da Belgrado circa ultimatum austro-ungarico. Nei giorni passati egli non ha considerato situazione come molto grave e quindi Governo ellenico non ha ancora deliberato circa attitudine che prenderebbe. Oggi questione sarà portata in consiglio dei ministri e Streit mi promette informazioni colla maggior

possibile esattezza di quanto sarà deliberato. Si dichiara fin d'ora pronto agire nel senso della pacificazione.

Ho veduto anche ministro di Serbia profondamente commosso e colpito dalla notizia. Mi ha detto espressamente ritenere che Serbia resterebbe sola in questo conflitto e che non aveva altra alternativa che di cedere.

Giornali di stamane non recano ancora notizie; però Embros considerando ultimatum come imminente già scrive che nessun amico della Serbia potrà assistere impassibile ad un così brutale abuso di forza.

(l) -Vedi D. 457. (2) -Vedi D. 464. (3) -Vedi D. 444.
467

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 791/215. Costantinopoli, 24 luglio 1914, ore 13,30 (per. ore 17,20).

Telegramma di V. E. n. 751 (1).

Tensione austro-serba è qui considerata come favorevole interessi ottomani. Essa serve infatti in questo momento ad isolare Grecia che a causa di Valona è già alle prese coll'Italia Stampa ottomana ha commentata notizia sull'inasprimento dei rapporti austro-serbi con evidente compiacimento e dichiarando che attitudine Governo ottomano sarà di una vigile attesa.

Gran Vizir mi diceva ieri sera che considerava situazione assai grave; Talaat bey aggiungeva che comprendeva come Austria-Ungheria volesse profittare della situazione ad essa favorevole ma Russia non è preparata e i Balcani sono incerti, pronti a gettarsi dalla parte del più forte; Pallavicini infine che ho visto testè mentre si preparava portare al Gran Visir copia della nota passata dal Governo austro-ungarico a Belgrado mi affermava che riconosceva che domande in essa formulate erano inaccettabili e che pertanto essa significava la guerra.

Mi riservo comunicare a V. E. ulteriori impressioni.

468

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. U. PRECEDENZA ASSOLUTA 758 (2). Roma, 24 luglio 1914, ore 15,30.

(Per Vienna). Suo telegramma n. 67 (3). (Per Berlino). R. ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue (telegramma da Vienna n. 6592/67).

(Per entrambi). Prego V. E dichiarare subito a codesto ministro degli Affari esteri ·che se l'Austria-Ungheria procederà ad occupazioni territoriali anche temporaneamente senza il nostro previo consenso agirà in violazione dell'articolo 7 del trattato di alleanza e noi facciamo quindi tutte le nostre riserve. Inoltre credo opportuno osservare che un passo come quello dell'Austria-Ungheria che può dar luogo a complicazioni pericolose non avrebbe potuto esser fatto, a mio avviso, senza il previo consenso degli alleati. Noi facciamo tali riserve a tutela della nostra eventuale libertà d'azione, nonchè dei nostri diritti ed interessi, ma nei limiti consentiti da questi, è nostra intenzione tenere attitudine amichevole ed il più possibile benevola verso l'AustriaUngheria e non già crearle imbarazzi. È nostro desiderio fare politica concorde coi nostri alleati, ma nelle questioni balcaniche, tranne Albania, per cui ci sono accordi speciali, ciò non ci sarà possibile se non saremo assicurati sulla interpretazione concorde dell'articolo settimo senza di che la nostra politica dovrà essere diretta allo scopo d'impedire ingrandimenti territoriali dell'Austria e dovrebbe quindi procedere d'accordo con quelle potenze che hanno pure tale interesse. Informiamo di ciò i nostri allea_ti per debito di lealtà e per desiderio di evitare tale necessità.

Quanto precede partecipo a V. E. non perchè Ella comunichi queste parole testualmente ma perchè Ella si esprima in modo da produrre una impressione di amicizia e non di minaccia o di ricatto.

(Per Berlino). Telegrafo analogamente ad Avarna.

(Per Vienna). Telegrafo analogamente a Bollati.

(l) -Vedi D. 444. (2) -Questo telegramma a cominciare da • È nostro desiderio • corrisponde, salvo piccole differenze formali a quanto Di Sangiuliano aveva telegrafato a De Martino da Fiuggi alle ore. 8. Nella parte finale il testo di Di Sangiuliano è: • Bisogna spiegare ai due ambasciatori di non ripetere queste parole testualmente ma di esprimersi in modo da produrre impressionedi risolutezza ma anche di lealtà e di amicizia non di minaccia e ricatto •. (3) -Vedi D. 448.
469

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 799. Pietroburgo, 24 Luglio 1914, ore 14,07 (per. ore 22)

Telegramma di V. E. Gabinetto 751 {1). Sebbene passo austriaco a Belgrado sia stato fatto ieri alle 17, giornali di stamane non ne danno notizia. Conte Szapany ne darà comunicazione a Sazonoff oggi nel pomeriggio. Gravità situazione è imponente. Si può fare

assegnamento sul senno di Sazonoff ma non è facile prevedere grado agitazione pubblica.

(l) Cfr. n. 444.

470

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, A VITTORIO EMANUELE III

(Ed., in SALANDRA, La Neutralità, 78-80, e, salvo l'ultimo paragrafo, in ALBERTINI,

Origini, II, 320; parzialmente in A. TORRE, Il Marchese Di Sangiuliano, pp. 114-115)

L. Fiuggi, 24 luglio 1914 (1).

SIRE, Come V. M. avrà visto dai telegrammi in partenza, tanto io nelle mie

istruzioni ai rappresentanti di V. M e nelle mie conversazioni coi rappresentanti esteri, quando Salandra ed io, nel nostro odierno colloquio con Flotow, nulla abbiamo detto o fatto finora che impegni la libertà d'azione dell'Italia negli eventi che potranno derivare dal passo austriaco a Belgrado.

Dovevamo infatti attendere ed attendiamo gli ordini di V. M., al cui alto senno sottopongo la linea di condotta da me proposta al Presidente del Consiglio e da lui approvata, salvo sempre l'approvazione di V. M.

Siamo entrambi convinti che sia difficilissimo, forse impossibile, certo pericoloso, trascinare l'Italia a prender parte ad una eventuale guerra provocata dall'Austria e fatta nell'interesse dell'Austria.

È anche necessario, prima d'ingolfarci in una determinata linea di condotta, di assicurarci che sarà la più corrispondente ai nostri interessi: parmi dunque che a noi convenga:

1°) sostenere presso i nostri alleati che noi non abbiamo obbligo di partecipare all'eventuale guerra per le ragioni addotte nei telegrammi in partenza;

2°) assicurarci prima di appoggiare anche diplomaticamente i nostri alleati, che essi accettano la nostra interpretazione dell'art. 7° del trattato della Triplice Alleanza;

3°) assicurarci gli eventuali compensi per qualsiasi ingrandimento territoriale dell'Austria;

4°) assicurarci gli eventuali compensi per l'eventuale ma non probabile nostra partecipazione alla guerra, partecipazione da decidere pro e contro liberamente a suo tempo;

5°) possibilmente assicurarci anche compensi certo assai minori, o almeno garanzie che non saranno danneggiati i nostri interessi per qualsiasi nostro appoggio diplomatico ai nostri alleati.

Tale nostra attitudine è pel momento facilitata dal fatto che l'AustriaUngheria non ci ha finora chiesto alcun appoggio e neanche un apprezzamento qualsiasi sulla sua nota alla Serbia. Se non ricevo ordini in senso contrario di

V. M., a questi criteri il Governo continuerà ad inspirare la sua condotta.

p. 75) sappiamo che la conversazione fra lui e Di Sangiuliano a Fiuggi ebbe luogo sul mezzogiorno, e, data l'urgenza della cosa, Di Sangiuliano dovette scrivere subito la sua lettera e cioè nelle prime ore del pomeriggio. '

(l) L'ora di partenza di questa lettera non è indicata, ma da Salandra (La Neutralità

471

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 795/38. Bucarest, 24 luglio 1914, ore 16,40 (per. ore 23,45).

Telegramma di V E. Gabinetto 751 (1).

Bratianu è venuto a vedermi e mi ha comunicato testo della nota austriaca che egli considera assolutamente inaccettabile dalla Serbia. Bratianu ritiene che i termini nei quali è redatta la nota ed il termine di sole 48 ore per accettarla provano che il Governo austro-ungarico non vuole trattare colla Serbia ma sopraffarla. Egli crede che il Gabinetto Pasié dovrà dimettersi e che gli succederà una dittatura militare.

In caso di guerra egli continua ad essere d'avviso che la Russia non _potrà fare a meno d'intervenire.

472

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. s. 792. Sinaia, 24 luglio 1914, ore 16,40 (per. ore 23,45).

Decifri Ella stessa.

Bratianu allarmatissimo rinnova a V. E. domande circa casus foederis fatto dal Re Carlo. Egli inoltre dice di non aver trovato traccie negli archivi rumeni delle modalità del passaggio di truppe italiane in Romania attraverso territori austro-ungarici e chiede informazioni in proposito come pure sul quantitativo di tali truppe che se ben ricordo è di 40 mila uomini. Mi ha detto per ora Romania non prende misure militari. Egli dice di aver fatto già dichiarare a Berlino che la diminuzione territoriale della Serbia è (contraria) agli interessi romeni e che Russia non potrebbe assistervi senza intervenire. Gli ho rivolto vive preghi-ere di a:ppoggiare presso Re Carlo mie insistenze perchè S. M. intervenga presso Imperatore di Germania nel senso da V. E. desiderato. Egli chiede che cosa abbiamo fatto noi a Berlino ed anche a Vienna e Pietroburgo.

473

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO. CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 794/153 (2). Belgrado, 24 luglio 1914, ore 17 (per. ore 21).

Principe Reggente mi ha pregato di far pervenire a Sua Maestà il Re seguente telegramma: « Gouvernement austro-hongrois remis au gouvernement

serbe une note au sujet attentat de Serajevo. Serbie consciente de son devoir international s'est declarée dès les premier jours de l'horrible crime qu'elle condanne de toute sa force prete a ouvrir enquete sur son territoire dans le cas où procés meme par autorités austro-hongroises prouvait complicité de certains de ses sujets. Mais les demandes contenues dans la note du Gouvernement austro-hongrois sont incompatibles avec la dignité de la Serbie comme État indépendant et inutilement humiliantes. On exige par exemple d'un ton peremptoire de nous une declaration du gouvernement dans le Journal Officiel et l'ordre du Roi à l'armée ou on reprimerait exprit d'hostilité contre AutricheHongrie toute en se faisant à soi meme des reproches d'une tolerance coupables envers les menées subversives. Puis on pose comme une condition présence de fonctionnaires austro-hongrois en Serbie tant pour collaborer avec les notres dans le procés que pour surveiller exécution d'autres mesures citées dans la note. On nous laisse delai de 49 heures pour accepter tout, autrement Légation austro-hongrois quitte Belgrade. En portant ce qui precède à Votre connaissance je fait appel à V. M. comme mon parent et comme allié de l'Autriche de faire valoir Vos bons offices pour que on prolonge delai fixé et pour que les conditions trés dures soient attenuées. Alexandre ».

Principe Reggente ha telegrafato anche all'Imperatore di Russia.

(l) -Vedi D. 444. (2) -Comunicato (t. Gab. 770) il 25 luglio agli ambasciatori a Londra, Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo: • (Per tutti meno Pietroburgo e Vienna). Prego indagare riservatamente farmi conoscere se analogo telegramma è stato diretto a codesto Capo di Stato e se e quale risposta si intenda dare. (Per Pietroburgo). Prego indagare e farmi conoscere quale risposta intenda dare l'Imperatore di Russia al telegramma direttogli dal Principe Reggente •.
474

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 786/208 (1). Londra, 24 luglio 1914, ore 17,25 (per. ore 22).

Mio telegramma Gabinetto n. 207 (2).

Ieri Grey mi disse aveva poco prima conferito con Mensdorf che gli disse riteneva sarebbe stato oggi in grado di fargli una comunicazione ufficiale. Grey gli parlò nei termini ad un di presso analoghi a quelli adoperati meco insistendo sulla necessità che Austria presenti domande ragionevoli e giustificate da ... (3) positiva per permettere alle altre potenze di dare utili consigli alla Serbia. Parlandomi in generale della situazione e dei pericoli inerenti, Grey mi assicurò che Francia e Russia sono animate da disposizioni eminentemente pacifiche, ma che Austria da parte sua non deve tirare troppo le corde e spingere le cose agli estremi. Se un conflitto austro-russo avvenisse Grey ritiene Francia non interverrebbe se beninteso Germania si tenesse in disparte. Osservai che questa eventualità mi pareva dubbia, tutto lasciando prevedere che Germania non lascerebbe Austria solo contro Russia. In tal caso, mi disse Grey la situazione diventerebbe gravissima. Grey mi disse essere rimasto impressionato dalla non dissimulata preoccupazione dell'ambasciatore di Ger

• Parmi che ella potrebbe dire a Jagow, senza naturalmente accennare da chi e come traggaorigine il nostro avviso, che abbiamo motivo di credere che Inghilterra prenderà partealla guerra se vi prenderà parte la Germania».

(21 Vedi D. 452.

mania. Ad ogni mio vago accenno nel senso di quello di V. E. a Rodd, Grey rispose in modo altrettanto vago osservando in generale che contegno dei vari Governi sarebbe necessariamente determinato dagli impegni assunti reciprocamente. Da altra fonte si·curissima mi risulta che principali preoccupazioni qui prevalenti sono inspirate da dubbio sulle vere intenzioni della Germania. Sapendo che essa non fa complimenti con nessuno quando sono in gioco vitali suoi interessi, teme che la riluttanza di Berlino a premere su Vienna possa essere determinata da altre recondite intenzioni non in perfetto accordo con enfatiche pacifiche assicurazioni dell'ambasciatore di Germania. Ma impressione complessiva è che Inghilterra ultra pacifica non domanderebbe meglio che dare a Belgrado e dovunque utili consigli per facilitare una amichevole soluzione se dal canto suo Berlino facesse altrettanto a Vienna nel qual caso mi parrebbe intuire che pratiche in tal senso sarebbero benissimo accolte e magari forse anche desiderate a Pietroburgo dove non si vuole guerra.

Vera chiave della situazione sembrami tutto compreso trovasi a Berlino.

(l) Comunicato il 28 luglio (t. Gab. 783) all'ambasciatore a Berlino con l'aggiunta:

(3) Gruppo mancante.

475

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 817/11 (1). Cettigne, 24luglio 1914, ore 17,45 (per. ore 3,15 del 23).

Telegramma di V. E. n. 751 (2).

Questo mio collega ministro d'Austria-Ungheria ha fatto questa mattina una comunicazione analoga a quella eseguita dagli ambasciatori d'AustriaUngheria presso le Grandi Potenze. Inoltre ha rimesso una nota verbale in cui Governo l. e R. dopo aver riconosciuto la perfetta correttezza del Montenegro esprime fiducia che esso rimarrà neutrale nel presente conflitto.

Verbalmente Otto ha chiesto a questo ministro degli Affari esteri se tale sarebbe la condotta del Montenegro e se questo fosse legato alla Serbia da impegno scritto. Ministro montenegrino rispose semplicemente che Governo montenegrino avrebbe perseverato nella sua attitudine corretta durante il conflitto diplomatico e che non possono esistere legami più forti di quelli del sangue.

Subito si è riunito il Consiglio dei Ministri sotto la presidenza del Re Nicola per decidere, giusto quanto dettomi da questo ministro Affari esteri, sulle misure da prendere per garantire integrità territorio Montenegro, misure che non rivestirebbero carattere di provocazione verso Austria-Ungheria.

Vienna e Pietroburgo, con l'aggiunta: ' ' ' « Le notizi~ gi1;1nte ~ull'atteggiamen.to . del Montenegro, sono contraddittorie perchèda altra fonte Sl ass1eura mvece che egh rimarrebbe neutrale. Occorre agire perchè resti

neutrale. (Per Pietroburgo). Ed i consigli che Ella riuscirà a far dare in questo senso potranno

avere una sensibile influenza nella soluzione del conflitto ».

20-Documenti diplomatici -Serie IV -Vol. XII

Alle mie vive raccomandazioni in conformità delle istruzioni di cui ultima

parte telegramma di V. E. Gab. 746 (1), il ministro Affari esteri confermatomi

quanto riferii nel mio telegramma 10 (2), ha aggiunto, pregando di dichiararlo

esplicitamente a V. E., che ove Austria-Ungheria attaccasse Serbia nè il Re nè

il suo Governo sarebbero in grado di opporsi al sentimento del popolo intero

e che quindi verrebbero restituiti immediatamente al signor Otto i passaporti.

Le domande austriache rese note dal Corrispondenz Bureau hanno prodotto

profonda impressione in questi circoli (politici e) questo ministro Affari esteri

le definì come inaccettabili e tali da provocare la guerra ove Austria-Ungheria

non le modifichi.

(l) Comunicato (t. Gab. 784) il 28 luglio agli ambasciatori a Londra Parigi Berlino

(2) Cfr. n. 444.

476

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 788/211 PER LEI SOLO. Londra, 24 luglio 1914, ore 18,47 (per. ore 24).

Non so se mi riescirà di vedere in giornata Grey che ha nel pomeriggio

riunione Consiglio dei Ministri. In base informazioni mie private ma sicure

sono però già in grado di riferire a V. E. che l'impressione della nota austriaca

è stata in complesso sfavorevole. Si ritiene forma comminatoria ed alcune

domande specialmente irragionevoli costituiscono un errore tanto più mador

nale in quanto dalla nota austriaca appare che Governo I. e R. aveva nelle

mani elementi di prova sufficienti per giustificare ampiamente suoi reclami e

con un procedimento fermo bensì ma moderato avrebbe avuto ogni motivo di

aspettarsi dalle altre Potenze simpatia ed appoggio per ottenere soddisfazione

pacificamente. Checchessia di ciò ho fondato motivo di credere che allo stato

attuale preliminare del conflitto tendenze di questo Governo siano di mante

nersi nel massimo riserbo in attesa di essere bene ragguagliato sull'impressione

che l'azione austriaca produrrà sulle Potenze più direttamente interessate e

di non esprimere alcun avviso fino a tanto che non ci si vedrà più chiaro.

Grey credo continui a vagheggiare una azione comune anglo-franco-italiana

germanica per offrire buoni uffici, ma non ha preso ancora decisioni.

Estrema riserva britannica è consigliata anche da speranza che il persistente dubbio sulle mosse eventuali inglesi possa influire sulle decisioni germaniche. Non credono qui che sia ancora perduta totalmente speranza nella ardentemente desiderata soluzione pacifica. A quanto sembra Governo russo non ha voglia di partire in guerra. Voglia anche minore, esiste in Francia non solo per convincimenti politici dell'attuale Governo e maggioranza parlamentare ma anche per ragioni militari. Ferrovie strategiche russe verso frontiera tedesca non essendo ancora pronte e mobilitazione russa essendo per tale motivo resa più lenta non sarebbe impossibile che Germania profitti ritardo per concentrare suoi sforzi contro la Francia la quale sarebbe così esposta al primo urto delle formidabili forze germaniche con mediocre fiducia sulla validità molto

discutibile aiuto militare inglese. In tali previsioni non si esclude qui possibilità che Francia sia la prima ad intervenire a Pietroburgo per spingere ad una soluzione pacifica. In tal caso si avrebbe più o meno una ripetizione degli avvenimenti del 1908 con un altro successo austro-germanico che per quanto sgradevole sarebbe qui considerato sempre preferibile alla catastrofe di un conflitto generale europeo. Queste sono in succinto le impressioni al momento prevalenti in questi circoli responsabili. In tale circostanza e finchè non sarà possibile di vedere più chiaro nello sviluppo ulteriore situazione, permettomi rispettosamente sottoporre a V. E. mio umile parere che cioè convenga a noi imitare riserva Inghilterra, non prendere ancora posizione in un senso o nell'altro cercando mantenerci nel frattempo con questo Governo nel più intimo contatto allo scopo di unirei bensì a qualunque eventuale tentativo di pacificazione ma non in senso contrario ai nostri alleati. Analogo contegno dovrebbe possibilmente tenere per il momento almeno nostra stampa. Mi risulta in tal senso essere la intonazione che Foreign Offìce desidererebbe venisse data al linguaggio di questa stampa.

(l) -Cfr. n. 420. (2) -Cfr. n. 462.
477

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6629/8. Vienna, 24 luglio 1914, ore 19,10 (per. ore 3,20 del 25).

Per Comando corpo di stato maggiore. Questo addetto militare mi riferisce quanto segue: « Ho avuto stamane una conversazione col generale Conrad circa situazione politica militare rispetto alla Serbia. Il generale mi ha detto che passo dell'Austria-Ungheria era assolutamente imposto dalle circostanze che l'obbligavano ad affrontare qualunque conseguenza del passo stesso. In ciò tutte le sfere nella monarchia erano concordi. Egli non credeva che nel caso in cui si dovesse ricorrere alle armi il conflitto si sarebbe allargato ma anche in tale eventualità considerava la situazione con calma. Egli mi ha detto di avere grande fiducia nell'efficienza militare attuale dell'impero germanico e di apprezzare molto il nostro esercito specialmente dopo la prova fatta nella guerra libica. Il generale mi assicurò che sino ad ora nessuna misura militare è stata presa ma che ove Serbia non rispondesse in modo soddisfacente si darebbe ordine di mobilitazione. A mia domanda rispose che tale mobilitazione sarebbe solo per la circostanza limitata alle forze da impiegare contro la Serbia ma non smentì ne affermò che le misure di prudenza sarebbero prese anche alla frontiera russa». Addetto militare ha parlato poi con altri alti ufficiali del Ministero della guerra e del comando. Impressione generale è che si spera vivamente che la Serbia non ceda e che si confida che la Russia non farà nulla per aiutarla. Si dice che ancora non si ha al Ministero notizia sull'impressione della nota in Serbia ma si prevede che se Pasié è prigioniero del partito agitatore pan

serbo non potrà cedere; in caso diverso si arrenderà per non condurre Serbia alla rovina. A domanda dell'addetto militare se in caso Serbia cercasse pretesto per guadagnare tempo Austria-Ungheria si sarebbe mostrata meno inflessibile, unanimamente tutti risposero essere convinzione che risposta della Serbia doveva essere categorica quale era stata dettata dall'Austria-Ungheria, diversamente questa, secondo il loro avviso, avrebbe marciato.

478

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 793. Sinaia, 24 luglio 1914, ore 19,10 (per. ore 23,35).

Mio telegramma 133 (1). Telegramma di V. E. Gabinetto 756 (2).

Bratianu mi ha detto di aver dichiarato a Czernin che considerava la nota estremamente dura e grave e che riteneva sarebbe stato assolutamente impossibile alla Serbia ... (3) accettarla. Ministro d'Austria-Ungheria ha allora replicato che ciò avrebbe significato la ... (3) è nel primo allarmato di Bratianu e dice di ignorare come prenderà la cosa il suo Governo ma ritenere che difficilmente Russia potrebbe abbandonare Serbia, la quale anche egli è convinto non possa accettare le condizioni, lesive della sua indipendenza e ... (3). posto alla not ... (3).

479

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. s. 804 (4). Bucarest, 24 luglio 1914, ore 19,10 (per. ore 23,45).

Decifri Ella stessa. Telegramma di V. E. 746 (5).

Bratianu mi ha detto avergli questo ministro d'Austria-Ungheria dichiarato formalmente: 1°) che Austria-Ungheria non ammetterà che Bulgaria partecipi alla guerra; 2°) che Austria-Ungheria non intende appropriarsi nessuna parte del territorio serbo.

Bratianu mi ha chiesto, e per mezzo mio chiede al R. Governo, l'impegno del più assoluto segreto su queste dichiarazioni; mi sembra però che senza tradire segreto, il R. Governo potrebbe insistere per ottenere da (?) Vienna (?) di (?) analoghe ma estese anche al territorio montenegrino. Sono rimasto d'accordo con Bratianu che ci terremo in continuo scambio di notizie.

Comunicato (t. 781 Gab.) il 28 luglio • per opportuna e personale conoscenza agliambasciatori a Berlino e Vienna.

(l) -Vedi D. 417. (2) -In nota al D. 453. (3) -Gruppo mancante. (4} N. B. dell"ufficio cifra. Nel penultimo periodo vi erano vari gruppi errati di modo che la decifrazione è solo approssimativa.

(5) Vedi D. 420.

480

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 811/38. Parigi, 24 luglio 1914, ore 20,45 (per. ore 10,10 del 25).

Telegramma di V. E. Gabinetto 756 (1). In assenza di Viviani e Margerie il quale come V. E. sa comula funzioni di Capo di Gabinetto e direttore politico non è possibile ottenere utili informazioni a questo Ministero Affari Esteri. Presidente della Republica giungerà domani Stoccolma. R. ministro colà potrebbe più facilmente e più speditamente conoscere pensiero e decisioni Governo francese. Gout sotto direttore politico col quale ho parlato oggi mi ha detto che si attendeva disposizioni Viviani che non sarebbero certamente giunte prima di domani sera. E mi ha manifestato come suo parere personale che la situazione è grave ma che qui si spera che l'Italia e Germania diano consigli di moderazione a Vienna. Ha aggiunto che situazione gli sembrerebbe più grave se due alleati avessero avuto precedentemente cognizione della nota e vi avessero dato loro approvazione. In tal caso secondo Gout sarebbe probabile che potenze Triplice Intesa si mettano anche esse d'accordo per una linea di condotta comune. In merito nota, Gout ha detto che dal punto di vista diplomatico e del diritto internazio

nale essa manca di qualsiasi legittimo fondamento costituisce una imposizione intollerabile e non compatibile con sovranità di uno Stato.

481

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, CERRINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6642/177. Asmara, 24 luglio 1914, ore 21,35 (per. ore 14..45 del 25).

R. Ministro in Addis Abeba telegrafa quanto segue : « 24 luglio 1914. Etiopia. Notizia pervenuta dal nord di un probabile imminente tentativo di Degiac

Garasellassiè per sollevare nuovamente il Tigrè stanno resuscitando sospetti contro di noi della grande massa dei capi e delle popolazioni Etiopia per le quali non valgono formali esplicite assicurazioni di amicizia del Governo italiano e che non possono concepire in qual modo e con quale fine Degiac Garasellassiè possa apertamente ribellarsi al Governo etiopico senza una intesa e senza appoggio del Governo italiano.

Dichiarazioni di Ligg Jasu, dei suoi ministri (?) sulla loro convinzione della lealtà della astensione del Governo italiano negli avvenimenti tigrini e nell'atteggiamento di Degiac Garasellassiè non nascondo a V. E. che la situazione potrebbe nuovamente diventare pericolosa poichè qualunque sia l'esito del tentativo di Degiac Garasellassiè pur essendo riconosciuta la nostra leale astensione, il Governo etiopico sarà costretto ad intervenire nuovamente in

(lJ In nota al D. 453.

Tigrè con forze considerevoli, ciò che io ritengo sia nostro supremo interesse evitare. Ho il dovere di (?) a V. E. che il Governo etiopico è favorevolmente disposto ad accordarsi con noi per la sistemazione immediata della situazione tigrina, per evitare pericoli che presenza e azione di Degiac Garasellassiè in Tigrè rappresentano per le amichevoli relazioni fra i due Governi; ma tale intesa dovrebbe necessariamente precedere e prevenire qualsiasi tentativo di Garasellassiè in Tigrè. A me sembra che condotta attuale del Degiac Garasellassiè ci esima ormai da qualsiasi riguardo verso di lui e che sia illusorio il credere ch'egli possa eventualmente rappresentare per l'Eritrea un serio coefficiente di difesa, data specialmente la ferma intenzione di codesto Governo di evitare un conflitto con l'Abissinia.

Governo etiopico non sarebbe tuttora alieno dall'accettare un nostro intervento ed una nostra azione pacificatrice per indurre Degiac Garasellassiè a sottomettersi ed in tale senso si adopera in favore vivamente Abuna Mathios.

Ma nel caso di un definitivo rifiuto del Degiac Garasellassiè, esso è deciso a sottometterlo con la forza, attaccandolo e schiacciandolo (?) contro il nostro ,confine.

Da questa eventualità deriva per noi il maggiore pericolo qualora esso non sia prevenuto da un formale e sollecito accordo col Governo etiopico».

482

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 798. Berlino, 24 luglio 1914, ore 21,43 (per. ore 0,48 del 25).

Telegramma di V. E. 751 (1). Jagow mi ha assicurato che della nota austriaca alla Serbia non aveva avuto alcuna preventiva conoscenza: aveva soltanto ricevuto egli pure come

V. E. la comunicazione di cui al telegramma di V. E. Gabinetto 756 (2). Ha aggiunto che quasi preferiva che così fosse stato perchè in tal modo la Germania non aveva assunta alcuna responsabilità circa la decisione presa dalla sua alleata. Ammetteva però che per un passo come questo che poteva dare luogo a complicazioni pericolose l'Austria-Ungheria avrebbe dovuto previamente consultare i suoi alleati; ma non si proponeva di muovergliene rimostranze. La situazione egli diceva, si presenta presso a poco negli stessi termini che nel 1908 dopo l'annessione della Bosnia ed Erzegovina: e anche oggi come allora la Germania starà fedelmente a fianco della sua alleata. Quanto al tenore della nota Jagow riconosceva che dava luogo a molte obbiezioni: che era nella forma e nella sostanza forte ed aggressiva, che gli elementi di prove per la connivenza del Governo serbo erano poche e poco concludenti; che è evidente la sproporzione fra di essi e le conseguen,ze che se ne vogliono trarre; che se si voleva giungere a questo sarebbe stato meglio non attendere i risultati invero

scarsi dell'inchiesta e affrontare subito risolutamente la questione politica. Ma oramai alea iacta est e non è a dubitare che l'Austria-Ungheria è pronta a tutte le conseguenze del suo passo.

Anche Jagow per quanto avesse ancora alcuni dubbi causati dal singolare assenteismo del Governo serbo in questi giorni credeva la Serbia non avrebbe potuto accettare le domande austriache e che l'Austria-Ungheria avrebbe senz'altro proceduto all'effettuazione delle sue minaccie. Occorre quindi vedere ciò che faranno le altre potenze. Cominciando dalle minori egli era convinto che si asterrebbe la Grecia, malgrado suoi recenti accordi colla Serbia; e non credeva nemmeno che intervenisse la Romania la quale molto probabilmente si sarebbe attenuta alla tattica seguita al principio della seconda guerra balcanica. Temeva invece che non si astenesse la Bulgaria spinta dal suo inestinguibile rancore contro la Serbia : il che certo poteva non essere senza influenza sulla attitudine degli altri Stati balcanici. Ma la questione capitale è naturalmente quella del contegno della Russia. Jagow non aveva ancora alcun telegramma da Pietroburgo circa l'impressione colà prodotta dalla nota austriaca e non aveva visto finora questo incaricato d'affari di Russia Sverbejeff essendo in congedo. Ma non dubitava che quella impressione sarebbe stata pessima e che la notizia avrebbe suscitato in Russia uno scoppio d'indignazione. Senza abbandonarsi a soverchie illusioni, egli era però ancora inclinato a credere che questo sentimento sarebbe sfogato, come nel 1908, in violenti proteste, recriminazioni e minaccie senza scendere a vie di fatto. Ammetteva però che questa volta per più rispetti, la situazione è diversa e più grave: e i pericoli di un conflitto austro-russo più vicino. Che se questo pericolo si avvererà la Germania vedrà sorgere il casus foederis previsto dal trattato della Triplice Alleanza. Esso, malgrado tutto, non vuole e non crede ancora alla guerra, come lo prova l'assenza contemporanea dell'Imperatore, del Cancelliere e del Capo di Stato Maggiore: esso continuerà ad adoperarsi affinchè il conflitto rimanga localizzato fra Austria-Ungheria e Serbia: ma se ciò non fosse possibile, Germania farà suo dovere di alleata ed è pronta a tutti gli eventi.

(l) -Vedi D. 444. (2) -In nota al D. 453.
483

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 800/63 (1). Berlino, 24 luglio 1914, ore 21,44 (per. ore 2,30 del 25).

In conformità delle istruzioni di V. E. mi sono espresso con Jagow nel senso telegramma di V. E. 758 (2) senza dargliene comunicazione testuale ma non passando sotto silenzio nessuna parte delle importantissime dichiarazioni in esso contenute. Jagow ha ricevuto una ottima impressione da quella relativa

all'attitudine amichevole che si propone di tenere il Governo di fronte all'AustriaUngheria: le trovava franche leali e meritorie e riconosceva giustificate le riserve da cui V. E. le aveva circondate. Per avere subito un concetto preciso della questione egli si fece dare il testo del trattato e sottopose con me a minuto esame la lettera dell'art. 7. Dopo aver esitato qualche momento circa l'interpretazione accennata da fonte austriaca che esso si applicasse unicamente all'Impero ottomano, egli finì coll'ammettere il ben fondato della tesi nostra che l'articolo si applica invece a tutte le regioni balcaniche, anche all'infuori della Turchia e coll'ammettere che dal caso di un'occupazione austriaca deriva per noi il diritto di esigere un accordo sulla base di un compenso. Egli è convinto della sincerità delle dichiarazioni fatte anche qui, come a V. E. da Berchtold, che l'Austria-Ungheria non si propone alcun ingrandimento territoriale: ne è convinto anche perchè sa che in Ungheria vi è una corrente vivamente contraria all'annessione dei territori serbi, che aumenterebbero numero degli elementi ostili alla preponderanza magiara. Ma anche Jagow ammetteva che malgrado quella dichiarazione l'Austria-Ungheria poteva essere obbligata ad una occupazione dalla forza delle circostanze e che quindi il caso previsto dall'art. 7 si sarebbe presentato ed era pronto ad accordarci suo appoggio. Solamente egli pensava che in una questione così grave e ormai acuta a noi conveniva mettere francamente le carte in tavola a Vienna e affrontare fin d'ora direttamente la questione coll'Austria-Ungheria. La Germania, egli concludeva, si rendeva ragione perfettamente della gravità della situazione e del fondamento del punto di vista sostenuto dall'Italia e farà anche il possibile per mettersi d'accordo da parte alleata.

(l) -Per la versione tedesco V. D. D., 150. (2) -Vedi D. 468.
484

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 790/1012. Vienna, 24 luglio 1914, ore 22 (per. ore 3,30 del 25).

Mi risulta in via indiretta e confidenziale che il Conte Berchtold avrebbe pregato incaricato d'affari di Russia di venirlo a vedere stamane e nel parlargli della nota comunicata ieri sera a Governo serbo e degli scopi cui essa mirava gli avrebbe fatto conoscere che il Governo I. e R. non aveva affatto intenzione umiliare la Serbia, di intaccare la sua indipendenza politica e fare conquista di territori serbi. Berchtold avrebbe anche informato Kudacheff che il Governo I. e R. non aveva neppure intenzione di modificare in un modo qualsiasi lo statu quo attuale nella penisola balcanica o di far cosa che avesse potuto menomare situazione che vi aveva la Russia. Ed avrebbe aggiunto che tutte le monarchie di europa erano del resto interessate a garantirsi contro fatto simile a quello avvenuto a Serajevo ed a provvedere perchè fossero prese le occorrenti misure per impedire la ripetizione.

485

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. PER POSTA 4316. Roma, 24 luglio 1914, ore 22.

Suo telegramma n. 625 (1).

Riconosco con V. S. il pericolo del precedente creato dall'Austria coll'invio di ufficiali e volontari a Durazzo, ma non mi sembra che ciò abbia prodotto in definitiva dannosi effetti per il nostro prestigio e perciò ritengo che convenga a noi di soprassedere all'adozione del suggerimento della S. V. di favorire cioè da parte nostra la partenza di volontari italiani per Valona. Questo mio modo di vedere è basato sulla considerazione che il Governo austro-ungarico permettendo o incoraggiando l'intervento dei volontari ha conseguito finora un effetto negativo: infatti non ha ottenuto di consolidare la posizione del Principe, poichè l'appoggio prestatogli fu inadeguato alle necessità della situazione e tanto meno ha provveduto efficacemente ad avvantaggiare la propaganda austriaca poichè a questo compito i volontari si dimostrano inadatti; essi hanno piuttosto ottenuto un risultato opposto a quello che si sperava conseguire. Importa evitare che i medesimi inconvenienti si verifichino per fatto nostro a Valona. Io credo pertanto che nelle contingenze attuali sia invece il caso di far esprimere a Vienna le nostre riserve circa quanto è avvenuto, notificando a quel Governo che consideriamo l'invio di ufficiali e volontari austriaci a Valona come un provvedimento eccezionale; che noi, volendolo, avremmo potuto imitare, ma che abbiamo ritenuto più opportuno l'astenercene e manteniamo al riguardo la più ampia libertà d'azione per l'avvenire.

In questo senso impartisco istruzioni al duca Avarna.

486

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6644/1015 (2). Vienna, 24 luglio 1914, ore 22,25 (per. ore 2,30 del 25).

A quanto mi viene riferito da fonte attendibile in via confidenziale Governo I. R. si sarebbe adoperato a Sofia perchè Governo bulgaro mantenga durante gli eventuali conflitti colla Serbia contegno passivo ed eviti di parteciparvi.

• Ho ricevuto soltanto oggi telegramma di V. E. n. 4350 del 28 luglio. Fino dal 25 luglio (mio telegramma n. 154: D. 501) segnalavo a V. E. che attitudine neutrale sia stata consigliata alla Bulgaria dal Governo autro-ungarico. Notizia è (?) confermata dal r. ambasciatore in Berlino (te!. di V. E. n. 4391) (in nota al D. 626) giuntomi ieri».

(l) -Vedi D. 136. (2) -Comunicato (t. 4350) il 27 luglio agli ambasciatori a Londra, Parigi, Berlino, Pietroburgo e al ministro a Sofia con l'aggiunta per quest'ultimo: « Prego assumere e darmi informazioni in proposito». Cucchi il 31 luglio risponde (t. 6989/166):
487

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 808/1011. Vienna, 24 luglio 1914, ore 22,30 (per. ore 2,50 del25).

Telegramma di V. E. Gabinetto 752 (l) e 758 (2).

Non mi è stato possibile vedere oggi Berchtold che si recherà domani mattina a Ischl presso S. M. l'Imperatore e si ignora se potrà essere qui di ritorno domenica. Per cui data l'urgenza mi esprimerò con Macchio nel senso dei telegrammi suddetti.

488

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

(Ed., salvo l'ultimo capoverso in SALANDRA, La Neutralità, 76-78; parzialmente in SALANDRA, I discorsi della guerra, 39-40; meno i due ultimi capoversi in ALBERTINI, Origini, II, 316-17; ID., Venti anni, p. II, vol. I, 64-66)

T. GAB. 759 (3). Roma, 24 luglio 1914, ore 22,40.

Oggi abbiamo avuto una lunga conversazione a tre, il Presidente del Consiglio, Flotow ed io, che riassumo per informazione personale di V. E. e per eventuale norma di linguaggio.

Abbiamo Salandra ed io fatto notare anzitutto all'ambasciatore che l'Austria non avrebbe avuto il diritto secondo lo spirito del Trattato della Triplice Alleanza, di fare un passo come quello che ha fatto a Belgrado senza previo accordo coi suoi alleati.

L'Austria difatti pel modo come la nota è concepita e per le cose che domanda, le quali, mentre sono poco efficaci contro il pericolo panserbo, sono profondamente offensive per la Serbia ed indirettamente per la Russia, ha chiaramente dimostrato che vuole provocare una guerra. Abbiamo perciò detto al Flotow che per tale modo di procedere dell'Austria e per il carattere difensivo e conservatore del trattato della Triplice Alleanza, l'Italia non ha obbligo di venire in aiuto all'Austria in caso che, per effetto di questo suo passo, essa si trovi poi in guerra colla Russia, poichè, qualsiasi guerra europea è in questo caso conseguenza di un atto di provocazione e di aggressione dell'Austria.

II fatto però che in noi non esiste tale obbligo non esclude la possibilità che a noi possa convenire di prendere parte all'eventuale guerra qualora ciò corrisponda a nostri vitali interessi.

Dato poi il regime politico del nostro paese non sarebbe possibile in alcun caso tale nostra partecipazione se il Governo non potesse anticipatamente fornire al paese la certezza di un vantaggio corrispondente ai rischi e tale da vincere la resistenza dell'opinione pubblica ad una guerra combattuta

nell'interesse dell'Austria, la quale, in questi ultimi tempi, ha commesso parecchi errori che hanno fatto fare non pochi passi indietro all'opera di progressivo riavvicinamento reciproco che si era venuto compiendo anche mercè l'intelligente collaborazione di V. E.

Abbiamo pure fatto notare a Flotow che non è possibile pel R. Governo di determinare la propria linea di condotta nella presente questione senza prima conoscere se i nostri alleati condividono la nostra interpretazione dell'art. 7°. Ho avuto l'impressione che Flotow la trovi giusta. Se non siamo sicuri che essa è accettata dai nostri alleati siamo costretti a seguire una politica contraria a quella dell'Austria in tutte le questioni balcaniche, tranne che per l'Albania per cui esistono speciali accordi tra Italia e Austria.

Flotow ha accennato più volte, nel corso del colloquio, alla necessità di compensi territoriali per noi in caso d'ingrandimento territoriale dell'Austria.

Salandra ed io abbiamo inoltre fatto notare a Flotow, il quale ne ha convenuto che la comunicazione austriaca non richiede per ora alcuna risposta e per conseguenza non abbiamo pel momento motivo di pronunciarci.

Per informazione esclusiva di V. E. aggiungo che a Flotow la nota austriaca non ha fatto buona impressione, essendogli apparsa inabilmente redatta e diretta allo scopo di provocare un conflitto.

Gli abbiamo anche fatto notare che l'opinione pubblica italiana è specialmente suscettibile per la questione del Lovcen.

(l) -Vedi D. 457. (2) -Vedi D. 468. (3) -Per la versione di Flotow, v. D. D. 156, 168, 244.
489

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 4317. Roma, 24 luglio 1914, ore 23,30.

R. ministro a Durazzo telegrafava 10 corrente facendo rilevare pericolo del precedente creato dall'Austria coll'invio di ufficiali e volontari a Durazzo e proponeva incoraggiare partenza di volontari italiani per Valona poichè il restare indifferenti avrebbe danneggiato nostra influenza e prestigio. Ho risposto

r. ministro a Durazzo che non mi pare invio volontari austriaci abbia in definitiva danneggiato nostro prestigio e che con essi Governo I. R. non ha ottenuto nè di consolidare posizione Principe nè di avvantaggiare propria propaganda. Perciò ritengo convenga soprassedere invio volontari a Valona. Ho aggiunto Aliotti che però avrei incaricato V. E. esprimere a Vienna nostre riserve circa quanto è avvenuto nel senso che consideriamo invio ufficiali e volontari austriaci in Albania come provvedimento eccezionale che dall'Italia, volendo, si sarebbe potuto imitare; ma che abbiamo ritenuto più opportuno astenersene mantenendo al riguardo corrispondente libertà d'azione per l'avvenire. Prego V. E. voler parlare in tal senso a Berchtold (1).

(l) II 27 luglio Avarna comunica (t. 6725/1025) di avere parlato a Berchtold • nel senso del telegramma suddetto •.

490

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6645/150. Sofia, 24 luglio 1914, ore 23,30 (per. ore 4,20 del 25).

Riferisco opinione manifestata oggi da Guenadieff e Daneff sul passo austroungarico. Guenadieff pensa che Governo serbo non sia in grado di tener in freno partito militare e che non potrà rispondere definitivamente nel termine fissato alle domande imperative ed energiche dell'Austria-Ungheria. Se Pasié accettasse succederebbero gravi disordini in Serbia e Pasié può rimetterei vita. Daneff trova gravissima nota austro-ungarica, anzi una sopraffazione. Si domanda se Austria-Ungheria ha valutato ripercussione che nota avrà in Russia e ritiene che in ogni caso Serbia ne uscirà molto umiliata. Entrambi concordano nel dire atteggiamento Bulgaria dev'essere di aspettativa non senza lasciare trapelare desiderio che possano accadere eventi dei quali Bulgaria possa essere avvantaggiata.

491

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, RUSPOLI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI.

T. GAB. 760. Roma, 24 luglio 1914, ore 23,30.

La informo per norma di linguaggio che nel comunicare stamane a questo Ministero il testo della Nota alla Serbia, l'Ambasciata austro-ungarica non ci ha chiesto nè appoggio e neppure ci ha chiesto di formulare un giudizio. Non abbiamo quindi avuto occasione di formulare alcun giudizio in proposito (1).

492

PROMEMORIA DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO (2)

20 agosto 1915.

Il documento n. 8 del Libro Rosso austriaco (3) espone in modo falso e tendenzioso il colloquio ch'io ebbi col signor von Mérey il 24 luglio 1914. È noto che in seguito ad alcune discussioni vivaci, durante le quali il Mérey

passo presso R. Governo » per ottenere un prolungamento di 48 ore dell'ultimatum alla 3erbia, e che da un telegramma del ministro francese a Cettigne • risulta che Governo nontenegrino si è dichiarato solidale con la Serbia nel conflitto con l'Austria. Truppe austria~he si starebbero concentrando Ragusa per azione contro Lovcen ».

non aveva osservato la misura doverosa per un rappresentante estero, da circa tre mesi io non avevo più relazioni d'ufficio col Mérey, !imitandomi agli ordinarii rapporti sociali.

Tuttavia il 24 luglio non potei esimermi, per l'assenza dei miei superiori, dal ricevere l'ambasciatore. Naturalmente non ricordo le precise parole scambiate, ma ho presente gli argomenti trattati e ricordo che l'andamento del colloquio fu ben diverso da come ora si rappresenta.

1) -Alla richiesta di Mérey di conoscere il mio parere risposi che non potevo discorrerne che in via del tutto personale non avendo istruzioni. Quindi la mia riserva, dal Mérey riferita incidentalmente al comma 3°, dev'essere messa a principio.

2) -Espressi realmente la mia approvazione per la citazione della Nota serba del 1909, ma spiegando che per tal modo l'Austria dava alle potenze occasione di interloquire nel suo conflitto colla Serbia.

(La detta Nota, di cui pochi giorni prima avevo fatto ricerca per ordine di S. E. il ministro, contiene la frase seguente: «Se rendant aux conseils des Grandes Puissances, la Serbie s'engage etc.»).

3) -Dissi a Mérey che mi meravigliavo di vedere che il Governo I. e R. ammettesse che la piccola Serbia potesse minacciare nientemeno che l'integrità territoriale della Monarchia ( ... «mouvement subversif dont le but est de détacher de la Monarchie Austro-Hongroise certaines parties de ses territoires ».... «Attentats dirigés contre son intégrité » ), osservai che ammettere una tale capacità nella Serbia equivale a trattarla da pari a pari come Grande Potenza, e non comprendevo come tale punto di vista potesse convenire all'Austria.

4) -Le parole citate in francese dal Mérey vanno corrette (un'inezia!) nel senso che «certainement il me semble bien difficile (o altra espressione consimile) que l'on puisse constater ou prouver la culpabilité etc.». È dunque fantastica la deduzione del Mérey che io avrei ammesso il carattere difensivo

dell'azione austriaca.

data la traduzione fattane al Ministero degli Esteri italiano. Il telegramma di Mérey è stato pubblicato più completo in D. A. Il, n. 8 e in Oe-U. A. VIII, n. 10611.

A causa dell'assenza da Roma del Ministro degli Esteri, nonché del Sottosegretariodi Stato, la nostra nota al Governo serbo fu questa mattina comunicata al Segretario Generale. Quest'ultimo, all'inizio della lettura della nota, osservò essere cosa molto abile di

cominciare la nota citando la nota serba dell'anno 1909. ·

Nell'ulteriore corso della lettura disse, insistendo sul carattere personale di questa osservazione, che gli sembrava che noi trattassimo la Serbia addirittura come una graride potenza e che quindi ci considerassimo minacciati dall'agitazione condotta nel suo territorio. Ciò mi offri l'occasione di porre in rilievo i dati a me comunicati circa le diramazioni e gliscopi della NARODNA ODBRANA.

Riguardo alla pubblicazione che noi esigiamo dalla Serbia, egli nc.tò che il Governo di Belgrado può e deve accettare questa domanda. Circa il punto quarto delle nostre domande egli espresse l'avviso che difficilmente-il Governo serbo l'avrebbe accettate. Quando egli lesse il pro-memoria sui risultati dell'inchiesta di Serajevo, sembrò molto sorpreso.

In fine della lettura egli disse sembrargli che noi fossimo pervenuti ad uno di queipunti che possono iniziare un nuovo periodo di storia (letteralmente: ad un punto di svoltata della storia (Wendepunkte). Alla mia risposta che egli (De Martino) deve riconoscere il carattere puramente difensivo della nostra azione, egli consenti colle paro.le: • Certainement, je n'aurais jamais cru que l'on puisse constater et prouver la culpabilité d'officiers et de fonctionnaircs serbes dans le drame de Seraievo ».

Infine egli assicurò che avrebbe rimesso al più presto la copia della nota al Marchese di San Giuliano •·

5) -Dissi realmente che per effetto dell'ultimatum alla Serbia ci trovavamo di fronte « à un tournant de l'histoire ~ accentuando appunto così tutta la gravità che attribuivo al passo austriaco.

6) -Conclusi che per quanto riguarda i rapporti italo-austriaci dovevo riservare ogni apprezzamento alla parola di S. E. il Ministro. Di questo colloquio, con tutte le insistenti e calorose repliche del Mérey, dev'essere traccia in una mia lettera al marchese di San Giuliano.

(l) Il 25 luglio Ruspoli comunica (t. 822/40 Gab.) che «Governo russo avrebbe fatto

(2) Questo promemoria, che si riferisce alla consegna fatta, a De Martino del testo dell'ultimatum austro-ungarico venne compilato il 20 agosto 1915 su richiesta di Sonnino.

(3) Nel libro rosso austro-ungarico sulle relazioni fra l'Austria-Ungheria e Italia, pubblicato nel 1915, il n. 8 riporta il telegramma di von Mérey Barchtold del 24 luglio. Qui viene

493

L'AMBASCATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. s. 831/73. Vienna, 24 luglio 1914.

Telegramma di V. E. segreto Gab. 732 (1). Coi miei telegrammi Gabinetto segreto 48 e 51 del 6 e 9 maggio 1913 mi permisi sottoporre a V. E. gli argomenti che noi avremmo potuto far valere di fronte al conte Ber,chtold contro l'intel')pretazione da lui data all'art. 7 del trattato della Triplice Alleanza per escludere che esso potesse applicarsi ad una eventuale occupazione o annessione da parte Austria-Ungheria di territori serbi o montenegrini. Gli argomenti stessi collimano perfettamente con quelli da V. E. svolti nel telegramma a Bollati comunicatomi col telegramma Gabinetto segreto suddetto. Conformemente alle istruzioni impartitemi da V. E. io mi varrò quindi di una propizia occasione di esprimermi col conte Berchtold in modo da convincerlo che l'interpretazione da noi data all'art. 7 del trattato Triplice Alleanza è bene fondata. Dubito però che i mie sforzi in tal senso possano essere coronati da successo. Infatti allorchè il 6 giugno 1913 feci al conte Berctold la dichiarazione che Ella mi ingiunse di fargli col suo telegramma Gabinetto n. 207 gli esposi pure tutti gli argomenti atti a sostenere la nostra interpretazione dell'articolo suddetto quali erano stati ..... sottoposti a V. E. coi miei due telegrammi Gabinetto suddetti. Ma egli mi dichiarò allora che non consentiva nelle cose da me espostegli giacchè a suo avviso non era da considerare come contemplato dall'art. 7 del trattato della Triplice Alleanza nè il Montenegro nè Serbia nè Bulgaria (mio telegramma Gabinetto segreto 54 del 6 giugno 1913). Mi domando quindi se l'eventuale conversazione che avessi col conte Berchtold anzichè dissipare ogni dubbio e condurre alla concorde interpretazione dell'articolo suddetto alla vigilia di possibili eventi che ne richiedano l'applicazione, non possano invece portare alla spiacevole constatazione che le nostre due inter

pretazioni di quell'articolo sono diametralmente opposte e fare rilevare così quel disaccordo che V. E. desidera evitare.

(l) In nota al D. 334.

494

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. U. 806/40. Sinaja, 25 luglio 1914, ore 1,20 (per. ore 15,55).

Telegramma di V. E. 750 (1). Ministro d'Austria-Ungheria mi ha detto che il re Carlo, alla lettura della nota da lui fattagli, si è mostrato molto equanime ed ha riconosciuto il diritto

dell'Austria-Ungheria di perseguitare i complici dell'attentato di Serajevo e di far cessare i complotti e le agitazioni organizzate in territorio serbo. Però

S. M. ha sollevato obiezioni d'ordiiÌe costituzionale intorno alle misure chieste dall'Austria-Ungheria ed alle loro modalità.

Suppongo però che il linguaggio del re Carlo e specialmente di Bratianu sia stato meno soddisfacente di quello che non abbia detto perchè egli era molto abbattuto.

Si osservò generalmente costituire la nota austro-ungarica un pericoloso precedente di fronte ai paesi ove esistono associazioni più o meno irredentiste come la lega culturale qui e la Trento e Trieste in Italia. Del resto qui malanimo contro Governo I. e R. è acuito, come anche re Carlo mi ha detto, dall'arresto di studenti romeni regnicoli verificatosi in Transilvania per porto di coccarde romene.

Czernin reputa guerra austro-serba inevitabile e ritiene che appena Serbia ritirerà truppe dalla Macedonia per concentrarle al confine austriaco scoppierà rivoluzione in Macedonia. Ha però confermato che la Bulgaria non si muoverà.

Ministro di Russia ripete che riuscirà ben difficile al suo paes~ di non intervenire.

495

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6632/315. Atene, 25 luglio 1914, ore 1,30 (per. ore 13,55).

Essendo questo incaricato d'affari di Francia venuto a farmi visita ufficiale in seguito partenza ministro gli ho chiesto se e quali istruzioni egli avesse in merito passi da farsi presso Governo ellenico per intervento ufficiale greco nella presa di Coritza. Egli mi ha detto ministro prima di partire domenica scorsa, avendo allora allora ricevuto istruzioni, aveva da solo e senza intendersi con alcuno fatto il passo presso Venizelos ricevendone le ormai ben note smentite ed assicurazioni. In sostanza quantunque per la diversità d'istruzioni ed anche per la partenza avvenuta proprio in questi giorni della maggior parte dei capi missione, la cosa non abbia avuto (?) desiderato carattere d'identità

e contemporaneità, tutte le Legazioni tranne quella di Russia hanno parlato ormai nel senso che V. E. indica.

(l) Non ritrovato. Probabilmente è il t. Gab. 751: Vedi D. 444.

496

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6633/317. Atene, 25 luglio 1914, ore 1,30 (per. ore 14,15).

Seguito mio telegramma n. 314 (1).

Streit è venuto a dirmi che ha fatto passi presso questo ministro di Serbia

e ne ha ordinati al ministro di Grecia a Belgrado per una soluzione pacifica

del conflitto austro-serbo. Egli è pronto accettare suggerimenti che R. Governo

volesse dargli per agire ulteriormente nello stesso senso ma mi ha fatto ben

comprendere che Grecia non intende compromettersi affatto e mi ha ripetuto

espressamente (ciò che del resto è noto a tutti) che alleanza greco-serba non

contempla caso di un conflitto austro-serbo. Del conflitto bulgaro-romeno egli

non sa nulla di speciale e non ha motivo di credere che le due cose siano o

possano divenire connesse.

497

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 802/152. Sofia, 25 luglio 1914, ore 2,30 (per. ore 15,35).

A complemento mio telegramma n. 150 (l) aggiungo Daneff ha espresso opinione che nota austro-ungarica è una conseguenza della politica di Pasié e Venizelos (?) perchè qualora questi non avessero fatto tutto il possibile per rompere blocco balcanico Serbia non avrebbe mai avuto questa umiliazione.

498

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6646/529.

Questo ministro di Grecia è venuto or ora a vedermi dopo una conversazione telefonica avuta con Venizelos il quale di passaggio per Monaco in viaggio per Bruxelles, si proponeva di far ritorno ad Atene in seguito alla gravità degli ·avvenimenti. Egli mi diceva che la situazione era tale che molto probabilmente anche la Grecia si vedrebbe obbligata ad intervenire. Egli non conosceva i termini precisi degli accordi greco-serbi; era però sicuro che la Grecia non avrebbe potuto astenersi nel caso in cui si muovesse la Bulgaria, il che dalle notizie pervenute da Sofia appare purtroppo non escluso. E nelle stesse condizioni diceva il sig. Teotoky verrebbe a trovarsi la Romania. Sarebbe quindi assai importante che le potenze desiderose di una localizzazione dell'imminente conflitto facessero valere loro influenza sulla Bulgaria per impedirle di muovere passi fatali.

(l) -Vedi D. 466. (2) -Vedi D. 490.
499

L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, LEONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6627/450. Durazzo, 25 luglio 1914, ore 8,15 (per. ore 10).

Colonnello Philips telegrafa quanto segue:

«Mi si annunzia un combattimento al sud del fiume Mati.

Ricevo costantemente notizie che gli insorti marciano verso il nord. Credo che se negoziati fallissero devo tenere Alessio. Prego rispondermi subito, la cosa essendo molto urgente per poter dare gli ordini necessari». Commissione di Controllo in seduta di stasera fu di avviso ·che sarebbe necessario tenere e difendere Alessio per assicurare Medua, ma per l'invio delle truppe decise di pregare i rispettivi Governi di trasmettere direttamente a Scutari la necessaria autorizzazione. In tal senso Commissione di Controllo rispose colonnello Philips.

500

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6672/12 (1). Cettigne, 25 luglio 1914, ore 8,25 (per. ore 12,45 del 26).

Sulla mia domanda questo mmistro affari esteri mi ha detto non essere stata presa ancora una decisione definitiva circa attitudine del Montenegro nella eventualità di un conflitto armato austro-serbo mancando il presidente del consiglio che attendesi, pare, domani. Pel momento Governo attende gli eventi. Se Austria-Ungheria attaccherà Serbia, mi ha detto il ministro, nessun Governo potrà trattenere il popolo dal fare causa comune coi fratelli. Dal tono di Plamenatz tuttavia mi è sembrato desumere che regna una grande incertezza sulla via da scegliere, che qui sono penetrati dalla gravità del momento e delle responsabilità e che non è da escludere il Montenegro, pur proclamandosi solidale, temporeggi per non compromettersi. Del resto le condizioni dell'esercito e delle finanze non permettono ·certo al Montenegro di prestar un aiuto sensibile alla Serbia. Questo ministro di Austria-Ungheria ritiene che il Montenegro non prenderà parte attiva al conflitto armato e da alcuni si pretende che AustriaUngheria abbia fatto promesse per garantire la sua neutralità. ·La popolazione si mantiene fin qui tranquilla e i due giornali unici del Montenegro osservano il maggiore riserbo. Sono informato ufficialmente che a Cattaro sono giunti una ventina di trasporti militari; che alla frontiera montenegrina verso l'Erzegovina si concentrano truppe austro-ungariche e che è stato imposto l'obbligo del passaporto ai montenegrini che scendono a Cattaro.

• Prego V. E. insistere presso ministro degli Affari esteri perchè faccia pervenire a Cettigne consigli di saggezza e di astenersi dal partecipare all'eventuale conflitto austro· ;erbo •.

21-Documenti diplomatici • Serie IV • Vol. XII

(l) Comunicato (t. 4345) il 27 luglio agli ambasciatori a Parigi, Londra, Pietroburgo, Berlino e Vienna, con l'aggiunta:

501

IL MINNISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6674/154 (1). Sofia, 25 luglio 1914, ore 9 (per. o1·e 15,30 del 26).

(Per ministro esteri e Comando corpo stato maggiore).

Dai discorsi di questo ministro di Austria-Ungheria e dell'addetto militare

risulterebbe che l'attitudine neutrale sia stata consigliata alla Bulgaria dallo

stesso Governo austro-ungarico. Questo ministro della guerra assicura che nessun

spostamento di truppe bulgare fu fatto verso frontiera serba e greca. Sebbene

si possa credere che il Gabinetto di Sofia sia sincero nelle fatte dichiarazioni

di stretta neutralità della Bulgaria, pur tuttavia nei discorsi di alcuni circoli

politici ed in quelli di tutti i circoli macedoni appare già una ben marcata

tendenza ad azione della Bulgaria nel caso di conflitto armato fra Austria

Ungheria e Serbia. Molti fra i principali capi macedoni tennero iersera a Sofia

una riunione nella quale fu deciso di fare appello ai volontari nella numerosa

colonia di rifugiati macedoni.

502

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO, AL SEGRETARIO GENERALE DE MARTINO

T. Fiuggi, 25 luglio 1914, ore 9,15 (per. ore 9,40).

Visto urgenza parmi, se Ella approva, che si potrebbe subito telegrafare a Imperiali di far sondare da Grey Germania spiegandogli delicatezza nostra posizione e nostri desideri di contribuire possibilmente alla sua iniziativa, e rifischiare a Bollati, affinchè dia parere ed indaghi, ma, possibilmente, non a nome del R. Governo, se, e come, potremmo associarsi alla iniziativa inglese, senza fare cosa poco gradita alla Germania.

503

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 821/212. Londra, 25 luglio 1914, ore 9,37 (pe1·. ore 24). Mio telegramma Gabinetto n. 211 (2). Grey non ha potuto vedermi. Dopo aver conferito con ambasciatore di

Germania è andato ad un secondo Consiglio dei ministri convocato per affari interni. Grey mi ha fatto dire che mi avrebbe più tardi inviato copia di un telegramma contenente sunto sua conversazione con ambasciatore di Germania.

. (l) C_omunicato (t_. .4346) il 27 luglio agi~ a~basciatori a Parigi, Londra, Pietroburgo,

Berlmo, V1enna e al m1mstro a Bucarest, con l aggmnta per gli ambasciatori: • Pregola insi

stere presso codesto ministro degli Affari esteri perchè faccia pervenire a Sofia consigli di saggezza e di astenersi dal partecipare all'eventuale conflitto austro-serbo »

Nicolson mi ha detto gravità situazione impone per il momento estrema riserva. Al ministro di Serbia che voleva per forza conoscere sua impressione sulla nota Nicolson ha risposto in termini generali declinando di manifestare qualsia~1 apprezzamento nell'intento di evitare che (l) sue parole fossero inesattamente interpretate a Belgrado (1). A me ha letto testo della nota osservando a titolo puramente confidenziale non essergli mai in vita sua capitato per mani un simile documento. Nisolson mi ha poi detto che Governo austriaco non aveva qua lasciato nullamente presentire sua intenzione della quale si è solamente avantieri cominciato a intravedere gravità in seguito vive preoccupazioni dell'ambasciatore di Germania. Nicolson si (domanda) con ansietà quale effetto produrrà la nota a Pietroburgo. Confermando mia impressione già comunicata .con precedente telegramma persisto nel ritenere che qui si vuole evitare di ricorrere nell'èrrore commesso nel 1908 e prima quindi di prendere (posizione) si desidera attendere svolgersi eventi. Per il pubblico in generale ultimatum Austria si può dire sia passato per il momento inosservato, attenzione generale essendo più che mai assorbita da crisi irlandese aggravatasi in seguito fallimento conferenza.

Telegraferò più tardi non appena ricevuto telegramma annunciatomi da Grey.

(2) Vedi D. 476.

504

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6660/1019. Vienna, 25 luglio 1914, ore 10 (per. ore 3,35 del 26).

Telegrammi nn. 4215 (2), 4233 (3), 4237 (4).

Essendomi valso prima presso Berchtold poi presso Rappaport degli argomenti di cui ai telegrammi suddetti per insistere affinchè questo Governo consenta all'-invio in Epiro dei delegati della Commissione di Controllo o dei loro sostituti essi si sono riservati di studiare meglio questione. Rappaport mi ha informato oggi che Berchtold aveva ieri spedito a Kraal telegramma impartendo istruzioni di recarsi in Epiro od inviare il suo sostituto che sarebbe il console i. e r. in Valona qualora gli altri delegati alla Commissione di Controllo ricevessero ordini analoghi. Berchtold aveva poi incaricato Mérey di informare

V. E. che il Governo I. e R. divideva il modo di vedere di Lei circa opportunità dell'invio dei membri della Commissione di Controllo o dei loro sostituti in Epiro ed era disposto ad unirsi al R. Governo per il passo che questo avesse creduto di fare in tal senso presso gli altri Gabinetti.

(l) -Gruppo mancante. (2) -Vedi D. 353. (3) -Vedi D. 371. (4) -Del 21 luglio, col quale il Di Sangiuliano dava istruzioni di insistere per l'invio dei delegati della Commissione di Controllo in Epiro o dei loro sostituti.
505

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6663. Vienna, 25 luglio 1914, ore 10,35 (per. ore 11,40 del 26).

Turkhan pasc1a arrivato iersera è venuto oggi a vedermi e informarmi circa sua missione straordinaria a Pietroburgo, Berlino, Londra, Parigi quanto è già a conoscenza di V. E. A questo proposito mi ha detto che aveva constatato con soddisfazione che vari Governi erano animati dalle intenzioni più favorevoli verso Princ1pe e desiderosi di risolvere la questione della Banca e del prestito che era d'importanza per l'Albania. Mi ha informato poi che non sapeva ancora se prima di fare ritorno a Durazzo si sarebbe recato a Bucarest per sollecitare re Carlo invio di volontari romeni a Durazzo non essendovi speranza di ottenere quello di truppe romene. Avrebbe aspettato ritorno di Berchtold per conferire con lui lunedì e mi avrebbe quindi fatto conoscere la decisione che avrebbe presa.

506

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB: 813/69 (1). Vienna, 25 luglio 1914, ore 10,38 (per. ore 2,20 del 25).

Telegramma di V. E. 752 (2).

Ho fatto conoscere al Barone Macchio che quanto mi era stato detto da Forgach e ripetuto da Berchtold sulla eventuale condotta dell'Austria-Ungheria nel caso di conflitto colla Serbia non era impegnativo per noi ma non può esercitare sulla nostra politica tutta quell'influenza che potrebbe esercitare se

si trattasse di impegno formale.

Nell'informarmi che avrebbe riferito tale comunicazione al Berchtold Macchio ha rilevato come sua opinione personale che l'impegno avrebbe potuto essere preso dal suo Governo nel caso che l'eventuale conflitto fosse localizzato fra Austria-Ungheria e Serbia giacchè in caso contrario non era possibile di prevedere quali complicazioni avrebbero potuto prodursi. Ma ha aggiunto che ciò era una questione di competenza esclusiva del Conte Berchtold sulla quale

egli soltanto avrebbe potuto pronunziarsi.

(l) -Comunicato (t. Gab. 779) il 28 luglio a Bollati. (2) -Vedi D. 457.
507

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6658170 (1). Vienna, 25 luglio 1914, ore 10,38 (per. ore 1,20 del 26).

Sono stato informato da buona fonte in via confidenziale che Governo I. R. avrebbe fatto conoscere al Governo montenegrino che non era affatto sua intenzione di attaccarlo qualora conflitto armato scoppiasse colla Serbia. Sembra che tale comunicazione sarebbe stata accolta con soddisfazione dal re Nicola il quale avrebbe assicurato il Governo I. R. che si sarebbe astenuto dal suo lato dal partecipare a quell'eventuale conflitto.

508

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6659/1024. Vienna, 25 luglio 1914, ore 10,38 (per. ore 1,40 del 26).

Macchio mi ha detto che questo incaricato di affari di Russia era venuto oggi a chiedere al ministero I. e R. in nome del proprio governo che il termine per la risposta da darsi dalla Serbia fosse prorogato di un giorno. Una tale domanda non era stata però accettata e si era fatto conoscere alla ambasciata di Russia che la questione riguardava soltanto l'Austria-Ungheria e la Serbia e che se il Governo I. R. aveva creduto di informare le altre potenze del passo che aveva fatto a Belgrado, ciò era avvenuto a semplice titolo di cortesia e non già perchè esse si inserissero nella questione.

509

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 803/29. Budapest, 25 luglio 1914, ore 10,40 (per. ore 12,10).

Tono energico nota austro-ungarica ha prodotto qui impressione ottima quasi entusiastica. Si ha però impressione che non è da escludere soluzione catastrofica.

serie normale. Comunicato (t. 4352) il 27 luglio all'ambasciatore a Pietroburgo e al ministro a Cetti

gne, con l'aggiunta:

• Se il Montenegro si manterrà realmente neutrale farà cosa utile a sè e faciliterà il compito di tutte le potenze che è quello di appianare o almeno localizzare il conflitto austro-serbo. Conviene dunque agire su Cettigne nel miglior modo per fargli mantenere la astensione dal conflitto. Prego V. E. agire in questo senso •.

(l) Questo documento, partito come telegramma di gabinetto, fu inserito a Roma nella

510

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6630/28 (1). Sofia, 25 luglio 1914, ore 11,20 (per. ore 14,25).

Conferito testè con presidente del Consiglio, il quale ha detto che nota austro-ungarica alla Serbia ha fatto buona impressione in tutte le classi sociali della Bulgaria. Per quanto concerne decisione del Governo bulgaro, che sarà presa in un Consiglio di ministri, si avrebbe (?) per oggi. Presidente del Consiglio mi ha dichiarato che la Bulgaria manterrà stretta neutralità.

511

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6634/717. Durazzo, 25 luglio 1914, ore 11,20 (per. ore 12,45).

L'ammiraglio inglese ha fatto vive premure presso il Principe affinchè egli in caso di bisogno imbarcherà a bordo della « Defence »· In seguito a ciò e secondo mi riferisce il signor von Lucius anche il comandante germanico inclinerebbe a non offrire ospitalità nella sua nave. È molto possibile che il Principe e la sua famiglia non si imbarchino più sul «Misurata» per quanto abbiano dimostrato intenzione recarsi a Valona su questa nave. Credo non sia opportuno ostacolare l'eventuale progetto del Principe qualora volesse aderire all'offerta dell'ammiraglio Tr·oubridge tanto per non metterei nell'imbarazzo e per non far credere che noi lo abbiamo fatto abdicare cercando di farlo fuggire, quanto per non opporci al vivo desiderio dell'ammiraglio più anziano qui presente.

Sarò grato a V. E. di volermi favorire direttive in proposito.

512

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6635/718. Brindisi, 25 luglio 1914, ore 11,20 (per. ore 12,25).

Il telegramma pervenuto da Philips che annunzia l'avanzata dei ribelli verso Alessio aumenta la sfiducia generale. Si aspertta in generale che i Mirditi vogliano ritornare ai loro monti per difendersi contro i Musulmani.

La resistenza in tal caso sarebbe impossibile. È stato notato l'atteggiamento del delegato di controllo austriaco, il quale avrebbe voluto che le truppe internazionali di Scutari fossero autorizzate dalla ... (2) ad attaccare gli insorti al Nord senza tener conto della opposizione fatta sinora dall'Austria di inviare truppe internazionali al di là di un raggio di 10 chilometri da Scutari.

serie normale.

(l) -1l documento, partito come telegramma di Gabinetto. fu inserito a Roma nella (2) -Tre gruppi indecifrabili.
513

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. u. 6638/719 (1). Durazzo, 25 luglio 1914, ore 11,20 (per. ore 12,45).

Il Principe si è deciso a riflettere sospendendo ogni decisione. Così egli non sa se e quando andrà a Valona. Egli non sa più se deve attaccare gli insorti. All'ammiraglio inglese che gli domandava se con la resistenza si doveva ancora fare tante vittime (?), egli ha risposto che non sa se situazione sia veramente tanto grave. Egli non sa a chi affidare comando truppe composte di tanti elementi eterogenei e disordinate. In mezzo alla confusione egli ha quindi nominato comandante generale della fanteria il capitano romeno Kristeski, vero «miles gloriosus » che, dopo di avere dichiarato di volere conquistare il paese, comincia a lamentarsi della difficile situazione. Comandante al sud è stato nominato invece il comandante anglo-americano Spencer con attribuzioni impossibili a ben definirsi. Questa doppia nomina fatta alla insaputa della missione olandese ne ha provocato un cresciuto risentimento.

Il generale De Veer non nasconde più che gli ufficiali olandesi cerchino una uscita onorevole dall'Albania ed il Principe non sa nè come nè pel'chè.

514

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 801/29. Sofia, 25 luglio 1914, ore 11,30 (per. ore 11,53)

Presidente del Consiglio mi ha detto che ha comunicato al Gran V1zir

intenzioni Bulgaria rimanere neutrale in un eventuale conflitto austro-serbo e che S. A. si è mostrato compiaciuto tale comunicazione.

515

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6667/31. Budapest, 25 luglio 1914, ore 11,37 (per. ore 12,15 del 26).

Giunge notizia che H Governo serbo avrebbe data risposta non considerata sufficiente e che Giesl avrebbe lasciato Belgrado.

Popolazione Budapest riempie le strade acclamando entusiasticamente guerra. Bande militari percorrono città suonando inni patriottici vivamente applauditi.

(l) Il telegramma venne inviato tramite la sottoprefettura di Brindisi.

516

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 805/210. Costantinopoli, 25 luglio 1914, ore 12,30 (per. ore 13,55).

La stampa odierna mantiene attitudine riservata conforme a quelli già da me segnalati col Gabinetto segreto 215 (l): si ha impressione che non voglia sbilanciarsi con g.iudizi arrischiati. Organo ufficioso Tanin in un lungo articolo fa la storia del conflitto e lo

definisce uragano: dice che Triplice Alleanza ha agito questa volta energicamente pel timore di vedersi altrimenti fra breve soverchiata dalla Triplice Intesa.

517

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. 807/214. Londra, 25 luglio 1914, ore 14,27 (per. ore 17,25).

Sono stato da Benckendorff che ho trovato letteralmente costernato. Mi ha letto il testo di un telegramma di Sazonoff a Roma Berlino Londra. Collega ritiene difficilissimo evitare guerra convinto come è che la mossa austriaca è conseguenza di un piano previamente concertato con Berlino. Tale, secondo il collega, è pure impressione di Grey. Egli mi ha confidato che migliori sforzi di Lichnowsky per indurre Germania a spiegare azione moderatrice sono finora rimasti infruttuosi. Conte Benckendorff malgrado linguaggio giornali ritiene che le riservate e prudenti disposizioni attuali dell'opinione pubblica inglese muteranno in seguito agli avvenimenti e che anche Inghilterra finirà per essere fatalmente trascinata nel conflitto generale. Su questo punto per parte mia non oserei per il momento attuale manifestare una opinione così categorica. Conte Benckendorff mi ha chiesto quali erano disposizioni della nostra opinione pubblica osservando sembrargli impossibile essa approvi azione austriaca da lui giudicata contraria ai nostri interessi. Gli ho risposto non possedevo al riguardo indicazioni di sorta. Mensdorff anche lui turbatissimo mi dice che qualora allo scadere dell'ultimatum risposta serba fosse insoddisfacente Governo austro-ungarico non inizierebbe subito azione militare ma comin

cierebbe col richiamo suo rappresentante diplomatico. Non ho potuto vedere Cambon perchè partito stamane per Parigi.

518

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. 6647/298. Londra, 25 luglio 1914, ore 14,27 (per. ore 17,25).

Senza entrare in troppi minuti particolari mi limito a riassumere impressioni complessive circa linguaggio odierno giornali. In generale è facile scor

gere tendenze fondamentali a non pregiudicare pos1z10ne ... (l) Inghilterra con assumere contegno troppo decisamente ostile all'Austria-Ungheria. Deplorano anzi bensì estrema rigidità nota, termini perentori ed alcune domande dinanzi alle quali nessuno stato potrebbe inchinarsi senza abdicare propria sovranità e senza pericolo gravi complicazioni interne. D'altra parte però tutti mettono in rilievo intollerabili provocazioni serbe e diritto dell'Austria-Ungheria a chiedere ed ottenere completa soddisfazione. Times esorta Austria a bene riflettere osservando che una guerra potrebbe avere fatali conseguenze sulla monarchia: esprime speranza essa non abbia detto ultima parola ed augura potenze riusciranno a salvare Austria ed Europa tutta dalle conseguenze di un fatale errore. Come era da prevedere giornali radicali ligi alla influenza germanica, pur riconoscendo gravità situazione ed asprezza domande austriache, consigliano alla Serbia di cedere senz'altro. Daily Chronicle in modo speciale insiste perchè Governo inglese si affretti a fare capire a Belgrado che Russia non ha, ed ancora meno Francia ed Inghilterra hanno, fondati motivi di immischiarsi nel conflitto in vista dichiarazione austriaca di non aver aspirazioni conquiste territoriali. È ... (2) unico giornale che ha una nota di disapprovazione alquanto più accentuata. Ne riproduco in altro telegramma conclusione in chiaro. In generale non è difficile scorgere sentimenti di naturale allarme per seria (?) situazione aggravatasi in seguito notizie giunte stamane sulle disposizioni russe.

(l) Cfr. n. 467.

519

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI SANGIULIANO

T. GAB. S. 818/8. Pietroburgo, 25 luglio 1914, ore 15,40 (per. ore 18,45).

Ambasciatore d'Austria-Ungheria ha dato oggi comunicazione a Sazonoff della nota austriaca presentata ieri al Gabinetto di Belgrado. Durante la lettura della nota il ministro ha vivacemente sostenuto inaccettabilità da parte della Serbia dell'intervento di funzionari austriaci nell'inchiesta da farsi in Serbia e della dissoluzione della Narodna Obrana.

Quanto alla dichiarazione che Governo serbo dovrebbe pubblicare nel giornale ufficiale, Sazonoff ha osservato che Serbia ne ha già fatte di analoghe e non si può imporne continuamente. Sul termine di 48 ore per risposta egli ha notato che non si lascia il tempo alla Serbia di procedere all'indispensabile verifica dei fatti denunziati. In generale poi Sazonoff ha contestato che si possa rendere responsabile dell'accaduto il Governo serbo. Secondo sue istruzioni Szapary doveva esprimere voti che tutte le potenze si astengano dall'intervenire nella vertenza austriaca e che anche in nome principio monarchico Russia (dovrebbe riconoscere) buon fondamento delle inchieste di Vienna. Non so in quale forma egli siasi espresso in proposito, ma a quanto egli stesso mi ha riferito Sazonoff ha dichiarato che in tutto (sic) l'insieme della comunicazione

fattagli non intendeva esprimere alcun avviso e che quanto al principio monarchico esso non aveva punto a che fare colla questione. Sazonoff ha però accennato nel corso della conversazione alla attitudine non indifferente che Russia avrebbe preso in caso di conflitto austro-serbo.

Il Consiglio dei ministri è durato circa tre ore.

Alla fine di esso verso le 19 Sazonoff ha ricevuto ambasciatore di Germania che era incaricato dal suo Governo di rilevare buon fondamento passo austriaco, di sollecitare l'assenso della Russia alla localizzazione dell'eventuale conflitto e di esporre considerazioni analoghe a quelle di Szapary circa salvaguardia del principio monarchico. Collega di Germania mi riferisce ora di aver trovato Sazonoff in stato di vivissima agitazione e di aver avuto da lui risposta categoricamente negativa su tutti i punti espostigli, sebbene ambasciatore di Germania avesse detto che Germania sosteneva in generale il passo austriaco senza entrare nei particolari della nota. Sazonoff dopo di aver stigmatizzato a fondo contenuto e tono della nota e contestato la serietà di alcune asserzioni che vi figurano ha usato espressioni vivacissime contro contegno Austria-Ungheria che egli disse abusare della sua superiorità militare per opprimere un piccolo Stato e ha concluso: «Noi non lascieremo schiacciare la Serbia: se Austria vuole divorarla noi le faremo la guerra». Ritornato più calmo egli osservò che l'Austria prende le mosse dalle dichiarazioni fatte dalla Serbia nel 1909 e che queste erano all'indirizzo non già della sola Austria-Ungheria, ma di tutte le potenze. Ciò stante spetta all'Europa, egli disse, e non alla sola Austria-Ungheria il giudicare in seno al Consiglio dei ministri. Mi venne riferito da sicura fonte che in tutte le sfere governative domina oggi un nervosismo acuto ma che ciò non ostante si cerca frenare quello del pubblico.

(l) -Gruppo mancante. (2) -Gruppo indecifrabile.